Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: tatagma_    01/11/2018    2 recensioni
[MPREG] Dopo sei settimane dall’ultima folle festa tenutasi a casa di Namjoon, una serie di nausee mattutine e strani cambi d’umore prendono pieno possesso del corpo di Park Jimin. Non ci vorrà molto prima che, attraverso una pigra ricerca dei sintomi sul web ed il ricordo di quella notte trascorsa fra i sedili posteriori di un Pickup, il giovane studente scoprirà di aspettare un bambino. [Jikook]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

4. Bloom

 



La campanella suonò stridula ed improvvisa fra le spesse pareti dei corridoi del liceo, spezzando l’atmosfera tranquilla e pacata che adagio accompagnava lo scorrere delle lezioni. Allo scoccare della lunga lancetta sul tanto atteso numero dodici, il quale sanciva così l’inizio del sospirato intervallo, Yoongi raccattò di fretta i suoi libri di testo e, gettando la sedia all’indietro con le ginocchia, provocando di conseguenza un fastidioso stridio lungo il pavimento, uscì dall’aula per immischiarsi - a suo malgrado - nella caotica folla che come lui si apprestava a raggiungere il cortile per inalare dopo estenuanti e noiose lezioni, una sana boccata di aria fresca. 

Nonostante quell’attimo fosse inevitabile, Yoongi odiava il cambio dell’ora più di qualsiasi altra cosa al mondo. Una moltitudine di persone raggruppate in uno spazio oblungo che non faceva altro che dilettarsi in chiacchiere da bar e gossip - per la maggior parte delle volte - del tutto inutili ed infondati. C’era chi correva dritto verso la mensa, gruppi di studio pronti a raggiungere la biblioteca e coppiette separate da sole due ore di matematica che ritrovate giacevano invece appoggiate ai muri a scambiarsi effusioni e baci di appagata mancanza. 

Yoongi fece slalom fra una cheerleader ed un insegnate, un membro del club di scienze ed un giocatore di football, e con lo sguardo perso fra le mattonelle bianche e geometriche del pavimento lurido, si apprestò a raggiungere la piccola anta rossa, nel mezzo di una lunga schiera, di quel che poteva definire essere il suo armadietto personale. Inserì la combinazione del lucchetto, non altro che la sua noiosa data di nascita messa al contrario, ed una volta aperto gettò all’interno i libri della lezione appena trascorsa recuperando in cambio, da un angolo del piccolo ambiente lattato, un pacchetto di sigarette che furtivo infilò nella tasca posteriore dei jeans. 

Fra un tiro nel bagno della scuola ed un altro fatto insieme a Namjoon, il pallido ragazzo aveva scoperto che il fumo era l’unica cosa che - in quel periodo - riusciva a calmare alla perfezione i suoi nervi a fior di pelle. Come un anestetizzante su una ferita dolente, acqua gettata sul fuoco, Yoongi riusciva a trovare pace ogni qual volta leggeri strascichi di fumo grigio e saturo di nicotina venivano inalati dai suoi polmoni ed espirati invece dalla sua bocca. C’era qualcosa che lo tormentava, da lì a qualche mese. Qualcosa di nuovo, un tornado che aveva colpito d’improvviso la sua vita, e che Yoongi temeva non sarebbe stato in grado di far fronte. Qualcosa che aveva un nome, un bellissimo volto, e che il ragazzo vide avvicinarsi con una furia stampata in viso, non appena l’anta dell’armadietto fu chiusa.

Kim Taehyung gli si parò davanti in tutto il suo splendore, con i pantaloni della tuta che morbidi gli fasciavano le gambe snelle e una fascia di spugna sulla fronte che teneva lontani dalla fronte ciuffi di capelli grigi ormai arricciati. Yoongi intuì che il ragazzo aveva da poco terminato il suo allenamento nella pista di atletica leggera e che, nonostante i vestiti sgualciti e goccioline di sudore ancora visibili sul suo collo, non era mai stato più bello di così.

“Mi stai evitando” sentenziò Taehyung con le braccia incrociate strette al petto, lo sguardo fisso nei suoi occhi scuri, aspettando impaziente che Yoongi dinanzi a se proferisse parola. 

“Non è vero”, rispose lui afferrando lo zaino e indossandolo cadente su di una spalla. 

Taehyung accennò un sorriso nervoso, “Mi stai chiaramente evitando e voglio sapere cosa c’è che non va”

“Non c’è niente che non va Taehyung, gira a largo”

“Adesso e così che fai ? Ficchi la lingua in bocca alle persone e poi quando ti stufi le molli lì senza spiegazione ?”

Il maggiore alzò gli occhi al cielo e, bruscamente, senza dare il minimo cenno di risposta al ragazzo dai capelli grigi, girò i tacchi dall’altro lato cominciando a camminare impassibile lungo il corridoio affollato. Yoongi non dava mai peso a tutto ciò che gli altri studenti diffondevano tra quelle mura, soprattutto se questi erano frivoli gossip scambiati in momenti di pura noia atti a dare brio invece ad una giornata monotona. Era per tale motivo che rifiutava categoricamente di credere a quelle voci insistenti secondo cui affermavano Taehyung fosse il padre del bambino che Jimin portava in grembo. Dopo però averli osservati per lunghi giorni, lì a pranzo, come Taehyung imboccava Jimin preoccupandosi così mangiasse, durante gli allenamenti, e quanto affetto e premura quest’ultimo aveva verso la piccola e abbozzata pancia, Yoongi non potè fare a meno di pensare che forse sotto sotto quelle voci avevano una radice di verità. 

“Yoongi …” Taehyung lo afferrò per un braccio, fermandolo ed impedendogli così di fuggire. “Se ho fatto qualcosa di sbagliato, voglio scusarmi” piagnucolò “Ma prima vorrei sapere per cosa davvero mi sto scusando”. 

“Mi hai mentito”, disse Yoongi serrando la mandibola e volgendogli uno sguardo dinanzi al quale Taehyung non riuscì a fare altro che mostrare un’espressione confusa e sorpresa. “Per tutto il tempo” 

“Io … io non ti ho mai mentito Yoongi, di cosa stai parlando ?!"

“Di te e di Jimin”, sbottò.

“Jimin ? Cosa c’entra adesso Jimin ?!”

 “Smettila di prendermi in giro Taehyung! So che sei tu il padre del suo bambino”

“Cosa ?”, mormorò Taehyung troppo flebile affinché Yoongi potesse sentirlo

“Avrei dovuto immaginarlo … dio, sono stato soltanto uno stupido a pensare che tu potessi provare qualcosa per me! Non ti avrei mai baciato lì nel laboratorio di scienze se solo avessi saputo cosa scorreva in realtà fra te e Jimin —“

“Yoongi …” 

“E lui adesso aspetta un bambino, capisci ?! Mentre io invece sono qui, a guardare come un fottuto idiota tutte le vostre moine e morire di gelosia perché la verità Taehyung è che mi piaci da matti ma non so come —“

Yoongi non riuscì a far crollare per intero la sua valanga di pensieri accumulati che Taehyung gli afferrò violentemente le spalle, cercando invano per anche solo un istante di guadagnare la sua attenzione. Ma la sua reazione fu istintiva, “Non toccarmi!” urlò spintonandolo. 

“Sei per caso impazzito ?!”  replicò il grigio massaggiandosi il petto “Non sono io il padre di quel bambino! Non c’è niente fra me e Jimin … è il mio migliore amico per l’amor del cielo Yoongi, non potrei mai stare con lui!” 

“Non ti credo!” continuò con ormai implacabile rabbia “Pensi che non abbia visto come vi guardate ? Come vi comportate quando siete a mensa ? Nei corridoi ?” 

“Yoongi ascoltami” implorò Taehyung con un cenno di inclinazione nel suo tono di voce, le grandi mani che presto presero a coppa il volto del maggiore “Jimin è il mio migliore amico. Ti ho baciato perché … perché mi piaci” spiegò lentamente in modo che Yoongi ascoltasse e comprendesse a pieno la situazione. “Non so cosa hai sentito, chi ti ha detto queste assurdità, ma posso assicurarti che io e Jimin non stiamo insieme, non sono io il padre del suo bambino. Se non mi credi va’ a chiederglielo”

Yoongi rimase in silenzio, non immaginando che Taehyung ricambiasse così apertamente i suoi stessi sentimenti. Avrebbe dovuto davvero parlare con Jimin ? Chiedere personalmente della sua situazione e metter così un punto alle sue insicurezze, o avrebbe dovuto ignorare Taehyung e provare ad apprezzare invece qualcuno che al contrario suo non gli mentisse spudoratamente in faccia ? Yoongi studiò il suo viso, i suoi occhi grandi pieni di timore e luccicante speranza. Quelle non erano parole false, il suo non era il volto di un bugiardo.

"Che cosa devo fare affinché tu possa credermi?" chiese Taehyung avanzando un passo verso l'altro e invadendo completamente il suo spazio personale. Era troppo vicino per i gusti di Yoongi, tentato da un lato di respingerlo ma di stringerlo forte a se dall’altro non appena il profumo della colonia del ragazzo gli invase le narici, suscitandogli così il ricordo di quel giorno in cui le labbra avevano sfiorato le sue.

Taehyung si chinò verso di lui con il cuore in gola, leccandosi le labbra secche e screpolate. “Ho occhi solo per te …” sussurrò con un respiro tremante. “Te lo giuro”.

Yoongi alzò gli occhi dalle labbra dell’altro, fissando le iridi scure di Taehyung che quasi parlavano più forte della sua voce. La vide allora, l’onestà delle sue parole nascosta nei suoi occhi. Ma Yoongi si sentiva tradito, con un’orribile e fastidiosa voce nella testa che gli urlava di dubitare di lui ancora una volta. Il moro mise così distanza, “Non lo so Taehyung …” rispose sistemandosi lo zaino sulle spalle “Tu e Jimin vi comportate davvero come una coppia. E’ difficile credere non sia il contrario quando vai in giro accarezzando la sua pancia come solo un papà orgoglioso farebbe”

Taehyung sospirò profondamente, con le spalle curve in avanti, mentre le sue mani si sollevarono per farle scorrere nei suoi capelli mossi.

“Se non sei tu il padre…” disse infine Yoongi “Allora chi è ?” 

“Non … non posso dirtelo” 

Il moro sorrise sghembo, “Come immaginavo” 

"Parla con Jimin" implorò allora Taehyung, afferrandogli ulteriormente il braccio prima che lui potesse andar via. ”Per favore Yoongi, parla con lui. Capirai che ti sto dicendo la verità”

Yoongi rimase in silenzio per un minuto, mentre gli ingranaggi del suo cervello lavorarono a tutta velocità considerando l’idea allettante. “Okay” infine disse “Parlerò con Jimin. Ma da solo”. 

Taehyung annuì mostrando la bellezza del suo sorriso rettangolare, “Grazie, grazie, grazie!” esclamò afferrando le mani di Yoongi e facendo arrossire quest’ultimo al contatto. “Tutto si sistemerà te lo prometto!”

Yoongi annuì, deglutendo a fatica e allontanando, seppur controvoglia, le mani dalla presa del grigio. Si sentì improvvisamente solo, con il pazzo istinto di riprendere quelle dita e farle tesoro fra le sue, proteggerle nella sua stessa stretta, poiché la mano di Taehyung era così calda ed accogliente come caldo era diventato da qualche mese il cuore dello stesso Yoongi.

 



 

Jungkook si sentiva uno stupido. 

Un completo idiota mentre lì, nascosto dietro al muro, osservava Jimin rimettere a posto, nella propria cartella e con evidente sforzo, i pesanti libri che gli sarebbero serviti per le lezioni successive. La sua pancia era diventata considerevolmente grande nei mesi appena trascorsi, fin troppo visibile sotto il largo maglione, il quale rendeva ancor più prominente il rigonfiamento e non più piccolo ed aggraziato come invece si presentava prima. 

Jungkook sentì lo stomaco contorcersi alla tenera visione, sospirando fortemente e considerando l’idea di voltarsi indietro e raggiungere invece la classe in cui si sarebbe svolta la sua prossima lezione di storia. Sarebbe stato in anticipo di quindici minuti, e tutti i suoi compagni lo avrebbero guardato in modo strano al solo pensiero di vedere Jeon Jungkook, il quarterback quasi sempre in ritardo, già seduto nel suo banco ad aspettare pazientemente l’arrivo dell’insegnante. Ma, dopo aver sbirciato furtivamente gli orari delle altre sezioni in segreteria, Jungkook aveva scoperto che quella era l’unica ora libera della giornata di Jimin, l'unica possibilità che aveva per parlare con lui, e che quindi l’ora di storia avrebbe potuto tranquillamente aspettare. 

Jungkook si era promesso che non sarebbe scappato via come un vigliacco. Poteva gestirlo, era un adulto ormai, o almeno questo era quello che suo padre gli diceva ogni volta donandogli un’orgogliosa pacca sulla spalla. Aveva pensato cosa dire a Jimin per un’intera settimana, pensato e ripensato a come avvicinarlo fino a che la testa non prese a fargli del male. L’incontro con Jimin, e quello che avrebbe voluto dirgli, sarebbe stata la cosa più spaventosa che Jungkook avrebbe mai affrontato nei suoi diciassette anni, e questo lo fece sentire ancora più stupido perché lui era il giovane ragazzo che camminava con sicurezza nei corridoi, che attraversava il campo da una parte all’altra senza mai perder palla, vincendo gare e collezionando trofei stagione dopo stagione. Jeon Jungkook, il ragazzo che si comportava come uno totale stronzo soltanto perché sapeva di essere spaventato ma fin troppo orgoglioso per ammetterlo. 

Il moro sospirò di nuovo fino a quando non vide Jimin chiudere la porta dell’armadietto e camminare nella direzione opposta a quella dove Jungkook si nascondeva. Ora o mai più. Il ragazzo uscì dal suo posto sicuro e, senza pensarci due volte, a passo svelto, si diresse verso l’altro. Seguì il biondo per un paio di passi finché non si sentì coraggioso abbastanza da toccargli la spalla. Jimin si voltò con uno sguardo interrogativo che si trasformò in un’espressione accigliata non appena vide la figura di Jungkook palesarsi dinanzi a sé. 

“Uhm … ciao” disse Jungkook con voce incrinata. 

Jimin lo fissò impassibile, e Jungkook notò osservandolo ancor più da vicino quanto le sue guance fossero più piene, rosee, probabilmente a causa della gravidanza. Il biondo si girò dall’altro lato, ignorandolo come se il suo percorso lungo la biblioteca non fosse mai stato interrotto. 

“Aish, aspetta!” Il moro appoggiò una mano gentile sul gomito di Jimin per impedirgli di camminare ancora, ma Jimin si scostò da lui come se il contatto gli avesse appena bruciato la pelle. "Voglio parlarti” 

"Perché?" chiese Jimin, gli occhi castani che lo avrebbero fulminato se solo avessero potuto. Era ovvio quanto arrabbiato fosse con lui, ma Jungkook invece d’altro canto non poté fare a meno di pensare a quanto fosse carina la sua espressione. "Per insultarmi di nuovo? Credo di aver avuto abbastanza umiliazioni da parte tua, grazie”. 

Jimin si mosse una gamba per ricominciare a camminare, ma Jungkook si fece strada facendo un passo avanti a lui. “No voglio solo … si tratta …” indicò la sua pancia con gesti vari e Jimin aggrottò la fronte, sollevando inconsciamente la mano per posarsi sopra il suo grembo arrotondata come se stesse cercando di proteggere il bambino dallo stesso Jungkook. "Penso che dovremmo parlare a fondo di questa situazione“

"Ci ho provato, se ricordi bene, razza di idiota” tagliò Jimin con voce fredda. Jungkook cercò di non sussultare fisicamente per il tono diretto. 

"Lo so, ho solo ... ho pensato e ..." Jungkook sospirò, costringendo il suo cervello a pensare a un modo per smettere di balbettare. “Ascolta … voglio solo chiarire le cose"

Jimin ci pensò per un minuto, guardando direttamente Jungkook negli occhi grandi e i denti che giocavano nervosamente con il labbro inferiore fino a far eludere un respiro sconfitto. “D’accordo, va bene."

Entrambi si diressero verso il retro della scuola, lungo le panchine isolate del campo da football. A quell’ora tutti sarebbero dovuti essere in classe o in biblioteca, non ci sarebbe stato rischio che qualcuno li vedesse e li interrompesse. Jimin lasciò cadere lo zaino sulla panchina, sedendosi e roteando leggermente le spalle per allentare la tensione. Probabilmente la schiena gli doleva a causa del peso aggiunto del bambino, o almeno questo era quello che immaginava Jungkook.

"Allora, uhm ..." Jungkook non sapeva bene da dove cominciare. Sollevò la mano per grattarsi la nuca e abbassò gli occhi sulle gambe a penzoloni di Jimin per non sentirsi intimidito dal suo sguardo giudizioso Jungkook non si era mai sentito così vulnerabile e debole di fronte a qualcuno, era sempre stato cresciuto con l’idea di non mostrare mai debolezza, sempre fiducioso e potente, così che il nemico non ne avrebbe approfittato. Ma Jimin non era il suo nemico; Jimin, con le parole appropriate, sarebbe suo complice.

"Senti, so che mi sono comportato come uno stronzo l'ultima volta che abbiamo parlato" disse ignorando lo sbuffo che quasi isterico uscì dalla bocca di Jimin. “Ma mi hai colto di sorpresa e non sapevo come reagire!”

“Sono solo scuse” replicò Jimin. Il suo viso era inespressivo, gli occhi scuri per la freddezza e la rabbia tutti diretti al ragazzo più alto. “Pensi che a me non abbia sconvolto ? Questo bambino ha messo sottosopra la mia vita, lo sai ?” 

Sembrava carino, quasi bello, il contrasto della sua mano piccola sulla la pancia grande ed arrotondata. Ma Jungkook pensò che non avrebbe giovato la sua parte dicendolo ad alta voce. "Lo so ... Ecco perché ... dovrei scusarmi". Questo lo sorprese, Jimin alzò le sopracciglia meravigliato poiché quel suo orgoglio non aveva mai permesso a Jungkook di scusarsi con nessuno. ”Quindi ... sì, mi dispiace” 

“Perché ho l’impressione che qualcuno ti abbia obbligato a scusarti con me?” 

Jungkook sospirò. “Nessuno mi ha obbligato Jimin-ah. Mi dispiace esser stato un idiota e così tanto egoista” disse con gli occhi incollati a quelli di Jimin, sperando che l'altro vedesse quanto in realtà fosse genuino e sincero. 

"Okay", borbottò Jimin, abbassando lo sguardo e sentendosi improvvisamente timido sotto gli occhi penetranti di Jungkook. La mano che piccola si muoveva su e giù lungo la sua pancia. 

“Stai diventando … enorme” sbottò Jungkook senza pensarci, ma non appena vide l’espressione di Jimin tramutare in una alquanto offesa, si affrettò a spiegare. “Voglio dire … non che tu stia ingrassando. Solo … la tua pancia, è molto grande”

“C’è una persona che cresce dentro di me, Jungkook..." Rispose Jimin mordendosi il labbro inferiore perché sapeva che Jungkook non aveva tutti torti, stava ingrassando molto nonostante facesse tanti sforzi per seguire la dieta data dal dottor Kim e non ingozzarsi di dolciumi e pasti avanzati che Taehyung gli offriva ogni volta. 

“Non dicevo sul serio” si affrettò a dire Jungkook, in preda al panico non appena vide lo sguardo torvo di Jimin. “Sei carino, penso… penso che tu stia davvero bene"

Jimin lo guardò timidamente, cercando di nascondere un sorriso e Jungkook si sentì orgoglioso di sé per aver abbassato un po la guardia dell’altro. "Grazie…"

Il silenzio cadde su di loro di nuovo, Jimin era seduto lì ad accarezzare il suo ventre e Jungkook ad osservarlo con tutta la sua attenzione. Jimin era sempre stato di bell’aspetto, ma la gravidanza gli stava dando un'aura diversa, facendolo quasi brillare; le sue guance erano paffute, la mandibola un po’ meno nitida e marcata. Gli occhi di Jungkook si spostarono verso il basso, sulle sue cosce, ricordando il tocco sotto le sue mani durante quella notte trascorsa insieme e chiedendosi se ora sarebbero state più morbide. Forse un po’, considerando che sembravano decisamente meno magre di allora. Era chiaro che Jimin aveva guadagnato del peso, ma Jungkook pensava che fosse bellissimo, al di là di tutto.

Il moro si schiarì la gola, dissipando quei pensieri prima che potessero a lungo degenerare. “Di quanto … sei ?” domandò quasi con un sussurro. 

"Sono alla diciassettesima settimana” rispose Jimin, ridacchiando quando vide Jungkook con sguardo perso nel vuoto, a contare forse. "Cinque mesi”.

"Oh …" Jungkook annuì. L'atmosfera si stava facendo strana ancora una volta e Jimin sapeva che Jungkook aveva tante altre cose da dire e da chiedere ancora.

"Hai pensato a cosa fare una volta nato il bambino? Voglio dire ... hai valutato l’adozione?”

Jimin espirò lentamente, annuendo. "Non lo so ancora" disse mettendo un piccolo broncio "Ci stavo pensando ma ... non lo so Jungkook, è difficile pensare di sbarazzarmi di un bambino di cui mi sono preso cura per nove mesi..." scrollò le spalle, sentendo la gola chiudersi in un nodo.

Jungkook si spostò per sedersi accanto a lui, compiaciuto quando vide che Jimin non si allontanò nonostante fosse troppo vicino. "Ho pensato la stessa cosa, se posso essere sincero”. 

Jimin abbozzò un piccolo sorriso triste "Non so se sarò pronto a diventare un genitore così presto” continuò, la voce ancora tremante e le sue dita che nervose presero a giocare con l’orlo del maglione. Jungkook le osservò mordendosi un labbro, non proprio sicuro se Jimin avesse accettato un tocco rassicurante da parte sua. "Non so cosa farò quando finirò la scuola ... So che voglio continuare a studiare, ma un bambino lo renderebbe più difficile”.

Jungkook annuì in silenzio, ascoltando le preoccupazioni dell'altro con sincero interesse. Era ragionevole per Jimin sentirsi così timoroso nei riguardi del proprio futuro. Jungkook d’altro canto aveva avuto la fortuna di decidere il suo percorso già da ragazzino, e non tutti potevano dire lo stesso, aveva genitori disposti a sostenerlo durante tutto il suo tragitto.

“I tuoi ... genitori lo sanno ?" Riuscì a chiedere senza sembrare del tutto imbarazzato.

Jimin sorrise dolcemente sussurrando un flebile ‘sì’, “Mia madre mi tratta come se fossi fatto di cristallo”

“E Taehyung ?”

“Perché me lo stai chiedendo?"

"Beh... voi due … sembrate …” disse Jungkook lasciando la frase a mezz’aria, gli occhi che guardavano le sue dita giocare con la cucitura dei suoi jeans. Sentì uno sbuffo al suo fianco e alzò lo sguardo per vedere Jimin che gli volgeva un sorriso divertito.

"Sei serio ?" continuò a ridere. "Taehyung non è il mio ragazzo! Dannazione Jeon, che schifo”

“Che c’è ?” rise Jungkook di sua volta “Sembra un papà così orgoglioso” 

“Taehyung ha già qualcuno che gli piace …" spiegò Jimin con un sorriso malizioso, ”Mi sta solo aiutando"

"Ti sta aiutando? In che modo?” chiese il moro. 

Jimin sembrava divertito dalle sue domande, “Come mai così interessato alla mia vita tutto a un tratto?” prese in giro con un grande ghigno sulle labbra, quasi come stesse godendo così tanto dell’evidente imbarazzo di Jungkook.

“Io … non lo so, ho solo pensato di starti accanto durante l’iter della gravidanza, tutto qui”

"Vuoi ... perché adesso ?" chiese Jimin, perplesso. Non aspettava affatto un cambiamento così improvviso da parte di Jungkook.

"Qualcuno mi ha fatto riflettere" disse timidamente. Jungkook odiava sentirsi vulnerabile e aperto agli altri, e Jimin sembrava essere in grado di tirar fuori facilmente questa parte di lui, ma allo stesso tempo si sentiva a suo agio nell'essere così con l'altro, come se Jimin potesse prendersi cura di questo suo stato d’animo vulnerabile senza giudicarlo. “Tu sei quello che lo sta attraversando, ma non sei l’unico che soffre Jimin. Voglio davvero aiutarti”.

Jimin lo fissò in silenzio, meditando le parole e analizzandole probabilmente per giudicare se Jungkook fosse sincero o meno. "Lo apprezzo …" disse Jimin dopo mezzo minuto di silenzio. "Ma non è necessario farlo se è un grosso problema per te. I miei genitori e Taehyung mi stanno aiutando molto e credo che sia abbastanza così"

“Non lo è ... voglio … voglio essere al tuo fianco" Spiegò Jungkook. "Voglio aiutarti a scegliere cosa fare ed essere qualcuno su cui poter contare”.

Jimin lo guardò, mentre l'insicurezza continuava a nuotargli negli occhi.

"Immagino che possiamo provare ..." Sussurrò il biondo, e Jungkook non poté fare a meno di sorridere. "Ma non possiamo essere amici tutto d’un tratto Jungkook. Mi hai ferito e sarà difficile per me fidarmi di te”. 

“Anche tu mi hai ferito Jimin, e tanto”

Jimin annuì, “Ci lavoreremo, pian piano … insieme”. 

Insieme. Quella parola quasi sussurrata suonò in modo così bello sulle labbra rosse e gonfie di Jimin. Jungkook sentì il cuore cedere battiti di sollievo e si voltò verso di lui rivolgendogli il migliore dei suoi sorrisi, quello che Jimin una volta tanto amava. Gentilmente, quasi d’impulso, Jungkook fece scorrere la mano su quella del biondo, e sulla pancia di conseguenza, intrecciando le dita fra le sue. 

Jungkook era davvero intenzionato a correggere i suoi errori, a fare il meglio che poteva per essere per Jimin una spalla sicura su cui poggiarsi. E da lì, in quel chiaro pomeriggio, dove il sole sembrava dar loro barlumi fiochi di speranza, che Jimin sapeva sarebbe ricominciato tutto.

 



N.A.    Chiedo scusa per l'attesa di due mesi. E' stato un periodo folle, ma ci tenevo tanto a portare avanti questa storia nonostante fossi tentato dal cancellarla più volte. Grazie per essere ancora qui - moonism

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: tatagma_