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Autore: Uptrand    12/11/2018    7 recensioni
Raccolta di one shot dedicata agli uomini del primo reggimento dell'iniziativa di difesa galattica.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gatius Bellinus uscì ritrovandosi su uno dei tanti e anonimi corridoi laterali che percorrevano le principali vie pubbliche della Cittadella. In mano un datapad. 
A qualche decina di metri sotto di lui individui di ogni razza sciamavano in qualsiasi direzione. 
La porta metallica alle sue spalle si rinchiuse silenziosamente, senza nemmeno il classico sibilo che contraddistingueva quel movimento. 
Quasi a non voler far sapere che fosse mai stata aperta. 
Nessuna insegna o indicazione di cosa ci fosse oltre. Dopotutto solo personale autorizzato poteva varcarla, chi lo era sapeva perfettamente che strada fare. 
Dare indicazioni pubbliche per quello che era l'ufficio s.p.e.t.t.r.i. del Consiglio della Cittadella, gli agenti segreti d'élite della galassia, era superfluo. 
Molti turian, da giovani, fantasticavano all'idea di entrarne a farne parte. Lui non era stato differente dagli altri. Forse un pochino più fortunato della media, almeno aveva potuto vedere i locali oltre quella porta anche se non avevano niente di straordinario. 
S'incamminò annoiato, con tutta l'intenzione di prendersela comoda. Tirando fuori da una tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette umane. 
Tabacco, non esisteva nessuna pianta simile su Palaven o altri mondi turian. Il vantaggio di una comunità galattica era di aver accesso a prodotti più o meno esotici. 
Sapeva che presso gli umani i suo uso era considerato un vizio, ma gli piaceva l'aroma che gli lasciava in bocca. La nicotina non faceva presa sul suo organismo. 
Turian e umani non potevano consumare gli stessi cibi, cosa che rendeva il tabacco una delle rare merci che le due razze potevano consumare in comune. 
Trovò divertente come in genere fossero questo genere di sostanze ad abbattere le distanze tra razze differenti. C'erano molto più droghe che cibi che potevano essere consumati da diverse razze. 
Si fermò a un angolo di strada per accedersela. Gli accendini, ecco qualcosa su cui gli umani avrebbero dovuto lavorare per migliorarli. 
Con solo tre dita per mano, per i turian erano tutto tranne che maneggevoli. Nonostante questo aveva cominciato a farne raccolta, ne possedeva trecento e un paio erano veri esemplari da collezione. 
Si sentì urtare da dietro, girò appena la testa all'indietro. 
La figura era imponente, anche per lui che apparteneva a una razza di natura più alta delle altre.
Uno Yagh o per meglio dire l'unico Yagh di tutta la stazione: era l'ambasciatore del Dominio Yagh Okex. 
L'unico contatto ufficiale che avevano con il Consiglio della Cittadella. Tranne quello che era un scontro molto modesto sul piano militare, una schermaglia a suo avviso, su Eranle non vi erano stati altri grandi contatti. 
La verità era che gli Yagh sembravano disgustati da tutto ciò che era esterno al loro modo. 
Vivevano convinti della superiorità della propria dottrina. Lui non aveva ben capito cosa fosse, da quello che sapeva era un insieme di leggi e comportamenti alla base della loro società. 
Uno yagh doveva seguirla alla lettera e senza interpretazioni. 
« Chiedo scusa. » disse allontanandosi senza aver acceso la sigaretta. Decisamente quello era un incontro che voleva evitare, poco importava che non fosse lui quello in torto. 
« Non-yagh Bellinus, perché è venuto sulla Cittadella? » 
Altra loro simpatica caratteristica era apostrofare chiunque con quel “non-yagh”, da come lo pronunciavano sembrava stessero evidenziando una qualche malformazione del loro interlocutore. 
« Commissioni. » rispose dandogli le spalle. 
« Un ufficiale dello stato maggiore del I reggimento non esce dall'ufficio s.p.e.t.t.r.i. per delle commissioni. Lei è considerata la mente strategica di questo pittoresco corpo militare. Ha ricavato informazioni per elaborare un piano contro la mia gente? »
A quel punto si girò verso di lui, sentiva il peso di quegli otto occhi puntati addosso e di quella strana bocca triangolare. Gli yagh capivano al volo se si mentiva o meno, con loro era sempre bene misurare le parole. 
« Un po' troppo diretta come domanda, non penserà che le risponda. In più siamo sulla Cittadella, c'è sicuramente qualche telecamera che ci inquadra. Lo dico per lei. Arrivederci. » disse allontanandosi. Una yagh arrabbiato era sicuramente in grado di ucciderlo a mani nude, valeva la pena ricordargli che la Cittadella aveva una sicurezza. 
Però gli sarebbe piaciuto sapere come l'ambasciatore aveva saputo della sua visita agli s.p.e.t.t.r.i. 
Avesse dovuto cercare l'avrebbe fatto presso le asari, strane voci e coincidenze facevano pensare che un influente e ricca famiglia asari facesse affari con loro. La stessa che adesso correva per le elezioni politiche. 
Gli yagh erano una potenziale fonte di disturbo per gli attuali equilibri di potere, nulla di strano che qualcuno cercasse di usarli. Non sarebbe stata la prima porcata di quel genere e nemmeno la peggiore. La storia era pieno di eventi simili. 
Salì su un turbo ascensore, abbandonò il distretto amministrativo per raggiungere la ben più vivace via commerciale. Si fermò davanti a un negozio di generi alimentari. 
« Dunque...che mi serve per...» 
Il colpo alla nuca lo buttò dolorante al suolo, solo confusamente avvertì quello che gli capitava attorno. Si sentì strattonare. Fu solo qualche secondo, ma quando si riprese tra i soliti sguardi degli altri passanti stupiti scoprì di aver perso datapad e il bracciale dell'omnitool.
Questo voleva dire non poter richiamare la tastiera olografica e quindi nessun documento. 
Qualcuno però aveva dato l'allarme, sentiva diversi fischi e figure in divisa correvano tra la folla. 
Il C-sec pattugliava con attenzione quella zona, i borseggi erano all'ordine del giorno. 
« Tutto bene? » si sentì chiedere da un altro turian, la cui divisa non lasciava dubbi. 
« Si, beh...più o meno. »
« Le hanno rubato cose importanti? »
« Fortunatamente no, l'omnitool e un datapad con una ricetta di cucina che mi ha dato un mio conoscente dell'ufficio s.p.e.t.t.r.i. » si accorse della strana occhiata dell'agente « Non sto scherzando e non uso nomi in codice, si tratta davvero di una ricetta di cucina. Nessuno è così idiota da andare in giro per la stazione con informazioni importanti addosso. »
I file, quelli importanti, li aveva spediti attraverso i canali militari. Anche se non era distante, non tutti i giorni capitava di andare sulla Cittadella. Così si era dato da fare per ottenere mezza giornata libera e fare il turista appena terminato il suo lavoro. 
Questo era stato anche abbastanza veloce, aiutato da una sua conoscenza tra gli s.p.e.t.t.r.i. aveva ottenuto quello che cercava senza tanti problemi o di attese che arrivasse una qualche autorizzazione. Già che c'era si erano messi a chiacchierare e lui aveva ottenuto una ricetta che era curioso di provare. Una giornata più che piacevole adesso rovinata. 
« Dovrà venire con me per la denuncia. » gli disse l'agente turian.
Sospirò rabbioso, la sua breve vacanza era rovinata. 

 
***** 

« Davvero una brutta avventura. » commentò Steve due giorni dopo, era il comandate del I reggimento e quindi il suo. Un umano di trentatré anni, occhi e capelli castani e con una leggera barba. Quest'ultima era qualcosa che Gatius non capiva, perché lasciarsi crescere i peli della faccia?
Erano nel suo ufficio, un ambiente piuttosto spoglio. « Dover rifare tutti i documenti, che seccatura. Dannata burocrazia. »
Nonostante lo occupasse da anni, non lo aveva mai personalizzato. L'unica di suo lì dentro era la poltrona su cui sedeva in quel momento. 
L'aveva comprata con i suoi soldi ed era dotata di diversi comfort, più di mille crediti gli era costata. « Se devo stare seduto ore sui documenti, almeno voglio star comodo. Stare seduti è comunque una fatica. Poi essere il “capo” mi darà pur dei vantaggi.» 
Questa era stata la sua risposta quando il suo vice, Sioux, gli aveva chiesto perché non poteva usare le normali sedie come tutti. 
« Non me ne parli signore, spero che il C-sec ritrovi il mio omnitool ma non ci conto. I ladri sono stati abili... sa, si trattava di due asari. L'ho saputo soltanto dopo, mentre stavo facendo la denuncia. »
Si zittì guardando il suo comandante « A questo punto lei dovrebbe aggiungere qualcosa, fare un certo collegamento? »
Lui lo guardò stupito « A cosa? »
Il turian lo guardò con disappunto, decisamente l'intuizione e furbizia non erano tra le doti del suo comandante. Però, ed era questo che gli piaceva di lui, lo ammetteva senza problemi. 
Aveva lavorato con troppi ufficiali che si credevano furbi, questi accantonavano o ancor peggio modificavano i suoi piani perché troppo rischiosi. 
Erano soldati, il rischio faceva parte del lavoro. 
Steve li accettava senza problemi, in caso di interventi futuri il I si sarebbe mosso con lo scopo della sola distruzione secondo i suoi piani. 
Il primo impiego del I ricostruito subito dopo la guerra contro i grigi fu fermare la pirateria. In un'occasione, per snidare dei pirati, bisognava prima occupare una collina e poi puntare al rifugio.  
« Ok, facciamolo. » esordì Steve.
« Così? Non vuole nessuna spiegazione. » 
« Fanculo le spiegazioni, se sai come ottenere risultati dimmi che ti serve e al resto ci penso io. » 
I risultati erano venuti subito. Forse il comandante capo non era un genio sulle strategie ampie, ma sapeva comandare un attacco e muoversi sul campo di battaglia. 
Anche con gli altri ufficiali andava d'accordo, una bella differenza a quando militava nella gerarchia turian. Al punto che una volta aveva risposto in malo modo a un suo superiore, dopo quello si era trovato a compiere una scelta. L'aveva fatta arruolandosi nel I. 
A suo modo di vedere quel reggimento aveva uno scopo preciso: ottenere risultati nel modo più immediato possibile. Questo gli piaceva. 
« Aver incontrato Okex, la posizione ambigua delle asari, il furto compiuto sempre da dalle asari... »
« In effetti. »
Il turian sorrise all'idea che ci fosse arrivato. 
« In ogni caso non possiamo farci praticamente niente. Riguardo a quello che ho chiesto? » domandò Steve. 
« Nel suo computer troverà due file. Dai nomi potrà capire che uno è chiaramente il piano per attaccare gli Yagh su Erinle e liberare il pianeta da loro. » 
« Ottimo, fammelo solo leggere un attimo. »
Lui annuì in risposta, zittendosi mentre vedeva il comandate leggere velocemente il documento mormorando qualche parola ogni tanto.  
« Vedo che hai pensato a come usare tutto: dall'artiglieria titano, al vespene, i pellicani...Isabella? »
« Non dovevo considerarla? » 
Non ricevette risposta, lui era concentrato nella lettura e solo alla fine disse « Dovrebbe andare, si...credo che le piacerà il ruolo che le hai dato. »
« Visto che non possiamo darle ordini, ho pensato che tanto valeva assecondarla. »
« Saggia decisione. Se gli yagh proveranno a fregarci all'ultimo sapremo cosa fare. Ci penserò io a far avere il documento agli altri ufficiali. » 
« La ringrazio. Riguardo all'altro? »
Il file seguente erano denominato Parnack. Come prima Steve aprì il file e cominciò la lettura. 
Gatius però aveva bisogno di chiedere « Ritiene una simile possibilità concreta? » 
« Francamente? Non lo so. »
« Il piano di sua sorella, dell'ammiraglio Olivia, è ottimo. Minaccia le fondamenta stessa della società yagh, davanti a un simile pericolo il Dominio sarà costretto a posizioni meno radicali. La sua attuazione non è nemmeno troppo difficile, le difese spaziali yagh non sono in grado di impedirci di arrivare nell'orbita del pianeta. Davvero un piano a zero morti, una soluzione originale quella di usare une delle più terribili armi biologiche per questo risultato. »
« Sono d'accordo. Diciamo che le ho chiesto di stilare questo piano come soluzione alternativa. » 
« Un modo per uccidere gli otto miliardi di Yagh che vivono su Parnack nel modo più pratico possibile con solo quello che abbiamo. » 
« Già. » fu il solo commento. 
« Preciso che quanto scritto è solo un ipotesi formulata dai dati dei satelliti spia. »
« Tuttavia la teoria mi sembra valida, in fondo ogni piano è un ipotesi fino a quando non viene attuato. » 
« Mi perdoni signore, ma queste definizioni eleganti non sono quello di cui abbiamo bisogno. »
Lui sembrò non aver sentito e riferendosi a quanto aveva letto « Rubare l'armamento nucleare del Dominio e usarlo contro di loro. Le radiazioni colpiranno anche noi. » 
L'idea era quanto mai estrema e si era aspettato una qualche reazione di sorpresa, ma Steve non ne ebbe. 
« Le nostre armature NC-13 possono sopportare ben altro. » 
« Vero. Siamo sicuri che abbiamo un armamento nucleare? »
« Di questo può stare certo, i droni spia hanno contato centinaia di silos nucleari. » per quella informazione si era recato sulla Cittadella, sapere se gli Yagh avevano armi nucleari e ottenere informazioni su di esse. 
La richiesta del suo comandate era stata « Trovami un modo per sterminare gli yagh, se fosse necessario, con solo quello che abbiamo. Nessun aiuto esterno. » 
Per un simile scopo le armi nucleari erano la sola soluzione, il I non ne possedeva quindi il solo altro modo che aveva pensato era rubarle al nemico. 
A questo punto si entrava nel campo delle ipotesi. Aveva fatto ricerche su come le altre razze avevano gestito il proprio arsenale nucleare. 
Nel corso della storia tutte avevano adottato la stessa soluzione, almeno fino a quando erano limitate a un solo pianeta, creando un comando centrale da dove poterle usare. 
Il piano consisteva nel far si che il I conquistasse il suddetto comando. Altra ipotesi era stabilire dove si trovasse. Il punto preciso era impossibile da ricavare, ma dai dati in suo possesso era probabile che si trovasse sotto la capitale stessa. Una probabilità del solo trenta per cento, ma lo stesso la più alta rispetto ad altre.  
Però una capitale con un milione di yagh era un problema non da poco, occorreva rimuoverla. 
Parnack era un pianeta con una umidità alta, un clima tropicale, senza grandi oceani ma con enormi fiumi su tutta la sua superficie. Perfetto per l'impiego del vespene, il gas incendiario che si innescava a contatto con l'idrogeno. 
Aveva parlato con il solo e unico specialista di questo gas: Rodi. Suo commilitone nel I, l'unico corpo militare autorizzato ad usare un'arma illegale. 
Si poteva ritardare di venti secondi l'innesco del vespene. Sganciato da una bomba che sarebbe esplosa a mezz'aria il gas si sarebbe sparso su tutta la città. 
Venti secondi erano più che sufficienti perché la nebbiolina verdina si giungesse ovunque, dopo sarebbe stato un inferno di fuoco. 
Carne, metallo, pietra e ogni altra cosa avrebbe preso fuoco istantaneamente.
Per circa un minuto e quindici secondi ogni cosa sarebbe bruciata, per spegnersi istantaneamente all'esaurirsi del vespene. 
Non sarebbe che rimasto penetrare nel centro di comando e azionare le atomiche. Qui veniva l'incognita più grande: penetrare da dove?   
« Cosa ne pensa signore? »
Lui si lasciò andare all'indietro, quasi gettandosi sullo schienale. 
« Si può fare, al massimo facciamo una toccata e fuga distruggendo nel mentre la capitale nemica. Non mi dispiace. Rischioso ma fattibile.» 
« Anche non trovassimo il modo per usare le atomiche nemiche? » 
« Nella vita ho imparato ad accontentarmi. Poi magari va come speriamo.  » 
« Io spero nel successo del piano di sua sorella. » 
« Pure io, fosse solo per tutto il lavoro in meno che dovrei o dovremmo fare. » disse sorridente. 
« Ben detto. » sorrise a sua volta, ma non sentiva sereno e aggiunse « Signore, anche fosse un gesto necessario, l'attuazione di un simile piano mi toglierebbe il sonno. » 
« Posso capirlo, speriamo di non doverlo mai attuare. » 
Con quello la conversazione giunse al termine, Gatius uscì. Soddisfatto si accese un'altra sigaretta. 
« Tempo scaduto. » mormorò appena, era il motto del reggimento. Significava che il tempo a propria disposizione si era esaurito, si era giunti alla fine. 
In quel momento gli sembrava quanto mai appropriato, se niente avesse convinto gli Yagh a essere più pacifici il I avrebbe cercato di porre un termine alla loro storia. 
« Quanto mai appropriato. » disse allontanandosi. 
   
 
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