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Autore: diphylleia_    06/11/2018    0 recensioni
"Da che avesse memoria, Scarlett non aveva mai provato vere emozioni, o un solo brivido che le scuotesse il cuore e le portasse gioia [...] Il suo spirito somigliava di più a un giorno d’autunno dal cielo grigio e pesante, in cui la pioggia non si mostra e tutto resta uguale a se stesso, in attesa." Nel tentativo di superare il proprio disagio esistenziale, Scarlett si getta a capofitto in attività edonistiche; proprio quando è a corto di idee per provare emozioni forti, la sua migliore amica Sky la invita in campeggio con dei suoi amici, dove le conoscenze che Scarlett farà la porteranno ad esplorare nuovi lati di se stessa.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Max, Scarlett, Sky, Trent, Un po' tutti | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Nel lasso di tempo in cui Scarlett era andata a cercare Sky, per poi trovarla in tenda insieme a Trent, era calato uno strano silenzio al falò. Max era rimasto sulle sue, e pur di non parlare con gli altri si era messo a giocherellare con il proprio cellulare. Duncan, seduto un po’ più distante dal suo migliore amico, si prese qualche secondo per osservarlo: non lo aveva mai visto così distratto. Le sue spalle e il resto del suo corpo erano rilassati, tuttavia le dita che scorrevano lungo lo schermo del telefono tremavano leggermente. Si passava spesso una mano tra i capelli, come se volesse aggrapparvisi; sembrava sul punto di esplodere.
Il verde decise quindi di spezzare il silenzio che era calato con una battuta delle sue: - Ragazzi, non dovremmo fare un applauso a Max? -
- Eh? - Mugugnò il viola, alzando la testa con aria confusa.
- Beh, hai fatto colpo, amico. - Annuì Brody, avvicinandosi al falò con un paio di birre in mano. Ne porse una a Duncan, si sedette al suo fianco e iniziò a sorseggiare la propria bevanda.
- Non... so di cosa voi stiate parlando. - Cercò di eludere il discorso Max.
- Cazzate, sì che lo sai! Con un pezzo di ghiaccio come Scarlett, poi! - Rise Duncan, anche se il suo migliore amico non sorrise nemmeno. - Quella ragazza è una frigida del cazzo, eppure stasera ti ronzava attorno come una falena in amore. Dì un po’, che avete combinato, voi due? Ieri sera eravate usciti insieme... -
- Sei sempre il solito cazzone. - Lo interruppe Gwen, in piedi alle sue spalle, in tono severo. - Non penso siano cazzi tuoi, comunque. -
- Max è il mio migliore amico, quindi sono cazzi miei eccomi. - Ribatté Duncan, mentre si girava, aggrottando le sopracciglia. - E poi, che hai da scaldarti tanto? Non ti sentirai mica chiamata in causa? -
- Che cosa vorresti dire? - Sbraitò la gotica.
- Intendo dire che neanche tu scherzi, figa di legno. - L’apostrofò il ragazzo con un ghigno strafottente dipinto in viso. Si alzò e raggiunse la dark; camminava a pugni serrati e gambe tese. - Fai sempre la frigida pure tu. Ma a differenza di Scarlett sei una grandissima stronza, considerando che mi hai messo Courtney contro per qualche battutina del cazzo. -
- Io non ho fatto niente! - Si difese Gwen, alzando la voce.
- Ah no? Strano allora che quella cretina della tua amichetta mi abbia fatto una scenata stasera. -
- Sai, non c’è bisogno di essere molto svegli per incazzarsi con il tuo ragazzo se ci prova con le altre. - S’intromise Heather, appoggiata a un albero vicino al fuoco.
- Tu stanne fuori. - Sibilò il rocker.
L’asiatica scosse la testa: - Non hai niente da fare e sei nervoso, quindi ti diverti a rovinare la serata agli altri? Sei davvero un miserabile. - Rivolse un’occhiataccia al ragazzo. Era ancora seccata perché Alejandro era via con Courtney da ore, per colpa del verde. - Perché invece di dar fastidio non vai a risolvere quello che hai combinato con la tua ragazza? -
- Smettila di crederti superiore e fatti gli affari tuoi, razza di puttana infiocchettata! - Urlò allora Duncan. - Credi di essere migliore di me soltanto perché sei una cazzo di viziata? -
- Non ci vuole molto a essere migliori di te, a dirla tutta. - Sogghignò Heather.
- Mi sono rotta i coglioni adesso! - Sbottò Gwen, per poi girarsi e correre via. - Vado a schiarirmi le idee. -
- Ehi! Tu ed io abbiamo ancora un conto in sospeso! - Gridò il rocker; lasciò perdere le provocazioni di Heather, che continuava a lanciargli sguardi di fuoco, e si lanciò all’inseguimento della ragazza.
- Oh, che cazzo! - Balzò in piedi Max, sconvolto dal litigio tra i suoi amici. Fece anche lui per seguirli, ma Cody, che aveva ascoltato accanto all’asiatica per tutto il tempo, fu più veloce di lui; schizzò via dietro il punk e la gotica, borbottando qualcosa.
- Non seguirli, Max! - Lo bloccò infine la corvina, mentre continuava a tenere d’occhio le tre figure che si fondevano con il buio della boscaglia. - Cody sa quello che fa. -
 
Sarebbe stato meglio per Gwen se fosse stato così. La gotica continuò a correre verso il cancello sul retro del campeggio e cercò di oltrepassare la soglia. Sfortunatamente, non fu abbastanza rapida: mentre si apprestava a uscire, sentì delle dita maschili avvinghiarsi alle sue spalle e trascinarla all’indietro, verso il muro di cinta; la ragazza sbatté con la schiena contro la muratura e si trovò di fronte a Duncan, che ancora la teneva bloccata contro la parete. Il viso del punk era orribilmente contratto in una smorfia di rabbia, i cui lineamenti deformati erano ancora più accentuati dalla penombra, tagliata da un lampione poco lontano. La maschera di rancore del punk era fin troppo vicina, al punto da esalare odio puro e alcol lungo la pelle della dark.
- Che cazzo te ne vai così? Dobbiamo parlare... - Sibilò il verde. Le sue labbra erano scosse da leggeri spasmi. Gwen deglutì e aspettò che il ragazzo riprendesse: - Mi sono rotto il cazzo di te e di quella psicopatica della tua amichetta. La dovete finire di fare comunella contro di me. -
- Ma di che stai parlando? Noi non abbiamo fatto nien-- -
- STAI ZITTA! - Sbraitò il giovane, aumentando la presa sulla pelle della ragazza. - Devi stare zitta, cazzo! - Il punk lasciò repentinamente una delle spalle di Gwen e portò la mano libera alla base del suo collo.
Duncan era una di quelle persone che credeva di possedere tutto. Pensava che la devozione di Max, l’amore di Courtney e la lealtà di Gwen gli appartenessero, e che rinvigorissero la sua figura più che le loro. Con il tempo, aveva inconsciamente iniziato a essere convinto che questi sentimenti gli fossero dovuti. Ora che i suoi comportamenti scorretti venivano contestati, si sentiva tradito. Non era scegliere tra stare con Courtney o avere Gwen a turbarlo: vedersi sottratto il diritto personale che riteneva di avere su di loro era uno schiaffo morale troppo forte.
Decise che si sarebbe preso quello che gli spettava per conto suo. All’inizio strinse le falangi attorno alla gola della gotica, per poi lasciar scivolare la mano, a cui la ragazza si era aggrappata con le unghie, lungo il suo petto.
- Che stai facendo? - Strepitò Gwen. Il battito del suo cuore rimbombava lungo la sua laringe. Iniziò a scalciare, a cercare di allontanare Duncan dimenando le braccia e cercando di spingerlo via; in tutta risposta, il punk premette il proprio torso contro il suo corpo per immobilizzarla. - Te lo meriti, razza di puttana. Te lo meriti perché mi metti sempre i bastoni tra le ruote. Hai sempre da contraddirmi. Devi imparare a tacere. - Ridacchiò crudelmente il giovane; la sua voce andava sempre più scemando in un gemito d’ira e lussuria intrecciate. - Se tu stessi zitta qualche volta di più, non finiresti nei guai. -
Alla gotica sembrò di stare per morire. Il suo miocardio pareva logorarsi lentamente, il suo cervello andare in cortocircuito. Aveva smesso di tentare di divincolarsi, non per propria scelta, bensì perché i suoi arti sembravano non rispondere più. Il ragazzo non aveva perso tempo e aveva insinuato una mano sotto la sua maglietta: i suoi polpastrelli ruvidi lasciavano una scia gelida lungo il torace di Gwen, un segno che le parve indelebile. Duncan continuò a salire, fino ad attanagliare il seno della giovane. La dark guaì, senza quasi più fiato in gola. Si accorse troppo tardi che il verde le aveva afferrato entrambi i polsi.
Duncan sembrava intenzionato a continuare così per un po’, tuttavia qualcosa rovinò i suoi piani. Rimbombò un tonfo sul cranio del punk, che emise un lamento di dolore. Allentò la presa sulla ragazza, senza variare di troppo la propria posizione, e si girò appena con il busto; entrambi rimasero scioccati dal trovare Cody in piedi, mezzo nascosto dietro un albero, che respirava pesantemente. Aveva dei sassolini in mano, attraverso uno dei quali aveva colpito la testa del delinquente (lo suggeriva il braccio destro, ancora in tensione per aver scagliato la pietra).
Appena lo vide, Gwen rientrò in possesso delle proprie facoltà cognitive e si approfittò in fretta della distrazione di Duncan: si divincolò dalla presa sui suoi polsi e sferrò al ragazzo un pugno. Le sue nocche pallide atterrarono senza alcun garbo sul naso del verde, che si ritrasse all’indietro e barcollò fino a cadere. Con uno scatto felino, la gotica si allontanò e corse incontro a Cody, che la prese per mano e scappò via con lei.
 
I due corsero lungo il perimetro del muro di cinta del campeggio, in modo da non dover passare di nuovo dal falò. Gwen procedeva davanti a Cody, dandogli le spalle, con lo sguardo fisso in basso.
Arrivarono sul retro dei bagni, dove si trovava una delle rudimentali panchine di pietra sparse per il campo. La gotica, individuato il posto a sedere, si trascinò fino al banco e vi si sedette, seguita dal castano. Divaricò leggermente le gambe, si poggiò con i gomiti sulle ginocchia e nascose il proprio viso tra le mani. Sembrava sconfitta.
I due ragazzi rimasero in silenzio per un po’. Cody era troppo spaventato per toccarla: solo dopo qualche minuto sollevò una mano tremante e iniziò ad accarezzare lentamente la schiena della giovane, che non emetteva un suono.
- ... grazie. - Mormorò infine la dark, sollevando leggermente la testa. Aveva gli occhi lucidi, eppure le sue guance erano asciutte; tirava solo leggermente su col naso.
- D-di nulla! - Rispose Cody con il cuore in gola. - Vorrei essere arrivato prima, piuttosto... -
- Non preoccuparti. - Ribatté seccamente Gwen, mentre fissava il vuoto. Sospirò profondamente, per poi constatare con voce carica di amarezza: - Io sono un’idiota. -
- M-ma non dire così! Non dipende da te-- -
- Sì, invece. Sono stata un’idiota. - Asserì la gotica e si alzò in piedi. Curiosamente, il suo viso era contratto in un sorriso addolorato. - Questo mi sta bene, perché voglio fare sempre l’amica gentile. Perché non dico niente se Duncan fa commenti su di me. Perché non dico niente se mi trovo coinvolta nei litigi di Courtney e Duncan. E perché ho avuto la stupida idea di arrabbiarmi tutto in una volta, come se questo potesse cambiare la situazione di colpo. - Strinse i pugni così forte da graffiarsi la pelle delle mani con le unghie; ciononostante la smorfia delusa sul suo volto non accennava a mutare. - Duncan ha ragione. Dovrei solo stare zitta. -
- Questo non è vero! - La interruppe il moro, balzando in piedi. Gwen gli rivolse uno sguardo affilato, ma il ragazzo si fece coraggio e lo sostenne senza esitare. - Duncan è un coglione, e non mi faccio problemi a dirlo. Quello che è successo è molto grave, dovresti dirlo a qualcuno. -
- A qualcuno? - Ridacchiò tristemente la giovane. - E a chi, di grazia? -
- A Courtney, per esempio. - Replicò lui con fermezza.
Tra i due calò il silenzio. Cody temette di aver ferito i sentimenti della dark, quindi cercò di recuperare in extremis: - D-deve assolutamente venirne a conoscenza! E’ la tua migliore amica, d-devi proteggerla... sei l’unica che può farlo! E poi, non ti piacerebbe dare una lezione a quel deficiente, per una volta? -.
Dargli una lezione. In quel momento, alla ragazza sembrò che quella semplice espressione restituisse un senso alla sua presenza in quel campeggio, nella vita di Duncan quanto in quella di Courtney.
Il punk aveva commesso qualcosa di ben peggiore rispetto al semplice tradimento: non solo aveva distrutto le ultime briciole di fiducia che la latina riponeva in lui, ma aveva anche oltrepassato ogni confine tracciato dal rispetto verso la dark, che aveva trattato alla stregua di un oggetto. Per la giovane non si trattava solo di una vendetta personale: era un’occasione d’oro per punire il teppista per la sua mancanza di empatia, per la sua meschinità, per il suo comportarsi come se il mondo fosse nelle sue mani.
- Basta così. - Sospirò profondamente la ragazza, come se stesse lasciando scivolare giù dalle spalle un peso enorme, e iniziò ad avanzare verso il sentiero. - Alza il culo, Cody. - Ordinò all’amico con voce roca. Gwen non guardava più in basso; puntava in alto gli occhi, imperlati di una luce sottile. - A questo punto, abbiamo una visita da fare. -



(( ciao a tutti! Perdonate il ritardo nella pubblicazione ma sono stata via un paio di giorni e sono tornata solo ieri sera.
Questo non è uno dei miei capitoli preferiti, non tanto per lo stile di scrittura quanto per gli avvenimenti descritti e per il contrasto con l'atmosfera quasi idilliaca del capitolo precedente; però è sicuramente un punto importante della trama per come influisce sui personaggi secondari e anche per chiarire i temi di Bakchai. Eheh...
La canzone di oggi è Aneurysm dei Nirvana, che in realtà era destinata a qualche capitolo fa... anche qui si va di vibe incazzato! 
Ascoltate la canzone, ditemi cosa ne pensate e restate aggiornati! ))
   
 
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