Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: mioneperdraco    10/11/2018    4 recensioni
“La disgrazia di Min Yoongi cominciò una fredda mattina d’inverno. Lui amava quella stagione, davvero, era una delle poche cose a cui teneva realmente. Aspettava la fine dell’estate con ansia, trepidazione, la vista della neve lo rilassava e l’idea di una cioccolata calda steso al calduccio, nel suo letto, era davvero allettante. Ma proprio durante il corso di quei mesi freddi accadde qualcosa di impensabile.”
Mia seconda storia sui BTS, questa volta il protagonista è Min Yoongi.
Vi piacerà? Chissà 👀
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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D’accordo, il fatidico momento era arrivato.

Yoongi osservò con attenzione l’edificio, il preside aveva fatto le cose in grande, e soprattutto velocemente.

La scuola era stata notevolmente ampliata, tutto per poter ospitare i suoi studenti. Le mura si ergevano imponenti di fronte a lui, fissò le due palazzine poste ai lati di quello centrale, più alto. Erano certamente i loro dormitori, le aveva già notate prima che venissero messe a nuovo, prima erano vecchie e ingrigite, ora mostravano colori brillanti, freschi di tintura e davano l’idea di essere dormitori accoglienti da tre piani.

Lo stile era semplice, lineare. Lo stretto indispensabile, nulla di troppo ricco. La sensazione era quella di essere puliti e ordinati.


“Stiamo a vedere l’interno…”.


Kang Hajoon si era dato veramente da fare, anche il cancello appariva più pulito, lucidato a dovere e il grande giardino usato solitamente dal club sportivo era stato tagliato e curato. Di certo, vista da fuori, appariva una splendida scuola. Gli studenti non potevano lamentarsi, ma Yoongi strinse comunque le labbra, contraendo le mani sudaticce attorno ai manici nelle sue due valige.

Si sentiva osservato da tutta quella calca di studenti che aspettava fuori dal cancello, in attesa di entrare in aula Magna e ricevere le nuove disposizioni dal preside. Diversi ragazzi gli guardavano chiaramente le gambe, lasciate scoperte fino al polpaccio, in attesa di scoprire oltre dalla nuova ragazza mai vista prima. La gonna era più lunga del normale, le altre studentesse la portavano sopra al ginocchio, ma il regolamento non imponeva una lunghezza precisa, e nelle sua delicata situazione una gonna troppo corta avrebbe mostrato troppe cose.

Le risatine dei suoi amici dietro di lui non miglioravano la situazione, soprattutto dopo lo spettacolo imbarazzante di quella mattina a casa, insieme a Jimin e Seokjin.



_______

Flashback.



«Tieni Yoongi, questo è un nostro personale regalo» disse il maggiore, il sorriso che stirò il suo viso parlava chiaro, e a dargli man forte c’era Jimin. I due ragazzi erano tornati alla loro banale colorazione standard, castano scuro. E per risollevarsi il morale avevano ben pensato di approfittare della situazione in cui si era cacciato Yoongi.

«Non sono delle tette finte, ditemi che non sono delle tette finte» sibilò quest’ultimo, tenendo tra due dita la sottile imbracatura che sorreggeva due sfere morbide e dalla misura discreta.

«Dovrai indossare il reggiseno, purtroppo i capezzoli dritti come spine erano compresi» rispose invece Jimin, allungando anche un paio di reggiseni piccoli «Questi li ho fregati a mia madre».

«Suvvia, Yoongi! Non fare quella faccia. Chi bella vuole apparire deve anche un po’ soffrire».

«Soffrire, non umiliarsi!» esclamò, sventolando a destra e a manca il seno finto, seno che Seokjin aveva irrimediabilmente preso a fissare come ipnotizzato «Cazzo, Seokjin. Fai veramente schifo! Sono finte, F-I-N-T-E» a quel rimprovero l'ex biondo sorrise sghembo, affermando che erano pur sempre tette.

Jimin riprese parola «Hyung, ti dovrai vestire da femmina, ormai hai toccato il fondo. Questa è solo una conseguenza, se vuoi davvero risultare il più convincente possibile».

E così li aveva ascoltati, inutile dire che sentiva un prurito insopportabile lì, dove il cinturino stringeva dietro le spalle.

Per un secondo, rimpianse la sua scelta.



_______

Fine Flashback.



E una settimana prima era arrivata la lettera di espulsione.

Ormai sotto il nome di Min Yoongi era stato pesantemente bannato dal sistema, l’ultima trovata era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Un motivo stupido forse, ma il preside attendeva con ansia quel momento.

E così era accaduto, espulso per aver imbrattato la macchina del preside con disegnini osceni. Uno dei quali rappresentava la moglie di Hajoon in atteggiamenti intimi con il professore di arte. Ma grazie allo stile bambinesco del disegno di certo Kang Hajoon non ci aveva capito molto. Gli era bastato vedere l’auto marchiata di rosso per impazzire. Nemmeno aveva chiesto rimborso per i danni, non voleva più averci nulla a ché fare, voleva solo una firma da parte di sua madre e tutto sarebbe finito lì.


“Quasi mi fa pena”.


Con sua madre nulla da dire, era un tipo distratto e svampito, farle firmare sia l’avviso che la sua nuova iscrizione sotto falso nome era stato un gioco da ragazzi. Sua madre nemmeno leggeva, si fidava ciecamente di lui. Questo, però, gli aveva causato una fitta allo stomaco, sensi di colpa, mentire a sua madre equivaleva a maltrattare un cucciolo. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Si permise di pensare a Minseo, forse la brutta sensazione sarebbe svanita così. Dopotutto lo faceva solo per lei, il suo sorriso e i suoi occhi che si stringevano in una tenerissima espressione mentre rideva.


“Molto meglio” pensò infine.

«Hyung, qui le nostre strade si dividono».

Si voltò verso Jungkook, aveva uno sguardo teso e preoccupato, emozioni come ansia e tristezza alla fine vennero fuori.

«Non sto partendo, Jungkook. Ci potremo vedere sempre, basta trovare un modo per non farci beccare».

«In più conosciamo molte stanze che comunicano tra loro, sicuramente nessuno le avrà sbarrate. Sono praticamente introvabili» si intromise Hoseok con un sorriso luminoso, il minore si lasciò scappare un sospiro.

Jimin e Seokjin gli sorrisero furbi, indicando il petto e alzando i pollici come a dire “nessuno sospetterà nulla” e Yoongi sollevò gli occhi al cielo.

Taehyung fissava un punto imprecisato, sembrava spaesato. Indossava la divisa scolastica, ma teneva sulle spalle un giaccone enorme, come un mantello e faceva saettare gli occhi freneticamente ovunque.

«Tae, ti senti bene?» chiese Jimin, il minore spostò gli occhi eccessivamente allargati su di lui.

«Ho detto addio ai miei tesori, stanotte, ieri… il giorno prima di ieri, e il giorno prima ancora del giorno prima di ieri» rispose con voce incolore e bassa.

Tutti spalancarono gli occhi.

«Sei impazzito? Mi chiedo come tu non abbia ancora perso la vista».

Il ragazzo tornò ai suoi pensieri, ignorando bellamente l’amico.

«Tenetelo d’occhio, ora che è senza la sua ossessione darà di matto» sussurrò Yoongi, gli altri annuirono e Namjoon si sentì di dargli un consiglio.

«Senti, non dare troppa confidenza alle tue compagne. Meno sanno di te e meglio sarà, non parlare molto, nascondi la voce, fingi una qualche malattia. Sei lì solo per Minseo» e Yoongi si lasciò scappare un sorriso.

«Sei mio padre? Guarda che so da me cosa devo o non devo fare. Sta' tranquillo e pensa ai tuoi studi» gli rispose, dandogli anche una leggera pacca sul petto.

Gli sarebbero mancati tutti e sei, non poteva negarlo. Anche se era un tipo schivo e silenzioso, la loro presenza era stata in grado di rendergli quegli anni a scuola più sopportabili e meno fatti di solitudine.

Jungkook lo guardava con ammirazione, e si sentì per un attimo fiero. Adorava quel ragazzino, non glielo aveva mai detto, ma avvertiva distintamente il rispetto che gli portava e ciò lo faceva sentire un passo avanti agli altri.

«Senti, Kookie» il ragazzo rizzò le orecchie «Cerca di rigare dritto, non vuoi rimanere qui per sempre. Dico bene?» gli lanciò un’occhiata eloquente, ma sapeva che la vena sadica del ragazzo avrebbe preso il sopravvento contro i suoi professori.

La campanella suonò, come il pianto di una Banshee, e gli studenti emisero un triste e prolungato sospiro collettivo.

I suoi amici tentennarono un po’ prima di entrare, lo guardavano con una nuova consapevolezza. Fin’ora avevano semplicemente scherzato, ma ora capivano seriamente la gravità, tipico degli adolescenti rendersi conto delle proprie azioni troppo tardi, ma Yoongi avrebbe continuato per la sua strada.


“Sempre dritto” si disse.


~*~


Kyung Soon quella mattina non voleva andare a scuola. Non voleva preparare le sue valige. Non voleva salutare Desdemona, la sua micetta.

Ma lo sguardo critico di sua madre e quello assente di suo padre parlavano chiaro, lei ci sarebbe andata, volente o nolente. Solo un messaggio da parte di Subin era riuscito nell’intento di convincerla.


- «Sono sotto casa, smuoviti prima che tuo fratello decida di morire per mano mia» -.


E così uscì dall’abitazione, i suoi fratelli non si preoccuparono di salutarla, troppo presi dai loro compiti o dagli amici, la cervellona ce l’avrebbe fatta anche stavolta.

Subin la accolse con uno sguardo carico di disprezzo.

«Si può sapere cosa cazzo ha tuo fratello? Si è messo a ballarmi intorno con le cuffie nelle orecchie, cercando di muovere il bacino in ogni direzione. Se questa è la nuova moda dei giovani io mi rifiuto di respirare la loro stessa aria» sbraitò, facendo scappare un sorrisetto a Kyung Soon.

«Non ti avrei fermata dal tuo intento omicida» le fece sapere, e Subin cambiò subito espressione.

«Bene, la prossima volta si mena le mani».

All’angolo della strada, poco distanti da un ristorantino cinese, spuntarono le teste corvine di Eun Mi e Da Eun, quest’ultima teneva in mano un bicchiere grande il doppio del normale.

«Ti ho comprato la cioccolata, Kisoon! Preveniamo svenimenti oggi, d’accordo?».


“Oh cielo, sono ancora preoccupate?”.


«Grazie, ma sto bene» disse, afferrando il bicchiere di carta, bruciava tra le dita, ma non mostrò particolare dolore, il sorriso candido di Da Eun era troppo carino per essere smontato, voleva solo rendersi utile.

«Ho sentito dire che la scuola è stata ingrandita, sono stati aggiunti i dormitori. Avete presente quelle palazzine ai fianchi dell’edificio?» chiese Eun Mi, Subin si mostrò subito interessata.

«Dove ci sono stati gli omicidi cinquant’anni fa?» i suoi occhi brillavano e le altre tre fecero un passo indietro «Dove si dice che i fantasmi dei proprietari ancora cerchino vendetta?» la sua passione per il paranormale rendeva inquiete le sue amiche, era veramente strana.

«Proprio quelle, ma calmati. Stai bagnando l’asfalto con la tua saliva» comunicò con finto disgusto Eun Mi, prima che si mettesse a correre per evitare la furia dell’altra.

«Sai dove te lo faccio arrivare l’asfalto?».

Da Eun si grattò la testa «Dai, andiamo o faremo tardi» la prese per mano e cominciarono a seguire le altre due, era facile non perderle di vista. Eun Mi gridava come una pazza, Subin si limitava a ringhiare e spaventare alcuni vecchietti che stavano per aprire i loro negozietti. Kyung Soon bevve a grandi sorsate la sua cioccolata, in tempo per buttare il bicchiere di carta nel cestino al fianco di un combini.

«Quelle due vanno troppo veloci» sbuffò l’amica «Dovrebbero darsi una calmata».

«Falle giocare, non credo potremo più farlo liberamente» mormorò sommessamente Kyung Soon.

«Non ci pensare, sempre insieme, ricordalo» le diede un buffetto affettuoso. Era da pazzi non notare Da Eun, una ragazza così simpatica e intelligente, che tristezza, la società voleva solo la perfezione apparente, ignorando i pregi più importanti, quali il cervello e un buon cuore.

«Porca- è più grande!» esclamò la più alta, Kisoon si trovò a spalancare gli occhi.


“Eh sì, è proprio grande!”.


Si strinse di più al braccio dell’amica quando notò la folla di studenti. Erano troppi, stretti come formiche in scatola.

«Eccole finalmente! Sono davanti ai cancelli».

Raggiunsero Eun Mi e Subin, la prima stranamente sana, la seconda insolitamente calma. Spostarono gli occhi nella direzione in cui guardavano.

«Oh no, gli scapestrati… ci ho pensato per tutta la notte, credevo cambiassero scuola piuttosto che rimanere in una sorta di galera» sospirò Da Eun, Eun Mi invece fulminò con lo sguardo Namjoon, che aveva preso a guardarle.

«Sarà, in compenso manca Min Yoongi. Ho saputo che è stato espulso con tanto di letterina alla mamma» sogghignò.

«Ummi, sei cattiva» ne rise Da Eun, usando il soprannome di Eun Mi.

«Però con loro c’è una ragazza» rispose Kyung Soon, guardando con curiosità la tipetta vestita similmente a lei, solo con una gonna molto più lunga della sua.

«Un’altra schiava del sesso che dice addio ai loro peni» Subin. Sempre fine ed elegante.

Quella frase fece sghignazzare apertamente le altre due, mentre Kisoon arrossì e abbassò lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.

«Ma insomma, finitela» sussurrò «Non attiriamo troppo l’attenzione».

Si sentì spingere forte a terra, cadde sulle sue ginocchia, fortunatamente protette dalla stoffa spessa delle calze lunghe, sollevò lo sguardo scioccata e fissò un viso che la squadrava con prepotenza.

«Stavi bloccando il passaggio a Minseo, cessa. Non startene lì impalata e muoviti a sloggiare» in un primo momento non la riconobbe, poi passò lo sguardo sul caschetto, prima biondo e ora moro, e riuscì ad associare il suo volto ad un nome.

Choi Haneul, la migliore amica di Jung Minseo.

Minseo si avvicinò a loro con uno sguardo preoccupato, ma prima ancora che potesse parlare Haneul fu presa per il fiocchetto della divisa e scaraventata con forza contro il muretto della scuola, attirando molti sguardi su di loro. Gli occhi di Subin si erano assottigliati pericolosamente.

«Buongiorno anche a te, Choi. È una buona mattina per togliere alcune carie, non trovi?» sibilò minacciosa. Le sue amiche venivano bullizzate perché caratterialmente deboli, ma niente le impediva di difenderle dai soliti casi umani. Choi Haneul era una di quei casi, la smorfiosetta sorrise.

«Toglimi le mani di dosso».

«Solo quando ti avrò spezzato due o tre ossa».

Minseo intervenne «Chiedo scusa da parte sua, Subin. Non intendeva spingere la tua amica, oggi è molto nervosa».

Nonostante si fosse scusata a nome di Haneul non osava guardare nella direzione di Kyung Soon, quella fu un ulteriore fitta all’orgoglio di quest’ultima che si rialzò da sola, ignorando l’aiuto di Eun Mi.

«Subin, lasciala perdere. Non né vale la pena» le disse.


“Non vale la pena finire nei guai per una come me” l’ultima cosa che voleva era far prendere un brutto rimprovero all’amica, o peggio.


Subin staccò lentamente le mani da Haneul «La prossima volta ti faccio diventare un tortino di riso schiacciato contro un muro» bisbigliò.

«Provaci, in quel caso non me ne starò ferma».

«Basta così, Han!» la riprese Minseo, quella rivalità tra Subin e Haneul andava avanti da molto. Da quando Subin aveva rifiutato di fare amicizia con lei, ma Kyung Soon sospettò che ci fosse altro sotto, non aveva mai indagato sulla vita di Subin prima che le incontrasse.

«Litigare il primo giorno non è un buon inizio» continuò con tono più duro Minseo, così facendo portò via l’amica, gli studenti stavano bisbigliando alle loro spalle.

«Certo che sei proprio manesca, Kim. È una qualità che ti appartiene?».

Oh, no. Kim Seokjin no. Stava fermo davanti al cancello e non voleva decidersi ad entrare.

«Non saprei, vuoi sperimentare, muso d'Alpaca?» esclamò piccata, usando il primo epiteto che le era venuto in mente guardandolo in viso, il ragazzo sgranò gli occhi e dietro di lui qualcuno scoppiò a ridere, si trattava di Park Jimin «Magari hai scordato il sapore del mio destro e vuoi saggiarne ancora il dolore».

Seokjin fece un piccolo passo indietro «Calmati, piccina. Volevo solo salutarti».

Da Eun e Eun Mi si assicurarono che Kisoon stesse bene nel frattempo, nei loro occhi si leggeva tutta la rabbia e il disgusto per Haneul, una di quelle ragazze che le insultava tranquillamente.

«Beh, io non voglio salutare te, anzi, che benedizione sapere che non starò più in classe con te» sputò, Subin afferrò per il polso Kyung Soon.

«Addio, muso d'Alpaca».

Kyung Soon mentre cercava di stare al suo passo pensò che l’amica avesse esagerato un tantino, aveva praticamente masticato e sputato il ragazzo con una rabbia sconcertante.

«Subin, è tutto okay?».

«A meraviglia!».

Ma le guance rosse e accaldate dicevano altro.

Le due più indietro si lanciarono degli sguardi dal chiaro significato, Subin non era poi così tanto di ghiaccio.


~*~


Fissava la vecchia segretaria con noia evidente.

«Scusa, puoi ripetermi il tuo nome?» gracchiò la vecchia, aggiustando gli occhiali dalle lenti inspiegabilmente spesse, troppo spesse, praticamente i suoi occhi erano scomparsi.

«Lee Jiu, Lee Jiu, Lee Jiu» ripeté a memoria.

«Ho capito! Non c’è bisogno che lo ripeti, non sono mica sorda io!» lasciando sbigottito e irritato Yoongi, avrebbe volentieri messo le mani al collo di quella donna.

«Ok, ti ho trovata. Hai già compilato il modulo online, molto bene» allungò una guida e il regolamento che già possedeva, ma non disse nulla a riguardo.

«Trovi anche il numero della tua stanza, cara. La condividerai con Min Kyung Soon e Kim Subin. Buona giornata».

Min Kyung Soon? Mai sentita nominare, conosceva solo Subin e maledì la sua sfortuna, quella era una vipera pronta ad attaccare dritta al collo, doveva fare la massima attenzione altrimenti sarebbe finito seriamente nei guai.

«Secondo piano, stanza numero 7» pronunciò ad alta voce guardando il foglio bianco e liscio con noia, sentì una presenza dietro le sue spalle e si voltò.

Una ragazza dalla frangia troppo lunga, che le arrivava a coprire gli occhi, lo stava fissando con disappunto, non poteva vederle gli occhi, ma la bocca era stretta in una linea sottile. Il maglioncino della divisa era due taglie in più, la gonna lunga poco sotto le ginocchia e il corpo era minuscolo rispetto al suo, che era il doppio più grande.

«Ti serve qualcosa o vuoi solo guardare la mia magnificenza?» ghignò, la versione umanoide di Samara strinse un po’ i pugni, poi se ne andò così com’era arrivata e un brivido dietro la schiena scosse Yoongi, che strinse gli occhi con confusione.

«Quella sì che è strana».

«Puoi dirlo forte! Quella mi ha terrorizzato alle elementari» gli rispose una voce fin troppo acuta, facendolo sussultare. Stavolta i suoi occhi puntarono su una ragazza quasi alta quanto lui, con un sorriso che le prendeva tutta la faccia e gli occhi assurdamente grandi, i capelli erano spettinati, come se si fosse scordata il modo corretto per pettinarli.

«Scusa, non mi sono presentata. Mi chiamo Song Sun, piacere» la sua mano venne stretta con forza inaudita e scossa con ancora più potenza, il suo viso divenne una maschera di pietra. Santo cielo, aveva trovato la versione femminile di Hoseok.

«Lee Jiu… piacere mio» rispose più per paura di essere sommerso da domande che altro «Perché ti avrebbe terrorizzata?» chiese.

«Beh, l’hai vista, no? Il suo comportamento mette i brividi, ti guarda ma tu non lo sai, ed è stata più volte vista in compagnia di una strega!».

Yoongi dubitò fortemente dell’ultima informazione, ma concordò sulla questione “aspetto”.

«Provo pena per chi l’avrà in stanza» continuò la ragazza.


“Io provo pena per chi ti avrà in stanza”.


Cercò una via d’uscita, Jung Hoseok era già abbastanza irritante, non poteva aggiungersi anche la sua fotocopia con la vagina, la sua vita era già abbastanza incasinata così!

«Scusami, ehm, Sun, ma devo proprio scappare ora, sono appena arrivata e vorrei vedere la mia stanza» finse di avere una voce tirata per nascondere la tonalità maschile, funzionò o almeno così pensò. Song Sun non sembrava una ragazza attenta ai dettagli.

«Oh! Ti accompagno, magari siamo insieme» propose allegramente.


“Dio, ti prego. Aiutami, giuro che andrò in chiesa a recitare dodici preghiere consecutive senza stancarmi! Ascolterò pure le vecchiette che raccontano di quanto siano bravi i loro nipotini”.


«La mia stanza è la numero 15 al terzo piano!».

Sospirò internamente «La mia è la 7, evidentemente non è nostro destino stare insieme» c’era falsità nella voce, ovviamente.

«Non fa nulla, Jiu! Ci vedremo comunque a lezione» la salutò rigido, chiedendosi come mai in quella scuola esistesse un concentrato assurdo di individui con seri problemi mentali.

Non chiese indicazioni, conosceva buona parte della scuola, il resto l’avrebbe indovinato con la logica e una buona dose di fortuna. Salì le scale con la morte nel cuore, l’ascensore non era nemmeno presente, ovviamente, quello toccava ai professori nell’edificio centrale. Le scale erano pulite, ma il vecchio marmo era stato mantenuto, c’erano solo aggiunte di cemento e mattonelle per completare i pezzi crollati durante quegli anni di solitudine.

Arrivò alla sua stanza, la penultima del corridoio a destra del secondo piano, almeno secondo i numeri. Aveva constatato che i numeri erano mischiati, al primo piano poteva trovarsi la stanza numero 10, non né capì il motivo, tutto troppo strano e confuso, ma gli dava assurdamente fastidio.

Da fuori poteva udire un leggero ronzio, portò l’orecchio contro la porta di legno chiaro con curiosità, avvertiva solo un ronzio.

Decise di aprirla, pentendosene immediatamente. La trovò disordinata e quello che era un ronzio divenne un rumore violento e incontrollabile di parole in lingua inglese che non riusciva a capire, ma dal tono usato dal cantante poteva avvertirne la bestialità.

«Ma cosa cazzo…» provò a dire, ma lui stesso non riusciva a sentire la sua stessa voce.

«EHI TU, CHIUDI LA PORTA PRIMA CHE CI SCOPRANO!».

Fece come la voce gli urlò, solo in quell'istante vide una pazza emergere dall’armadio, ormai diventato una bomba scomposta di vestiti e borse.

La pazza. Subin.

Immediatamente voltò il viso di lato.

«NON È VIETATO PORTARE UNO STEREO?» urlò a sua volta.

Ma Subin nemmeno lo guardava più, troppo intenta a gettare vestiti dentro quel povero armadio, e buttarne altri sul suo letto, quello vicino alla finestra.

La stanza era di grandezza media, nulla di speciale. Due letti erano messi vicini lungo lo stesso lato, mentre il terzo era collocato da tutt’altra parte sotto la finestra, quello preso in ostaggio da Subin, appunto.

Le pareti erano tinte di rosa confetto, quel colore diede il voltastomaco a Yoongi e il pavimento era in mattoncini gialli.


“Dio, ritiro ciò che ho detto, fammi andare da Song Sun e risparmiami un collasso”.


«MARILYN MANSON È SEMPRE IL MEGLIO» strillò l'esaltata pazzoide, Yoongi mollò le sue valige a terra con shock stampato in viso.

Quella era la vera Kim Subin?

Non che ne fosse troppo stupito, una fredda e spietata macchina da guerra doveva per forza nascondere un lato ancor più spaventoso.

La porta si aprì di nuovo e Subin spense, finalmente, l’oggetto che emetteva tutto quel bordello.

«Subin, se ti beccano con lo stereo saranno guai» disse una voce abbastanza tranquilla.

Solo con lo stereo? Yoongi l’avrebbe espulsa solo per il genere di musica satanica che ascoltava.

Quando la vide spalancò ancora una volta gli occhi, era la stessa tipa strana di prima.

«Tranquilla, Kisoon, ho controllato e da fuori non si sente nulla» Yoongi a quella risposta avrebbe voluto ribattere con un bel “Col cazzo, io ho sentito tutto!” ma non lo disse, era in campo nemico.

«Comunque, tu chi sei?» finalmente Subin si degnò di prestargli attenzione. La ragazza, che apprese essere Kyung Soon – o “Kisoon” – lo ignorò volutamente, e del fastidio si fece spazio in lui, senza nemmeno saperne perché.

«Lee Jiu, sono nuova» distorse ancora una volta la voce e Subin lo squadrò da capo a piedi.

«Beh, Lee Jiu. Tu non rompi il cazzo a noi e noi non lo rompiamo a te» per un momento Yoongi pensò di essere stato scoperto, vedendo già Subin sopra di lui con tra le mani il suo bambino, mentre lo torce dolorosamente mentre dorme e l’ansia gli attanagliò il petto.

«C-Come?».

«Hai capito bene, non rompere» e poi si voltò, facendolo calmare. Era un modo di dire, lei non sapeva nulla e non lo avrebbe saputo.

Si sentì di nuovo osservato, Kyung “Samara” era seduta a gambe incrociate sul letto distante dalla porta di ingresso, di nuovo un brivido lo turbò.

Sarebbe stata una lunghissima giornata, nel pomeriggio avrebbe anche avuto un incontro pericolosamente ravvicinato con lui. Il preside.



Angolo autrice:

Salve a tutti!

Come potete vedere, non sono scomparsa. Ho solo ascoltato i vostri gentilissimi consigli, mentre provavo a buttare giù qualche idea mi sono accorta di averne altre in testa, mi sono semplicemente buttata su ciò che più mi ispirava. Ho ripreso a scrivere un’altra storia sui BTS pensata tempo fa, ma ferma solo alla presentazione e ad un mezzo capitolo, capitolo che ho completato mettendoci impegno! Quando ne avrò pronti altri chissà, magari potrei decidere di pubblicarla senza troppa vergogna.

Nel frattempo ho anche scritto una One Shot che sto per finire, la pubblicherò tra poco tempo visto che sono quasi alla fine, è incentrata su cosa si prova a stare con un Idol famoso, alle difficoltà e al senso di frustrazione che si sente a vivere quel genere di vita, la protagonista non è descritta e non ha nome proprio per dare modo ai lettori di immedesimarsi al meglio, mentre il protagonista maschile è Kim Taehyung. Questa One Shot a rating rosso (lo preciso) è nata da un mio piccolo sfogo, ho scritto in base al mio umore – abbastanza nero sempre per questa situazione attuale, che ammetto, pian piano si sta sbloccando, sto tornando a scrivere con regolarità – spero che vi piacerà, chiunque dovesse leggerla 💜.

Andando al capitolo, Yoongi è riuscito a farsi ammettere sotto falso nome grazie ad una serie di fortune, l’avere una madre disattenta è una di quelle.
Kisoon invece è proprio sfortunata, nemmeno il tempo di entrare che già è stata presa di mira dalla migliore amica di Minseo, ma Subin è subito partita per difenderla, dimostrando che sotto quella scorza dura e volgare che è il suo caratteraccio, prova un grandissimo affetto per le sue amiche. In particolare per Kyung Soon che è “l’anello debole” tra le quattro, basti vedere come poco le interessi di sé stessa, dichiarandosi come qualcosa di inutile, per cui non vale la pena lottare.
Spero sinceramente che vi sia piaciuto!


Ringrazio di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo e mi ha dato consigli e supporto:

francess225, Recchan8, I_Want_Wonderland e Katherine_Kookie

Ringrazio anche chi legge silenziosamente e chi ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate!

Detto ciò, vi saluto e torno a ciò che ho lasciato in sospeso, sperando in una botta di vita xD
Alla prossima! ❤

  
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