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Autore: Soul Mancini    19/11/2018    3 recensioni
[Storia momentaneamente sospesa.]
Hoginery, anime in armeno.
Quante anime avete incontrato durante il tour della vostra vita? Eppure con alcune ci si sente immediatamente a casa, ci si avvicina e ci si conosce inevitabilmente. Ci si scontra anche, perché le anime sono tutte diverse e non possono essere sempre d'accordo.
E allora che importanza ha far parte di una famosa metal band losangelina?
DAL TESTO:
«Serj e John stavano intrattenendo una conversazione con una ragazza dai capelli castano chiaro legati in una crocchia.
Un'altra, quasi identica a lei ma leggermente più bassa e più formosa, girovagava per la stanza come una trottola, aggirando i divanetti disseminati sul pavimento con un vassoio di polistirolo in mano.»
Piccole note sulla storia:
- In ogni capitolo troverete una colonna sonora; potrà trattarsi di una canzone dei SOAD o dei progetti paralleli dei componenti.
- Nella storia appariranno alcuni membri di un'altra band, ovvero i Dub Inc, gruppo reggae francese. Non considero comunque questa storia una multiband perché i Dub Inc non saranno protagonisti e appariranno solo in alcuni capitoli. Comunque potrete trovare anche delle loro canzoni nei capitoli.
- Cambierò spesso POV all'interno dei capitoli, ovviamente specificandolo.
Buona lettura :3
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ReggaeFamily

We need to laugh and sing and cry


Serj Tankian - Saving Us




♫ Johanna ♫


Scoppiai a ridere senza ritegno.

Miles era atterrito, terrorizzato, e aveva gli occhi sgranati. “Che c'è adesso? Cosa ti fa ridere?”

E io ti dovrei credere?” sbottai, cercando di contenere una nuova ondata di risate.

Johanna, dacci un taglio. Miles può anche non andarti a genio, ma così gli stai mancando di rispetto e passi in ogni caso dalla parte del torto” mi ammonì Ellie, che stava cominciando ad alterarsi.

Lei non sembrava poi tanto sorpresa da quella notizia. Che lo sapesse già? O magari aveva avuto dei sospetti?

Comunque cercai di darmi una calmata perché mia sorella aveva ragione: se Miles non mentiva, non meritava di essere umiliato in quel modo. In fondo non aveva mai fatto nulla di troppo cattivo, semplicemente non mi andava a genio e aveva degli atteggiamenti invadenti.

Miles intanto ci guardava confuso e imbarazzato.

Decisi di tacere e lasciare la parola a Ellie. Lei infatti prese un bel respiro, poi disse: “Miles, sei stato molto coraggioso a volercelo rivelare. Per alcune persone è facile ammettere la propria omosessualità, per altri è più difficile. E io ti credo, perché tu mi hai dato dei motivi per crederti: in ciò che fai, nel modo che hai di starmi vicino o di scrivermi, non c'è alcuna malizia. Ho sempre saputo che non avevi secondi fini con me, e questa ne è stata la conferma”.

Se non ci credete – se Johanna non ci crede – vi posso fornire altre mille prove. Ho anche... cioè... ho avuto un ragazzo in passato... ma era una relazione segreta, io... mi vergognavo, non mi accettavo...” continuava a farfugliare lui, le guance ormai divenute rosso fuoco.

Non ti devi mai vergognare di ciò che sei! E se qualcun altro non ti accetta, è un problema suo!” esclamò mia sorella, quasi indignata.

Lo so, ma è difficile. Jo, tu...” mi si rivolse nuovamente Miles.

Johanna” lo corressi con uno sbuffo. “Il fatto che tu sia gay non cambia l'opinione che ho di te: magari non ci proverai con noi, ma non mi stai comunque simpatico.”

Okay, messaggio ricevuto. Volevo solo sapere il tuo punto di vista e me l'hai chiarito. Perfetto, cioè... okay. Mi premeva solo spiegarvi questa cosa, non sopportavo che voi aveste un'impressione sbagliata di me. Poi l'antipatia non si può cambiare o eliminare a nostro piacimento, quindi l'accetto.” Accennò un sorriso, nonostante i suoi occhi non ridessero affatto.

Bene, allora abbiamo finito” constatai. “Comunque grazie per essere stato sincero con noi” conclusi poi. In fondo non mi andava di essere cattiva con lui, era giusto riconoscere i suoi gesti apprezzabili.

Tornammo in mezzo alla calca di invitati e io mi imposi di non pensare più a quella faccenda; però non potevo negare che quella rivelazione mi aveva scioccato.

Ellie?” sussurrai all'orecchio di mia sorella.

Sì?”

Tu te l'aspettavi?”

A essere sincera, sì.”

Io per niente” ammisi.

Mentre mi avvicinavo al tavolo in cui stazionavano John, Shavo e qualche altro invitato, l'occhio mi cadde su Jacob e Daron che scherzavano.

Malakian è tornato di buonumore, eh?” commentai maliziosa, alludendo alla chiacchierata che lui ed Ellie si erano fatti qualche minuto prima fuori dal locale. Mia sorella non aveva potuto raccontarmi niente, ma qualcosa mi diceva che era andato tutto bene.

Abbiamo chiarito e fatto pace. Lui mi ha promesso che cambierà atteggiamento nei miei confronti” raccontò lei, giocherellando col suo ciondolo a forma di microfono.

Oh, che dolce! Daron in fondo è tenero, bisogna solo sapere come prenderlo!” commentai in brodo di giuggiole.

Ma che cazzo vuol dire?” strillò Shavo a qualche metro da noi, attirando l'attenzione di tutti. Si era alzato di fronte al tavolino e fissava Noah con espressione incredula.

Ecco, l'ha scoperto” mormorai, per poi battermi una mano sulla fronte.

Shavo, calmati” John cercò di tranquillizzare il bassista, posandogli una mano sul braccio.

Ma come sarebbe a dire che te ne vai? Stai scherzando?!” sbottò ancora Shavo.

È stata una scelta difficile, ma...” Noah fece spallucce.

Okay. New York non è così lontana: verremo a trovarti almeno due volte al mese, così non ti sentirai solo!” affermò l'altro in tono solenne.

Noah scoppiò a ridere e gli mollò una pacca sulla spalla. “Grazie fratello, non so come farei senza di te! Ma veramente, non c'è bisogno che facciate la spola da lì a Los Angeles solo per me!”

Io intanto avevo gli occhi a cuoricino. Shavo, come sempre, trasudava dolcezza a ogni gesto, a ogni parola, a ogni sguardo. Era un mito.

Io ed Ellie ci scambiammo un'occhiata complice, poi ci avvicinammo al bassista e lo avvolgemmo in un abbraccio colmo d'affetto.



♫ Sako ♫


Settembre scorreva in fretta e la nostra partenza si avvicinava sempre più: avevamo un volo per l'Europa prenotato per il 7 ottobre.

Amavo andare in tour con i System, e la presenza dei Souls avrebbe reso il tutto ancora più piacevole e spassoso; ma quella volta le cose erano diverse. A Los Angeles c'era Melanie, che ancora non si era ripresa del tutto, e io non mi sentivo di lasciarla da sola.

Sako, smettila di rompere! Io sto benissimo e tu devi andare a lavorare!” protestava sempre lei.

Non fece eccezione nemmeno quella sera, quando andai a prenderla al ristorante in cui lavorava: non era lontano da casa mia, così spesso le facevo quel favore per risparmiare la lunga attesa alla fermata del bus. Finiva sempre verso mezzanotte, ma per me non era un problema, abituato com'ero a star sveglio fino a tardi.

Aggrottai lo sopracciglia. “Tu dici così solo perché non vuoi che mi preoccupi.”

Lei non mi guardava, era intenta a rimirarsi nello specchietto di cortesia mentre si sistemava l'acconciatura sfatta. “Siamo amici, perché non te lo dovrei dire, se fosse vero? E poi non sono brava a mentire, te ne accorgeresti subito! Ho tanti amici qui, mi staranno tutti vicino e supererò alla grande le settimane senza te e le gemelle!”

Siamo amici. Forse lei la pensava così, ma per me era ben diverso. Da quando avevo iniziato a frequentarla abitualmente, Melanie mi aveva rubato il cuore: era dolce, carina, simpatica, divertente, forte... e poi aveva un viso e un corpo così belli! Amavo la sua pelle bruna, i suoi capelli morbidi e mossi che le accarezzavano la schiena, le sue forme generose e dolci allo stesso tempo, i lineamenti del viso marcati, gli occhi grandi e le labbra piene. Era divina.

Assurdo: com'era possibile che uno spirito libero come me si innamorasse così tanto di una ragazza? Eppure era successo, e io ero disposto a dare anche la mia vita pur di vedere Melanie felice.

Sentivo di star sbagliando tutto. Lei era in un momento molto difficile e, in ogni caso, non avrebbe mai accettato di stare con me. Avrei dovuto starle lontano per evitare che i miei sentimenti nei suoi confronti si evolvessero fino a diventare palesi, ma ogni volta che mi si presentava l'occasione correvo da lei.

La sua presenza era come una droga per me, non sapevo quanto avrei resistito prima di compiere un gesto azzardato.

Sako? Ci sei?”

Mi riscossi all'improvviso. “Eh? Sì? Cosa?”

Come mai non sei ancora partito?”

Che coglione! Da un paio di minuti eravamo rinchiusi in macchina, nel parcheggio fuori dal ristorante, e io non avevo ancora messo in moto.

Ah, oddio, sì. Mi ero perso nei miei pensieri” bofonchiai, ponendo subito rimedio.

A che pensavi?”

Mah, nulla di che. Devo preparare la valigia per ottobre” buttai lì.

Trascorremmo il viaggio senza fiatare: ogni tanto Melanie canticchiava le canzoni dei Linkin Park che si susseguivano nella mia autoradio. Da quando la andavo a prendere dopo il lavoro, lei aveva monopolizzato il telecomando dell'autoradio e da allora si sentivano solo i Linkin Park. Avrei vomitato sulle scarpe di Chester non appena l'avessi rivisto, ne avevo fin sopra i capelli.

Perché non mi porti a bere un drink? Stanotte non sono stanca” propose Melanie mentre passavamo di fronte a una sfilza di piccoli e graziosi bar.

Niente sbronza, mi raccomando” acconsentii, infilandomi nel primo parcheggio che trovai libero.

Macché, solo una birra o qualcosa di leggero. Domani devo pur sempre lavorare!”

Scendemmo dall'abitacolo e ci recammo all'interno di un bar in stile anni Cinquanta, molto carino e accogliente. Subito iniziammo a commentare ciò che ci circondava e a sghignazzare, a volte con un motivo e a volte senza. Io mi divertivo a prendere in giro Melanie perché sbagliava sempre i nomi dei cocktail scritti nel menu; così anche io afferravo il cartoncino con la lista e storpiavo i nomi a caso.

Circa un'ora e due birre più tardi, ridevamo talmente tanto senza motivo che non riuscivamo ad alzarci dalle sedie.

Sei un coglione, Sako! E ora io dovrei tornare a casa con te? Non sei un autista affidabile!” mi prese in giro tra le risate.

Prego, vai pure a piedi” ribattei, facendomi serio. Ovviamente la mia espressione corrucciata non durò nemmeno mezzo secondo: scoppiammo nuovamente a ridere come due pazzi.

Certo che ci bastava poco per divertirci.

Riaccompagnai Melanie a casa sua verso le due. Come sempre, scesi anch'io dall'auto e la scortai fino alla porta.

Se vuoi ti faccio compagnia fino alla porta di casa” mi offrii mentre lei infilava la chiave nella serratura.

No, non ti preoccupare. Vai, è tardi e devi ancora preparare la valigia.”

Scoppiammo di nuovo a ridere nel silenzio della notte, facendo un casino assurdo.

Ma se devo partire tra tre settimane!” le feci notare.

Sei stato tu a dirlo!” replicò lei senza smettere di ridacchiare. “Uff, stanotte mi sto proprio divertendo. Non mi va di rimanere da sola” mormorò poi con sguardo deluso.

Dai Mel, è tardi e devi riposare. Domani entro dalla finestra e ti porto la colazione a letto, okay?” cercai di tirarla su nel modo che mi veniva più spontaneo, ovvero portare fuori qualche fesseria.

Sei un dolce cucciolo!” pigolò lei con un sorriso riconoscente, poi m strinse in un abbraccio.

Oddio, no. Averla così vicina me la faceva desiderare ancora di più e non potevo permettere che lei se ne accorgesse. Cercai di mantenere una certa distanza di sicurezza tra noi, ma stavo letteralmente impazzendo. Il profumo di Melanie mi inebriava, così come il calore che la sua pelle emanava.

Dovevo fermare tutto ciò.

Sciolsi l'abbraccio e la osservai con fare desolato.

Oggi sei strano” affermò lei.

Non aveva tutti i torti. Io e lei eravamo abituati a coccolarci a vicenda: ritraendomi così, non avevo fatto altro che peggiorare la situazione e farla sospettare ancora di più.

Cazzo, che situazione. Dovevo uscirne subito.

Scusami, oggi sono un po' stanco.” La più banale delle scuse banali, utilizzata nelle più banali situazioni dei più banali film romantici da quattro soldi. Perfetto.

Melanie mi osservò assorta per qualche secondo, le labbra leggermente schiuse. Quelle labbra tinte di rosso ciliegia, così piene e invitanti...

La attirai a me e, completamente fuori controllo, azzerai la distanza tra i nostri volti.

Stavo sbagliando tutto!

Ma, contro ogni mia aspettativa, Melanie non mi respinse: ricambiò il bacio con passione e trasporto, accogliendomi tra le sue braccia come se non avesse aspettato altro.

Affondai le mani tra i suoi capelli e feci scorrere le dita verso il basso, fino ad arrivare alle punte. La sentii rabbrividire appena.

Poi Melanie lasciò andare le mie labbra e, senza sciogliere l'abbraccio, posò il mento sulla mia spalla.

Melanie, cos'abbiamo combinato?” riuscii ad articolare dopo qualche secondo. Ero completamente sconvolto: la mia mente mi suggeriva di darmela a gambe, mentre il mio corpo in fiamme mi supplicava di stare ancora più vicino a lei.

Non lo so, però va bene. Ora vai, si è fatto davvero tardi” affermò lei dolcemente, scostandosi da me.

Sul volto aveva dipinta un'espressione serena e beata.

Senti, io... lo so che ho sbagliato, ma...” cominciai a balbettare; mi sentivo in dovere di scusarmi con lei.

Dai tesoro, vai a dormire. Domani, quando sfonderai la finestra di casa mia per portarmi la colazione a letto, ne parleremo!”

Scoppiammo di nuovo a ridere.

Quando la vidi chiudersi il portone alle spalle, il freddo della notte mi piovve addosso all'improvviso. Perché era tutto già finito?

E io ero solo, eccitato e con un uragano nella testa.

Rientrai in macchina e mi scaraventai sul sedile del passeggero, dove in genere prendeva posto Melanie. Cercai di ispirare il suo profumo, lo cercai in ogni angolo.

Avevo una voglia matta di precipitarmi a quel portone, suonare finché Melanie non mi avesse aperto, stringerla tra le braccia e baciarla fino a toglierle il respiro, farla sentire amata come nessuno aveva mai fatto prima. Però sapevo che ciò non era possibile, che era tutto sbagliato e non mi potevo legare a lei.

Afferrai il cellulare e cercai un numero nella rubrica, poi feci partire la chiamata e attesi.

Sako?” borbottò la voce di Daron, incredula.

Oh, meno male che sei sveglio!”

Avevi qualche dubbio?”

Prepara una canna e riempi il bicchiere con qualcosa di forte: sto arrivando.”



♫ Jacob ♫


Io e Noah ce ne stavamo su uno scoglio, a fumare una sigaretta dietro l'altra e a osservare lo splendido tramonto arancione di fronte a noi. Non avevamo bisogno di parlare: ci conoscevamo da anni, eravamo come fratelli e riuscivamo a comunicare anche stando in silenzio.

Mi mancherà tutto ciò. Los Angeles non sarà un luogo paradisiaco, però a New York non vedrò mai un tramonto del genere” commentò Noah in tono malinconico.

Non è l'ultima volta che lo vedi. Ti porterò in spiaggia a quest'ora ogni giorno, quando verrai a trovarci” gli promisi.

Grazie.”

Rimasi un secondo in silenzio, in cerca di qualcosa che potesse tirare su il mio amico. L'unica cosa che mi venne in mente fu: “Il video di Leave And Go è stato pubblicato solo da tre settimane e ha già più di trentamila visualizzazioni”.

Davvero? Oddio, ma davvero le nostre facce da idioti sono state viste così tante volte?” commentò lui in tono divertito.

Sì, tutte critiche positive! Ci stanno sommergendo di complimenti, recensioni entusiaste, e la nostra pagina sta ottenendo un sacco di likes; molto del merito va a Shavo, che ha condiviso il video sulla sua pagina facebook!”

Mentre parlavo, ne ero sicuro, mi brillavano gli occhi. Parlare dei Souls e del successo che stavamo avendo mi emozionava sempre tanto: non era l'essere in vetrina che mi rendeva euforico, ma il fatto che riuscissimo a trasmettere emozioni e messaggi importanti ai nostri ascoltatori.

Bel lavoro, eh?” disse Noah.

Io ho sempre avuto un rapporto molto intimo con la musica: fin da quando ero piccolo, ho sempre considerato ogni brano come un'ancora di salvezza, in grado di rassicurarmi o condividere le mie stesse emozioni. E da piccolo pensavo: wow, sarebbe una figata se un giorno anche le mie canzoni diventassero una casa per chi le sente. Vorrei creare per loro qualcosa che li faccia star bene, a cui appigliarsi nei momenti in cui nulla sembra andare per il verso giusto. E ora – forse – ci stiamo riuscendo... e per me non c'è niente di più bello e dannatamente soddisfacente.”

Solo in compagnia di Noah e pochi altri amici riuscivo a lasciarmi andare così.

Saremo la voce che sussurrerà «va tutto bene» ai nostri fans” riassunse Noah.

Mi limitai a sorridere.

Come farete quando partirò? Chi sarà il bassista dei Souls?”

Incrociai gli occhi scuri di Noah: erano terribilmente tristi. Ancora non aveva accettato – neanche noi l'avevamo fatto – che non sarebbe più stato parte della band.

E se organizzassimo delle audizioni? Appena torniamo dall'Europa pubblichiamo un annuncio, e potremmo presenziare tutti e quattro nel ruolo di giudici! Sai, tipo XFactor! Cosa ne pensi? Ci divertiremo un casino!” me ne uscii, davvero soddisfatto della mia idea.

Oddio, sarebbe una figata! Va bene, accetto!” si illuminò subito Noah. “Eh... grazie Jake, sei un fratello. Come farei senza di te?” concluse infine.

Ci scambiammo un abbraccio fraterno con tanto di pacche sulla schiena, in bilico su uno scoglio, mentre il sole si nascondeva dietro l'orizzonte e lasciava il posto al freddo della notte.

Quando mi sarebbe mancato, Noah...



♫ Hakim ♫


Però a me sta venendo l'ansia” borbottò Jérémie in tono piatto.

A vederti così, non si direbbe” commentai con un sorriso divertito.

E secondo voi chi va a prenderli all'aeroporto?” domandò Frédéric. Il tastierista non faceva che agitarsi e straparlare.

Se vuoi andare a prenderli tu... ma secondo me ti scambiano per un barbone” lo punzecchiò Idir.

Vaffanculo, sempre il solito!”

Datevi una calmata, mancano ancora quattro giorni al loro arrivo” cercai di riportare la calma io.

Eravamo di ritorno dalla Germania, in cui avevamo tenuto due date tra gli ultimi giorni di settembre e i primi di ottobre. Durante il viaggio i miei colleghi di band non avevano fatto altro che parlare dell'imminente concerto in cui avremmo aperto per i System Of A Down. Mi innervosivano, non perché non fossi contento, ma era inutile parlarne ininterrottamente per giorni e giorni.

E se organizzassimo per loro una sorpresa? Voglio accoglierli col botto!” se ne uscì Moritz.

Mi battei una mano sulla fronte: c'era sempre da aver paure per le idee malsane del bassista.

Potremmo fare un'acoustic session del tutto a caso in cui suoniamo le canzoni dei System!” lo assecondò subito Frédéric.

Ma che cazzo avete bevuto oggi? Vi rendete conto di cosa avete appena proposto?” si rivoltò Grégory a quel punto.

Fatemi capire: mi dovrei mettere a cantare Chop Suey? Sono confuso: non eravamo un gruppo reggae? Vabbè, okay, nel caso io ci sto” commentò Aurélien.

Io non riuscivo a smettere di ridere. Povero me, mi trovavo in una gabbia di matti!

Hakim, tu te la senti di cantare Lonely Day?” mi si rivolse Moritz, già armato di penna e taccuino per annotare la scaletta dell'acoustic session.

Stai scherzando, vero?” MI dovetti asciugare le lacrime che mi erano spuntate per le troppe risa.

E dai, Hakim, è una bella idea!” intervenne Idir in tono ironico.

Solo perché tu sei un tastierista e nei brani acustici rimani a girarti i pollici” precisò Jérémie, che intanto era accigliato e dubbioso.

Se vuoi suono lo xilofono, giusto per far vedere che non sono il manager” ribatté l'altro.

Hakim, dai, ti faccio i cori!” si offrii Frédéric.

Allora, abbiamo deciso le canzoni!” esclamò Moritz, sovrastando tutti e agitando in aria il suo taccuino.

Aggrottai le sopracciglia. “Chi le ha decise?”

Io! Cosa ne pensate di Chop Suey!, Lonely Day e Aerials?”

Io ero sempre più scettico. “Perché mi state incastrando in una situazione surreale come questa?”

Ma fatti una risata: ci divertiamo noi e divertiamo anche i ragazzi dei System!” tentò ancora di convincermi il bassista.

Mi sciolsi in un sorriso. “E va bene, ci sto! Tanto prima o poi dovremo suonare di fronte a loro.”

Tutti mi applaudirono.

Oddio, ma io non dicevo sul serio!” mormorò Aurélien, in difficoltà. Lui e Grégory non facevano che lanciarsi occhiate disperate e incredule.

Ma ormai era fatta, il nostro destino era deciso.

E così trascorreva il nostro viaggio di ritorno verso Saint-Étienne, all'interno del vagone deserto di un treno qualunque.

Nessuno, vedendoci in quel momento, avrebbe mai pensato che appena qualche giorno dopo saremmo saliti sul palco insieme a una delle metal band più famose al mondo.



♪ ♪ ♪



Ragazzi, SCUSATE SCUSATE SCUSATE se non ho più aggiornato, ma non avevo il pc! Lo so, vi avevo promesso un nuovo capitolo più di due settimane fa, ma non sono proprio riuscita a postarlo prima! Ed è stato snervante, perché ce l'avevo pronto da un sacco di tempo e non vedevo l'ora di farvelo leggere!

E siamo giunti anche alla fine di questo capitolo! Ok, ammetto che questo non è poi così ricco di avvenimenti, ma ci voleva un po' di assestamento prima della partenza dei ragazzi! Eh sì, nei prossimi aggiornamenti ci sarà la partenza, FINALMENTE *-*

Aspetta... in realtà anche stavolta sono successe un bel po' di cose! Che ne pensate del bacio tra Sako e Mel e dei suoi sentimenti per lei? Vi piace l'idea delle audizioni per il nuovo bassista dei Souls? E che ve ne pare di questo mini concerto acustico che i Dub Inc stanno organizzando per l'arrivo dei System? Eh già, stavolta ho deciso di dare uno sguardo anche alla Francia, per vedere come se la passano gli altri miei ragazzi in attesa del grande evento!

Spendo anche due parole per la canzone: è semplicemente BELLISSIMA, io la adoro e ho aspettato un capitolo dolce e pieno d'emozioni per utilizzarla! E credo che il titolo ci stia a pennello: i ragazzi hanno bisogno di ridere e cantare e piangere, ognino a modo suo, ognuno guidato da diverse sensazioni.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio ancora una volta per il supporto costante :3

Alla prossima!!! ♥



   
 
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