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Autore: reggina    04/11/2018    3 recensioni
Una malattia che ha cambiato la vita di Philip.
Adesso è un sopravvissuto: una garanzia che, anche se gli è scampato, la leucemia non se la scorderà più.
Prima di ricevere la medaglia di guarito però dovrà capire che Superman non esiste. Mentre cerca di ricostruirsi dovrà accettare le sue fragilità, le sue insicurezze, il suo essere..."umano".
Sequel de: "Sulla collina rosa"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Wow!”

Era la prima volta che Philip vedeva New York e un coacervo di sensazioni lo aveva accarezzato dolcemente.

Poi gli era venuta in mente una carrellata di volte in cui l’aveva già vista senza esserci mai stato: film, serie tv, libri e canzoni.

Il ragazzo giapponese aveva iniziato ad osservare, affascinato, già nel taxi giallo e nero che dal JFK Airport li avrebbe portati a Brooklyn.

La magia del cielo nell’ora blu del tramonto, tra buio e luce, i grattacieli snelli ed enormi al tempo stesso, un tombino che fumava, le persone che si muovevano come linfa vitale per la città: Philip, con la bocca spalancata, cercava di immagazzinare tutto.

Jenny, intanto, si godeva la faccia del fidanzato: come se gli avessero scattato negli occhi il flash all’improvviso e ci mettesse un po’ a riprendersi.

“New York è un po’ come il primo amore!”

Aveva detto con quel senso di meraviglia mista a reverenza. Lei, in verità, aveva amato e odiato quell’ombelico del mondo dove tutto succede, tutto corre veloce.

Una città che si era presa una parte di lei e le aveva dato qualcosa di nuovo: espressioni che prima non conosceva, piccole abitudini che si era portata dietro, l’accento che si era modellato sugli incontri fatti…

Con una guida sportiva, l’autista si era infilato nel traffico. Clacson, sirene, colpi di acceleratore , frenate e qualche Fuck si mescolavano creando una sorta di colonna sonora a cui Philip si era presto abituato.

Anzi aveva approfittato della vetrata che divideva i passeggeri dal taxista per scambiarsi un lungo bacio con Jenny.


Il loft dei Fujisawa si trovava in uno dei quartieri più chic di New York.

Una palette di rosa, beige e grigi dominava gli arredi e i tappeti. Il legno del parquet e del tavolo scaldava con eleganza l’ambiente e di certo non passavano inosservati i quadri e le opere d’arte che arricchivano le pareti.

Per sfuggire alla soggezione che il padrone di casa gli incuteva, da una delle finestre a tutta altezza, l’ospite si stava godendo una vista ampia ed esclusiva del fiume Hudson.

“Noi non beviamo alcolici quindi spero ti piaccia il succo d’ananas, Philip!”

Andrew Fujisawa si era avvicinato al piano bar dall’aspetto anticato del suo ufficio per preparare un cocktail al momento.

“Certo signore!”

Il giovane aveva deglutito, afferrando il bicchiere.

Che bugiardo! Pur di compiacerlo era disposto a sfidare quel frutto esotico che detestava. Lo avesse visto Sarita, che aveva lottato una vita per farglielo mangiare o bere!

Con un sudore invisibile aveva buttato giù quel liquido che per lui era solo acido muriatico.

“Sono contento che ti piaccia. Ne vuoi un altro po’?”

Philip aveva sgranato gli occhi e fatto di no con la testa. Aveva una questione più importante da affrontare, senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni.

“Io amo sua figlia e voglio sposarla. Vorrei anche la sua benedizione!”

Aveva detto tutto d’un fiato, piuttosto bruscamente ma la formula non era più una priorità.

Andrew si era appoggiato allo schienale e, per qualche tempo, l’unico suono udibile era stato il ticchettare delle sue unghie contro la formica della scrivania.

“Quando è nata sono stato la prima persona a tenere in braccio Jenny. Crescendo ha dimostrato di avere tutte quelle qualità che rendono orgoglioso un genitore: è affettuosa, generosa, gentile e buona. E allo stesso tempo è emotiva, caparbia e pratica. Ma le mancava qualcosa, era incompleta…Non l’ho mai vista veramente felice finché non ha incontrato te!”

I sorrisi dei due uomini si erano scontrati mentre si reputavano incredibilmente fortunati ad avere quella ragazza nelle loro vite.

“Se ho buona memoria, mi hai già chiesto la mano di Jenny. Due anni fa!”

Quella velata allusione obliqua al passato aveva deformato il bel volto di Philip in una smorfia amara.

“Sono cambiate tante cose da allora…”

“Ma non il vostro amore! Sei un bel giovane, bravo ed educato…”

Il signor Fujisawa si era lasciato tradire da una certa emozione mentre afferrava la mano del ragazzo.

“Cosa posso dirti? La mia Jenny è speciale. Rendila felice!”

Entrambi avevano gli occhi lucidi di pura felicità.

“Allora lei è d’accordo?”

“Certo! Io e sua madre abbiamo lavorato sodo quindi vedi di non combinare casini!”

Lo aveva ammonito infine il futuro suocero, con quel po’ di humor utile a stemperare la miscellanea di emozioni che li aveva avvicinati ancor di più.

“Grazie, grazie per la sua fiducia. Le prometto che cercherò di rendere Jenny la donna più felice del mondo!”


Jenny, intanto, si era accoccolata sul divano in un angolo del soggiorno: lì, da adolescente, nascondeva sempre le lettere di Philip nei libri di scuola e poi se le leggeva mentre faceva finta di studiare.

Sua madre lo sapeva ma la lasciava fare.

Anche adesso Catherine si era seduta accanto alla figlia che leggeva, con un’aria assorta quasi di compassione preventiva le vicissitudini dell’eroina di un romanzo che teneva tra le mani.

“Sei diventata una donna che si lascia scompigliare come una chioma ribelle di capelli ricciolini!”

La donna non aveva potuto fare a meno di contemplarla. La ragazza aveva richiuso il libro, disposta a mostrare alla madre le sue cicatrici, senza nasconderle e senza edulcorarle.

“Anche io, negli ultimi anni, ho vissuto una storia travagliata fatta di inquietudini e speranze, di paure e angosce…”

Un vero poema dove l’amore si mescola al dolore.

“Quando ci hai detto dei problemi di Philip credevo che non avresti mai avuto un futuro roseo insieme a lui!”

“Sarei stata in ogni caso io a sposarlo! Quando ho incontrato Philip sapevo di aver trovato quel qualcosa scritto nei libri e nelle canzoni!”

Aveva risposto a tono Jenny, con la veemenza di chi difende le proprie scelte fino in fondo.

Parole speciali che dimostravano quanto fosse straordinario il suo sentimento. Un amore da posso tutto finché ci sei .

“Lo so tesoro. E so anche che il vostro sarà come molti dei matrimoni dei vostri amici: continuerete a guardare Netflix insieme e ti arrabbierai quando lui non svuoterà la lavastoviglie. Ma sarà anche diverso da tutti gli altri matrimoni!”

Catherine aveva usato un accento affettuoso e quel tono di voce rassicurante che faceva sembrare tutto facile. E tra cento modi per dire grazie a sua madre per il suo sostegno, Jenny aveva scelto il più semplice e naturale.


Andrew e Philip le avevano trovate così: strette in quell’abbraccio silenzioso espressione più alta del loro linguaggio segreto.

I due, uniti da una complicità maschile, si erano sentiti quasi in colpa per averle interrotte.

Jenny si era girata incontrando il sorriso caldo e felice di Philip che le aveva provocato un tuffo al cuore.

“Bene, stasera vi preparo una vera New York steak con contorno di patatine!”

Catherine era stata la prima a riprendere il controllo, con il suo spirito pratico, ma era tangibile una certa euforia anche nei suoi modi.

Philip l’aveva interrotta timidamente, con quell’imbarazzo di chi crede di approfittare troppo dell’ospitalità.

“Potrei avere degli spinaci a vapore?”

I futuri suoceri si erano scambiati uno sguardo complice temendo di aver fatto qualche gaffe che mettesse il ragazzo a disagio.

“Certamente. Devi seguire ancora qualche dieta particolare?”

Questa volta era stato lui a cercare l’approvazione di Jenny. Aveva ottenuto un sorriso e un bacio sulla guancia.

“No signora, cerco solo di non mangiare troppi fritti. Il mio allenatore non approverebbe!”

   
 
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