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Autore: Shakethatangstforme    08/11/2018    1 recensioni
SKAM ITALIA
I pensieri di Martino quando si rende conto che in quella casa regneranno il silenzio e la tristezza a lungo, dopo che suo padre ha lasciato lui e sua madre. Un ragazzino che sente tante cose e che non sa come esprimerle. Un monologo, un flusso di pensieri su come ci si sente a convivere con qualcuno di depresso come sua madre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornare a casa e trovare il silenzio, stanco, col mal di testa tipico che segue le lezioni della giornata. Tornare a casa dopo aver riso con i propri amici, ma varcare la soglia e trasformare il sorriso in un’espressione cupa. Dolorosa, quasi, per chi la vede da fuori.
Ma il punto è che nessuno lo sta guardando. Non c’è più nessuno, in quella casa.
C’è la mamma, ma è un fantasma. È un fantasma perché ormai sua madre preferisce starsene chiusa in camera piuttosto che venirgli incontro e chiedergli come fosse andata la giornata. E questa cosa a Martino manca, gli manca risponderle “il solito”, perché parlarle delle pallosissime lezioni di latino sarebbe stato inutile. Gli manca perché era comunque qualcosa che faceva parte di quella quotidianità.
A casa Rametta la quotidianità non esiste più, proprio perché il signor Rametta ha deciso di andarsene.
Martino è arrabbiato, non prova neanche più a negarlo, ormai. È arrabbiato e non sa con chi parlare di questa rabbia, perché sua madre lo ha escluso, si è chiusa in quel dolore e si è dimenticata che di quella situazione ne sta risentendo anche lui.
 
Giovanni sa che Martino è arrabbiato, lui è stato il primo con cui Martino ha parlato di questa cosa – prima che Martino si rendesse conto che non si sentiva capito da lui. Non gliene fa di certo una colpa, la situazione a casa di Giovanni è diversa, lui è giovane e non capisce che Martino ha bisogno di essere compreso, non di avere sollevato il morale.
Martino vorrebbe parlare con sua madre, eppure si ritrova a doverla consolare quando le lacrime diventano troppe per lei e iniziano a rigarle il viso. È qualcosa che gli fa male, eppure non gli sembra che gli altri se ne accorgano.
 
Martino si arrabbia, e tanto, ma non solo con suo padre, si arrabbia anche con sua madre, perché non è giusto che lui deve essere il ragazzo che torna a casa la sera e deve cucinare per entrambi visto che sua madre non si è ricordata di preparare la cena, è stufo di dover fare la spesa perché altrimenti nessuno ci pensa, non vuole più sentire i suoi genitori colpevolizzarsi a vicenda e pretendere che lui stia lì a decretare chi è stato più stronzo dei due.
Ma che ne sa suo padre di cosa gli ha lasciato?
A fare da babysitter, ecco cosa lo ha costretto a fare.
E a lui? Chi pensa a lui?
Cosa c’è di difficile per suo padre che della sua nuova famiglia non gliene frega niente? È così difficile per gli altri fermarsi per qualche istante e chiedergli perché lui è così arrabbiato?
 
Non gli importa sapere se sua madre depressa lo fosse prima o se lo è diventata dopo che suo padre se n’è andato, il punto è che adesso è così e a farci i conti ogni giorno è lui, solo lui.
Lui che è un ragazzino, pieno di dubbi e insicurezze, che ha solo bisogno di essere ascoltato, che vuole solo un po’ di pace per potersi fermare e chiedersi: “Martì, ma tu chi sei?”
 
Ma Martino è costretto a prendersi cura di quella madre che ama così tanto da accettarla in quel modo, quella madre che non gli sta dando ciò di cui ha bisogno, che lui non può sopportare di vedere in quello stato, ma di cui comunque cerca di prendersi cura, perché quelle volte in cui i film a letto se li guarda con lui e non lo lascia solo, sono momenti che fanno bene al cuore. Ma sono rari.
Arriva un certo punto in cui lui vorrebbe evitarla, vorrebbe starle lontano ma si rende conto che non può, si rende conto che lei sta male ma il suo dolore si sta ripercuotendo sulla serenità di quel figlio tanto amato.
Diventa un circolo vizioso e sembra che sia impossibile uscirne.
 
Indossa quel sorriso, la mattina, che mostra fieramente ai suoi amici, mia madre è solo una rompipalle, non fateci caso – ma lo sa di stare sminuendo la cosa, ma cosa dovrebbe fare?
Indossa il sorriso, vive quell’adolescenza che è così artificiale nel cercare di sembrare uno figo mentre nella testa c’è solo voglia di scoprirsi, mentre si rifiuta di riflettere sul perché il sorriso di Giovanni gli faccia venire così tanto le farfalle allo stomaco.
 
Se una persona non sta bene con la testa non puoi farci niente, l’unica cosa che puoi fare è starci il meno possibile, se no finisci che esci di testa anche tu.
   
 
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