Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: vivie_enrose    15/11/2018    0 recensioni
Esiste un mondo parallelo al nostro, popolato da Fate, Dragonidi, Elfi, Stregoni e Guerrieri Promessi: Tarya. Sono trascorsi vent'anni dalla tremenda rivolta nella quale i regnanti sui cinque popoli sono stati assassinati da Forze Oscure rimaste ignote, lasciando i popoli in balia della disperazione, del lutto e della diffidenza. La speranza ora è riposta nel matrimonio fra il Principe dei Dragonidi, figlio degli ultimi regnanti, e la Regina del Popolo Fatato. Tutto sembra andare per il meglio quando il giorno dell'accoglienza della Regina delle Fate, questa viene assassinata dalle Forze Oscure. Sarà Keirha, la Principessa dei Dragonidi, a prendere una decisione cruciale: scambiare la Regina assassinata con un'altra fata, Faye, spacciandola per autentica promessa in sposa. Solo tre persone sono a conoscenza di tale scambio: Keirha, Faye e Sem, Guerriero che era Promesso alla protezione della Regina assassinata. Solo loro possono far sì che la pace sia sancita. Solo loro conoscono il segreto. E ciascuno di loro è mosso da un diverso interesse.
La farsa sembra reggere, tuttavia per loro il destino ha in serbo una condanna crudele.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Drogon, Jon Snow, Margaery Tyrell
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente Xenia fu buttata giù da letto alle prime luci dell’alba. Era il decimo dei Dodici Giorni di festeggiamenti per la Grande Unione, l’ultimo a cui avrebbe assistito personalmente la principessa Keihra. Durante le prime ventiquattr’ore a palazzo, Xenia aveva scoperto che lei teneva sotto controllo ogni cosa, nessuno muoveva un dito senza prima consultarla. L’unico che godeva di un trattamento diverso, era Beirus, Sesto Monaco del Collegio dei Sette: durante l’ultima guerra, sette membri delle diverse razze – dragonidi, popolo della luce e stregoni – erano stati scelti per formare un Collegio che collaborasse per mettere fine alle battaglie, ormai fuori controllo. Le tre razze non avevano mai vissuto pacificamente – sempre motivate a distruggersi a vicenda per il controllo – ma, giunti quasi all’estinzione, i regnanti in carica avevano deciso di deporre le armi e fermare gli ultimi facinorosi, accecati ormai dal lato più oscuro della loro natura. Non riuscendo tuttavia a sedarli, si ritrovarono costretti a collaborare anche sul campo di battaglia. Questo significava mettere fratelli contro fratelli, uccidere creature della loro stessa razza. L’unica scelta che mitigasse quella carneficina, sembrò delegare il compito a sette rappresentati: due dragonidi, due membri del popolo fatato e tre stregoni. I ribelli vennero fermati, ma piano piano la pace dei tre regni si trasformò in qualcosa di più macabro: ad una ad una le fortezze caddero, insieme ai loro potenti e antichi abitanti. Misteriose sparizioni, nobili trovati morti nei loro letti, intere orde di protettori scomparvero nel nulla. Ben presto s’insinuò il dubbio che la guerra non fosse finita e che delle forze nemiche si muovessero nell’oscurità. E gli unici capaci di poterle combattere, erano i Monaci. Il popolo fatato si ribellò a questo secondo mandato, accusando i Monaci di colpire gli innocenti e rifiutandosi di giurare loro protezione e fedeltà. Rimasti tuttavia in minoranza, furono cacciati ed esiliati nei confini disabitati di Tarya. Tuttavia, le forze nemiche non si fermarono: dopo una lunga ricerca e migliaia di altri morti, i Monaci scoprirono che il popolo degli Stregoni aveva segretamente tentando di sottomettere e annientare le altre razze. Insieme ai dragonidi, distrussero fino all’ultimo Grande Stregone, privando coloro che si erano arresi di ogni potere magico. Rimasta dunque una sola razza, i Monaci divennero i fedeli consiglieri dei regnanti dragonidi. Vivevano lontano da Vadaris, in una rocca costruita ai tempi della prima Pace, ma a turno uno di loro rimaneva a palazzo. Erano passati vent’anni dall’ultima uccisione, trenta dall’ultima battaglia. Ma il popolo non si era ancora ripreso e, insieme al Collegio, l’ultimo re aveva deciso di richiamare il popolo fatato per sancire una nuova pace con un matrimonio. Contro ogni aspettativa, questi avevano accettato. Sfortunatamente non erano vissuti abbastanza per veder sancire quell’accordo, e adesso la loro unica figlia legittima cercava di assicurarsi che, dopo cent’anni di guerre, tradimenti ed esili, tutto filasse liscio. Dopo averla trascinata da un’ala all’altra del castello - impartendo ordini a chiunque le capitasse a tiro – Keihra congedò la sua ancella senza troppi complimenti, raccomandandole di prepararsi per il viaggio.
Xenia non aveva idea di cosa si dovesse mettere in valigia per una scampagnata nelle terre di Tarya. Nel suo mondo avrebbe raccolto jeans, felpe, merendine alla crema e una pochette striminzita con i prodotti di prima necessità. A Vadaris nessuno indossava jeans, gli unici pantaloni che aveva visto erano di pelle nera e davano tutta l’impressione di non essere per niente comodi. Non potendo utilizzare i suoi vecchi vestiti, la principessa le aveva messo a disposizione un armadio ricolmo di “abiti consoni”. Xenia adesso se ne stava impalata davanti a lunghe gonne scamosciate, corsetti rigidi e un enorme quantitativo di pelle nera. Sospirò arrendevole e buttò nel borsone un paio di gonne e qualche camicia morbida. Al diavolo i corsetti. A pranzo avrebbero avuto inizio i giochi, che si svolgevano ad Avalon: un’ampia vallata fuori dalle mura dotata di una piccola arena in pietra. Xenia aveva visto correre su e giù tutta la mattina gente armata di tutto punto, servitù intenta a infornare focacce e cuocere cacciagione di ogni genere e naturalmente anche Trevorian, borioso e annoiato a flirtare con le giovani ospiti. Keihra non aveva detto nulla, limitandosi a sbuffare e lanciargli occhiate di fuoco. Le gare, quel giorno, prevedevano che anche lui partecipasse insieme agli altri gareggiatori. E qualcosa diceva a Xenia che avrebbe anche vinto. 
Prese dal letto l’abito che Keirha le aveva dato per la cerimonia: lungo fino alle caviglie, di seta leggera, scendeva rigido accennando appena le forme del suo corpo. Era di un bel grigio perlato, arricchito con un prezioso ricamo di pietre lungo tutta la scollatura della schiena e del decolté. Dato che sarebbero stati all’aperto fino a tarda sera, era dotato anche di una mantellina leggera che le faceva da bavero e la teneva al caldo. Nessuno avrebbe visto l’articolato gioco di pietre, ma faceva fin troppo freddo per i suoi gusti. 
Quando fu pronta, si recò negli alloggi della principessa Keihra, a soli due corridoi di distanza. Bussò leggermente e, non udendo alcun invito, rimase in attesa. Passarono un paio di minuti prima che Keirha facesse capolinea dalla stanza – con indosso un abito blu,  – e iniziasse subito a marciare verso la scalinata
- siamo in ritardò - borbottò tormentandosi il nodo della cappa e abbottonandovi la spilla col blasone dei Drerken. Si voltò verso Xenia rivelando tutta la preoccupazione – Saremmo già dovute essere lì. La gara inizia fra un paio di minuti e scommetto che Trevorian se ne sta ancora nudo in camera sua 
- L’ho visto attraversare l’atrio del castello poco prima che salissimo ai suoi alloggi, principessa- Xenia guardò speranzosa il volto di Keirha, che passò lentamente da preoccupato a rilassato. Per tornare quasi subito a preoccupato
- Siamo in ritardo – tagliò corto continuando a camminare. 
Uscirono dalle mura del castello e risalirono lungo la vallata, alle spalle della fortezza. Xenia rimase esterrefatta alla vista di ciò che si presentò ai suoi occhi. Si aspettava accampamenti e cavallerie in perfetto stile medievale, qualche giocoliere magari. Invece davanti a lei si estendeva uno scenario inimmaginabile: un porticato artificiale fatto di alberi e grappoli di fiori – nessuno che avesse mai visto nel mondo degli innocui – portava a un’arena di pietra sulla quale si ergevano due imponenti figure incantante: una fata, alta almeno tre metri, si ergeva a est in tutta la sua bellezza. Un lungo abito ceruleo si apriva in drappi sollevati che davano l’impressione di veridicità, le braccia in una posa elegante seguivano una linea morbida che terminava con due mani propense in avanti - riprendendo lo stesso movimento delle grandi ali - verso la figura che si ergeva di fronte: Trevorian. Xenia avrebbe dovuto ridere di quella rappresentazione titanica, invece restò stupefatta. Indossava una specie di armatura, più morbida e attillata di quella in acciaio che avevano le guardie, e ricoperta di scaglie di drago. Quelle dimensioni colossali sembravano aver accresciuto esponenzialmente la sua bellezza, esaltandone i particolari: la linea spigolosa della mascella, le labbra morbide, persino i muscoli del collo tesi. Un sorriso ammaliante gli imperlava il viso, rivolto verso la figura di fronte. E, dietro la schiena, si ergeva un drago poco più grande le cui ali tendevano verso quelle della fata, formando una cupola che riparava gli ospiti dell’arena dal cielo aperto. Fra entrambi scorreva una specie di corrente luminosa, una miriade di piccoli frammenti lucenti che facevano sembrare l’aria attorno a loro immersa in una di quelle palle di vetro natalizie.
- Quando ha visto la statua, speravo che facesse quell’espressione – commentò Keirha sorridendo all’ancella e incitandola ad avviarsi lungo il porticato – Invece ha avuto occhi solo per quella della principessa Faye – 
Xenia guardò nuovamente la grande fata con nuovo interesse – quella è la principessa delle Fate? La promessa sposa? –
- Esattamente – confermò Keirha – Non l’ho mai vista di presenza, ho attinto dai racconti dei miei genitori e dai pochi libri rimasti sul popolo fatato in biblioteca – Xenia la guardò interrogativa – Quando vennero esiliati, furono bruciati quasi tutti – spiegò in tono stranamente risentito. Osservò attentamente la principessa avviarsi verso la tribuna d’onore e salutare cordialmente gli ospiti. Xenia sapeva che dall’esilio del popolo fatato nessuno dei membri aveva più rimesso piede nella capitale, ma non pensava che tale sentenza fosse giunta a conseguenze così estreme. Prendendo posto, sentì un brivido percorrerle la schiena alla vista del pubblico disposto intorno a loro: erano tutti discendenti indiretti di dragonidi o di stregoni, nessuno di loro aveva mai visto un’ombra di fata. Una tromba dal suono cupo annunciò l’inizio dei primi giochi. Qualche secondo dopo una schiera di cavalieri fece il suo ingresso nell’arena, seguendo un articolata coreografia che permetteva a ciascuno di godere di una buona dose di applausi. Ognuno di loro indossava armature di diversa fattezza, inutile dire che quello a spiccare di più era il cavaliere dei Drerken.
Trevorian si dimostrò abile in tutte le competizioni, perdendone appena due su dieci. Il premio per ciascuna prova consistenza in un oggetto di inestimabile valore donato da una delle famiglie nobili. Nessuna proveniva dal popolo fatato.
- Vostro fratello non manca di nessuna delle virtù che si addicono a un futuro re – commentò un uomo seduto qualche gradino sotto alla tribuna reale. Xenia lo osservò attentamente, era calvo e stranamente smilzo. Indossava una pesante tunica color senape, con i bordi verde smeraldo, e continuava a mostrare un sorriso mellifluo che Keirha ricambiò con sforzo
- Ti ringrazio, Octavius - rispose educata distogliendo subito lo sguardo. Il sorriso dell’uomo si affievolì appena, prima di incrociare lo sguardo di Xenia e porgergliene uno identico
- La vostra nuova ancella gode di un’incredibile bellezza – trillò attirando l’attenzione di tutti i presenti – Non temete per la sua incolumità, facendola dormire così vicino alle camere di Trevorian? –
Keirha accusò il colpo, ma con distinta fermezza mostrò un sorriso composto 
- L’unica donna che dovrà occuparsi di mio fratello nelle notti future temo sia la Principessa Faye – delle risate si sollevarono facendo stringere le labbra di Octavius. Keirha incalzò, ammiccando alla grande statua della fata – Credo di non averle reso giustizia, dicono che sia tanto bella da far dimenticare a un uomo il suo più grande amore – l’ometto, oramai sopraffatto, squadrò la principessa con fare esplicitamente ostile. Lei non parve turbata né sorpresa; ma Octavius insisté tornando a rivolgersi a Xenia
- Non vi avevo mai vista prima, venite da una terra lontana? –
- Viene dall’Altra Dimensione – rivelò Keirha d’un fiato. I due si occhieggiarono per qualche secondo, era evidente che lei si era fatta estromette quell’informazione controvoglia; Octavius tornò al sorriso viscido
- E come appare Vadaris ad occhi così privi di pregiudizio? – 
- A dire il vero sono giunta con più di un pregiudizio, in questa terra - rispose finalmente Xenia. Sentì lo sguardo apprensivo della principessa, ma continuò – Purtroppo nessuno positivo, merito delle voci infamanti che giungono sino al mio mondo. Devo dire che sono del tutto infondate, questo posto è splendido – aggiunse ammirando l’arena attorno a sé 
- Il suo mondo? – le fece eco – Non mi dica che una semplice innocua adesso è al servizio della Principessa di Vadaris…
- Io non sono un innocua – ribatté senza accorgersene. Quasi si morse le labbra quando vide il volto sorpreso di Octavius aprirsi in un sorriso più ampio
- E cosa siete? – 
Ormai era tardi per tornare dietro. Era un’informazione che non aveva ancora dato alla principessa Kehira, e anche se si trattava di un decimo di sangue di razza, qualcosa le diceva che sarebbe stato meglio rivelarglielo in disparte. Di certo non davanti a metà dei nobili di Vadaris.
- Stregone – mormorò. Sentì un mormorio diffondersi sino alla terza gradinata. Octavius sembrava un bambino la mattina di natale – Il mio sangue discende da uno Stregone
- Che tipo di Stregone, se posso chiedere? – 
- Alchimista – rispose prontamente Xenia. Le era sempre sembrata un’informazione futile, eppure nessuno le aveva ancora posto quella domanda. Si guardò attorno e vide che tutti i presenti, invece, sembrano stupiti da quella rivelazione
- Bene, questo è molto interessante – Octavius rivolse appena uno sguardo alla principessa, prima di tornare famelico su Xenia – Sono pochi, ormai, i discendenti indiretti degli Stregoni ancora in vita. Vederne uno di presenza è quasi un onore – squadrò la figura di Xenia abbozzando persino un inchino – E’ splendido vedere che la nostra principessa è tanto votata alla causa da porre una discendente al suo fianco – 
- Ho da temere dalla mia ancella meno di quanto ne abbia tu da mio fratello se continuiamo a non dargli la giusta attenzione mentre fa il suo ultimo ingresso – così dicendo Keirha si era mesa in piedi e aveva iniziato ad applaudire guardando il cielo. All’inizio nessuno capì perché lo stesse facendo, ma subito dopo un ombra si stagliò sopra l’arena seguita da un fortissimo odore di zolfo. Due ampie ali fendettero l’aria facendo solleva gli abiti di Xenia, che rimase impietrita di fronte un drago in carne e ossa. Trevorian, in groppa sul dorso, sorrideva alla folla che si era unita agli applausi di Keirha. Il drago si adagiò sul terreno lasciando scendere il cavaliere, che si avvicinò con passo elegante alla tribuna d’onore lanciando un fiore ai piedi di Keirha
- Per la più bella – disse accompagnando le parole con un profondo inchino. Keirha sorrise imbarazzata per il dono del fratello e si avviò a raggiungerlo al fianco del grande drago. Xenia non riusciva a toglierli gli occhi di dosso: i grandi occhi gialli scrutavano la folla non perdendo d’occhio i due principi stanziati sotto l’ala destra. Le narici espiravano aria facendo sollevare la polvere e diffondendo il forte odore di zolfo; il suo fascino era incredibilmente simile a quello che emanavano i due principi nei loro abiti da cerimonia: ammaliante e tuttavia temibile.
- Io e mia sorella vogliamo ringraziare ognuno di voi per aver partecipato a questi dieci giorni di celebrazione in occasione della Grande Unione – un applauso fragoroso si diffuse dagli spalti, Trevorian lo accolse inclinandosi appena in un inchino riconoscente – Stanotte la principessa Keihra raggiungerà la mia futura sposa al confine per accoglierla e accompagnarla nella nostre capitale. E il giorno dopo – tuonò mantenendo strategicamente un secondo di suspance – Prenderò in moglie la Principessa del Popolo Fatato sotto la giurisdizione del Sesto Monaco – ammiccò verso la tribuna d’onore e Xenia si rese conto che poco lontano dalla poltrona reale era seduto un uomo in pesanti abiti grigi. Questi si mantenne inespressivo, tenendo lo sguardo fisso su un punto indistinto dell’arena. Il principe non sembrò badargli -per dare inizio a una nuova era di Pace. – un secondo applauso si sollevò in tutta l’arena e i presenti si misero in piedi per salutare i due principi. Xenia seguì velocemente la Principessa, cercando di non far caso alle centinaia di persone che la stavano fissando. Odiava quell’attenzione, la metteva infinitamente a disagio l’idea che quella branca di sconosciuti la stesse studiando.
Quando fu a qualche passo di distanza, sentì Trevorian mormorare 
- A quanto pare la tua ancella ha attirato non poca attenzione – continuava a sorridere salutando la folla, ma Xenia vide che ammiccò divertito alle spalle della sorella, esattamente dove si trovava lei -  immagino che tu non sia entusiasta del fatto che abbiano svelato così presto la sua natura – si voltò verso Keirha – scommetto che speravi di nasconderla anche a me, per un po’ di tempo – Xenia rimase impietrita all’ombra di Keihra. Non aveva idea di come Trevorian fosse a conoscenza della conversazione con Octavius, in più fino a quel momento ignorava che la sua natura potesse essere oggetti di tanto interesse. E dal tono con cui ne parlavano, non sembrava niente di buono.
Keirha afferrò la lunga gonna per spostarla gentilmente in direzione del fratello. Elargì il più dolce dei sorrisi inclinando la testa
- Sarebbe stupido da parte mia pensare di tenerti nascosto qualsiasi cosa abbia a che fare con una donna che vive a palazzo, Trev -  Trevorian parve soddisfatto di quella risposta, alla quale ribatté con un accenno di assenso – In più – continuò Keirha continuando a camminare verso l’uscita –Non credo ci sia motivo di dare così tanta importanza a un argomento come la razza di provenienze della mia ancella, anche se si tratta di sangue di stregone del quale – aggiunse affondando lo sguardo sul fratello – Possiede appena un decimo –Xenia strabuzzò gli occhi scoprendo quel dato che lei stessa ignorava – Perciò, qualsiasi cosa abbiano da commentare quei noiosissimi vecchi su argomenti obsoleti e ampiamenti battuti, non mi importa – concluse tendendo il naso in su e dimostrando di essere superiore alla questione fino in fondo
Trevorian la osservò divertito 
- Che c’è? – chiese lei scoprendolo a sghignazzare
Il ragazzo scrollò le spalle continuando a marciare verso il castello – Nulla, è solo che – a mio parere – il tuo piano non funzionerà –
- Non ho nessun piano, Trevorian – 
- E i Sette Monaci non approveranno mai la redenzione degli Stregoni, Keihra – entrambe le ragazze questa volta lo guardarono attonite. Lui non se ne sorprese – Senza offesa – disse volgendosi appena verso Xenia – Ma il fatto che stia per sposare una fata, non significa che fra cinque anni ti concederanno di sposare uno Stregone – 
Keirha fece un passo avvicinandosi a lui – Non ci sono più Stregoni praticanti, quei pochi che erano rimasti li hanno neutralizzati. Dovresti leggere un po’ di più – 
- Ho letto abbastanza da sapere come ridare potere a uno Stregone, a tutte le categorie di Stregoni. – rispose con sguardo tagliente – Ma immagino che quella di tuo specifico interesse, siano gli Alchimisti…-
- Cosa stai insinuando?- Keirha aveva alzato il tono di voce e i suoi fiammeggiavano rivelando tutte le sfumature rossastre –Sai che amo la schiettezza, mi fa perdere molto meno tempo-
- Vuoi che sia schietto? – la provocò lui indicando la presenza di Xenia. Trevorian allargò le braccia – Bene – schioccò la lingua sorridendo divertito, poi indicò accusatorio la sorella – Tu cerchi un modo per aiutare Vadlimir a trasformare i suoi inutili infusi in pozioni vere e proprie. Non è così che trascorrete le vostre giornate rinchiusi nelle stanze più recondite del castello? – La risata fragorosa di Keihra stonava decisamente con il tono concitato dell’accusa. Scuotendo la testa, s’incamminò verso il Castello lasciando il fratello esterrefatto
- Tu hai una straordinaria fantasia e io adesso devo proprio andare – 
Trevorian si affrettò a seguirla, Xenia rimarcò la sua scia – Non prendermi per stupido Keirha, non ho occhi solo per le tresche fra i corridoi-
- Ah no? - chiese ironica
Lui ignorò la sorella senza demordere – Non puoi negare che tu e Vladimir passiate molto tempo insieme, né che lui sia discendente del più grande Alchimista della storia di Tarya, o men che meno il fatto che tu possegga una serie di fiale che lui ti ha segretamente fornito – 
- Sono essenze di bacche e valeriana per la mia insonnia, Trev – spiegò lei paziente – che non funzionano neanche troppo bene – 
Ormai erano giunti alle soglie del castello. Xenia aveva il fiato corto per aver sostenuto il passo concitato di quei due, ma la curiosità e il desiderio di non perdersi nemmeno una parola avevano avuto la meglio
- Adesso, se non ti dispiace, io e la mia ancella dobbiamo affrettarci per gli ultimi preparativi – Keirha fece per dare le spalle al fratello, ma questi le bloccò il passaggio inchiodandola con lo sguardo. In quel momento Trevorian aveva perso ogni velo d’ironia e beffarda presunzione. Attraverso il verde, anche nei suoi occhi balenò una sfumatura più calda, meno evidente del rosso di Keirha. Ma era minaccioso quanto lei e forse anche di più. 
- Non osare tradirmi alle spalle, Keirha. So che tieni tu la maggior parte delle redini in questo Castello, te l’ho detto. Non sono cieco. E puoi anche decidere tu come dividere le terre, quanti e quali contributi dare alle famiglie che ti fa più comodo, lasciar passare di sottobanco merce illegale proveniente dalle terre a Sud, se preferisci – Keirha sembrò stupida da quelle parole. Finalmente dava attenzione alle sue parole – Ma non osare tradirmi alle spalle facendo qualcosa che non approverei, o tenendomi all’oscuro di qualcosa che può riguardarmi – 
- D’accordo – scandì ricambiando lo sguardo fiammeggiante – Comunque sarebbe una cosa che non farei mai. Sei mio fratello, Trevorian. Sei tutta la famiglia che ho –
Le labbra di lui si inclinarono in un sorriso triste – Ci sono anche i draghi –
Xenia non capì perché il principe avesse nominato a quel modo i draghi, come se fossero un ostacolo per l’affetto incondizionato della sorella; né perché lei rimase in imbarazzo, con le labbra sigillate, anziché ribadire che non erano in alcun modo una minaccia
- Sbrigatevi, fra meno di un’ora sorgerà la luna e dovete superare almeno tre costellazioni per arrivare fino al confine – cambiò discorso mostrandosi indifferente a quella reazione – E, per quanto poco ho letto – aggiunse tornando al sorriso sardonico – Le fate sono più potenti con la luna piena. Come primo incontro, anche se pacifico, vi sconsiglio di essere in posizione d’inferiorità – Diede le spalle alle due ragazze, avviandosi verso i battenti
- Prenderemo i cavalli, non voleremo sui draghi – gli urlò dietro Keihra
- Tanto meglio muovervi, allora – rispose secco Trevorian senza voltarsi – I Cavalli si imbizzarriscono più facilmente con la luna piena – 
Keihra lo guardò oltrepassare i battenti, continuando a ignorare la presenzia di Xenia per qualche minuto. Lei non poteva sapere quali pensieri attraversavano la mente della principessa, ma qualcosa nelle spalle ricurve e nel respiro profondo le suggerirono che un vero e proprio tormento si stesse abbattendo sulla ragazza. Dopotutto, non aveva che qualche anno in più di lei.
- Ha ragione – disse dandole ancora le spalle – Dobbiamo muoverci, o faremo un pessimo viaggio –
   
 
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