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Autore: helad17    02/11/2018    1 recensioni
Sasuke e Naruto in una giornata uggiosa commemorano i loro defunti insieme ai loro figli Sarada e Boruto. Storia che dedico ai miei nonni.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Era una giornata uggiosa a Konoha e tipicamente autunnale.

La cittadina solitamente attiva e gioiosa aveva chiuso i negozi e le proprie attività per passare la giornata a commemorare i propri defunti.
Chiunque a Konoha aveva qualcuno da ricordare, qualche figlio o fratello che avevano perso nelle precedenti guerre, soprattutto la quarta, quella più terribile.

Era un momento importante e Sarada lo percepiva chiaramente mentre sua madre la vestiva  con la classica divisa nera per i funerali.
Sakura l’accompagnò davanti alla cancellata  del camposanto, dove suo padre e il Nanaidame Hokage la stavano aspettando assieme a Boruto che, insolitamente, era più serio del solito.

Sasuke e Naruto procedettero  all’interno del cimitero con passo silenzioso, seguiti a loro volta da Sarada e Boruto che sentivano chiaramente l’intenso momento che stavano condividendo.
Dopo aver percorso la lunghezza del sentiero principale svoltarono in un piccolo viottolo per poi fermarsi al cospetto di una piccola lapide dall’aspetto semplice.

Sembrava che nessuno fosse andato a visitarla per molto tempo ma nonostante ciò era curata,  come se qualcuno si fosse premurato di tenerla perlomeno pulita e di regalarle di tanto in tanto fiori freschi.
C’era una piccola incisione nella targa sottostante al tipico ventaglio Uchiha, essa recava una scritta che Sarada lesse ad alta voce :”Itachi Uchiha, morto a soli ventun anni, fratello amorevole e ninja dalle capacità eccezionali”. In quel momento a Sarada le venne chiaro la scelta dei fiori d’angelo che erano stati posti nella cripta dal suo papà.

“Papà “si azzardò  a chiedere ma sorprendentemente la interruppe il Nanaidaime “Era tuo zio, è morto per troppo amore” e con quella criptica dichiarazione sussurrata, chinarono la testa in una muta preghiera per poi allontanarsi leggermente.  
Sarada sentiva il bisogno di conoscere qualcosa di più dì quello zio che era morto così giovane, ma avvertiva che quello non era il momento per chiedere spiegazioni a suo padre che sembrava rammaricato e infinitamente triste.

Vide poi  Naruto sfiorare suo padre con le dita e quel piccolo gesto parve rasserenarlo.
Rassicurata li seguì fino a raggiungere pochi minuti dopo una zona collinare per aver accesso a un luogo riservato. Esso era confinato da una recinzione bianco con un piccolo cancello anch’esso bianco.
Ma nonostante ciò si vedeva chiaramente che il piccolo monumento era stato  visitato di recente e che erano state molte le persone a fornirlo di fiori e acqua fresca, tutti i giorni.

Nella lastra di marmo erano state apposte tre targhe commemorative.
Non fece in tempo a leggerle che sentì dire dal suo Hokage: “ Papà, Mamma, avrei voluto venire prima,  ma come credo sappiate già  ci ha impiegato un bel po’ questo testone a convincersi a venire con me, grazie per ogni cosa che avete fatto per me, ricordate che vi voglio bene”.
E indicandoli mormorò :“ Vi presento i nostri rispettivi figli, Uzumaki Boruto e Uchiha Sarada. Spero che abbiano ereditato il vostro Nindo e il vostro modo speciale di amare. Vi chiedo di proteggerli e  guidarli nella loro vita dovunque voi siate, soprattutto questo testone che ha ereditato la caparbietà di noi Uzumaki. Ciao Papà, ciao Mamma ci vediamo prossimamente, lo sapete che ultimamente sono molto impegnato, spero che voi mi perdoniate”poi  si inginocchiò  e chiuse gli occhi in una preghiera silenziosa. 
Sarada, curiosa, avrebbe voluto sapere perché  la data di morte dei genitori di Naruto coincidesse con il suo compleanno e come fossero morti, ma con la coda dell’occhio vide Boruto consigliarle di non farlo, e Sarada quindi  accolse il suggerimento rimanendo in piedi a commemorare quelle persone così care al suo Hokage.

Successivamente  l’atmosfera che qualche momento prima era triste e nostalgica si alleggerì.
Erano al cospetto del sepolcro di uno dei tre sennin Leggendari,  Jiraya-Sama.
Questa volta Naruto sorrise leggermente nel posare sopra l’incisione in pietra, uno di quei libri di dubbio gusto che si portava dietro il sesto Hokage.
Sarada era un po’ perplessa, non era propriamente una cosa che si portava a un defunto, ma nonostante ciò era incuriosita di questo fatto.
Pochi minuti  dopo osservò il suo Hokage accarezzare con tenerezza il marmo inciso e lo sentì chiedere sottovoce: “Ero-sennin, come va? Ti stai comportando bene?”.
Naruto indicò il suo mantello :”Guarda le mie spalle, Settimo Hokage, ce l’ho fatta finalmente!” E abbracciando un Sasuke reticente, proclamò:” E come ti avevo promesso l’ho riportato indietro, alla fine non sono così folle. Fai il bravo e lascia stare le belle ragazze. Shisou mi manchi tanto.”
Sarada  pensò che quella persona dovesse essere proprio speciale per il suo Hokage.

Quindi sorrise spontaneamente e si inginocchiò chinandosi  per ringraziare tutte quelle persone che erano state così care ai loro genitori e anche quelle che erano morte garantendo loro pace e tranquillità. 
La ragazza si sentiva in una specie di limbo di intensa emozione e di malinconia fino a quando suo padre spezzò l’atmosfera facendole un cenno, era ora di tornare.
Percorrendo la via di casa  Sarada era triste, pensò che sarebbe stato bello conoscere quelle persone di cui  ancora aveva molto da scoprire, ma sorrise concludendo che le avessero regalato un’eredità a cui attingere nei momenti di debolezza e di oscurità.

Ai miei nonni


  
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