55)Relazioni diplomatiche
“Beh,
uno in più o uno in meno che differenza vuoi che faccia?
Ormai mi
sono già sporcata le mani... finiamo la
giornata...”
Mei provò
a fare un paio di passi in avanti, aveva il viso di una schizzata...
Occhi sgranati, un sorriso che aveva un misto di sadico, teso e
istericamente divertito..
Era ancora fuori di sé e mani e
ginocchia gli tremavano vistosamente.
Peccato
che non fece neppure
due passi che gli diedi un colpo di taglio con la mano sulla nuca,
stordendola.
La presi prima che si afflosciasse a terra.
“Chichi!
Renditi utile e portala via di qua. Chojuro! Veglia su di lei e non
permetterle di andare in giro prima del mio ritorno. Se da' di testa
colpiscila fino a che non perde di nuovo conoscenza.”
I
due ninja della nebbia,
dietro le maschere ANBU esitarono. In fondo non ero il loro
'comandante'.
Mi girai verso di loro, attivando lo Sharingan
quando mi girai a sufficienza per celarlo ai ninja della
nuvola.
“Volete farlo o devo farvelo fare?” gli domandai
con
fredda decisione.
I
due rabbrividirono intimiditi
e si sbrigarono a obbedire.
I ninja della nuvola parvero incerti
da subito... Ma eravamo comunque rimasti in sei... E ritennero che il
pericolo principale fosse ancora di fronte a loro.
“Chiedo
scusa a nome della mia collega. Troppo stress da lavoro.”
dissi
tentando di sfoderare un mezzo sorriso di circostanza.
Come cazzo
faceva Mei a usare la maschera da femme fatale, solo lei lo sapeva.
Valutai
la situazione. L'unico
che sembrava un po' ansioso di combattere era il colosso con barbetta
e capelli biondi e le molteplici spade appese alla schiena.
Il
tizio con la pelle scura sembrava scocciato e un po' teso, preso a
valutare a sua volta chi aveva di fronte.
Il
terzo, il tipo con la pelle
pallida e i capelli biondi era silenzioso e calmo, e si stava
guardando con finta noncuranza intorno, setacciando il luogo con lo
sguardo.
“Per
il momento non abbiamo motivo di scontrarci. Voi cercate la causa del
taglio dei rifornimenti della Nuvola. Noi abbiamo ucciso i
fomentatori e, parola mia, non ci interessa minimamente quanti
carri di grano comprate.” dissi, accollandomi il ruolo di
diplomatico della situazione.
Ero l'unica con il viso scoperto
(dannazione!) e ormai mi avevano già riconosciuto come
Nukenin del
vortice.
Il tipo dalla pelle scura mi squadrò da capo a piedi.
“Non
sapevo che gli Uzumaki avessero dei nukenin. Non
ultimamente.”
tergiversò. E mi sembrò palese il tentativo di
estorcermi qualche
informazione.
Oh, beh... A questo punto balliamo.
“Hai
appena toccato un tasto assai dolente... Diciamo che è una
cosa
recente... Molto recente. Dubito che neppure i ninja di Konoha
abbiano già la mia...
Aehm, taglia.”
“Dunque
di quale crimine ti sei macchiata?”
“Ma quanto sei curioso...
Eppure avevo sentito dire che era la curiosità che aveva
ucciso il
gatto...”
“Sei tu mi sembra quella che ha voglia di
chiacchierare...”
Di
nuovo furono tutti con le
armi in mano.
Io però agitai una mano per blandire la
situazione.
“Comunque
direi almeno di iniziare dalle presentazioni... Almeno ti si
chiariranno un paio di cose.”
“Ina..
ti sembra il caso?” mi chiese Kakashi in un sibilo.
Mi stavo
esponendo parecchio, lo sapevo, ma il mio sesto senso mi stava
dicendo che potevamo risolvere la questione e anzi, rivoltare dei
potenziali nemici, facendoli diventare alleati. Fin tanto che la
nostra missione andava nello stesso senso quei tre sarebbero stati
dei possibili alleati.
E comunque, evitare di averli contro o che
ci dessero la caccia era prioritario.
Gli feci un inchino, forse
un po' irriverente.
“Principessa
Inazuma Uzumaki al vostro servizio... Al momento disoccupata e
nukenin a tempo perso. O forse dire 'nukenizzata da un consiglio
interno avido di potere' renderebbe meglio l'idea del perché
mi
trovo qui. I miei... Amici resteranno anonimi per ovvi
motivi.”
“Tsk... principessa Inazuma? E io dovrei crederci?”
Feci
spalluccia. “Libero di
credere quello che ti pare. Hai detto di essere Darui... Se non vado
errato la zietta mi aveva detto che il capo delle guardie del Raikage
rispondeva a questo nome... E mi ci mangio le scarpe che dalla
descrizione che il bestione tutto muscoli lì dietro
è Killer Bee.”
“...Quel
Bee?” mormorò Kakashi.
“Quel tono non mi piace. Dimmi che non
ci sono problemi in vista...” gemette Genma.
“è davvero QUEL
Bee?” chiese Raido.
“Si può sapere quale problema c'è con
sto tipo?” chiese spazientita Yuki.
“Killer Bee è la forza
portante del Bue Otto Code..” spiegai a beneficio di tutti.
“Ed
è anche uno dei pochi che, assieme al Raikage, sono riusciti
a
sopravvivere in uno scontro diretto contro Minato Namikaze...
L'attuale quarto Hokage.” rimarcò Kakashi, con
voce fredda da
dietro la maschera da falco che portava.
“Si beh, bastava dire
che eravamo nella merda...” Mugugnò Genma.
Non
riuscii a non ridacchiare.
“Sarei curiosa di provare la tua forza Killer Bee. Ma non
oggi
e non così. Magari un'amichevole, in un altro contesto.
Ora ho
una compagna sclerata di cui occuparmi e mezzo milione di altri
problemi piccoli e grandi, non ultimo che se continuiamo a stare
impalati qui finiremo con l'attirare le stupide autorità
della
zona... E per stordile tutte ci vorranno un sacco di ore di lavoro
che preferirei evitarmi.”
La
mia offerta di una sfida
amichevole, posta così con un sorriso sulle labbra e uno
sguardo
divertito, lo colse così impreparato che quasi gli andarono
di
traverso gli occhiali.
Rimanemmo un altro lungo, interminabile,
momento a fissarci rispettivamente.
“Non posso fidarmi solo
sulla base delle tue parole...” a quelle parole tutto il mio
gruppo
si tese come la pelle tirata su un tamburo, pronti a reagire.
“...E
per la stessa ragione devo ammettere che non possiamo darvi la caccia
in grande inferiorità numerica solo sulla supposizione che
potreste
essere voi. In fin dei conti qui non siamo sulle terre del fulmine e
dare la caccia a dei Nukenin di altre nazioni fuori dal nostro
territorio non rientra nell'elenco dei nostri compiti.
Per il
momento una soluzione pacifica può far comodo a tutti. Voi
vi
ritirerete e noi proseguiremo sulla nostra strada.
Se scopriremo
che siete stati voi raduneremo rapidamente rinforzi e vi daremo la
caccia. Senza alcuna pietà.”
“Mi pare più che accettabile.
Comunque qui noi abbiamo quasi finito... Provate a dare un occhiata
alla capanna del commerciante di spezie. A noi non interessava ma
sono quasi sicura che quello ha qualche dito in vasetti di marmellata
non suoi... E scommetterei due monete che nel magazzino ci tiene dei
carri di cereali che altrimenti sarebbero stati destinati a
Kumo.
Fino al prossimo incontro... arrivederci!”
“Solo una
cosa...” disse il Darui.
Mi girai a guardarlo.
“Perché sei
diventata una traditrice?”
“Mi dai la tua parola che non ci
attaccherai se te lo dico?”
Lui esitò un momento “D'accordo...
Che pace sia... A patto che sia la verità.”
Gli rivolsi un
mezzo sorriso “Sono una bastarda.”
Lui
mi guardò di traverso, non
comprendendo.
“Hanno scoperto che...” esitai un secondo, ma
alla fine decisi di dirlo. Ormai al vortice era una notizia di
dominio pubblico, e era Hideo che doveva vergognarsi (anche se ormai
era morto), non di certo mia madre!
“Mia madre è stata vittima
di una violenza. Io non ho il sangue puro, e il fatto che fino a poco
prima ero stata l'erede della Tsunamikage ha fatto sì che
questa mia
scoperta mi rendesse prescrivibile di alto tradimento.
Secondo
loro avrei dovuto dirlo non appena lo avessi scoperto.”
“E
perché non l'hai fatto?” domandò lui.
“Non volevo coprire
mia madre della vergogna che ora invece le avranno affibbiato...
Anche se l'unico veramente da biasimare ora sta marcendo sotto
terra.”
Con un altro inchino li salutai, e facendo cenno agli
altri di precedermi, mi mossi per allontanarmi.
Solo
Kakashi rimase indietro a
controllare che anche io li seguissi e che non rimanessi sola contro
tre avversari di quella portata.
“Ah, Bee... Non ti dimenticare
che ti ho lanciato una sfida... Prima o poi la onorerò.
Anche se
voglio sperare ci sfideremo da amici e non da nemici giurati.
Voglio
solo la sfida, non il tuo sangue.” dissi rivolgendo un pugno
nella
sua direzione, anche se eravamo distanti diversi metri.
Lui mi
fissò un momento. Poi fece un piccolo sorriso.
“Yo!”,
disse solo.
Ma diresse il pugno verso di me, allungando il
braccio.
Sorrisi e raggiunsi Kakashi, soddisfatta.
***
Minato Namikaze, nuovo
Hokage, varcò per la prima volta la soglia del vortice con
questo
suo nuovo titolo.
C'era già stato in passato, in veste di messo
o di ninja impiegato per supporto o in transito verso nuove mete.
Ma
dato il suo ruolo, venne accolto con tutti gli onori del caso e la
cosa lo mise anche un po' a disagio, dato che non era avvezzo a tanta
attenzioni, che tutt'ora lo facevano sentire fuori luogo.
Il
viaggio era stato non tanto lungo e, a dirla tutta, quasi
noioso.
Tanto più che le sue due guardie del corpo non erano
esattamente... Le solite.
Di norma si portava Genma, che già da
solo era uno che teneva banco e non riusciva a frenare la sua vena
ciarliera ironica e spiritosa neppure di fronte ad autorità
di un
certo spicco... Cosa che in effetti lo rendeva anche poco consono a
missioni diplomatiche, ma se non altro rallegrava la monotonia del
viaggio.
Si prendeva anche appresso il pacato Raido, sempre
estremamente educato e di buona compagnia, oltre ad avere
l'incredibile dote di saper osservare e capire l'umore di chi lo
circondava, cosa che rendeva estremamente improbabile sentirgli dire
una parola inappropriata.
Alle volte prendeva anche appresso il
suo ormai ex-allievo, il cui brillante talento e la mente agile lo
rendeva sempre un ninja consigliabile da portare per quasi ogni
occasione.
Tuttavia i suoi tre 'favoriti' erano al momento
impegnati... E solo gli dei sapevano in che pasticcio erano in quel
momento... A quel pensiero l'Hokage tirò un sospiro.
Le
due guardie che l'avevano
scortato non erano affatto meno efficienti, o meno abili degli altri
tre, anzi forse erano due dei ninja più pericolosi di Konoha.
Però
Minato avrebbe preferito una compagnia meno fosca e impersonale dei
due Uchiha.
Shisui e Itachi, tendevano a mantenere sempre una
sorta di 'distacco professionale', il che li rendeva una compagnia
garbata ma con pochi argomenti su cui appigliarsi per poter imbastire
una buona discussione durante i pasti o un momento di relax.
Probabilmente
Shisui sarebbe
stato anche ciarliero, fosse stato da solo, ma ogni qual volta
provava a mettere in mostra il suo carattere, Itachi lo squadrava con
un'espressione di disappunto. Al che l'altro sospirava, tornando in
postazione con un mezzo sorriso e scuotendo impercettibilmente la
testa.
A parte questi rari momenti, i due mori sembravano
continuamente confondersi nelle ombre, come se anche in pieno giorno
fossero capaci di mimetizzarsi nel contesto di fondo, sempre
invisibili ed efficienti.
I tipi di ninja più pericolosi.
Sempre
allerta e pronti a colpire.
“Hokage-sama!”
un ometto tutto baffi non molto alto, che aveva raggiunto la strada
correndo, non poco ostacolato da una notevole pancia, si profuse in
un inchino che, se fosse stato un poco più profondo, avrebbe
fatto
battere il naso adunco che aveva contro il lastricato della
strada.
“Non eravamo informati della sua visita, altrimenti
avremmo allestito un comitato di accoglienza più adatto alla
sua
illustre persona. Ma mi presento. Sono Uzushimaru Genki, membro del
consiglio interno.”
Rimasi piuttosto confuso da principio da
tutta questa sviolinata. Ma non appena appresi che era un membro del
consiglio interno e quindi un probabile responsabile di aver buttato
Inazuma, la cugina di secondo grado di mia moglie, e ormai candidata
come ragazza del mio allievo, fuori del villaggio, rendendola una
traditrice, mi fece attraversare da una vampa d'ira che arse ogni
traccia di imbarazzo e confusione.
Ora,
di nuovo determinato e
freddo, mi preparai a giocare questa partita.
“Non è
necessario. Non ho mandato avvisi poiché ero di fretta, e
non ho
tempo tutt'ora di restare molto qui. Vorrei solo domandare se potete
riferire ad Akiko-sama se ha tempo di ricevermi il prima
possibile.”
tenni il tono modulato su una cortesia fredda, ma che lasciava
trasparire l'acciaio del comando.
In fin dei conti ero pur sempre
un ninja abituato al campo di battaglia.
“Certo, verrete
ospitato in casa Uzumaki, se volete seguirmi vi faremo avere tutti i
comfort per rinfrescare voi e i vostri ninja in attesa
dell'udienza.”
L'uomo si mosse per fare strada, e cosa
straordinaria, Shisui mimò un mezzo inchino, appena
millimetrico,
lasciandomi il passo.
“Dopo la vostra illustrissima persona...”
Mormorò con scherno.
Dovetti tossicchiare per mimetizzare una
risata.
Forse in fin dei conti gli Uchiha non erano poi del tutto
privi di senso dell'umorismo. O forse era solo Shisui che era stato
prodotto con lo stampo sbagliato.
Venni accolto in stanza più
che lussuose, e mi vennero pure serviti piatti pieni di prelibatezze
e bevande, nonostante non fossimo neppure in orario di pasti e io non
avessi la benché minima fame.
Piluccai qualcosa, giusto per non
sembrare sgarbato ignorando del tutto la loro ospitalità e
infine
passai il tempo camminando su e giù nella stanza, sotto gli
occhi
neri delle mie due guardie, sentendomi come un leone in gabbia a
pensare a quante questioni irrisolte mi attendevano a casa.
Il
'mio' consiglio interno non
sarebbe stato per nulla felice della mia fuga.
Avevano tentato
d'impedirla, quando io mi ero impuntato dicendo che era il caso che
intervenissi e che non avrei tollerato altro in materia.
Quello
che era accaduto era un ingiustizia e meritava la mia
attenzione.
Anche se io avevo accampato scuse ehm... leggermente
diverse da quelle vere.
Non per ultimo il fatto che rientrare in
casa con Kushina senza “aver fatto nulla per la sua
cuginetta.”
stava diventando pericoloso pure per l'Hokage. Avevo impiegato
un'intera giornata solo per convincerla a non seguirmi. Dopo tutto
non volevo stragi.
Quando
bussarono alla porta
credetti fosse la convocazione per l'udienza.
Invece a domandarmi
di poter entrare furono due giovani dai capelli rossi.
Un ragazzo
dallo sguardo freddo e piatto dal viso anonimo, e una ragazza che
avrebbe potuto essere carina, se non fosse stato per l'espressione da
svagata.
Avevo sentito dire l'espressione “Il riso abbonda sulle
labbra degli stolti”, ma non l'avevo mai ritenuta vera.
Ci sono
persone, come Kakashi o Itachi che sono di natura più
ombrosa e
riflessiva, poco inclini alla risata.
E persone che, come Genma
hanno fatto della loro vita una filosofia: se dovessero piangere per
ogni avvenimento brutto della vita, non finirebbero mai di asciugarsi
le lacrime. Dunque la loro idea era di cercare sempre di vedere la
metà piena del bicchiere e tentare di prendere anche le cose
peggiori con il lato ironico e divertente della cosa.
Tuttavia in
questo caso mi parve più che azzeccata.
Il
sorriso che aveva sulle
labbra lei, con quegli occhi azzurri sgranati e lucidi, come
febbricitanti, sembrava il riso di una pazza che non vede questo
mondo, ma ne vede uno tutto suo.
Quando mi chiese “Siete voi
Minato Namikaze?” fui tentato di rispondere: 'No, guarda, hai
sbagliato stanza'.
“Si, sono io”
“Oh!”
squitti con un tono così acuto che quasi mi fece trasalire
“è mio
estremo - Disse sottolineando la parola 'estremo' con un mezzo
inchino che fece svolazzare il mantello elaborato che portava sulle
spalle - piacere fare la vostra conoscenza. Ovviamente la vostra
fama vi ha preceduto, ma non pensavo foste anche voi così
giovane.”
Il
ragazzo sbuffò. “Akaho... Almeno presentati
civilmente.”
“Oh!” un altro squittio, che
mi fece pensare che se ce ne fosse stato un terzo mi sarei ritrovato
senza timpani.
Ridacchiò
con aria frivola
“Giusto, giusto... Sono Akaho Uzumaki, delfina di Uzushi.
Questo è
Rikuro Uzumaki, mio marito. Ci siamo sposati l'altro giorno.”
La
risatina compiaciuta che ne seguì quasi mi stordì
tanto che riuscii
a malapena a raccogliere i pensieri quel tanto che bastava per
dire.
“Oh, Ahem... Le mie congratulazioni.”
Dunque quello
era l'ex fidanzato di Inazuma... E la deficiente quella che le aveva
fregato il posto.
Scambiai
uno sguardo con le mie
due guardie del corpo, che risposero con lo stesso sguardo stranito e
un po' allibito che dovevo avere anche io.
Per educazione le
offrii di sedersi al tavolo che avevano imbandito.
Ne seguì poi
una conversazione, che già solo chiamarla conversazione era
un
insulto a qualsiasi abilità oratoria.
Iniziai quasi a pensare che
Akaho doveva essere un'abile kunoichi per farsi passare per una tale
idiota... Ma poi compresi che era così e basta.
Quando
finalmente degli
attendenti vennero a chiamarmi per l'udienza, stavo giusto iniziando
a pensare con invidia alle tecniche di suicidio dei samurai.
Anche
se, fortuna voleva che parlasse solo lei, per cui ad un certo punto
mi era bastato sconnettere il cervello e fare di tanto in tanto cenni
o quei leggeri versi di affermazione tipo “mh-mh” o
qualche cosa
che si accordasse alla 'conversazione' tipo
“Sicuro” o
“Certamente”.
Studiai anche Rikuro, dato che interveniva anche
lui di quando in quando, tentando -invano- di mettere qualche pezza
sulle vagonate di inezie che tirava fuori la neo-moglie, e dapprima
mi diede l'impressione di una persona falsa, o comunque doppia.
Poi,
dopo un attento esame,
compresi invece che era solamente un piccolo stronzetto borioso che
tentava di darsi l'aria di una persona astutamente subdola... E
fallendo in modo clamoroso.
Quanto meno, quell'aria di chi la sa
lunga non reggeva minimamente il confronto di un vero maestro
dell'arte come Danzo. Forse avrei dovuto consigliargli di seguirmi a
Konoha per prendere delle lezioni dallo Shimura. Forse,
però,
persino il leader di radice avrebbe avuto un compito superiore alle
proprie forze.
Era come vedere una lucciola che prova a paragonare
la sua luce, sfidando il sole a fare di meglio.
Insomma, mi ci
volle poco per capire perché Inazuma era così
poco entusiasta del
suo matrimonio e del perché Kushina mi aveva detto che
'compativa'
la ragazza.
Cercando di evitare di fare un sospiro di sollievo
troppo evidente, seguii la mia salvezza -sotto forma di un assistente
castano- che mi guidava nella sala del trono degli Uzumaki.
Mi
era sempre piaciuto quel posto, e ogni volta che ci entravo, mi
colpiva con la sua magnificenza e la sua maestosità.
Akiko
non aveva perso il piglio
fermo e quel fuoco nello sguardo che l'aveva da sempre
caratterizzata... Non che una delle caratteristiche che aveva
ereditato anche sua figlia minore... E che mi avevano condotto prima
di tutto ad essere attratto da quella creatura bizzosa che era
diventata mia moglie.
Feci un dovuto inchino. Anche se eravamo
pari grado, io ero nella sua sala del trono, e lei era più
anziana
di me. Oltre che mia suocera. Se non l'avessi fatto, oltre a essere
scortese avrei anche dato mostra di una sfrontatezza e di una
superbia che non mi erano proprie.
“Tsunamikage-sama.
Vi ringrazio per avermi concesso udienza, benché non abbia
avuto
modo di darvi un adeguato preavviso.” esordii.
“Minato
Namikaze. Mi congratulo con voi per la vostra nuova posizione...
Yondaime Hokage.” disse lei, facendomi riconoscere da tutte
le
persone presenti, che ora mi permisi di osservare con una sommaria
occhiata.
Erano
per la maggior parte
persone oltre i cinquant'anni, di cui questi in molti erano i tipici
capelli rosso-uzumaki anche se erano già parecchi ad averli
venati
di grigio.
“So che per voi è il coronamento di un sogno per
la
quale avete lavorato con instancabile dovizia. Avete davvero le mie
più sincere congratulazioni. Vi siete meritato il vostro
titolo.”
disse la donna alzando il mento, come sfidando gli altri presenti a
contraddirla.
“Siete
troppo gentile Akiko-sama. Ma non nego che è stato per me un
immenso
onore ricevere questo titolo. Intendo onorarlo meglio che posso, e
spero di essere all'altezza del mio predecessore.”
“Sono
certa che farete del vostro meglio. Ora, sono certa che da giovane
quale siete vogliate saltare tutte queste formalità e
arrivare al
dunque. Dubito che vi siate fatto tutta questa strada e ci onoriate
della vostra presenza solo per sfoggiare la vostra nuova
cappa.”
disse la donna con un sorriso comprensivo, riferendosi alla cappa
bianca e rossa da Hokage che portavo sopra i miei abituali abiti
ninja.
“Temo
di non avere molto la pasta del politico, Tsunamikage-sama. Cosa che
vostra figlia mi rimbecca tutti i giorni, giusto perché non
lo
scordi, ma comunque avete ragione. Sono qui per un motivo, e
purtroppo non ho neppure molto tempo da spendere restando qui, dato
che comprenderete molto meglio di me che la gestione di un villaggio
richiede una massima attenzione e dia assai poco tempo per 'uscire'
dai suoi confini.
Dunque, se voi, e il vostro consiglio lo
consente, sarò breve e salterò al
punto.”
Lei
esibì un leggero sorriso
“Ora comprendo perché sia mia figlia, sia mia
nipote abbiano avuto
un impressione tanto buona di voi...” disse una una leggera
risata.
“Oh, Inazuma? Si, ho avuto il piacere di lavorare con
lei.”
Notai
solo ora una donna che
sedeva alla sinistra di Akiko, pallida come un fantasma, e che
sembrava voler solo svanire nell'ombra del trono.
Subito non le
prestai attenzione, poi lei trasalì al nome di Inazuma,
lanciandomi
un'occhiata un po' allarmata, sgranando gli occhi verdi.
Notai
solo in quel momento tutta una serie di dettagli per la quale mi
colse l'illuminazione. Quella doveva essere la madre di Inazuma!
Si,
aveva la stessa forma delicata delle labbra, lo stesso taglio degli
occhi un po' obliquo da gatto, e gli stessi lineamenti del viso, un
po' affilati da folletto.
“Noi... Preferiamo non nominarla
qui, meno che mai in questa sede.” notai
solo ora che anche Rikuro e Akaho avevano preso parte al consiglio,
ed era stato lui a parlare.
Di nuovo quella fiamma di rabbia mi
avvolse, bruciando ogni altra emozione, lasciando solo una
implacabile determinazione.
Ero lì per un motivo, e l'avrei
svolto.
Vidi che Akiko si rese subito conto che le parole di
Rikuro avevano toccato un tasto sbagliato.
Le
gettai un'occhiata, quasi a
chiedere il permesso, dato che era la sola persona, salvo quella
povera donna che le stava sulla sinistra, che era ancora
evidentemente scossa dagli avvenimenti, che rispettavo davvero in
quella sala.
Lei annuì leggermente, con un movimento appena
visibile, ma tanto bastò e io compresi di avere carta
bianca.
“Beh,
temo che invece lo dovrete sentire, poiché sono venuto sin
qua
espressamente per questo motivo.” dissi con semplice fermezza.
Lo
vidi prendere fiato per
parlare ma non glie ne diedi modo.
“Itachi, se vuoi
intervenire...”
Il ragazzo, dapprima come un ombra invisibile
sul fondo della sala si fece avanti, con un'occhiata tesa rivolta a
Shisui. Ma se aveva dei ripensamenti sul piano che aveva escogitato,
non lo diede a vedere.
“Vorrei dapprima presentarmi a questo
nobile consiglio. Sono Itachi Uchiha. Figlio maggiore del capoclan
Fugaku Uchiha. Porgo i miei omaggi a Voi Tsunamikage-sama.”
disse
con voce di massima cortesia e inchinandosi rispettosamente.
Ci fu
un notevole bisbiglio di fondo.
Akiko gli fece un cenno di capo,
accettando la sua presenza con garbo e facendogli cenno di
continuare.
“Ma
questo...!” provò a saltare su uno dei presenti,
un Uzumaki
probabilmente, dati i capelli rossi, e anche uno importante, data la
vicinanza del suo seggio al trono.
Akiko gli diede solo
un'occhiata terribile. Protese una mano messa a 'c' con le dita sopra
e il pollice sotto, che poi chiuse in un gesto secco, facendo toccare
il pollice con le dita sopra, gesto che gli intimava bruscamente di
tacere.
L'uomo dovette ingoiare un vistoso rospo, prima di
risedersi, ma obbedì.
Itachi
fece finta di nulla e
disse “Vorrei, se mi fosse possibile, rivolgermi direttamente
ad
Akari Uzumaki, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere
di persona, ma solo di nome.”
Anche se, da come il suo sguardo
la puntò fece capire che aveva compreso che era lei.
La donna
ebbe un leggero tremito, che mi fece pensare che in quel momento
dovesse sentirsi fragile, ma alzò lo sguardo con fierezza e
disse
“Sono io Akari Uzumaki”
Itachi gli rivolse un nuovo inchino
rispettoso.
“E'
un mio onore fare la vostra conoscenza.”
“Come... hai detto di
conoscermi solo di nome. Chi ti ha parlato di me?”
“Vostra
figlia signora. Ho avuto modo di conoscerla durante la sua permanenza
a Konoha, e di lavorare al suo fianco. E posso dire che è
stato un
onore, mio e di Shisui qui presente di allenarci con lei. È
una
delle ninja più dotate che abbia mai avuto modo di conoscere.
Ma
non sono qui solo in virtù del talento, comunque degno di
nota, di
vostra figlia.
Abbiamo avuto modo -ahimè- di riscontrare un grave
torto che è stato perpetrato dal nostro clan a
voi.”
Al
che s'inginocchiò a capo
chino. “Vi chiedo di accettare formalmente le sincere scuse
del
Clan Uchiha. Sebbene non basteranno mai, per quanto possiamo dire o
fare, riparare a quanto accaduto, possiamo solo dire che è
stato
causa di un singolo elemento... fuorviato, e spero che comprendiate
che una singola erba grama non è che una in un fascio.
È stato
comunque privato del suo nome e del suo clan e ora è in una
tomba
comune anziché in quella dei suoi avi.
Inoltre, io, assieme a
Shisui ed alcuni altri abbiamo avviato una richiesta al consiglio del
nostro clan poiché Inazuma, se lo desidera, possa entrare a
farne
parte.” il silenzio calò e vidi che di nuovo
quello che era
saltato su prima bruciava di desiderio dal saltare nuovamente su e
prendere parola, ma fu freddato dallo sguardo omicida di Akiko e il
resto dei presenti, ritenne più saggio attendere.
Il silenzio si protrasse per un
lungo momento, ma Itachi non abbandonò la sua posizione con
un
ginocchio a terra e il capo chino.
In verità questo era un
azzardo, oltre che un piano buttato un po' in aria così.
I due
avevano ne avevano discusso così tanto, che mi avevano fatto
quasi
impazzire.
Itachi non voleva agire senza un piano sicuro, ma
Shisui era stato inamovibile sulla necessità di agire, e
subito. Che
il piano fosse sicuro o meno.
Anche se le parole che avevano
deciso di far muovere Itachi erano state: “Siamo molte cose
Itachi,
tra cui anche assassini e spie. Ma non degli ingrati. Inazuma ci ha
aiutato, ed ora lei ha bisogno di aiuto. E noi l'aiuteremo.”
Itachi
alla fine si era deciso dicendo che era il momento di piantarla con i
sotterfugi che non portavano molto lontano e che doveva provare a
'ungere le ruote'.
Aveva detto qualcosa del tipo
“Delle ruote arrugginite non possono per forza di cose
girare... Io
ora proverò a oliarle, ma posso solo sperare che gli
ingranaggi si
mettano in moto per il verso giusto.”
Che, per interpretazione
compresi che si riferiva a suo padre.
In realtà Fugaku non aveva
dato alcuna delibera per chiedere scusa a nome del clan ad Akari.
Itachi sperava solamente che, dopo, lo stesso orgoglio che gli
impediva di chiedere scusa gli avrebbe impedito anche di
ritirarle.
Però era vero che lui e Shisui assieme ad altri
giovani stavano perorando la causa dell'ammissione di Inazuma al
clan.
E
se Fugaku non aveva ancora
stracciato la richiesta era per il semplice fatto che Itachi gli
aveva garantito che lo Sharingan di Inazuma aveva uno straordinario
potenziale ancora sopito.
“Hai ragione nel dire che nulla di
quanto si possa dire o fare possa in alcun modo giustificare quanto
accaduto.” disse Akari, rizzando la schiena e assumendo
un'aria di
grande dignità.
“Tuttavia, anche se questo consiglio se ne
vergogna, in non ne provo alcuna nel sapere che Inazuma è
mia
figlia, e mi fa molto piacere sentire parlare così di lei.
In
quanto alle scuse... forse in altre circostanze non le avrei
accettate, ma sento della sincerità vibrare nella tua voce.
Quanto
meno hai la volontà di
cercare di compensare dei danni che non sei stato neppure tu a
fare... Sento che ci tieni veramente a quanto stai facendo.. E non
possiedi la boria che molti scambiano per orgoglio.
Accetto le
scuse che mi porgi, Itachi Uchiha san della foglia.”
Al
che Itachi si rialzò e
s'inchinò con rispetto. “Vi ringrazio, mia
signora.”
Il
tizio di prima stava
diventando livido di rabbia.
Senza
più sapersi trattenere
iniziò a strepitare dicendo che era inammissibile una cosa
simile. E
sparando giù una tiritera di motivi per la quale era
inappropriato
ciò che stava accadendo, a partire già solo del
fatto che stavamo
parlando di una nukenin eccetera eccetera. Quasi arrivò a
prendersela proprio con il povero Itachi, che però
subì la cosa con
una stoica espressione pacata, come se non lo stesse neppure
calcolando. Cosa che tra l'altro fece aumentare la rabbia dell'uomo.
“E
comunque, anche se non stessimo parlando del presunto onore di una
traditrice... E' inammissibile che Konoha offra il posto all'interno
del clan ad una nukenin! Il trattato...!”
Tossicchiai bloccando
la sua tirata.
“Si
questo punto intervengo io, onorevole sir.” Dissi,
preparandomi al
gran finale con un sorriso che aveva poco di raccomandabile.
Akiko
lo intuì e si appoggiò più comodamente
alla sedia, facendo cenno
ad Akari di fare altrettanto e guardandomi con l'aria di una che
è
andata a teatro per vedere una commedia.
“Inazuma, se lo
desidera sarà più che la benvenuta alla foglia, e
con lei le sue
due amiche che so, l'hanno seguita.”
Quasi la mascella gli
crollò in terra.
“Ma il trattato...”
“Il trattato,
onorevole sir, io l'ho firmato con Inazuma. Nel momento stesso in cui
lei è stata destituita, per me ha perso ogni
valore.” guardai uno
ad uno ogni presente, Itachi e Shisui, che sebbene avessero un'aria
rilassata erano pronti a tutto, anche ad una reazione
violenta.
“Detto onestamente, non sono sicuro di desiderare un
alleato che è in grado di tradire persino propria stessa
principessa” dissi con fermezza.
L'uomo boccheggiò un paio di
volte senza fiato e parole.
“Ma è... Inammissibile! Il trattato
è un patto secolare che...”
“No!
Lo dico io cos'è inammissibile. É inammissibile
che abbiate tradito
una buona guida e una principessa capace e leale per quello che,
è
palese come il sole nel cielo, è una manovra per manipolare
il
potere a vostro piacimento, come se voi steste giocando con bambole e
non con persone vere!
Avete tentato di rovinare la vita ad una
persona reale. E per il semplice motivo che ha dei natali diversi da
quanto pensava. Anche se posso comprendere che sono le vostre leggi,
la cosa avrebbe potuto comunque essere stata gestita meglio.
È
doppiamente inammissibile che abbiate nominato a delfina al posto di
una persona competente una persona tale che, nelle due ore in cui mi
ha stordito di chiacchiere, la domanda più intelligente che
mi sono
sentito porre è 'di quale colore preferite indossare i
vestiti?'.
Questo. È. Inammissibile!
Non intendo discutere le vostre
leggi sul sangue, ma se proprio non potete lasciare Inazuma come
guida, almeno abbiate la decenza di nominare una persona che sia un
po' meno palesemente un burattino nelle mani di qualcuno!”
dissi
dando finalmente sfogo alla rabbia che avevo contenuto sino ad ora.
“Come
Hokage ritengo invalido il trattato di alleanza sino a quando non ci
sarà il ritorno di Inazuma. O quanto meno che sia posta alla
giuda
un qualcuno di più assennato e che non abbia la fissazione
del
colore degli smalti.
Fino ad allora porgo i miei rispetti alla
Tsunamikage Akiko-sama, che onoro e ad Akari-sama. Per mero rispetto
parentale, non istigherò inimicizia tra la foglia e Uzushi.
Ma fino
a nuovo ordine non chiedete aiuti, poiché non ne
riceverete.
Attenderò vostre notizie.”
Feci
per girare sui tacchi, Shisui e Itachi s'inchinarono leggermente in
segno di congedo per seguirmi.
“Akiko ma... Almeno chiedete la
restituzione della jinchuuriki!” tentò l'uomo
allibito, confuso e
allarmato.
“Ah! Adesso mi chiami in causa? In primo, sono ancor
sempre 'la Tsunamikage'.
In secondo... hai voluto la bicicletta
Matsuo? Ora pedala! Per terzo, la jinchuuriki ha un nome, Kushina
Uzumaki. E ringrazia tutti gli dei degli shinobi che non si trovi qui
ora, altrimenti ne porteresti certo ricordi dolorosi sul tuo delicato
viso. O, più probabilmente, un po' più in
basso.” sentii che la
donna gli rispose.
Ridacchiando tra me e me, uscii dalla sala.