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Autore: cristal_93    11/11/2018    1 recensioni
[Alcuni di questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di di Cassandra Clare. La storia è ambientata tra il terzo e il quarto libro di The Mortal Instruments. *Spoiler * da Cronache di Magnus Bane e Le Origini. La protagonista e, più avanti, anche altri personaggi, appartengono a me in qualità di Original Characters; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro]
A Brooklyn, dimora di una delle più grandi concentrazioni di Nascosti del mondo, presto farà la sua comparsa una ragazza proveniente dal lontano Oriente. Il suo nome è Yumi, ed è una strega, figlia di un demone e di un umana, ma è diversa da tutti i suoi simili, e nasconde un grande segreto. Ha viaggiato in lungo e in largo per molto tempo prima di raggiungere la Grande Mela, dove vive l'unica persona in grado di aiutarla. Ma la meta, pur essendo così vicina, in realtà è ancora molto lontana. E Yumi si ritroverà a combattere una dura battaglia, sia contro sè stessa, in cui dovrà scegliere se rivelare il proprio segreto o andare contro i propri principi morali e contro il proprio passato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Catarina Loss, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 Yumi guardò con stupore il proprio corpo: era ancora trasformata in gatto ma stava dritta e poggiava sui cuscinetti delle zampe posteriori non come se fosse in equilibrio precario su di esse ma perfettamente stabile, ed era anche diventata in grado di parlare. Era vero che i Nekomata avevano anche la capacità di ergersi sulle zampe posteriori, ma era un obiettivo che finora non era mai riuscita a raggiungere. E non era solo il suo corpo a essere diverso: la sua mente era lucida e sgombra, vedeva e sentiva tutto con chiarezza; soprattutto, percepiva i propri poteri come a quattro zampe non aveva mai sentito. Si toccò soprappensiero dietro la schiena e la sua zampa si chiuse su una coda sola: era arrivata ad una nuova fase della sua trasformazione, ma non aveva ancora ottenuto il controllo completo.

Sentiva i suoi poteri molto più forti di prima, ma non era diventata potente a tal punto da influenzare l’ambiente circostante e non aveva valicato il confine della follia di cui era stata spesso preda in passato, e questo era enormemente positivo. Fece qualche saltello qua e là, piegò il busto a destra e sinistra e si stiracchiò: non sentiva più dolore e si muoveva molto agilmente, come e meglio che da umana; adesso sì che si sentiva bene. Assumere le sembianze del suo lato demoniaco per lei era sempre stato l’equivalente di indossare quella che considerava la sua vera pelle, ma non si era mai sentita così viva come in quel momento.

Non era solo il senso di leggerezza dell’aver smesso di respingere la trasformazione, era qualcosa di più: i suoi sensi, già piuttosto acuti normalmente, da trasformata duplicavano la propria efficacia, ma adesso li sentiva così acuiti che quasi le pareva di toccare tangibilmente gli odori e i rumori che sentiva. Non aveva idea di cosa le fosse successo, la prima cosa che ricordava da dopo essere stata colpita era Catarina che le parlava, ma prima c’era solo il vuoto. Ci avrebbe però pensato più tardi: adesso era tempo di mettere da parte la bestia selvatica e lasciare spazio alla strega. Studiò con attenzione l’enorme serpente, storcendo il naso per l’odore di putrefazione e muffa che emanava ( e peggio ancora della permanente fatta in casa che gli aveva rifilato) e si passò la lingua sui denti: il demone sembrava sempre più tormentato, e anche se sentiva le labbra e le dita appiccicose, Yumi era certa che non fosse del tutto colpa sua se stava soffrendo. Socchiuse gli occhi e scoperchiò l’energia demoniaca del rettile: sobbalzò quando vide che era pervasa di qualcosa di ancora più oscuro del suo potere, qualcosa che aveva il suo epicentro alla base del collo della creatura e che stava logorando non solo il suo corpo ma anche la sua essenza.

« Lo hai notato anche tu, vero? ».

Yumi interruppe la sua ispezione ma non si volse e allungò il braccio sinistro accanto a sé: quasi subito si ritrovò a stringere la mano della collega, che ricambiò la sua presa senza indecisioni. Yumi invece la strinse quasi con disperazione.

« Me ne sono resa conto da quando ci ha attaccati » disse senza guardare Catarina. « Non ho ancora capito cos’abbia, però ».

« Neanche io, ma credo che sia stato ferito altrove, e che la ferita si trovi più o meno sulla schiena. Dobbiamo capire di che si tratta e cercare di porvi rimedio… o altrimenti eliminare quel verme senza pensarci troppo ».

Yumi finalmente la guardò.

« Che c’è? ».

« Tu non sei fatta per restare chiusa dentro un ospedale » rispose Yumi sorridendo.

« Tu invece non sei decisamente fatta per giocare coi gomitoli di lana, ma sul piano “ruffiana” sei sulla buona strada ».

Yumi sorrise furbamente ridacchiando tra i baffi.

« Perché ridi? ».

« Niente ».

Catarina la guardò sospettosa. Yumi distolse lo sguardo ma la scrutò di profilo senza che lei se ne accorgesse: erano molto le cose che avrebbe voluto dirle, ma era troppo mortificata per farlo. Aveva ancora paura di perdere di nuovo la ragione, e specie dopo quello che aveva visto, aveva ancora più paura di non saper fronteggiare quell’avversario. Vedere Catarina che stava bene, però, la tranquillizzava, ed era di questo che aveva bisogno adesso, di un punto di riferimento che la tenesse ancorata alla realtà. Le scappò un leggero ringhio: come aveva potuto essere così stupida?! Ryuu non c’era, ma Catarina sì. Era lei quella che aveva avuto bisogno di aiuto, quella a cui  avrebbe dovuto fare attenzione; tormentandosi dosi per l’assenza di qualcuno che non c’era, aveva rischiato di perdere qualcuno che invece era presente. Era giunto il momento di fare sul serio, senza più avere incertezze. Prima però…

« Senti, Senpai ».

« Cosa? ».

« Ho per caso ferito qualcuno? A parte la biscia, chiaro ».

Catarina non rispose subito.

« No… non l’hai fatto » disse infine nascondendo il braccio dietro la schiena.

Yumi sentiva che non era sincera, ma prima che potesse fare altre domande, lo scivolare di qualcosa di grosso sul cemento la distrasse. Le si rizzò il pelo e soffiò verso il demone, che anche se ferito non era affatto meno battagliero, e faceva sibilare la lingua come se stesse saggiando l’aria o volesse spaventarle. Yumi però non aveva più paura di lui, e stavolta non gli avrebbe permesso di fare il suo comodo.

Si inginocchiò velocemente a terra facendo cenno a Catarina, che non perse tempo e si aggrappò alla sua schiena stringendosi forte. Yumi si tirò su stupendosi di quanto Catarina fosse leggera; l’altra invece si sorprese di quanto il pelo di Yumi fosse caldo e morbido. Appoggiò il viso contro la sua spalla e le venne spontaneo inspirare il suo profumo: Yumi non odorava di selvatico come aveva supposto, ma piuttosto aveva un odore fresco e leggermente pungente. Istintivamente la strinse più forte, e il calore irradiato dal corpo di lei le fece quasi venire la pelle d’oca. Yumi si concentrò sul  profumo della compagna per restare lucida e la tenne stretta, decisa a non mollarla nemmeno da morta, prese la rincorsa e si buttò incontro al demone.

Questo abbassò la testa restando a pelo sul cemento e spalancò le fauci, ma all’ultimo momento Yumi scartò di lato e lo superò. Il serpente si mise a inseguirla, ma Yumi balzò in alto, a mezz’aria si girò e gli soffiò addosso una corrente rovente. Il rettile venne colpito in pieno , ma l’impatto fu così violento che per il contraccolpo Yumi e Catarina vennero sbalzate all’indietro. La mutaforma riuscì però a rotolare per aria e ad atterrare incolume sulle ginocchia slittando sul cemento.

« Tutto bene là dietro? » chiese alla sua passeggera.

« Questa è l’ultima volta che prendo il Cat Express » borbottò Catarina scendendo barcollante dalle sua spalle.

« Hai scoperto di soffrire il mal di gatto? ».

« Solo il mal di Yumi, quelle acrobazie erano proprie necessarie? ».

Yumi la ignorò, si leccò il dorso della zampa e lo usò per pulirsi il muso, non senza però contrariazione: col pelo era un’apocalisse ripulirsi a modo, ed era di più quello che perdeva di quello che riusciva a pulire. Ad un cero punto le sue orecchie si rizzarono e i suoi baffi fremettero. Smise di pulirsi e abbassò le braccia allargandole lentamente, poi si voltò con uno scatto fulmineo e afferrò al volo una freccia che mancò di pochi centimetri la sua gola.

« C’eri vicino, Lightwood » urlò rivolta verso un bidone rovesciato.

Alec uscì da dietro il contenitore con l’arco bene in vista e pronto all’uso e guardandola circospetto non osando avvicinarsi. Sembrava essersi ammutolito, e la squadrava come se non credesse a quello che vedeva; evidentemente non l’aveva riconosciuta, e questo era un bel problema, perché qualunque cosa lei avesse fatto per convincerlo, Alec avrebbe sicuramente pensato ad un inganno. Se Ryuu si fosse palesato in quel momento sarebbe stato di grande aiuto, ma il lupo non collaborò. Non così però Catarina.

« Ricomponiti Shadowhunter, il gatto ti ha forse mangiato la lingua? » disse la strega incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio.

« Ora che ci penso, ho un leggero languorino » disse Yumi lisciandosi i baffi.

« Abbiamo la coda di paglia, Shin? ».

Yumi si guardò soprappensiero alle spalle.

« No, direi che è ancora della sua consistenza naturale » constatò muovendola su e giù e arrotolandola.

Catarina sospirò affranta. Alec esaminò Yumi da capo a piedi ancora guardingo, ma o la parlantina di Yumi fece scattare qualcosa o l’espressione corrucciata di Catarina fu molto eloquente perché finalmente si avvicinò e guardò Yumi negli occhi.

« Yumi, sei davvero tu?... » mormorò cauto.

« In persona » disse lei, « cioè, più o meno » si corresse restituendogli la freccia.

Alec la prese con cautela senza staccare gli occhi dalla strega. Yumi era abituata a suscitare reazioni ben peggiori quando le persone vedevano per la prima volta la sua seconda identità, quindi non disse niente, aspettandosi invece di essere sommersa di domande, cosa che però il giovane non fece. Alec infatti non stava pensando all’insolita trasformazione di Yumi né si sentiva rassicurato perché stava bene e non c’era più bisogno di preoccuparsi per lei o che potesse far del male a loro dopo aver finito col serpente; stava pensando a quello che sarebbe potuto accadere se lei non avesse avuto i riflessi pronti e non fosse riuscita a fermare la sua freccia in tempo.

Quando l’aveva vista la prima volta non si era fermato nemmeno per un secondo a ipotizzare che potesse essere lei, e invece il pensiero non lo aveva nemmeno sfiorato. Strano a dirsi, però, Yumi non sembrava arrabbiata come suo solito, anzi, sembrava molto più tranquilla di come l’aveva vista sinora… a differenza della sua amica, che lo guardava in cagnesco e sembrava essere diventata lei la belva tra le due. Non era però difficile supporre le cause di quest’ultima reazione, dopotutto.

« Sei veramente una gattina pestifera, non c’è che dire ».

A Yumi si rizzò il pelo quando sentì la voce di Magnus, che si avvicinò squadrandola con disappunto. Catarina mise una mano sulla spalla di Yumi e l’altra sul suo petto premendosi contro di lei. Yumi inghiottì e agitò la coda nervosamente.

« Ho deluso le sue aspettative, Bane? » disse indicando il proprio corpo.

« Lo ammetto, speravo in una graziosa idol con fiocchetti e campanelli, ma di grazioso hai solo le orecchie » disse Magnus.

Yumi guardò di sottecchi Catarina, che si sventolò sotto il mento come a dire di lasciar perdere, e così fece, anche se lo sguardo inquisitore di Magnus le mise una certa ansia. Lo stregone guardò sospettoso Yumi: non aveva mai assistito a niente del genere, quella di Yumi era una trasformazione davvero singolare. Pelo e parte, però, sembrava essere sempre la stessa, ed era un vero sollievo vedere che stava bene, anche se non per questo si sentiva meno in apprensione.

Meditò se fosse il caso di prevenire il danno chiudendola in un trasportino e affidandola ad un accalappiagatti, ma dubitava che ne esistessero di abbastanza capaci da saperla gestire. Continuò a fissarla e gli parve come se finora avesse avuto a che fare con una parvenza di Yumi, una che era solo una facciata per trarre tutti in inganno e salvare le apparenze, mentre adesso, nel pieno di una battaglia, sembrava non come se avesse semplicemente cambiato aspetto ma piuttosto come fosse diventata un’altra Yumi… la vera, Yumi.

Magnus non sapeva come avesse fatto a recuperare il controllo, ma l’importante era che ci fosse riuscita e che loro avessero un problema in meno a cui far fronte ( nel caso, avrebbe sempre potuto riproporre quella fornitura di pesce). Lo stesso, purtroppo, non poteva dirlo di Catarina, che era così vicina a Yumi che sembrava volesse … Magnus batté le palpebre e all’improvviso tutto gli fu chiaro: non era stata solo il cuore di burro di Catarina a renderla imprudente e avventata, com’era evidente dal modo in cui sembrava volesse farle scudo e anche come Yumi non sembrasse affatto infastidita dalla sua presenza. Yumi si fidava, di Catarina; e Catarina di lei. Magnus s’inquietò: proprio quando si era ripromesso di tenere l’amica fuori da quella faccenda e coinvolgerla il meno possibile, lei ci era entrata fino al collo e ora sarebbe stato impossibile invogliarla a uscirne.

Per non stare a subire lo sguardo di Magnus, Yumi volse il proprio altrove, e così vide che i Nascosti che prima avevano insultato lei e Alec ora la guardavano turbati e si tenevano considerevolmente a distanza. Non erano però abbastanza lontani da non sentire i loro discorsi:

« Santo cielo, ma allora anche quella strega può diventare un demone! ».

« Ecco perché ha esitato a voler uccidere quel mostro ».

« Sarebbe meglio se si uccidessero a vicenda, come possiamo fidarci di lei? ».

« Ora vedremo se quello Shadowhunter sarà ancora così benevolo nei suoi confronti ».

Alec li sentì e si voltò furioso, ma Yumi gli mise una zampa sulla schiena premendo con delicatezza come a invitarlo a lasciar perdere. Alec obbedì riluttante, anche se si sentiva pieno di vergogna. Anche Magnus però sentì le parole dei Nascosti.

« Mi sono perso qualcosa? » disse guardando Alec e Yumi con sospetto.

« Non controlli la mia vita, Magnus, una volta tanto non è un disastro se non sei a conoscenza di ogni singolo dettaglio di ciò che mi capita » rispose brusco Alec.

Magnus lo guardò allibito e poi spostò lo sguardo su Yumi.

« Non sarebbe meglio attenersi alla maniera dei comuni mortali per pulirti il muso invece di incorrere in un attacco di palle di pelo? » disse con una smorfia.

« Non si preoccupi, sono proprio l’ultimo dei miei problemi. E poi non devo mica baciare nessuno ».

« Davvero? Pensavo invece che avessi cominciato a porti il problema ».

Yumi piegò il muso verso destra: Magnus la guardava come se da un momento all’altro le fossero di nuovo venuti i cinque minuti e si stesse tenendo pronto a sopprimerla prima che potesse combinare guai. O forse il problema era un altro…

« Non è come pensa, Bane » disse risoluta . « Io e senpai non siamo… »

« … in fuga dalla furia di una serpe gelosa che si è vista sottrarre la preda dalla sua rivale? Direi proprio di sì, invece » completò Magnus.

« Mica potevo lasciarla laggiù a farsi divorare! ».

« Uuuh, hai intenzione di lanciare il guanto al demone e lottare per la mano della damigella? ».

« E’ duro di comprendonio o lo sta facendo apposta? Comunque no: ho solo intenzione di mostrare a quel lombrico con la parrucca che ha trovato una gran brutta gatta da pelare. Però… vorrei chiedere anche la vostra collaborazione... ».

Trattenne il fiato e li guardò uno per uno: Catarina annuì decisa, Alec esitò e si volse incerto verso Magnus… che invece sembrò piuttosto adirato e niente affatto compiaciuto di quella proposta:

« Temo che dovrai arrangiarti da sola, Bagheera: se la memoria non m’inganna, non sei stata proprio tu, non più tardi di stamattina, ad aggredirmi perché ho cercato di aiutarti? » .

Pur avendo il volto coperto di pelo scuro, Yumi sentì le guance andare a fuoco, abbassò le orecchie e la coda le si afflosciò: se l’era aspettato, ma fu comunque dura. Si rendeva conto di aver sbagliato, ma adesso voleva rimediare ai propri errori. Il problema ora era farlo capire anche a Magnus, solo che, avendolo schernito e aggredito proprio perché non aveva voluto il suo aiuto, la difficoltà raddoppiava; lei era decisa a riscattarsi, ma quale credibilità avrebbero potuto avere, ora, le sue parole? Catarina fronteggiò Magnus furibonda:

« Non so cosa sia successo tra voi, però non mi sembra proprio il momento di- ».

Yumi avvolse la coda intorno alla bocca di Catarina prima che potesse aggiungere altro. Lei la guardò storto, ma Yumi scosse la testa e le fece cenno di farsi da parte: non le avrebbe permesso di coprirle le spalle, non questa volta; era una responsabilità sua, doveva risolverla da sola, specie visto che era lei quella in torto, questa volta. Catarina smise di opporsi e lasciò cadere le braccia. Yumi la lasciò andare e guardò Magnus negli occhi, anche se per un attimo le mancò il coraggio: non era solo arrabbiato, era davvero deluso.

Per un attimo le parve di ritrovarsi di nuovo nel Santuario, quando Magnus aveva cercato di fermarla e nel suo sguardo lei aveva rivisto il suo maestro. Non era più così, ma adesso capiva perché aveva erroneamente sovrapposto i due, anche se, esattamente come quella mattina, Yumi ancora non si spiegava il perché della delusione di Magnus. Questa volta però non le avrebbe permesso di farla reagire spropositatamente e gli avrebbe dimostrato che non era come lui pensava:

« Non mi scuserò con lei, se è questo che si aspetta da me » cominciò. « Non adesso, almeno. Ha ragione a non volermi dare ascolto, lo capisco, e di certo non ho diritto di supplicarla …».

« No, non ne hai » sentenziò implacabile Magnus. « Puoi anche risparmiare le parole, non serviranno a niente ».

Yumi però non aveva ancora finito:

« C’è un mostro a piede libero, e che mi piaccia o meno, potremo liberarcene più facilmente se collaboriamo insieme. Da sola non posso farcela, e me ne sono resa perfettamente conto... Ora però mi sono ripresa e voglio rimediare ».

« Continuo a non capire perché dovrei aiutarti » disse Magnus con sufficienza guardandosi le unghie.

« Perché non lo sto chiedendo a Magnus Bane: mi sto rivolgendo al Sommo Stregone di Brooklyn! ».

Magnus finalmente alzò lo sguardo, si fece serio e si avvicinò a lei, che in punta di piedi com’era, era alta quasi come lui.

« E chi me lo sta chiedendo? Yumi Shin… o la Tigre Nera? ».

Yumi strinse forte le zampe a pugno e mostrò i denti. I due stregoni si fronteggiarono in silenzio con sguardi carichi di sfida, come se tra loro stesse intercorrendo un’ accesa battaglia non verbale. Magnus non avrebbe voluto essere così duro con Yumi, in fondo lei gli stava solo chiedendo di lasciare i dissapori personali fuori dalla sfera lavorativa, però Magnus non riusciva a non pensare che a Catarina, a cosa sarebbe potuto succederle se lui non fosse arrivato in tempo e quello che avrebbe potuto farle Yumi se non si fosse calmata, e non riusciva a darsi pace. Yumi non aveva voglia di discutere di nuovo con Magnus, però non gli dava torto se non era disposto a stabilire una tregua e darle un’altra possibilità. Non voleva ridursi a supplicarlo, ma se non avesse avuto altra scelta si sarebbe anche piegata a farlo.

A decidere per i due stregoni stavolta non fu l’enorme serpente: un gruppetto di mannari li urtò bruscamente spingendoli a terra e si trasformarono in corsa lanciandosi alla carica contro il demone. Yumi riuscì ad afferrare la caviglia di uno di loro con la coda prima che potesse mutare e a farlo inciampare. Questi cadde e si volse verso di lei ringhiando ferocemente, ma Magnus alzò un braccio e dal nulla comparvero delle corde che legarono il licantropo.

« Cosa accidenti ti passa per la testa, stregone?! » sbraitò quello.

« Le domande qui le faccio io: natura ha chiamato e voi avete risposto? ».

Gli occhi di Magnus brillavano, rendendo evidente che non aveva alcuna propensione all’ironia e che voleva una risposta seria. L’uomo lo guardò schifato.

« Finora siete stati capaci solo di perdere tempo a intrattenervi, ma quel demone è ancora lì! Non che mi sorprenda molto in realtà, tra mostri c’è buona intesa dopotutto, deve essere frustrante il pensiero di far del male ad un proprio simile » e guardò Yumi sorridendo con scherno.

Lei ringhiò leggermente, ma Catarina si accucciò e le mise una mano sulla spalla. Yumi smise di ringhiare ma non di guardare quel Figlio della Luna con ostilità.

« Ecco, è appunto questo che intendevo » borbottò lui con disprezzo, e con difficoltà si mise in ginocchio. « Siamo stufi di aspettare i vostri comodi, ora potete anche farvi da parte: ce ne occuperemo noi una volta per tutte ».

« Davvero una grande idea » disse Catarina guardandolo corrucciata. « Andare all’assalto senza un vero piano ma solo con il pensiero stupido di farsi ammazzare per presunzione è davvero una brillante strategia; a meno che forse il vostro intento non sia quello di farvi mangiare e sconfiggerlo con l’indigestione ».

« Chiudi il becco, strega, non siamo stupidi come te che ti sei fatta catturare nel giro di un nanosecondo e stavi quasi per crepare ».

Catarina corrugò la fronte e aprì la bocca, ma due lampi accecanti azzurro e blu colpirono l’uomo, che cadde a faccia in giù sul cemento. Catarina abbassò lo sguardo: Magnus e Yumi avevano entrambi un braccio alzato, evidentemente dovevano aver lanciato i loro incantesimi in simultanea. Erano anche piuttosto incolleriti, e Catarina non sarebbe rimasta sorpresa se, chinandosi, non avesse trovato più battito nel petto di quel Nascosto. I due stregoni abbassarono le braccia e guardarono il mannaro, poi Catarina e infine si guardarono tra loro.

Delle grida però li fecero voltare: i mannari avevano circondato il serpente e lo stavano attaccando da ogni lato cercando di coglierlo di sorpresa, ma come aveva supposto Catarina, erano troppo disorganizzati. In men che non si dica si ritrovarono in estrema difficoltà : le lunghe spire del serpente si attorcigliarono intorno ad un lupo e lo scaraventarono con violenza contro un muro; un altro tornò indietro a soccorrerlo ma venne colpito da una violenta frustata che lo buttò a terra lasciandolo a guaire inerme, e un terzo, approfittando della distrazione dell’avversario, si buttò contro il suo torace, ma con uno scatto serpentino la Nure lo prese tra i denti. Il mannaro iniziò a dibattersi mordendo e graffiando, ma i suoi tentativi non valsero a niente.

« Ma come fa a essere ancora in grado di vedere?! » esclamò Alec.

« Avrà volto di donna, ma è pur sempre un serpente; può percepire il calore dei corpi delle sue prede » disse Yumi.

Alec la guardò per niente convinto. Yumi lo ignorò, ma l’osservazione del ragazzo la fece accorgere di una stranezza ben più importante a cui non aveva fatto caso: i danni che quell’essere aveva riportato stavano guarendo ad una lentezza anormale per un demone; in altre circostanze avrebbero potuto anche rallegrarsene, ma quella situazione era tutto meno che nella norma. Continuavano ad accumulare informazioni, ma di fatto ancora non erano riusciti a capire cosa fosse capitato a quella creatura, e la chiave del problema era proprio quell’incognita irrisolta. Magnus osservò la scena meditabondo e poi si alzò.

« Pensi di riuscire ad attirare la sua attenzione? » disse rivolto a Yumi.

La ragazza si guardò intorno come per accertarsi che stesse davvero parlando con lei.

« Sì, certamente » disse infine.

« Allora cerca di allontanarlo da quegli incoscienti e di portarlo qui, ci penseremo io e Catarina a fermarlo ».

« E poi? »

« E poi tu e Alexander lo finirete, no? Non dobbiamo mica fare tutto noi! ».

Yumi guardò Catarina e Alec in cerca di aiuto, ma lei si limitò a sospirare e a indicare la battaglia con un cenno della testa mentre Alec si strinse nelle spalle, confuso quanto lei. Yumi sospirò a sua volta, balzò in piedi, e senza aggiungere altro si buttò nella mischia. Appena percepì la sua presenza, il serpente lasciò cadere la sua vittima e si concentrò su di lei. Yumi danzò intorno all’essere arretrando e venendo avanti senza però attaccarlo finché non riuscì ad attirarlo lontano dal lupo e non si ritrovarono l’uno di fronte all’altra. Yumi generò due palle infuocate e le spedì a orbitare intorno al capo del serpente, che si distrasse e non le prestò più attenzione.

La strega ne approfittò per saltare sui muri circostanti e atterrare sul corpo di lui, che cercò di scrollarsela di dosso, ma lei gli piantò gli artigli di tutte e quattro le zampe nelle squame e si tenne ben salda. Trovò subito quello che cercava alla base del suo collo, ma quello che vide però non le piacque proprio per niente: erano quattro tagli piuttosto lunghi e bruciati sui bordi che ancora fumavano; assomigliavano terribilmente a quelli lasciati dai suoi artigli. Arricciò il naso, e sebbene si fosse messa d’accordo con Magnus sul limitarsi ad attirare il bestione dritto in trappola, prima voleva capire quale fosse la natura di quelle ferite, non poteva farsi sfuggire una simile occasione.

Alzò la zampa destra che s’ illuminò di azzurro e l’avvicinò alle ferite, ma queste le bruciarono il palmo appena sfiorarono la sua pelle. Yumi ritrasse in fretta la zampa ma il demone urlò e s’imbizzarrì, la strega perse la presa e cadde. Atterrò a quattro zampe, si alzò in fretta e si nascose dietro un muro, tenendosi la zampa ferita al petto: decisamente quelle lacerazioni non erano state opera sua, ma averlo scoperto servì solo a renderla più inquieta di quanto non fosse già. Si guardò il palmo della zampa: se avesse indugiato anche solo un secondo di più forse non sarebbe stata così fortunata. Si accucciò e iniziò a curarsi la zampa, aprendola e chiudendola un paio di volte mentre aspettava di stare meglio, accorgendosi però che c’era qualcosa di strano: da trasformata ci metteva meno tempo a riprendersi, ma anche con l’ausilio della propria magia ci stava impiegando davvero tanto… lo stesso impedimento che aveva avuto anche il demone. C’era quel potere sinistro dietro a tutto; doveva assolutamente tornare sul dorso del serpente e cercare di approfondire la questione, aveva troppo pochi elementi su cui fare speculazioni.

D’improvviso si udì un urlo, e acquattandosi sporse leggermente il muso fuori dal suo nascondiglio: dalla schiena del serpente aveva iniziato a innalzarsi una colonna di fumo preoccupante che stava via via aumentando di volume e la pelle intorno a increparsi; il serpente si dimenò come un forsennato, inarcandosi e buttandosi con forza contro il cemento e contro ogni superficie solida circostante lasciandovi sopra come frammenti di pelle. Yumi si morse la lingua: era troppo tardi ora per attuare il piano congeniato, non le restava altra scelta. Chiese scusa ai tre sperando che avrebbero capito, uscì allo scoperto ed evocò sul palmo della zampa una figura di fuoco grande abbastanza da sprigionare sufficiente magia. Il serpente si bloccò e si girò verso di lei: non c’era dolore che teneva, l’attrazione che i demoni provavano per l’energia di Yumi riusciva sempre a prevalere su ogni altro loro istinto.

La mutaforma si preparò, decisa a farla finita; il demone si lanciò alla carica, ma prima che arrivasse a tiro della strega, una macchia grigia schizzò verso di lui e lo colpì con violenza al petto mandandolo contro un lampione. La serpe si contorse e si tirò su pesantemente cercando il suo avversario, ma non riuscì a trovarlo. Yumi invece lo vide eccome, e sorridendo ebbe pietà di quella vipera e dei suoi affannosi e inutili tentativi di localizzare il suo avversario: poteva cercare quanto voleva, ma non sarebbe riuscito a percepirlo come aveva fatto con quei mannari… visto che Ryuu, di caldo, non aveva proprio niente.

Il lupo corse alle spalle del serpente e gli morse la coda, lo tenne stretto tra i denti e lo trascinò a terra saltandogli poi sul muso e schiacciandolo col suo peso. Il rettile sibilò, ma il lupo non si fermò: prese il suo viso tra le fauci, e impuntandosi sulle zampe posteriori lo sollevò da terra e ce la sbatté contro con tutta la sua forza distruggendo la strada. Il corpo del demone si agitò sempre più fiaccamente finché non si irrigidì e smise definitivamente di muoversi cadendo floscio tra le macerie, e solo allora Ryuu lo lasciò andare e raggiunse Yumi guardandola rabbioso.

Lei lo guardò a sua volta, incapace di proferire parola, ma sentì l’odore di carne putrefatta farsi sempre più forte insieme anche ad un intendo odore di bruciato e si voltò di scatto: lentamente, il rettile si rialzò, ma il suo corpo era contorto e con un’angolatura scoordinata, la testa a ciondoloni ma gli occhi accesi di un bagliore nerastro, mentre il viso fu sfigurato da sottili crepe che dalla schiena si estesero fino a coprire buona parte della metà superiore del serpente. Sembrava come se quel potere oscuro avesse prevalso sull’energia del Vuoto e avesse preso il controllo del corpo di quel demone che però stava anche sfaldando inesorabilmente. Era ormai ridotto all’ombra di sé stesso; se non avesse avuto davanti un essere incapace di provare sentimenti, Yumi avrebbe anche potuto provare pietà per lui, ma coi demoni era solo tempo perso. 

Gli occhi del demone puntarono in basso, verso Yumi e Ryuu, che arretrarono vigili. Yumi guardò velocemente alle proprie spalle e poi Ryuu, il lupo la guardò a sua volta… e si misero a correre. Vennero subito seguiti da quella specie di marionetta sgraziata che avanzò con pesanti tonfi lasciando pezzi di sé per strada, ma non rallentarono né si voltarono a fermarla. Dopo alcuni metri, entrambi fletterono le gambe e balzarono ognuno da un lato lasciando campo libero a Magnus e Catarina, che si fecero avanti e bloccarono il serpente con la magia appena fu a portata, ma ben presto i due stregoni si ritrovarono in difficoltà e capirono che non sarebbero stati in grado di trattenerlo a lungo.

« Yumi, sbrigati! » urlò Catarina.

Yumi saltò su un lampione e si concentrò sul demone, alzò le braccia tenendo i palmi delle zampe bene aperti e i suoi occhi si illuminarono. Guardò la Nure e mise allo scoperto l’energia oscura che manovrava il suo corpo, riuscendo a toccarla con molta fatica. Quell’entità oscura però si oppose con veemenza e mancò poco che riuscisse a liberarsi dalla presa di Magnus e Catarina. Yumi si morse le labbra frustrata, non sapendo più cosa fare: le serviva più tempo, non era ancora riuscita ad agganciare completamente quell’energia sconosciuta, ma era troppo potente, e lei e gli altri due stavano esaurendo le forze.

Ad un tratto un pugnale con incisa una runa Shadowhunter baluginò nell’aria e si piantò in mezzo alla fronte del mostro. L’energia demoniaca entrò in collisione con quel potere angelico ed ebbe un lieve cedimento, e Yumi ne approfittò riuscendo finalmente a vincere la resistenza nemica. Rimpiangendo per un secondo di non poter approfondire lo strano fenomeno che si era verificato in quel demone, Yumi fece appello a tutto il suo potere e si apprestò a completare il suo lavoro: abbassò le braccia e le allargò, tenne ben unite le dita delle zampe, le punte degli artigli si accesero, e con un ringhio feroce disegnò una croce con un colpo secco davanti a sé. Alte fiamme azzurre si sprigionarono dal petto della creatura e avvolsero ben presto tutto il suo corpo distruggendolo definitivamente. Quando le fiamme si dissolsero, Yumi respirò con affanno e sorrise.

« Sore wa owatta [è finita] … » disse prima di chiudere gli occhi e cadere dal lampione.

Invece che per terra però cadde su qualcosa di peloso, qualcosa con un odore che avrebbe riconosciuto tra mille.  A occhi chiusi, allungò meccanicamente le braccia e trovò il collo di Ryuu, a cui si aggrappò stringendo forte fino a perdere la sensibilità negli arti, mentre lui le mordicchiò la testa. Una nuvola di fumo azzurro s’innalzò dal corpo di Yumi, e gradualmente lei riacquistò le proprie sembianze umane. Ebbe un brivido quando sentì l’aria fresca della sera sulla pelle a malapena coperta da quello che rimaneva dei suoi vestiti bruciati.

Li degnò appena di una misera occhiata sbuffando: a mente fredda, bene o male, riusciva a salvarli, ma purtroppo erano molto più frequenti i casi in cui si trovava a trasformarsi d’impulso. Non riuscire a risparmiare i suoi abiti era solo una delle tante ragioni per cui odiava trasformarsi sotto l’impeto delle proprie emozioni, quello e il ritrovarsi col mal di testa del secolo e le membra pesanti appena tornata umana. Ryuu le toccò la fronte col naso, e lei si voltò ritrovandosi così vicina al suo muso: non c’era più rimprovero negli occhi di Ryuu, solo calma. Gli accarezzò la gola e posò le labbra sulla sua fronte respirando il suo odore.

« Ho capito, Ryuu » e aveva capito davvero.

Il lupo le toccò il mento e Yumi si allontanò guardando l’amico, che la leccò. Yumi sorrise, lo leccò a sua volta e gli morsicchiò la mandibola: anche se litigavano, in un modo o nell’altro alla fine facevano sempre pace. Detestava discutere con Ryuu, ma quali fratelli non lo facevano, in fin dei conti?

Sprofondò la faccia nel suo collo: si sentiva davvero spossata, anche più del solito, a dire il vero, ma non c’era da sorprendersi dopo tutto quello che era successo, troppo per una sola serata. Adesso voleva solo riposare e lasciar perdere il resto del mondo per qualche minuto; peccato solo che Ryuu non fosse d'accordo. Il lupo le tirò su il volto con il naso e le mise le zampe anteriori sul petto, ma si sbilanciarono e caddero a terra. Lui iniziò a leccarle il viso con foga , lei gli morse una zampa per cercare di distrarlo, ma non bastò a fermare la sua frenesia. Yumi 
continuò a morderlo ridendo, finché qualcuno non si schiarì la voce. Ryuu che alzò la  testa da Yumi e lei sbuffò voltandosi di malavoglia verso Catarina.

« Con il pelo o senza non fa alcuna differenza, vero? » commentò lei guardandoli divertita.

« E non sono mai riuscita a batterlo in nessun caso » replicò Yumi spingendo l’amico che finalmente la lasciò andare e tirandosi a sedere con una smorfia.

Catarina sorrise e si inginocchiò davanti a lei.

« Come ti senti? ».

« Come se mi avessero messo una camicia di forza » borbottò massaggiandosi un braccio.

« Direi che stai decisamente bene » disse Catarina porgendole la mano.

Yumi sospirò e la prese, si appoggiò a Ryuu e barcollando riuscì a tirarsi su. Si alzò però troppo in fretta, ebbe un capogiro e finì addosso a Catarina, e la donna si lasciò scappare un gemito che a Yumi non sfuggì. Si separò da lei e vide di averle afferrato il braccio per non cadere. Catarina cercò di sottrarlo alla sua presa, ma Yumi era più forte e lo tenne fermo, scoprendo così la stoffa della manica sporca di sangue e inequivocabili segni di morso non del tutto rimarginati di cui stavolta non ebbe dubbi del fautore.

Catarina serrò le labbra, ma Yumi si limitò a circondarle la ferita con entrambe le mani, che s’illuminarono; nel giro di pochi secondi la pelle fu sanata come se niente l’avesse intaccata. Anche dopo che la ferita fu guarita, Yumi non lasciò andare il braccio di Catarina, che notò il velo di sudore che aveva imperlato la fronte di Yumi e la sostenne preoccupata con l’altro braccio. La mutaforma chiuse gli occhi e prese un bel respiro, li riaprì e finalmente guardò Catarina.

« Perché mi hai mentito, senpai? » disse tranquillamente.

« Non mi sembrava necessario discuterne; è stato un incidente, non serve continuare a pensarci » spiegò l’altra.

« Bè, spero almeno che tu abbia capito che non scherzavo quando dicevo che avere a che fare con me non sarebbe stato facile ».

« Posso assicurarti che non avevo bisogno che mi staccassi un braccio per capirlo. Comunque… se le persone si fermassero tutte al primo ostacolo quando ne conoscono altre, al mondo non esisterebbero i legami, ti pare? ».

« E se io non volessi un legame con te? ».

 
« Ormai è tardi Shin, lo so io e lo sai benissimo anche tu ».

Le due donne si guardarono e infine si aprirono entrambe in un sorriso sincero che spazzò via definitivamente la tensione tra di loro, soprattutto Yumi: nonostante non fosse riuscita ad aiutarla, nonostante l’avesse aggredita, Catarina era rimasta con lei, non l’aveva giudicata e aveva continuato a fidarsi di lei anche dopo, anche quando nessun’altro aveva voluto farlo; aveva visto il demone, ma era riuscita ad andare oltre… a vedere lei. Il suo gesto aveva significato molto per Yumi, e lei avrebbe voluto dirglielo, ma con Catarina era meglio non essere troppo insistenti, per cui non aggiunse altro.

« Forse è meglio se ti risiedi » disse Catarina notando quanto fosse affaticata.

 
« Dammi un minuto e poi sarò da te » disse Yumi sedendosi lentamente.

Ryuu si sdraiò alle sue spalle e lei si appoggiò alla sua pancia con la schiena. Cercò di raccogliere i capelli, ma non avendo più il laccio li lasciò cadere, accertandosi però che le orecchie fossero ben coperte.

« Tieni » disse Catarina sciogliendo i propri capelli e porgendole un elastico rosso così consumato che sembrava marrone.

« Così andranno negli occhi a te ».

« Sei tu tra le due quella che deve tenere gli occhi bene aperti ».

Il suo tono era tranquillo, ma nel suo sguardo Yumi vide un velato ammonimento.

Prese l’elastico e raccolse i capelli in una lunga coda. Vide poi Catarina guardare Ryuu con interesse e sorrise.

« Senpai, ti presento Ryuu. E no, non è un mannaro e non lo è mai stato ».

Catarina la guardò perplessa, poi alzò le spalle, e ad un cenno incoraggiante di Yumi allungò la mano verso il lupo. Ryuu protese il muso in avanti, annusò la mano della strega e infine gliela leccò venendole poi incontro facendo scorrere la testa sotto il suo palmo. Catarina lo accarezzò sorpresa: al contrario di Yumi, aveva un pelo crespo ed era freddo come il ghiaccio, ma i suoi occhi azzurri non erano altrettanto gelidi; erano invece piuttosto miti e gentili, e Catarina si sentiva tranquilla come se non avesse avuto davanti un lupo più grosso di lei che aveva sbattuto come una pezza un rettile gigantesco. Cosa ancora più strana, sembrava molto più mansueto di quanto avesse dimostrato di non essere la sua compagna. Quei due erano proprio il totale contrario l’uno dell’altro, e Catarina poteva quasi capire come mai lui e Yumi fossero così uniti. Yumi sorrise compiaciuta: era sempre felice quando lei e Ryuu trovavano qualcuno che piacesse a entrambi.

« Dimmi, Yumi… » disse Catarina diventando seria.

« Sì? ».

« Come hai fatto ad accorgerti del pericolo imminente? » .

Yumi guardò la finestra del locale sfondata, l’insegna distrutta e alcuni clienti che stavano cercando di sistemare quelle macerie.

« L’ho percepito » disse. « Se c’è pericolo, il mio lato demoniaco diventa irrequieto» .

Catarina fissò un punto imprecisato all’orizzonte.

« E funziona solo… su distanza ravvicinata? ».

« Purtroppo sì… » mormorò Yumi, e di nuovo tra loro scese quel silenzio carico di pensieri in comune che ormai era la rappresentazione della familiarità che le aveva legate sin dal primo momento.

Yumi guardò i brandelli bruciati della propria maglietta: a stento si vedeva ancora il disegno di Absol, il Pokémon Catastrofe, dotato del potere di prevedere pericoli ma anche di essere erroneamente considerato la causa di questi dalle persone che cercava di aiutare a scamparli. Lei era riuscita a prevedere la minaccia, ma da sola era riuscita a combinare ben poco per eliminarla.

La presenza di quella Nure-onna, poi, non poteva essere stato un caso; era molto probabile, anzi, assolutamente certo, che fosse stata evocata lì da qualcuno… e che addirittura fosse stata evocata per lei. I demoni erano aumentati a dismisura negli ultimi tempi, ma trovare un demone giapponese a New York era troppo assurdo per sembrare un caso. Soffiò infastidita: alle coincidenze credeva se piacevoli, ma questa era troppo per poterlo essere. E quelle strane ferite, poi… non aveva proprio idea di cosa potesse averle causate. Sperò con tutto il cuore che non fosse come supponeva, ma se era davvero così, a maggior ragione doveva indagare più a fondo.

« Yumi! ». Yumi si voltò e vide Alec arrivare di corsa.

Ryuu agitò la coda e sporse la testa in avanti. Il giovane si fermò sorpreso ma sorrise al lupo e si chinò per accarezzargli il muso.

« Dov’è Magnus? » disse Catarina alzandosi e guardando Alec con diffidenza.

« A litigare con quei Nascosti » disse il giovane indicando alle proprie spalle . « Hanno dato la colpa a noi per la loro disfatta e hanno detto che, se non avessimo perso tempo ad avere una coscienza, nessuno si sarebbe fatto male. C’è quel licantropo, poi, che non ha particolarmente gradito il trattamento che Magnus e Yumi gli hanno riservato … ».

« E perché sei venuto qui invece di rimanere con lui? » disse la strega blu incrociando le braccia.

Alec sembrò sorpreso da quella domanda.

« Volevo… vedere come stava Yumi… sapere se si era ripresa ».

« Bene, adesso l’hai vista, quindi faresti meglio a tornartene dal tuo ragazzo, sono stanca di vederlo brontolare » disse secca Catarina.

Alec la ignorò e si rivolse a Yumi:

« Lo so che non è il momento migliore, ma… sei riuscita a capire cos’avesse quel demone o cosa possa averlo ferito? ».

Yumi appoggiò la testa nel collo di Ryuu e chiuse gli occhi per raccogliere i pensieri.

« Non ne sono sicura perché non ne ho un’idea precisa » disse riaprendoli. « L’unica cosa che posso supporre, purtroppo, è che dalla gabbia sia scappata ben più che qualche bestiola di troppo ».

« Cosa vuoi dire? ».

Yumi strinse i pugni.

« E’ solo una teoria, ma… in questi giorni ho pensato spesso alla ragione per cui gli attacchi dei demoni siano aumentati così tanto ».

« E sei arrivata alla conclusione che…? ».

« Usando il potere degli Strumenti Mortali per aprire il Portale del Mondo Demoniaco, Valentine possa aver indebolito la barriera che separa i nostri due mondi ».

Alec impallidì.

« Come ti ho detto, è solo una teoria » cercò di tranquillizzarlo Yumi, ma nemmeno lei era convinta di quello che diceva, perché dopotutto non spiegava perché fosse comparso proprio quel tipo di demone. Non era necessario però che Alec lo sapesse, e in mano avevano solo supposizioni, non era il caso di generare inutilmente panico. Guardò il punto in cui il demone era stato eliminato come se temesse che distruggerlo non fosse stato sufficiente e la possessione di cui era stato affetto lo portasse di nuovo ad attraversare il Portale e perseguire quello che aveva iniziato senza dargli tregua. Anche il giovane fece altrettanto diventando pensieroso.

Catarina guardò invece verso Magnus, che stava discutendo animatamente con alcuni Nascosti, con un paio di essi che lo guardavano alquanto ostilmente.

« E’ meglio se vai davvero, Cacciatore » sentenziò. « Non vorrei vedere Magnus trasformato in uno spuntino ».

« Ma io… ».

« Adesso » disse Catarina in un tono che non ammetteva repliche.

Alec spostò lo sguarda dall’una all’altra strega e fece per andarsene, ma si sentì chiamare:

« Alec ».

Il ragazzo si fermò e si voltò stupito verso Yumi.

« Grazie di tutto » disse lei sorridendo.

Alec batté le palpebre.

« Non… non farlo, non serve …» farfugliò.

Yumi lo guardò interrogativa. Alec aprì la bocca e la richiuse un paio di volte, come se avesse qualcosa da dire ma non riuscisse a trovare il coraggio. Alla fine lasciò perdere e sospirò, scosse la testa e se ne andò.

« Ma che gli è preso? » disse Yumi guardando perplessa Catarina.

« Credo si aspettasse di essere morso e invece è rimasto sconvolto perché non è andata così » rispose lei.

« Glielo dovevo, non c’è altro. E poi, senti chi parla: ancora un po' e l’avresti sbranato tu ».

« Magnus era isterico per colpa sua: lui ha combinato questo casino, lui lo risolva. Anch’io vorrei un po' di pace, una volta tanto ».

« Bè, hai già i capelli bianchi di tuo, un grattacapo in più non penso ti cambierebbe la vita ».

Catarina storse il naso. Yumi le fece l’occhiolino tirando fuori la lingua.

« Sarà meglio andare a vedere se qualcuno ha bisogno di cure » disse Catarina battendo le mani. « Raggiungimi appena ti sei ripresa, il nostro lavoro non è ancora finito ».

Yumi la guardò allontanarsi. Ryuu premette il muso sul suo ventre e Yumi strinse la sua testa con una braccio mentre con l’altra mano tirò fuori il medaglione: guardò i volti di coloro che l’avevano messa al mondo, il volto del padre, da cui aveva preso gli occhi, e quello della madre, a cui tanto somigliava e che Sora non aveva mai perso occasione per farlo notare. Vi sbagliavate, padre pensò con amarezza Yumi Sono più simile a voi di quanto non credevate.

 

*Angolo autrice

Ed eccoci arrivati alla fine di questo scontro senza esclusione di colpi ;-) Alzi la mano chi aveva le stesse aspettative di Magnus in merito a come Yumi sarebbe stata da trasformata XD. Come ho detto nel precedente capitolo, non so quando tornerò a ripubblicare, quindi chiedo scusa se i miei tempi di pubblicazione rischieranno di diventare ancora più lunghi.

Minimissimi spoiler: le forme di Yumi presentate finora non saranno le sole che vedremo col proseguire della storia, ci sarà anche una versione più… comune e innocua, diciamo, ma che, a modo suo, sarà comunque in grado di scacciare i mostri ;-). Mi fermo qui perché sennò arrivo a dire troppo, ma se volete comunque approfondire, scrivetemi pure in privato, sarò lieta di soddisfare qualunque vostre curiosità :-).

 
   
 
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