Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: xingchan    03/11/2018    4 recensioni
"[...] prima che potesse scivolare nel mondo dei sogni una luce improvvisa rossa come il sangue le avvampò davanti alle palpebre abbassate provocandole se non dolore, qualcosa che rassomigliava ad un fastidioso e potente fuoco che la investì in pieno."
[Post Manga; Lieve OOC]
Genere: Angst, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jaken, Kohaku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Odore di donna


Sesshomaru afferrò i bordi della vasca con le unghie. Tese i muscoli delle braccia e si alzò dalla vasca, facendo scivolare via gocce d'acqua dal suo corpo incurante della scia che lasciava sul pavimento.
"Cosa devo fare con te?" 
"Cosa vuoi dire?"
"Sei sempre stato alquanto ribelle, Sesshomaru, ma ero sicura che avresti adempiuto a tutti i tuoi doveri."
"Ho fatto tutto ciò che il mio lignaggio richiede. madre."

Indossò una casacca bianca, e con gesti decisamente più nervosi armeggiò con l'obi di  hakama blu per chiudere l'abito. Infine, gettò la sua coda sulla spalla.
"In questi ultimi anni ti sei dedicato ad essi con una solerzia davvero invidiabile, lo riconosco. Sei stato dai Signori dell'Est e del Sud, hai rinforzato l'allenza che tuo padre aveva stipulato con loro. Hai poi mosso guerra contro l'avido e pericoloso Signore del Nord, riuscendo brillantemente nell'impresa e inglobando i suoi territori e spartendoli con gli alleati in egual misura. Hai avuto pietà dei tuoi nemici, impedendo così a te stesso di cedere alla tentazione di lasciarti andare alla collera. Hai fatto tutto ciò, Sesshomaru, e molto altro, in questi ultimi anni. Tutto, fuorché accoppiarti con una demone."
Diede un occhio alla finestra della sua camera da letto, osservando con lo sguardo vuoto lo spazio al di là del cielo. Lo stesso che aveva sempre osservato durante la sua vita al di fuori del castello.
"Avresti dovuto farlo almeno cento anni fa, eppure hai preferito andare in giro a cercare una spada che non era nemmeno destinata a te. E guarda a cosa ti ha condotto il tuo inutile viaggio: a provare sentimenti per una umana, trascurando la volontà di tua madre."
"Non ho mai cercato il tuo consenso per andare alla ricerca di Tessaiga, ora non cerco assolutamente il tuo benestare per avere una umana come compagna."
"No, di certo. Ora più di prima, sei dotato di tutto quel potere che ti serve per far valere anche scelte dubbie come queste."

Distolse gli occhi d'ambra dal cielo soltanto per uscire dalle sue stanze per avviarsi in direzione di quelle di Rin, mentre le tenebre della notte oscuravano lentamente il cielo.
"Dove stai andando? Ti stai recando da lei? Perché, Sesshomaru? Forse lei ti da' un po' di felicità, ma questa svanirà in men che non si dica. Non vedi come invecchia in fretta? Appena qualche anno fa, quando la portasti da me, non era più di un cucciolo d'uomo. Ora ha un chiaro odore di donna. Appena qualche altro istante e subirà un altro cambiamento, poi un altro ancora più implacabile e distruttivo, e tu sai a cosa mi riferisco." 
Nel corso del tempo trascorso lontanto da Rin, Sesshomaru aveva imparato ad estrapolare da quei pochi minuti con lei al villaggio degli umani tutte le sconfinate sensazioni d'amore e tutta l'immutabile dolcezza che provenivano da lei, ed aveva imparato a serbare tutto nel cuore fino al suo successivo ritorno.
Data la situazione, in cui avevano un tale pericolo davanti e così poco tempo a disposizione solo per loro, Sesshomaru avrebbe passato la serata con Rin, cavandone il piacere della sua compagnia. Ma certamente non era solo per questo che ora si stava affrettando verso la sua porta di carta di riso colma di fiori dipinti: aveva visto il viso della compagna decisamente più contratto rispetto alla prima illusione di cui era caduta vittima, e inoltre aveva percepito una spessa coltre di mortificazione avvolgerla dalla testa ai piedi. 
Aveva rivissuto un momento orribile della sua vita al villaggio, aveva ritrovato la paura di essere violata contro la sua volontà e, come se ciò non bastasse, aveva preso su di sé le ultime sofferenze di quel miserabile verme umano come se fossero state le sue. 
Nella sua lunga esistenza di demone sanguinario, Sesshomaru mai aveva pensato di doversi misurare con una situazione così oscena, malsana e deplorevole; per di più non aveva mai creduto di poter percepire come suo un affronto destinato ad un altro individuo.
Se solo quella maledetta sacerdotessa non lo avesse convinto a lasciarla al villaggio umano, Rin non sarebbe stata neanche sfiorata dall'idea di dover provare un simile raccapriccio; e se soltanto lui fosse rimasto accanto a lei invece di combattere delle guerre di cui non gli importava e di stringere alleanze desiderando di poterla vedere anche da lontano, nessuno avrebbe mai osato trattarla come una reietta. 
Gli esseri umani erano davvero meschini, come d'altronde li aveva sempre dipinti, e le persone come Rin e come Kagome - e quasi si sorprese di pensarlo con una velata amarezza, stavolta - erano solo poche gocce in un mare fatto di odio, di paure e di stupidità. 
Non avevano davvero nulla da sottrarre ai demoni, nonostante ne avessero un cieco timore. Eppure non avevano tutti i torti nel reputare la maggior parte, se non tutti i demoni, tanto pericolosi quanto loro. Probabilmente nel profondo erano consapevoli di cosa entrambe le parti fossero capaci di fare.
Se non ci fossero stati umani malvagi come un tempo lo era stato Naraku, tutta quella storia sulla Sfera dei Quattro Spiriti non ci sarebbe stata; e se non ci fossero stati demoni vendicativi come Noroi, Rin non avrebbe avuto su di sé quella stupida maledizione destinata ad Inuyasha.
L'unica cosa buona in quella storia era che il mezzodemone si era reso utile, una volta tanto. Anche se avrebbe voluto uccidere quel Souma con le sue stesse mani.
"Sei in collera perché Noroi ha fatto un torto a qualcosa di tuo?"
"Sono in collera perché ha fatto un torto a Rin."
"Anche se la maledizione era stata concepita per il mezzodemone? Oh, non fare quella faccia: non si addice ad un tale demone freddo come il ghiaccio. Una volta tornato qui senza i tuoi cuccioli d'uomo, portasti con te una scia lieve dell'odore del mezzodemone insieme ad altri demoni e ad altri umani."
"Abbiamo avuto un avversario molto ostico da combattere."
"Abbiamo? Questo vuol dire che hai combattuto unendo le forze insieme ad altri demoni - o mezzidemoni. Da quando sei un lupo primitivo che ha necessità di vivere in branco?"
"Questa conversazione può concludersi qui!"
"Sarebbe splendido, non lo metto in dubbio. Parlare con te è come bere del sangue particolarmente amaro."

Da un ridotto brusio, le voci dei suoi compagni di viaggio si fecero sempre più distinte man mano che procedeva, e Sesshomaru udì i suoni articolarsi e trasformarsi in parole; ed erano parole di Jaken e di Kohaku che raccontavano le vicissitudini della guerra contro Naraku alla demone cane Kyo, colei che aveva incaricato affinché si prendesse cura di Rin durante la sua permanenza al castello. Percepì ogni sorta di emozione scorrere da ciascuno di essi, e fra il groviglio quasi indistinguibile di sensazioni positive riconobbe quello ancora chiuso e angosciato di Rin. E non poteva e non voleva sopportarlo.
Sesshomaru fece scorrere la porta di carta bruscamente, tanto che i presenti nella stanza ammutolirono subito. Solo Jaken si permise di spendere qualche sfacciata parola di gratitudine, ma il demone maggiore non lo degnò di uno sguardo perché questo andò direttamente sulla figura di Rin, seduta accanto a Kohaku intenta a fissare mestamente la sua pesca intatta. Si era resa conto che lui era arrivato - lo si poteva comprendere facilmente da come il suo respiro si fosse fermato - ma contrariamente a come faceva solitamente era rimasta immobile nella sua posizione, accennando un movimento appena percettibile delle sue dita che sfregavano con nervosismo le palme delle mani. 
"Rin" la chiamò, e rimase alquanto interdetto al lieve sussulto che le procurò. Invece di rispondergli con tutto il calore con cui era solita rivolgersi a lui, la ragazza si strinse nelle spalle esili e scostò gli occhi con una cadenza colpevole e fiera allo stesso tempo. Rin fu sul punto di alzarsi quando Sesshomaru oltrepassò lo sterminatore, si fermò al suo fianco e le porse una mano. Non accennò a nulla; semplicemente e senza alcuna espressione a deformargli il viso la invitò tacitamente a seguirlo. Dapprima titubante sul da farsi Rin finalmente si alzò, senza il suo aiuto, dirigendosi con passo fermo all'uscita, e Sesshomaru poté sentire quanto limpida fosse la sua determinazione e tuttavia quanto distinta fosse la sua tensione in sua presenza. 
Probabilmente si sarebbe tranquillizzata presto, si trovò a pensare il demone cane notando come i segni dell'ultima illusione avessero gradatamente lasciato il suo corpo. 
"Rin è con me ora, continuate pure" biascicò agli altri, prima di chiudere la porta. 
La condusse nella sua ala del castello, costituita da elementi essenziali e semplici, priva di ogni cosa che lui reputasse superflua e superficiale fin da ragazzo. Non c'era mai stato nulla di più importante per lui del potere, delle armi di suo padre e della conquista dei territori, ma ora tutto ciò perdeva di significato. Ora c'era qualcos'altro di gran lunga più importante - si volse ad osservare la sua compagna al suo fianco - dopo una attesa che, per quanto per lui fosse stata estenuante, per lei rappresentava una vita intera. 
Entrarono nella sua stanza principale, invitandola a sedere su uno dei cuscini un tavolo su cui erano già servito il tè in due tazze e del matcha in un contenitore più piccolo. Ne aveva percepito l'odore fin dalla conversazione con sua madre.
Rin parve stupita da quell'accoglienza, ma fece quanto suggerito; e Sesshomaru la imitò immediatamente, dandole modo di prendere la sua tazza fumante servendosi lui per primo con quello che - Rin stessa glielo aveva detto, una volta - era una delle sue bevande preferite. 
"Non male, direi" commentò con un leggero sorriso sulle labbra, posando la tazza.
Ma la ragazza non reagì in alcun modo: continuò a fissare un punto indefinito davanti a sé e alzò il petto in un pesante sospiro, mettendo in dolce evidenza le sue rotondità.
"So che siete arrabbiato, signor Sesshomaru" disse all'improvviso con una voce ferma e per nulla sul punto di incrinarsi. 
Arrabbiato. Certo che lo era, ma Sesshomaru non seppe quale sentimento provare al suono di un onorifico pronunciato da Rin per rivolgergli la parola.
"Ricordo bene il giorno in cui smettemmo con i convenevoli", e la sua voce gli parve troppo destabilizzata per poterla mascherare bene.
"Dovremmo riprenderli."
"E' vero, sono arrabbiato" mugugnò infine con un tono risentito per averla sentita replicare ancora in quel modo "ma non con te, Rin."
Vide le vene delle sue mani tendersi insieme alle sue dita strette a pugno sulle ginocchia coperte del suo kimono, e la vide tremare ed infine scoppiare insieme a due lacrime solitarie rimaste negli incavi degli occhi troppo a lungo. Si voltò verso di lui, e Sesshomaru non poté fare a meno di pensare quanto Rin fosse diventata raffinata, nonostante fosse rimasta comunque una persona spontanea.
"Ed invece sono io quella con cui dovresti esserlo!"
"Finalmente sono ritornato un tuo pari" asserì, ritornando stranamente sereno nel vederla reagire energicamente - e nel vederla abbandonare quella distanza che lei aveva deliberatamente interposto fra loro appena pochi istanti prima.
"Non credevo saresti venuto a saperlo, un giorno." 
"Perché non me l'hai mai detto?"
"Perché non potevo" sospirò, e si lasciò andare ad un singolare singhiozzo - come se non volesse piangere ancora nonostante le fosse quasi inevitabile - che sembrò per Sesshomaru come uno schiaffo in pieno viso: proprio quando Rin aveva bisogno del suo futuro compagno, lui non c'era. 
Anzi, aveva fatto di più: l'aveva lasciata in quel villaggio più del dovuto, quando a quella età le ragazze umane - lo aveva scoperto qualche tempo dopo che lei avesse compiuto quattordici anni - erano già considerate donne. 
"Avrei dovuto portarti via con me prima di quel giorno, salvandoti prima che accadesse."
"Fu Inuyasha a salvarmi. Dopo quel fatto, si è persino addossato l'astio di molti abitanti del villaggio."
"Quell'idiota fa qualcosa di sensato, una volta tanto."
Probabilmente utilizzò un tono decisamente esasperato, perché Rin si era resa conto di quanto tutta quella situazione gli stava stretta come le sbarre di una gabbia. Il solo ricordo di Rin che cercava in tutti i modi di liberarsi dalla presa di quell'umano lo faceva fremere di rabbia dalla testa ai piedi.
"Non potevo permetterti di ucciderlo, perché so che molto probabilmente lo avresti fatto. E non me lo sarei mai perdonata."
In un'altra occasione, l'umano che avesse anche solo pensato di tacere qualcosa di così importante avrebbe pagato l'affronto con la vita. Ma il fatto che fosse Rin a fargli una cosa simile cambiava ogni cosa, e non perché fosse la compagna che aveva scelto per sé. Sesshomaru si fidava completamente di lei, e nulla avrebbe potuto anche solo scalfire quella fiducia: se Rin aveva deciso di tacere qualcosa, lo faceva in virtù di un bene che forse nemmeno lui avrebbe potuto comprendere.
"Non volevi che uccidessi un tuo simile?"
"Non solo per questo. Non volevo che le tue spade venissero sigillate" disse, e al demone cane quasi mancò il fiato.
Lo aveva fatto per lui, dunque.
Gli aveva sempre riservato delle sorprese, la sua piccola Rin, con quell'arguzia davvero troppo matura per una bambina e quella capacità decisionale che trascendeva dalla volontà di Sesshomaru. Ma fu un'autentica meraviglia il fatto che avesse pensato di non dirglielo per preservarlo da se stesso. Fu sul punto di pensarla da cucciolo, gracile e coraggiosa, mentre cercava di soccorrerlo dopo la disfatta contro Inuyasha con del cibo che gli procurava nausea al solo odore.
"Il maestro Totosai mi ha raccontato cosa succede a Bakusaiga e a Tenseiga se dovessi lasciarti prendere dalla collera. Ed io non voglio assolutamente che tu rimanga indifeso."
Sesshomaru emise una esclamazione di sufficienza - e un po' risentita, a dire il vero.
"Dimentichi il veleno dei miei artigli. Hai così poca fiducia della mia forza?"
"No, affatto. Ma il tuo sacrificio durante la battaglia contro Magatsuhi sarebbe stato del tutto inutile."
Sesshomaru rifletté sull'accaduto, e su quanto fosse stato così facile per lui in quel momento gettarsi a capofitto nella battaglia per salvare un gruppo di esseri deboli, non curandosi di se stesso, non curandosi della sua incolumità, con un rischio di morire che sfiorava la certezza, ma che insolitamente per lui rappresentava l'unica via di uscita per loro. L'unica via d'uscita per lei.
"Ascolta, Sesshomaru. Se la tua fiducia nei miei confronti è venuta meno, sappi che puoi scegliere. Come tu hai lasciato decidere a me di cosa fare della mia vita, ora io lascerò decidere te. Se vuoi allontanarmi per non rivedermi mai più fa' pure, io non cercherò di fermarti. Ma ti consiglio di muoverti: gli esseri umani non hanno molto tempo a disposizione, ed io ne ho già sprecato troppo."
Smise di respirare mentre cacciava fuori tutto quel discorso, tanto che Sesshomaru ebbe l'impressione che lo avesse preparato in vista di un suo probabile ripensamento riguardo loro due. Ma Rin non aveva tenuto conto che il demone - proprio come lei - la sua scelta, l'aveva già fatta, a meno che fosse lei a rivendicare la sua vita.
"Sesshomaru non ha mai dubitato di Rin" esclamò, il tono solenne ad incorniciare quelle parole che, tutto d'un tratto, diedero una definizione alla fiducia reciproca di tutti quegli anni, passati avanti e indietro per il villaggio umano. "E mai lo farà."
Percepì il cuore di Rin fare un violento sussulto, e i suoi occhi scuri da cerbiatta ancora bagnati di lacrime rivolgergli uno sguardo stupito e speranzoso allo stesso tempo; e il demone cane pensò a tutte quelle volte in cui aveva desiderato di poterla avere finalmente al suo fianco e godere della vista del suo dolce viso senza doverla lasciare mai. Le rivolse un accenno di sorriso, prima di tornare improvvisamente serio per chinarsi su di lei e prenderle il mento fra le dita.
"Quante volte ancora hai intenzione di salvarmi?"
Rin avvampo' di colpo, e Sesshomaru sentì il fuoco dentro di lei incanalarsi dolcemente per tutto il suo corpo, fino a scendere verso il suo ventre. Ed infine, mentre Sesshomaru inspirava per la prima volta un odore di Rin che non aveva mai sentito prima - fatto di carezze e acerba passione - e che si faceva strada nella nuvola di fiori che la circondava, le lasciò un bacio morbido sulle labbra, forse troppo veloce a giudicare dall'ennesima espressione lievemente imbronciata di Rin. 
Ma lei non lo lasciò senza risposta. La ragazza non esitò un momento a circondargli il collo con le sue braccia, e il demone raccolse il suo corpo istantaneamente, facendola sedere sul suo braccio; e sarebbe stato idilliaco per lui se il sentore di fiori - probabilmente del bagno - non avesse ripreso inevitabilmente a farla da padrone. Il viso di Sesshomaru subì una smorfia di disappunto, mentre quello di Rin diventò interrogativo.
"Questo odore di fiori è nauseante."
"A me piace, invece!" ribatté lei un poco indispettita. Lo lasciò andare, dandogli modo di credere che si fosse arrabbiata. A quanto pareva non aveva compreso dove volesse arrivare. Per quanto fosse estremamente intelligente, sembrava quasi non riuscisse - o non volesse - cogliere i suoi messaggi fra le righe - non che lui ne avesse in serbo molti, in realtà.
"Che cosa hai capito?" mormorò lui, alquanto divertito. "Nasconde troppo il tuo odore."
Si distese sulle guance di Rin un rossore soffuso, ma invece di essere colta nuovamente di sorpresa ora fu lei a baciarlo, sulla guancia decorata dei suoi segni demoniaci, per poi ridere piano ed avvicinarsi piano alla sua bocca sottile con la punta del suo naso. Ma si fermò, prima che toccasse le sue labbra. 
"Senti, Sesshomaru:" lo riprese all'improvviso, con un sussurro colmo di incertezza mentre le sue dita distratte gli sfiorarono il petto "io ho mandato all'aria i piani di tua madre, non è vero?"
Lo colse del tutto impreparato - e considerevolmente contrariato - con quella domanda, soprattutto in un momento come quello che stavano vivendo, in pace e in solitudine. Cosa voleva intendere con ciò? Che volesse prendere su di sé dei sensi di colpa che lui invece non provava affatto?
"Per l'appunto, erano i piani di mia madre, non i miei" precisò lui. "E non sono così importanti come credi. Ora, ciò che più mi preme è avere la pietra Meido", e prendersi carico di quella pietra era motivo di grande responsabilità, ma ora come ora l'importante era che Rin fosse al sicuro da eventuali attacchi di Jukai. Non avrebbe più permesso che lei rivivesse momenti orribili della sua vita passata al villaggio. 
La circondò infine con le sue braccia e la strinse teneramente al suo petto, sentendo quanto sembrasse decisamente più piccola e fragile di quanto già non fosse. Rin fu felice di ricambiare l'abbraccio, e il suo ulteriore slancio verso di lui gli fece conoscere interamente e per la prima volta il tepore del suo corpo morbido e minuto coperto soltanto da una veste da camera: gli fece percepire la sua vita sottile, le forme piccole dei suoi seni solitamente imprigionati nel tessuto stretto dei kimono e divisi dalla possente armatura di lui, e l'odore invitante di una passione primitiva farsi più intenso e definito. Fu come se qualcosa in lui si fosse acceso, e avesse preso a divampare come le fiamme di un incendio. Ma prima che tutto ciò gli ottenebrasse la ragione, stordendolo del tutto, fu colto da un ultimo ed unico desiderio razionale. 
"Sconfiggerò io Noroi, non permetterò che ti affronti e che ti faccia del male."
Sesshomaru era in procinto di affondare il viso nell'incavo del collo di lei, quando Rin sorrise amaramente, allotanandolo quel po' che bastava per guardarlo negli occhi.
"Non metterai a repentaglio la tua vita più del necessario" rimarcò lei con sicurezza, ripetendo le parole che lui le aveva riservato tanti anni prima. "Sesshomaru, sarò io a sconfiggerlo, con l'aiuto di quel fiore. Preferisco così piuttosto che vederti sconfitto."
Sesshomaru ne fu quasi spaventato, e abbandonò del tutto le effusioni cominciate. Non sapeva da dove Rin riuscisse a prendere tutta quella determinazione - forse dalla sconsideratezza - ma come poteva essere tranquillo se la posta in gioco era la vita della sola persona di cui gli importasse veramente? 
Anche se quel fiore avrebbe potuto davvero offrire a Rin delle capacità demoniache, sicuramente dovevano essere scarse in confronto ai poteri di Noroi, così come lo erano comparate ai suoi. Dunque, lui era il solo che potesse proteggere la sua compagna. 
"I tuoi problemi sono anche i miei, Rin."
La giovane sorrise ancora e trovò finalmente il coraggio di prendere l'iniziativa, baciandolo per prima sulla bocca - guardandolo negli occhi - con un trasporto che Sesshomaru accolse senza remora alcuna; ma non appena il bacio si interruppe Rin sbadigliò teatralmente sciogliendosi dal suo abbraccio; e riprese il contatto con lui addossandosi al suo petto ed rannicchiandosi come un cucciolo in cerca di calore. Sesshomaru la riavvolse, chinandosi un po' per poter inspirare l'odore dei suoi capelli.
"Sei stato tu a dire a Kyo di chiamarmi signora?"
"Le ho semplicemente detto che sei la mia compagna" commentò, provocandole una risatina felice e un pizzico di imbarazzo. 
Poi si interruppe, più o meno bruscamente, stringendosi ancora di più su se stessa.
"Cosa intendeva tua madre con donare la fedeltà?"
Sesshomaru fu colto alla sprovvista con quel quesito, e tergiversò deliberatamente - almeno per qualche attimo. 
"Quante domande, piccola umana."
"Tu rispondi, grande demone!" 
Lo scimmiottò, immergendosi in un gioco che non avevano mai iniziato veramente in tutto quel tempo, e che Sesshomaru si scoprì disposto a fare. Farsi prendere in giro non rientrava nelle concessioni che solitamente elargiva, ma con Rin era tutta un'altra cosa.
"Donare la fedeltà vuol dire accoppiarsi."
Rin sembrò quasi squittire di fronte a quella consapevolezza, spargendo un nuovo e più dirompente imbarazzo nell'aria, e con tutta probabilità la sua mente era corsa immediatamente a pochi istanti prima, quando erano intenti ad... amoreggiare.
"Dove sono Kirara e Ah-Uhn?"
"Nelle stalle. Non preoccuparti, sono stati rifocillati."
Rin sbadigliò ancora, e nel ritirare le gambe quanto più possibile vicino al petto le scoprì, forse senza accorgersene.
"Quando tutto sarà finito riprenderemo a viaggiare, non è vero?"
"Certamente."
Il demone coprì le gambe della giovane con l'estremità della sua coda, e avvertì della felicità soffusa di Rin aleggiare un poco su di loro prima che lei si addormentasse. Si concentrò sul battito di Rin che si tranquillizzava progressivamente, e che dolcemente si intrecciava con il suo, perché non poteva affrontare il pensiero di rivederla svanire nel nulla senza che lui potesse fare alcunché per preservare la sua vita.
Ciò che sua madre gli aveva riferito era pericoloso per Rin, tanto quanto lo era stato rimanere al villaggio, ma stavolta Sesshomaru ci sarebbe stato: l'avrebbe protetta interamente, e non avrebbe permesso a nessuno - nemmeno ad un demone maggiore come Noroi - di torcerle un capello.  
Fremette di collera al pensiero di uccidere chiunque volesse farle del male, e Rin doveva aver avvertito qualcosa nel sonno, perché si chinò sulla sua coda - attratta dalla consistenza vaporosa - e la abbracciò d'istinto, stendendosi poi su di essa finendo con lo scivolare via da lui per planare su un'altra porzione di coda rimasta sul pavimento. 
Emise un sospiro rilassato, e Sesshomaru la circondò ulteriormente con la sua coda per non farle prendere freddo. Vederla così tranquilla gli fece inevitabilmente pensare a quanto fossero orribili le illusioni di Jukai per lei, e a quanto  fosse forte nel resistere a quella concentrazione di aura demoniaca per così tanto tempo. 
Negli anni Rin non solo era diventata adulta, ma era anche diventata più forte, coraggiosa e acuta. 
Ma c'era dell'altro.
Osservare in prima persona i suoi ricordi proiettati nell'ultima illusione gli aveva fatto capire per la prima volta in quale modo e in quale misura la vita di Rin si fosse scostata irreparabilmente dalla sua: si era lanciata in tutte le attività umane che puntualmente le si presentavano - dallo studio delle erbe mediche al tiro con l'arco - differenziandosi dal cucciolo d'uomo che aveva conosciuto nella foresta e, in un certo senso, rendendosi decisamente più indipendente dalla sua figura - arrivando persino a decidere di tacere su un episodio grave come quello accaduto al villaggio anni prima.
Paradossalmente, Sesshomaru era deliziato da tutto questo. 
Era alquanto ironico come uno come lui, che nella sua vita altro non aveva conosciuto che la guerra e la brama di potere, si fosse rivelato a se stesso come un essere in grado di amare fino al punto da mettere a repentaglio la sua felicità. 
Perché come si poteva spiegare altrimenti la decisione di dare infine ascolto alla vecchia sacerdotessa?
"Lascia che cresca con i suoi simili, con una famiglia, con una istruzione. Lascia che cresca con delle prospettive davanti a sé, e con la consapevolezza che ci sono altre persone a volerle bene. Se deciderà di seguirti, quando sarà adulta, sarà una decisione autentica."

Era stata una scelta dolorosa per lui, tanto che fin dai primi istanti di separazione aveva più volte pensato di rimanere nei paraggi del villaggio umano finché lei non fosse stata giudicata una donna, ma infine aveva deciso di non farlo - soprattutto per non attirare nemici - e di concludere tutte le missioni che il suo titolo di nuovo Inu no Taisho reclamava. 
Nel frattempo Kaede l'avrebbe allevata secondo i criteri degli uomini, provvedendo inoltre alle quelle necessità a cui spesso né lui né Jaken erano pienamente in grado di far fronte. 
"Rin è una bambina piccola per costituzione, ma non mi è sfuggito il fatto che sia denutrita. Questo potrebbe compromettere la sua salute, oltre che la sua crescita."
E se non erano in grado di procurarle del cibo che la soddisfacesse, figurarsi affrontare altre vicissitudini di cui lui, in quanto demone e maschio, a stento era a conoscenza.
"Un essere umano ha esigenze che non potresti comprendere, specialmente un essere umano donna. Nel corso della sua crescita avrà bisogno di qualcuno che la guidi nelle prime importanti fasi della sua vita e che le insegni a prendersi innanzitutto cura di se stessa."
"Vuoi forse insinuare che ciò che Rin ha trascorso con me sia una menzogna?"
"No, affatto. Ma non posso permettere che ponga altri - chiuunque - al di sopra di sé."

Dopo alcune rimostranze aveva taciuto come uno sciocco davanti alla sacerdotessa, nonostante fosse fortemente contrario, perché l'intenzione di tenerla al sicuro era prevalsa su ogni cosa. Ma portarla con sé fin da bambina non curandosi delle considerazioni della vecchia sacerdotessa sarebbe stato altamente egoistico da parte sua. Gli bastava osservarla ora, per accorgersi che le ragioni della sacerdotessa in fondo erano plausibili, che Rin doveva innanzitutto bastare a se stessa prima di decidere di consegnarsi nelle sue mani. 
Però non l'aveva lasciata al villaggio degli umani, facendo così l'enorme sacrificio di privarsi della sua costante presenza per farle correre pericoli simili.
Inizialmente Sesshomaru non aveva tenuto conto di tutte le implicazioni del caso. Aveva soltanto pensato a fare in modo che la sua piccola Rin si ricordasse che c'era qualcuno che la amava di un amore così forte e assoluto da trascendere il tempo e la lontananza. 
Ma se alla seconda si poteva facilmente porre riparo, non si poteva dire la stessa cosa della prima. Il tempo però era incommensurabilmente lungo per lui, e le tempistiche umane così effimere; così in quegli anni aveva combattuto soltanto per poter tornare al villaggio e per poter cogliere nuovamente quella sfumatura sempre nuova del suo odore che cambiava, del suo corpo che si modellava e della sua mente che diventava sempre più sviluppata. 
E ad accompagnare tutti questi accorgimenti c'era sempre la gioia di trovarla lì, sana e salva, con la prova inconfutabile del suo amore stretto nell'obi e con l'estenuante attesa a cui erano entrambi sottoposti; ma anche con il dolore di lasciarla nuovamente, di far sì che la sua vita si dividesse ancora, senza essere in grado di sapere se l'avrebbe mai rivista.
Le accarezzò la guancia che era stata colpita dall'illusione con il dorso delle dita, mentre nella sua testa campeggiava un solo, unico pensiero.
Non voglio perderti di nuovo.




NDA
Ma ciao! Mi scuso enormemente per il ritardo! Pensavo di combinare qualcosa entro la fine di ottobre ma niente -.-'
Perdonate gli errori che - sicuramente - ci sono xD
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: xingchan