-Sherry-
La notte, così scura e piena di piccole stelle, aveva sempre affascinato Sherry. D’altronde, lei era una gran sognatrice.Forse un po’ melodrammatica, a volte forzatamente romantica, ma sempre in modo sincero. Tutto ciò che mostrava era frutto di ciò che le comandava il cuore, anche se spesso l’aveva messa nei guai.
Sospirò, il rantolo del suo respiro si condensò in una piccola nuvoletta bianca. La fissò con gli occhi lucidi.
Era sola, seduta per terra ai confini di un bosco, in piena notte per giunta. Presto sarebbero cominciati i fuochi d’artificio per la festa dei ciliegi arcobaleno e lei li avrebbe visti da sola lontano da Lyon e dai suoi amici.
Sentì le guance inumidirsi di lacrime, sapeva che non doveva fidarsi.
D’altronde era sempre stata una sfortunata cronica in amore, pronunciava sempre quella parola nel tentativo di scacciare la maledizione che l’avvolgeva.
Singhiozzò, le spalle scoperte rabbrividirono al fresco della sera e lunghi lacrimoni le scivolarono fin sotto il mento.
Era stata ingannata, per l’ennesima volta. Ne era sicura.
«Non piangere, ti prego».
Sherry passò una mano sul volto per asciugarsi e si girò, Ren era in piedi alle sue spalle e teneva una rosa in mano. Era color ciliegia come i suoi capelli.
«Non pensavo che il mio ritardo potesse provocare tutto questo, mi dispiace».
Sherry non riusciva a parlare, nel silenzio della notte gli fece cenno di sedersi accanto a lei per vederlo meglio.
Ren accolse l’invito e, dopo essersi sistemato sull’erba al suo fianco, si tolse la giacca per metterla sulle spalle della ragazza.
Sherry sorrise, strinse a sé la rosa che Ren le aveva messo sulle ginocchia.
Era lì, con la sua giacca e accolta dalle sue braccia, i loro visi erano illuminati dai primi fuochi d’artificio colorati.
“Questo è ciò che chiamano Amore” si disse, prima di chiudere gli occhi e bearsi di quel momento.