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Autore: nini superga    12/11/2018    2 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.IX.
 
 
         La pioggia ha formato un lago di fango davanti all’accampamento dei Kurai, su cui si riflettono squallide immagini delle tende infradiciate. Lo attraversiamo piano, con gli zoccoli che vengono risucchiati dal fango, lasciando che la pioggia ci scivoli addosso. Se non fosse per il suo ticchettare costante, il mondo sarebbe avvolto nel silenzio assoluto. Mentre attraversiamo il decumano dell’accampamento, vediamo facce grigie che ci osservano dalla soglia umida delle tende, facce inespressive che non riescono a trasmettermi niente.
          E’ proprio questo che mi preoccupa: non sento niente, neanche la minima pulsazione di energia, maligna o benigna. Il che mi sembra davvero strano, data la morte di sette soldati in sette giorni. Questo dettaglio mi fa alzare ancora di più la guardia.
Usciti dal decumano e dall’accampamento, costeggiamo le mura diroccate di Osgiliath e il retro dell’accampamento, per arrivare a una zona recintata e custodita da quattro soldati, posti uno su ogni angolo. Dall’alto del cavallo, noto che la terra del campo è smossa e che, nella fanghiglia, è scavata una fossa profonda.
Smonto per prima, affondando nell’acqua fino alle caviglie. Ormai sono così inzaccherata che sono quasi certa di non sentire più il freddo, ma un nuovo brivido mi penetra le ossa: qui c’è qualcosa.
La voce dell’attendente di Morwiniel mi richiama alla realtà.
 << Mia signora >> dice, affiancandomi a piedi, << Questo è il nostro luogo consacrato alla sepoltura. Normalmente, questi luoghi non sono sorvegliati ma, visti gli ultimi avvenimenti … >> Mi fa cenno di seguirlo, mentre si dirige verso l’entrata della staccionata. Affondo così tanto nell’erba fradicia che quasi il bastone resta incastrato nel fango. Mi giro a guardare e vedo che tutti ci stanno seguendo, Boromir in testa. Vedo che tiene la mano sull’elsa della spada e si guarda attorno, nervoso. Dunque, non sono la sola a percepire che qualcosa non torna.
L’attendente sta per entrare nel campo quando lo fermo con un leggero tocco sulla spalla. << Posso entrare da sola? >>
Sorpreso da una simile richiesta, l’uomo mi cede il passo, lasciandomi entrare.
         Le sette fosse senza cadavere non sono completamente svuotate, ma hanno la terra sparsa tutta attorno ad un buco centrale, come se qualcuno avesse scavato dall’interno per uscire. Mi aggiro attorno ad esse, scostando alcune zolle con il bastone. Se questi morti sono tornati alla vita, dove sono le loro impronte? Mangiate dall’acqua, forse? Effettivamente, la terra è quasi sciolta tra l’erba.
 << Chi ha dato l’allarme? >> Domando a voce alta, attirando l’attenzione dell’attendente. << Vorrei sapere che cosa è stato esattamente visto. >>
<< Nessuno ha veramente visto cosa è accaduto >>, mormora l’uomo avvicinandosi, << Ci siamo accorti che qualcosa non andava quando le guardie di turno qui non sono tornate indietro per il cambio. Inoltre, ieri sera al tramonto abbiamo seppellito l’ottavo uomo, coprendo la sua fossa con delle pietre… >> Accenna all’ottava fossa, quella completamente svuotata. << Vedete bene come è la situazione ora. >>
<< Nessun testimone, dunque, vi siete basati solo su supposizioni >> ragiono a voce alta, continuando a guardare l’ottava buca, l’unica diversa dalle altre. << L’unica cosa certa è che quattro dei vostri soldati sono spariti nella notte senza lasciare traccia. >>
<< E cosa ne pensate delle tombe profanate? >> Chiede Morwiniel entrando nel campo a sua volta, affiancandomi. << Solitamente, i morti restano dove vengono sepolti, ma da qualche giorno a questa parte non ne sono così sicura. >>
Le consento un sorriso privo di allegria, mentre continuo a gironzolare attorno alle tombe. La terra si è in parte sciolta in fango, coprendo l’erba rimanente con una poltiglia marrone chiaro, ma zolle più grosse resistono ancora. Mi chino incurante del’orlo del mantello, affondandoci dentro le mani. Qui, l’energia negativa è più forte, ma non così forte da farmi paura. Questi uomini sono pur sempre morti per cause sovrannaturali … e allora quale è la nota che stona?
<< Perché avrebbero dovuto andarsene senza lasciare traccia? >> Mormoro tra me e me, prendendo tra le mani un sasso trovato nel fango.
Lo sfrego, fino a lasciare che diventi pulito.
Ed è allora che noto il simbolo dell’Occhio inciso su di esso.
Perché in verità non se ne sono mai andati.
E’ una trappola.
Qualcosa mi afferra alle caviglie e mi tira giù, facendomi facilmente scivolare a terra sull’erba fradicia.
L’urlo mi si mozza in gola quando la faccia cade pesantemente nel fango.
Sbatto il mento su qualcosa di più duro, perdendo per un attimo la cognizione di me, e mi stupisco di riuscire a girarmi verso il basso e di vedere una mano che mi tiene per lo stivale. Questa mano sbuca dalla terra accanto a una delle tombe.
<< Sono ancora tutti qui! >> Urlo a tutti e nessuno, cercando di divincolarmi.
Vorrei urlare di scappare, ma una seconda mano mi artiglia una spalla, inchiodandomi a terra con uno schiocco sonoro.
Urlo di dolore e paura e sgomento perché quella che percepivo come un’ombra negativa, ora è una marea nera che si sta per abbattere su di noi.
Altre urla, di paura e sgomento, giungono da dietro di me.
Riesco a piegare la testa e a girarmi, giusto in tempo per vedere Morwiniel venire trascinata a terra in direzione dell’ottava fossa.
Cerca appiglio nella terra, ma le zolle le scivolano tra le dita. Nessuno l’aiuta, tutti sono troppo impegnati a combattere i cadaveri armati che sono sbucati non so da dove mentre io ho sbattuto il mento.
Boromir mi cerca con lo sguardo mentre mena fendenti, cercando di proteggere Isildil e gli altri.
Da dove sono io, vedo a terra i corpi sventrati dell’attendente di Morwiniel e di quelli che dovevano essere due soldati, gli occhi sbarrati, gli elmi ammaccati in profondità e il sangue che si mescola con la pioggia.
Un rumore viscido mi fa riportare l’attenzione verso i miei piedi, facendomi urlare ancora: una calotta cranica è sbucata poco lontana dalle mie caviglie, pochi ciuffi di capelli ancora attaccati all’osso, mentre due occhi neri di pece mi fissano con aria affamata. Cerco di sottrarmi, ma la presa su spalla e caviglia si fa ancora più ferrea, mentre dalla terra smossa emerge un cranio mezzo mangiato dalla decomposizione, con collo e spalle dalle fibre muscolari in bella vista grigie di muffa.
Urlo ancora, credo di piangere, ma le lacrime si mischiano alla pioggia che continua a cadere.
Il cadavere fa schioccare le fauci, i denti sono ancora perfetti e hanno l’aria così affilata… sono pronti a mordere.
A divorarmi.
 
          Ma cosa sto facendo?
Qualcosa mi si muove dentro, mentre riprendo il controllo di me stessa.
La mano con cui il cadavere mi tiene la caviglia inizia a fumare, mentre la mia pelle si illumina dall’interno. La mano sulla mia spalla si ritrae come scottata, mentre con un calcio centro quello che doveva essere il pomo d’adamo del cadavere. La mano sulla caviglia prende fuoco, ma non mi lascia andare. Calcio ancora e ancora, conscia che devo salvarmi da sola per salvare tutti gli altri. Colpisco duro, centrando zigomi e fronte, mentre riesco a sfilare il piede dallo stivale e a liberarmi dalla presa. Una volta in piedi, con un urlo liberatorio, colpisco la testa col bastone tanto forte da staccarla dal collo con un sonoro schiocco. Ancora sbilanciata, qualcuno mi urta e mi fa cadere a terra sul fango. Isildil mi rotola addosso con una profonda ferita al collo, gli occhi sbarrati e vitrei di paura, mentre la vita gli esce dalla carotide e si perde tra acqua e terra.
<< Isildil! >> Urla Boromir poco distante, mentre spicca la testa di un non morto. Solo in questo momento comprendo: non si tratta solo degli otto cadaveri scomparsi, questi che ci attaccano sono di più, molti di più… e continuano ad uscire dalla terra smossa. Sono lenti ad uscire, ma siamo in troppo pochi per bloccarli: del gruppo che ci ha incontrato prima del campo Kurai, non restano che due uomini; dei quattro soldati di guardia non resta nessuno.
Ma dove sono i rinforzi? Impossibile che dal campo non ci sentano!
Premo con entrambe le mani sulla ferita di Isildil, mentre il ragazzo viene scosso da violenti tremiti. Mi fissa con gli stessi occhi di sua sorella, la paura che si riflette in ogni suo tratto.
<< Non morirai >>, affermo con convinzione, << Non oggi. >>
Gli prendo le mani e gliele metto sulla ferita, soffiandoci sopra. L’emorragia inizia a rallentare mentre mi alzo in piedi.
Boromir è rimasto l’unico a combattere, ma non resisterà ancora a lungo: zoppica da una gamba e tiene contro al petto il braccio destro, impugnando la spada con la sinistra. Inspiro piano, mentre la pioggia si ferma a mezz’aria, bloccata dalla mia magia. I non morti si girano verso di me, fermando qualsiasi attività. Un fulmine si abbatte appena fuori dal perimetro del campo, preludio di cosa avverrà.
Un tuono potentissimo squarcia il cielo, lasciando che un raggio di sole penetri tra le nuvole e ci irrori col suo calore.
<< Boromir, chiudi gli occhi! >> Urlo, un attimo prima che il bagliore bianco accechi tutto e tutti, tranne me: io tengo gli occhi bene aperti stavolta.
 
 
         Nel bianco della luce, il tempo si ferma.
Un punto rosso è molto lontano da me, ma si avvicina alla svelta, come se stesse prendendo la rincorsa. Lo vedo, lo sento: è qualcosa di malvagio.
Fermo! Gli impongo, ma lui viene avanti e si lancia ai miei piedi, tingendo il bianco del suo stesso colore.
Ora, sono nel rosso.
Quindi, sei tu. La voce è come un tuono, tutto attorno a me. E’ il colore che parla. Volevo conoscere l’Istari femmina arrivata su Arda.
Stringo forte il bastone, lasciando che la luce della sua pietra mi avvolga. So bene chi mi sta parlando, e devo fare di tutto perché non penetri nella mia testa.
Nella tua testa c’è poco o niente che mi interessa, ma i tuoi pensieri non riescono ad essere celati. Il colore ridacchia. Vedo bene quanto ti piaccia Gondor e come tu abbia già preso il gusto per gli Uomini. So della tua missione, ma noi già sappiamo dove cercare.
Tu non sai niente, mormoro, ergendo mura nella mia mente. Il nemico aspetta solo che faccia un passo falso per carpire le mie informazioni.
A no? Davanti a me si crea un turbine di polvere, da cui emerge una figura altissima, incappucciata di nero. Sul suo capo, svetta una corona di ferro. Regge una spada nella destra. Sappiamo che siamo un passo avanti rispetto a voi, femmina, e che presto questo mondo cadrà nell’Ombra del mio signore Sauron.
MAI, urlo stavolta, facendo un passo avanti col bastone levato, lasciando che la luce si intensifichi. Nella mia sinistra, compare una spada di luce.
Il Re degli Stregoni di Angmar fa un passo avanti, venendo in contatto con il mio scudo di luce, provocando scintille e tremiti.
E’ tutto già iniziato, non puoi fermarlo. Accadrà prima di quanto tu creda. E la caduta inizierà con Gondor.
Ancora un passo, e lo schermo di luce si contrae lanciandomi fitte dolorose. Gemo, ma resto salda. Gondor non cadrà, ribadisco, ampliando maggiormente lo schermo fino ad inglobare il Nazgul nella mia bolla, non finché io sarò la sua protettrice.
Affondo la spada nel petto dello Spettro, ma il mantello si affloscia a terra, mentre una risata di scherno si alza nel cielo, alta e isterica.
Batto il bastone a terra e il rosso sfuma nel bianco, lasciando poi nuovamente spazio ai colori.
 
         Sono di nuovo nel cimitero dei Kurai, in mezzo a soldati morti da poco e ai non morti resuscitati dal nemico. Lascio andare l’aria che ho trattenuto fino ad un attimo prima, mentre le ginocchia cedono e cado a terra nel fango.
<< Annael! >> Boromir mi prende per le spalle, facendomi urlare dal dolore. Si scosta subito, toccandomi con maggiore delicatezza. E’ sporco e lacero, ha una ferita alla fronte che gli imbratta il viso di sangue fresco, ma è vivo. << Sei ferita? >>
<< La spalla… Credo ci sia qualcosa di rotto. >> Mi alzo in piedi a fatica, sorreggendomi a lui.
Mi guardo attorno, individuando Isildil, seduto contro la staccionata con le mani ancora premute sul collo. Vivo.
Tiro un respiro di sollievo, guardandomi ancora attorno: dal campo Kurai sta arrivando una squadra a cavallo, da Osgiliath vedo dei fanti a piedi.
<< Perché non sono venuti prima? >> Sbotta Boromir, aiutando Isildil ad alzarsi in piedi. Ha un profondo taglio sulla coscia che gli ha inzuppato di sangue i pantaloni, e uno più superficiale lungo il polpaccio. << Impossibile che non abbiano visto o sentito il richiamo del mio corno. >>
<< Non stupirti, eravamo in una trappola. >>
<< Una… trappola? >>
<< Ho visto lo  Stregone di Angmar, Boromir. Ci ha attirati qui con la scusa dei cadaveri scomparsi e ha cercato di ucciderci. >>
L’uomo resta senza fiato. Lo vedo abbassare le spalle, schiacciato dal senso di colpa.
<< Non è colpa di nessuno, o meglio: se la colpa va cercata in qualcuno, allora va cercata in me. Avrei dovuto capire. >> Affianco Isildil e gli passo un braccio attorno alla vita, sorreggendolo.
<< Come avresti potuto? >> Mormora Boromir, avviandosi verso l’uscita del cimitero. << Non l’ho compreso nemmeno io. >>
 
 
         Isildil giace in un letto dell’infermiera di Osgiliath, la gola e parte della clavicola destra bendate di fresco. Ha ancora l’aspetto di un uomo scampato alla morte, ma un po’ di colore gli è tornato sulle guance grazie agli infusi che Colinde gli ha fatto bere. Ora dorme sonni sereni, con la mia mano poggiata sulla fronte. Gli controllo il respiro, cerco di leggere che cosa sta sognando, ma non sento niente. Sistemo la fascia attorno al collo per la centesima volta in un’ora, sentendo la spalla pulsare piano. Era solo slogata, ma per a rimetterla al suo posto Colinde mi ha fatto piangere.
Ora, la donna è nell’altra stanza con Boromir, a ricucire e disinfettare le ferite.
Mi affaccio alla finestra, guardando oltre le mura di Osgiliath la spessa colonna di fumo nero che si alza dall’accampamento Kurai. Ho ordinato e imposto di cremare i morti e tutti i resti umani sparsi nel cimitero, e quegli uomini non hanno battuto ciglio ai miei ordini, come non si sono scomposti quando ci siamo accorti che Morwiniel era sparita. Sia io che Boromir ce la ricordiamo trascinata a forza nell’ottava fossa, quella più profonda, ma non abbiamo trovato nulla di lei quando ci siamo fermati a cercarla. La donna è sparita, come se non fosse mai esistita.
 Un odore acre invade l’aria lavata dalla pioggia, mentre il cielo del tardo pomeriggio si specchia nelle pozzanghere sul selciato. Ripenso alle minacce dello Stregone, quando Colinde apre la porta della stanza.
<< Annael >> mi chiama, << Boromir vuole parlare con te. >>
Entro nella stanza. Giubba e farsetto giacciono a terra, come i pantaloni strappati. Boromir ha solo la camicia addosso e il torace coperto di fasciature, le gambe nude giacciono sotto il lenzuolo, fasciate anch’esse, mentre il taglio sulla fronte si è ridimensionato una volta pulito e saldato con un paio di punti. Mi fa un sorriso sghembo, invitandomi ad avvicinarmi. Devo avere un’aria spaurita, data la risatina a cui si lascia andare.
<< Non ho intenzione di morderti, sai? >> Mormora, mentre mi siedo sul letto accanto a lui. Tengo gli occhi sul bastone, cercando di ignorare la sua mano che cerca la mia. << Come sta Isildil? >>
<< Dorme, sembra tranquillo. >> Inspiro forte, sentendo anche qui l’aria acre di fumo. Mi decido a guardarlo in faccia, ma non riesco a sostenere il suo sguardo.
 << Dovrebbe rimettersi alla svelta. Tu, piuttosto? Sembri malconcio. >>
Boromir si stringe nelle spalle. << Ordinaria amministrazione. Faramir potrebbe confermarti che ho visto momenti peggiori. >> Cerca con insistenza i miei occhi.
<< Cosa ti succede? Guardami. >>
Cerco di alzarmi, ma Boromir mi trattiene per la mano. << Annael. Che c’è. >>
Mi svincolo dalla presa, andando ad appoggiarmi al muro. << C’è che potevi morire, oggi. >> Sputo fuori, finalmente. << C’è che Isildil è quasi morto, e Morwiniel è stata rapita. E il Re degli Stregoni ha profetizzato la caduta di Gondor. >>
Boromir mi fissa intensamente, per poi sospirare. << Ascoltami con molta attenzione, mia signora, perché non lo ripeterò ancora. E vieni qui, per favore. >> Mi avvicino di malavoglia, lasciando che mi prenda entrambe le mani tra le sue. Il sole del tramonto invade la stanza, dando a tutto una luce rosata, tanto diversa da quella grigia di stamattina.
<< Annael, io sono un uomo. E sono un soldato. Lo sai che cosa accade spesso e volentieri ai soldati? >> Parla come se fossi un cucciolo di uomo, ma questo non mi infastidisce, anzi: nei suoi occhi c'è un sentimento che non avevo ancora visto tra gli uomini e di cui so poco.
Malinconia, credo si chiami. << Muoiono. Gli uomini muoiono tutti, prima o poi, ma i soldati muoiono tutti per una scopo. Sai qual’é? >> Cerca una risposta nei miei occhi che non so dargli. << Muoiono per proteggere coloro che amano, Annael. Patria, affetti, onore, tradizioni: questi non sono buoni motivi per morire, secondo te? Ho rischiato la mia vita innumerevoli volte, e Faramir con me, e molti altri prima ancora di me. E non me ne sono mai pentito, perché proteggeva la mia città e la sua gente. E non devi crucciarti, se un giorno mi vedrai morto con la spada in mano. È dolce e decoroso morire per la patria, così dice il poeta, o sbaglio? >>
<< Tutto questo per dirmi che è normale per te rischiare la vita? >> Rispondo con stizza, per poi sbuffare. << Capisco il tuo ragionamento e lo approvo, ma oggi ti ho quasi visto sopraffatto, per non parlare di Isildil e di tutti gli altri. Io… non voglio vederti morire. >> Lo ammetto in un sussurro.
<< Ma anche una settimana fa ho rischiato la vita, sempre assieme a te >>, ribadisce Boromir, perplesso,
<< Che differenza c’è fra oggi e sette giorni fa? >>
Dopo un momento infinito di indecisione, mi chino su di lui e lo bacio sulle labbra.
<< La differenza è tutta qui >> borbotto, sentendomi avvampare. Boromir sorride, divertito, per poi passarmi una mano tra i capelli arruffati e attirarmi a sé.
Mi bacia, schiudendo le labbra secche e esplorando la mia bocca con la lingua impertinente. Sento un calore che sale dentro di me, che non si placa quando gli cado letteralmente addosso e gli infilo una mano sotto la camicia, sentendo la pelle piena di cicatrici sotto i polpastrelli.
<< Anche io sono un soldato, allora. >> Mormoro all’improvviso.
Boromir mi stringe ancora di più. << Ma non mi dire… >>
<< Lo Stregone ha detto che la caduta di Gondor è vicina, ma io gli ho detto che questo non accadrà, non finché proteggerò la città. >> Mi scosto, sorridendogli con aria di sfida. << Quindi, per il ragionamento di prima, anche io sono un soldato. >>
Boromir mi ascolta in silenzio. Mi attira a sé, baciandomi ancora.
Non lascerò che facciano del male a coloro che amo. Penso, passandogli le dita tra i capelli e stringendo piano. Mai e poi mai.
 
              La porta si spalanca di colpo, andando a sbattere contro la parete.
Sorpresa, mi alzo di scatto e mugolo di dolore a causa della spalla, sorprendendomi di vedere Faramir davanti a noi. Ha i capelli raccolti in una coda bassa e il farsetto sporco di fango. Un sorriso sghembo gli si dipinge sul bel viso dai lineamenti stanchi.
<< Vedo che in mia assenza le cose sono andate avanti! >> Esclama divertito, entrando nella stanza e chiudendo la porta alle sue spalle. 
Provo imbarazzo, non so bene per quale motivo. << Non devi vergognarti, non adesso >> ridacchia Faramir, sedendosi dal lato opposto del letto di Boromir, mentre il sorriso svanisce dal suo volto. << Non in questa situazione, almeno. >>

Boromir si mette a sedere meglio, mugolando di dolore. << Che succede? >>
Sospira, prima di proseguire, pinzandosi la radice del naso con le mani guantate. << Sarà meglio che te lo dica senza troppi giri di parole. >>
<< Che cosa, per i Valar? >> Esclama Boromir, esasperato.
<< Nostro padre è impazzito. >> Dice Faramir tutto d'un fiato. << Sta radunando un manipolo di guerrieri per andare a Minas Morgul per cercare Morwiniel. >>
 
 
 
 
 
DIF
Ciao! Sono tornata da più  di un mese dal Giappone (chi se lo ricorda, ormai?) per essere sommersa dal lavoro e dalla vita in generale. Non sapevo bene come far proseguire la storia, e mi ci è voluto un bel po' per capire cosa fare con Annael e Boromir… e ce l'ho fatta, credo.
Da come si è messa la faccenda, credo che non sarà una storia lunghissima, questa, ma chi lo sa? Eheheheh…. By the way, che ne pensate del capitolo? Piaciuto? Un colpo di scena dopo l'altro, i nostri beniamini rivelano i loro sentimenti l'uno per l'altra…. Forse vanno un po' di corsa, ma credo che in guerra l'amore vada veloce.
Non sai mai cosa ti può capitare.
Metti uno zombie, per esempio.
Stay Tune gente, cercherò di aggiornare il prima possibile 😅
Un grazie a chi lascerà una recensione!
Nini.
  
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