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Autore: sexy_sadie    11/11/2018    0 recensioni
Clara è una ragazza sveglia, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. E' una neo diciottenne pronta alla vita. Ama divertirsi e uscire con i suoi amici di sempre. L'amore non le interessa molto, frequenta qualcuno occasionalmente ma è ben lontana dal cadere ai piedi di un ragazzo, per quanto bello possa essere.
Forse però non è lei che vuole stare lontana dall'amore; forse è l'amore che ancora non l'ha minimamente sfiorata.
Per il momento..
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Siamo quasi alla fine della seconda ora e sono già stremata. I professori parlano fin da ora di compiti in classe ed interrogazioni, e la mia voglia di studiare è momentaneamente pari a zero.

È da quando la professoressa di greco ha iniziato a spiegare che aspetto il momento della ricreazione. Adesso che siamo agli sgoccioli faccio il conto alla rovescia. Mancano ancora cinque maledetti e lunghissimi minuti e finalmente potrò uscire da quest'aula.

 

Il mio banco è quello a metà fila, vicino alla finestra. Mi piace molto, soprattutto perché la finestra si affaccia verso il campo che viene utilizzato per le ore di educazione fisica, quando non piove. Solitamente con le altre ragazze ci impaliamo spesso a guardare i ragazzi da lì ed a fantasticare sui loro possibili corpi. Devo dire che siamo molto fortunate noi alunne del classico, i bei ragazzi non mancano. Anzi, alcuni li vedrei perfettamente in qualche catalogo di intimo.

 

La campanella che segna la fine della lezione suona e un - Dio sia lodato! - si sente esclamare da una Martina abbastanza provata.

 

Finalmente scendiamo in cortile per una passeggiata, mentre ci gustiamo il cibo che abbiamo portato da casa.

 

Neanche il tempo di varcare la soglia che Marco mi vede e a spintoni cerca di raggiungermi.

Io e lui abbiamo fatto le elementari insieme. Eravamo molto amici da piccoli ma poi frequentando scuole diverse e di conseguenza anche giri di amici diversi, ci siamo persi un po' di vista. Durante i primi anni di liceo ci siamo ritrovati lungo i corridoi o, per l'appunto, in cortile, ma è solo negli ultimi due anni che abbiamo ricominciato a parlarci per davvero. Infatti siamo stati e siamo tuttora entrambi i rappresentanti delle nostre rispettive classi e quindi, durante le assemblee di istituto o semplicemente le riunioni di tutti i rappresentanti di classe, ci ritroviamo volentieri a fare comunella.

 

Poi, tutto ad un tratto, il suo atteggiamento nei miei confronti è maturato verso una prospettiva che evidentemente non è più quella della semplice amicizia. Ha cominciato a farmi i complimenti, a scrivermi sempre, e spesso lo vedo che mi fissa. Cosa che tra l'altro non sopporto.

 

- Buongiorno ragazze! - esclama Marco, guardando soltanto me.

 

- Ciao Marco! Passato bene questo capodanno? - chiede Noemi, giusto per farlo rimanere un altro po' e farmi fissare. Ah, le amiche.. quante te ne combinano!

 

- Si è stata una grande serata. Però mi aspettavo di vedere anche te, Clara. Come mai non sei venuta al Cabana?

 

“Perché sapevo che c'eri tu e non volevo stare tutta la serata a sentirmi i tuoi occhi addosso mentre mi divertivo” è troppo brutto da dire?

 

- Abbiamo trovato un'altra serata fuori città e abbiamo approfittato della macchina di Michele per spostarci. - Grande Marti, aiutami almeno tu a non farmi essere brutale.

 

- Sì infatti. È stato molto bello cambiare aria e non vedere sempre le solite facce. - gli dico, sperando che non la prenda troppo sul personale. Anche perché, è vero che ho convinto i miei amici con questa stessa scusa anche per lui, ma non è che adesso faccio tutto in funzione sua.

 

Ovvia Marco, non mi guardare con quegli occhietti da cerbiatto. Sarai anche bellino, però a me non interessi, come te lo devo fare capire?

 

Neanche Martina comprende perché non mi lasci andare con lui. Dice che alla fine sarebbe una cosa tanto per provare. E se non conoscessi Marco le darei pure ragione. Il problema è che so che per lui non sarebbe una cosa “tanto per”. Per come mi ha fatto capire con la sua sfacciataggine, lui ci spera veramente. Ed io non ci voglio nemmeno pensare. È vero che è molto carino, con i suoi capelli biondo cenere e gli occhi azzurri, il ciuffo sempre apparentemente spettinato, buon gusto nel vestirsi, alto e con un fisichino che secondo me con un po' di allenamento fatto in palestra e non in casa sarebbe davvero ottimo.

Però ho diciotto anni e andarmi ad impelagare in una storia seria non ne ho proprio voglia.

 

Io mi basto e al momento sono l'unica persona che voglio.

 

Alle spalle di Marco vedo Stefano, il suo amico più caro, cercarlo con lo sguardo. Martina ha una cotta immensa per lui, dice che è perfetto. Boh, non capisco. A me non sembra sia così. Ha un naso che per baciarlo su tutte e due le guance fai prima a passargli dietro. Il resto mi sembra alquanto anonimo, anche se riconosco che ha due occhi davvero, ma davvero bellissimi. Un castano così chiaro che sembrano color miele.

Anche se non lo conosco troppo bene dato che gli parlo solo quando c'è Marco, ho notato che ha un senso dell'umorismo stupido, direi. Ma stupido nel senso più positivo del termine. È una di quelle persone che anche se fanno battute che solitamente non fanno ridere a nessuno, per come le racconta lui, ridendoci sopra ancor prima di aver pronunciato la prima parola, non puoi non farti trascinare dalla sua risata contagiosa. Tranne Martina che riesce solo a sbavargli dietro.

 

- Credo ti stia cercando Stefano. - gli faccio notare. Almeno non avrò i suoi occhi puntati su di me.

 

Non appena i loro sguardi si incrociano, Stefano gli fa segno di venire con la mano.

Martina si gira verso di me, con occhi a forma di cuoricino. Evvabeneee.

 

- Se vuoi lo raggiungiamo inseme. - pronuncio, un po' contro voglia.

 

Il sorriso splendente di Marco mi fa capire che l'idea non lo disgusta. E neanche a Marti, che prontamente mi si aggrappa al braccio, mentre con l'altra mano prova a sistemarsi i capelli. Come se non lo fossero già. Noemi, dal canto suo, raggiunge la sua ragazza dall'altra parte del cortile, salutandoci con un bacio volante.

 

- Oh frà ma come hai fatto ad uscire così in fretta dalla classe? Un attimo prima ero con te e quello dopo mi sei sparito da sotto il naso. - Beh, è già tanto che tu ci veda sotto al naso. No Clara, fermati, non ridergli in faccia. Resisti. Pensa a cose tristi, non fare figuracce. - Vedo che sei di buon umore oggi, Clà. - Ecco, appunto.

 

- Si, non mi lamento. - Ma perché non riesco a frenare gli angoli della bocca? - Tu invece come stai? - Meglio cambiare argomento.

 

Oh Gesù, non guardargli il naso!

 

- Bene, direi. Anche se a casa stavo meglio. - dice sorridendo, mentre si passa una mano tra i capelli biondi. Potrei giurare di sentire il cuore di Martina aumentare il ritmo dei battiti.

 

- E tu, invece? - Si rivolge alla mia amica, facendola saltare sul posto per la gioia.

 

- Oh si, io tutto bene! - Sorride come un'ebete. Non gli stacca gli occhi di dosso. Lei è così, può sembrare indifferente o semplicemente gentile, anche se dentro è timida e imbarazzata. Ma se ti guarda in quel modo due sono le cose: o cadi ai suoi piedi, o lo stai per fare.

 

Passiamo quindi il resto della ricreazione in loro compagnia, approfittando dei quindici minuti anche per fumarci una sigaretta. La giornata è lunga e abbiamo davanti a noi ancora tre ore di lezioni.

Tra una battuta di Stefano da una parte e chiacchiere generiche dall'altra, la campanella ci avverte che è ora di rientrare in classe. Alchè ci salutiamo con i ragazzi e Marco ci tiene a darmi un bacio sulla guancia all'improvviso.

 

- Esagerato! - gli butto là, giusto per fargli rendere conto che magari non è il caso. La sua scrollata di spalle mi fa capire che “sti cazzi, mi andava e l'ho fatto”. Assottiglio gli occhi di conseguenza, a me non andava.

 

Rientrando in classe, mi accorgo che Noemi ancora non è rientrata. Che si sia fermata un'altra volta in bagno con Silvia? “Il bello di essere lesbiche”, penso. Se io o Marti dovessimo azzardarci anche solo ad entrare nel bagno dei ragazzi, o degli ipotetici ragazzi ci seguissero nel bagno a noi destinato, i bidelli farebbero subito rapporto al preside.

 

La professoressa di italiano entra in aula, seguita da una Noemi sorridente.

 

Mentre va a sistemarsi nel banco davanti a me, mi fa l'occhiolino. Appunto, come volevasi dimostrare. - Te possino..! - le sussurro, ridacchiando. Lei, di conseguenza, si gira facendomi la linguaccia.

 

Ma quanto mi può piacere questa professoressa? Troppo! Non tanto per la materia che insegna che, si vabbè è italiano quindi è difficile che non piaccia, quanto piuttosto per lei! Per quello che ci insegna come essere umano. Ci sta spingendo verso una maturità che non è solo quella del diploma. Lei ci prepara alla vita, delle volte non ci rende facili le giornate e quando interroga lo fa tre volte all'anno e su più autori., tant'è che mi sembra già di essere all'università data la mole da studiare. E anche se questo potrebbe bastare per farsi odiare, lei è adorata e voluta bene da tutti. Noemi dice che prendo troppo in considerazione quello che dice, ovvero che è troppo presto per innamorarsi e che questi devono essere gli anni delle esperienze. Se non ora, quando? Non possiamo nemmeno capire quello che ci piace veramente se prima non proviamo più cose. Io mi trovo totalmente dalla sua parte.

 

La sua ora passa anche troppo velocemente per i miei gusti. Fossero tutti come lei credo che la scuola mi piacerebbe ancora di più. Non sono una di quelle che ci va giusto perché è quello il suo dovere da studentessa. A me piace imparare e soprattutto sapere, non voglio essere impreparata quando magari esce fuori un discorso che non sia il solito chiacchiericcio tra amici. E quando mi ritrovo ignorante su di un determinato argomento, resto in silenzio e ascolto, così da farmi una mia opinione. Credo sia importante saper ascoltare. Non come Marco che fa finta di non sentire le mie respinte.

 

Le ultime due ore passano più o meno velocemente, tra una cosa e l'altra. Alla fine non è stato così pesante questo primo rientro alla normalità.

 

Noemi, come al solito, esce dieci minuti prima del suono della campanella per prendere l'autobus che la porta a casa. Ci saluta con il suo solito bacio volante e corre verso la fermata. Ormai anche i professori si sono abituati a questo suo modo di salutarci. Spesso ci ridono su, con tenerezza.

 

Il tempo di un'ultima occhiata fuori dalla finestra e odiamo il suono della libertà. La maggior parte dei ragazzi si affrettano verso l'uscita e c'è chi addirittura ricompone lo zaino già durante l'ultima lezione, mentre io e Martina siamo più calme in questo, anche perché diventa rischioso farsi travolgere dalla folla impazzita e affamata degli studenti.

 

Prima di imboccare la strada di ritorno siamo solite fumarci l'ultima sigaretta prima del rientro, mettendoci in un angolo del cortile dove sono presenti dei cestini appositi.

 

- Senti Clara, ma gli esercizi di matematica li facciamo insieme? - mi propone Marti.

 

Insieme? Ma se io sono più asina di lei in matematica?! È matta?

 

- Come pensi che possa esserti di aiuto se ti rallento sempre perché non so fare altro che gli esercizi base, cara mia Marte? - Questo è uno di quei casi in cui l'appellativo è più che azzeccato. Perché o è impazzita oppure viene da un altro pianeta e non si ricorda quanto faccia schifo in tutto ciò che ha a che fare con i numeri.

 

- Dai, che melodrammatica che sei! Poi magari è utile anche a te. - Mi guarda con quel sorrisino che mi fa capire quanto mi reputi scema.

 

E mentre vado per risponderle che sì, probabilmente la sua compagnia mi aiuterebbe ma no, io non credo di avere lo stesso effetto positivo su di lei, mi sento chiamare da dietro.

 

- Oi Clara, ciao! Ti volevo chiedere quando saresti libera per una mini riunione con tutti i rappresentanti delle quinte per parlare della gita.

 

Ecco Javier, uno dei nostri rappresentati d'istituto. Anche lui, come me, quest'anno frequenta la classe quinta. Lui è uno di quelli che dovrebbe fare il modello per l'intimo maschile, giusto per deliziarci con il suo fisico. Va in palestra da quando ha dieci anni, e ogni volta che lo vediamo in spiaggia io e le mie amiche ci mettiamo gli occhiali da sole tattici per poterci sbavare su senza ritegno evitando una possibilissima figura di merda.

 

È uno dei più alti nel nostro liceo, capelli scuri, occhi verdi, belle labbra e dentatura perfetta. Ci sono alcune ragazze più piccole che quando lo vedono scendere dalle scale per arrivare al cortile, lo paragonano ad un dio greco che arriva tra noi comuni mortali per omaggiarci di cotanta bellezza.

 

Mamma mia che gli farei. Mannaggia alla tua fidanzata.

 

- Ciao Javi. - Tutti lo chiamiamo così, anche se non penso che lo faccia sentire tanto virile. Ma comunque compensa benissimo con l'aspetto. - Ehm.. si per me va bene su per giù tutte le sere. Ma non è un po' presto per parlare della gita? -

 

Siamo solo all'inizio di gennaio, le gite solitamente vengono fatte a marzo. Sembra un po' precoce.

 

- Non è mai troppo presto per organizzare la gita delle gite! - mi risponde lui con gli occhi che gli brillano già dall'entusiasmo, neanche dovesse partire domani. Madonnina che sei figo. BASTA.

 

- Va bene, effettivamente hai ragione. - e come posso darti torto con 'sto fisichino. - Allora fammi sapere quale giorno viene più comodo per tutti! - “o se vuoi anche se ne parliamo solamente noi due per me va bene”.

 

Okay sto delirando. La devo smettere, è fidanzato.

 

Fammi fumare, và.

 

- Certamente! Il tempo di fare il giro di telefonate e messaggi e poi scrivo la data precisa per vederci dopo cena al solito posto. Adesso scappo, buona giornata ragazze! -

 

- Anche a te! - risponde Martina, che era stata zitta fino ad ora, possibilmente per sbavarci meglio.

 

- Mamma mia ma cosa è. - esclamo, sempre più sorpresa dal suo essere.

 

- Tanta roba, direi. - dice mentre tira l'ultima boccata di fumo e va a spegnere la sigaretta.

 

“Altro che Stef..”

 

- Non ci pensare neanche di paragonarlo con Stefano! - Ma l'ho detto ad alta voce? - Sono belli alla stessa maniera.

 

Se, ciaone.

 

- Ma io non ho pensato assolutamente una cosa del genere! - dico, indignata da un pensiero così.. veritiero effettivamente ma, dai, non possiamo proprio dire che siano belli alla stessa maniera. - Non crederai mica che io possa avere un'idea del genere. Ma assolutamente.. -

 

Martina mi guarda, mi sta giudicando, aspetta soltanto che esca la verità dalla mia bocca. Ma io non demordo, prendo a percorre la strada che ci porta fuori dal cancello e sulla via di casa e..

 

- Ma assolutamente non me li puoi mettere sullo stesso livello. Se Javi sta qui – fermo la mano al di sopra della mia testa – Stefano sta indiscutibilmente qui – porto l'altra mano all'incirca sopra il bacino. - C'è un bel po' di differenza, ciccia.

 

- Sarà, ma per me i livelli sono invertiti. - afferma. Io sono sotto shock, letteralmente.

 

Non sfuggono alla mia amica gli occhi che mi escono all'infuori per lo stupore.

 

- Ahi ahi, ti ha proprio rincitrullito il cervello. Beh, sarò contenta di lasciare Stefano tutto per te. -

 

E così ridendo e scherzando, raggiungo il portone di casa e saluto Martina con un bacione, augurandole un buon pranzo e minacciandola di sentirci nel pomeriggio.

 

Ho una fame pazzesca, ormai non mi basta più la merenda che mi porto da casa. Accidenti, ingrasserò se continuo ad avere tutta questa voglia di mangiare.

 

- Buongiorno Clara! Dieci minuti ed è pronto, intanto apparecchia la tavola. - Ciao mamma, è bello tornare a casa e riposarsi.

 

- Va bene, un attimo e arrivo. - Non dico che non devo fare nulla a casa dopo scuola, ma almeno concedimi di posare giubbotto e zaino.

 

Non appena varco la porta di camera mia, sento mio padre nella stanza ridere e scherzare con qualcuno. “Non è che c'ha l'amante?” mi chiedo, ormai nervosa e infuriata. Ma che vado a pensare, i miei genitori sono fatti l'uno per l'altra. Alle volte mi dimentico che anche i miei vecchi hanno degli amici, anche se ormai le serate che fanno con loro non sono più come quelle di una volta. Ormai sono pieni di responsabilità, tra famiglia e lavoro.

 

Oddio, non voglio crescere più di così. Voglio rimanere per sempre in questa fascia di età. Si può?

Con questi pensieri mi metto ad apparecchiare e sistemare le posate con precisione millimetrica, per poi farmi mandare tutto all'aria da mia sorella che porta le pietanze a tavola.

 

- Ma dai, allora sei stronza! Guarda quanta cura ci ho messo! - Maledetta sorellona che ti adoro ma ti strozzerei anche.

 

Io e mia sorella Irene siamo la parte odi et amo della famiglia. Sempre pronte a bisticciare ma quando dobbiamo separarci è traumatico. Lei adesso vive a Roma, dove frequenta l'università di lettere. Anche Irene ha avuto la mia stessa insegnante di italiano quando andava ancora al liceo ed è grazie a lei che ha scelto questa facoltà.

 

Professoressa a parte, non abbiamo poi molto in comune. Giusto i tratti tipici della famiglia, ma poi caratterialmente siamo agli antipodi. Lei è molto calma e tranquilla, non le da fastidio quasi niente, al contrario di me. Se io sono una di quelle a cui piace uscire e andare a fare festa, lei preferisce una serata in casa con un bel film insieme agli amici. Cioè, anche a me piace guardare i film con gli altri, magari con una coperta addosso, una pizza calda sulle gambe e una birra ghiacciata accanto. Ma tipo una volta al mese, giusto quando sto male perché ho il ciclo e non ho voglia di uscire fuori.

 

- Non ti preoccupare, tutto passa. -

 

Tutto passa? Ma in che senso?

 

Non ho neanche il tempo di chiederglielo che mio padre fa la sua comparsa in sala da pranzo con un sorriso talmente largo che mi chiedo quando inizi e quando finisca. Mai visto così euforico!

 

- Papà stai bene? - chiedo, giusto per capire se preoccuparmi o no.

 

- Più che bene, Clara! - d'accordo mi sto preoccupando. - Non potete capire che notiziona ho da darvi! - appunto, ecco che inizio ad aver paura. -

 

- Ma quindi la notizia è vera? - domanda mia madre. Adesso anche lei sorride con una tale ampiezza di labbra da ricordarmi Joker con quel suo rossetto rosso.

 

Vai col panico.

 

- Sì è confermato! - risponde di getto papà prendendo le mani di mia madre dalla contentezza. Ci manca solo si mettano a saltellare.

 

- Cosa?? Vogliamo sapere, siamo curiose! - mi giro verso mia sorella, che sì sembra curiosa, ma non sta implodendo come me. Ecco una altra cosa che non ci accomuna.

 

Mio padre finalmente si decide a spiegarci. - Vi ricordate che da bambine ci chiedevate di raccontarvi di quando eravamo più giovani e di cosa facevamo con gli amici? -

 

E questo che diamine c'entra?

 

- Si, qualcosa mi ricordo – dice Irene assorta. - Poco, ma mi ricordo. Dicevi che eravate un grande gruppo unito e vi incontravate sempre dove adesso c'è l'autofficina.-

 

- Esatto! Se vi ricordate, dicevamo anche che nel gruppo c'erano degli amici a noi molto cari, forse gli amici più veri che abbiamo mai avuto. -

 

Aspetta qualcosina me la ricordo anche io! Che poi questi si erano trasferiti chissà dove per lavoro. Ho in mente questo particolare, nonostante fossi molto piccola, perché ricordo di aver visto per la prima volta mio padre fragile. Credo di aver imparato in quei momenti il valore dell'amicizia.

 

Non riuscirei neanche a pensare ad un mondo senza Martina e Michele. E non dovrebbe neanche esistere. Come voglio bene a loro, solo alla mia famiglia. Non esiste nessun'altro.

 

- Dopo tanti anni – continua papà – finalmente ritornano nella loro città! E non sarà per un breve soggiorno. È ufficiale ed è per sempre! -

 

I miei genitori si lasciano andare in un lungo abbraccio, felici ed emozionati per il rientro dei loro amici. Penso che anche io mi sentirei in fibrillazione se fossi in loro. Questa loro felicità si propaga anche verso me e mia sorella, che ci scambiamo un lungo sguardo sorridendo con gli occhi e con il cuore.

 

Entrambe non vediamo l'ora di conoscere coloro che riescono a far tornare adolescenti i nostri genitori.

  
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