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Autore: kellsdarkside    10/11/2018    0 recensioni
Lui era come un temporale estivo, arrivava in un attimo versando acqua ovunque, distruggendo anche, alle volte, e poi si ritirava, lasciando tutto così come veniva.
Kellin.
Kellin si sentiva come un temporale, o meglio, si sentiva come un temporale distruttore. Lo considerava la sua unica utilità, l'unica sua ragione di vita, l'unico modo per andare avanti, distruggere.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Vic Fuentes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Susan camminava al fianco di Mary, erano da poco uscite dal loro dormitorio, in grande anticipo, e si dirigevano in direzione della palestra, per fare il primo dei cinque allenamenti settimanali di volley.
Mary era euforica, le stava raccontando della notte prima e di quanto Lucas fosse bravo a letto, e malgrado non le importasse nulla di Lucas, finse il contrario, cercando di rendere il suo interesse il più reale possibile.
Dopo aver camminato per dieci minuti buoni raggiunsero la palestra, salutarono la loro coach, come ogni giorno e si avviarono verso lo spogliatoio.
Mary continuava a parlare, come fosse una macchinetta, e Susan ormai non la ascoltava più.
Appoggiò il borsone sulla panca e si tolse la t-shirt, rimanendo in reggiseno.
L'aria fresca arrivò dritta sulla pelle, quindi si avviò a girare della rotella dell'armadietto. Lo aprì velocemente, e tirando fuori la tuta la sua mano sentì qualcosa di strane, tolse velocemente i vestiti dall'armadietto e lo vedi lì, ma strisciare lentamente.
Urlò.

Stava sdraiato sul letto.
Era spaventato, spaventato a morte.
Conosceva Vic da un giorno, più o meno, e l'aveva già visto euforico, e poi preoccupato, ed infine terrorizzato. Si sentiva impotente, sentiva di doverlo aiutare, ma non sapeva come, non lo conosceva così bene.
Toccò il soffitto sporco, stare sul letto di sopra gli piaceva proprio per quello, adorava toccare il soffitto con le mani, si sentiva più forte di tutti.
Si girò, mettendosi a pancia in giù, sbirciando sotto. Vic era seduto, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani sugli occhi. Da quando erano entrati nella stanza non si era mosso nemmeno di un millimetro. Il suo cervello viaggiava alla ricerca di una soluzione, ma nulla pareva sensato.
Kellin lo guardò a lungo prima di proferire parola, aveva notato la preoccupazione di Vic fin da subito, ed una sola parola sbagliata avrebbe facilmente rovinato ogni cosa, e non poteva permetterselo.
"Non potremmo semplicemente andare nell'ufficio del professor Schimdt e prendere l'erba?" chiese Kellin, timoroso.
Vic si alzò, lo guardò negli occhi per un attimo e si mise a camminare avanti e indietro nella piccola stanza.
"Non possiamo, magari fosse così facile. Potrebbero vederci, ed in ogni caso lui potrebbe già averla trovata, e se l'ha nascosta il fatto non verrà fuori, ma se gliela trovano i casi sono due: o lo licenziano, o credono in lui e cercano di trovare chi è stato a metterla nel suo ufficio, ma se beccano Stu, sempre se ci riescono, non si farà indietro a parlare della storia di Susan, quindi Schmidt lo licenziano sicuro, sempre se non riesce a farla sparire subito, cosa che dubito dal momento che lui non avrà mai avuto a che fare con una cosa del genere, sono più che sicuro" la parlantina di Vic andava avanti come un uragano, senza fermarsi mai.
Kellin si rese conto di quanto fosse gradevole sentirlo parlare, malgrado saltasse molto velocemente da un argomento all'altro.
"Kellin, ormai sei coinvolto, e non posso fare finta che tu non sappia nulla, perché la verità è che sai, e sai anche troppo. Ormai sarai parte del gruppo, e non puoi tradirci. Oggi ci teniamo tranquilli e distaccati, e passiamo all'azione domani notte. Tutto chiaro?"

Roger digitava velocemente i tasti del suo computer mentre Stuart leggeva "Il grande Gatsby", l'aveva preso in prestito dalla biblioteca, era stato Vic a consigliarglielo. Inizialmente non credeva che Vic fosse un grande lettore, invece leggeva mostruosamente qualunque cosa gli capitasse a tiro, era convinto di aver letto ogni libro contenuto nei primo tre reparti della biblioteca del college. Rimase del tutto ammaliato da Gatsby e la sua storia, e quando lo finì costrinse il suo amico a leggerlo. Stuart non amava i libri.
A dire il vero li detestava proprio.
La metà delle volte si perdeva tra le righe, pensando ad altro, o proprio decideva di lasciarli a formare una torre sul comodino, a prendere polvere.
E per quanto potesse davvero trovare Gatsby interessante, sotto certi punti di vista, sapeva che quel libro avrebbe fatto la fine di tutti gli altri.
"Hai sentito che è successo?" disse Roger, non spostando lo sguardo dal computer, rimanendo nella sua solito posizione ingobbita e con gli occhiali pendenti dal naso.
Stuart sbiancò, era cosciente delle follia che aveva compiuto, e pensare che potessero aver già trovato l'erba lo terrorizzò a morte.
"Ehm... No... Cosa?" Cercò di mostrarsi sorpreso, malgrado chiunque si sarebbe accorto dalla sua voce che c'era qualcosa di strano, ma Roger scriveva sul computer, non si sarebbe mai accorto di una cosa del genere.
"Dicono che la tua ragazza si sia trovata due metri si serpente nell'armadietto della palestra" ridacchiò Roger.
Stuart fece un respiro di sollievo, non si sapeva ancora nulla della droga, e sperava che la questione non sarebbe mai venuta fuori.
Quella sera avrebbe parlato con Vic, avevano bisogno di organizzarsi, ed avrebbero agito come era solito fare.

Qualcuno voleva incastrarlo, era evidente che qualcuno aveva intenzione di farlo licenziare, ma chi? Un insegnante? Forse uno studente? Non lo sapeva, ed al momento non era importante, ma sicuramente non era stato un incidente, l'erba era nel cassetto della sua scrivania, in bella vista.
La sua sudorazione aumentò, cosa poteva fare? Dove metterla?
Si slacciò la cravatta e sbottonò i primi bottoni della camicia, cercando di respirare meglio. Si trovava in in totale stato di paura e preoccupazione che l'avrebbe ricordato per tutta la sua vita.
Raccolse velocemente la sua valigetta, la poggiò sulla scrivania, la aprì e ci infilò dentro tutta la roba che qualcuno aveva lasciato lì, non sarebbero riusciti a fregarlo, proprio no.
Uscì frettolosamente dall'ufficio spegnendo la luce.
Non aveva scelta, l'avrebbe seppellita.

Tre colpi alla porta, poi una pausa ed infine un quarto più leggero.
Vic scattò in piedi, Stuart era lì fuori, e non aveva intenzione di far sapere a nessuno di quelli del loro corridoio di quell'incontro. Bene o male quasi tutti sospettavano che Vic e Stuart nascondessero qualcosa, e fossero coinvolti in cose losche, ma nessuno sapeva con precisione di che cosa si trattasse. E mentre alcuni fingevano di non aver notato nulla, altri erano semplicemente più curiosi, ed ogni volta che uno dei due veniva visto in giro, tutti tendevano le orecchie, per poter captare qualcosa di interessante.
Sia Vic che Stu erano consapevoli di quando fosse facile costruire un paio di pettegolezzi da due frasi, sentite senza sapere altro, e per questo cercavano di essere il più attenti possibile.
Il più basso aprì la porta e Stuart entrò velocemente nella stanza.
Si sedette sul letto di Vic e guardò Kellin.
"Lui chi è?" domandò a Vic, indicando il ragazzo seduto sull'altro letto.
"È Kellin" Stuart di alzò e strinse la mano a Kellin, che rispose con un leggero cenno della testa.
"Quella puttana ha trovato il serpente" ridacchiò Stuart prendendo una sigaretta dal pacchetto di Vic nascosto dietro ai libri vicini al comodino e accendendosene una.
"Molto bene" rispose Vic, prendendone una a sua volta ed offrendone una a Kellin, che la accettò con piacere.
"E palle mosce?" chiese Stuart aspirando il fumo e passando l'accendino a Vic, che a sua volta lo passò a Kellin.
"C'è una sola cosa da fare - Vic si tolse la sigaretta dalla bocca e la prese in mano, poi guardò Stuart - dobbiamo ucciderlo"

ontrario, cercando di rendere il suo interesse il più reale possibile.
Dopo aver camminato per dieci minuti buoni raggiunsero la palestra, salutarono la loro coach, come ogni giorno e si avviarono verso lo spogliatoio.
Mary continuava a parlare, come fosse una macchinetta, e Susan ormai non la ascoltava più.
Appoggiò il borsone sulla panca e si tolse la t-shirt, rimanendo in reggiseno.
L'aria fresca arrivò dritta sulla pelle, quindi si avviò a girare della rotella dell'armadietto. Lo aprì velocemente, e tirando fuori la tuta la sua mano sentì qualcosa di strane, tolse velocemente i vestiti dall'armadietto e lo vedi lì, ma strisciare lentamente.
Urlò.

Stava sdraiato sul letto.
Era spaventato, spaventato a morte.
Conosceva Vic da un giorno, più o meno, e l'aveva già visto euforico, e poi preoccupato, ed infine terrorizzato. Si sentiva impotente, sentiva di doverlo aiutare, ma non sapeva come, non lo conosceva così bene.
Toccò il soffitto sporco, stare sul letto di sopra gli piaceva proprio per quello, adorava toccare il soffitto con le mani, si sentiva più forte di tutti.
Si girò, mettendosi a pancia in giù, sbirciando sotto. Vic era seduto, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani sugli occhi. Da quando erano entrati nella stanza non si era mosso nemmeno di un millimetro. Il suo cervello viaggiava alla ricerca di una soluzione, ma nulla pareva sensato.
Kellin lo guardò a lungo prima di proferire parola, aveva notato la preoccupazione di Vic fin da subito, ed una sola parola sbagliata avrebbe facilmente rovinato ogni cosa, e non poteva permetterselo.
"Non potremmo semplicemente andare nell'ufficio del professor Schimdt e prendere l'erba?" chiese Kellin, timoroso.
Vic si alzò, lo guardò negli occhi per un attimo e si mise a camminare avanti e indietro nella piccola stanza.
"Non possiamo, magari fosse così facile. Potrebbero vederci, ed in ogni caso lui potrebbe già averla trovata, e se l'ha nascosta il fatto non verrà fuori, ma se gliela trovano i casi sono due: o lo licenziano, o credono in lui e cercano di trovare chi è stato a metterla nel suo ufficio, ma se beccano Stu, sempre se ci riescono, non si farà indietro a parlare della storia di Susan, quindi Schmidt lo licenziano sicuro, sempre se non riesce a farla sparire subito, cosa che dubito dal momento che lui non avrà mai avuto a che fare con una cosa del genere, sono più che sicuro" la parlantina di Vic andava avanti come un uragano, senza fermarsi mai.
Kellin si rese conto di quanto fosse gradevole sentirlo parlare, malgrado saltasse molto velocemente da un argomento all'altro.
"Kellin, ormai sei coinvolto, e non posso fare finta che tu non sappia nulla, perché la verità è che sai, e sai anche troppo. Ormai sarai parte del gruppo, e non puoi tradirci. Oggi ci teniamo tranquilli e distaccati, e passiamo all'azione domani notte. Tutto chiaro?"

Roger digitava velocemente i tasti del suo computer mentre Stuart leggeva "Il grande Gatsby", l'aveva preso in prestito dalla biblioteca, era stato Vic a consigliarglielo. Inizialmente non credeva che Vic fosse un grande lettore, invece leggeva mostruosamente qualunque cosa gli capitasse a tiro, era convinto di aver letto ogni libro contenuto nei primo tre reparti della biblioteca del college. Rimase del tutto ammaliato da Gatsby e la sua storia, e quando lo finì costrinse il suo amico a leggerlo. Stuart non amava i libri.
A dire il vero li detestava proprio.
La metà delle volte si perdeva tra le righe, pensando ad altro, o proprio decideva di lasciarli a formare una torre sul comodino, a prendere polvere.
E per quanto potesse davvero trovare Gatsby interessante, sotto certi punti di vista, sapeva che quel libro avrebbe fatto la fine di tutti gli altri.
"Hai sentito che è successo?" disse Roger, non spostando lo sguardo dal computer, rimanendo nella sua solito posizione ingobbita e con gli occhiali pendenti dal naso.
Stuart sbiancò, era cosciente delle follia che aveva compiuto, e pensare che potessero aver già trovato l'erba lo terrorizzò a morte.
"Ehm... No... Cosa?" Cercò di mostrarsi sorpreso, malgrado chiunque si sarebbe accorto dalla sua voce che c'era qualcosa di strano, ma Roger scriveva sul computer, non si sarebbe mai accorto di una cosa del genere.
"Dicono che la tua ragazza si sia trovata due metri si serpente nell'armadietto della palestra" ridacchiò Roger.
Stuart fece un respiro di sollievo, non si sapeva ancora nulla della droga, e sperava che la questione non sarebbe mai venuta fuori.
Quella sera avrebbe parlato con Vic, avevano bisogno di organizzarsi, ed avrebbero agito come era solito fare.

Qualcuno voleva incastrarlo, era evidente che qualcuno aveva intenzione di farlo licenziare, ma chi? Un insegnante? Forse uno studente? Non lo sapeva, ed al momento non era importante, ma sicuramente non era stato un incidente, l'erba era nel cassetto della sua scrivania, in bella vista.
La sua sudorazione aumentò, cosa poteva fare? Dove metterla?
Si slacciò la cravatta e sbottonò i primi bottoni della camicia, cercando di respirare meglio. Si trovava in in totale stato di paura e preoccupazione che l'avrebbe ricordato per tutta la sua vita.
Raccolse velocemente la sua valigetta, la poggiò sulla scrivania, la aprì e ci infilò dentro tutta la roba che qualcuno aveva lasciato lì, non sarebbero riusciti a fregarlo, proprio no.
Uscì frettolosamente dall'ufficio spegnendo la luce.
Non aveva scelta, l'avrebbe seppellita.

Tre colpi alla porta, poi una pausa ed infine un quarto più leggero.
Vic scattò in piedi, Stuart era lì fuori, e non aveva intenzione di far sapere a nessuno di quelli del loro corridoio di quell'incontro. Bene o male quasi tutti sospettavano che Vic e Stuart nascondessero qualcosa, e fossero coinvolti in cose losche, ma nessuno sapeva con precisione di che cosa si trattasse. E mentre alcuni fingevano di non aver notato nulla, altri erano semplicemente più curiosi, ed ogni volta che uno dei due veniva visto in giro, tutti tendevano le orecchie, per poter captare qualcosa di interessante.
Sia Vic che Stu erano consapevoli di quando fosse facile costruire un paio di pettegolezzi da due frasi, sentite senza sapere altro, e per questo cercavano di essere il più attenti possibile.
Il più basso aprì la porta e Stuart entrò velocemente nella stanza.
Si sedette sul letto di Vic e guardò Kellin.
"Lui chi è?" domandò a Vic, indicando il ragazzo seduto sull'altro letto.
"È Kellin" Stuart di alzò e strinse la mano a Kellin, che rispose con un leggero cenno della testa.
"Quella puttana ha trovato il serpente" ridacchiò Stuart prendendo una sigaretta dal pacchetto di Vic nascosto dietro ai libri vicini al comodino e accendendosene una.
"Molto bene" rispose Vic, prendendone una a sua volta ed offrendone una a Kellin, che la accettò con piacere.
"E palle mosce?" chiese Stuart aspirando il fumo e passando l'accendino a Vic, che a sua volta lo passò a Kellin.
"C'è una sola cosa da fare - Vic si tolse la sigaretta dalla bocca e la prese in mano, poi guardò Stuart - dobbiamo ucciderlo"

 

   
 
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