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Autore: Roxanne Potter    16/11/2018    3 recensioni
Gellert Grindelwald e i suoi pensieri durante una notte a Parigi.
Un ricordo gli attraversa la mente; una notte d'estate, ugualmente piovosa, il salotto di sua zia Bathilda, una finestra affacciata sulle strade deserte di Godric's Hollow e bicchieri di Burrobirra e Idromele sparsi sul pavimento.
Gellert chiude gli occhi e il crepitio del fuoco nel camino lo riporta a quella notte ormai persa nelle maree del tempo.

[Possibili spoiler su "Animali Fantastici - I crimini di Grindelwald"]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Le gocce di pioggia rigano il vetro come lacrime sottili. Gellert, in piedi davanti alla finestra del salotto e con le mani affondate nelle tasche della camicia, osserva il cielo cupo che sovrasta i tetti di Parigi e il labirinto di strade e vicoli, appena debolmente illuminati dai bagliori fiochi dei lampioni, che si estende a perdita d'occhio.
Parigi è magnifica, magnifica nella sua oscurità, nella sua aria decadente e malinconica, nel sibilo sinistro del vento che scuote violentemente i rami degli alberi contro le finestre.
C'è bellezza persino nella strada al momento vuota e desolata su cui affaccia l'appartamento; la pioggia, che sembra scivolare lenta e cadenzata nella notte, dipinge al suolo pozzanghere simili a specchi sui quali si riflette la pallida luce della luna.
Gellert non riesce a ricordare un tempo in cui non abbia amato l'oscurità, il volto macabro e al contempo romantico della vita; è solo nelle ombre, nel silenzio e nella solitudine che riesce a ritrovare il volto della sua stessa anima.
Sorride mestamente, mentre poggia una mano sul vetro freddo della finestra e vi fa scivolare lentamente le dita, illudendosi per un attimo di poterle fondere con le gocce di pioggia. Nel suo spirito non risuona altro che il dolce suono della pace interiore. Tutto sta andando secondo i suoi piani; è riuscito a riconquistare la libertà, sempre più maghi e streghe stanno passando dalla sua parte ed è sicuro che presto anche il giovane Creedence si presenterà spontaneamente da lui.
Parigi, riflette Gellert mentre i suoi occhi si accendono di un lampo di follia, sarà il palcoscenico del suo trionfo.
Il rombo di un tuono in lontananza sembra squarciare l'aria. Gellert allontana lo sguardo dalla finestra e osserva il salotto illuminato dalla luce del fuoco che scoppietta nel camino, il tappeto rosso scarlatto che ricopre il pavimento, le poltroncine imbottite intorno al tavolino di legno su cui ha lasciato una bottiglia ricolma a metà di Whisky Incendiario.
Senza sapere perché, Gellert si porta una mano alla catenina che gli cinge il collo e ne sfiora il ciondolo d'argento, ruvido e freddo sotto le sue dita. Un ricordo gli attraversa la mente; una notte d'estate, ugualmente piovosa, il salotto di sua zia Bathilda, una finestra affacciata sulle strade deserte di Godric's Hollow e bicchieri di Burrobirra e Idromele sparsi sul pavimento.
Gellert chiude gli occhi e il crepitio del fuoco nel camino lo riporta a quella notte ormai persa nelle maree del tempo. Albus è seduto a gambe incrociate su un divanetto in pelle rossa e ride, con un bicchiere di Idromele in mano, le gote infiammate e gli occhi azzurri che splendono della felicità di chi sembra appena essersi lasciato scivolare il peso del mondo dalle spalle.
-Ti rendi conto, Gellert? Tua zia è fuori per due giorni e noi invece di approfittarne per studiare e impegnarci nella ricerca dei Doni siamo qui a ubriacarci come due ragazzini.
La voce di Albus risuona attraverso il tempo, sembra rimbombargli nella testa come un'eco. Gellert serra la presa intorno a quel ciondolo che anni fa ha legato indissolubilmente il loro sangue e i loro destini e, per un attimo, le labbra di Albus sono di nuovo sulle sue; un bacio dolce e lento che riveste la sua pelle di brividi quasi strazianti nella loro intensità.
Sarebbe bello se quell'Albus diciottenne dai capelli rossi e il viso splendente di giovinezza fosse lì con lui. Sarebbe bello condividere quella notte di pioggia, il calore del fuoco, un sorso di Whisky, una risata in un salotto pregno dell'odore di polvere e legno bruciato.
Sarebbe bello potersi illudere di essere solo un ragazzino con le labbra ebbre di alcol e di amore.
Gellert apre gli occhi. È solo nel salotto, solo nel silenzio spezzato dal tamburellare sempre più intenso della pioggia sui vetri delle finestre.
Volge di nuovo lo sguardo alle strade di Parigi, alle sue luci tremolanti nell'oscurità. Parigi, la sua realtà, il suo campo di battaglia, il teatro nel quale il mondo assisterà alla rinascita del suo potere.
La mano lascia la presa sul ciondolo e lo sguardo nei suoi occhi si raffredda, mentre le sue labbra pallide si stringono in una linea dura e sottile.
Tutto ciò che esiste e che conta per lui è il potere, il Bene Superiore al quale ha sempre agognato. L'amore è solo una debolezza che Gellert Grindelwald non potrà mai più concedersi.

   
 
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