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Autore: nikita82roma    17/11/2018    4 recensioni
Ambientata dopo la fine della serie. Kate Beckett e Richard Castle sono al loft, si sono da poco ripresi dal conflitto a fuoco con Caleb, si stanno riabituando ad una loro nuova quotidianità quando Rick legge una notizia sul giornale che attira la sua attenzione e le loro vite saranno di nuovo messe sotto sopra da un passato sconosciuto che viene a galla.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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In quelle giornate primaverili anche a Boston il clima si stava facendo più mite. Emily passeggiava nervosa fuori dalla scuola di Flynn. Era arrivata in anticipo per paura di essere in ritardo ed ancora faticava inconsciamente a ricordarsi che suo figlio non era più quel bambino piccolo con le guance un po’ paffute che le correva incontro ondeggiando un po’ per poi aggrapparsi alle sue gambe ogni volta che la vedeva, ma un giovane ragazzo capace anche di tollerare qualche suo minuto di ritardo, o più semplicemente le sembrava di non voler sprecare nemmeno un istante del tempo che gli era concesso di stare con lui.

In ufficio quella mattina nessuno aveva fatto una parola della visita del giorno prima, nessuno, nemmeno l’agente Jones che pure aveva assistito a tutta la scena ed aveva parlato con Kate Beckett. Di certo tutti sapevano o almeno intuivano, nessuno aveva parlato e fu intimamente grata a tutti. Complici i casi poco interessanti che aveva sottomano ed uno zelante Jones che sembrava voler fare di tutto per alleggerirle il lavoro, Emily si ritrovò quella mattina molto spesso a pensare a Kate, a sua sorella, a tutto quello che questo comportava.

Flynn uscì puntuale, felice di vederla e sempre più ben disposto nei suoi confronti. La presenza di sua madre, della sua vera madre, nella sua vita era una piacevole novità dalla quale, furbescamente, riusciva anche a trarne vantaggi. Era difficile che Emily gli negasse qualcosa, era sicuramente meno rigida di suo padre ed Alice e lui lo aveva capito. Un po’ si sentiva anche in colpa a sfruttare le debolezze di sua madre e quella voglia continua che aveva di farsi perdonare per la sua assenza, ma era un bambino sveglio e come tale cercava di ottenere il massimo. Aveva, però, col tempo capito quanto il suo rapporto con lei fosse diverso da quello che aveva con Alice, non era qualcosa che riusciva a spiegarsi bene, era qualcosa che sentiva. Alice era sempre stata molto protettiva ed affettuosa verso di lui, ma quando si era lasciato andare il modo in cui sua madre lo abbracciava e lo guardava era qualcosa di diverso. Nel loro imparare a conoscersi, Emily era diventata ben presto un punto fermo della vita di Flynn, qualcuno con cui sentiva che poteva confidarsi liberamente. Lei non lo sgridava e non lo giudicava, lo stava ad ascoltare e poi alla fine parlavano, Flynn sentiva che una parte del suo animo più ribelle era molto più vicino a lei che non a suo padre e quando gli aveva raccontato che aveva fatto a pugni con dei suoi amici per difenderla quando era in fuga, Emily immaginandosi suo figlio prima si fece una gran risata e poi lo abbracciò, commossa da quel gesto protettivo del suo bambino. Solo dopo fece uscire il suo lato da genitore responsabile, spiegandogli che non doveva farlo mai più. Almeno non fino a quando non avesse imparato a dare dei pugni e messo su qualche muscolo in più, ma questo lo tenne per sé, non glielo disse mai.

 

Aveva chiamato Warren prima di andare da Flynn e l’uomo dalla sua voce aveva subito capito che qualcosa non andava, anche se aveva negato più volte. Era l’unico di cui si poteva fidare, l’unico con cui poteva parlare, ma non per telefono. Si erano, quindi, dati appuntamento nel pomeriggio, nel parco vicino casa dell’ex poliziotto, un posto che anche Flynn amava molto e dove negli anni aveva sempre passato molto tempo con suo nonno e a giocare con altri bambini. Era quello che accade anche quel giorno, Emily e Warren rimasero seduti in una panchina, mentre lui ben presto si era lanciato in una corsa verso i giochi e i suoi coetanei.

- Cosa succede Emily? - Le chiese l’uomo senza che lei avesse bisogno di dire nulla - Ancora problemi con quell’idiota del padre di Flynn?

Warren faceva ormai fatica anche a nominarlo. Non gli era mai piaciuto e gli era piaciuto ancora meno dopo che Emily era scomparsa. Non aveva mai sopportato il suo accettare passivamente i fatti, lo smettere di cercarla così presto, il trovare dopo così poco tempo una nuova compagna, una donna che facesse da madre a Flynn. Stavano cancellando Emily dalla vita di suo figlio, ecco cosa stavano facendo, secondo lui, che invece in ogni occasione, cercava sempre di parlare di sua madre al nipote e spesso si era scontrato con Nick ed anche con suo figlio Jack: gli dicevano che così facendo avrebbe solo creato più traumi al ragazzo, ma lui non poteva lasciare che cancellassero del tutto il ricordo di Emily, lui cercava in tutti i modi di ricordare a Flynn chi fosse sua madre, ma si era reso conto che era sempre più difficile e che il bambino più passava il tempo meno era interessato a sentirlo ed anzi, aveva allontanato anche lui e questo non aveva fatto altro che aumentare il suo disprezzo per Nick.

- No, Nick non c’entra nulla, questa volta. - Warren sorrise. Quella frase di sua figlia implicitamente gli dava ragione, gli dispiaceva vederla sola, ma era contento che finalmente avesse aperto gli occhi sull’uomo che aveva sposato. - Si tratta di me e del mio passato…

- Ti sei ricordata qualcosa degli anni passati? - Aveva sempre il sospetto che lei sapesse più di quello che aveva detto, ma non aveva mai toccato il discorso né le aveva fatto pressioni. Se avesse avuto qualcosa da dirgli, lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà, come sempre. Aveva capito fin da subito che mettere Emily con le spalle al muro ed obbligarla a fare qualcosa non era il modo migliore per ottenere qualcosa da lei, anzi così aveva solo l’effetto contrario, si chiudeva di più. Aveva bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi.

- No, papà, è qualcosa di prima… È venuta a trovarmi una donna e mi ha detto di essere mia sorella. - Tirò fuori tutto in un fiato, non riusciva più a tenersi tutto dentro. Warren sussultò, guardando sua figlia che teneva lo sguardo fisso su Flynn che giocava spensierato.

- Una donna? Tua sorella? E come ti ha trovato?

- Ha letto la mia storia su un giornale, ha visto una mia foto…

- Certo… certo… la tua storia ha avuto molta risonanza… Stai attenta, Emily, è facile che qualcuno si possa avvicinare a te, per ottenere qualcosa adesso… Come fai a sapere che dice la verità? - Warren era diffidente di natura, ma per quello che riguardava sua figlia, ancora di più. Non credeva fosse possibile che avesse una sorella e che questa si facesse viva solo per aver visto una foto e letto una storia, no, non ci credeva. Molto più probabile che fosse qualche mitomane o peggio, qualcuno che voleva approfittarsi di Emily in un momento di difficoltà, ma lui l’avrebbe messa in guardia, difesa ed aiutata. Nessuno avrebbe più fatto del male alla sua bambina.

- Non credo voglia qualcosa da me, e mi ha mostrato un test del DNA. È mia sorella. - Lo aveva detto ad alta voce. Era un’ammissione e una resa a quell’idea. Kate Beckett era sua sorella. Lo era, senza dubbio, se ne rese conto quando si trovò a dover difendere le sue buone intenzioni da suo padre, eppure lei era stata la prima ad attaccarla, però adesso era diverso.

- E come ha fatto ad avere il tuo DNA? Chi è questa donna Emily?

- È il Capitano Katherine Beckett della polizia di New York. È mia sorella, la mia gemella. - Fece vedere a suo padre una foto di Beckett che aveva trovato facendo una ricerca sul web. Trovare informazioni su di lei era stato molto più facile di quanto pensasse, tra i siti di intrattenimento che riportavano gossip su Castle e lei e le vecchie notizie del caso LokSat aveva avuto modo di trovare più notizie di quanto pensasse.

Warren prese il telefono dalle mani della figlia e guardò la donna attentamente, poi di nuovo Emily ed ancora lo schermo.

- È uno scherzo Emily? - Le chiese sconcertato dalla somiglianza.

- No, papà. Lei è Kate Beckett e come puoi vedere, non posso avere dubbi che dica la verità.

L’uomo le ripassò il telefono e rimasero entrambi in silenzio. Emily, la sua Emily, quella bambina che da subito aveva amato ancora di più che se fosse veramente sua figlia, aveva una sorella e quindi una famiglia. L’aveva appena ritrovata ed ebbe improvvisamente paura di perderla ancora. Emily osservò suo padre e gli passò un braccio sulle spalle, voleva un contatto, lo vedeva turbato e voleva rassicurarlo, ma Warren non voleva far vedere la sua debolezza ed immediatamente si ricompose.

- Ci hai parlato? Cosa ti ha detto? - Le chiese.

- Poco io… non ce l’ho fatta. Mi ha raccontato la storia, per quello che sapeva lei. Ha scoperto da poco di avere una sorella gemella. I suoi non glielo avevano mai detto. Erano convinti che fossi morta alla nascita, per quel che ha potuto scoprire facendo delle indagini, c’è stato uno scambio alla nascita con una donna che aveva partorito lo stesso giorno e che aveva abbandonato la figlia.

Warren ascoltò in silenzio. Possibile? Possibile che la vita di Emily fosse stata determinata tutta da uno stupido errore?

- Sai, l’unica cosa reale è il luogo dove sono nata, New York. Non mi chiamo Emily ma Christine e sono anche un anno più vecchia. - Provò a sorridere, ma non ce la fece.

- Tu per me sarai sempre la mia Emily - Bonficchiò Warren tra un colpo di tosse finto, per mascherare la sua emozione.

- Sarò sempre la tua Emily. - Ribadì lei prendendogli la mano.

- A Flynn lo hai detto? - Si informò.

- Non ancora.

- Pensi di rivederla?

- Si ferma ancora qualche giorno qui a Boston. Sì, penso che la rivedrò.

   
 
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