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Autore: Shade Owl    12/11/2018    2 recensioni
Il Whitebark Pyne, il più grande, il più vecchio e il più famoso pub di Orenthal, sta chiudendo. Albert Spencer, il proprietario, è ormai troppo vecchio per continuare a gestirlo, e non può fare a meno di venderlo. L'unica offerta plausibile, tuttavia, arriva da una catena di locali in franchising.
A Nadine, che è cresciuta con il Pyne come un dato di fatto, la cosa non va a genio...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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- Questo è il prospetto delle spese… e qui ci sono le aspettative di guadagno mensile e quelle annue. Ho fatto fare qualche stima per le ristrutturazioni e per l’aggiornamento degli impianti, ma se tu potessi dare una mano… lo so che hai da fare, ma sei bravo in queste cose, casa l’hai costruita tu…-
Timmi, seduto alla sua scrivania con le braccia incrociate sul ripiano di legno davanti a sé, guardò con la fronte aggrottata i fogli che la moglie gli aveva sparso davanti, tutti pieni di numeri, grafici e progetti. Sistemò un po’ meglio il cappello sulla testa e guardò Dran, spaparanzato sullo sfinito divano nell’angolo. Il cane gli restituì uno sguardo confuso, inclinando la testa ed emettendo un guaito interrogativo.
- Cosa guardi il cane, che vuoi che ne sappia lui?- sbuffò Nadine, a cui non era sfuggito lo scambio - Sto cercando di spiegarti cos’ho fatto tutta la settimana per formulare una proposta seria ad Al. Puoi almeno fare finta di interessarti?-
- Io sono interessato!- replicò Timmi, piccato, indietreggiando sulla sedia e cingendo le braccia sul petto - Ma sono anche uno Sceriffo di provincia, mica un banchiere o un commercialista! Cosa ne capisco io di questa roba?-
- Per favore, ieri ti ho sorpreso a leggere un libro di marketing per principianti…- rispose lei, roteando gli occhi - Lo so che ti stai documentando.-
- E allora? Questo dimostra solo che sono davvero interessato, come ti dicevo! E comunque, ho appena cominciato… cioè, l’ho appena finito, ed è per principianti!-
- Okay, primo: tu hai una memoria eidetica, praticamente è la prima cosa sincera che tu mi abbia mai detto sul tuo conto.- gli ricordò Nadine, aggrottando la fronte.
- Certo… proprio come una moglie quando vuole rinfacciare qualcosa al marito…- brontolò lui, distogliendo lo sguardo.
- Quindi so per certo che ricordi ogni singola riga di quel manuale.- continuò Nadine, ignorandolo - Secondo: quando Jo ha deciso di aprire il suo negozio sei stato tu a dargli dei suggerimenti su come attirare i clienti.-
- Gli ho solo suggerito di assumere Skadi per farle fare un sondaggio veloce a scuola!- protestò - Lo sanno tutti che i negozi di fumetti e i ragazzini sono un binomio imprescindibile!-
- Oh, “binomio”, un termine matematico! Questo mi riporta alle nostre carte…-
Timmi emise un sospiro esasperato, lasciando ricadere le braccia, sconfitto: era ormai una settimana che Nadine lo stressava con quella storia del Pyne, che correva avanti e indietro per trovare moduli, raccogliere informazioni, consultare persone più o meno esperte… aveva anche parlato con Teddy per quasi due ore, pochi giorni prima, seduta al bancone con tutte le sue carte e i suoi block notes, solo per farsi spiegare nel dettagli il funzionamento di una tipica giornata lavorativa in un pub di quel genere. Anche la notte tardava ad addormentarsi, e più volte si era trattenuta in salotto o in cucina a ragionare sulle sue carte, buttando giù analgesici per i crampi all’addome che non se ne andavano e tonnellate di tisana per combattere la nausea dell’influenza incipiente.
Malgrado volesse sostenerla, la cosa iniziava davvero a pesare.
- Tesoro…- la fermò alla fine, alzando una mano - … capisco che tu voglia rendermi partecipe del tuo progetto, e lo sai che mi sta bene tutto quello che stai facendo… ma sei sicura di volerne parlare con me?- chiese - Insomma… è Albert che deve venderti il locale, e la banca che ti deve approvare il prestito… io al massimo posso firmarlo con te.-
- Veramente volevo evitare il prestito.- rispose Nadine, posando un pacco di fogli e guardandolo direttamente negli occhi - Volevo fare senza la banca. Di tasca nostra, per evitare debiti, ritardi e problemi burocratici.-
Timmi rimase fermo per un istante, guardandola direttamente negli occhi con la certezza di non aver capito molto bene. Cosa aveva appena detto?
- Di… tasca nostra?- ripeté lentamente.
Gaeliath, da qualche parte nel suo subconscio, si risvegliò all’istante, strepitando furioso. La rabbia del demone parve spargersi almeno un po’ nell’aria, perché Dran drizzò subito le orecchie e alzò la testa, improvvisamente all’erta, come se fosse pronto a schizzare via. In effetti Timmi, per un secondo, fu tentato di unirsi al ruggito e gridare tutte le sconcezze che gli venivano in mente, ma subito dopo entrambi ricordarono chi avevano davanti e quanto poco credibili o efficaci sarebbero state le loro minacce.
- E, scusa… di preciso dove… speri di prendere una somma del genere?- chiese, sforzandosi per controllare il tono, mentre Gaeliath cercava di fare altrettanto nella sua testa.
- Oh, rilassatevi, voi due…- sbuffò Nadine, roteando di nuovo gli occhi - Andiamo, lo so che ho fatto incavolare anche Gaeliath…- disse, notando il suo sopracciglio che si alzava - Pensavo di prenderli dal Conto Sommo Concilio.-
Timmi s’ingrugnì, scocciato: il Conto Sommo Concilio era un conto segreto che avevano aperto quando si era stabilito a Orenthal per conservare il denaro che guadagnava con le sue varie missioni per conto del Sommo Concilio, attingendovi solo quando le cose si facevano difficili. Avevano deciso di fare in questo modo perché in fondo lui era un dipendente statale, un semplice Sceriffo di una piccola città, e se qualcuno avesse saputo quanti soldi avesse effettivamente la famiglia Anderson in banca sarebbero sorte domande imbarazzanti. Era già seccante che tutti sospettassero un qualcosa di sovrannaturale in loro e nei loro amici (anche se pareva avessero fatto tacito voto di voltarsi dall’altra parte e fingere di non vedere), meglio non esacerbare troppo la situazione.
- Quello è un conto d’emergenza.- brontolò, giungendo le mani davanti alla bocca.
- In tutti questi anni lo abbiamo usato solo poche volte, e ultimamente mai.- gli ricordò Nadine - C’è quanto basta. Possiamo inventarci la provenienza che vogliamo per quel denaro, e nessuno farà domande.-
- I tuoi mi fanno sempre domande.- sbuffò Timmi.
- Oh, porca miseria, un uomo che non va d’accordo coi suoceri! Un evento inaspettato!- esclamò lei, ostentando un’espressione falsamente sorpresa - Vuoi smettere di fare il Timmi per un minuto, per favore?-
- Insomma, che vuoi da me?- sbottò il mezzodemone, scocciato - Hai già deciso tutto, no? A che ti servo io?-
- Per prima cosa, siamo sposati. Certe cose si fanno in due.- rispose Nadine, sedendosi sulla sedia più vicina - E secondo, voglio che tu mi fermi se pensi che sto facendo una sciocchezza.-
Timmi sgranò gli occhi per la seconda volta, la rabbia ora sparita e Gaeliath di nuovo placato: voleva che cosa?
Sorpreso, guardò sua moglie per qualche secondo: ora che non era più accigliata, riusciva a leggere davvero la sua espressione, e comprese cosa stesse passando realmente. Non stava snocciolando argomenti di economia, marketing e burocrazia tanto per parlare o altro, forse nemmeno per coinvolgere il marito in un suo progetto, e neanche per sostegno: voleva solo che lui le dicesse che stava facendo la cosa giusta.
Forse qualche notte prima, quando lo aveva svegliato così bruscamente (rischiando di fargli saltare le coronarie) era assolutamente certa di aver preso un’ottima decisione, ma dopo averci dormito su e aver fatto mantecare un po’ la cosa, il tarlo del dubbio si era fatto strada in lei, rosicchiandola sua materia grigia con lentezza ma decisione. E adesso se la trovava davanti in cerca della sua approvazione.
- Se speri che vada tutto bene solo perché lo dico io stai fresca.- rispose semplicemente Timmi, togliendosi il cappello e grattandosi la testa - Davvero, io… non ne ho la più pallida idea. Insomma, nessuno di noi due ha mai gestito una sua attività. Io nemmeno ho mai aperto un chiosco di limonate da piccolo… vista la mia infanzia è anche normale… insomma, crescere con Liz come madre e Danny come padre non è…-
- Tesoro?-
- Ah, sì, scusa…- si riprese, scuotendo la testa - Insomma… non lo so, davvero. Cioè, il progetto mi sembra buono, almeno per quello che posso capire io… e i soldi ce li abbiamo, certo, però… insomma, anche se non ci servono è bello sapere che sono lì… ma se il Pyne è così importante allora forse lo dovresti salvare… in fondo non è che mi manchino le missioni, no?- ridacchiò.
Nadine non rise, così smise anche lui. Si passò una mano sulla faccia, sospirando e prendendo tempo in una sola volta.
- Ascolta, non posso sapere come finirà, non potrà nessuno. Cioè, forse posso chiedere a qualche veggente, ma ho sempre evitato di parlare con persone del genere, mi mettono ansia… e comunque queste cose sono sempre un rischio, no? Immagino che dovremo fare in modo che funzioni… forse alla fine il Whitebark Pyne chiuderà comunque, nonostante o proprio per via del tuo lavoro… o forse avrà successo, come spero che sia. Sei tu che devi decidere se ne vale davvero la pena, no?-
Lei fece un sorrisetto, scuotendo la testa con lo sguardo basso. All’improvviso sembrava avere gli occhi umidi per qualche motivo; Timmi non riuscì a evitare di chiedersi cosa avesse detto di male.
Comunque, Nadine non sembrava offesa, quindi forse non dipendeva da lui, idea che gli permise di rilassarsi un pochino. Infatti subito dopo lo guardò, facendo un sorriso un po’ più convincente, e si alzò in piedi, allungandosi fino a dargli un bacio sulla fronte. A quel punto si chiese cosa avesse detto di giusto e se poteva appuntarselo per le emergenze.
- Grazie.- gli disse - Prometto che la prima bevuta per te sarà sempre gratis.-
- Grazie, io… aspetta, cosa?- sbottò - Devo pagare?- chiese scocciato, mentre lei raccoglieva tutte le carte e cominciava ad andarsene.
- Tesoro, ti voglio bene e tu lo sai, ma nessuno sano di mente ti offrirebbe mai da bere a volontà.- rispose Nadine, in tono indifferente - I fornitori voglio chiamarli una volta al mese, non una volta a settimana.-
Timmi ricominciò a bubbolare mentre lei lasciava il suo ufficio. Dran, ancora sul divano, la seguì con lo sguardo mentre usciva, poi si voltò di nuovo verso il padrone. Lui gli rispose con uno sguardo accigliato, aprendo un cassetto e tirando fuori una bottiglia di vodka.
- Fatti un favore, vecchio mio.- gli disse - Non ti sposare.-
Il cane sbuffò stancamente, tornando a sdraiarsi.

Mi sa che Dran è quello che se la passa meglio...
Questo è il penultimo capitolo, domani metto la fine. Ringrazio Ely79 e John Spangler, che si interessano a questa short. A presto!

 

   
 
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