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Autore: Xandalphon    09/11/2018    1 recensioni
ATTENZIONE! Questa è una storia scritta a quattro mani, da Lullaby1992 e Xandalphon.
Al villaggio del vortice avviene un furto, dalla grande biblioteca vengono sottratti importanti rotoli contenenti una potente tecnica di sigillo. Meno di un mese dopo una chunin di Konoha, Rin Nohara viene catturata e un cercoterio sigillato al suo interno, con le inevitabili conclusioni.
Ora il villaggio del vortice accusa, sebbene non direttamente, Konoha del furto, e Hiruzen manda una squadra ad investigare, irritando ulteriormente la Tsunamikage che interpreta il gesto come se gli avessero dato dell'incapace. Tra tensioni crescenti e un irritante squadra di ragazze.. riuscirà la squadra a portare a termine le indagini senza causare un pericoloso incidente diplomatico?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Raido Namiashi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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55)Relazioni diplomatiche

Beh, uno in più o uno in meno che differenza vuoi che faccia? Ormai mi sono già sporcata le mani... finiamo la giornata...”
Mei provò a fare un paio di passi in avanti, aveva il viso di una schizzata... Occhi sgranati, un sorriso che aveva un misto di sadico, teso e istericamente divertito..
Era ancora fuori di sé e mani e ginocchia gli tremavano vistosamente.

Peccato che non fece neppure due passi che gli diedi un colpo di taglio con la mano sulla nuca, stordendola.
La presi prima che si afflosciasse a terra.

Chichi! Renditi utile e portala via di qua. Chojuro! Veglia su di lei e non permetterle di andare in giro prima del mio ritorno. Se da' di testa colpiscila fino a che non perde di nuovo conoscenza.”

I due ninja della nebbia, dietro le maschere ANBU esitarono. In fondo non ero il loro 'comandante'.
Mi girai verso di loro, attivando lo Sharingan quando mi girai a sufficienza per celarlo ai ninja della nuvola.
“Volete farlo o devo farvelo fare?” gli domandai con fredda decisione.

I due rabbrividirono intimiditi e si sbrigarono a obbedire.
I ninja della nuvola parvero incerti da subito... Ma eravamo comunque rimasti in sei... E ritennero che il pericolo principale fosse ancora di fronte a loro.

Chiedo scusa a nome della mia collega. Troppo stress da lavoro.” dissi tentando di sfoderare un mezzo sorriso di circostanza.
Come cazzo faceva Mei a usare la maschera da femme fatale, solo lei lo sapeva.

Valutai la situazione. L'unico che sembrava un po' ansioso di combattere era il colosso con barbetta e capelli biondi e le molteplici spade appese alla schiena.
Il tizio con la pelle scura sembrava scocciato e un po' teso, preso a valutare a sua volta chi aveva di fronte.

Il terzo, il tipo con la pelle pallida e i capelli biondi era silenzioso e calmo, e si stava guardando con finta noncuranza intorno, setacciando il luogo con lo sguardo.

Per il momento non abbiamo motivo di scontrarci. Voi cercate la causa del taglio dei rifornimenti della Nuvola. Noi abbiamo ucciso i fomentatori e, parola mia, non ci interessa minimamente quanti carri di grano comprate.” dissi, accollandomi il ruolo di diplomatico della situazione.
Ero l'unica con il viso scoperto (dannazione!) e ormai mi avevano già riconosciuto come Nukenin del vortice.
Il tipo dalla pelle scura mi squadrò da capo a piedi.

Non sapevo che gli Uzumaki avessero dei nukenin. Non ultimamente.” tergiversò. E mi sembrò palese il tentativo di estorcermi qualche informazione.
Oh, beh... A questo punto balliamo.

Hai appena toccato un tasto assai dolente... Diciamo che è una cosa recente... Molto recente. Dubito che neppure i ninja di Konoha abbiano già la mia...
Aehm, taglia.”

Dunque di quale crimine ti sei macchiata?”
“Ma quanto sei curioso... Eppure avevo sentito dire che era la curiosità che aveva ucciso il gatto...”
“Sei tu mi sembra quella che ha voglia di chiacchierare...”

Di nuovo furono tutti con le armi in mano.
Io però agitai una mano per blandire la situazione.

Comunque direi almeno di iniziare dalle presentazioni... Almeno ti si chiariranno un paio di cose.”

Ina.. ti sembra il caso?” mi chiese Kakashi in un sibilo.
Mi stavo esponendo parecchio, lo sapevo, ma il mio sesto senso mi stava dicendo che potevamo risolvere la questione e anzi, rivoltare dei potenziali nemici, facendoli diventare alleati. Fin tanto che la nostra missione andava nello stesso senso quei tre sarebbero stati dei possibili alleati.
E comunque, evitare di averli contro o che ci dessero la caccia era prioritario.
Gli feci un inchino, forse un po' irriverente.

Principessa Inazuma Uzumaki al vostro servizio... Al momento disoccupata e nukenin a tempo perso. O forse dire 'nukenizzata da un consiglio interno avido di potere' renderebbe meglio l'idea del perché mi trovo qui. I miei... Amici resteranno anonimi per ovvi motivi.”
“Tsk... principessa Inazuma? E io dovrei crederci?”

Feci spalluccia. “Libero di credere quello che ti pare. Hai detto di essere Darui... Se non vado errato la zietta mi aveva detto che il capo delle guardie del Raikage rispondeva a questo nome... E mi ci mangio le scarpe che dalla descrizione che il bestione tutto muscoli lì dietro è Killer Bee.”

...Quel Bee?” mormorò Kakashi.
“Quel tono non mi piace. Dimmi che non ci sono problemi in vista...” gemette Genma.
“è davvero QUEL Bee?” chiese Raido.
“Si può sapere quale problema c'è con sto tipo?” chiese spazientita Yuki.
“Killer Bee è la forza portante del Bue Otto Code..” spiegai a beneficio di tutti.
“Ed è anche uno dei pochi che, assieme al Raikage, sono riusciti a sopravvivere in uno scontro diretto contro Minato Namikaze... L'attuale quarto Hokage.” rimarcò Kakashi, con voce fredda da dietro la maschera da falco che portava.
“Si beh, bastava dire che eravamo nella merda...” Mugugnò Genma.

Non riuscii a non ridacchiare.
“Sarei curiosa di provare la tua forza Killer Bee. Ma non oggi e non così. Magari un'amichevole, in un altro contesto.
Ora ho una compagna sclerata di cui occuparmi e mezzo milione di altri problemi piccoli e grandi, non ultimo che se continuiamo a stare impalati qui finiremo con l'attirare le stupide autorità della zona... E per stordile tutte ci vorranno un sacco di ore di lavoro che preferirei evitarmi.”

La mia offerta di una sfida amichevole, posta così con un sorriso sulle labbra e uno sguardo divertito, lo colse così impreparato che quasi gli andarono di traverso gli occhiali.
Rimanemmo un altro lungo, interminabile, momento a fissarci rispettivamente.
“Non posso fidarmi solo sulla base delle tue parole...” a quelle parole tutto il mio gruppo si tese come la pelle tirata su un tamburo, pronti a reagire.
“...E per la stessa ragione devo ammettere che non possiamo darvi la caccia in grande inferiorità numerica solo sulla supposizione che potreste essere voi. In fin dei conti qui non siamo sulle terre del fulmine e dare la caccia a dei Nukenin di altre nazioni fuori dal nostro territorio non rientra nell'elenco dei nostri compiti.
Per il momento una soluzione pacifica può far comodo a tutti. Voi vi ritirerete e noi proseguiremo sulla nostra strada.
Se scopriremo che siete stati voi raduneremo rapidamente rinforzi e vi daremo la caccia. Senza alcuna pietà.”
“Mi pare più che accettabile. Comunque qui noi abbiamo quasi finito... Provate a dare un occhiata alla capanna del commerciante di spezie. A noi non interessava ma sono quasi sicura che quello ha qualche dito in vasetti di marmellata non suoi... E scommetterei due monete che nel magazzino ci tiene dei carri di cereali che altrimenti sarebbero stati destinati a Kumo.
Fino al prossimo incontro... arrivederci!”
“Solo una cosa...” disse il Darui.
Mi girai a guardarlo.
“Perché sei diventata una traditrice?”
“Mi dai la tua parola che non ci attaccherai se te lo dico?”
Lui esitò un momento “D'accordo... Che pace sia... A patto che sia la verità.”
Gli rivolsi un mezzo sorriso “Sono una bastarda.”

Lui mi guardò di traverso, non comprendendo.
“Hanno scoperto che...” esitai un secondo, ma alla fine decisi di dirlo. Ormai al vortice era una notizia di dominio pubblico, e era Hideo che doveva vergognarsi (anche se ormai era morto), non di certo mia madre!
“Mia madre è stata vittima di una violenza. Io non ho il sangue puro, e il fatto che fino a poco prima ero stata l'erede della Tsunamikage ha fatto sì che questa mia scoperta mi rendesse prescrivibile di alto tradimento.
Secondo loro avrei dovuto dirlo non appena lo avessi scoperto.”
“E perché non l'hai fatto?” domandò lui.
“Non volevo coprire mia madre della vergogna che ora invece le avranno affibbiato... Anche se l'unico veramente da biasimare ora sta marcendo sotto terra.”
Con un altro inchino li salutai, e facendo cenno agli altri di precedermi, mi mossi per allontanarmi.

Solo Kakashi rimase indietro a controllare che anche io li seguissi e che non rimanessi sola contro tre avversari di quella portata.
“Ah, Bee... Non ti dimenticare che ti ho lanciato una sfida... Prima o poi la onorerò. Anche se voglio sperare ci sfideremo da amici e non da nemici giurati.
Voglio solo la sfida, non il tuo sangue.” dissi rivolgendo un pugno nella sua direzione, anche se eravamo distanti diversi metri.
Lui mi fissò un momento. Poi fece un piccolo sorriso.

Yo!”, disse solo.
Ma diresse il pugno verso di me, allungando il braccio.
Sorrisi e raggiunsi Kakashi, soddisfatta.

***

Minato Namikaze, nuovo Hokage, varcò per la prima volta la soglia del vortice con questo suo nuovo titolo.
C'era già stato in passato, in veste di messo o di ninja impiegato per supporto o in transito verso nuove mete.
Ma dato il suo ruolo, venne accolto con tutti gli onori del caso e la cosa lo mise anche un po' a disagio, dato che non era avvezzo a tanta attenzioni, che tutt'ora lo facevano sentire fuori luogo.
Il viaggio era stato non tanto lungo e, a dirla tutta, quasi noioso.
Tanto più che le sue due guardie del corpo non erano esattamente... Le solite.
Di norma si portava Genma, che già da solo era uno che teneva banco e non riusciva a frenare la sua vena ciarliera ironica e spiritosa neppure di fronte ad autorità di un certo spicco... Cosa che in effetti lo rendeva anche poco consono a missioni diplomatiche, ma se non altro rallegrava la monotonia del viaggio.
Si prendeva anche appresso il pacato Raido, sempre estremamente educato e di buona compagnia, oltre ad avere l'incredibile dote di saper osservare e capire l'umore di chi lo circondava, cosa che rendeva estremamente improbabile sentirgli dire una parola inappropriata.
Alle volte prendeva anche appresso il suo ormai ex-allievo, il cui brillante talento e la mente agile lo rendeva sempre un ninja consigliabile da portare per quasi ogni occasione.
Tuttavia i suoi tre 'favoriti' erano al momento impegnati... E solo gli dei sapevano in che pasticcio erano in quel momento... A quel pensiero l'Hokage tirò un sospiro.

Le due guardie che l'avevano scortato non erano affatto meno efficienti, o meno abili degli altri tre, anzi forse erano due dei ninja più pericolosi di Konoha.
Però Minato avrebbe preferito una compagnia meno fosca e impersonale dei due Uchiha.
Shisui e Itachi, tendevano a mantenere sempre una sorta di 'distacco professionale', il che li rendeva una compagnia garbata ma con pochi argomenti su cui appigliarsi per poter imbastire una buona discussione durante i pasti o un momento di relax.

Probabilmente Shisui sarebbe stato anche ciarliero, fosse stato da solo, ma ogni qual volta provava a mettere in mostra il suo carattere, Itachi lo squadrava con un'espressione di disappunto. Al che l'altro sospirava, tornando in postazione con un mezzo sorriso e scuotendo impercettibilmente la testa.
A parte questi rari momenti, i due mori sembravano continuamente confondersi nelle ombre, come se anche in pieno giorno fossero capaci di mimetizzarsi nel contesto di fondo, sempre invisibili ed efficienti.
I tipi di ninja più pericolosi.
Sempre allerta e pronti a colpire.

Hokage-sama!” un ometto tutto baffi non molto alto, che aveva raggiunto la strada correndo, non poco ostacolato da una notevole pancia, si profuse in un inchino che, se fosse stato un poco più profondo, avrebbe fatto battere il naso adunco che aveva contro il lastricato della strada.
“Non eravamo informati della sua visita, altrimenti avremmo allestito un comitato di accoglienza più adatto alla sua illustre persona. Ma mi presento. Sono Uzushimaru Genki, membro del consiglio interno.”
Rimasi piuttosto confuso da principio da tutta questa sviolinata. Ma non appena appresi che era un membro del consiglio interno e quindi un probabile responsabile di aver buttato Inazuma, la cugina di secondo grado di mia moglie, e ormai candidata come ragazza del mio allievo, fuori del villaggio, rendendola una traditrice, mi fece attraversare da una vampa d'ira che arse ogni traccia di imbarazzo e confusione.

Ora, di nuovo determinato e freddo, mi preparai a giocare questa partita.
“Non è necessario. Non ho mandato avvisi poiché ero di fretta, e non ho tempo tutt'ora di restare molto qui. Vorrei solo domandare se potete riferire ad Akiko-sama se ha tempo di ricevermi il prima possibile.” tenni il tono modulato su una cortesia fredda, ma che lasciava trasparire l'acciaio del comando.
In fin dei conti ero pur sempre un ninja abituato al campo di battaglia.
“Certo, verrete ospitato in casa Uzumaki, se volete seguirmi vi faremo avere tutti i comfort per rinfrescare voi e i vostri ninja in attesa dell'udienza.”
L'uomo si mosse per fare strada, e cosa straordinaria, Shisui mimò un mezzo inchino, appena millimetrico, lasciandomi il passo.
“Dopo la vostra illustrissima persona...” Mormorò con scherno.
Dovetti tossicchiare per mimetizzare una risata.
Forse in fin dei conti gli Uchiha non erano poi del tutto privi di senso dell'umorismo. O forse era solo Shisui che era stato prodotto con lo stampo sbagliato.

Venni accolto in stanza più che lussuose, e mi vennero pure serviti piatti pieni di prelibatezze e bevande, nonostante non fossimo neppure in orario di pasti e io non avessi la benché minima fame.
Piluccai qualcosa, giusto per non sembrare sgarbato ignorando del tutto la loro ospitalità e infine passai il tempo camminando su e giù nella stanza, sotto gli occhi neri delle mie due guardie, sentendomi come un leone in gabbia a pensare a quante questioni irrisolte mi attendevano a casa.

Il 'mio' consiglio interno non sarebbe stato per nulla felice della mia fuga.
Avevano tentato d'impedirla, quando io mi ero impuntato dicendo che era il caso che intervenissi e che non avrei tollerato altro in materia.
Quello che era accaduto era un ingiustizia e meritava la mia attenzione.
Anche se io avevo accampato scuse ehm... leggermente diverse da quelle vere.
Non per ultimo il fatto che rientrare in casa con Kushina senza “aver fatto nulla per la sua cuginetta.” stava diventando pericoloso pure per l'Hokage. Avevo impiegato un'intera giornata solo per convincerla a non seguirmi. Dopo tutto non volevo stragi.

Quando bussarono alla porta credetti fosse la convocazione per l'udienza.
Invece a domandarmi di poter entrare furono due giovani dai capelli rossi.
Un ragazzo dallo sguardo freddo e piatto dal viso anonimo, e una ragazza che avrebbe potuto essere carina, se non fosse stato per l'espressione da svagata.
Avevo sentito dire l'espressione “Il riso abbonda sulle labbra degli stolti”, ma non l'avevo mai ritenuta vera.
Ci sono persone, come Kakashi o Itachi che sono di natura più ombrosa e riflessiva, poco inclini alla risata.
E persone che, come Genma hanno fatto della loro vita una filosofia: se dovessero piangere per ogni avvenimento brutto della vita, non finirebbero mai di asciugarsi le lacrime. Dunque la loro idea era di cercare sempre di vedere la metà piena del bicchiere e tentare di prendere anche le cose peggiori con il lato ironico e divertente della cosa.
Tuttavia in questo caso mi parve più che azzeccata.

Il sorriso che aveva sulle labbra lei, con quegli occhi azzurri sgranati e lucidi, come febbricitanti, sembrava il riso di una pazza che non vede questo mondo, ma ne vede uno tutto suo.
Quando mi chiese “Siete voi Minato Namikaze?” fui tentato di rispondere: 'No, guarda, hai sbagliato stanza'.
“Si, sono io”

Oh!” squitti con un tono così acuto che quasi mi fece trasalire “è mio estremo - Disse sottolineando la parola 'estremo' con un mezzo inchino che fece svolazzare il mantello elaborato che portava sulle spalle - piacere fare la vostra conoscenza. Ovviamente la vostra fama vi ha preceduto, ma non pensavo foste anche voi così giovane.”

Il ragazzo sbuffò. “Akaho... Almeno presentati civilmente.”
“Oh!” un altro squittio, che mi fece pensare che se ce ne fosse stato un terzo mi sarei ritrovato senza timpani.

Ridacchiò con aria frivola “Giusto, giusto... Sono Akaho Uzumaki, delfina di Uzushi. Questo è Rikuro Uzumaki, mio marito. Ci siamo sposati l'altro giorno.”
La risatina compiaciuta che ne seguì quasi mi stordì tanto che riuscii a malapena a raccogliere i pensieri quel tanto che bastava per dire.
“Oh, Ahem... Le mie congratulazioni.”
Dunque quello era l'ex fidanzato di Inazuma... E la deficiente quella che le aveva fregato il posto.

Scambiai uno sguardo con le mie due guardie del corpo, che risposero con lo stesso sguardo stranito e un po' allibito che dovevo avere anche io.
Per educazione le offrii di sedersi al tavolo che avevano imbandito.
Ne seguì poi una conversazione, che già solo chiamarla conversazione era un insulto a qualsiasi abilità oratoria.
Iniziai quasi a pensare che Akaho doveva essere un'abile kunoichi per farsi passare per una tale idiota... Ma poi compresi che era così e basta.

Quando finalmente degli attendenti vennero a chiamarmi per l'udienza, stavo giusto iniziando a pensare con invidia alle tecniche di suicidio dei samurai.
Anche se, fortuna voleva che parlasse solo lei, per cui ad un certo punto mi era bastato sconnettere il cervello e fare di tanto in tanto cenni o quei leggeri versi di affermazione tipo “mh-mh” o qualche cosa che si accordasse alla 'conversazione' tipo “Sicuro” o “Certamente”.
Studiai anche Rikuro, dato che interveniva anche lui di quando in quando, tentando -invano- di mettere qualche pezza sulle vagonate di inezie che tirava fuori la neo-moglie, e dapprima mi diede l'impressione di una persona falsa, o comunque doppia.

Poi, dopo un attento esame, compresi invece che era solamente un piccolo stronzetto borioso che tentava di darsi l'aria di una persona astutamente subdola... E fallendo in modo clamoroso.
Quanto meno, quell'aria di chi la sa lunga non reggeva minimamente il confronto di un vero maestro dell'arte come Danzo. Forse avrei dovuto consigliargli di seguirmi a Konoha per prendere delle lezioni dallo Shimura. Forse, però, persino il leader di radice avrebbe avuto un compito superiore alle proprie forze.
Era come vedere una lucciola che prova a paragonare la sua luce, sfidando il sole a fare di meglio.
Insomma, mi ci volle poco per capire perché Inazuma era così poco entusiasta del suo matrimonio e del perché Kushina mi aveva detto che 'compativa' la ragazza.
Cercando di evitare di fare un sospiro di sollievo troppo evidente, seguii la mia salvezza -sotto forma di un assistente castano- che mi guidava nella sala del trono degli Uzumaki.
Mi era sempre piaciuto quel posto, e ogni volta che ci entravo, mi colpiva con la sua magnificenza e la sua maestosità.

Akiko non aveva perso il piglio fermo e quel fuoco nello sguardo che l'aveva da sempre caratterizzata... Non che una delle caratteristiche che aveva ereditato anche sua figlia minore... E che mi avevano condotto prima di tutto ad essere attratto da quella creatura bizzosa che era diventata mia moglie.
Feci un dovuto inchino. Anche se eravamo pari grado, io ero nella sua sala del trono, e lei era più anziana di me. Oltre che mia suocera. Se non l'avessi fatto, oltre a essere scortese avrei anche dato mostra di una sfrontatezza e di una superbia che non mi erano proprie.

Tsunamikage-sama. Vi ringrazio per avermi concesso udienza, benché non abbia avuto modo di darvi un adeguato preavviso.” esordii.
“Minato Namikaze. Mi congratulo con voi per la vostra nuova posizione... Yondaime Hokage.” disse lei, facendomi riconoscere da tutte le persone presenti, che ora mi permisi di osservare con una sommaria occhiata.

Erano per la maggior parte persone oltre i cinquant'anni, di cui questi in molti erano i tipici capelli rosso-uzumaki anche se erano già parecchi ad averli venati di grigio.
“So che per voi è il coronamento di un sogno per la quale avete lavorato con instancabile dovizia. Avete davvero le mie più sincere congratulazioni. Vi siete meritato il vostro titolo.” disse la donna alzando il mento, come sfidando gli altri presenti a contraddirla.

Siete troppo gentile Akiko-sama. Ma non nego che è stato per me un immenso onore ricevere questo titolo. Intendo onorarlo meglio che posso, e spero di essere all'altezza del mio predecessore.”

Sono certa che farete del vostro meglio. Ora, sono certa che da giovane quale siete vogliate saltare tutte queste formalità e arrivare al dunque. Dubito che vi siate fatto tutta questa strada e ci onoriate della vostra presenza solo per sfoggiare la vostra nuova cappa.” disse la donna con un sorriso comprensivo, riferendosi alla cappa bianca e rossa da Hokage che portavo sopra i miei abituali abiti ninja.

Temo di non avere molto la pasta del politico, Tsunamikage-sama. Cosa che vostra figlia mi rimbecca tutti i giorni, giusto perché non lo scordi, ma comunque avete ragione. Sono qui per un motivo, e purtroppo non ho neppure molto tempo da spendere restando qui, dato che comprenderete molto meglio di me che la gestione di un villaggio richiede una massima attenzione e dia assai poco tempo per 'uscire' dai suoi confini.
Dunque, se voi, e il vostro consiglio lo consente, sarò breve e salterò al punto.”

Lei esibì un leggero sorriso “Ora comprendo perché sia mia figlia, sia mia nipote abbiano avuto un impressione tanto buona di voi...” disse una una leggera risata.
“Oh, Inazuma? Si, ho avuto il piacere di lavorare con lei.”

Notai solo ora una donna che sedeva alla sinistra di Akiko, pallida come un fantasma, e che sembrava voler solo svanire nell'ombra del trono.
Subito non le prestai attenzione, poi lei trasalì al nome di Inazuma, lanciandomi un'occhiata un po' allarmata, sgranando gli occhi verdi.
Notai solo in quel momento tutta una serie di dettagli per la quale mi colse l'illuminazione. Quella doveva essere la madre di Inazuma!
Si, aveva la stessa forma delicata delle labbra, lo stesso taglio degli occhi un po' obliquo da gatto, e gli stessi lineamenti del viso, un po' affilati da folletto.

Noi... Preferiamo non nominarla qui, meno che mai in questa sede.” notai solo ora che anche Rikuro e Akaho avevano preso parte al consiglio, ed era stato lui a parlare.
Di nuovo quella fiamma di rabbia mi avvolse, bruciando ogni altra emozione, lasciando solo una implacabile determinazione.
Ero lì per un motivo, e l'avrei svolto.
Vidi che Akiko si rese subito conto che le parole di Rikuro avevano toccato un tasto sbagliato.

Le gettai un'occhiata, quasi a chiedere il permesso, dato che era la sola persona, salvo quella povera donna che le stava sulla sinistra, che era ancora evidentemente scossa dagli avvenimenti, che rispettavo davvero in quella sala.
Lei annuì leggermente, con un movimento appena visibile, ma tanto bastò e io compresi di avere carta bianca.

Beh, temo che invece lo dovrete sentire, poiché sono venuto sin qua espressamente per questo motivo.” dissi con semplice fermezza.

Lo vidi prendere fiato per parlare ma non glie ne diedi modo.
“Itachi, se vuoi intervenire...”
Il ragazzo, dapprima come un ombra invisibile sul fondo della sala si fece avanti, con un'occhiata tesa rivolta a Shisui. Ma se aveva dei ripensamenti sul piano che aveva escogitato, non lo diede a vedere.
“Vorrei dapprima presentarmi a questo nobile consiglio. Sono Itachi Uchiha. Figlio maggiore del capoclan Fugaku Uchiha. Porgo i miei omaggi a Voi Tsunamikage-sama.” disse con voce di massima cortesia e inchinandosi rispettosamente.
Ci fu un notevole bisbiglio di fondo.
Akiko gli fece un cenno di capo, accettando la sua presenza con garbo e facendogli cenno di continuare.

Ma questo...!” provò a saltare su uno dei presenti, un Uzumaki probabilmente, dati i capelli rossi, e anche uno importante, data la vicinanza del suo seggio al trono.
Akiko gli diede solo un'occhiata terribile. Protese una mano messa a 'c' con le dita sopra e il pollice sotto, che poi chiuse in un gesto secco, facendo toccare il pollice con le dita sopra, gesto che gli intimava bruscamente di tacere.
L'uomo dovette ingoiare un vistoso rospo, prima di risedersi, ma obbedì.

Itachi fece finta di nulla e disse “Vorrei, se mi fosse possibile, rivolgermi direttamente ad Akari Uzumaki, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere di persona, ma solo di nome.”
Anche se, da come il suo sguardo la puntò fece capire che aveva compreso che era lei.
La donna ebbe un leggero tremito, che mi fece pensare che in quel momento dovesse sentirsi fragile, ma alzò lo sguardo con fierezza e disse “Sono io Akari Uzumaki”
Itachi gli rivolse un nuovo inchino rispettoso.

E' un mio onore fare la vostra conoscenza.”
“Come... hai detto di conoscermi solo di nome. Chi ti ha parlato di me?”
“Vostra figlia signora. Ho avuto modo di conoscerla durante la sua permanenza a Konoha, e di lavorare al suo fianco. E posso dire che è stato un onore, mio e di Shisui qui presente di allenarci con lei. È una delle ninja più dotate che abbia mai avuto modo di conoscere.
Ma non sono qui solo in virtù del talento, comunque degno di nota, di vostra figlia.
Abbiamo avuto modo -ahimè- di riscontrare un grave torto che è stato perpetrato dal nostro clan a voi.”

Al che s'inginocchiò a capo chino. “Vi chiedo di accettare formalmente le sincere scuse del Clan Uchiha. Sebbene non basteranno mai, per quanto possiamo dire o fare, riparare a quanto accaduto, possiamo solo dire che è stato causa di un singolo elemento... fuorviato, e spero che comprendiate che una singola erba grama non è che una in un fascio.
È stato comunque privato del suo nome e del suo clan e ora è in una tomba comune anziché in quella dei suoi avi.
Inoltre, io, assieme a Shisui ed alcuni altri abbiamo avviato una richiesta al consiglio del nostro clan poiché Inazuma, se lo desidera, possa entrare a farne parte.” il silenzio calò e vidi che di nuovo quello che era saltato su prima bruciava di desiderio dal saltare nuovamente su e prendere parola, ma fu freddato dallo sguardo omicida di Akiko e il resto dei presenti, ritenne più saggio attendere.

Il silenzio si protrasse per un lungo momento, ma Itachi non abbandonò la sua posizione con un ginocchio a terra e il capo chino.
In verità questo era un azzardo, oltre che un piano buttato un po' in aria così.
I due avevano ne avevano discusso così tanto, che mi avevano fatto quasi impazzire.
Itachi non voleva agire senza un piano sicuro, ma Shisui era stato inamovibile sulla necessità di agire, e subito. Che il piano fosse sicuro o meno.

Anche se le parole che avevano deciso di far muovere Itachi erano state: “Siamo molte cose Itachi, tra cui anche assassini e spie. Ma non degli ingrati. Inazuma ci ha aiutato, ed ora lei ha bisogno di aiuto. E noi l'aiuteremo.”
Itachi alla fine si era deciso dicendo che era il momento di piantarla con i sotterfugi che non portavano molto lontano e che doveva provare a 'ungere le ruote'.
Aveva detto qualcosa del tipo “Delle ruote arrugginite non possono per forza di cose girare... Io ora proverò a oliarle, ma posso solo sperare che gli ingranaggi si mettano in moto per il verso giusto.”
Che, per interpretazione compresi che si riferiva a suo padre.

In realtà Fugaku non aveva dato alcuna delibera per chiedere scusa a nome del clan ad Akari. Itachi sperava solamente che, dopo, lo stesso orgoglio che gli impediva di chiedere scusa gli avrebbe impedito anche di ritirarle.
Però era vero che lui e Shisui assieme ad altri giovani stavano perorando la causa dell'ammissione di Inazuma al clan.

E se Fugaku non aveva ancora stracciato la richiesta era per il semplice fatto che Itachi gli aveva garantito che lo Sharingan di Inazuma aveva uno straordinario potenziale ancora sopito.
“Hai ragione nel dire che nulla di quanto si possa dire o fare possa in alcun modo giustificare quanto accaduto.” disse Akari, rizzando la schiena e assumendo un'aria di grande dignità.
“Tuttavia, anche se questo consiglio se ne vergogna, in non ne provo alcuna nel sapere che Inazuma è mia figlia, e mi fa molto piacere sentire parlare così di lei.
In quanto alle scuse... forse in altre circostanze non le avrei accettate, ma sento della sincerità vibrare nella tua voce.

Quanto meno hai la volontà di cercare di compensare dei danni che non sei stato neppure tu a fare... Sento che ci tieni veramente a quanto stai facendo.. E non possiedi la boria che molti scambiano per orgoglio.
Accetto le scuse che mi porgi, Itachi Uchiha san della foglia.”

Al che Itachi si rialzò e s'inchinò con rispetto. “Vi ringrazio, mia signora.”

Il tizio di prima stava diventando livido di rabbia.

Senza più sapersi trattenere iniziò a strepitare dicendo che era inammissibile una cosa simile. E sparando giù una tiritera di motivi per la quale era inappropriato ciò che stava accadendo, a partire già solo del fatto che stavamo parlando di una nukenin eccetera eccetera. Quasi arrivò a prendersela proprio con il povero Itachi, che però subì la cosa con una stoica espressione pacata, come se non lo stesse neppure calcolando. Cosa che tra l'altro fece aumentare la rabbia dell'uomo.

E comunque, anche se non stessimo parlando del presunto onore di una traditrice... E' inammissibile che Konoha offra il posto all'interno del clan ad una nukenin! Il trattato...!”
Tossicchiai bloccando la sua tirata.

Si questo punto intervengo io, onorevole sir.” Dissi, preparandomi al gran finale con un sorriso che aveva poco di raccomandabile.
Akiko lo intuì e si appoggiò più comodamente alla sedia, facendo cenno ad Akari di fare altrettanto e guardandomi con l'aria di una che è andata a teatro per vedere una commedia.
“Inazuma, se lo desidera sarà più che la benvenuta alla foglia, e con lei le sue due amiche che so, l'hanno seguita.”
Quasi la mascella gli crollò in terra.
“Ma il trattato...”
“Il trattato, onorevole sir, io l'ho firmato con Inazuma. Nel momento stesso in cui lei è stata destituita, per me ha perso ogni valore.” guardai uno ad uno ogni presente, Itachi e Shisui, che sebbene avessero un'aria rilassata erano pronti a tutto, anche ad una reazione violenta.
“Detto onestamente, non sono sicuro di desiderare un alleato che è in grado di tradire persino propria stessa principessa” dissi con fermezza.
L'uomo boccheggiò un paio di volte senza fiato e parole.
“Ma è... Inammissibile! Il trattato è un patto secolare che...”

No! Lo dico io cos'è inammissibile. É inammissibile che abbiate tradito una buona guida e una principessa capace e leale per quello che, è palese come il sole nel cielo, è una manovra per manipolare il potere a vostro piacimento, come se voi steste giocando con bambole e non con persone vere!
Avete tentato di rovinare la vita ad una persona reale. E per il semplice motivo che ha dei natali diversi da quanto pensava. Anche se posso comprendere che sono le vostre leggi, la cosa avrebbe potuto comunque essere stata gestita meglio.
È doppiamente inammissibile che abbiate nominato a delfina al posto di una persona competente una persona tale che, nelle due ore in cui mi ha stordito di chiacchiere, la domanda più intelligente che mi sono sentito porre è 'di quale colore preferite indossare i vestiti?'. Questo. È. Inammissibile!

Non intendo discutere le vostre leggi sul sangue, ma se proprio non potete lasciare Inazuma come guida, almeno abbiate la decenza di nominare una persona che sia un po' meno palesemente un burattino nelle mani di qualcuno!” dissi dando finalmente sfogo alla rabbia che avevo contenuto sino ad ora.

Come Hokage ritengo invalido il trattato di alleanza sino a quando non ci sarà il ritorno di Inazuma. O quanto meno che sia posta alla giuda un qualcuno di più assennato e che non abbia la fissazione del colore degli smalti.
Fino ad allora porgo i miei rispetti alla Tsunamikage Akiko-sama, che onoro e ad Akari-sama. Per mero rispetto parentale, non istigherò inimicizia tra la foglia e Uzushi. Ma fino a nuovo ordine non chiedete aiuti, poiché non ne riceverete.
Attenderò vostre notizie.”

Feci per girare sui tacchi, Shisui e Itachi s'inchinarono leggermente in segno di congedo per seguirmi.
“Akiko ma... Almeno chiedete la restituzione della jinchuuriki!” tentò l'uomo allibito, confuso e allarmato.
“Ah! Adesso mi chiami in causa? In primo, sono ancor sempre 'la Tsunamikage'.
In secondo... hai voluto la bicicletta Matsuo? Ora pedala! Per terzo, la jinchuuriki ha un nome, Kushina Uzumaki. E ringrazia tutti gli dei degli shinobi che non si trovi qui ora, altrimenti ne porteresti certo ricordi dolorosi sul tuo delicato viso. O, più probabilmente, un po' più in basso.” sentii che la donna gli rispose.
Ridacchiando tra me e me, uscii dalla sala.

  
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