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Autore: Soul_light04    14/11/2018    2 recensioni
La regione di Johto, dove vive la bella Lyra Soul, viene invasa dal Team Rocket, banda criminale che ha operato a Kanto tre anni prima, per poi essere sconfitta da una squadra di agenti segreti.
Gli abitanti di Goldenrod City sono costretti ad una nuova vita a fianco del Team Rocket, ma non tutti sono uguali, e Lyra lo impara grazie all'uomo stabilitosi a casa sua, il Generale Proton Sherwood.
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[NoPokémonAU] [Cannonshipping - Lyra/Cetra x Proton/Milas, sì, ho delle ship strane]
Ispirato dal romanzo "Suite Francese" di Irene Nemirovski, da cui è stato poi estratto l'omonimo film.
ATTENZIONE: questa storia è completa, sto solamente revisionando i capitoli; aggiornamenti costanti (si spera). Forse i personaggi sono un po' OOC.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Crystal, Gold, Lyra / Kotone, Milas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 3.


Come al solito, la mattina Lyra incrociò il Generale mentre usciva dalla sua stanza. Girovagava assiduamente per casa, curiosava con lo sguardo smeraldino in cerca di dettagli nuovi, per ragioni a Lyra ignote, e la ragazza non poteva dire di esserne totalmente infastidita, ma solo un po' curiosa.

"Buongiorno signorina Soul" La salutò educatamente Proton Sherwood.

Lyra non seppe che fare, ritrovandosi improvvisamente a disagio dinanzi all'uomo. Un attimo dopo che si decise a ricambiare il saluto, il Generale la anticipò.

"Volevo chiedervi scusa per aver rincasato tardi, ieri. Attualmente siamo impegnati in una ricerca... credo che tornerò tardi anche stasera. Spero non vi arrechi troppo disturbo" Continuò posando un sorriso cordiale sulle labbra.

"No, non vi preoccupate" Proton fu sorpreso di sentirle proferir parola. Fu la prima volta che udì chiaramente la sua voce cristallina, dolce, o almeno per la prima volta non era spaventata. Era certo di volerla sentire un'altra volta.

Proton Sherwood le rivolse un altro sorriso gentile, più genuino. Chinò leggermente la testa in segno di saluto, e uscì di casa. Lyra corse immediatamente verso lo studio, trovandolo ancora chiuso a chiave. Avrebbe dovuto aspettarselo.

Prese il suo quaderno degli schizzi, sistemandosi in salotto con matita e gomma, ma nessun disegno le riuscì. Improvvisamente, non si sentiva nemmeno capace di mettere in atto la sua ispirazione. Non aveva idee nemmeno riguardo il soggetto da disegnare. Si spostò in cucina, nella sua camera, in quella dei suoi genitori (in quel momento occupata da Proton), nell'atrio, ma in nessuna di quelle stanze sentiva quella serenità che la assaliva quando si trovava nel punto giusto per esprimersi. Quel punto di solito era nello studio, davanti ad una delle grandi finestre che davano sul giardino.

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Lyra passò accuratamente la mina della matita sul foglio, cercando di creare qualcosa di interessante. L'aria profumata e fresca nel suo giardino era l'ideale per rilassarsi e lasciarsi travolgere dall'ispirazione, come il suo silenzio quasi assordante, rotto solo dal cinguettio degli uccellini e dallo sfregare della matita di Lyra contro il foglio. Era seduta su un dondolo in legno di mogano, che apparteneva a suo padre quando ancora era vivo; ricordava vividamente i momenti passati con lui e ciò le procurò un minuscolo sorriso nostalgico. Sua madre, invece, preferiva rimanere all'ombra di un grande pino, magari leggendo un buon libro.

"Salve" Disse improvvisamente una voce. Lyra fece uno sforzo immenso per non sobbalzare dallo spavento e continuò a disegnare, ignorando il Generale dai capelli verdi. Si rifiutava anche solo di pensare al suo nome, quindi, per non offendere alcun tipo di animale o peccati che, per quanto gravi fossero, erano sempre meno spregevoli di lui. Doveva aver finito prima la sua "ricerca", dato che aveva detto che non sarebbe tornato prima di sera, oppure era semplicemente tornato a casa per la pausa pranzo.

Sentì quell'essere liberare un piccolo sospiro, per poi tirare fuori un pacchetto di sigarette e un accendino.

"Posso?" Le chiese indicandolo con lo sguardo. Lyra lo guardò aspettare una risposta con la coda dell'occhio, poi, inaspettatamente per Proton, gli parlò ancora.

"Sì. Voi praticamente potete fare quello che volete" Rispose Lyra con un sorriso amaro. Tornò a disegnare, apparentemente non intenzionata a portare oltre la loro 'conversazione', ma Proton sembrava essere di un'altra idea. In realtà Proton era sinceramente sorpreso dal fatto che Lyra gli avesse rivolto la parola, come quella mattina; il muro di silenzio che si era creato tra di loro stava per essere finalmente abbattuto.

"Immagino che il pianoforte sia vostro" Iniziò facendo un passo in avanti, e Lyra resistette all'impulso di allontanarsi ancora di più, "e anche i quadri".

Lyra lo guardò, notando per la prima volta la profondità dei suoi occhi verdi, o come i capelli ai lati del cappello corvino fossero un po' scompigliati.

"Come mai credete che quei quadri siano miei?"

"Dubito fortemente che il marito di vostra sorella sia un amante dell'arte"

Scherzò il ragazzo. Gli abitanti di Goldenrod City, a detta sua, erano più amanti delle tecnologie e delle comodità da esse fornite, per questo si distinguevano dal resto della popolazione della regione.

"Allora credo abbiate visto giusto" Disse Lyra. Un angolo delle sue labbra si curvò impercettibilmente, formando un mezzo sorriso.

"Avete una splendida casa. Come mai vivete sola?" Chiese Proton. Lyra si guardò intorno, rendendosi conto che, effettivamente, quella casa era veramente splendida. Il luogo che più apprezzava era il giardino ben curato, ma adorava anche la mobilia perfettamente in linea con lo stile della casa. Mobili non nuovi, ma nemmeno troppo vecchi.

"Non è mia. L'ho ereditata dai miei genitori dopo la loro morte. Mia sorella invece vive con suo marito" Disse Lyra riponendo la matita nell'astuccio.

"Se posso chiedervelo... come sono morti i vostri genitori?" Chiese Proton Sherwood, incuriosito. Lyra alzò lo sguardo, per poi spostarlo al limpido cielo che li schiacciava, eppure non avvertiva disagio.

"Mio padre era un pianista. Lui e mia madre si stavano dirigendo verso il suo ultimo concerto, ma hanno avuto un incidente automobilistico. Un guidatore ubriaco li aveva schiacciati con un tir" Mormorò Lyra stringendo i pugni.

Proton Sherwood non le pose nessun'altra domanda, rimanendo a fissarla in silenzio. Lyra ignorò il suo sguardo penetrante e continuò a guardarsi in giro come se nulla fosse.

"Adesso devo tornane a lavoro, signorina Soul. Vi ricordo che questa sera rientrerò tardi, verso le nove e mezza" Proton si congedò, lasciandola finalmente sola e libera di sospirare.

"Quindi non lo sentirò suonare neanche questa sera..." Pensò. Quel Generale era incredibilmente educato, per essere uno dei capi del Team Rocket. Aveva anche degli occhi molto belli... quelle poche volte che Lyra li aveva scrutati non aveva visto malizia, né crudeltà; e quelle mani guantate di bianco non l'avevano nemmeno sfiorata.

Lyra scosse la testa, scacciando dalla mente quei pensieri.

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La notizia le arrivò violentemente, come una secchiata d'acqua gelata al mattino. Furono Sapphire e Ruby ad avvertirla, quel pomeriggio.

Si erano incontrati alla locanda di Black e White, sotto invito di Ruby. Le aveva telefonato all'ora di pranzo e, con voce gravosa, le aveva chiesto se potevano incontrarsi alla locanda per le due e mezza. Dopo un lungo silenzio, Sapphire gli aveva tirato una gomitata e Ruby, schiarendosi la gola, le diede una notizia sconvolgente.

"Platina e il visconte Berlitz saranno giustiziati, tra due giorni" Fece cadere la tazza di porcellana, che si ruppe in miriadi di pezzi.

"Ma... perché?" Chiese con voce flebile.

"Il Generale in casa loro ha tentato di violentarla, e suo padre gli ha dato un pugno. Se non sbaglio è quello con i capelli azzurri... il visconte è stato accusato di 'sabotaggio al regime del Team Rocket', mentre Platina di 'aver disobbedito alle regole del regime'. Tutte cazzate" Rispose Sapphire sbattendo il pugno sul tavolo. Una cameriera, che era venuta a ripulire il disastro di Lyra, la guardò male. Lyra le chiese scusa umilmente.

"Archer... fin dall'inizio non mi è sembrato nulla di buono, quell'uomo" Mormorò Lyra, prendendosi il viso tra le mani.

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Proton fu immensamente sorpreso di vedere Lyra Soul, la donna che lo ospitava, alla stazione di polizia. Non se ne accorse subito, ma era accompagnata anche da un ragazzo corvino e una ragazza bruna, entrambi lo squadravano malamente.

"Voglio visitare una prigioniera" Disse Lyra con freddezza. Il suo tono autoritaro era completamente diverso rispetto a quello utilizzato in precedenza. Persino i suoi amici sembrarono sorprendersene.

"Certamente, signorina Soul. Nome e cognome della prigioniera?" Chiese Proton preparando un rapporto. A quanto pareva, il Team Rocket documentava tutto.

"Platina Berlitz" Rispose Sapphire al posto di Lyra.

"D'accordo. Può entrare solo uno di voi, però. Ho bisogno di un documento d'identità e una vostra firma" Disse Proton. Siccome Ruby era l'unico ad aver portato la patente con sé, nonostante fosse vietata la circolazione delle auto, Lyra e Sapphire cedettero il posto a lui.

Una recluta accompagnò Ruby fino alla cella, lasciando le due ragazze sole con Proton. Lyra guardava le sue scarpe, ignorando di nuovo lo sguardo penetrante di Proton. Sapphire, invece, si guardava curiosamente intorno in quell'ambiente cupo.

All'improvviso il portone d'ingresso si spalancò, e ne entrarono due Generali: uno con pizzetto e capelli violetto, l'altro con occhi e capelli azzurri, il temuto Generale Capo Archer Atlas.

Proton Sherwood e tutte le altre reclute si misero in posizione eretta al suo ingresso. Una donna, dai fulvi capelli e occhi infuocati, scese lentamente le scale. A Lyra pareva di averla già vista, da qualche parte.

"Ariana" La voce viscida del Generale Capo chiamò per nome quella donna. Indossava la sua stessa divisa.

"Come sta andando la gestione di questa galera?" Continuò stringendole la mano forse un po' troppo a lungo. La donna, Ariana, non sembrò sentirsi a disagio.

"Molto bene, Archer. Petrel, Proton, come sta andando la vostra ricerca?" Lyra spostò tutta la sua attenzione alla conversazione, vogliosa di sapere cosa fosse effettivamente quella 'ricerca'.

"Ieri io e Proton siamo stati fino a sera a cercare i membri della ex resistenza. Ci è giunta una soffiata: qualcuno ha sentito dei rumori sospetti nel negozio d'alimentari in centro. Ho mandato una squadra a perlustrare il negozio e hanno ritrovato solo un gatto. Alcune mie reclute pensano che nella casa ai confini della città si possa nascondere qualcuno. Ad un vostro ordine manderemo una squadra anche là" Spiegò quello che doveva essere Petrel.

"Pensano che i membri della ex resistenza, se ancora esiste, si nascondano a casa di Crys e Gold..." Teorizzò Lyra.

Sapphire le sussurrò che quello era il Generale che stava in casa sua.

Lo sguardo di Archer si posò su di lei. Assottigliò gli occhi, venendole più vicino. Lyra si raddrizzò sulla sedia, tesa.

"Che ci fa una dolce fanciulla come voi in un luogo come questo? Non avrete infranto nessuna delle nostre leggi, spero" Disse viscidamente. Lyra impallidì quando, con una mano, prese una ciocca di capelli che era sfuggita alle due codine e la portò dietro l'orecchio; gli scintillanti occhi blu mostravano più di quanto Lyra avrebbe voluto sapere.

A salvarla da quella situazione di estremo disagio fu Proton, che si mise tra i due.

"La signorina Soul non ha commesso nessun reato; voleva semplicemente visitare un'amica" Disse con voce dura. Archer scrollò le spalle e, seguito da Ariana, andò via.

Solo allora il Generale dai capelli viola si accorse della presenza di Sapphire, che era rimasta in silenzio, e accorse a salutarla.

"Ciao Sapphire! Non sapevo che la ragazza nella cella fosse vostra amica. Dov'è andato Ruby?" Il suo tono di voce cambiò completamente rispetto a quando stava riportando la 'ricerca' ad Archer.

"Salve. Ruby è andato a trovare Platina" Rispose tranquillamente Sapphire. Lyra, al contrario di lei, era ancora agitata.

Appena Petrel la vide, i suoi occhi si illuminarono e fece un sorriso buffo.

"E così voi siete la signorina Soul! Proton mi ha parlato molto di voi" Disse allegramente, dando un'occhiatina a Proton. Lyra gli lanciò uno sguardo interrogativo.

"Sì, sono io" Disse sorpresa lei. Ruby giunse da dietro di loro, demoralizzato. Scosse la testa, sedendosi vicino a Sapphire.

"Platina non ha detto una parola. Oh, buongiorno signor Petrel"

"Ecco, l'hai fatto un'altra volta. Chiamami solo Petrel, amico!" Si lamentò Petrel. Proton ridacchiò, abituato a quell'atteggiamento dal collega.

"Ok, vi riaccompagno a casa. Fareste meglio ad andare anche voi due, si sta facendo buio fuori" Disse Petrel. Sapphire e Ruby scattarono in piedi e, dopo un ultimo saluto, si congedarono insieme al loro Generale. Che bel rapporto avevano! Proton quasi li invidiava.

"Signorina Soul, Petrel ha ragione: meglio che torniate a casa, si sta facendo tardi" Lyra scrutò timorosa la porta. La verità era che le faceva paura tornare a casa da sola, a quell'ora, con la città grondante di Rocket e di tipi come Archer. Chiedere a Gold un passaggio non le sembrava il caso, ma non voleva passare l'intera notte in centrale!

Proton era tornato ai suoi rapporti ma, sentendole emettere un sospiro tormentato, posò la penna sul tavolo.

"Se volete potete rimanere qua con me. Per stasera il turno di ricerca all'aperto tocca a Petrel, e credo che voi potreste essermi utile per delle informazioni" Propose Proton con incertezza. Non gli piaceva l'idea che la ragazza vagasse sola dopo una certa ora, ma non aveva nemmeno intenzione di metterla a disagio.

La sua domanda spiazzò talmente Lyra che la sua bocca rimase aperta per almeno trenta secondi, prima di formulare una frase di senso compiuto.

"Lui tornerà?"

Proton sapeva esattamente a chi si riferisse. L'atteggiamento viscido di Archer aveva sconvolto la maggior parte delle donne che aveva conosciuto.

"E' molto improbabile. Lui di solito sta stravaccato su uno sgabello da bar, in compagnia di un bicchiere di vino e una bella donna" Raccontò Proton.

Lyra si mise davanti alla scrivania di Proton con la sedia. Guardò l'entrata all'area della centrale riservata ai delinquenti. Proton seguì il suo sguardo e si alzò in piedi.


"Dove andate?" Chiese Lyra.

Proton le fece segno di seguirla, cominciando a camminare verso quell'area. La recluta che faceva da guardia si spostò immediatamente e li lasciò passare.

"Voi potete vedere lei, ma lei non può vedere voi; lei non può sentirvi. La devo avvertire, però: il Generale Capo l'ha ridotta davvero male, perciò non spaventatevi" Proton la prese per il polso, portandola fino in fondo al corridoio.

Per Lyra, fu come ricevere un pugno in un occhio, anzi, due. Platina era incatenata al muro, un occhio violaceo e diverse contusioni sulla parte sinistra del viso un tempo grazioso. Il suo labbro era lacerato, e il collo, come le spalle, presentava diversi lividi. Del sangue secco era attaccato sotto al naso, rotto. Le vesti erano sporche di fanghiglia e sangue, strappate in alcuni punti. La ragazza tremava, forse dal freddo o forse dalla paura. Dopotutto, chi non avrebbe paura di incontrare il disgustoso essere che l'aveva ridotta in quel modo?

Lyra si coprì la bocca con le mani, soffocando un urlo. Orripilanti tremori le attraversavano le sinapsi e le penetravano nelle ossa.

"Voi... non p-potete fare n-nulla per lei?" Gli occhi di Lyra si riempirono di lacrime.

In quel momento giunse una recluta con il vassoio del cibo. Non era altro che un misero tozzo di pane, una zuppa e un bicchier d'acqua.

"Potrei..." Non ci fu nemmeno bisogno di chiederlo. La recluta le mollò il vassoio in mano e fuggì a gambe levate.

"D'accordo, ve lo permetto, ma non trattenetevi troppo" Si raccomandò Proton tenendole aperta la porta e sospirando per l'atteggiamento della recluta.

Appena Lyra fu davanti a Platina, quest'ultima aprì gli occhi ambrati. Essi non brillavano di alcuna luce. Prima erano occhi così belli, e poi divennero vacui, capaci di esprimere solo un dolore fiacco, diventato naturale e parte integrante della sua misera vita.

"Ciao, Platina" Sussurrò Lyra. Le posò il vassoio davanti, in modo che potesse raggiungerlo. Platina non la guardò neanche, persa nel vuoto.

Rimase cinque secondi a fissarla, poi uscì. Tornò insieme a Proton all'ingresso, ma lui prese astuccio e fogli e la condusse al piano di sopra, quello che doveva essere il suo vero studio.

"Scusatemi se ve lo chiedo, ma... come mai necessitate di uno studio a casa se ne avete uno anche qua?"

"Questo non è il mio studio, ma quello di Archer. Vuole che almeno uno di noi lavori qui per non permettere la fuga dei due prigionieri, almeno fino alla loro esecuzione" Spiegò Proton.

Lyra annuì.

"Sapreste dirmi a chi appartiene la casa ai confini della città?" Le chiese Proton.

"Quella è la casa di mia sorella, Crystal Soul, e suo marito, Gold Dallas. Lei lavora come ricercatrice per il professor Elm. Gold invece fa l'agricoltore, ma prepara anche delle pagnotte per il fornaio"

"Quanti anni hanno?"

"Entrambi ventiquattro anni"

"E voi, invece?" Proton alzò lo sguardo solo un secondo, segnando velocemente quello che le diceva.

"Io?"

"Devo scrivere quanti anni avete, la vostra professione, la vostra data di nascita" Elencò Proton, attribuendo ad ogni richiesta una falange della mano destra.

"D'accordo. Mi chiamo Lyra Soul, ho vent'anni, sono studentessa dell'Università delle Belle Arti, sono nata il 16 luglio" Disse titubante.

"Grazie mille. Siete nata in questa città?" Domandò Proton.

"No. Sono nata a New Bark Town" Rispose Lyra. Ricordava poco di New Bark, solo che era un paesino immerso nella natura. L'aria lì era poco inquinata, e tutti sapevano tutto di tutti. Era il paese d'origine di sua madre, e anche di un famoso ricercatore. Lì aveva conosciuto Gold, che si era trasferito a Goldenrod City insieme ai suoi nonni poco dopo.


Dopo due ore di domande sugli abitanti della città, Proton finalmente le annunciò che potevano tornare a casa.

Percorsero in silenzio la strada, ascoltando i rumori della quiete notturna. Una volta Goldenrod la sera brulicava di musicisti, ballerini, bancarelle. Lampioni e insegne illuminavano la città, miriadi di persone camminavano, si scontravano, si parlavano. In quel momento, invece, non sembrava nemmeno la stessa città. In giro si vedevano solo le macchine dei Rocket.

Tuttavia, Lyra doveva ammettere che la presenza di Proton Sherwood nella sua vita stava incominciando a colmare ogni sua mancanza. E Lyra non aveva idea del perché.

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Funesto angolino della funesta autrice.


*piange e prega pietà in ginocchio*


vi prego, perdonatemi per il mio immenso ritardo! ç__ç e non odiatemi per Platina, mi farò perdonare nella prossima storia!


Bene, me ne torno nel mio funesto angolino.


Baci,

Soul<3

   
 
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