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Autore: ghostmaker    09/11/2018    0 recensioni
«Questa è la situazione. Gorilla Mangaka è ancora steso per terra, i produttore dicono che senza disegni non possono fare l’Anime e i dirigenti dicono che nessuno vuole fare le animazioni, quindi o (...)
Genere: Azione, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Le casse ormai erano uscite dal porto e tutti avevano iniziato a inseguirle dividendo le proprie forze sul campo. Al porto invece è appena arrivata una nuova nave. Imai Nobune la apre e, guardando il contenuto, esclama: «Il Filler!»





ARCO DEL FILLER





3° capitolo - Il vero tesoro è quello che trovi senza sapere che lo avresti trovato

Shinpachi, seguendo le tracce del camion che portava una delle casse, si  accorge di essere arrivato al Koudoukan, il dojo di famiglia.
«Nee-san, sei in casa?»
Il ragazzo, non ricevendo risposta, si guarda attorno per cercare la cassa ma all’improvviso la sorella lo raggiunge. In mano ha un cestito che sembra emanare radiazioni.
«Sei arrivato giusto in tempo Onii-chan», risponde Tae sollevando il coperchio del cestino, «ho bisogno di qualcuno che testi la mia nuova prova culinaria. Un’omelette con noci Macadamia».
Shinpachi ha già il viso di colore verde avendo visto quella massa informe che emana l’odore degli scarichi sporchi delle astronavi e alla richiesta della sorella, senza darle modo di capire che il solo pensiero lo fa rabbrividire, risponde: «Ho già fatto colazione e mi è rimasto in bocca il sapore dolce dei biscotti».
Yagyuu Kyubeei, arrivata all’improvviso, si lancia verso il cestino di Tae ma finisce per trovarsi davanti Toujou Ayumu.
«Maestro stia lontano da quella cosa! Sembra muoversi da sola. La donna ha bruciato un Amanto e cerca di sbarazzarsi del corpo facendolo mangiare» esclama con voce perentoria Ayumu.
Kyubeei colpisce la sua guardia del corpo con il fodero della katana e Tae con un calcio spedisce l’uomo fuori sulla strada.
Il nuovo maestro della famiglia Yagyuu arrossisce e si offre volontaria.
«Un giudice però non basta, vero Onii-chan?» risponde Tae guardando il fratello con occhi demoniaci.
Shinpachi è alle strette, si guarda attorno per non incrociare lo sguardo della sorella vedendo finalmente la cassa. Con uno scatto raggiunge quello che era venuto a cercare ma Kyubeei blocca il ragazzo puntandogli la spada al collo mentre tenta di aprire la cassa.
«Non è bello che un fratello fugga dalla sorella in questo modo. Permettimi di assisterti quando farai sepuku!»
Tae lentamente raggiunge i due e Shinpachi è costretto a dire: «Va bene Nee-san, io sarò il secondo giudice».
«Sai che però due non bastano? Ne servirebbe un terzo», dice la ragazza pensierosa.
La cassa si apre da sola di scatto e salta fuori Kondou Isao!
«Io sono il terzo giudice» e detto questo ingoia tutto il contenuto del cestino di Tae.
Il capitano della Shinsengumi sembra diventato enorme e i vestiti sembrano esplodergli addosso.
«Un gorilla come giudice?» chiede Kyubeei.
Tae risponde mentre con un pugno fa volar Kondou sulla strada facendolo atterrare su Ayumu: «Infatti Kyubeei-chan il gorilla è eliminato».
Shinpachi, ha osservato la situazione ma soprattutto la cassa vuota e chiede: «Nee-chan, perché hai questa cassa qui in casa? Cosa c’era dentro?»
«C’era una fornitura di noci che mi è arrivata questa mattina. Strano che sia vuota».
Sulla strada Ayumu spinge lontano da se Kondou e da sotto il vestito del capitano iniziano a cadere tutte le noci di macadamia che si era messo addosso per potere entrare nella cassa.


***


Hijikata Toushirou, vice capitano della Shinsengumi, osserva l’essere chiamato Elizabeth mentre si avvicina a una cassa. Si accende una sigaretta ed estrae la spada mentre si avvicina al nemico.
«Ohi. Sei in arresto per esserti appropriato indebitamente di una cassa. Spostati e alza le mani… le zampe».
Katsura Koutaro, “mente” del gruppo criminale Jouishishi, impugna la spada mentre si avvicina al poliziotto.
«Sei tu che vuoi appropriarti della cassa!»
I due sono vicinissimi e iniziano un duello. Le spade, scontrandosi, fanno scintille ma sono le parole che bruciano più delle piccole ferite.
«Ho detto che sta toccando qualcosa che non gli appartiene!» urla Toushi.
«Ho detto che è sua quella cassa» risponde urlando Zura.

«Non Sono Zura! Sono Katsura!» mi sta urlando Koutaro‼!
«Scusa, è da poco che scrivo e tutti ti chiamano in quel modo» rispondo io preso in contropiede dalle sue parole mentre Elizabeth solleva il cartello. [Non fare il furbo Ghostmaker!]

Ehm…

Lo scontro prosegue, il livello dei samurai si equivale, nessuno dei due ha il sopravvento sull’avversario ma Katsura ha un vantaggio perché Hijikata deve fermare Elizabeth prima che possa rubare il contenuto della cassa. Il vice capitano della Shinsengumi si lascia spingere fino alla cassa proprio mentre Elizabeth la apre e si ferma all’improvviso.
«Che cosa sono quelli!»
[i miei nuovi cartelli] risponde Elizabeth dopo aver scritto su uno dei cartelli bianchi che riempiono la cassa.
«Lo avevo detto che era sua», dice Koutaro sorridente mentre l’amico Elizabeth si lega sulle spalle la cassa.
Hijikata Toushirou, vice capitano della Shinsengumi, si accende una sigaretta, estrae dalle tasche dei pennarelli e con un sorriso beffardo esclama: «Maledetto Sogo, ora capisco perché mi ha detto di portare questi strumenti per disegnare. Non importa, prenderò questi due!»
Hijikata alza lo sguardo e di Katsura ed Elizabeth non c’è più traccia.
Toushi è sconfitto questa volta. Accende una nuova sigaretta, prende uno dei cartelli di Elizabeth rimasti per terra e per vendetta, con il pennarello, ci scrive sopra in continuazione la parola “Zura!”.


***


Le tracce del percorso di una delle casse hanno portato Sakata a Yoshiwara e ora sta bevendo del the con Hinowa.
«Cosa ti porta qui Gintoki-san?»
«Sappiamo che qualcuno ha portato qui qualcosa di pericoloso e devo fermare la gente che se ne vuole impossessare».
«Pensavo che fossi venuto a trovare Tsukuyo».
«Anche. Ho bisogno di lei».
«Come sono contenta, una dichiarazione!»
Gintoki, s’infila un dito nell’orecchio e risponde stranito. «Eh? Di che parli? Ho bisogno di Tsukuyo perché come Hyakka dovrebbe aver visto qualcosa».
«Oh capisco, pensavo a una dichiarazione di cuore», risponde Hinowa passando la tazzina di the.
Gintoki si guarda il dito appena tolto dall’orecchio ed esclama: «Cuore? Mai pensato che lei abbia un cuore!»
Una decina di kunai s’infilzano nel corpo di Sakata.
Hinowa sorride. «Seita, Tsukuyo, siete arrivati»
«Se questo cretino vuole, lo posso portare dove ritiriamo la corrispondenza» dice Tsukuyo .
«Posso andare anch’io con loro?» chiede Seita.
«Lasciali andare da soli a fare una passeggiata», risponde Hinowa.
Tsukuyo arrossisce mentre Seita, non capendo, borbotta adirato.

Gintoki e Tsukuyo raggiungono il deposito postale e mentre Gintoki si tuffa tra le varie lettere d’amore spedite alle donne di Yoshiwara, la donna chiede: «Si può sapere cosa stai cercando?»
«Non posso dirtelo».
«E come faccio ad aiutarti se non mi dici niente!»
«Non devi aiutarmi!»
Gintoki si mette in ginocchio proprio sotto il seno di Tsukuyo. Le pupille degli occhi della donna iniziano a roteare mentre Sakata tasta sopra la sua testa per capire dove si trova. «Ma che cosa tenete in questo ufficio di così morbido?»
Tsukuyo solleva di peso Gintoki ed esegue un suplex all’indietro urlando: «Cosa diavolo pensi di fare pervertito?»
Sakata finisce con la testa proprio sopra alla cassa che stava cercando e, con il volto sanguinante, esclama: «Eccola».
La donna osserva l’oggetto di cui sta parlando Sakata. «E a te cosa te ne frega del suo contenuto? Lo vuoi tu?»
Gintoki, solita faccia di chi non capisce neanche di cosa si stia parlando, non risponde ma apre con forza la cassa e da questa esce qualcosa di grosso che gli salta addosso, qualcosa che lo stringe come fosse vittima di un boa gigante. L’uomo riesce a liberarsi lanciando questa cosa da un'altra parte della stanza e, ansimando, chiede a Tsukuyo: «Che bestia c’era qui dentro?»
«Nessuna bestia. In questa cassa c’erano i nuovi yukata per le donne della città e dovrebbe esserci anche il mio kimono e tu lo avrai rovinato».
Tsukuyo controlla nella cassa senza trovare niente mentre Gintoki illumina il punto in cui ha lanciato l’essere che lo aveva aggredito. L’uomo è travolto un'altra volta ma ora sa di chi si tratta.
«Il mio Gin-chan! Sei venuto a salvarmi mentre ero in quella cassa stretta. Guardami, sono tutta sudata, merito che mi sculacci! No, dai, lasciami, mi stai stringendo tutta al tuo corpo, lasciami».
Gintoki riesca a divincolarsi da Sacchan facendola cadere gli occhiali così la donna si aggrappa alle gambe di Tsukuyo dicendo: «Non mi mandare via Gin-chan».
«Brutta strega,» dice Tsukuyo, «stai indossando il mio kimono».
Sacchan rimette gli occhiali e alzandosi in piedi punta il dito contro l’avversaria e ridendo dice: «A te sta male questo vestito. Solo indossato da me, può essere apprezzato da Gintoki».
«Dammelo subito indietro. Tu, anche con il mio kimono, rimani la numero 25 del sondaggio. Io sono la numero 9!»
Le due donne continuano a litigare ma Sakata?
Gintoki è uscito senza che le ragazze lo vedessero ed è seduto in una sala d Pachinko e affianco a lui Hasegawa che ha una coperta sulla schiena.
«Com’è andata la tua mattinata?» chiede Gintoki a Taizou.
«Bene come sempre», risponde Hasegawa mentre si alza dalla sedia, e mentre si allontana, scopriamo che sotto la coperta indossa solo le mutande.


***


 Un’astronave atterra a Edo planando nel fiume Sumida e da essa scendono due persone che indossano un cappuccio e un terzo uomo, Takasugi Shinsuke, che dice agli altri: «I miei compagni stanno già cercando quella cassa ma voi siete sicuri che ci sia quello che avete detto?»
Il primo degli uomini a togliersi il cappuccio, Abuto, risponde: «Non c’è nulla di sicuro, potrebbe essere solo una trappola».
Il secondo degli uomini a togliersi il cappuccio, Kamuy esclama ridendo: «Che importa, sistemeremo tutto ugualmente».
«Ecco, lo scemo del mio capitano è già pronto a fare disastri» dice Abuto mettendosi una mano tra i capelli.
  
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