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Autore: Auri9876    02/11/2018    1 recensioni
Il cammino di Santiago rende schiavi della fatica e dell'azione di camminare, tanto quanto una ragazza è oppressa da qualcosa di piu grande di lei, o forse qualcuno. I pensieri vanno piu veloce di quanto i suoi piedi possano fare macinando chilometri di terra.
(true story)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Santiago il tempo non passava veloce, passava veramente troppo lento. La mattina ti svegliavi presto, il sole non era ancora in alto e il vento scorreva tra i capelli mentre tentavi di chiuderli in una coda o una treccia, giusto per non cadere nell' incombenza di sentire la gentile goccia di sudore strisciare sulla fronte. Non c'era nessuna fretta di raggiungere la meta tanto ambita, avevi il tuo percorso. Camminavi, lo seguivi, le giornate così passavano tanto da trovarti all'ora di pranzo in giro per locali a cercare rifugio per la notte. Rifugio che doveva essere in qualche modo soddisfacente, tale da creare sollievo alle tue gambe stanche, i piedi gonfi. Solo che io quella sensazione la trovavo esclusivamente nel guardarti, perché gli oggetti non erano niente a confronto. Avrei potuto camminare miglia e miglia... bastava che ci fossi tu al mio fianco, anche se non lo sapevi. Insomma, tu non lo sai, lo so io, io e basta. Quando si inziano ad appoggiare le suole sulla terra, ad avanzare il primo passo di tanti altri, il primo pensiero è di voler camminare da soli, soltanto per riuscire ad ascoltarti, capendo che la vita ti regala talmente tante cose che è difficile lasciarle alle spalle. Certe cose sono più grandi di te. Tu sei più grande di me. Tu sei il mio problema, anche se non è la parola piu adatta.. Perché tu sei bellissima, sei ciò che mi porta ancora a tastare il terreno con affanno e piacere combinati. Sei davanti a me ora, ci sei e io non so che devo fare, ti guardo senza farne a meno ma non ti accorgi di questo sguardo. Non ti accorgi di me. Siamo amiche, ma non ti accorgi proprio. Credo che il camminare ti porti a provare alcune emozioni che altrimenti resterebbero oscurate da tutto il resto, infangate perché ritenute errate, sotterrate vive. Sentimenti strazianti. Quelle emozioni sono lì da un po' e non nascono dal primo giorno di cammino o dal terzo, sono stanziate dove solo tu sai. Nel clima torrido che Santiago offre, mi torna in mente il fresco gennaio, la pioggia piccante sul naso quando l'ombrello era opzionale e non necessario. I ricordi precipitano proprio come quelle gocce e tu sei la prima cosa a cui penso. La prima volta in cui mi resi conto di star intraprendendo un percorso d'amicizia con te, alle prime armi. Sei stata l'inizio della mia prima guerra. Il danno era fatto ma non me ne sono resa conto che tempo dopo, io non mi sono fermata e tu non hai fatto niente per impedirmelo. Il problema ero diventata io, il mio essere si era trasformato, ero un ossimoro vivente. Quando il programma indiceva l'incontrarti, il mio animo si innervosiva, diventavo inquieta, sudavo e nel solito momento ero la persona più felice del pianeta, tranquilla di dover vedere te. Ecco perché mi ritengo tutt'ora come elemento contraddittorio, non puoi essere contenta,rilassata e disgraziatamente ansiosa tutto in una volta. Non capivo cosa farfugliava la mia testa, sapevo solo che eri la cosa giusta da fare, al momento giusto. Questo cammino me lo sta solo che confermando. Di tempo ne è passato dal primo incontro ad ora, credendo che con lui anche i miei sentimenti sarebbero volati oltre, invece ci sono ancora dentro fino al collo. Quando pensi ad una persona, in quel modo, non puoi far altro che sentirti in colpa, perché è colpa tua se ti sei fatta prendere anima e cuore. Questa parentesi logora, uccide, devasta, distrugge, mangia. Tu sei sempre qui davanti a me ed esserti dietro è triste, non lo senti? Non mi senti? Urlo di girarti, guardami, che quando mi guardi accadono meraviglie. Prima di tornare a casa, Santiago, mi ha regalato un sentimento. Quando dopo una faticosa giornata ti accasci su un gradino a fumare una sigaretta, col tramonto dritto in fronte e l'odore di bosco nelle narici , aspetti due cose: o che arrivi la persona giusta, nell'esatto momento in cui alzarti è l'unica cosa che puoi fare, oppure rimanere in silenzio concentrandoti solo su quegli uccellini divertenti, in giro. Caldo o freddo, bianco o nero, non c'è l'alternativa alcune volte. Quel giorno era un giorno senza alternativa, dovevi arrivare tu o nessun altro. Mi avevi preso la mano, stretta nella tua ,sulla mia spalla, e il mio cuore è impazzito, insieme al mio basso ventre. Una stretta di mano e sono andata fuori di testa, da non immaginare se facessi altro. O forse si. Quante volte è arrivato nitido nel mio cervello il pensiero di un tuo bacio, di una tua carezza dove piu ne avevo bisogno, di te e basta. Il bacio più cauto e famelico del mondo, con le tue labbra schiuse che farebbero impazzire chiunque ma sono li per me solamente. Né troppo carnose, né troppo sottili, color pesca. Dio, come le mangerei. E le tue mani che corrono sulla mia figura che non amo, ma tu un po' si e me lo fai capire con dolci, dolcissimi tocchi, partendo dalle guance, andando al collo e poi al seno. Qui con una stretta così decisa da farmi ansimare mi accarezzi, e scendi, scendi, scendi, ancora. Io non faccio altro che imitarti con la foga di una scimmia impacciata perché il momento più atteso della mia vita finalmente era vivo. Nessuno intorno, gli occhi completamente incastrati, l'una nell'azzurro dell'altra. La tua lingua dal sapore meraviglioso si stacca dalla mia, seguendo i movimenti che prima erano stati fatti dalle tue dita affusolate incapaci di creare danni. E ti ritrovo in mezzo alle gambe, oltrepassi la barriera di tessuto, e io non so come fare, non so se piangere. Mi sposto i capelli dalla spalla con l'unica mano libera, l'altra ancora stretta alla tua... sull'altra spalla. Il tramonto, il profumo di bosco. Mi ero persa in un mondo che non mi apparteneva, tu eri dietro di me con quella mano sulla spalla, non eri tra le mie gambe, non avevo il tuo sapore sulle labbra, la tua lingua non mi aveva toccato. I pensieri si rifecero sulle mie gote. Rossa, rossa come quel cielo. Te ne sei accorta, sei venuta davanti a me, in ginocchio, così da essere alla solita altezza. E la mia testa lavorava, lavorava, lavorava ancora riproponendo tutte le immagini che prima avevo vissuto troppo intensamente. Mi hai detto che lo sapevi e dovevo tranquillizzarmi. Non so cosa sapevi, non te l'ho mai chiesto, tu non lo hai mai specificato. Sono tornata da Santiago forse con un peso in meno, ma con un bagaglio in più.
   
 
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