Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: alicew in wonderland    01/11/2018    1 recensioni
Lo “Sherlock Holmes dei topi” torna a investigare, assieme a vecchi e nuovi personaggi.
Il Dr. David Q. Dawson trova il coraggio di scrivere il resoconto dell’avventura più pericolosa vissuta insieme al suo associato e amico: Basil di Baker Street. Questa volta l’Investigatopo più famoso di Londra dovrà districarsi tra diversi casi e, contemporaneamente, scoprire chi sta attentando alla sua vita e a quelle dei suoi famigliari e amici fino ad arrivare a servire l’Impero britannico dei Topi nel periodo del primo conflitto mondiale.
Tra risvolti inaspettati, prende forma un racconto unico direttamente narrato da uno dei protagonisti.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Disney Fanfiction'
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Capitolo 3

Era l’Agosto del 1907. Il nostro re, Mouseward VII, era riuscito a incontrarsi con l’imperatore austriaco il quindicesimo giorno e il sedicesimo giorno del mese a Bad Ischl. Era un incontro voluto da Sua Maestà in persona per risolvere la questione della Macedonia e scongiurare la minaccia di una guerra nei Balcani. All’incontro erano stati invitati anche gli ambasciatori dei due paesi.
Mi sorpresi quando Clifford Basil, il fratello del mio collega Detective, ci invitò a parteciparvi. Basil ebbe l’idea di portare con noi anche Olivia, reputando l’occasione ottima per fare esperienza in materia di diplomazia. Non era più un mistero, nemmeno a Corte, che il Detective più famoso di Londra avesse una nuova apprendista per la quale avesse anche un debole. Così, quando la sera di Ferragosto si tenne il ballo per celebrare l’incontro dei due monarchi, mi arrivò voce che Clifford avesse chiesto al fratello quando avesse intenzione di dichiararsi a Olivia, ma questi gli aveva risposto che era troppo presto. Nei suoi piani per il futuro Olivia avrebbe dovuto laurearsi, finire il suo apprendistato da Detective, essere presentata ufficialmente ai membri della famiglia Basil e, solo allora, lui avrebbe chiesto la mano della ragazza ad Hiram Flaversham. Quella sera, io la passai in compagnia del ministro degli esteri austriaco. Gli raccontai della mia esperienza in Afghanistan e lui di come avesse fatto a raggiungere la carica e il suo ruolo a San Pietroburgo. Basil, vedendomi impegnato, colse l’occasione per appartarsi con Olivia sulla balconata all’esterno della sala da ballo, in un angolo buio. Lui fumava la sua pipa mentre lei una sigaretta, servendosi di un bocchino.
«Sei ancora in tempo per smettere, Flaverhammer.»
«Basil, non sono più una bambina. Ho diciotto anni, sai cosa vuol dire?»
«Concedimi di dirti solo che, da quando ti ho concesso di essere meno formale con me, sei diventata anche più sfrontata.» commentò Basil, mettendosi ad ammirare il labirinto, celato agli occhi degli umani, ricavato da un grosso cespuglio che era collegato alla balconata da una sontuosa scalinata e gli venne un’idea. «Facciamo così: il primo che riesce ad arrivare in cima alla torretta del labirinto obbliga l’altro a fare una cosa, qualsiasi cosa.»
«Ci sto! Però, io sono svantaggiata…» disse Olivia, guardando il suo abito lungo.
«Ti concedo un vantaggio di dieci secondi. Scegli quale dei sei ingressi usare.»
Olivia osservò il labirinto. «Quello innanzi a noi!»
Basil le fece cenno di andare, attese che lei entrasse e cominciò a osservare le lancette del suo orologio da taschino, prima di usare un altro ingresso, una volta trascorsi i dieci secondi stabiliti. In breve, arrivò in cima alla torretta per primo.
«Flamchester, sei lontanissima!» le gridò dall’alto.
«Come hai fatto a…?»
«Te lo spiego quando arrivi qui.»
Basil dovette darle le istruzioni sul percorso da prendere e quando lei lo ebbe raggiunto volle delle spiegazioni.
«Oh, semplice!» minimizzò Basil. «Il Re e l’Imperatore passeggiavano nel giardino oggi e li ho visti entrare da un ingresso laterale. Ho seguito le loro tracce e sono arrivato fino a qui.»
Olivia sospirò. «Hai barato!»
«Non ho barato! Non ero del tutto sicuro che il mio stratagemma avrebbe funzionato: le tracce potevano anche non esserci.»
«In tal caso, farò quello che vorrai, se mi darai qualcosa in cambio.»
Basil sollevò un sopracciglio, capendo dove lei volesse parare. «Aspetta, non era questo il patto!» esclamò mentre Olivia sorrideva soddisfatta. «Oh, e va bene!» esclamò nuovamente, acconsentendo alla sua richiesta di modifica dell’accordo.
«Cosa vuoi che faccia?» domandò lei.
Basil allungò due mani verso di lei. «Voglio il bocchino e le sigarette.»
«Stai scherzando?»
«No!» sentenziò Basil.
«Ok!» rispose, con riluttanza, Olivia, dandogli ciò che aveva chiesto. «Però io voglio una cosa da te adesso, come d’accordo.»
«Forza, dimmi cosa vuoi!» sospirò Basil controvoglia.
Olivia gli prese una mano e si mise in punta di piedi per sussurraglielo all’orecchio. «Io voglio che tu sia sincero con me. Voglio sapere se hai qualche tipo di intenzione per il futuro.» Si allontanò da lui, per studiare la sua espressione.
«Sfrontata fino all’ultimo, vero Miss. Flaversham?» disse lui accigliandosi. «Assolutamente no! Voglio fare le cose come vanno fatte.»
«Basil di Baker Street che segue le regole dell’etichetta alla lettera?» lo rimbeccò lei. «Non mi sembri più tu!»
«Non si tratta di me o di te, ma di noi!» Basil notò lo sguardo di Olivia sorprendersi alle sue parole. Senza volerlo, la stava accontentando. «Hai capito bene. Un giorno, probabilmente, ci sarà un “noi”, ma non oggi! Oggi, tu sei ancora troppo giovane.» sorrise, accarezzandole con dolcezza il muso con il dorso della zampa. «Un giorno capirai cosa sto facendo per te.»
«Basil, quello che fai per me è abbastanza. La tua lettera è bastata a farmi riammettere in università e grazie a te ho recuperato tutte le materie su cui ero rimasta indietro!» disse Olivia incrociando le braccia e, sbuffando, gli voltò le spalle.
«E non sai che fatica per farti restare le nozioni più elementari in testa…» commentò lui a bassa voce.
«Un patto, è un patto! Non ho nessuna prova delle tue parole. Qui non ci vede e non ci sente nessuno, di cosa hai paura?» domandò lei, restando girata.
Basil si avvicinò ad Olivia le posò le zampe sulle spalle, la voltò nella sua direzione e la baciò sulla fronte.
«Tengo molto a te.» ammise scostandosi. «Per dimostrartelo, ti prometto che presto andremo in Scozia e parlerò con tuo padre.»
«Ѐ stato così scandaloso ammettere i tuoi sentimenti?» domandò lei.
«Non così tanto…» rispose lui conducendola verso le scale della torretta. «Torniamo alla festa. Dawson si chiederà dove siamo finiti.»
 
Durante quell’estate non avemmo molti casi da risolvere e così partimmo per la Scozia, come aveva promesso Basil ad Olivia. Inizialmente, doveva essere una semplice vacanza a Edimburgo da Hiram Flavesham, per informarlo delle novità. La voce che Basil di Baker Street avesse un interesse sentimentale per Olivia era già giunta anche là.
Una sera, mentre Olivia e io eravamo nelle nostre stanze a riposare, stremati dalla giornata passata ad aiutare nella bottega dei giocattoli, Basil e Hiram Flaverham erano soli al piano inferiore a riordinare e discutere in privato di vari accadimenti degli ultimi mesi.
«Basil, capite quello che voglio dire?» domandò il padre di Olivia aggiustandosi gli occhiali.
«Quando è venuto qui?» chiese lui, sollevando una cassetta di utensili.
«Due settimane fa, mentre voi eravate in Austria.»
«Per quando dovete dare risposta a Sir. Marquis Mausons?» chiese Basil, sedendosi sul tavolo da lavoro, facendo dondolare gli arti posteriori.
«Settembre.» rispose Hiram Flaversham, mettendosi le mani nei capelli. «Quel tipo mi è parso solo molto pieno di sé e ricco. Mentre voi, anche se non possiede un vero titolo nobiliare e non siete coetaneo di Oliva, possedete altre qualità ben più importanti.»
«Non sono di certo perfetto. Ho anche io i miei “momenti no”, come qualsiasi altro individuo, e vostra figlia lo sa.» lo rassicurò Basil. «Sono consapevole di avere dodici anni in più di Olivia, quindi, se pensate che la differenza di età sia troppa, potete anche negarmi…»
«Niente affatto!» lo interruppe Hiram Flaversham. «Solo che, per essere certi che il fidanzamento tra voi due sia ufficiale, la proposta deve essere fatta prima di settembre. Non voglio dover rispondere a quel damerino dal pelo bianco!»
Basil sobbalzò. «Addirittura ha il pelo bianco?!»
«C’è qualcosa che non va?» domandò ingenuamente Hiram Flaversham.
«No, nulla! Odio i nobili dal pelo bianco. Hanno un comportamento ancora più saccente dei nobili dal pelo di due tonalità di colore.» rispose Basil.
Hiram Flaversham si stiracchiò sbadigliando. «Capisco. Ora, è meglio se vado a dormire.»
«Certo. Grazie di tutto, Flaversham.» disse Basil guardandolo dirigersi verso uno stanzino.
«Grazie a voi e al Dr. Dawson, per aver salvato me e mia figlia e averle concesso la possibilità di studiare. Senza di voi, probabilmente sarebbe rimasta qui, subito dopo la scuola femminile. Vi ringrazio per non avere mai smesso di scriverci in tutti questi anni!»
«Mi ero affezionato a voi. Pensate che Dawson crede che io abbia cominciato a scrivervi solo due anni fa. Non ho avuto il coraggio di raccontargli la verità.»
«Pensavo sapesse che vi avevo chiesto di diventare il tutore di Olivia.»
Basil sollevò un sopracciglio. «Come pensate che avrebbe preso tutta questa situazione? Da padrino sto per diventarne il marito.»
«So che voi le volete sinceramente bene, come Olivia ne vuole a voi. Non la lascerei mai nelle mani di quel baronetto. Voglio solo il meglio per Olivia.» sentenziò Hiram Flaversham sorridendo a Basil. «Avete gli occhi stanchi, Basil. Avete bisogno di riposarvi. Andate anche voi a stendervi.»
Basil annuì e salutò il padre di Olivia con un cenno del capo, prima che questi sparisse dietro la porta della sua stanza. Basil rimase a fissare la bottega perfettamente riordinata per qualche momento e uscì, poi, all’aperto con la sua pipa in mano. Sedutosi sugli umidi gradini dell’ingresso, cominciò a pensare accendendo un fiammifero. Il cielo era plumbeo e, a breve, avrebbe cominciato a piovere. Si mise una mano in tasca e si rigirò nel palmo della mano un anello con un topazio blu.
«Non è saggio indugiare oltre!»
 
Il giorno dopo dovemmo recarci a Leith, per accompagnare Hiram Flaversham a ritirare del materiale. Olivia non venne con noi, dicendoci che sarebbe rimasta a casa a preparare il pranzo durante il quale Basil, ci rivelò successivamente lui stesso lungo la strada, le avrebbe fatto la proposta di matrimonio.
«Come vi sembra la mia invenzione?» domandò Hiram Flaversham riferendosi alla sua automobile in miniatura, dalla quale aveva appena levato uno strofinaccio e si apprestava ad agganciare un carro al paraurti.
«Ѐ sbalorditiva!» commentai salendo sul sedile posteriore.
«C’era un’auto degli umani sempre posteggiata difronte a casa. Ho cominciato a studiarla e l’ho riprodotta in miniatura.» disse soddisfatto Hiram Flaversham. «Scommetto che Mr. Basil non vede l’ora di provarla!» aggiunse guardando il mio compagno interessato all’invenzione.
«Beh, ecco, in effetti…»
«Al ritorno vela affido!» esclamò questi avviando il motore.
Arrivati al porto, Hiram Flaversham prese subito accordi per i pagamenti dal suo fornitore e noi ci mettemmo a caricare le merci sul carro. Mentre io e Basil portavamo via una cassa, udimmo un forte rumore; le botti arrivate in porto si stavano rovesciando sulla banchina e ci avrebbero travolti. Basil mi spinse via in tempo e tornò subito indietro a cercare il padre di Olivia, arrivando troppo tardi. L’intero carico di botti, piene di polvere da sparo, era rovinato sulla banchina. Lo vidi cominciare a rimuovere pezzi legno rotto e chiodi dalla sommità di un mucchio informe da cui sporgeva una mano. Hiram Flaversham era riverso su un fianco con un frammento di metallo conficcato nel torace.
«Flaversham! Flaversham, vi prego, restate sveglio!» esclamò Basil, voltandolo supino e posandosi la sua testa sulle ginocchia. Si volse verso di me chiamandomi con tutto il fiato che aveva in corpo. «Dawson, sbrigatevi!»
Mi avvicinai ai due ed esaminai la ferita. «Devo estrarre il frammento e poi ho bisogno di aiuto per fermare il sangue.» spiegai a Basil, ma quando esaminai Hiram Flaversham più attentamente mi accorsi che la ferita era più grave di quanto mi aspettassi e decisi di non estrarre il frammento. Il padre di Olivia diveniva sempre più debole e stringeva il braccio di Basil con disperazione, rendendosi conto di ciò che stava accadendo appieno ogni attimo che passava.
«Basil, prendetevi cura di Olivia… e… e… proteggetela…»
«Lo farò, però adesso dovreste riposare. Il Dottore farà qualcosa per curare la vostra ferita, vero Dawson?» mi supplicò Basil. «Aiutatemi Dottore lui… lui sta…»
«Aprite il cassetto della bottega, Basil… C’è una lettera che vi riguarda… Io avrei dovuto informarvi…» sussurrò Hiram Flaversham stringendo la mano di Basil tra le sue.
«Cosa sta succedendo?»
«La polizia… la polizia non… Non lo sa! Tenete Olivia lontano dai pericoli. Ve la affido, ma dovete promettermi che mia figlia non perderà… anche voi! Non possiamo permettere che ci perda… entrambi!»
Basil strinse la mano di Hiram Flaversham con decisione. «Lei non correrà pericoli. Vi prometto che la proteggerò. Cosa non sa la polizia?»
«Oh…» sussurrò Hiram Flaversham serrando gli occhi con decisione, prima di riaprirli e cercare di dire qualcosa che gli morì in gola.
Gli presi il polso sinistro e guardai Basil scuotendo il capo. In quel momento arrivarono anche i primi soccorsi.
«Se solo fossero arrivati prima, Hiram avrebbe potuto salvarsi.» commentai vedendo la squadra della polizia e i medici prendersi cura dei feriti. «Come lo spieghiamo a Olivia?»
Basil guardò lo sguardo vuoto di Hiram Flaversham e gli chiuse gli occhi. «Credo che lo abbia già capito che qualcosa è andato storto. Vado a parlare con l’Ispettore del posto e poi devo leggere la lettera che si trova in bottega.» disse posando delicatamente la testa del defunto a terra.
Io rimasi a vegliare sul corpo senza vita del padre di Olivia e fornii la mia versione alla polizia.
 
Era sera tarda quando rincasammo e Olivia aveva appreso della tragedia al porto da alcune donne che andavano a lavare i panni. Quando vide l’impermeabile di Basil e la mia giacca intrisi di sangue e i nostri sguardi vuoti, capì che era successo qualcosa a suo padre.
«Mi dispiace…» Basil aveva la voce tremante mentre proferiva quelle parole. «Tuo padre è…»
Olivia scivolò a terra e cominciò a piangere, io corsi immediatamente da lei, la cinsi per le spalle, aiutandola a rialzarsi, e la condussi in casa. Pensai che avrebbe avuto bisogno di assistenza, per lo shock subito, così le detti un sedativo e la mandai a dormire, mentre Basil cercò la lettera in bottega, senza trovarla.
«Dawson, venite qui.» mi chiamò dal piano di sotto, mentre osservavo Olivia dormire. «La lettera non c’è. O meglio, c’era. C’era, ma qualcuno l’ha bruciata.» disse mostrandomi un piatto pieno di cenere.
«Non penserete che Olivia…»
«No! La cenere è di qualche ora fa e Olivia era uscita per avere maggiori notizie su ciò che era accaduto al porto.» mi spiegò cominciando a camminare avanti e indietro. «Qualcuno vuole colpire me, ma anche tutti quelli che mi stanno intorno.»
«Che volete dire?»
«Stanno cercando di uccidere me e tutti quelli con cui ho qualche legame. Prima l’incidente della carrozza in cui è morta vostra moglie Mary e oggi il padre di Olivia al porto… Non sono coincidenze! L’ordine in cui ci vogliono uccidere nemmeno conta!»
«Ora cercate di non correre troppo!»
Mi posò una zampa sulla spalla preoccupato. «Avete ragione, Dawson. Serve ragionare su ulteriori elementi, forse un ordine c’è…» poi a un tratto mi chiese: «Come sta Olivia?»
«Dorme.» dissi sospirando. «Va vegliata tutta la notte. La notizia l’ha sconvolta.»
Basil annuì e salì le scale per poi entrare in camera di Olivia e sedersi accanto a lei.
«Resto io sveglio. Andate a riposare, Dawson.»
La mattina successiva, Basil dormiva accanto ad Olivia sopra le coperte, con anche le scarpe indosso. La stringeva e teneva il muso sopra il suo.
«Basil!» lo chiamai sussurrando.
«Dawson?» chiese aprendo appena gli occhi.
«Che cosa è accaduto?»
«Si è svegliata piangendo e così ho pensato di tranquillizzarla.»
Olivia aprì gli occhi e si voltò immediatamente verso Basil. «Sei ancora qui?» gli chiese.
«Non ti lascerò mai sola.» la rassicurò lui. «Ti proteggerò, come ho promesso a tuo padre!»
Olivia si strinse a Basil, il quale mi guardò con uno sguardo perso. Cominciai a capire che nessuna topolina con cui Basil avesse avuto a che fare era come Olivia; da quel giorno sarebbe stato un amico, un compagno e anche un padre per lei. Sarebbe divenuto il suo unico punto di riferimento.
 
Il funerale di Hiram Flaversham si tenne in un piccolo cimitero per topi. Olivia riuscì ad affrontare tutto brillantemente. C’erano dei momenti in cui Basil le prendeva la mano e le sussurrava qualcosa all’orecchio per evitare che piangesse.
Discutemmo della casa di Hiram Flaversham e fummo d’accordo sul fatto che andasse tenuta e ripulita prima di rientrare a Londra, nel mentre Basil si rigirava ancora in tasca l’anello che avrebbe dovuto dare a Olivia.
Mrs. Judson, al nostro rientro, si prese personalmente cura di Olivia. Basil rimase al suo fianco per tutta l’ultima settimana di agosto, fino a quando non fu il momento per lei di trasferirsi al campus universitario. Dovevano separarsi; era inevitabile.
Basil chiese il permesso di accompagnare Olivia fino alla sua stanza, il Rettore glielo concesse. Mentre stavano per attraversare il cortile, un topo dal pelo bianco, ben vestito e con i muscoli in vista, si diresse verso di loro. Olivia sbuffò e in quel momento Basil ebbe la conferma che si trattasse di Sir. Marquis Mausons. D’istinto, lasciò la valigia di Olivia e si inginocchiò davanti a lei.
«Volevo aspettare di arrivare nella tua stanza, ma…» disse alludendo al topo che si stava approcciando con un cenno del capo. «Olivia Flaversham, mi vuoi sposare?»
Olivia sorrise al colmo della gioia. «Sì! Certo che ti voglio sposare!» esclamò e, senza quasi che se ne rendesse conto, si trovò con l’anello ornato dal topazio blu al dito e stretta tra le braccia di Basil.
«Ma guardate che spettacolo in pieno giorno!» esclamò Marquis Mausons. «Cosa credete di fare, Detective Basil? Lei è mia!»
«Sir. Marquis Mausons, ho chiesto legittimamente la sua mano a suo padre e lui me l’ha concessa. Ho dei testimoni che possono confermarlo.»
Marquis Mausons non era tipo da arrendersi, ma per quella volta lasciò correre, certo di poter conquistare Olivia mentre lei era nel campus da sola, ma la costante presenza di Basil ogni fine settimana gli rese il compito impossibile.
Un sabato, mentre eravamo alle prese tutti e tre con un caso di contrabbando d’oro al porto, Mrs. Judson ci annunciò la visita di Clifford e con lui c’era anche una topolina che scrutò Olivia da cima a fondo.
«Non ci avevi mai detto che le piaceva vestire in abiti maschili, fratellino!»
Basil alzò un sopracciglio e arricciò il naso, poi si calmò e sorrise. «Bryna, Clifford ha già incontrato Miss. Olivia Flaversham. Credevo che te ne avesse parlato.»
Clifford si avvicinò ad Olivia, si lisciò il ciuffo e i due enormi baffi grigi, e le sorrise. «Benvenuta in famiglia, cara!»
 
A questo punto, è giusto fare una digressione sulla famiglia d’origine di Basil di Baker Street. Per il lettore che ha già incontrato Clifford in una delle mie passate avventure, “Il Club dei Pensatori Profondi”, parte del discorso potrebbe suonare come un’inutile ripetizione e di questo mi scuso preventivamente.
La famiglia di Basil era tutta composta da elementi bizzarri. A quanto ne so, è una delle famiglie più in vista dello Yorkshire da quando se ne hanno notizie documentate storiograficamente, il che significa dal Medioevo, quando i Basil comparvero per la prima volta come scudieri di campagna del re e il mio collega conserva l’armatura che testimonia le mie parole nella sala al pian terreno. Attualmente, la famiglia è composta da soli tre fratelli: Clifford, il mio coinquilino e Bryna.
Clifford, nato nel 1870, è un topo dal pelo marrone scuro e grigio chiaro sul muso, con due baffi e un ciuffo grigio scuro, una pancia tonda, sicuramente perché amante del buon bere e buon cibo, ed è caratterizzato da una predilezione per il colore verde. Possedeva una posizione rilevante al Governo ed era uno dei membri più in vista del Club dei Pensatori Profondi. Lui aveva il compito di pensare alle soluzioni dei problemi più spinosi del Governo. In pratica, passava le giornate seduto su una poltrona, senza mai muoversi, ed è per questo che non seppi mai della sua esistenza fino a quando non chiese l’aiuto mio e del fratello.
Il mio illustre collega, nato nel 1877. È il maschio più giovane della famiglia, ma è sicuramente il membro che suscita più curiosità. Aveva cominciato a risolvere casi all’età di quattordici anni e quand’era solo un ragazzo nacque la sua inimicizia con Ratigan. Nemmeno io conosco il nome di battesimo del mio collega, ma, stando alle tradizioni della famiglia, dovrebbe essere o un antico cognome anglosassone, adattato a nome, o la fusione di due cognomi anglosassoni e, con ogni probabilità, già usato precedentemente da un antenato.
Per finire, Bryna, la terzogenita ed unico esemplare di sesso femminile. Aveva ventisei anni all’epoca dei fatti che sto narrando, quattro in meno del mio collega. Appresi della sua esistenza per caso, come era avvenuto per Clifford, la sera del ballo tenutosi il quindicesimo giorno di agosto in Austria. È la versione femminile di Basil, con il pelo leggermente più scuro in entrambe le sue tonalità e con modi più raffinati, tipici di una borghese altolocata. Partecipava a parecchie feste ed era la sola dei tre fratelli ad essere una presenza quasi fissa a Corte, tanto che, per un certo periodo, era stata anche una Dama di Compagnia della Regina Moustoria, si vociferava che fosse stata presente al suo capezzale al momento della morte.
Il fatto più singolare era il fatto che nessuno dei tre fratelli, all’epoca dei fatti di cui narro, era sposato. Solo Basil era vicino a compiere il grande passo. Una cosa, però, li accumunava: la tragica scomparsa dei genitori in un incidente ferroviario. I loro corpi non erano mai stati ritrovati. Clifford si era sempre fatto carico dei fratelli minori, elargendo i fondi per la loro educazione, e dell’amministrazione dei beni di famiglia.
 
Tornando al mio racconto. Nel corso della serata, Bryna e Olivia strinsero un sincero legame di amicizia e io scoprii che anche la futura Mrs. Basil aveva delle caratteristiche singolari che piacquero molto alla famiglia Basil per intero, tanto che il caso a cui stavamo lavorando venne risolto da tutti e cinque, il che segnò l’inizio di un’assidua collaborazione familiare.
Tutti i fine settimana, per quasi tre anni, Bryna accompagnò il fratello alla University of London per fare visita ad Olivia, informarla sui casi e ascoltare le sue deduzioni. I casi erano aumentati, ma far studiare Olivia era stato un salasso per le tasche di Basil. I soldi avevano cominciato a scarseggiare tanto che Mrs. Judson percepiva l’affitto da me e dai fratelli di Basil che, a turno, si prodigavano a fornirgli il loro supporto economico. Ciò che più preoccupava me e il mio collega era il non aver ancora capito chi fosse a minacciare la sua vita e quelle dei suoi amici e familiari, includendo anche me.
Il giorno della laurea di Olivia tutti erano eccitati perché sapevano che, dopo tanto tempo passato ad aspettare, si sarebbero celebrate, finalmente, le nozze, per le quali i due futuri sposi avevano già firmato un contatto prematrimoniale. La cerimonia venne celebrata la notte di Ognissanti del 1909, alla St Katherine Coleman, che è collocata a Fenchurch Street, nella zona di Aldgate. Il motivo per cui la cerimonia era stata tenuta a quell’ora ed in quel giorno era per via del fatto che il Celebrante non aveva altri giorni liberi. Non ci furono grandi festeggiamenti perché Basil era stato costretto a confessare i suoi timori a Olivia prima del matrimonio e questa si era spaventata per ciò che sarebbe potuto accadere in futuro. Una volta salutati i fratelli di Basil, io e Mrs. Judson tornammo a casa, mentre i due neosposi si concessero due giorni di luna di miele in Scozia.
 
Ritornati a Baker Street, Basil e Olivia trovarono una busta enorme appoggiata sulla porta, quasi grande come la porta stessa, e scoprirono che conteneva un vinile.
Io e Mrs. Judson eravamo stati in casa tutto il giorno e non avevamo udito nulla. Non avevamo idea di quando avessero lasciato la busta. Basil mise il vinile sul grammofono che teneva in un angolo della sala. Appena le note vennero riconosciute dalle nostre orecchie, sobbalzammo.
«Cosa succede? Sapete chi vi ha mandato quel disco?» chiese Mrs. Judson vedendoci in quello stato.
Per correttezza nei confronti del lettore, riporterò ora il testo integrale del brano e il messaggio inciso subito dopo:
 
“Goodbye so soon
And isn't this a crime?
We know by now that time knows how to fly
So here's goodbye so soon
You'll find your separate way
With time so short I'll say so long
And go
So soon
Goodbye
 
You followed me, I followed you
We were like each other's shadows for a while
Now as you see, this game is through
So although it hurts, I'll try to smile
As I say
 
Goodbye so soon
And isn't this a crime?
We know by now that time knows how to fly
So here's goodbye so soon
You'll find your separate way
With time so short I'll say so long
And go
So soon
Goodbye
 
Carissimi coniugi Basil,
Felicitazioni per il vostro matrimonio!
Spero che questo piccolo omaggio vi serva per chiarire alcuni spiacevoli eventi avvenuti negli ultimi anni. Diciamo che mi dispiace aver mancato di così tanto il bersaglio, per ben due volte, e che a farne le spese siano stati Mrs. Dawson e Mr. Flaversham.
Godetevi i vostri primi giorni da sposini. Credo che il ‘finché morte non ci separi’ arriverà presto e ancora prima, se qualcuno di voi va ad avvertire la polizia!”
 
A quel punto fu chiaro che il Professor. Ratigan era evaso e che c’era lui dietro a tutti quei fatti che miravano a colpirci. Olivia era spaventata, Basil, invece, era adirato.
«Quel Demonio! Giuro che mi assicurerò di persona che finisca nella prigione più isolata di tutta l’Inghilterra e che la cella in cui sarà rinchiuso sia la più sudicia e umida che hanno!» esclamò, urlando, il mio collega, disfacendosi del vinile.
Fu così che Baker Street si trasformò in una fortezza; facevamo i turni per dormire e mangiare. L’unica dispensata dalla guardia era Mrs. Judson che però si preoccupava della salute di tutti noi, specie per quella di Olivia.
I mesi passarono e la sera della Vigilia di Natale, su consiglio di Basil, la nostra domestica portò Olivia nell’appartamento dove una volta viveva Sherlock Holmes.
«Vai più vicina, coraggio!» la invitò Mrs. Judson, facendola entrare nel salone e indicandole una cesta.
Olivia vi guardò dentro e vide una femmina di English Foxhound. «Basil lo sa che c’è un cane qui?»
«Lui mi ha chiesto di portarti qui. Io faccio visita tutti i giorni a questa nuova amica, ma volevamo farle conoscere qualcuno di nuovo.» spiegò Mrs. Judson accarezzando il muso della cagna. «È qui da sola, povera cara! Lei non è dei proprietari della casa. Resterà qui finché i suoi padroni non torneranno a riprenderla e darà alla luce qui i suoi piccoli. Guarda i suoi occhi calmi.»
«Ѐ bellissima.» commentò Olivia, una volta entrata nella cesta.
«Ha quello sguardo che solo una madre ha e ha sviluppato una sensibilità particolare per queste cose. Sembra anche che tu le piaccia!» esclamò guardandola annusare Olivia.
La femmina di English Foxhound, si bloccò e Mrs. Judson spalancò la bocca per la sorpresa. La cagna fece un cenno di assenso nella sua direzione.
«Cosa succede?» domandò Olivia accarezzando il muso della cagna davanti a lei, con uno sguardo divertito.
Mrs. Judson sorrise emozionata. «Olivia, cara, credo che avrai un cucciolo!»
Olivia sorrise ironicamente di rimando. «Che scherzo è questo?»
«Lei lo sente e poi tu sembri… Sembri così diversa ultimamente…»
Olivia rabbrividì, il fiato le mancò e si lasciò cadere, accanto alla English Foxhound, nella cesta. Quando si svegliò, la stavo visitando.
«Cosa è successo?» chiese guardandosi attorno, accorgendosi di essere sdraiata nel letto della sua stanza, e si sedette per potermi ascoltare.
«Olivia!» la colse alla sprovvista Basil, piombando a pochi centimetri da lei sul letto e prendendole le zampe tre le sue. «Mi hai spaventato!» esclamò, prima di volgersi verso di me con agitazione. «Dawson, ditemi la verità sulle sue condizioni!»
Io sospirai. «Olivia sta bene. Però, datemi entrambi un vostro parere personale: preferite un maschio o una femmina?»
Basil si voltò verso Olivia euforico. «Un bambino! Olivia, un bambino!» ma il suo sorriso euforico si smorzò immediatamente. Si allontanò dal letto e divenne pallido. «No! Accidenti! Perché a me?!» si avvilì mettendosi con la schiena al muro. «Ratigan! Quel Demone infernale, questa volta, mi ha in pugno!» si lamentò cercando qualcosa in tutta la stanza.
«Se cercate il violino, per darvi un attimo di contegno, l’ho visto al piano di sotto.» disse Mrs. Judson con voce pacata.
«Grazie!» esclamò Basil che, prima di uscire, appoggiò una zampa su uno stipite della porta e si voltò a guardare gli enormi occhi esterrefatti di Olivia. «Scusami, non ce la faccio!»
Olivia si lasciò cadere sul cuscino con uno sguardo abbattuto.
«Suvvia cara, non fare così!» le dissi sedendomi accanto a lei, cercando di consolarla. «In realtà, lui è felice. È solo che…»
«Che Ratigan cerca di ucciderci e io sono quella più vulnerabile adesso.» sbuffò Olivia, tendendo l’orecchio alla melodia del Mausivarius di Basil. «Sta suonando la stessa melodia del giorno in cui lo abbiamo incontrato la prima volta, Dr. Dawson. Ѐ giù di morale. Posso alzarmi?» mi chiese con semplicità.
«Certo. Cosa hai intenzione di fare?»
«Ora vedrete, Dottore.» disse prendendo una vestaglia di Basil e, indossandola, scese al piano di sotto.
Basil era sdraiato sulla sua poltrona e non smise di suonare, quando la vide arrivare e posizionarsi davanti a lui con fare risoluto.
«Basil, puoi, per favore, evitare di ignorarmi? Il Dr. Dawson ci ha appena dato una bella notizia e tu ti stai comportando come se si trattasse di una tragedia greca!»
«Cara moglie, questo è sicuramente il momento meno opportuno per farmi una predica!» ma Olivia era irremovibile davanti a Basil che non smetteva di suonare e dopo poco lui aggiunse «Di sicuro ora saprai che dovrò allontanarti da me per proteggerti!»
«Io…» cominciò Olivia titubante, colta alla sprovvista da quelle parole, per poi divenire dura e sicura di sé. «Io non ho nessuna intenzione di andarmene da qui! Che ci provi Ratigan a ucciderci! Io non ho paura! Sei tu quello spaventato!»
Basil sobbalzò, facendo stridere le corde del violino. Non l’aveva mai vista così, mentre per lei non era nuovo il suo atteggiamento.
«Beh, allora suppongo che dovrò trovare un modo per assicurarmi che…» si interruppe incerto per poi riprendere sicurezza. «Ora ascoltami, Ratigan ancora non sa nulla e non ho tempo per cercare un’altra soluzione!»
«Sì che c’è tempo! Dalla nostra parte abbiamo ancora un pipistrello che si è dimostrato leale con me in passato!»
«Hai detto un pipistrello leale? Pensi sul serio di chiede aiuto a Fidget?» domandò Basil, con rinnovato entusiasmo.
«Sì.» annuì Olivia. «Avrà ancora una gamba di legno, ma può volare di nuovo e abbiamo la certezza che è infiltrato nella banda di Ratigan. Avremmo le informazioni direttamente da lui.»
«Ha-Ha!» esultò Basil saltando in cima alla poltrona. «Grazie a Figet, forniremo a Ratigan delle notizie false! Non saprà quello che sta realmente succedendo qui e tu sarai al sicuro!»
Olivia gli tirò un lembo della vestaglia color borgogna per farlo scendere.
«Tra poco i tuoi fratelli saranno qui. Meglio se ci prepariamo ad accoglierli.»
Basil la prese per mano, per recarsi con lei al piano superiore a cambiarsi d’abito.
Corsi dietro a Olivia, prima che sparisse dietro la porta della sua stanza, e le sorrisi. «Bravissima! Sei riuscita a farlo ragionare!»
Lei annuì, felice.
Mrs. Judson, in cucina, era raggiante. «Un sogno che si avvera: Mr. Basil che costruisce una famiglia! Ricordo ancora il giorno in cui si è presentato alla porta con il ritaglio dell’annuncio per l’affitto, che avevo messo solo il giorno prima… Qui ci vogliono altre focacce al formaggio per festeggiare il lieto evento!»
Qualcuno bussò alla porta. Tutti ci aspettavamo che fossero i parenti di Basil, ma mi sorpresi alla vista di Fidget.
«Fa freddissimo là fuori!» esclamò planando davanti al caminetto. «Buonasera Dr. Dawson. Dove sono Basil di Baker Street e Olivia? Dovrei parlare con tutti voi.»
«Sono di sopra.» dissi io risalendo le scale. «Ora… Ora li chiamo.»
Quando scendemmo tutti in salotto, Olivia abbracciò Fidget.
«Ti devo fare le congratulazioni Livy.» le disse lui. «Sia per il matrimonio che per il bambino!»
Tutti sobbalzammo.
«E tu come…» cominciò Basil.
«Era… Ѐ per questo motivo che sono venuto qui!» cominciò a spiegare concitatamente Fidget. «La casa è sorvegliata, costantemente, dagli uomini di Ratigan e adesso è il mio turno!»
«Ogni quanto vi date il cambio?» chiese Basil.
«Ogni due ore.» ripose Fidget. «Vi farà meno piacere sapere che Ratigan sa già tutto: si è fatto una sonora risata…»
«Cosa?!» esclamammo all’unisono tutti quanti.
«Ratigan sta aspettando il momento giusto per colpire.» ci comunicò Fidget, guardando fuori dalla finestra. «Non è sicuro per me restare qui, se qualcuno degli altri dovesse vedermi… Devo andare! Farò del mio meglio per aiutarvi, però non coinvolgete la polizia, o sospetteranno che vi ho informati! Buon Natale, anche se dire “buono” in questo caso…» disse il pipistrello avviandosi verso le scale.
«Fidget, aspetta!» urlò Olivia rincorrendolo al piano superiore. «Non conosci la casa! Devi uscire dalla finestra dello studio di Basil perché non dà su Baker Street!»
Rimasti soli, attendemmo l’arrivo dei fratelli di Basil che, come da tradizione, non tardarono.
«Sei splendida, Olivia!» commentò Bryna entrando e ammirandola accompagnata dal fratello maggiore. «E i vestiti femminili ti stanno benissimo.»
«Grazie!» esclamò Olivia.
Quel Natale passò nel migliore dei modi; anche se eravamo consapevoli che Ratigan sapeva la verità, la bella atmosfera non si guastò. La notizia di un nuovo arrivo in famiglia riempì di gioia tutti quanti e si brindò.
   
 
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