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Autore: Kiki Daikiri    14/07/2009    8 recensioni
"Ho conosciuto John quando ancora andavamo alle superiori in quella cazzo di scuola statale.
Quella cazzo di William of York State School.
La odio, cazzo, era veramente una tortura doverci andare.
Ai tempi io ero un vero e proprio segaiolo: mi ci stavo bruciando il cervello su quelle mode e quegli atteggiamenti alla David Bowie, il mio mito assoluto."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One shot
No irish
 
Ho conosciuto John quando ancora andavamo alle superiori in quella cazzo di scuola statale.
Quella cazzo di William of York State School.
La odiavo, cazzo, era veramente una tortura doverci andare.
Ai tempi io ero un vero e proprio segaiolo: mi ci stavo bruciando il cervello su quelle mode e quegli atteggiamenti alla David Bowie, il mio mito assoluto.
Amavo Bowie e amavo tutto ciò che Bowie faceva.
Mettevo lo smalto per essere più elegante, per intenderci, e compravo Vogue per poterne imitare i canoni.
Avrei fatto il modello, se il cielo mi avesse mandato il culo di trovare un’occasione.
Invece quello stronzo mi mandò John Lydon, e da lì in poi la mia vita sarebbe cambiata, come, d’altra parte, anche la sua.
Lui era proprio l’opposto di ciò che io ero: io ero un modaiolo, lui era un barbone irlandese brutto e pazzo.
Lo credevamo davvero, che fosse matto.
Credo fosse colpa della meningite che disse di aver avuto verso i sette, otto anni: la sua vista funzionava male ed era costretto a fissare a lungo gli oggetti, per metterli a fuoco, per cui aveva quel perenne sguardo da schizzato psicopatico.
Mi piaceva proprio tanto, quello sguardo.
Poi anche i capelli verdi, perché li ha avuti verdi per un periodo, mentre io ancora emulavo Bowie con un taglio indecente mezzo rosso e mezzo non si sa cosa che John odiava a morte e anche di più.
Infatti, di li a poco, ci pensò lui a rasarmi, fu così, più o meno, che ci inventammo quella acconciatura assurda che ora la gente chiama spikes.
Come dicevo, alle scuole statali io ero proprio un segaiolo senza uno scopo nella vita, caratteristica che credo di aver mantenuto più o meno per tutta la durata della mia esistenza su questo marciume di pianeta.
Anche Lydon era una testa di cazzo, però lo era in modo diverso. Lydon era chiuso, deciso e anticonformista a livelli quasi nauseanti.
Ricordo con quanta disinvoltura portasse quegli abiti strappati e tenuti insieme dalle spille. Non era moda, era povertà. Eravamo poveri, tutti, e per non andare in giro nudi si faceva anche questo.
Io spendevo tutto quello che guadagnavo, perché a quell’epoca lavoravamo, in abiti pseudo eleganti, sfacciate imitazioni di capi firmati d’alta moda.
L’unico vestito di quel genere su cui mise le mani Johnny, finì anch’esso stracciato e rattoppato, credo ormai per forza d’abitudine più che altro: suo padre strippò, ma poi non disse più nulla al riguardo, perché i genitori di John cercavano sempre di incoraggiarlo in quella storia pazzesca della band.
I Pistols cominciarono a provare mi pare nel ’75, quando Lydon iniziò a bazzicare con un certo Malcolm, un tipo rompiballe che era anche proprietario del negozio “Sex”, un negozio di bondage ed affini che dirigeva insieme a Vivienne, Vivienne Westwood, una stronza di proporzioni più che cosmiche che odiava letteralmente Johnny e, di conseguenza, penso odiasse anche me.
Ora, io inizialmente non avevo nulla a che spartire con tutto quel casino della musica e degli strumenti… io non ne capivo una mazza di quel genere di cose, ma è anche vero che nemmeno Lydon aveva esperienze con il canto, eppure lo vollero a tutti i costi come frontman di questo ipotetico progetto rivoluzionario che consisteva in un sacco di rumori scoordinati e di spontanee proteste contro il sistema.
In più di metà dei live, il pubblico rimase muto o, nelle migliori delle ipotesi, prese a lanciare roba sul palco.
Io trovavo che fosse la massima figata possibile.
Nessuno riesce a zittire degli spettatori, solo una cosa scioccante ed allucinante ha questo potere.
Una figata.
Io ero proprio il più stronzo là in mezzo, proprio perché succedevano tutte queste cose, queste risse, che poi non erano nulla, non erano pericolose. Però la gente ci si divertiva, e questo non faceva piacere alla stampa.
Presero a dire che io ero un violento, che avevo rotto un bicchiere lanciandolo contro una colonna e che avevo ferito all’occhio una ragazzina.
Che cazzata.
Non è mai successo. O per lo meno, forse il bicchiere l’avevo davvero lanciato, ma non c’era nessuna ragazzina ferita. Non che io ricordi. No, erano cazzate.
Ero solo ubriaco e fatto di speed, non un violento.
Anche con Johnny avevano qualcosa da ridire, e non solo quei cazzoni dei giornalisti: i fans erano il peggio.
Una sera stavamo suonando in questo stupido bar, il Nashville, e Johnny sputava continuamente per terra, perché aveva un non so cosa, di sinusite, quindi ne aveva bisogno.
Uno stronzo del pubblico, un fanatico, credette di aver scovato la trovata del secolo e che sputare ad un cantante fosse un segno di anarchia e cazzate così.
Da allora fu una vera pioggia, cazzo. Su ogni palco i Pistols si prendevano sputi d’apprezzamento e dovevano pure fingere di nulla.
Uno schifo assurdo.
La moda dell’abbigliamento punk venne dopo, perché all’inizio eravamo tutti completamente diversi tra di noi, nella band.
Lydon era un po’ il collante, finché non sono arrivato io.
So di averlo deluso: ero un suo amico, mi aveva portato lui nella band.
Diventai presto il fenomeno da baraccone, presto tutti conobbero il mio nome molto più di quanto non conoscessero quello di Johnny. Non sapevo suonare il basso, avevo imparato poco prima del mio primo concerto, suonando su un album dei Ramones, l’unica band di punk americano che sopportavamo. A me piacevano, molto.
So di averlo deluso, Johnny.
Me ne rendo conto un po’ ora, perché stranamente non soffro più dei sintomi da eroina.
La speed allora già mi stava ammazzando. Rido dei cazzoni se si fanno fregio della frase “live fast, die young”. Che minchiata senza senso. Non credo nemmeno di averla detta io.
Se l’ho detta io è perché già stavo schiattando e il cervello mi aveva abbandonato da tempo.
Ora, comunque, sono contento che Johnny abbia l’attenzione che si merita, anche se a lui non importa molto.
A tutti importa, siamo tutti degli esibizionisti del cazzo, sotto sotto.
Ma a parte il lato artistico, che è contestabile e anche no, io ho voluto davvero bene a quel figlio di puttana di Johnny, davvero.
Non c’era affetto tra i membri dei Pistols, ma qualcosa legava noi due.
Da ragazzino ero un cesso brufoloso e fuori di testa per Bowie, da ragazzo ero un drogato che fingeva di suonare un basso, ora io lo guardo, a volte, e mi diverto davvero un mondo. Lui è sempre lo stesso, cazzo, ma è sempre stato un ragazzo molto più intelligente della media, fin dai tempi della scuola.
La metteva sempre in culo a qualsiasi prof, li umiliava, li affrontava con l’arma dell’arguzia.
Mi faceva divertire anche quando ci frequentavamo, molto prima della fama e tutto il resto.
Era buffo, perché era nato in una famiglia irlandese di poveracci e aveva vissuto in case popolari per tutta la sua infanzia, in condizioni veramente schifose, per di più, se eri irlandese ed abitavi a Londra, non avevi vita facile.
Un giorno ci trovammo la scritta “No Irish” graffiata sul cofano del pulmino.
Eravamo fuori Londra, fuori Londra già odiavano i londinesi, figurarsi i londinesi irlandesi come Lydon.
Cazzo, che risate.
Anche io piacevo a John, anche se diceva sempre che gli sembravo un ritardato. In realtà, io e lui, avevamo molto in comune: entrambi avevamo dati anagrafici assai controversi. Eravamo praticamente inesistenti, perché nessuno sapeva con certezza in che data fossimo nati. Ne avevamo una, ma non era certo.
Mia madre era una fricchettona, non sapeva nemmeno come mi chiamassi, avevo due nomi. E due cognomi.
Poi io presi il nome del criceto di Johnny, ed ebbi anche io il mio, come lo chiamate oggi, nickname.
Noi non lo usavamo per nasconderci, era il nostro vaffanculo al mondo. Lo pseudonimo di Rotten vuol dire marcio, come i denti di John.
Vicious vuol dire cattivo, perché il criceto di John era un piccolo topo bastardo che aveva addentato suo padre.
Per il mondo noi due siamo quello stronzo di Johnny Rotten e il defunto Sid Vicious.
Per chi ci conosce siamo ancora quei due bambocci che venivano da North London, John Lydon e Simon Ritchie.
E voi siete dei simpatici coglioni.  
   
 
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