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Autore: milly92    19/11/2018    1 recensioni
“Io sono Alice, piacere. La mediatrice culturale”.
“La che?”.
Offesa, feci una smorfia: il mio era un mestiere come tanti, non di certo uno di quelli super fighi con il titolo tradotto in inglese giusto per sembrare ancora più irraggiungibili.
“La me-dia-tri-ce culturale” rispiegai pazientemente.
“Ah, mediatrice! A causa del viaggio sto così fuso che avevo capito meretrice, ecco perché ero confuso” ridacchiò, con un palese accento romano. “Salvatore, comunque. Piacere. Faccio questo mestiere da cinque anni e non ho mai sentito parlare di una mediatrice nel team!”.
“E’ un’eccezione, oltre agli inglesi ci sono gli spagnoli e l’azienda aveva bisogno di una traduttrice. Diciamo che è un esperimento... Scusami comunque, mi sono bloccata nel bel mezzo della strada perché ho appena ricordato di aver dimenticato l’adattore e il mio cellulare è appena morto”.
“Azzò, sei perspicace, Alice la Mediatrice. Spero non dimentichi le traduzioni delle parole così come dimentichi le cose essenziali”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Day 7: Merito Tante Cose Belle
Capitolo 6
Day 7: Merito Tante Cose Belle
Quel mercoledì mi svegliai con aria beata, tanto che nemmeno i versi dei gabbiani che puntualmente si sentivano a qualsiasi ora del giorno mi diedero fastidio.
Nel giro di meno di dodici ore avrei riabbracciato Nadia, la dolce e forte ragazza che da un anno a quella parte era una sorta di mentore per me, quella che un mese dopo il mio arrivo a Milano aveva mollato tutto per trasferirsi nella stessa città, trovare lavoro nell'ambito che amava e una casa.
Probabilmente, senza di lei non ce l'avrei fatta a superare tutte le avversità dei mesi precedenti.
Il giorno in cui Luca si era presentato a casa mia per dirmi la verità sul tradimento, era stata lei la prima a capire che c'era qualcosa che non andava visto che ero scomparsa dalla circolazione e non rispondevo ai messaggi.
Si era presentata fuori casa mia, di sabato pomeriggio, e se ne era andata direttamente il lunedì mattina, accompagnandomi al lavoro dopo avermi trattato come una bambina bisognosa di cure e tanto amore.
Mi aveva asciugato i capelli, me li aveva pettinati, aveva scelto cosa farmi indossare... Come se non bastasse, aveva attraversato mezza Milano durante la pausa pranzo per non lasciarmi sola.
Non avrei mai pensato di poter volere bene a un'amica conosciuta quasi per caso un anno prima, ma ormai lei era inevitabilmente più presente rispetto alle mie amiche storiche.
Nadia non era una semplice amica, era uno spirito guida, una presenza costante, un'anima bella sotto ogni aspetto che meritava ogni felicità possibile e immaginabile.
Nel giro di poco avrei scoperto una novità assurda che mi avrebbe reso il tacere ancora più difficile e avrebbe mandato all'aria una giornata di lavoro, ma non potevo ancora saperlo.
Erano le sette meno venti, quindi in Italia erano le otto meno venti e probabilmente Nadia era in metro per l'ultimo turno di lavoro da Sephora prima del giorno di ferie che aveva ottenuto con tanta fatica.
Registrai un audio chilometrico -con tanto di gabbiani in sottofondo - in cui le raccontavo come mi sentivo per tutto quel piano che avevamo elaborato e lei era decisamente su di giri all'idea di visitare Dublino e fare una sorpresa al suo ragazzo.
A stento ebbi il tempo di prepararmi e quasi arrivai in ritardo al classico appuntamento pre colazione con Saverio, dove fingere fu davvero dura.
Lui aveva la testa tra le nuvole e me ne accorsi dal suo parlare poco e niente, fino a quando non esordì dicendo: "Ieri era un anno da quando io e Nadia, da semplice Coordinatore e Group Leader, pranzammo insieme dopo qualche giorno di occhiate, attenzioni e battutine. Stanotte, dopo poco mezzanotte, sarà il nostro anniversario, quello del momento in cui lei ebbe tanto coraggio da baciarmi dopo la riunione. Io non ce l'avrei mai fatta, non avrei mai osato pensare di suscitare dell'interesse in lei... Se non fosse stato per lei, probabilmente ora sarei il solito me cinico e sprezzante. Bisogna osare nella vita, Alice, sempre".
Mi ci volle una forza sovrumana per fingere di non sapere nulla e limitarmi a guardarlo con aria felice.
"Quindi" continuò lui, "Ieri pomeriggio ho osato in un modo che non avrei mai creduto di osare. Io mi fido di te, sarai pure scema e tutto ma sei fedele e leale, manterrai il segreto, vero?".
Esitai, senza sapere bene cosa dire.
Un altro segreto? Già stavo scoppiando nel tenere per me quello di Nadia, non potevo mantenerne un altro!
Il problema, però, era la mia eccessiva curiosità che mi portò a dire di sì.
Saverio esitò, prese un bel respiro, poi si voltò e frugò in una tasca del suo giubbino.
Mi portai una mano alla bocca quando capii tutto e lui mi fece segno di tacere.
Era una scatolina di velluto blu che, aperta, mostrava un meraviglioso anello con una pietra verde acqua.
"Colpo di scenaaaa! Saverio diventa pazzo e chiede ad Alice di sposarlo!".
Sobbalzai, maledicendo quel cretino di Mario che era entrato a sorpresa in cucina, con la solita aria svagata ma felice e un mega sorrisone.
"Mario, tu lo sai?" chiesi, andando quasi in panico.
"Certo che lo so, Ali. Ero con lui quando lo ha comprato! Questo pazzo all'improvviso si è fermato davanti a una gioielleria e mi ha detto di entrare. E' stato un momento epico per la nostra amicizia, sono il suo braccio destro da anni ed anni ed essere lì in quel momento...". Mario era visibilmente felice per Saverio, tanto da abbracciarlo e stampargli un bacio rumoroso sulla guancia, cosa che ovviamente lo fece respingere.
"E' una cosa bellissima, Saverio. Per quanto dovrò mantenere il segreto? Sai che Nadia è una mia carissima amica" dissi, quasi supplichevole.
"Non lo so. Lo farò quando me la sentirò, deve essere una cosa speciale fatta in un momento speciale, non perché devo".
Esternamente sorridevo, ma dentro stavo avendo una sorta di crisi: prima di tutto, Mario sapeva e a breve avrebbe dovuto fingere di non sapere davanti a Nadia in persona, poi, Saverio stesso cosa avrebbe fatto nel vedere la sua amata lì, a sorpresa, per il loro anniversario, dopo averle comprato un anello?
E, soprattutto: come avrei fatto a fare finta di nulla con Nadia pur sapendo una cosa così bella?
Dovevo stare calma o almeno dovevo provarci.
"Ma perché mi hai messo in una situazione del genere? Io sono felicissima per voi ma io e Nadia ci sentiamo sempre, mi sento uno schifo già solo per la bugia che dovrò dirle!" protestai.
"Non è una bugia, è un'omissione".
Annui, sconfortata, visto che mi aspettava una giornata piena di omissioni.


Visto che avevo bisogno di supporto, raccontai della sorpresa non solo a Salvatore ma anche a Cristina, che ormai era l'unica di cui potevo fidarmi tra i nuovi arrivati.
Glielo confidai quando io e Maurizio andammo in ufficio per portare il caffé a tutti, approfittando del fatto che il coordinatore fosse fuori per esigenze varie.
"Ma è una cosa bellissima" esclamò lei, decisamente euforica.
"Sì, solo che dobbiamo essere cauti e far riuscire il tutto, capito? Se hai dubbi e io non ci sono mandami un messaggio o ne parli con Salvatore o Maurizio, solo con loro".
"Oddio, mi sento parte di una società segreta" ammise Cristina, torturandosi le mani. "Cosa devo fare precisamente?".
"Oggi, quando andrete al museo, cerca di tenermi aggiornata il più possibile e fammi sapere quando state per tornare in college" dissi.
"Va benissimo".
"Non sto nella pelle, davvero!".
"Ma quindi la conosceremo? Saverio ce la presenterà? Voglio dire, non è contro le regole?" domandò la ragazza, un po' confusa.
Scrollai le spalle, un po' incerta.
"Nadia paga il suo alloggio come gli altri turisti che ci sono, non stiamo abusando dell'alloggio. Non so cosa dirti, Saverio saprà bene cosa fare, io per questo ho detto la verità solo alle persone fidate" ammisi, cercando di non aggiungere ulteriori preoccupazioni nella mia testa.
"Amanda è tutta felice per la questione della stanza, quindi non penso darà problemi" ragionò Cristina, provando a rassicurarmi.
"Vero. Che ti devo dire, vediamo come vanno le cose, non so cos'altro fare".
"Hai già fatto fin troppo, Ali".
Risi perché me lo aveva detto con'aria troppo buffa, ma era vero visto che stavo davvero rischiando tutto per dei miei amici.
"Cristina, vieni un secondo?" la chiamò Luigi, così lei fu costretta ad andarsene e io tornai nel mio ufficio.
Trovai il mio planner settimanale ben organizzato grazie a Maurizio che era in grado di decifrare la mia grafia disordinata e lessi cosa mi mancava quando un dettaglio catturò la mia attenzione.
Mercoledì 4 Luglio 2018:
Ore 20.00 Dinner Reservation: Sophie's.
E per noi andrebbe bene fish&chips? Fammi sapere :D M.
Aveva preso fin troppo sul serio l'idea della cena da outsiders mentre tutti cenavano da Sophie's e la cosa mi lasciava senza parole, anche perché continuavo a sentirmi in colpa visto che il posto per lui c'era.
Ci stavo giusto pensando quando lui entrò in ufficio, intento nel controllare chissà cosa al cellulare.
"Fish and chips?" chiesi, mostrando il planner.
Maurizio sorrise ed annuì, per poi sedersi vicino a me.
"Sì, io lo adoro, tu?".
"Mi piace, ma tranquillo, quello che troviamo prendiamo senza ansia" provai a dissuaderlo.
"Tu hai organizzato un mondo di cose, lascia che ne faccia una io".
"Certo. Vai lì e siediti con loro, stasera...".
"Ali, se non mi vuoi tra i piedi parla chiaro, perché è ciò che mi sembra tu stia provando a dirmi da ieri" esclamò, ferito dalle mie parole, tanto da cambiare espressione e mostrarsi piuttosto basito per il mio comportamento.
"No, no! Maurizio, no!" esclamai, scuotendo energicamente il capo e alzandomi, arrivando ad appoggiarmi alla parte di scrivania vicino a lui. "Scusami se ti ho dato questa impressione, semplicemente non voglio farti perdere nulla perché sei un collaboratore eccezionale e meriti una cena in un posto bello come quello".
Il ragazzo sembrò cambiare espressione e si riaddolcì.
"Quindi merito una cena speciale?" chiese, sorridendo in un modo nuovo, con una parte del sorriso sbilanciata verso la parte destra del viso.
"Certo".
"Una cena col mio capo con la visione del Liffey al tramonto è perfetta, allora. Possiamo andare anche al Mc Donald's, scegli tu, scegliamo al momento, che dici?".
In un altro momento della mia vita avrei approfondito la questione, avrei provato a capire il perché di quelle affermazioni, ma in quel momento evitai visto che non volevo immischiarmi in situazioni strane e desideravo solo normalità.
Sapevo solo che Maurizio sembrava davvero sempre più in gamba e dolce, uno di quelli vecchia scuola di cui ormai avevano gettato lo stampino.
"Va benissimo. Riguardo oggi, Salvatore e Cristina sanno tutto, se al museo c'è qualche emergenza puoi parlarne con loro" cambiai argomento, tornando dietro la scrivania.
"Ok. Abbiamo già fatto tutto per oggi e domani, dobbiamo passare a organizzarci per le attività di venerdì?".
Scrollai le spalle. "Bisogna solo ordinare le pizze e le bibite, ma sai cosa ti dico? Oggi non ho voglia di andare dagli altri responsabili e ascoltarli su una questione così semplice, possiamo farlo domani... Non lo so" sbuffai.
"Alice, perché non siete al meeting riguardo la serata cinema?".
Saverio entrò di botto in ufficio, senza bussare e con un'aria piuttosto arrabbiata.
Vedendolo così arrabbiato mi sorpresi e guardai il mio planner.
"Non c'è nessuna riunione stamattina" dissi, sicura di me.
"Ah sì? E perché quell'irlandese odioso è entrato in ufficio e ha chiesto perché gli italiani non si sono presentati?" urlò, prendendo il planner e facendomi entrare nel panico visto che si poteva intuire che non avrei partecipato alla cena.
Lesse, accigliato, mentre Maurizio correva a prendere il quaderno dove annotava tutto e da cui prendeva tutte le informazioni che trascriveva in bella copia sul planner.
"Accidenti, c'era, Alice! Non so perché ma non ho trascritto...".
"Maurizio, vieni fuori con me. Alice, alza il culo e va in riunione".
"Saverio, non parlare così ad Alice, urla a me, non a lei...".
"Maurizio, è tutto ok" lo tranquillizai, prendendo la borsa e andando dritta spedita verso l'ufficio riunioni, preoccupata per la sorte del mio aiutante.
Cosa voleva fare Saverio? Perché voleva parlare con lui e non con me?
Ero così in ansia che a stento mi resi conto di essere arrivata, mi scusai e dissi di aver segnato l'orario sbagliato prima di prendere posto e provare a prendere appunti, ignorando gli sguardi di rimprovero.
Quando, a mezzogiorno, uscii dalla riunione, vidi che i due stavano chiacchierando amichevolmente.
"Vedo che non lo hai ammazzatto" dissi, freddamente.
Saverio passò un braccio attorno alle spalle del mediatore e sorrise.
"E' tutto ok, Maurizio si è solo un po' distratto. Dovrei ammazzare te, un buon Coordinatore controlla sempre tutto".
"Lo avrei fatto se non fossi stata impegnata con te a compiere il miracolo delle stanze, ieri" ribattei, punta sul vivo visto che si stava attaccando la mia professionalità.
Aveva ragione, dopotutto mi ero distratta con la questione di Nadia, solo che ero troppo fiera per ammetterlo e dargli ragione.
"Dovrei fare una sintesi della riunione a Maurizio" aggiunsi.
Saverio sospirò e, senza lasciarmi alcuna opzione, mi si avvicinò e mi strinse a sé in un abbraccio goffo, con Maurizio che rideva. "Non è successo niente, scema, continua così".
"Ti odio".
Saverio rise e fece segno a Maurizio di seguirmi, poi scomparve nel suo ufficio lasciandomi senza parole mentre entravo nel nostro e chiudevo le spalle.
"Ma che gli è preso?" sbottai. "Mica ha cambiato idea perché gli hai spifferato di Nadia?" chiesi, già nel panico.
"Ehi, no, no! Mi credi capace di fare una cosa simile?".
Scrollai le spalle, senza sapere cosa dire.
"Semplicemente mi ha preso in simpatia, mi sono scusato e si è messo a parlare...".
Ero un po' sorpresa ma decisi di non obiettare e passai alla riunione, mostrandogli i miei appunti.


L'aereo sta partendo ora, arriverò almeno un'ora dopo, assurdo!
Arrivata al tardo pomeriggio, credevo davvero che non ce l'avrei fatta a vedere la fine di quel tunnel chiamato attesa.
Ero in ansia, ero arrivata ad un punto in cui sapevo che i ragazzi erano già usciti dal museo e di Nadia non c'era ancora l'ombra nonostante fosse arrivata in aeroporto.
La chiamavo in continuazione, controllavo i movimenti degli altri attraverso le informazioni di Cristina e gli altri, andavo avanti e indietro per la reception con aria preoccupata.
Tanto lavoro, tanta pianificazione buttati all'aria per un aereo che ha deciso di fare ritardo!
Finalmente, alle diciotto e trenta, Nadia mi chiamò per dirmi che era quasi arrivata stando a ciò che le aveva detto il tassista.
Allo stesso tempo, Maurizio mi disse che erano quasi arrivati in struttura, mancavano poco più di trecento metri.
"E' finita, addio effetto sorpresa" mi dissi, battendo un pugno sul mio ginocchio mentre me ne stavo seduta nella hall.
Guardai davanti a me visto che c'era una vetrata che dava sulla strada e vidi un taxi fermarsi, così mi affrettai ad uscire dalla struttura e a guardarmi a destra e a sinistra.
Potevo vedere già in lontanza una massa di gente e le divise rosse dello staff, fermi al semaforo.
"Cazzo, fa che Saverio stia lontano, ti prego!" dissi, rivolta a chissà quale divinità.
Mi avvicinai al taxi e vidi una preoccupata Nadia uscire con il suo bagaglio a mano.
Mi ero immaginata un momento indimenticabile in cui ci salutavamo come due sceme che non si vedevano da anni - e non solo da una settimana - solo che la mia fantasia fu distrutta dalla realtà in cui il tempo rischiava di far saltare il duro lavoro e la programmazione di giorni e giorni.
"Nadia! Sono a meno di duecento metri, dobbiamo muoverci" dissi, rapida, prendendo il trolley e facendole segno di seguirmi.
"Maledetti aerei" sbottò lei, in ansia come non mai, quasi inciampando mentre scendeva dal taxi e salutava l'autista.
"Corri, corri!" la incitai, fino a farla entrare in college.
Lei si stava recando verso la reception per il check in ma io la trascinai per un braccio verso il cortile.
"Non puoi fare il check in ora, perché stanno arrivando e ti vedranno tutti" le ricordai, mentre la facevo entrare in un piccolo stanzino in cui c'erano dei bidoni della differenziata e chiudevo le ante.
Probabilmente a causa dell'ansia, Nadia scoppiò in una risata fragorosa, mi cercò con le mani visto che eravamo al buio e mi strinse a sé in un modo buffo visto che eravamo strette, contro dei bidoni dell'immondizia, al buio.
"Alice, come devo fare con te, da quando ti conosco mi hai trascinato in mille avventure!" sussurrò, continuando a ridere.
"Avvenure di merda" sentenziai, visto l'odore poco carino che veniva dal bidone dell'organico, per poi ridere a mia volta e ricambiare la stretta. "C'è mancato poco, fammi vedere a che punto stanno".
Chiamai Maurizio e per fortuna subito mi rispose, diligente come sempre.
"Ali, dove siete?" chiese, preoccupato.
"In cortile, chiuse insieme all'immondizia. Non sto scherzando. Voi?".
"Che?!".
"Poi ti spiego, dove sta Saverio?".
"E' qui con noi, non so che vuole fare" rispose, preoccupato.
"Allora, Nadia deve registrarsi in reception e poi andare in camera, ho bisogno che lui vada o in ufficio o al massimo in sala comune e ci resti per un po' visto che ci vorrà almeno una decina di minuti. Mi affido a te, fammi uno squillo quando possiamo andare, ok?".
"Ok, ricevuto!".
Staccai la chiamata e notai che Nadia continuava a ridacchiare in un modo che la rendeva decisamente buffa visto che le avevo puntato contro il display del cellulare per fare luce.
Quando capì che la stavo guardando lei scrollò le spalle per giustificarsi. "E' che io e te non facciamo mai le cose normali che fanno due amiche, sempre in missione, sempre con qualcosa che c'entra con il prendere treni, aerei, trasferirsi..." spiegò, divertita.
"Ehi, qualche volta mi hai truccato e fatto i capelli, è una cosa normale da fare tra amiche, no?" stetti al gioco, per poi sobbalzare visto che il cellulare aveva appena squillato. "Forza, è il momento, ti prendo io il trolley così sei più veloce".
"Che ansia" squittì la ragazza, prima di uscire e correre verso la reception.
La seguii, guardandomi attorno con aria circospetta, prima di rendermi conto che Maurizio mi aveva scritto.
"E' in camera sua, voleva fare una doccia, dobbiamo essere tutti pronti a scendere per le 19.30".
"Ok, grazie".
Alzai lo sguardo, vidi Nadia che dava il documento di identità, firmava, poi, finalmente, le diedero la chiave della stanza.
Tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai, curiosa.
"Stanza?".
"Terzo piano, edificio uno, stanza tre" disse, leggendo sulla card che fungeva da chiave.
"Sei nel mio piano, sarà perché è tutto libero... E' ottimo perché invece Saverio è nell'edificio due, vieni in ascensore" decretai, iniziando finalmente a respirare.
Cliccai sul pulsante dell'ascensore e in circa dieci secondi si aprì, così salimmo e cliccai sul pulsante del terzo piano.
Per fortuna non c'erano ragazzini in giro, si vedeva che erano tutti chiusi in camera per farsi belli in vista della cena chic.
Fu una corsa assurda, mi sembrava davvero di star camminando sul filo del rasoio e solo quando riuscimmo ad entrare in camera di Nadia riuscii a respirare di sollievo.
"Ce l'abbiamo fatta" dissi, incredula, per poi abbracciare la mia amica e stringerla forte, probabilmente realizzando solo in quel momento che lei era davvero lì con noi e nonostante il suo non essere una group leader aveva potuto prendere parte, anche se poco, all'esperienza di Dublino 2018.
"Non ci credo!".
"Per fortuna non puzzi, puoi incontrare Saverio" la presi in giro e lei mi spinse via, tuttavia con affetto, per poi iniziare ad odorarsi per verificare ciò che avevo detto.
"Lo chiamo, vedo se è uscito dalla doccia e gli dico che deve venire urgentemente da me per un problema, ti fai trovare in cucina" dissi, senza darle il tempo di replicare.
"Che ansia, mi sembra di non vederlo da una vita" esclamò lei, facendosi aria con la mano nonostante la temperatura fosse abbastanza bassa.
Aprì la borsetta mentre prendevo il cellulare dalla tasca e si affrettò a ritoccare cipria e rossetto, in meno di un secondo.
Presi il cellulare e trovai un messaggio sul gruppo dello staff, risalente a un quarto d'ora prima.
Saverio: Stasera tutti senza divisa e un po' più eleganti del dovuto, è un posto in cui si richiede un minimo di dress code.
Non vi badai e mi affrettai a telefonargli, sperando in una risposta breve che, per fortuna, non si fece attendere.
"Che vuoi, Ali?".
"Puoi venire un secondo in cucina da me?".
"E perché?".
"E' un'emergenza, c'è una ragazza in lacrime, è del gruppo di Cristina, non vuole farsi vedere da nessuno, ha detto che si sente al sicuro solo con te, le ispiri sicurezza, non so che è successo..." dissi, con Nadia che mi guardava incredula e si copriva la bocca per non far sentire la risata che cercava di soffocare.
Sapevo che mettendo in mezzo uno dei ragazzi Saverio non si sarebbe tirato indietro e ci avrebbe raggiunto.
"Un secondo e arrivo" sentenziò, per poi staccare la chiamata.
"Che cucciolo il mio amore, è un coordinatore perfetto" sospirò Nadia, con gli occhi letteralmente pieni d'amore mentre si guardava allo specchio per sistemarsi i capelli.
"Sei perfetta, non so come fai ogni volta a fare qualsiasi cosa e a essere sempre così in perfette condizioni" la rimproverai affettuosamente, prima di spingerla letteralmente verso la porta.
"Aspetta, mi fai lasciare la chiave qui, fammela prendere!".
"Tanto sappiamo entrambe che non userai questa stanza".
"Ma ci sono i miei vestiti, sciocca".
Rapidamente, ci recammo verso la cucina dove ogni giorno preparavo il caffè e la feci accomodare sul divano che c'era sulla sinistra, in modo da nasconderla a prima vista.
Ebbi appena il tempo di farla sedere che vidi Saverio che era a pochi passi dalla stanza.
"Sta venendo" squittii, quasi più emozionata di Nadia, la quale fece un piccolo saltello prima di sedersi composta, le gambe accavallate e un'aria più felice che mai.
Saverio aveva preso sul serio la questione del dress code perché indossava una camicia e dei jeans più carini rispetto a quelli trasandati che ormai gli facevano da divisa, con tanto di scarpe un po' più eleganti.
Aprii la porta, sforzandomi di essere seria.
"Scusami se ti ho distubrato ma è urgente, non so cosa fare" dissi, mentre entrava. "Questa ragazza vuole solo te...".
Nadia - che se ne stava girata verso la finestra - si voltò e fece l'occhiolino al suo ragazzo.
"Alice ha ragione, voglio solo te e non ho esitato a farmi Milano- Dublino per rivederti per il nostro anniversario" sussurrò, quasi emozionata.
Saverio era paralizzato, guardava la sua ragazza come se fosse un'apparizione mistica e spalancò la bocca, incredula.
Nadia si alzò e lo raggiunse, appoggiando le braccia sulle sue spalle.
"Mi riconosci o mi hai dimenticato già dopo sette giorni? Sono io, Nadia, quella che è venuta fin qui per festeggiare insieme il nostro anniversario. Me ne vado venerdì mattina" spiegò, accarezzandogli i capelli con un fare così dolce che quasi mi faceva venire voglia di piangere per la commozione.
L'uomo sembrò riemergere dallo stato di trance e le si gettò addosso, quasi seppellendola tra le sue braccia e lasciandole un bacio tra i capelli.
"Amore mio, ma cosa... Non ci credo..." esclamò, per poi prendere il suo viso tra le mani e baciarla.
"Scusate, vi lascio alle vostre cose, ci vediamo a cena" provai ad andarmene, sentendo di star invadendo un momento di privacy così importante.
Saverio si separò e si voltò verso di me, prendendo la ragazza per mano come se temesse che se ne andasse o scomparisse da un momento all'altro.
"Lo hai organizzato tu?" chiese, senza parole.
"Beh, sì. Sapevo quanto Nadia fosse triste nello starti lontana per l'anniversario, ho visto che era possibile ospitare altri turisti, ho trovato un volo super economico e ho deciso di farvi questo regalo per ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto per me negli ultimi mesi. Non dimenticherò mai tutte le volte in cui mi siete stati vicini, mi avete fatto uscire contro la mia volontà, avete rinunciato a tanti weekend per me... Questo è il mio modo per ringraziarvi" spiegai, felice nel vederli lì, insieme, davanti a me, belli e felici come sempre.
"Io non so cosa dire..." esclamò il coordinatore, davvero commosso.
"Non devi dire nulla, al massimo ora sai perché oggi ero un po' distratta. E' stata un'impresa, l'aereo era in ritardo. Nadia verrà a cena con noi, le cedo il mio posto, è tutto organizzato. Ecco perché ho insistito nel mettere la cena oggi e l'uscita a Temple Bar domani, così siete più liberi".
"Ecco perché Maurizio ha scritto quella cosa del fish and chips sul planner... Alice, sei...".
"Sei il nostro angelo custode e siamo felici di averti come amica" finì Nadia per lui.
Non so come ma ci ritrovammo stretti in un abbraccio prima che io decidessi di lasciarli soli e andare a cambiarmi, visto che avevo meno di trenta minuti per rendermi un po' più presentabile.
Ero davvero felice per la sorpresa riuscita e mi sentivo davvero in pace con me stessa come non mi sentivo da tempo, così riuscii a prepararmi con calma e decisi di rispettare comunque il dress code indossando un abitino rosso a maniche lunghe con degli stivaletti, vista la temperatura che non andava oltre i quindici gradi.
Legai i capelli in uno chignon in maniera molto rapida, misi l'unico paio di orecchini che avevo e aggiustai un po' il trucco di quella mattina, aggiungendo solo un rossetto un po' più scuro del solito.
Era una sensazione strana, mi sentivo leggera dopo mesi e mesi, era una sensazione che avevo dimenticato.
Avevo voglia di ridere e stare tranquilla senza arrabbiarmi e devo dire che la mise super eccentrica di Amanda - un tubino che lasciava poco spazio all'immaginazione, color argento pailettato con un paio di scarpe dal tacco alto abbinate - contribuì al mio umore.
"Sei bellissima!" le dissi, sentendomi un po' ipocrita ma senza rimpianti.
Lei sorrise e si tolse una ciocca di capelli dalle spalle.
"Grazie. Ehi, Alex!" esclamò, snobbandomi per andare incontro al dottore che era appena arrivato nella hall, facendo una bella figura nel suo completo scuro, anche se trovavo la sua cravatta decisamente eccessiva.
"Alice, quanto sei bella!" si complimentò Ludovica, una delle ragazze del gruppo di Luigi.
"Sei una bomba!" concordò Vittoria, un'altra dello stesso gruppo.
"Grazie, ragazze. Siete bellissime anche voi" risposi.
Cercai con lo sguardo i miei complici della giornata e vidi che si erano tutti riuniti in un punto, vicino i divanetti.
Cristina era davvero bella nella sua tuta elegante nera e Salvatore e Maurizio sembravano diversi con delle camicie indosso e dei pantaloni diversi dai soliti jeans.
Tutti avevamo ricevuto l'email con la richiesta di portare con noi un cambio formale ma probabilmente nessuno pensava che sul serio ci sarebbe stato concesso non indossare le solite divise rosse.
"Ehii" esclamai, avvicinandomi al gruppetto.
"Ehilà, che figa che sei!" esclamò Cristina.
"Senti chi parla!".
"Sei bellissima, Alice" disse Maurizio, guardandomi come se mi vedesse per la prima volta.
"Stai benissimo anche tu, Maurizio. Che eleganza, Salvatore! La sorpresa è riuscita, è tutto ok e non so come ringraziarvi, davvero" esclamai, finendo, non so come, a battere il cinque con tutti.
"Ma quindi voi non cenate con noi?" chiese Cristina, intristita.
"No. Cioè, Maurizio potrebbe ma si rifiuta... Non possiamo chiedere una cena extra, l'azienda non deve saperlo" specificai. "Noi mangeremo street food vestiti così" ironizzai.
"Faccio questo lavoro da anni ma non ho mai visto dei gesti così carini, complimenti" si congratulò Salvatore.
Ci scambiammo un'occhiata d'intesa e poi ci voltammo, curiosi, visto che Saverio era appena sceso nella hall con Nadia e sembrava volersi fare piccolo piccolo.
Sorrideva con imbarazzo, sembrava più goffo, forse doveva ancora metabolizzare il tutto, chissà, ma l'importante era che fosse andato tutto ok.


Arrivati fuori da Sophie's, il coordinatore sembrava ancora indeciso sulla questione della cena a cui io e Maurizio non avremmo partecipato.
"Insomma, pago io la cena extra e l'azienda non saprà nulla, no?" si offrì, teso alla sola idea di escludere chi aveva fatto il possibile per fargli quella sorpresa.
"Saverio, stai tranquillo! Ci siamo già organizzati, saliamo dopo per il photobooth, mandaci un messaggio quando è il momento, stai tranquillo e goditi la cena" rispose Maurizio, quasi con aria impaziente.
Dopo qualche altro tentativo, l'uomo si decise e raggiunse gli altri group leader, lasciandoci soli davanti alla prospettiva di una cena da touristi senza pretese.
"Allora" dissi, guardandomi attorno, "Cosa vuoi?".
"Che tu scelga cosa mangiare in fretta perché ho fame" rispose lui, gentile.
Esitai, guardando le opzioni che avevo nelle vicinanze: fish and chips, panini, kebab...
"Senti, che ne dici di un bel panino con degli stick al formaggio e schifezze simili?" proposi infine, vedendo una catena di fast food che sembrava fare al caso nostro.
"Speravo lo dicessi" disse, sollevato. "Andiamo!".
Attraversammo la strada e poi entrammo nel negozio, mescolandoci con la folla di gente vestita in modo informale che era lì per mangiare qualcosa rapidamente.
"Ci sono i posti, vogliamo sederci qui e dopo contempliamo il Liffey? Il sole dovrebbe tramontare alle nove e mezza, riusciamo a vedere il tramonto".
"Va bene" risposi, seguendo il ragazzo vicino ad un tavolino per due. "Grazie per aver pagato, non avresti dovuto, è stata un'idea mia....".
"No, la tua idea era escludermi" mi prese in giro, facendo l'occhiolino in un modo che non era sexy ma divertente, a tratti adorabile.
"Scemo! Non era per escluderti, era per...".
"Lo so, l'ho detto perché sei troppo buffa quando te la prendi per qualcosa. L'ho notato, sembri una bambina dispettosa ogni volta" mi fece notare, godendosela un mondo per l'espressione di risposta: ero, ovviamente, coperta da quell'espressione di cui lui parlava e mi stavo rendendo ridicola, così mi coprii il volto con le mani.
"No, non coprirti, dai!".
Mangiammo abbastanza rapidamente, affamati come eravamo, poi tornammo vicino al fiume e prendemmo posto su una panchina, proprio vicino l' Ha' Penny Bridge.
La luce del tramonto rendeva la visione magica, con tutte le luci che si riflettevano tra le acque e i turisti che facevano mille foto.
Mi lasciai scappare un brivido di freddo perché nella fretta di fare tutto non avevo pensato a portare una giacca e Maurizio subito se ne accorse, tanto da togliersi la sua con aria premurosa e apoggiandomela sulle spalle.
"Ma dai, tranquillo" protestai, solo che lui fece un cenno di negazione e mi impedì di togliermelo.
"Alice, mi permetti di essere gentile?".
"Ma non capisco, lo sei troppo, voglio dire...".
"Anche se in passato qualcuno ti ha ferito non devi impedire a chi vuole essere gentile di esserlo. Ci ho messo un po' ad impararlo ma finalmente l'ho capito".
"Come lo hai capito? Scusa se chiedo, ma tu sai qualcosa di me, io non so nulla..." chiesi, incuriosita da quel ragazzo che ogni giorno sembrava diverso, più completo ai miei occhi, con più sfaccettature.
Lui fece un cenno. "No, hai ragione. Parlo sempre poco di me, non so mai cosa dire, non mi sembra di essere interessante, non mi conformo alla massa" rivelò, imbarazzato.
"Proprio per questo sembri interessante" ammisi, senza pensarci due volte.
"Beh, per rispondere alla tua domanda, ho imparato a non dover impedire alle persone di essere gentile con me due anni fa, alla fine della mia ultima storia. Sono stato lasciato con mille scuse, la verità è che lei amava un altro, e per un periodo mi sono isolato. Un giorno, in giro, ho incontrato due dei miei amici che mi hanno invitato a guardare la partita pur sapendo che non seguo il calcio. L'ho preso come un invito che celava molto di più dell'apparenza e da quel momento mi sono aperto, mi sono confidato e loro si sono arrabbiati perché non gli ho consentito di essere d'aiuto. Da allora non cerco più di impedire a qualcuno di essere gentile con me, significa che in un certo modo me lo merito, e tu devi fare lo stesso. Non puoi solo andare in giro a fare cose belle per i tuoi amici, meriti di avere qualche gesto carino a tua volta". Lo disse con sicurezza, come se mi conoscesse da più di sette giorni, in un modo che mi restò decisamente impresso.
"Hai ragione" sussurrai, incredula per la bellezza di quel discorso. "E' che a volte voglio così tanto essere circondata da affetto e cose belle che dimentico che le belle azioni si possono anche ricevere".
"Si possono ricevere e tu le meriti tutte. Non ho mai lavorato in un ambiente così calmo e tranquillo, sei una leader fuori dal comune, meriti tante soddisfazioni".
"Maurizio, ma hai bevuto...?".
"Vedi? Qualcuno ti dice cose belle e tu le mascheri con l'ironia. Non va bene. Dì: "Merito tante cose belle", su" mi incoraggiò, guardandomi negli occhi con decisione.
"Sai che non lo farò" risposi, ridacchiando.
"Merito tante cose belle" disse quindi lui, fingendo di non sentirmi.
"Cos...?".
"Merito tante cose belle. Non la smetto finché non mi imiti! Merito tante cose belle! Merito tante cose belle!".
Si alzò e si affacciò sul fiume, alzando un po' la voce. "Merito tante cose belle!".
"Abbassa la voce!".
"No, più mi ignori e più la alzo. Merito...".
Esasperata, lo raggiunsi e chiusi gli occhi, vergognosa come non mai, mentre dicevo a mia volta: "Merito tante cose belle!".
"Brava, continua".
"No, dai...".
Maurizio sembrava ulteriormente diverso rispetto a poco prima, sembrava ancora di più se stesso, più audace, con una strana luce che gli brillava negli occhi che gli conferiva un'aria diversa.
"L'importante è iniziare. Dillo ogni mattina allo specchio, quando ti svegli, e vedi che sembrerà tutto migliore" mi rassicurò, appoggiando una mano sulla mia spalla, un po' incerto.
Lo lasciai fare, non mi ritrassi, mi sentivo al sicuro e in una sorta di favola che a breve sarebbe finita, non appena ci saremmo tolti i nostri vestiti un po' più eleganti e saremmo tornati alla solita riunione serale.
Finii con l'appoggiarmi al suo petto, con lui che mi stringeva, imponendomi di non pensare, di non rovinare tutto con le solite etichette che ero solita dare a tutto.
"Merito tante cose belle" sussurrai.
Non potevo vederlo, ma ero certa che Maurizio stesse sorridendo mentre mi stringeva un po' di più a sé.


Dall'alto del terrazzo dove si era tenuta la cena, Saverio e Nadia riuscivano a vederci visto che eravamo proprio di fronte al ristorante.
Entrambi fumavano una sigaretta, visto che ormai mancava solo il dessert e i ragazzi erano al picco del loro essere social, con mille dirette, foto e video.
"Se la chiami per fare il photobooth stasera dormi da solo" lo minacciò Nadia, seria.
Saverio le diede un bacio sulla fronte e fece un cenno di dinego.
"Pensi che sia scemo? Oggi ho parlato con quel ragazzo e ho capito che è davvero preso da lei. E'intelligente, ha capito la situazione di Alice e non le sta mettendo fretta. Ti rendi conto che è così intelligente da averla trascinata ad un appuntamento senza farglielo capire? Un genio. Lei ultimamente sembra diversa, ero sicuro che riportarla in vacanza studio le avrebbe fatto bene" disse, felice più che mai.
"Alice sembra una tipa tutta testa ma alla fine lascia sempre spazio ai sentimenti... Guardali quanto sono carini" esclamò, indicando le nostre figure abbracciate.
L'uomo prese il cellullare, zoommò un po' e scattò una foto a noi che ce ne stavamo stretti l'uno all'altra.
"Chissà, se son rose fioriranno, gli farà piacere avere una foto ricordo".
"Che stalker".
"La stalker è lei, ricordi che ci beccò mentre ci baciavamo?! Ricambio il favore".
Quella sera tutto ci sembrò fatato, magico, come un sogno di una notte di mezza estate pronto a dissolversi nel nulla allo scoccare della mezzanotte, solo che per mia fortuna non fu così visto che sette mesi dopo Saverio mi mostrò quella foto.


*°*°*
Salve a tutti!
Finalmente ho un pomeriggio libero e ne approfitto per aggiornare :)
Questo è uno dei miei capitoli preferiti perché torna Nadia<3, Saverio rivela le sue "intenzioni" e Maurizio e Alice hanno modo di conoscersi un po' di più.
Sappiamo già dall'epilogo della prima parte che esattamente un anno dopo questi eventi Maurizio e Alice si fidanzeranno e ora sappiamo sette mesi dopo questo capitolo Saverio mostrerà la foto ad Alice... Quindi, che succederà nel frattempo?
Non tutto è come sembra e nulla è mai scontato, ricordatelo!
Grazie a chi legge, noto una mancanza di commenti e capisco tutto, ma se c'è qualcosa che vi spinge a seguire questa storia fatemelo sapere :)
come sempre ecco qualche spoiler:
"Ho solo restituito la cravatta a un collega, Saverio, calmati" sbottò, rifilandogli un'occhiata non proprio amichevole e poi facendo finta di nulla mentre prendeva un coltello per spalmare il burro su un toast.
"Avresti potuto farlo in privato" esclamò il dottore, rosso in viso ed evidentemente furente.
"Avrei potuto, certo, ma quando visto che al mio risveglio non c'eri più?" chiese la donna, con aria falsamente innocente.


"Maurizio, ho parlato a caso, non devi allestire un pigiama party per me, davvero" lo rassicurai, pacata.
"E' una cosa che voglio fare, mi fa piacere. Per una volta voglio vederti versione mostro con la faccia piena di schifezze, sei sempre fin troppo carina" obiettò, facendomi sgranare gli occhi in un modo che lo fece ridere.

A presto!
milly.
  
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