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Autore: Shade Owl    06/11/2018    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Orlaith si rigirò sul divano, allungando il braccio sul tavolino di vetro per recuperare il flacone di aspirine. Il jet lag era un nemico terribile, e se avesse potuto prevenirlo, almeno in parte, lo avrebbe fatto più che volentieri. Purtroppo la partenza era stata quasi immediata, e appena ne erano stati in grado erano saliti sul primo aereo diretto a New York.
Ora si trovava di nuovo nel suo appartamento, e dopo quasi una settimana di riposo si era rimessa del tutto, anche se il mal di testa faticava a scomparire.
La prossima vacanza in Europa la faccio da sola... Si ripromise.
Ma, in fondo, lei passava tutto il suo tempo da sola. Grazie a Vaněk, tra parentesi.
Ripensò a Jayden, che in quel momento era con ogni probabilità in casa sua, a riprendersi come lei dagli effetti del cambio di fuso: durante il viaggio di ritorno (durato circa undici ore) non si erano mai rivolti la parola e, appena aveva recuperato i bagagli, era saltata su un taxi e si era fatta riportare a casa propria. Non aveva minimamente pensato a Vaněk e alle conseguenze del suo ritorno nell'appartamento nella Beekman Tower. Voleva solo stare da sola e telefonare a suo padre.
La prima cosa era riuscita a ottenerla, e infatti aveva staccato il telefono appena entrata e spento quello regalatole da Allwood. Subito dopo aveva cercato di chiamare suo padre dal cellulare, ma in quel momento suonava occupato e, pur essendosi ripromessa di provare ancora più tardi, la stanchezza l'aveva sopraffatta ed era crollata sul letto prima ancora di riuscire a svestirsi.
Dopo una settimana di riposo si era quasi totalmente ristabilita, ma ancora non aveva potuto contattare suo padre: riusciva a chiamarlo solo in orario di lavoro, quando era più sveglia ma lui fuori casa, e nel pomeriggio finiva quasi sempre col crollare sul divano, combattendo per non dormire. In compenso, la nuova canzone era quasi pronta, anche se non era più del tutto certa del motivo per cui la stesse scrivendo.
In fondo non doveva più niente alla Lightning Tune Records, non dopo tutto quello che le aveva fatto Vaněk, e se non fosse tornata da Allwood (e in quel preciso momento non ne aveva molta voglia) non le sarebbe servito avere un nuovo brano con cui combattere.
L'unica per cui potesse mai scrivere, quindi, era se stessa. Stava componendo della musica e dei versi che nessuno avrebbe mai ascoltato all'infuori della loro stessa autrice, per occupare un po' la mente e al tempo stesso sfogare sentimenti che altrimenti avrebbero ristagnato dentro di lei fino a esplodere.
Meglio sprecare tempo che diventare una repressa.
Buttando giù l'ennesima dose di aspirina, Orlaith guardò i fogli sparsi sul divano e sul suo grembo: nonostante fosse privo di un suo fine pratico, Orlaith si sentiva piuttosto soddisfatta del proprio lavoro.
Sentì suonare alla porta. Pregò che non fosse McGrath o, peggio ancora, Allwood.
Già tre volte il maggiordomo si era fatto vivo: quando avevano capito che non avrebbe mai risposto al telefono, McGrath si era presentato alla sua porta, e in seguito era stato Jayden a venire. Lei non aveva aperto a nessuno dei due, e aveva lasciato detto al portiere di non farli più salire. D'altro canto dubitava che un banale portiere potesse tenere alla larga uno stregone di trecento anni e il suo servitore Homunculus.
Il fatto era che non si sentiva ancora pronta a vedere nessuno dei due. Scoprire che Vaněk era stato direttamente responsabile della morte di sua madre l'aveva ridotta in pezzi, e sapere che Jayden aveva deliberatamente deciso di tenerle nascosta l'informazione era ancora peggio. Stava arrivando a fidarsi di lui, a farselo piacere... a stare bene in sua compagnia. Non voleva essere tenuta all'oscuro di cose del genere.
Fortunatamente, oltre la soglia trovò David.
- Yoh, ragazzina!- esclamò il produttore, allargando le braccia e facendo un evidente sorriso tirato, in una chiara parodia di un atteggiamento festoso - Allora, ci siamo degnate di farci vive? Sei di nuovo in zona, eh?-
- Oh... ciao, Dave.- disse lei, colta alla sprovvista: si era totalmente dimenticata addirittura che esistesse, con tutto quello che le era successo a San Pietroburgo - Come stai?-
Lui aggrottò la fronte, portando le mani sui fianchi.
- Beh, tutto qui? Sparisci per settimane, mi chiami a malapena una volta e poi sparisci di nuovo? Cavolo, chica, se il tuo portiere non mi avesse chiamato...-
- Ti ha chiamato lui? Perché solo ora? Sono qui da giorni!-
- Sì, gliel'ho chiesto anch'io.- sbuffò David, spingendola di lato per entrare - E mi ha detto che un tizio accompagnato da un grosso pinguino inamidato lo aveva pagato per non farlo. È lui Allwood, vero? Hai un nuovo fidanzato?-
Orlaith scosse la testa, chiudendo la porta.
- Non è il mio fidanzato.-
- Beh, comunque il portiere ha cambiato idea quando gli hai chiesto di tenere fuori quei due. Era preoccupato, e visto che sono il tuo contatto di emergenza ha chiamato me.- la guardò per un istante, sempre accigliato - Ma che cazzo succede?-
- Scusa se non mi sono fatta viva.- disse Orlaith - Ho avuto una settimana pesante... mi sto ancora riprendendo dal jet lag, ero a San Pietroburgo...
- Dov'eri?- esclamò David.
- Te l'ho detto, mi dispiace!- disse Orlaith, in tono stanco - Se ti dicessi cosa sta succedendo non mi crederesti mai... io...-
- Senti, mettiamo bene in chiaro una cosa, d'accordo?- disse David, muovendo un passo avanti, accigliato - Tu la devi smettere! Basta fare la matta in giro per il mondo... sparire senza dire nulla, andartene con gli sconosciuti, fare i tuoi dannati comodi... io ho fatto l'impossibile per venirti incontro e aiutarti! Ti ho tirata fuori da quegli squallidi locali in cui ti esibivi, ti ho dato un appartamento da sogno nella città più bella del mondo, ti ho dato un fottuto futuro... quel vecchio trombone di Vaněk non è il solo ad avere investito su di te! In quattro anni sei diventata l'artista di punta della Lightning Tune Records: se sali tu salgo io, ma se cadi mi trascini a fondo con te! E non intendo permettertelo!-
Orlaith lo fissò ammutolita, sconvolta da quell'improvvisa sfuriata: David sapeva essere una persona dura e decisa, soprattutto con i tecnici e, una volta, lo aveva visto trattare davvero malissimo un aspirante artista che stava provinando il quale, in effetti, non aveva mostrato tutto quel gran talento che professava.
Ma con lei era sempre stato gentile, e di norma non alzava mai la voce. Anche al telefono le era sembrato preoccupato e irritato, ma comunque comprensivo. Era la prima volta che la trattava così.
- Dave, io...-
- No, niente "Dave, io". Basta con gli "io"!- la interruppe, afferrandola con forza per un braccio.
- Ahi!- esclamò Orlaith: aveva una stretta tremenda.
- Ora noi due andiamo in studio. Sei mancata abbastanza, signorina.- disse - Muoviti e... cambiati!-
- Dave, mi fai male!- gridò Orlaith, mentre lui la spingeva in camera da letto.
- Chiudi il becco e fai come ti ho detto!- sbottò, spintonandola verso la cassettiera.
La violinista urtò contro il mobile di petto, mozzandosi il fiato e vedendo tante piccole lucine apparire davanti alle sue pupille. Un gemito di dolore uscì dalla sua gola.
- Ti ho detto di sbrigarti!- sbraitò David.
Cosa stava succedendo? Aveva davvero sbagliato così tanto su di lui? Perché si comportava in quel modo?
- David...- disse con voce rotta, facendo per voltarsi.
Prima ancora di potersi girare del tutto le arrivò un manrovescio sulla guancia. Finì di nuovo a ridosso della cassettiera, ma stavolta perse l'equilibrio e scivolò sul pavimento, trascinandosi dietro alcuni libri, un paio di collane, il cellulare e il telefono che le aveva dato Allwood.
Sgomenta e incapace di ragionare, si toccò la guancia indolenzita, fissando un punto vuoto.
- Devo insistere ancora?- chiese il produttore, furioso.
Lei scosse lentamente la testa, incapace di dire nulla.
- Bene. Allora vestiti, e di corsa.-
Orlaith annuì, continuando a guardare il pavimento. Allungò una mano per sorreggersi alla cassettiera e si rialzò lentamente, inspirando con calma. Quella situazione era surreale... assurda.
Non capiva quel voltafaccia improvviso. Ad ogni modo, aveva un solo modo di uscirne: doveva raggiungere il violino.
- Posso... fari sentire... il nuovo pezzo?- chiese.
- Quale nuovo pezzo?-
- Io... l'ho scritto in viaggio.- rispose - Volevo proportelo appena fossi tornata...-
- Beh, lo sentirò in studio. Ora sbrigati.-
- Ma... volevo suonarlo qui, io... l'ho scritto per te.- mentì, arrischiando a lanciargli un'occhiata di sbieco.
Vide che aggrottava la fronte, dubbioso.
- È quello sul divano?-
Maledizione...
- Vado a dargli un'occhiata.- annunciò - Tu datti una mossa, o te ne mollo un altro.-
David uscì dalla stanza, diretto verso il divano. Aveva un'occasione per impugnare il violino, chiuso nella teca nella cabina armadio. Ma il tempo per prenderlo e suonarlo era davvero poco e, se disgraziatamente una sola corda avesse perso l'accordatura, i suoi poteri avrebbero potuto non funzionare.
Ma era l'unico sistema che aveva per sopraffare David.
Cercò di non fare movimenti bruschi, facendo sembrare il tutto il più naturale possibile. In fondo le serviva il violino per andare in studio, cosa c'era di strano?
Sentì il cuore aumentare i battiti a ogni passo, mentre si avvicinava con finta calma alla teca in fondo all'armadio. Gettò uno sguardo alle proprie spalle, e vide David ancora concentrato sui fogli, tentando di riordinarli per capire cosa avesse effettivamente scritto.
- Non è completa o sbaglio?-
- Mancano... un paio di linee.- rispose.
Aveva un nodo in gola. Si stava sforzando di non piangere.
- Beh, non hai tempo di finirla, adesso.- fece una pausa, lo sentì muoversi. Probabilmente si era voltato a guardarla - Ma allora, quanto ti ci vuole?-
Non venire, non venire, non venire...
- Sto... sto prendendo il... il violino. Arrivo subito.-
Aprì la teca con mani tremanti, prendendo il violino e l'archetto. Non aveva tempo di saggiare la resistenza delle corde, poteva solo suonare. Almeno, aveva una vasta scelta di brani con cui fare a pezzi Dave.
- No, tu arrivi adesso!-
Lo sentì coprire a grandi passi la distanza che li separava, e prima che potesse mettere in fila più di un paio di note si sentì afferrare per i capelli e strattonare indietro. Perse l'equilibrio e lasciò cadere lo strumento, mentre il produttore la trascinava verso il salotto.
- No!- gridò - David... ti prego, lasciami! Mi fai male!-
Madre de diòs, stai zitta!-
La scaraventò sul divano, afferrandole poi il braccio con forza. Orlaith cercò di ripararsi, e il primo pugno la colpì sul gomito. Il successivo, tuttavia, arrivò direttamente allo stomaco, strappandole un singulto strozzato.
All'improvviso la porta d'ingresso si spalancò, e qualcuno irruppe nell'appartamento. David si distrasse, alzando lo sguardo.
Un secondo dopo la sua testa venne colpita da un fascio di luce che la disintegrò.

Stavolta il mio ritardo è mostruoso, ma mi sono veramente dimenticato di postare. Sono appena iniziate le mie ferie, e ho un po' perso il senso del tempo, scusate.
Ringrazio J
ohn Spangler, Old Fashioned, Fan of The Doora, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2, Queen FalseHeart, Marz97, Aelfgifu, Roiben e Beauty Queen, che mi seguono. A presto!

   
 
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