Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: ghostmaker    17/11/2018    2 recensioni
In un futuro non troppo lontano la tecnologia passa dall’applicazione militare a quella del consumismo di massa ed è in questo periodo che James Donovan, ex militare combattente, dopo averne beneficiato per guarire dalle ferite della guerra, decide di sperimentare un nuovo costrutto tecnologico da poco dato in concessione dai governi alle grandi multinazionali. La sua scelta gli cambierà la vita già dopo il primo giorno.
[Quarto classificato al contest “Bionica mente” indetto da molang sul forum di Efp]
Genere: Azione, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL DESIDERIO DI UN ANDROIDE





4° capitolo – Redmington House



Akemi mi ha rivelato tutto quello che sa ed è qualcosa che non avrei mai potuto nem-meno immaginare. Baxter è il capo di una banda di trafficanti di droghe e, finanziando la Redmington House può utilizzare gli androidi come spacciatori intoccabili grazie ad una legge creata apposta da personaggi compiacenti della politica. Sono furioso per aver permesso che una come lei entrasse in casa mia quindi non ho poi così tanti scrupoli a minacciarla di smontare ogni suo pezzo ma lei ha qualcosa che ancora non dice e credo che non ne sia nemmeno consapevole. Io non sono di certo una persona troppo normale e in casa ho quello che mi serve per farmi giustizia da solo; apro un cassetto per prendere le mie due pistole, le uniche due cose che sono sempre state fedeli dalla guerra fino ad oggi. Omar deve essere vendicato e non posso affidare il compito alla polizia, troppo distratta a fare cose inutili.
«Voglio entrare nella Redmington House e tu mi porterai e sono sicuro che conosci un passaggio diverso da quello dell’entrata principale».
Lei sta tremando e ricordo solo in quel momento che Akemi è collegata con gli altri androidi e che siamo nei guai ma, senza che gli dico qualcosa, mi mostra il bottone rosso sotto i suoi capelli.
«Dobbiamo fare in fretta perché non posso tenermi scollegata per troppo tempo a quest’ora del mattino».
Un dubbio attanaglia la mia mente. Perché mi ha rivelato tutto? Non le faccio domande, come ha detto lei, abbiamo poco tempo quindi la trascino con me giù delle scale e, raggiunta la mia moto, andiamo direttamente nel covo dei trafficanti.

Akemi mi mostra mentre riaccende il suo collegamento al computer centrale e mi fa segno con il dito di stare in silenzio mentre entriamo da una piccola costruzione semi abbandonata. A terra, nascosta da una cassa, c’è una piccola botola e Akemi la apre utilizzando il suo codice di sicurezza implementato nella mano. Scendiamo una scala di pochi gradini e iniziamo a camminare in un corridoio, dove le luci psichedeliche fanno sembrare di essere in una discoteca. Arrivati a una porta, lei la apre digitando un codice e mi accorgo che stiamo entrando nel posto in cui sono depositati i vari pezzi che utilizzano per assemblare gli androidi. Sotto un certo punto di vista sono affascinato da questa tecnologia che trasforma delle semplici macchine in affascinanti creature del tutto assomiglianti agli esseri umani, ma d’altro canto continuo a sentire la rabbia scorrermi nelle vene e faccio segno ad Akemi di proseguire. Aperta una nuova porta, riconosco la sala in cui siamo entrati: è adiacente alla sala di preparazione e l’avevo vista durante il mio tour nella Redmington House ma a quel punto Akemi mi fa segno di fermarmi lì ed io mi chiedo se debba fidarmi di lei oppure fare di testa mia, entrare direttamente negli uffici e iniziare a sparare a tutto ciò che ho davanti. Devo ascoltarla, non ho idea di cosa mi troverò davanti e solo lei può indicarmi come raggiungere il mio vero obiettivo: il Mainframe. Akemi si allontana, impugno le armi per sicurezza e mentre attendo il suo ritorno, osservo cosa c’è in questa saletta che può essermi di aiuto in caso di difesa o di fuga precipitosa. Si tratta di un archivio gestito con dei computer, così provo ad attivarne uno ma ha, come prevedibile, una password per autorizzare l’accesso. Ci provo con qualche serie di numeri e nomi a caso ma poi ho una folgorazione; digito il nome Akemi e il suo codice seriale, e il computer inizia a caricare una serie di cartelle tra le quali una attira la mia attenzione perché non avrei immaginato di trovare il nome di Omar Yadder. Penso che sia nel file di Akemi perché mio amico ma poi, scorrendo le pagine, faccio una scoperta inquietante perché non potevo immaginare qualcosa del genere; nei dati inseriti sulla scheda di Omar appare, scritta in evidenza, la frase “sospetta spia”. Purtroppo non ho il tempo di leggere il resto, Akemi sta tornando indietro, così scarico il file utilizzando il mio braccio cibernetico sia per capire quella strana frase, sia per avere una prova da mostrare alla polizia nel caso debba fuggire senza compiere la mia vendetta.
Akemi mi ha raggiunto. «Nell’edificio sono presenti soltanto dei dipendenti che sono ignari di collaborare con una banda di trafficanti. Possiamo uscire allo scoperto fingendo che mi hai portato per una riparazione urgente».
La ascolto di nuovo ed è strano che la mia diffidenza verso di lei stia calando ogni minuto che passa. Attraversiamo il corridoio dirigendoci verso una nuova sala chiusa con un codice quando sento chiaramente la voce di Ivy e il mio istinto è di puntare le pistole nella direzione da cui proviene il suono delle sue parole, ma mi trattengo perché non è certo un altro androide che voglio eliminare. La situazione è complicata perché se entro in azione metto in allarme il mio obiettivo e se entro ora nella sala dove è contenuto il Mainframe, sono sicuro che Ivy ci può trovare perché anche lei ne è collegata. Guardo gli occhi di Akemi e mi convinco che la soluzione ideale è quella di andarcene e tentare di smuovere l’inedia della polizia per farli indagare su questa faccenda così, evitando di farci scoprire, ci dirigiamo verso l’entrata principale perché è la strada più breve per scappare. Ivy non si vede, passo davanti alla segretaria sexy che avevo conosciuto e lei mi sorride senza riconoscermi, usciamo dall’ingresso automatico e la prima cosa che vedo è la macchina di Baxter. Sono nei guai e non posso usare armi, attendo che qualcuno scenda dall’auto e vedo il volto di Baxter mentre sorride poi, sento una fitta alla testa, qualcuno mi ha colpito e mentre cado a terra l’ultima cosa che vedo, è il volto di Akemi e la sua mano che impugna un portacenere tanto grosso da spaccare la testa di un toro. Non mi sembra sorridente, ma neanche tanto dispiaciuta di avermi colpito.

Mi risveglio e mi accorgo subito che mi hanno legato ma soprattutto che hanno tolto i miei apparecchi cibernetici prima di stringermi a una sedia come un salame.
«Signor Donovan, che grande dispiacere che provo nel trovarla qui».
Baxter parla ma io sono più furioso perché vicino a lui ci sono Ivy e Akemi, ed entrambe stanno ridendo di me.
«Ero così felice che lei avesse scelto una delle nostre perfette creature androidi così da permettermi di distribuire la “Angel Face” senza rischi nelle zone meno disagiate e invece ho scoperto che era stato il suo amico a spingerla verso di noi soltanto per poter indagare sulla mia organizzazione. Immagino lei non sapesse che Yadder era diventato informatore delle squadre speciali visto che ha scaricato il file su di lui dalla nostra banca dati».
La sua affermazione mi faceva comprendere perché, oltre all’occhio, mi avessero privato anche del braccio, ma ancora la mia rabbia ha solo Akemi come destinataria.
«Perché mi hai tradito dopo avermi svelato i piani di quest’uomo? Eri sincera mentre mi raccontavi tutto.» dico ad Akemi così pregno di nervoso da sbavare mentre parlo.
«Le rispondo io signor Donovan.» mi dice Baxter avvicinandosi. «Akemi ha davvero subito un piccolo guasto nella struttura neurale e, contrariamente agli altri prototipi, si è affezionata al suo padrone, anzi, potremmo anche dire innamorata. Ha cercato di farsi aiutare da lei per liberarla dal controllo che ho su un suo oggetto prezioso e del quale non può fare a meno per vivere ma purtroppo il suo sistema d’interfaccia ci ha comunicato automaticamente la vostra posizione. Capisce che gestendone il cervello, l’androide poi fa quello che voglio io».
La situazione è di estremo pericolo ma nonostante ciò mi sento quasi sollevato dalla spiegazione di Baxter sulle motivazioni che hanno spinto Akemi a compiere le azioni di questi giorni. Tranquillità che il Grigio sconvolge nuovamente.
«Signor Donovan, a questo punto lei conosce troppe cose della Redmington House ed è chiaro che non posso lasciarla andare via. Devo prendere le precauzioni dovute».
«Mi chiedo perché mi abbia tenuto vivo se ora ha intenzione di uccidermi».
«Ucciderla? Non ho intenzione di ucciderla, anzi, lei ha già subito degli innesti e quindi tornerà utile alla mia organizzazione sotto una forma diversa del corpo malandato che si ritrova ora».
«Che cosa intende dire?» chiedo non avendo capito di cosa parla.
«Donovan, non si preoccupi dei dettagli.» mi risponde sorridendo. «Sarà Akemi a spiegarle tutto mentre si occuperà di smembrare il suo corpo».
Baxter e Ivy escono dalla stanza mentre Akemi mi guarda intensamente e mi sembra che stia lottando contro la sua natura robotica.
«Dobbiamo uscire da qui, recuperiamo il tuo braccio e fuggiamo prima che il controllo neurale mi blocchi di nuovo». Avevo ragione; Akemi stava lottando!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: ghostmaker