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Autore: GrandeStefania    17/11/2018    2 recensioni
Avete mai riflettuto su che cosa compone noi esseri umani? Molecole e sangue è la spiegazione scientifica, anima e corpo quella religiosa... Eppure l'essenza del mondo è molto più complicata di così, almeno la storia che sto per raccontarvi lo è.
Mettetevi comodi, perché state per conoscere sette ragazzi, molto molto speciali e questa... è la loro storia.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"I feel like I'm drowining,

You holding me down and...

Killing me slow... so slow... oh no

I feel like I'm drowning."

Erano queste le parole che Jeon Jungkook stava canticchiando, mentre il volume delle sue cuffie era al massimo e lui era sulla sua bici blu cobalto, mentre pedalava sistematicamente in direzione di un edificio di mattoni scuri, che gli adulti denominano scuola ma che per lui era soltanto un insieme di persone mentalmente instabili che credevano che fosse più importante conoscere la vita di Napoleone che vivere la propria.

Mentre i suoi timpani tremavano al suono ripetitivo delle note e i suoi capelli corvini venivano accarezzati dal vento, Jungkook mise saldamente un piede a terra, fermandosi nell'area dedicata alle biciclette antistante al cortile. Chiuse il lucchetto a chiave e si alzò, osservando le tante finestre che caratterizzavano la facciata principale della Dongdaemun high school.

Jungkook non era mai stato più felice di vedere quell'edificio come quel giorno, perché finalmente, stava per incominciare il suo terzo e ultimo anno di liceo e per come la vedeva lui, prima incominciava e prima finiva e nonostante fosse un ottimo studente, non era mai stato un amante delle persone che frequentavano quella scuola. Erano tutti così convinti di essere dei scesi in terra, sembrava quasi dovessi anche inchinarti al loro passaggio e se non lo facevi saresti stato colpito da una maledizione divina e terrificante. Ma la verità è che erano tutti dei grandissimi stronzi, figli di papà e Jungkook non tollerava i loro atteggiamenti.

Ovviamente il corvino non si era mai azzardato a parlare con uno di loro, anche se non ne avrebbe comunque trovato il coraggio. Era fin troppo timido e riservato per esporre i suoi pensieri e per questo non aveva nessun amico, a parte Kim Yugyeom. Lo conosceva dai tempi dell'asilo e da quel momento non si erano mai lasciati; passavano molto tempo insieme a giocare ai videogiochi o ad ascoltare musica, ma spesso si ritrovavano anche a parlare di argomenti seri ed era per questo che Jungkook gli voleva davvero bene, perché poteva fare l'idiota e il momento dopo essere serio se ce n'era bisogno.

La scuola non era del tutto piena, infondo Jungkook arrivava sempre in anticipo, almeno venti minuti prima che suonasse la campanella. Perché lo facesse? Per quell'enorme quercia che si trovava nel cortile sul retro e che per tre anni era stato un rifugio sicuro per il minore. Ci andava ogni giorno, di prima mattina, si metteva lì seduto, sotto le fronde e ascoltava musica, osservando il cielo. Lo aiutava a rilassarsi e a pensare a tutto e a niente. Era diventata una sua abitudine fin dal primo anno di liceo, quando per puro e semplice caso, si ritrovò a passeggiare in quel cortile davvero poco popolato, per fuggire via da tutte quelle persone che non facevano altro che puntargli il dito e vociferare.

"È il figlio dei Jeon... ma ha gli occhi azzurri."

"Dicono che è un tipo strano, che è pericoloso."

"Si dice che abbia ucciso qualcuno."

Tutte quelle voci, tutte quelle assurdità, gli riempivano la testa ed era per quello che ogni mattina doveva trovarsi lì, semplicemente per rilassarsi, e per aiutarsi ad affrontare quella giornata, che sapeva sarebbe stata piena di occhiatine e vociferi.

Ma quella mattina, Jungkook trovò il suo posto sotto la quercia, occupato da un ragazzo snello e dai capelli dorati, che incurante delle persone attorno a lui, teneva tra le dita lunghe e affusolate una sigaretta fumante, mentre i suoi occhi scuri, osservavano curioso le fronde dell'albero.

Il fiato del corvino si fermò alla sua vista, lo innervosiva il fatto che stesse occupando il suo posto speciale, ma allo stesso tempo, lo incuriosiva. Non l'aveva mai visto lì e non aveva la più pallida idea di chi fosse. I suoi occhi scrutavano curiosi il corpo di quel ragazzo, osservando il modo in cui era vestito e la sua aria da ragazzo poco raccomandabile. Indossava una maglia bianca, davvero molto larga, che gli nascondeva parte delle braccia e gli arrivava fin sotto il sedere, mentre metteva ben in mostra le sue clavicole dato l'enorme scollo. Aveva un pantalone nero, anch'esso decisamente largo, che era tagliato sui polpacci e lasciava nuda la pelle della sua gamba e delle sue caviglie. E fu proprio lì che l'occhio di Jungkook cadde inevitabilmente.

Sulla sua caviglia destra, c'erano delle voglie... non riusciva a vederle tutte da quella postazione ma era sicuro che fossero identiche alle sue... quelle che gli circondavano quel suo tratto di pelle, quasi formassero una catena.

A quel punto gli occhi del ragazzo si fermarono sulla figura del corvino, che proprio in quel momento alzò lo sguardo in direzione del suo. Le loro iridi si incatenarono e per loro due sembrò come se il tempo si fosse fermato. Il vento sembrò velocizzare il suo soffio, scuotendo i loro abiti e i loro capelli da una parte all'altra, le loro caviglie presero a bruciare, in due punti ben precisi e i loro respiri si mozzarono per quello che parve loro un secolo. Le loro labbra si schiusero in simultanea e i loro occhi sembravano quasi luccicare.

Si persero nei loro sguardi, fin quando la sigaretta che l'altro ragazzo teneva ancora tra le dita non scoppiò, infiammandosi improvvisamente e la fontana che occupava il centro del cortile non esplose in una miriade di acqua che inondò il prato, facendoli destare dal loro stato di trance.

Jungkook spalancò le labbra, per poi guardarsi intorno, come se fosse appena stato scoperto a fare qualcosa di tremendamente illegale e nonostante la sua caviglia continuasse a bruciare, scappò via, lontano da quel ragazzo e dal casino che si stava iniziando a formare intorno la fontana.

Che cosa era appena successo? Chi era quel ragazzo? E come era possibile che avesse le sue stesse voglie?

Il corvino corse dentro l'edificio, rifugiandosi in uno dei cubicoli del bagno maschile, respirando affannosamente, per poi sedersi sul water e alzare l'orlo dei suoi jeans, cercando di capire che cosa fosse quel bruciore che continuava a provare.

I suoi occhi si spalancarono alla vista di due delle sette voglie illuminate... come se fossero state delle lampadine al neon e qualcuno avesse spinto l'interruttore per accederle. Una formava una sorta di goccia, mentre l'altra, che era molto simile alla precedente, assomigliava ad una fiammella. Come diamine è possibile una cosa del genere? Che cosa sta succedendo?

Mentre quei pensieri accavallavano la sua mente, sentì la porta del bagno spalancarsi e dei passi farsi sempre più ripetitivi. D'impulso strinse le ginocchia al petto, cercando di non farsi sentire, le voglie continuavano a brillare e la sua mente stava ancora cercando di darsi una spiegazione logica.

Rimase tutto incredibilmente in silenzio, prima che qualcuno bussasse alla porta del suo cubicolo e lo facesse letteralmente saltare in piedi.

"Jungkook, mi spieghi che hai da correre? Ti stavi cagando addosso per caso? Sbrigati che tra un po' iniziano le lezioni!" Ed ecco a voi Kim Yugyeom, che arriva sempre nei momenti meno opportuni.

Il corvino controllò di nuovo la sua caviglia, ancora troppo scosso da quello che gli stava succedendo, ma incredibilmente, le due voglie avevano smesso di brillare, tornando di quel colore rosato, leggermente più scuro della sua pelle. Ma che diamine?

Dopo aver passato più volte il dito sulle due voglie, Jungkook tirò un sospiro sconsolato, prima di aprire la porta e ritrovarsi il braccio del suo migliore amico attorno alle spalle, mentre lo spingeva velocemente fuori dal bagno.

"Hai sentito la novità?" chiese il castano, senza nemmeno salutare l'altro propriamente.

"Lo sai che non mi interesso di quello che succede qui dentro, Yugyeom." Esordì scocciato e ancora un po' confuso il corvino.

"Si ma questa la devi proprio sentire." Il tono del castano era decisamente euforico, quasi come se fosse a conoscenza del segreto per l'eterna giovinezza. "Hai già sentito parlare di Kim Taehyung, il ragazzo nuovo?"

"Chi?" Jungkook non era a conoscenza del fatto che ci fosse un nuovo arrivato in quella scuola e sinceramente non gliene poteva importare di meno.

"Oh andiamo amico! Ma in che mondo hai vissuto fino ad ora? Quest'anno è arrivato nella nostra classe questo ragazzo. Ha 22 anni ed è ripetente per la terza volta consecutiva!" l'amico ne parlava come se il fatto di essere stato bocciato per due volte rendesse quel ragazzo un dio.

"E allora? Dovrebbe importarmi?" il corvino non riusciva a capire il perché di tutto quell'entusiasmo e sinceramente non gli interessava nemmeno conoscerne il motivo.

"Lasciami finire! Comunque, Jeon Soyeon della terza D, mi ha detto che quel Kim Taehyung è stato già spedito in presidenza, per aver dato fuoco ad un albero!"

A quel punto, gli occhi di Jungkook si spalancarono dalla sorpresa... Possibile che quel ragazzo che aveva visto stamattina fosse...? "Ha... Ha dato fuoco ad un albero?"

"Si! Sono dovuti intervenire gli insegnati e ha detta di Soyeon, è stata una scena epica!"

Jungkook non capiva come quell'evento potesse sembrar loro epico, non riusciva proprio a vedere la parte divertente della situazione. Sinceramente, tutto quello gli aveva immesso un'enorme ansia. Aveva una strana sensazione, qualcosa gli diceva che quel ragazzo era importante... ma non sapeva né per corsa, né cosa centrasse con lui.

I due amici si ritrovarono seduti nel loro solito banco, il terzo vicino dal muro, alla parte della finestra; mentre Yugyeom continuava a chiacchierare sulla storia dell'albero in fiamme e Jungkook faceva finta di ascoltarlo, con il viso poggiato su una mano e un broncio annoiato dipinto sul volto.

Ma quel tremendo vociferare che aleggiava nell'aria fu smorzato dall'entrata della professoressa di lingue straniere, seguita dal ragazzo che il corvino aveva visto quella mattina. I loro occhi si incontrarono di nuovo e quel fastidioso bruciore alla caviglia tornò. Jungkook abbassò immediatamente lo sguardo sulla caviglia destra del maggiore, per vedere se anche lui avesse il suo stesso effetto, ma si stupì constatando che le macchioline erano coperte da una cavigliera di stoffa nera, davvero spessa.

Il viso di Kim Taehyung era tremendamente serio e i suoi occhi non si staccavano dalla figura del corvino che intanto lo osservava incantato. I suoi tratti erano spigolosi ma dolci, il taglio dei suoi occhi di una perfezione assoluta, i capelli dorati che ricadevano leggiadri sulla sua fronte ambrata, gli donavano un tocco principesco e le sue labbra, rosee e gonfie, decisamente screpolate ma dall'aspetto dolce. Era incredibilmente, tremendamente bello...

Gli occhi chiari di Jungkook non si staccarono un secondo da quelli scuri come il carbone dell'altro. Entrambi si scrutavano con curiosità, consapevoli di essere legati da qualcosa... pur non conoscendosi neanche.

"Silenzio ragazzi. Benvenuti a questo nuovo anno alla Dongdaemun high school, quest'oggi abbiamo il piacere di conoscere questo bel giovanotto qui, che farà parte della vostra classe fino al diploma. Premo signorino, si presenti." La voce squillante e dal forte accento britannico della professoressa Jones, risuonò all'interno della stanza, mentre Taehyung si piazzava davanti la cattedra, dopo aver rivolto un sorriso e un inchino alla professoressa.

"Ciao a tutti, io sono Kim Taehyung, è un piacere per me conoscervi, prendetevi cura di me, per favore." Disse nel solito tono di presentazione, prima di inchinarsi alla classe e dirigersi in uno dei banchi vuoti infondo all'aula.

Jungkook non riusciva a distogliere lo sguardo da lui, era come ipnotizzato, come se ci fosse una sorta di corda legata al suo capo, che ogni volta che tentava anche solo di distogliere lo sguardo, lo tirava a rigirarsi. Taehyung non era da meno, continuava a fissare l'altro di rimando, con occhi inquisitori e quasi... nervosi?

Durante le lezioni i due furono ripresi più volte dagli insegnati che si susseguirono in quella giornata, cercando di farli prestare attenzione a ciò di cui si stava discutendo, ma nulla sembrava distrarre quei due ragazzi dalle proprie iridi. Tutto quello strano interesse l'un per l'altro non passo inosservato a Yugyeom che osservava stranito il comportamento abbastanza ambiguo del suo amico.

Quando la campanella del pranzo suonò, Jungkook si alzò velocemente, allontanandosi di gran passo da quell'aula e da quel ragazzo. Cosa diamine gli prendeva? Chi era quel tizio? Cosa voleva da lui? Come era stato possibile quell'evento accaduto quella stessa mattina? Stava forse impazzendo?

Il corvino allungò il passo, fino a ritrovarsi in cortile e bloccarsi alla vista del suo albero... per metà completamente annerito. I tre rami masti erano completamente bruciacchiati, mentre le tante ramificazioni erano quasi del tutto incenerite, parte del tronco era annerito sul lato destro, mentre quello sinistro era quasi completamente intatto. Quindi era la sua quercia, l'albero che aveva preso fuoco...

A passo lento, Jungkook si diresse verso il basamento dell'enorme tronco, con occhi increduli e labbra schiuse. Fece un leggero giro di ricognizione intorno all'albero, ancora in uno stato di confusione più totale. Le vene del legno era spesse e rugose, interrotte solo da quegli strati di cenere nera e ancora leggermente calda. Le iridi chiare del corvino, perlustrarono ogni angolo di quella pianta secolare, per poi soffermarsi su un'impronta scura, posta proprio al centro del tronco. Una mano dalle dita lunghe, era impressa a fuoco sul legno scuro, mentre una scia di cenere la seguiva, fin sopra i rami anneriti... che cavolo?

"Stai ammirando l'opera?" chiese una voce grave e profonda, facendo sussultare il ragazzo e aggrapparsi all'albero, poggiando la mano proprio sull'impronta che macchiava il legno.

Una leggera risata cristallina seguii quel gesto, facendo alzare lo sguardo di Jungkook sulla figura di Kim Taehyung che smagliante, si strofinava causalmente i capelli, in un tentativo di regalargli più volume.

"Hai... hai causato tu q-questo?" chiese con fissandolo dritto negli occhi, con tono strozzato dall'indesiderata timidezza.

"Io... io non lo so." Rispose serio il ragazzo, lasciando cadere il suo braccio lungo il fianco, prima di sedersi sul prato, a gambe incrociate poggiando le mani sull'erba, reggendo il suo busto, mentre gli occhi scrutavano le fronde, proprio come stava facendo quella mattina.

"Come fai a non saperlo? Se sei stato tu, lo sai e basta!" Jungkook non sapeva se quel ragazzo lo stesse prendendo in giro, oppure fosse davvero così strano come si mostrava.

"Non lo so e basta. Non è la prima volta che mi succede!" sbottò il ragazzo, che quella stessa identica risposta se l'era sentita ripetere talmente tante di quelle volte che non faceva altro che irritarlo. "Mi succede di continuo... ogni volta è sempre la stessa storia. Qualcosa nelle mie vicinanze prende fuoco e io non so nemmeno come..."

Jungkook era ancora in piedi, non distogliendo gli occhi da quel ragazzo, se non per andare ad osservare quella mano nera che macchiava il legno. Rimasero in silenzio entrambi per quelle che parvero ore, un silenzio carico di tensione ed imbarazzo, di curiosità e di confusione. Loro non si conoscevano, eppure avevano l'impressione di doverlo fare.

Con non si sa quale coraggio, Jungkook parlò, interrompendo quello strano e inquietante silenzio. "Posso capirti." Due semplici parole, che fecero abbassare gli occhi al maggiore e puntarli dritti in quelli blu del più piccolo.

"Tu puoi capirmi?" chiese di rimando il biondo, corrugando la fronte.

"S-si." Jungkook si sedette anche lui sul prato, a gambe incrociate, poggiandosi con la schiena al tronco, abbassando gli occhi sull'erba verde davanti a se. "Fin da piccolo... mi capitano cose strane. Tutte legate all'acqua. I miei genitori non mi portano mai in piscina, o al mare... tantomeno all'acquario, e io non so nemmeno il perché succedano a me... mi considero solo sfortunato."

Taehyung rimase in silenzio, capendo perfettamente lo stato d'animo del minore, prima di aprire bocca e chiedere: "Come ti chiami?"

Jungkook alzò subito gli occhi, puntandoli in quelli di Taehyung, schiudendo la bocca, mentre le sue guance si tinsero di un colore rosato, rendendolo davvero adorabile agli occhi del maggiore.

"S-sono Jungkook, J-jeon Jungkook." Il corvino trovò incredibilmente difficile rispondere a quella domanda. Era sempre stato molto timido, e sinceramente quel ragazzo che si trovava davanti a lui lo innervosiva ancora di più.

"Kim Taehyung, anche si immagino tu già lo sappia." Il biondo alzò una mano, porgendola al minore, attendendo che lui la stringesse.

Jungkook osservò le sue dita lunghe e affusolate, alla vista leggermente callose, con le guance che andavano letteralmente a fuoco, facendo attendere fin troppo il maggiore, prima di porgere anche la sua, leggermente più piccola, stringendo la presa sulla sua pelle, al tocco davvero calda.

Appena le loro mani entrarono in contatto, entrambi sussultarono dal dolore, mentre i loro occhi si illuminavano. Entrambi lasciarono immediatamente la presa, spalancando le palpebre, increduli.

Le loro caviglie bruciavano all'impazzata, gli occhi di Jungkook brillavano di un affascinante verdazzurro, mentre quelli di Taehyung presero una sfumatura arancio, davvero ambigua.

"Che diavolo?" Taehyung si tolse la cavigliera, mentre la sua pelle continuava a bruciare, e vide di nuovo le voglie a forma di goccia e a forma di fiamma, illuminate come due stelle notturne.

Jungkook alzò il suo jeans e lo stesso fenomeno si stava presentando sulla sua caviglia. Cosa diamine stava succedendo?

I due ragazzi si guardarono negli occhi, impauriti e confusi. Le loro pelli bruciavano dolorosamente e le loro iridi continuavano a brillare.

Il dolore aumentò così tanto che Jungkook per puro e semplice impulso, afferro la mano di Taehyung e la strinse forte, stringendo gli occhi. Taehyung fu preso alla sprovvista, ma ricambiò la stretta chiudendo anche lui gli occhi.

Il vento incominciò a soffiare sempre più forte, e i respiri dei due ragazzi cominciarono a velocizzarsi. Le loro fronti si coprirono di un leggero strato di sudore, mentre le loro mani stringevano la presa così forte, quasi la loro vita dipendesse da quel semplice gesto.

Dopo un po' il vento smise di soffiare, le loro caviglie smisero di bruciare e i due ragazzi ancora leggermente scossi, aprirono pian piano gli occhi, fissandosi nelle iridi che erano tornate del loro color naturale. I loro respiri erano decisamente affannati, le loro pelli sembravano ancora bruciare, e le loro guance erano colorate come due ciliegie d'agosto.

Le loro mani ancora intrecciate non trovavano il coraggio di lasciarsi, tantomeno le loro iridi quello di staccarsi. Che cosa gli stava accadendo? Cosa erano loro due? Chi erano esattamente?

Lo sguardo di Jungkook ricadde sulle loro dita intrecciate, mentre sul dorso delle loro mani, iniziavano a comparire pallide due parole, semplici quanto terrificanti.

"Che cosa significa tutto questo?" chiese Taehyung, avvicinando la sua mano al viso, analizzando la nuova cicatrice, ancora fresca, che macchiava la pelle del suo dorso. "Ignis" diceva...

"Non lo so." Rispose serio Jungkook osservando allo stesso modo il suo dorso, dove un "Aqua" pallido incideva la sua mano.

I due ragazzi erano senza parole, non sapevano nulla di tutto quello che gli stava succedendo. Erano impauriti e confusi, ma di certo non erano stupidi.

"Ignis significa fuoco, in latino." Sussurrò piano Taehyung, tenendo ancora gli occhi incollati a quella piccola cicatrice.

"Aqua è il termine latino per acqua..." intervenne con tono incredulo Jungkook. "Le voglie... dobbiamo controllare le voglie."

Velocemente i due ragazzi, sollevarono i loro polpacci, accavallando le loro gambe e osservando le sette macchioline, che circondavano le loro caviglie. Quella a forma di goccia si era colorata di blu, mentre quella a forma di fiamma di rosso, un rosso brillante, quasi vivo. I loro occhi si spalancarono, per poi incatenarsi ancora una volta, gli uni negli altri.

"Questo vuol dire che... che io e te..." la mente fi Jungkook lavorava a cento chilometri orari, cercando di metabolizzare inutilmente quegli avvenimenti.

Taehyung non stava per credere nemmeno lui alle parole che stava per pronunciare, e non sapeva nemmeno con quale coraggio le aveva pensate, ma concluse la frase iniziata dal corvino con:

"Siamo l'acqua... ed il fuoco."

 

Angolo autrice:

Hello boys and girls! Ed eccomi con il primo capitolo di questa storia. Lo so, siete ancora confusi, ma tranquilli vi chiarirò le idee più avanti! La canzone che cito ad inzio capitolo è "I feel like I.m drowning" di two feet, che vi consiglio vivamente di andare ad ascoltare.

Allora, come avrete già capito questa storia si baserà sugli elementi naturali... eppure gli elementi sono solo 4, quali saranno gli altri tre? E soprattutto chi rappresenterà cosa? Beh... ovviamente dovrete continuare a leggere per scoprirlo. Spero che l'idea vi piaccia e che non mi odierete troppo, perché darò un gran da fare ai nostri sette protagonisti.

Step.

   
 
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