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Autore: Sel Dolce    05/11/2018    4 recensioni
[Omega!Verse|Sterek|Rating Arancione|Slash|Possibile Mpreg]
Beacon Hills è divisa in sette zone, ognuna delle quali ha una famiglia fondatrice. Nel sedicesimo anno di vita, dopo l'equinozio di primavera, i giovani abitanti di Beacon Hills si recano al Nemeton per scoprire la loro natura e gli alpha si fanno avanti per decidere quale omega corteggiare.
Quando Stiles si rivela un omega con grande disappunto del nonno e nessuno sembra interessato a lui, non può che rimanerci male. Curioso invece come Derek Hale dopo la cerimonia si sieda accanto a lui regalandogli un portachiave, con la promessa di corteggiarlo anche se problematico in quanto membri importanti di clan diversi.
Dal capitolo nove:
Camminò lungo il corridoio buio, sentendo dei passi dietro di lui, il suo naso lo avvertiva che alle sue spalle vi era il suo alpha. Sorrise svoltando a sinistra, salendo le scale in marmo che portavano al piano superiore dove nessuno li avrebbe trovati. Fece i gradini due a due fino ad arrivare in cima e guardare in basso, dove Derek lo stava fissando con gli occhi illuminati di rosso macchiati di giallo. Stiles trattenne il respiro per l’intensità dello sguardo [...]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo nove

 

 

 

Derek sentiva l’impulso di sfoderare gli artigli e piantarli semplicemente nel collo di Casey Lodge – o forse erano meglio i denti – anche solo per aver osato pensare di ferire Stiles. Se quella palla lo avesse colpito l’omega avrebbe potuto subire gravi conseguenze.

Dannazione, a lui faceva ancora male dove era stato colpito ed era un licantropo! Fortunatamente Erica lo aveva trascinato lì con lei, o non era sicuro di come avrebbe reagito alla notizia che il suo Compagno si fosse ferito.

Boyd spinse Casey facendogli perdere l’equilibrio, finendo con il fondoschiena contro l’erba «Ti ho detto di stargli alla larga, Lodge.» disse alzando leggermente la voce per i suoi standard tanto che Erica sorrise fiera di come stesse difendendo il ragazzino.

«Tu non mi dai ordini, cane.» sputò il ragazzo a terra sfidando con lo sguardo Boyd a toccarlo. Il preside era molto rigido su questo aspetto, i licantropi erano strettamente tenuti dall’avere risse con gli umani considerando l’imparità dello scontro, ma non per questo i lupi mannari si facevano intimidire, soprattutto non quando si trattava di difendere un omega.

Derek, avendo perso decisamente la calma, marciò verso Casey e lo sollevò da terra afferrandolo per il colletto della maglia della divisa, portando quell’insetto all’altezza dei suoi occhi «Che problema hai?» domandò sentendo le zanne graffiargli il labbro inferiore.

Tutti intorno a loro si erano fermati, posando racchette e guanti per godersi una delle poche risse che prendevano corso alla Beacon Hills High School. Vedere Derek Hale perdere la calma, poi, era solamente un bonus.

«È lui il problema.» rispose l’umano facendo un cenno con la testa verso l’omega ancora immobile a terra, terrorizzato anche solo al pensiero di muoversi. Aveva sentito l’impatto della palla contro la spalla di Derek, aveva sentito qualche osso rompersi e non poteva fare a meno di pensare che quella palla era indirizzata alla sua testa. La sua vita era un completo incubo Dickensiano e nessuno sembrava accorgersene.

L’alpha illuminò nuovamente gli occhi con fare minaccioso, tirandosi ancora più vicino il ragazzino, sentendo l’improvvisa voglia di affondare le zanne nella pelle del collo. Gli artigli erano completamente fuoriusciti, forando la maglia di Casey, il coach non ne sarebbe stato per niente contento «Tu avvicinati ancora una volta a Stilinski e ti faccio rimpiangere di essere nato, Lodge.» minacciò sbuffando rabbioso dal naso, gli occhi completamente fuori controllo che si spegnevano ed illuminavano mostrando ai presenti il suo precario controllo.

Poteva ferire Stiles. Il suo Stiles. L’amore della sua vita che non meritava nemmeno di vivere in quella città troppo troglodita ed antiquata per poter apprezzare le sue particolarità, a partire da quel conservatore che era nonno Elias.

Erica fiutò nell’aria il chiaro odore di paura, preoccupazione e nausea. Il tutto proveniva dal povero omega seduto a terra tremante che cercava di isolarsi contando le dita delle mani. C’era troppo testosterone da alpha arrabbiato, nauseoso perfino per lei che ne era abituata. Il ragazzino sembrava pronto a farsela nei pantaloni per la paura che quei deficienti gli stavano facendo prendere. Doveva intervenire nel buon nome della fratellanza tra omega.

Fischiò sonoramente attirando l’attenzione come suo obbiettivo, le dita ora leggermente sporche di rossetto «Dovreste essere tutti bocciati a Cura degli Omega, razza di cretini.» cominciò posando le mani suoi fianchi «Con tutto quello che state emanando ci manca poco che mandate Stilinski all’ospedale!» aggiunse facendo spostare l’attenzione sull’omega che veniva calmato con grande fatica da Scott McCall, il quale stava provando a fargli fare dei grandi e profondi respiri, aspirando dal naso, espirando dalla bocca.

Derek mollò subito la presa su Casey, dandosi dello stupido. Molto probabilmente in quel momento Stiles era spaventato di lui, del suo lato animale e dalla violenza che aveva mostrato. Odiava vederlo in quello stato, odiava che fosse così soggetto agli sbalzi d’umore degli alpha intorno a lui solamente perché non era ancora Legato. Voleva proteggerlo, far sparire Casey Lodge e la sua banda di minus habens e portarlo a casa, stringerlo tra le braccia per ricordargli che con lui era al sicuro.

«Lo porto in infermeria.» decretò avvicinandosi con cautela al giovane aggrappato agli avanbracci di Scott. Quest’ultimo provò a bloccarlo, ma Stiles allungò una mano verso di Derek sentendo la pelle bruciare al desiderio di poterlo toccare, farsi prendere tra le sue braccia e poter nascondere il viso nel suo petto. Non voleva essere debole, schiavo della sua natura, ma era successo tutto talmente in fretta che non aveva trovato il tempo di realizzare che non era più in pericolo e che Derek era lì a prendersi cura della situazione.

Erica osservò attentamente come l’omega posò il viso contro un pettorale del suo migliore amico, studiò l’espressione beata e un piccolo sorriso tirato formarsi. Non era normale, da quel che sapeva lei Stilinski e Derek non si erano mai parlati se non durante gli incontri dei vari Clan. Sembravano troppo intimi, a loro agio nell’essere così vicini, avevano entrambi negli occhi una luce strana ed Erica avrebbe fatto di tutto per scoprire cosa stesse accadendo tra quei due.

♠♠♠

Stiles tornò a casa che sentiva ancora l’impulso di piangere, sulla divisa da lacrosse era rimasto il leggero odore della rabbia di tutti quegli alpha. Dopo che Derek lo aveva gentilmente scortato in infermeria, regalandogli un delicato bacio sulla fronte prima che qualcuno potesse vedere loro, l’omega era stato mandato a casa con giustificativo in quanto poco stabile e il suo corpo ancora non abituato a tutti quei cambiamenti aveva subito un forte shock e richiedeva riposo.

Scott era stato incaricato di accompagnarlo a casa per poi tornare immediatamente a scuola, pena la sospensione e Stiles non voleva che il suo migliore amico passasse dei guai per colpa sua.

Posando lo zaino sentì dei rumori provenire dal salotto e si chiese se fosse il nonno, sentendo un nodo alla gola formarsi al solo pensiero di dover pulire ancora la casa. Entrò nella stanza sospirando, pronto a ricevere una strigliata per essere tornato così presto e per di più in compagnia di un alpha non Legato; fortuna volle che sul divano ci fosse il padre. Noah Stilinski era seduto con una ciotola di patatine tra le gambe, la bomboletta di panna accanto al ginocchio e del bacon ancora fumante posato a regola d’arte sul bracciolo del divano.

«Non è come sembra!» urlò l’uomo con la bocca ancora piena, perdendo quel poco di dignità che gli era rimasta in quel momento. Stiles sospirò e non riuscì più a trattenersi, nel giro di dieci secondi divenne un disastro singhiozzante, con le lacrime che colavano come un fiume in piena lungo le guance e le spalle che si alzavano ed abbassavano come vittime di un terremoto.

«Hey, hey, Stiles.» la voce calda e gentile del padre calmò leggermente l’omega, ma non riuscì a smettere di piangere. Sfregandosi gli occhi con un pugno chiuso si fece guidare sul divano, sentendo il braccio del padre circondargli le spalle ancora tremanti «Giuro che non mangerò più schifezze, ma ora tu calmati.» promise prendendo la confezione di fazzoletti dal tavolino per porgerli al figlio.

«Oggi è stato orribile papà.» disse tra i singhiozzii il ragazzo «Gli alpha si sono messi a litigare e io mi sono spaventato così tanto, stavano discutendo per colpa mia e io non voglio che qualcuno si faccia del male per me.» borbottò nascondendo il viso nell’incavo del collo del padre. Era tutto semplicemente troppo, si sentiva scoppiare, non riusciva a credere che in meno di una settimana la sua vita fosse cambiata così tanto per volere di uno stupido albero che la gente continuava a consultare. Lui voleva essere un ragazzo normale, non voleva tutto quello.

Il suo unico desiderio era di stare con Derek, senza limiti, senza generi, odiava la loro natura, quella scala sociale che si era venuta a creare con gli alpha al vertice. Era colpa di suo nonno e la sua mente ristretta se ora si odiava, se non sopportava il fatto di essere un omega, essere visto come uno schiavo che serviva solamente a cucinare e lavare.

Lui aveva grandi progetti, voleva andare al college, fare le sue esperienze e non rimanere bloccato a Beacon Hills e doversi Legare ad un idiota come Matt Daehler per poi lasciargli il comando del suo Clan.

Noah strinse il figlio contro di sé, carezzandogli dolcemente la testa. Sapeva quanto fosse difficile adattarsi al nuovo status, Claudia stessa aveva avuto dei problemi con il suo genere, la debolezza degli omega si scontrava contro il suo carattere forte ed indipendente e la stessa cosa stava accadendo a Stiles.

«Andrà tutto bene, figliolo, devi solo stingere i denti.» mormorò con voce calda, cercando di farlo sentire al sicuro. Gli si spezzava il cuore a vedere il suo unico figlio in quello stato, desiderava sbattere in cella tutti quegli stupidi alpha che avevano osato litigare davanti ad un omega non Legato e per di più appena presentato. Oh, il preside doveva assolutamente liberarsi uno spazio per riceverlo, era inammissibile che suo figlio tornasse a casa così emotivamente disturbato per un fatto accaduto su suolo scolastico.

Stiles perse lentamente le forze fino ad addormentarsi, lasciando Noah guardare pensieroso la foto di Claudia appesa al muro «Che devo fare, amore mio?».

♠♠♠

Derek non era di buon umore.

Era di pessimo umore.

Era nell’umore per uccidere Casey Lodge.

«Hale! Pensa a giocare e non al tuo knot!» urlò il coach Hunter prima di soffiare a pieni polmoni nel fischietto, urtando leggermente l’udito dei licantropi. Derek si girò di scatto individuando la palla in mano a Tyler Sander, un freshman che non sembrava niente male.

Si mosse velocemente, trasformando la rabbia in velocità e forza, tanto che finì con lo sbattere a terra il ragazzino «Hale! Che diamine ti prende?» urlò nuovamente il coach fermando la partita. Derek era fuori controllo, i suoi artigli non volevano saperne di scomparire e il battito era troppo accelerato.

«Tornatene a casa, Hale, oggi rischi solo di fare del male a qualcuno.» sospirò l’adulto notando le mani del licantropo, stanco di dover avere a che fare con adolescenti instabili con poteri più grandi di loro.

Derek non disse una parola, normalmente avrebbe insistito per concludere l’allenamento, ma quel giorno sentiva solamente il bisogno di fuggire ed andare a parlare con Laura. Doveva aiutarlo a sistemarsi prima del Ballo o loro madre non gli avrebbe permesso da fare da chaperone a Cora, perdendo la sua occasione di ballare con Stiles.

Stiles.

Prese il cellulare per inviargli un messaggio, per chiedergli come stesse e se avesse bisogno di qualcosa. Voleva essere utile, dimostragli che poteva contare su di lui e che doveva solamente chiedere per avere qualsiasi cosa, perfino la Luna a cui lui stesso ululava.

«Derek Hale, mi spieghi cosa ti prende?» domandò Erica scendendo dagli spalti a bordo campo per capire cosa diamine fosse successo al suo migliore amico. Per lui era importante il basket, soprattutto se voleva usufruire di una borsa di studio per il college.

Il ragazzo sbuffò, infilando con rabbia la sua roba nel borsone «Niente Erica, sono ancora furioso per quello che ha provato a fare Lodge.» rispose a denti stretti cercando di non dare via troppo. Per quanto volesse bene alla ragazza non poteva ancora farle sapere di Stiles, tutto aveva il suo tempo e quello non era certamente quello giusto.

La bionda alzò gli occhi al cielo «Fortunatamente non è successo niente, hai fatto il grande alpha protettivo per un povero omega, bravo. Ora pensa a te stesso.» disse incrociando le braccia al petto, cercando di stuzzicarlo e vedere la sua reazione. Sapeva che c’era qualcosa sotto, non aveva mai visto Derek così preoccupato per qualcuno che non facesse parte del Branco. Se si era innamorato di Stiles Stilinski andava bene, preferiva vederlo felice con lui che triste e solo per il resto dei suoi giorni.

Derek alzò la testa di scatto, sentendosi particolarmente ferito di sentirsi dire di lasciar perdere il suo omega. Si morse il labbro, trattenendosi dal rispondere in modo brusco alla ragazza «Hai ragione.» mormorò chiudendo la zip del borsone e senza aggiungere altro uscì a passo spedito dalla palestra lasciandosi alle spalle Erica e il rumore delle palle che colpivano il pavimento.

♠♠♠

La porta sbatté con talmente tanta violenza che lo specchio posto sul muro d’ingresso tremò in maniera pericolosa. Isaac rimase seduto sulla scomoda sedia in legno in attesa che suo padre entrasse in salotto, già consapevole che l’umore dell’uomo non era tra i migliori, ma non poteva aspettarsi di meno in quanto era mancato da casa per più di ventiquattrore, lasciandolo senza cena e colazione preparata.

Si guardò le mani, posate sopra il tavolo, sentendo il cuore battergli alla stessa velocità di quello di una lepre. Si aspettava di tutto, dai pugni all’essere rinchiuso nella cella frigorifera per tutta la notte.

L’uomo si sedé davanti a lui, sfilandosi stancamente gli occhiali da sopra il naso «Isaac.» sospirò il suo nome, come se non sapesse cosa fare «Dove sei stato?» domandò guardandolo dritto negli occhi, illuminandoli da rosso impartendo un comando da alpha.

L’omega deglutì, sentendo piccole gocce di sudore scivolare dalle tempie verso il basso, un nodo alla gola che sembrava volergli bloccare la voce «Sono stato rinchiuso nel ripostiglio della scuola.» rispose a fatica, sentiva come se stesse cercando di spostare un macigno su una strada in discesa.

Il padre si passò una mano sul viso prima di farla collidere con la superfice dura del tavolo, facendo sussultare l’omega «Non mentirmi ragazzo.» alzò la voce, mettendosi in piedi per poter torreggiare in modo intimidatorio «Sei stato con qualche alpha? Sei andato a saltare da un knot all’altro?» urlò afferrandolo per il collo, alzandolo in aria e sbattendolo contro il muro.

«No, papà, ti giuro!» urlò in sua difesa Isaac portandosi una mano alla testa sentendo già un bernoccolo formarsi. Odiava essere così debole, odiava dover dipendere da suo padre, odiava essere un omega e non poter avere Scott McCall.

♠♠♠

Laura parcheggiò l’auto nel parcheggio del City Hall, guardando emozionata Stiles dallo specchietto retrovisore. Hector scese dall’auto ed andò ad aprire lo sportello alla moglie, mentre il giovane omega si strinse la cravatta al collo, nervoso. Vide con dispiacere che Matt era già sulle scalinate ad attenderlo, togliendogli l’occasione di poter intrattenere una conversazione con Derek prima di esser obbligato a passare il resto della serata con il fotografo della Beacon Hills High School.

«Tranquillo, ti farò respirare, a costo di mandare quello stoccafisso a prendermi delle fragole al supermercato.» lo rassicurò Laura posandogli le mani sulle spalle, notando l’espressione sconsolata del genero.

Stiles si rincuorò. Quando si era risvegliato sul divano, il viso ancora sporco di lacrime, si era sentito molto più tranquillo di quando era tornato a casa. Suo padre gli aveva fatto trovare pronto un piatto con della frutta e una tisana. Gli aveva perfino scattato una foto nel completo prima di andare a lavoro, dicendogli quanto fosse fiero di lui e di non aver paura di rifiutare Matt in un secondo momento.

Quando arrivò dal suo cavaliere gli si arricciò in automatico il naso, non apprezzando l’odore di Matt. Non era come quello di Derek, dolce e deciso; quello di Matt era aspro e leggermente sgradevole, come l’odore del latte andato a male.

«Buonasera Stiles.» salutò elegantemente l’alpha «Alpha Laura.» aggiunse verso la donna che già lo stava fulminando con lo sguardo. Matt non si fece intimidire, poco gli importava se lo chaperone di Stiles era quella matta di una Hale, l’importante era far contento Elias Stilinski e suo padre, a costo di Legarsi al ragazzo iperattivo che nonostante lo trovasse bello, non era per niente il suo tipo. Diciamo che lui era più interessato ad una ragazza dai lunghi capelli corvini.

La sala da ballo era decorata con una miriade di fiori che facevano decisamente pensare alla primavera, Stiles rimase piacevolmente colpito dalla quantità di colori presenti nella stanza e dal dolce profumo che gli faceva venire in mente i pomeriggi passati insieme alla madre nel campo fiorito poco fuori Beacon Hills.

Laura si accaparrò immediatamente un tavolo vicino al bagno, sentendo la sua progene spingere con insistenza contro la sua vescica, invitando il suo protetto, il marito e Matt a sedersi come lei dato che le danze non erano state ancora aperte.

«Dicci Matt, cosa pensi di fare nel futuro?» domandò Hector allentandosi leggermente il nodo della cravatta che Laura lo aveva costretto ad indossare. Odiava gli eventi formali ed essendosi Legato alla rampolla Hale diciamo che non aveva fatto un gran affare, considerando che in media ogni mese avevano tra i quattro e i sei eventi a cui partecipare insieme alla famiglia.

Il giovane alpha rizzò la schiena, cercando di non sembrare particolarmente scocciato mentre cercava tra la folla un'altra omega «New York, l’accademia per fotografi.» rispose educatamente catturando con gli occhi la figura di Allison Argent entrare sottobraccio con Scott McCall seguiti da Chris Argent.

Stiles altrettanto distratto attendeva impazientemente l’arrivo del suo alpha; salutò con la mano Scott che sembrava voler essere in un altro posto e il giovane Stilinski si domandò cosa gli stesse nascondendo il suo migliore amico. Non che lui fosse completamente innocente, nascondeva l’enorme segreto di Derek, ma per lui era diverso.

Una canzone iniziò a suonare dall’orchestra e più coppie si alzarono per ballare. Matt si sistemò la cravatta cercando di non sembrare estremamente annoiato «Ti va di ballare?» domandò tendendo una mano verso l’omega.

Laura si schiarì la gola «Magari più tardi, oggi Stiles ha avuto gli allenamenti di lacrosse, sicuramente è ancora stanco e vorrà ballare più in là.» intervenne intravedendo il fratello entrare nella sala insieme a Cora ed il suo accompagnatore. Non voleva certo che Derek si facesse prendere dalla gelosia.

«Sì, magari più tardi.» aggiunse Stiles adocchiando il suo alpha infondo alla sala, adorando la visione. Se credeva che la divisa da basket lo facesse eccitare si doveva ricredere perché Derek Hale in uno smoking era talmente bello da fargli venire la bava alla bocca.

Doveva solo aspettare il momento giusto per sgattaiolare via senza avere Matt tra i piedi.

♠♠♠

Isaac arrivò in municipio da solo, senza accompagnatore né chaperone. Si sistemò il farfallino giallo prima di entrare strisciando praticamente contro il muro per non farsi notare.

Suo padre lo aveva picchiato a dovere, l’occhio nero un chiaro segno, ma poi aveva preso sei birre e si era chiuso in camera sua, finendo con l’addormentarsi. Isaac non ci aveva pensato due volte ad approfittarne e sgattaiolare via al Ballo.

Voleva vedere Scott, ne sentiva il bisogno fisico. Lentamente arrivò ad un tavolino ben nascosto dietro una colonna non occupato da nessuno, individuò subito l’alpha al centro della pista da ballo insieme ad Allison e poteva giurarci quel che voleva che non era per niente contento.

L’omega aveva notato che dal giorno della Rivelazione Scott non sembrava più così entusiasta di poter avere una possibilità con Allison e nel cuor suo sperava che la colpa fosse sua, che Scott si fosse accorto che realmente era lui l’omega adatto con cui passare il resto della sua vita.

Si stava illudendo, lo sapeva bene, ma la speranza era l’ultima a morire e non si sarebbe dato pace fino a quando il ragazzo non si sarebbe legato alla giovane Argent.

Si sistemò le maniche della giacca, notando con orrore l’enorme buco impossibile da nascondere. Avrebbe fatto come al solito una brutta figura e tutti avrebbero riso di lui, non che gli importasse, ma non voleva che Scott lo credesse uno sfigato che oltre a dover camminare per arrivare a scuola aveva anche i vestiti bucati.

Optò per togliersela e rimanere unicamente con solo la camicia bianca addosso, almeno quella priva di buchi e macchie per certezza in quanto l’aveva acquistata poco prima della Rivelazione nella speranza che qualcuno lo invitasse al Ballo e che suo padre gli desse il permesso di andare.

Guardò i gemelli ai polsi, quelli appartenuti a suo fratello maggiore, il vero alpha della famiglia che purtroppo era scomparso in campo di battaglia senza lasciare tracce, lui e suo padre non avevano avuto nemmeno un corpo da seppellire vicino a quello della madre. Nel cuor suo Isaac sperava fosse ancora vivo, magari rifugiato in qualche villaggio senza memoria come unico motivo per cui non era tornato a casa, lasciando solo con il padre che era più amico delle bottiglie di birra che delle persone di cui doveva prendersi cura.

Quando sentì una mano toccargli la spalla saltò in piedi spaventato, timoroso che suo padre lo avesse trovato e che potesse fare una scenata davanti a tutti. Girando si ritrovò faccia a faccia con Ennis, l’insegnante alpha di educazione fisica, e poté prendere un respiro di sollievo.

«Sei qui da solo, omega?» domandò notando la totale assenza di accompagnatore o anche solo di un alpha. Non era sicuro per un omega andare in giro da solo, soprattutto quando allo scoccare della mezzanotte avrebbe avuto il via la settimana del calore.

«No, signore, il mio accompagnatore è in bagno, siamo appena arrivati.» mentì il ragazzo cercando di non dire qualcosa di troppo che potesse far capire al professore che stesse mentendo.

Ennis sembrò non del tutto convinto, ma non voleva rovinarsi la serata stando dietro ad un ragazzino che nemmeno sopportava. Lui non gli sopportava i ragazzini, non sapeva nemmeno come era finito ad insegnare in una scuola superiore e avere come collega Bobby Finstock non aiutava certamente. Senza fare ulteriori domande si allontanò dirigendosi al tavolo che condivideva con la sua omega Kali.

Isaac tirò un sospiro di sollievo e si permise di lanciare uno sguardo verso la pista da ballo, rimanendo confuso dal non trovare più Scott tra le braccia di Allison. I due erano tornati a sedersi a tavola e mentre la ragazza sembrava non capace di chiudere la bocca l’alpha si stava guardando in giro, alla ricerca di chissà chi.

Fece un passo in avanti incerto, timoroso che qualcuno potesse chiamare suo padre per avvertirlo che era solo al Ballo, ma nessuno sembrava fare veramente caso a lui. Raggiunse il bordo della pista sentendo il cuore battergli in gola, le mani sudaticce strette in due pugni dentro le tasche dei pantaloni da completo. Sentiva caldo, le forti emozioni che stava provando il quel momento erano indescrivibili.

Senza rendersene realmente conto afferrò una mano che gli si era presentata in invito per ballare, lasciandosi trascinare in mezzo alle altre coppie senza però staccare gli occhi dalla figura di Scott. La mano che teneva era grande, leggermente callosa e calda, decisamente appartenente ad un uomo che Isaac non voleva nemmeno guardare. Si lasciò trasportare, tra piroette e giravolte, i suoi piedi seguivano qualsiasi movimento del suo compagno di ballo senza alcuna resistenza.

♠♠♠

Stiles si alzò dalla tavola scusandosi, chiarendo che si stesse dirigendo in bagno per darsi una rinfrescata e nessuno ebbe nulla da dire, ma Laura colse chiaramente il messaggio del giovane e non esitò ad estrarre il suo cellulare dalla borsa da sera per avvertire il suo adorato fratellino che era il momento di agire.

Matt scrollò le spalle «Magari posso approfittarne per ballare con qualcun altro, se non ti dispiace.» suggerì notando Allison al tavolo da sola, il suo accompagnatore scomparso tra la folla. Stiles inarcò un sopracciglio, in dubbio su come rispondere al suo cavaliere «Certo, io non sono un ballerino eccellente e meriti almeno un ballo prima della fine della serata.» disse scandendo lentamente le parole, domandandosi se Matt in realtà fosse interessato ad un altro omega e se fosse venuto con lui solo perché costretto da suo nonno.

Il giovane alpha si alzò allacciandosi i bottoni della giacca «Con permesso.» disse rivolto agli adulti e con passo lentò si avviò verso gli altri tavoli, lasciando i tre occupanti del tavolo leggermente confusi.

Laura posò una mano sulla spalla dell’omega «Dai vai, prima che mio fratello impazzisca.» lo incoraggiò indicandogli con la coda dell’occhio la figura di Derek dall’altra parte della sala che lo fissava con una tale intensità da far arrossire il più giovane.

«Vado.» sorrise alzandosi anche lui da tavola, camminando lentamente verso l’interno vuoto del municipio, dove solamente chi in necessità del bagno si sarebbe avventurato.

Camminò lungo il corridoio buio, sentendo dei passi dietro di lui, il suo naso lo avvertiva che alle sue spalle vi era il suo alpha. Sorrise svoltando a sinistra, salendo le scale in marmo che portavano al piano superiore dove nessuno li avrebbe trovati. Fece i gradini due a due fino ad arrivare in cima e guardare in basso, dove Derek lo stava fissando con gli occhi illuminati di rosso macchiati di giallo. Stiles trattenne il respiro per l’intensità dello sguardo, sentì le guance andargli a fuoco e una morsa alla bocca dello stomaco.

Derek lo raggiunse, la cravatta era dello stesso colore degli occhi di Stiles, salì i gradini con calma guardando il suo omega come se fosse il dipinto più bello nel mondo. Voleva baciarlo, sentire il sapore delle sue labbra ma sapeva che non glielo avrebbe permesso. Doveva solamente portare pazienza, doveva far capire a Stiles che lui era l’unico Compagno che avrebbe mai voluto e che appena possibile si sarebbe Legato a lui sancendo il loro legame per l’eternità.

Lo raggiunse allungando una mano e una volta dopo che le loro dita si intrecciarono continuarono a salire le scale, addentrandosi maggiormente nel municipio, alla ricerca di una stanza dove poter ballare un lento.

Si chiusero dentro il primo ufficio con la porta aperta, constatando che la musica arrivasse fino a lì grazie ai condotti dell’aria. Derek posò una mano sul fianco del più giovane mentre l’altra stringeva ancora la sua tenendola in alto. Stiles si fece più vicino, posando la testa contro la spalla dell’alpha, lasciandosi guidare in un lento ballo che consisteva semplicemente nel dondolare a destra e sinistra rimanendo in silenzio.

Derek poteva sentire il cuore di Stiles battere all’impazzata, l’odore pungente della felicità gli riempiva le narici e desiderò con tutto sé stesso di poter permettere al suo Compagno di essere sempre e per sempre felice.

Sciolse la presa sulla mano dell’omega e portò entrambe le mani sui suoi fianchi mentre Stiles univa le sue dietro il suo collo, giocando leggermente con i capelli della nuca. Derek piegò la testa e baciò leggermente una tempia del ragazzo «Sei bellissimo.» disse rompendo il silenzio della stanza, lo Stilinski arrossì al complimento per niente abituato a gente che si interessasse a lui.

«Non è vero.» rispose imbarazzato Stiles senza incontrare lo sguardo di Derek temendo di vergognarsi solamente di più. L’alpha sorrise decidendo di non insistere, ben sapendo quanto fosse timido il fidanzato per quanto riguardava il suo aspetto.

Derek continuò a dondolare a tempo con la musica «Ti ricordi quando avevi sei anni ed insieme a Scott hai fatto cadere l’albero di Natale della mia famiglia?» domandò parlando in un sussurro, le labbra praticamente appoggiate contro l’orecchio dell’amante «Hai iniziato a raccogliere i cocci delle palline mentre Scott piangeva e dicesti che ti saresti preso tu tutte le colpe.» ricordò la gentilezza del bambino, il modo con cui rassicurò il suo migliore amico ben sapendo che Melissa lo avrebbe castigato a dovere «In quel momento ho capito che ti avrei voluto per sempre insieme a me, il tuo altruismo e il coraggio di affrontare da solo l’ira di mia madre mi hanno fatto capire che non avrei mai trovato nessuno migliore di te.» ammise sentendo l’omega sospirare mestamente, le mani si strinsero con più forza prendendo la stoffa della sua giacca elegante «Ti amo, Stiles,» concluse carezzandogli il fianco, sentendolo tremare sotto il suo tocco.

Il più giovane alzò la testa, le labbra leggermente in fuori, gli occhi liquidi d’amore e le guance rosse. Derek lo capì e si sentì arrossire a sua volta. Stava per baciare Stiles, stava per catturare quelle labbra tra le sue e Derek si sentì particolarmente stupido perché non sapeva cosa fare. Lui aveva esperienze, aveva baciato qualche ragazza e ragazzo nei primi anni della sua adolescenza, era partito dai baci a stampo fino a perfezionare quello alla francese solo per essere pronto per quel momento.

Erano a pochi centimetri, quasi un soffio, quando le campane suonarono segnando la mezzanotte.

Stiles spalancò gli occhi «Dio, Derek, devo tornare immediatamente da Laura!» disse il giovane omega staccandosi dal corpo caldo ed accogliente del fidanzato. Era ufficialmente iniziata la settimana dei calori e gli omega dovevano apprestarsi a tornare a casa il più presto possibile con i loro chaperone mentre gli alpha sarebbero rimasti nel municipio a discutere sulle loro intenzioni.

Nessuno voleva ritrovarsi un omega in calore nel bel mezzo della sala scatenando una risposta anche aggressiva da parte di alpha ancora non pienamente capaci a controllarsi. Derek annuì e lo lasciò andare, seguendolo poco dopo ricordandosi che lui doveva portare Cora a casa ed assicurarsi che stesse bene.

L’alpha si passò una mano sul viso, ci era andato veramente vicino!

♠♠♠

Scott aveva odiato ogni singolo secondo di quell’evento e non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo quando Chris Argent portò via Allison allo scoccare della mezzanotte.

Quando Matt le aveva chiesto di ballare ci era mancato poco che la buttasse tra le sue braccia gridando «Alleluja e rischiare di venire evirato dal cacciatore. Per tutta la sera non aveva potuto fare a meno di pensare ad Isaac e di quanto gli sarebbe piaciuto averlo lì con lui, ballare insieme e magari scambiarsi un bacio come aveva visto fare alle altre coppie.

Si sedé in modo poco graziato su una delle numerose sedie e si allentò il nodo della cravatta mentre i vari alpha confermavano o ritrattavano i loro voleri rispetto all’omega che avevano invitato al Ballo. Era la parte noiosa della serata, ma tutti erano tenuti a partecipare. C’era pure Deaton che prendeva appunti, seduto in un angolo della sala con carta e penna.

Osservò Jackson dichiarare di voler continuare a corteggiare Lydia, mentre Casey Lodge ritirava le sue intenzioni riguardanti una omega di nome Sarah. Scott sbuffò apertamente, fregandosene dei presenti. Era stata la peggior serata della sua vita e non aveva nemmeno ballato con Stiles in quanto il ragazzo era scomparso verso la fine della serata, quando si era liberato di Allison.

Passò decisamente troppo tempo prima che il ragazzo riuscì ad uscire dal municipio dopo aver mentito sulle sue intenzioni. Aveva dichiarato di voler procedere con il corteggiamento di Allison, più per paura di Chris Argent che per volere proprio.

Si avviò lentamente lungo la strada deserta verso il territorio dei McCall, le mani infilate nei pantaloni del completo e lo sguardo verso il cielo stellato. Aveva poca strada davanti a sé quando sentì un odore pizzicargli il naso.

Si bloccò sul posto, prendendo un grande respiro, l’odore era dolce, sembrava quello del miele. Guardò a destra e sinistra, ma non vide nulla. Fece per riprendere a camminare quando sentì un gemito sommesso provenire dal piccolo vicolo che separava due case.

Senza pensarci due volte, sfoderando gli artigli e ringraziando si essere un licantropo, entrò nel vicolo buio notando una figura accucciata a terra con le braccia sopra la testa. La persona in questione era a sua volta vestito in abito elegante, poteva vedere un papillon giallo e dei soffici ricci biondi.

«Tutto bene?» domandò avvicinandosi lentamente, capendo che il ragazzo fosse un omega in calore. Dovette far richiamo a tutte le sue forze per non farsi prendere dai suoi istinti naturali e saltare addosso a quel povero ragazzo che era stato abbandonato nel momento più cruciale della sua vita.

Sentì una rabbia crescergli dentro, scandalizzato che qualche genitore potesse lasciare il proprio figlio alla mercé di qualsiasi alpha. Si avvicinò di un altro passo e l’odore dell’omega divenne talmente inebriante da fargli desiderare di affondare i denti nel collo del giovane. Eppure sentiva di conoscerlo, era come se quell’omega fosse in sua attesa.

Si chinò lentamente, ormai davanti al giovane, e sentì il cuore battergli ad una velocità assurda quando capì chi aveva davanti: Isaac Lahey.

«Sc–Scott.» chiamò il biondo togliendosi le braccia dal viso, mostrando all’alpha due occhi colmi di lacrime e guance arrossate.

«Isaac, cosa ci fai qui da solo?» domandò il McCall togliendosi la giacca per posarla sulle spalle dell’altro, cercando di coprire con il suo odore quello dell’omega in calore «Dove si trova tuo padre?» chiese guardandosi in giro, forse l’uomo era andato a chiedere aiuto.

Isaac singhiozzò e scosse la testa «Sono uscito di nascosto.» ammise, incapace di mentire al ragazzo che amava «Volevo venire al Ballo e vederti.» aggiunse facendo tremare il labbro inferiore, cercando di non piangere come un bambino di fronte al suo alpha, ma faceva troppo male, il calore che sentiva nel basso ventre era agonizzante ed i suoi pantaloni erano completamente zuppi per quando liquido stava perdendo. Era pronto ad essere reclamato, ma non aveva un alpha.

L’alpha rimase colpito da quella verità e sentì il cuore riscaldarsi, annuì lentamente e senza troppe cerimonie prese il biondo passando un braccio dietro la sua schiena e l’altra sotto le ginocchia, tirandolo su dallo sporco asfalto. Sapeva di potersi controllare perché sapeva che non avrebbe mai fatto del male al suo omega «Ti porto a casa mia, va bene, Isaac?» domandò ben sapendo di dover avere la sua autorizzazione per farlo. Non voleva riportarlo da quel bastardo del padre, tutti a Beacon Hills sapevano quanto fosse violento il signor Lahey, ma senza una denuncia formale da parte di Isaac e delle prove schiaccianti nessuno aveva mai potuto fare nulla.

Isaac annuì posando la testa contro la spalla di Scott, annusando a pieni polmoni il dolce odore di cannella del ragazzo «Sì, alpha.» rispose per puro istinto usando il titolo del giocatore numero 11, ignaro che quella piccola parola avesse mandato una scarica di pura eccitazione al povero alpha che dovette fermarsi un attimo e imporsi di non farsi venire un’erezione nel bel mezzo della strada.

Cammino più velocemente che poteva e nel giro di cinque minuti arrivò a casa sua, fortunatamente vuota in quanto la madre era di turno al Beacon Hills Memorial Hospital. Aprì la porta con non poca fatica ed entrò dall’entrata che dava sulla cucina, doveva fermarsi a prendere del cibo e numerose bottiglie d’acqua per l’omega in calore. Fortunatamente aveva passato l’esame in Cura degli Omega ed era preparato ad offrire ad Isaac tutto quello di cui aveva bisogno. A malincuore lo posò su una sedia mentre apriva i vari cassetti alla ricerca di snack e qualsiasi cibo pensasse potesse piacere al ragazzo, poi afferrò una confezione da sei bottiglie di acqua e si ritrovò con le braccia piene «Riesci a camminare fino alla mia stanza?» chiese parlando con una busta di patatine tra i denti.

Isaac annuì leggermente con la testa e si mise in piedi, vergognandosi quando vide lo stato in cui aveva lasciato la sedia. Arrossì fino alle punte delle orecchie e sentì le lacrime pizzicargli nuovamente gli occhi. La signora McCall non sarebbe stata contenta di ritrovare una delle sue sedie completamente zuppa dal suo liquido. Si girò a guardare Scott pronto a domandargli scusa, ma l’alpha scosse la testa e lo spinse leggermente verso le scale.

La stanza di Scott odorava come lui, deodorante e calzini sporchi. Isaac non poteva crederci di essere veramente lì, era come un sogno che si avverava. Rimase in piedi mentre Scott posava tutto quello che aveva preso sulla scrivania, buttando a terra i suoi libri e quaderni «Aspetta, devo cambiare le lenzuola del letto.» gli disse correndo fuori dalla stanza per prendere le lenzuola più morbide che possedesse. Sapeva che gli omega erano molto sensibili durante il loro calore e la pelle di irritava per un niente e le sue lenzuola erano ruvide.

Tornò in camera e buttando a terra quello di cui non aveva bisogno si affrettò a preparare il letto per Isaac, non voleva farlo aspettare più del dovuto, sicuramente con i dolori al ventre non vedeva l’ora di potersi sdraiare.

Una volta che fu tutto pronto l’alpha si avvicinò all’omega e prese un profondo respiro. Con una mano carezzò il braccio di Isaac, in un gesto rassicurante «Saresti a tuo agio se ti spogliassi?» domandò guardandolo dritto negli occhi, pronto a cogliere qualsiasi emozione. Non voleva imporsi sul ragazzo, Isaac doveva sapere che aveva sempre una scelta e poteva anche in quel preciso istante chiedergli di portarlo a casa sua.

Isaac deglutì a fatica, chiedendosi se si sentisse veramente a suo agio nello spogliarsi, mentre la sua parte da omega lo implorava di svestirsi e farsi toccare ovunque mentre la parte umana si vergognava al pensiero di farsi vedere come era venuto al mondo dall’alpha di un altro omega. Non poteva ignorare il fatto che Scott fosse di Allison, Chris Argent avrebbe ucciso entrambi per aver ferito la sua bambina.

«S–solo sopra.» rispose decidendo che era un male minore spogliarsi della camicia e poter sentire le mani di Scott sul suo petto. L’alpha tolse la sua giacca dalle spalle di Isaac e poi fece scivolare dalle braccia quella dell’omega, lasciandolo ancora con il papillon giallo e la camicia leggermente sporca. Con mani ferme sfilò il farfallino ed iniziò a far uscire i bottoni dalle asole, rivelando poco a poco la pelle candida del ragazzo che voleva disperatamente baciare.

Scott si sfilò a sua volta la camicia e per puro istinto attaccò il suo petto a quello di Isaac, adorando la sensazione della sua pelle contro la sua. L’omega era bollente, sembrava ad un passo dall’autocombustione e Scott sapeva cosa doveva fare. Staccandosi a malincuore andò a recuperare due paia di pantaloni per dormire, offrendone uno ad Isaac per liberarsi della scomoda cintura e gli ormai zuppi pantaloni eleganti. Gli indicò il suo bagno personale e mentre aspettava il suo ritorno prese una delle sei bottiglie e la posò sul comodino insieme ad una bustina di caramelle gommose alla fragola.

Isaac tornò nella camera con addosso solamente i pantaloncini, le guance arrossate e lo sguardo che si posava ovunque tranne che sul letto ed il ragazzo seduto su di esso. Intrecciò le dita delle proprie mani davanti al ventre, imbarazzato per quello che sentiva succedere al proprio corpo.

«Vieni, Isaac, non ti far nulla.» lo rassicurò Scott allungando la mano verso l’omega, invitandolo a sedersi al suo fianco. Quando entrambi i ragazzi furono seduti sul bordo del letto Scott passò la bottiglia d’acqua all’omega, invitandolo a bere quanto più potesse, notando già uno strato di sudore formarsi sulla pelle del giovane, chiaro segno che in poco tempo avrebbe raggiunto il picco del suo primo calore.

Gli passò anche le caramelle, guardandolo soddisfatto mangiarle senza troppi complimenti «Perché mi stai aiutando?» la domanda arrivò inaspettata e Scott sbatté più volte le palpebre.

«In che senso?»

«Scott, perché mi stai aiutando? Hai già un omega ed è Allison Argent.»

«Forse non è lei che voglio.»

«Allora perché corteggiarla?»

«Credevo che lei fosse quella giusta, ma poi… poi ho sentito il tuo odore ed ho capito che sei tu il mio omega.»

Il biondo lasciò cadere le caramelle a terra e senza pensarci posò le labbra contro quelle di Scott, sentendo finalmente il loro sapore e macchiandole di piccoli granelli di zucchero. Il cuore sembrava scoppiargli dalla felicità perché ora sapeva la verità. Allison non era più un suo problema, l’alpha gli aveva appena confessato i suoi sentimenti, poteva permettersi di lasciarsi andare.

Sentì Scott prendergli il viso tra le mani e tirarlo verso di sé fino a quando Isaac non si ritrovò seduto sulle sue gambe. Il bacio si approfondì e nonostante l’omega fosse completamente inesperto gli bastò seguire i movimenti di Scott per trovare il ritmo adatto.

«D–dobbiamo fermarci o non riuscirò a trattenermi.» borbottò Scott staccandosi appena dalle sue labbra, una mano sul petto di Isaac come a volerlo spingere lontano «Ti aiuterò durante il calore, ma non ti Morderò.» chiarì facendo scivolare una mano lungo l’addome del giovane, ma fermandosi prima di arrivare al bordo dei pantaloncini.

«Io ti voglio.» bisbigliò l’omega sentendo tutti i freni sbloccarsi, voleva unirsi al suo alpha, voleva sentirlo e Legarsi. Voleva essere un tutt’uno con Scott e non dover più tornare da suo padre. Il suo posto era tra le braccia di Scott.

Scott alzò gli occhi al cielo sentendo gli occhi illuminarsi, quasi incapace di trattenersi «Isaac.» sospirò lasciando la lingua uscire e regalare una generosa lappata sul collo del biondo dove sapeva trovarsi la ghiandola per il Legame «Prima devo corteggiarti, chiedere il permesso a tuo padre.» si ricordò, aggiungendo mentalmente che avrebbe dovuto vedersela anche con Allison e Chris Argent e la cosa lo spaventava non poco, ma ormai aveva capito che non poteva più reprimere quello che la sua natura voleva.

«Ti prego, aiutami, fa troppo male.» provò nuovamente Isaac ruotando leggermente i fianchi sentendo il membro dell’alpha risvegliarsi sotto le sue natiche. I suoi pantaloncini erano nuovamente zuppi, il suo corpo era pronto ad accogliere l’alpha e creava un quantitativo di liquido soddisfacente a permettere loro di non ingaggiare nemmeno tempo nella preparazione.

«Ti prego, alpha.» ripeté facendo perdere completamente il controllo a Scott.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About Satan, Hell and teste di knot:

Fellas I’m back!

Lo so, lo so, imperdonabile! Sono scomparsa per mesi e non ho nemmeno risposto alle ultime recensioni, sono veramente una persona orribile.

Okay, questo capitolo equivale a quattordici pagine di Word, un bel po’ vorrei dire. Solitamente mi tengo sulle sei pagine, qua mi sono proprio sbizzarrita.

Comunque sì, guys, Isaac e Scott lo stanno facendo! Esatto, i nostri Scisaac stanno copulando e Scott avrà un bel po’ di problemi con il caro e vecchio Chris.

Eravamo quasi arrivati al bacio Sterek, ma no, ancora nada. Vi tengo sulle spine!

Vi adoro,

Sel

 

P.S: per qualsiasi dubbio, perplessità ed incertezza non esitate a scrivermi, soprattutto per quanto riguarda la dinamica dei calori 😊

 

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