Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Soul_light04    19/11/2018    1 recensioni
La regione di Johto, dove vive la bella Lyra Soul, viene invasa dal Team Rocket, banda criminale che ha operato a Kanto tre anni prima, per poi essere sconfitta da una squadra di agenti segreti.
Gli abitanti di Goldenrod City sono costretti ad una nuova vita a fianco del Team Rocket, ma non tutti sono uguali, e Lyra lo impara grazie all'uomo stabilitosi a casa sua, il Generale Proton Sherwood.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
[NoPokémonAU] [Cannonshipping - Lyra/Cetra x Proton/Milas, sì, ho delle ship strane]
Ispirato dal romanzo "Suite Francese" di Irene Nemirovski, da cui è stato poi estratto l'omonimo film.
ATTENZIONE: questa storia è completa, sto solamente revisionando i capitoli; aggiornamenti costanti (si spera). Forse i personaggi sono un po' OOC.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Crystal, Gold, Lyra / Kotone, Milas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*deglutisce* per oggi non metto le mie funeste note, mi spiace. ATTENZIONE: per il seguente capitolo si consiglia di tenere pronte tre o quattro iniezioni per il diabete. Grazie.

Capitolo 4.

"Buongiorno signorina Soul. Posso sapere dove state andando così presto?" Le chiese Proton Sherwood. Aveva bevuto una tazza di tè alle sette e un quarto del mattino, si era vestita e, proprio mentre stava per varcare la soglia di casa sua, Proton le fu dietro, ancora in pigiama. Chiamarlo pigiama, poi... Proton era semplicemente in una canottiera bianca e pantaloni. Era strano vederlo spoglio della sua divisa, pareva quasi un uomo normale.

Lyra arrossì, colta di sorpresa.

"Buongiorno signor Sherwood. Sto andando a casa di mia sorella per ritirare del pane che ha preparato suo marito" Spiegò Lyra indossando un cappello bianco circondato da un nastro rosso che si concludeva con un grande fiocco. Proton sorrise quando lo vide, pensando che fosse piuttosto carino, così come la sua proprietaria. Le guance gli si arrossarono lievemente, ma Lyra non se ne accorse.

Quel cappello era davvero importante a livello affettivo: era l'ultimo regalo che suo padre le aveva fatto, insieme al pianoforte.

"Oggi per che ora tornerete a casa?" Gli domandò Lyra.

Proton fu sorpreso, tuttavia rispose che sarebbe tornato verso l'una del pomeriggio.

Lyra si torturò le mani dietro la schiena, trovando poi il coraggio di chiedergli, con una visibile nota di timidezza e imbarazzo: "Volete che vi prepari il pranzo?"

"Certo, volentieri. Per quanto i panini della macchinetta siano buoni, ogni tanto mi piacerebbe gustare qualcosa di diverso" Disse Proton con un sorriso a trentadue denti. Il suo "piano" stava procedendo a gonfie vele, avrebbe dovuto comunicarlo a Petrel. Il suo cuore batté un po' più velocemente del normale. Solo un po'.

"Ci vediamo dopo, signor Sherwood" Appena il suo saluto venne ricambiato dal Generale, Lyra uscì di casa. Prese la bicicletta, dirigendosi verso i confini della città.

Giunta a casa di Gold e Crys, lasciò la bicicletta e si apprestò a bussare.

"La porta è aperta!" Le gridò Crystal dalla cucina. Lyra trattenne un risolino ed entrò, raggiungendola. Crystal era intenta a scrivere una relazione per il professor Elm, mentre Gold annaffiava le pianticelle nell'orto. Lyra si versò un bicchiere d'acqua, osservando Crystal lavorare. Neanche si era accorta del fatto che fosse là, di fianco a lei. Roteò gli occhi: ogni volta, Crystal si impegnava fino allo sfinimento per completare al meglio le commissioni del professor Elm. Lyra e Gold credevano che una pausa le avrebbe fatto solo bene, ma Crys non ne voleva sapere.

"Ehi Crys, quest'anno abbiamo un bel raccolto!" Disse Gold posando il suo cappello blu e giallo sul tavolo.

"Oh, ciao Lyra" La salutò sbadigliando. Solo in quel momento Crystal staccò il naso dal monitor del computer, stropicciandosi gli occhi. Lyra scrutò il suo viso stanco, pallido, con due borse scure sotto gli occhi. Doveva aver lavorato davvero molto, da quando il Team Rocket era arrivato in città.

"Allora, con il Rocket è successo qualcosa?" Lyra non capì subito a chi Gold si stesse riferendo. Si astenne dal sorridere al pensiero di quel cordiale generale che, come se nulla fosse, le aveva donato il rumore e l'ispirazione.

"No, niente. Come mi avete consigliato voi, non gli parlo e non lo guardo. A volte mi passa accanto e io non respiro neanche! A proposito, ieri ho sentito una sua conversazione con un altro Generale. Ha detto di sospettare che i membri della ex resistenza o roba simile si nascondano qui da voi" Accompagnò la sua menzogna ad una risatina nervosa. Non aveva idea del perché stesse mentendo loro, che erano le persone a cui teneva di più al mondo, ma le era quasi naturale. Avvertiva un forte senso di colpa alla bocca dello stomaco, tuttavia sapeva di aver fatto la cosa giusta. Gold e Crystal si scambiarono uno sguardo indecifrabile e quasi impercettibile, della durata di un nanosecondo.

"Meglio, con tutte le cose che sto sentendo in giro... si dice che la figlia del fornaio sia rimasta incinta di un Rocket, e che la nipote della signora Hazel abbia tentato di lasciare la città con uno di loro" Disse Crystal con un'impronta di disgusto nella voce. Arrossì; non avrebbe mai potuto immaginare la loro reazione nel vedere che aveva delle interazioni con Proton Sherwood. Però, di quei tempi era impossibile stabilire cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. La gente cercava calore, conforto, nella persona che avevano accanto, e ciò non era da condannare. Incominciava a credere che anche i Rocket fossero umani, dopotutto.

Lyra si riscosse da quel fiume che erano i suoi pensieri al sospiro di Gold.

"Per fortuna che noi non abbiamo nessuno, e anche che Lyra non ha a che fare con questi individui. Hai qualche notizia della tua amica, quella che è stata imprigionata?" Chiese Gold passandosi una mano sulla fronte sudata.

"Oh, solo Ruby è andato a trovarla. Mi ha detto che i Rocket l'hanno fatto entrare solo perché aveva la patente con sé... ha aggiunto che è in condizioni orripilanti: ha il viso tumefatto, il naso rotto, il labbro lacerato, dei lividi sul collo e sulle spalle e tremava tantissimo. Non ha proferito neanche una parola" Rispose Lyra, evitando di rivivere quel momento con il ricordo, ancora vivido nell'anticamera del suo cervello.

"Che descrizione accurata. Sembra che l'abbia vista anche tu!" Disse Crystal assottigliando gli occhi. Li tenne puntati su di lei in uno sguardo indagatore, per poi rilassarsi e ridere. Lyra, che in quel lasso di tempo aveva perso il respiro, si sciolse un po'.

"D'accordo, ecco il pane" Crystal cambiò argomento, porgendo a Lyra un sacchetto.

"Grazie" Mormorò lei. Salutò e lasciò in fretta la casa con la scusa di dover passare dall'alimentari, ma in realtà voleva scappare. L'atmosfera era raggelata dopo l'insinuazione scherzosa di Crystal. Stranamente, nessuno di loro due si era offerto di accompagnarla. Era come se anche loro due avessero fretta di vederla andare via. Che avessero intuito qualcosa? Oppure anche loro le nascondevano dei segreti?

_______________________________________________________________________________________

Proton attraversò contento l'ingresso della stazione di polizia; attendeva ansiosamente la pausa pranzo solamente per poterla rivedere. Il pensiero che avrebbe addirittura pranzato con lei lo rendeva incredibilmente felice, e sul suo viso compariva un sorriso idiota. Era così da tutta la mattina.

Petrel, il suo collega nonché migliore amico, se ne accorse immediatamente.

"Allora, Proton... cosa ti rende così felice, oggi?" Gli chiese impazientemente, rompendo il silenzio nello studio. Proton posò la penna che stava usando, guardando Petrel negli occhi.

"Niente" Gli disse, trattenendolo sulle dolorose spine che eran la curiosità.

"Proton, non mentire al tuo migliore amico, non ne sei capace. Si tratta di Lyra Soul, non è vero?" Disse Petrel dandogli una gomitata nello stomaco.

"Beh, può darsi che Lyra Soul abbia invitato il sottoscritto a pranzare con lei" Disse fieramente Proton. Petrel ne fu sorpreso.

"Come mai questi passi avanti?" Gli domandò.

"In un certo senso, devo questo nostro avvicinamento a quell'idiota del Generale Capo. Ieri ha spaventato Lyra talmente tanto che non se la sentiva di tornare a casa da sola, così le ho proposto di rimanere con me. Ha accettato e l'ho portata a vedere la sua amica, quella nella cella. Stamattina l'ho incontrata prima che uscisse di casa, e lei mi ha chiesto se avessi voglia di pranzare a casa con lei. Ovviamente ho detto di sì" Raccontò Proton. Petrel gli sorrise brillantemente, dandogli una pacca sulla schiena.

"Però non affezionarti troppo, ti ricordo che tu sei un Rocket e lei è una cittadina di Johto" Sussurrò Petrel, divenendo più cupo. Un intricato groviglio si formò nello stomaco di Proton, un ramo ad esso appartenente crebbe e gli intasò la gola, rendendo la saliva come il piombo.

"Si, ma cosa sono un Rocket a fare?" Si ritrovò a pensare Proton. Non trovò ancora una risposta; cominciava seriamente ad avere dubbi sulla sua vera appartenenza, sul suo vero luogo.

_______________________________________________________________________________________

Appena entrato in casa, attraverso le narici di Proton passò un buon odore di carne, e il suo stomaco brontolò al solo pensiero. Appese cappello e giacca sull'appendiabiti all'ingresso e si diresse in cucina, dove vide Lyra finire di preparare un'insalata.

"Salve" Disse Proton. Lyra Soul sussultò e si voltò verso di lui, salutandolo con un mezzo sorriso.

"Sedetevi, ho appena finito" Proton fece come gli era stato detto solo dopo che Lyra declinò la sua offerta d'aiuto.

Era la prima volta che consumavano un pasto insieme. Erano seduti uno di fronte all'altra; Lyra masticava lentamente l'insalata, fissando imbarazza la sua forchetta come se fosse l'oggetto più interessante al mondo, mentre Proton la squadrava di sottecchi, scovando tra gli scaffali della sua mente un valido argomento di conversazione.

"Mangiate sempre così poco? Voglio dire, cucinate così bene" Com'era prevedibile, fu Proton ad interrompere quel silenzio imbarazzante.

Lyra lasciò cadere la forchetta, che produsse un tintinnio quasi sordo rispetto al precedente muro di silenzio. Annuì velocemente, pensando che un piatto di insalata verde fosse sufficiente per riempire lo stomaco di chiunque. Era sempre stata abituata a mangiare poco.

"E come mai, se posso saperlo?" Chiese il ragazzo.

"Io... ci sono abituata. So benissimo di essere benestante grazie all'eredità di mio padre, ma preferisco vivere ed essere vista come una persona comune. Di questi tempi i miei amici mangiano anche meno di questo, eppure ringraziano Dio per quello che gli da. Io potrei avere di più, ma non lo voglio, non ne ho bisogno" Disse Lyra. Proton annuì, capendo la sua logica, e rimanendone piacevolmente colpito. Quante altre lodi poteva vantare Lyra Soul?

"E' ammirevole da parte vostra" Lyra non rispose al complimento, attendendo una continuazione, "vorrei chiedervi una cortesia: potremmo instaurare un rapporto dignitoso, signorina Soul?".

Lyra annuì leggermente con la testa, finalmente alzando lo sguardo. Proton le sorrise, rassicurandola.

"Come mai vi siete unito al Team Rocket?" Gli chiese.

"Appena compiuti i diciotto anni, mi sono unito al Team Rocket. Devo ammettere che all'inizio credevo fortemente nei loro ideali, volevo diventare ricco e potente. Ho sgobbato per tre anni per farmi nominare Generale, ma poi è arrivato un ragazzino che ha disintegrato il Team Rocket. Giovanni, il nostro capo, è fuggito. Avevo appena ricostruito la mia vita a Saffron City, quando qualcuno mi ha rintracciato: era un Rocket di Archer. Ho saputo che avevano ricostruito il Team Rocket, così mi sono riunito a loro. Tuttavia, ora che ci manca poco per realizzare i sogni del Team Rocket, non mi sembra più di capire i loro ideali..." Confessò Proton con un sospiro. Notò che Lyra aveva ascoltato con attenzione ogni singola parola da lui pronunciata. Sapere di avere una persona che lo ascoltava, che era interessata a ciò che diceva, fece a Proton molto piacere.

"Siete una persona contraddittoria: non capite gli ideali del Team Rocket eppure combattete per loro ogni giorno" Affermò Lyra accavallando le gambe. Proton distolse lo sguardo.

"Sinceramente non so perché lo faccio. Penso che ormai sia troppo tardi per cambiare strada. Quando la nostra occupazione finirà, lascerò il Team Rocket. E' una promessa che vi faccio, Lyra. A proposito, datemi del tu" Disse Proton. Lyra strinse la mano che Proton le porgeva, e gli disse di fare lo stesso.

"Tu cosa intendi fare, dopo che ce ne saremo andati?" Il disagio nel conversare con lui era improvvisamente sparito, o forse era la sua incoscienza a parlare per lei. A Proton sembrava incredibile intrattenere una conversazione con una ragazza che fino a dodici ore prima lo ignorava ed evitava.

"Penso di riprendere gli studi e laurearmi all'Università delle Belle Arti, è sempre stato il mio sogno. Tu invece?" Disse Lyra. Sapeva già cosa avrebbe risposto Proton, lo aveva capito vedendo tutta la passione che metteva nel pianoforte, e riusciva a trasmetterla con la sua musica. Aspettava solo che lo ammettesse.

"Io vorrei diventare un musicista. A Celadon City, la mia città natale, c'è un grande teatro: un giorno vorrei arrivare ad esibirmi lì. Se ti interessa, a Celadon si tengono spesso delle mostre d'arte, sono sicuro che il direttore non si porrebbe problemi ad esporre i tuoi meravigliosi quadri" Rispose Proton. Conosceva il direttore solo di vista, non gli aveva mai parlato davvero, eppure pareva essere un tipo simpatico, orgoglioso del suo lavoro.

"Sono sicura che Celadon City sia tutta da vedere. Ho sempre voluto visitarla" Affermò Lyra. In realtà, avrebbe voluto visitare l'intera regione di Kanto, da Pallet Town a Cinnabar Island, percorrendo tutto il giro. Era molto interessata anche alla regione di Unima, ma un viaggio di quel calibro sarebbe costato troppo persino al visconte Berlitz, di quei tempi, con i posti di blocco e le tasse che imponeva il Team Rocket per la regione. Viaggiare da una città e l'altra era un vero caos.

Chiacchierarono un'altra mezz'ora sui loro interessi: Proton, oltre a suonare, praticava molti sport e curava spesso il gatto della sua vicina di casa a Saffron City. Lyra raccontò che aveva ereditato la sua passione per il pianoforte dal padre, ma dopo la sua morte aveva toccato i tasti d'avorio sempre più raramente. Aveva anche un interesse per i libri che parlavano di viaggi, avventure, come 'Giro del mondo in centoottanta giorni'.

"Come sono morti?" Le chiese Proton piano. Lyra gli riferì tutta la storia, sottolineando il suo pentimento per non aver salutato decentemente i genitori, quel giorno. Ripeteva sempre che sarebbe stato il più grande rimpianto della sua vita.

Proton le disse che anche lui aveva questo rimpianto, siccome si era unito al Team Rocket di nascosto. I suoi genitori si erano separati quando aveva dodici anni e sua madre, con cui era rimasto, si stava per sposare con un altro uomo. La aveva abbandonata in uno dei giorni più importanti della sua vita, con un 'ciao' seccato e sbattendo la porta d'ingresso. La donna non aveva avuto modo di fermarlo, crollata a terra e in lacrime.

"Voglio prometterti anche un'altra cosa, Lyra" Disse Proton dopo una lunga pausa di riflessione. Si erano spostati in salotto, comodi sulle poltroncine vermiglie.

"Mh?"

"Io ritornerò, permettimelo. Suonerò alla tua porta, tu mi aprirai, e non mi riconoscerai nemmeno. Non indosserò la divisa, proprio come ora. Avrò una camicia e dei semplici jeans. Ti dirò 'sono Proton, l'ex Generale del Team Rocket', e tu ti ricorderai di me. Ti porterò via, ti farò visitare tutte le città del mondo. Diventeremo famosi insieme: io un pianista e tu un'artista" Disse Proton sorridendole.

"Davvero? E cosa ne facciamo di Crystal e Gold?" Chiese Lyra, ricambiando il suo sorriso. Proton, in quel momento, non seppe dire se fosse seria o meno.

Proton guardò l'orologio a pendolo in legno di mogano. La sua pausa pranzo sarebbe finita entro cinque minuti. Lyra sembrò notarlo e si avvicinò all'appendiabiti nell'atrio per prendergli il cappello nero. Stava decisamente meglio senza la divisa: aveva un aspetto del tutto normale, anzi, quasi rassicurante. Improvvisamente tutte le sue paure erano svanite, sostituite da un vago senso di serenità. Era da molto che non si sentiva così bene con qualcuno.

_______________________________________________________________________________________

Proton Sherwood corse verso il municipio, volendo incontrare il Generale Capo Archer Atlas. Bussò alla porta del suo ufficio un paio di volte, udendo subito una risposta.

"Oh, Proton, che piacere. Cosa ti porta qui?" Archer aveva i piedi sulla scrivania, uno dei rapporti di Proton in mano e un bicchiere di vino nell'altra. Le tende delle finestre erano chiuse, lasciandolo nella penombra.

"Buongiorno signor Generale Capo. Io e il mio collega Petrel Lambda abbiamo cercato dappertutto: nei negozi, nelle residenze e nei boschi che circondano la città. Gli unici posti che ci mancano sono la residenza dei Dallas, la scuola privata e la residenza dove alloggio, della signorina Soul" Al nome della sua nuova 'amica', Archer si illuminò e si mise in posizione eretta.

"Questa signorina Soul mi è parsa molto intrigante, l'altra sera. Come si chiama?" Chiese Archer sporgendosi in avanti. Proton assottigliò leggermente gli occhi.

"Lyra" Disse Proton infastidito. Quasi come se potesse leggere nei suoi pensieri, Archer si rimise in posizione eretta e non gli fece più domande. Fu Proton a parlare per primo: "C'è qualcosa che devo fare per voi?"

"Sì. Fai perquisire la casa ai confini della città" Gli ordinò Archer guardandosi le unghie. Proton gli stava per dire che l'avrebbe fatto subito, ma qualcosa, un pensiero, lo costrinse a fermarsi: lì ci abitavano la sorella di Lyra e il marito.

"Lo farò oggi pomeriggio" Disse Proton. Si congedò e ricorse immediatamente a casa. Non poteva rinunciare alla fiducia di Lyra.

Lyra era in salotto, leggeva un libro.

"Sono corso a casa solo per dirti che questo pomeriggio invierò una squadra a perquisire la casa di tua sorella" Le disse Proton. Lyra annuì, improvvisamente irrequieta, e aspettò che tornasse a lavoro per prendere la bicicletta e pedalare verso i confini della città.

Bussò forte alla porta, che venne immediatamente aperta da Crystal. Gold, come sempre, stava lavorando nei suoi campi.

"Che succede, Lyra?" Le chiese Crystal. Sembrava di fretta, innervosita dalla sua visita improvvisa. Non aveva nemmeno aperto metà della porta.

"Questo pomeriggio il Team Rocket verrà a perquisire casa tua... sospettano che stiate nascondendo i membri della ex Resistenza..." Disse Lyra insospettita dallo strano comportamento di sua sorella. Per lei, non ci sarebbe stato nulla di male se Crystal avesse nascosto qualcuno. Scacciò quei pensieri dalla testa: Crystal non le avrebbe mai nascosto un segreto così importante.

"Oh" La ragazza dai capelli azzurri si raddrizzò, "grazie dell'informazione. A proposito, come hai fatto a venirne a conoscenza?"

Un'accesa tinta di rosso si estese sulle guance di Lyra, che fece un passo indietro.

"Ho semplicemente origliato Pro- cioè, il Generale mentre parlava al telefono con il suo capo" Balbettò Lyra. Crystal assottigliò gli occhi, ma lasciò correre la sua insicurezza.

Crystal la salutò frettolosamente con una scusa e le chiuse la porta in faccia. Sul viso di Lyra si formò un'espressione corrucciata, e tornò a casa sua.

Lyra passò il resto della mattinata a canticchiare in giro per casa e ad annaffiare le aiuole nel giardino, cercando di scacciare quel senso di inquietudine e pericolo. Aveva un brutto presentimento.

_______________________________________________________________________________________

Proton Sherwood guidò con il suo motorino una squadra di reclute per la perquisizione di casa Dallas e Soul. Era una casetta ai confini della città, con attorno un grande campo, usato per la coltivazione di grano, pomodori e altri ortaggi. Sul fronte della casa si potevano scorgere due grandi finestre, coperte dalle tendine azzurro pastello. Oltre i campi, c'era un piccolo spiazzo d'erba con una quercia al centro; Proton bussò tre volte alla porta rosso scuro, mentre le reclute si posizionavano diritte, pronte a scattare ad un qualsiasi ordine.

Appena la porta venne aperta, Proton vide una donna poco più grande di lui dai capelli azzurri e gli occhi del medesimo colore. Era alta, slanciata, con la stessa carnagione pallida che sfoggiava sua sorella Lyra. Tuttavia presentava segni di stanchezza, le borse sotto gli occhi e la schiena leggermente ricurva, come se avesse lavorato per ore consecutive. Forse lo aveva fatto.

"Buongiorno signora Dallas, abbiamo ricevuto dal Generale Capo del Team Rocket Archer Atlas l'ordine di perquisire la vostra casa" Disse educatamente Proton. Crystal Soul lo guardò impassibile e lo lasciò entrare. Sapeva che Lyra l'aveva avvertita della loro visita - glielo aveva detto apposta.

Proton entrò in casa insieme alle reclute, che si sparsero nel soggiorno.

"Non fate casino!" Gli ordinò con voce dura. Se Lyra fosse stata lì, in quel momento, non lo avrebbe nemmeno riconosciuto. Effettivamente, pensava spesso alla ragazza da almeno un mese. Ogni volta che incrociava il suo sguardo gentile Proton provava un brivido lungo la schiena. Ogni volta che sorrideva, sentiva il cuore sciogliersi.

Proton si distrasse dai suoi pensieri quando una recluta gli si parò davanti.

"Generale Sherwood, abbiamo controllato il pianoterra e nella cantina e non abbiamo trovato nulla di sospetto. Due reclute stanno controllando il piano di sopra" Disse la recluta, una giovane donna che una volta aveva flirtato con Proton. Lui l'aveva ignorata, naturalmente, troppo preso dal suo lavoro. Tre mesi dopo aver ricevuto il titolo di Generale, i Ribelli della Resistenza (meglio conosciuti come SBGR, le iniziali dei nomi dei 'capi', che in quel momento si nascondevano da qualche parte per poi saltare fuori al momento giusto per liberare anche Johto) avevano attaccato il Quartier Generale, costringendo Proton alla fuga.

"Molto bene. Aspettate gli altri in silenzio qui fuori" Disse Proton con voce forte. Si chiese dove fosse il marito di Crystal, dato che non l'aveva visto lavorare nei campi.

"Generale Sherwood, abbiamo trovato una botola nella stanza degli ospiti. Dobbiamo controllare anche qua dentro?" Urlò una recluta affacciandosi da una porta del piano di sopra.

Proton vide il viso di Crystal, prima impassibile, farsi teso. Una scintilla di paura genuina si accese nei suoi occhi azzurri. Guardandola, Proton diede l'ordine di tornare al piano di sotto.

"La nostra perquisizione è finita, signora" Incominciò Proton aspettando che la recluta uscisse, "ce ne saranno delle altre, ma non ci sarò solo io a capo" Si avvicinò di più a Crystal.

"Signora, nascondete bene i membri della Resistenza. Il nostro capo è spietato, e non avrà pietà di voi solo perché tengo a vostra sorella" Sussurrò Proton. Crystal annuì, e capì che Lyra aveva infranto la sua promessa. Tuttavia, questo le aveva permesso di salvare la vita a sé stessa, a Gold e ai membri della Resistenza. Si presentarono a casa sua poco prima dell'arrivo del Team Rocket, uno di loro,quello i capelli rossi, era stato ferito da un colpo d'arma da fuoco. Lei e Gold li avevano nascosti dapprima nella cantina ma, quando quella mattina Lyra le aveva fatto sapere della perquisizione, li aveva fatti spostare nella stanzetta segreta raggiungibile solo da una botola coperta da un tappeto nella stanza degli ospiti.

Uscì di casa. Le reclute erano in piedi a chiacchierare tra di loro, a bassa voce.

"Potete andare, grazie della collaborazione" Disse Proton.

_______________________________________________________________________________________

Tornato a casa, nel pomeriggio tardo dopo una giornata di lavoro tra scartoffie in ufficio e la perquisizione di casa Dallas, Proton aspettava solo di poter vedere Lyra e poter parlare con lei, tuttavia, appena si chiuse la porta in mogano alle spalle, udì la sonata "Sogno d'Amore" di Franz Liszt.

Molto dolce all'inizio, passionale. Essa era una delle composizioni preferite di Proton. Attraversò a passo svelto e silenzioso a un tempo il corridoio e il salotto per raggiungere le scale. La porta del suo studio era socchiusa, e, spiando attraverso la fessura, vide Lyra nel punto centrale della composizione. Muoveva troppo il busto, si vedeva che si lasciava trasportare troppo dalle emozioni. Certamente, quello che voleva esprimere nella sonata si riversava in soavi note di pianoforte.

Aspetto in silenzio sull'uscio della porta che Lyra finisse di suonare. Era talmente concentrata che non si era minimamente resa conto che Proton la osservasse da sei minuti buoni. Rilassò ulteriormente il busto, e allora Proton parlò.

"Sei davvero brava ad esprimere le tue emozioni, ma la tua schiena dovrebbe essere ferma, e la tecnica va leggermente migliorata"

Lyra congelò sul posto, e voltò la testa lentamente verso la sua figura, poggiata ancora con nonchalance allo stipite della porta.

"Da... da quanto tempo mi stai ascoltando?" Nonostante Lyra sapesse che Proton non le avrebbe sancito alcuna punizione per essere entrata nello studio a sua insaputa, tremava leggermente. Proton si avvicinò e si sedette accanto a lei al pianoforte. Suonò la prima battuta di "Sogno d'Amore" alla perfezione, con la giusta decisione e la giusta tecnica.

Lyra lo guardò con ammirazione e nostalgia. Le ricordava molto suo padre, in quel momento; anche lui aveva tentato, negli ultimi giorni della sua vita, di insegnarle a suonare con una tecnica migliore.

Vedendo i suoi occhi lucidi, Proton rimase in silenzio. Tra i quadri che Lyra gli aveva mostrato, ce n'era uno che ritraeva lei e suo padre al pianoforte.

La strinse a sé. Chi, meglio di lui, poteva capire come fosse perdere un genitore per una causa stupida? Lyra aveva perso i suoi in un incidente stradale, colpa di un autista ubriaco, Proton suo padre compiendo la scelta di unirsi al Team Rocket e scappare di casa. Sapeva che i suoi genitori erano morti dal dolore, appresa la notizia.

Rimasero immobili, incastrati in quel semplice abbraccio. Un contatto che entrambi necessitavano, una prova di quanto fossero vicini. Lyra sapeva che era sbagliato, che Proton era, pur sempre, un Rocket. Aveva fatto una promessa a Crystal e Gold, una promessa di cui non le importava più niente dalla loro conversazione in giardino, forse la prima.

"Sai, stai molto meglio senza il cappello..." Sussurrò Lyra nel suo petto.

Nei giorni successivi, dopo il lavoro, Proton aiutava Lyra a migliorare la tecnica al pianoforte. Era un po' arrugginita, dopo anni che non suonava più il pianoforte, ma la sua bravura era rimasta la stessa. Possedeva una miriade di spartiti di musicisti famosissimi e non, Proton aspettava solo il momento giusto per mostrarle il suo personale capolavoro.

_______________________________________________________________________________________

Crystal si sentiva indignata, quasi schifata nel pensare che ci fosse una qualche relazione tra Lyra e quel Generale. Non solo tante giovani fanciulle di Goldenrod erano cascate tra le braccia dei Rocket, ma ora anche sua sorella?

Sedeva in salotto con aria corrucciata. Poco le importava che le interazioni che Lyra aveva avuto con il Generale avevano praticamente salvato la vita sua, quella di Gold e quelle dei membri della Resistenza.

Durante la celata permanenza in casa sua, Crystal aveva imparato a conoscerli. Il più piccolo tra loro era Silver, legato da una parentela all'ex capo de Team Rocket, si era ribellato e si era messo in viaggio per la regione di Kano per allenarsi e diventare sempre più forte. I tre membri che avevano firmato il patto della Resistenza (documento che venne distrutto successivamente dagli stessi membri) gli chiesero se volesse unirsi a loro. Aveva i capelli rossi come il fuoco che ardeva dentro di lui; aveva sviluppato un rapporto di amore e odio con Gold, riaccendendogli una fiammella di rivalità nel petto.

Yellow era una dolce ragazza che proveniva dalla campagna. Lottava contro il Team Rocket da quando avevano ammazzato alcuni animali del Bosco Smeraldo. Era molto bassa, dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi. Molto abile nei travestimenti, si era infiltrata per un breve periodo nel Team Rocket per rivelarne i nuovi piani.

Blue era incredibile. La notte, quando finalmente potevano uscire dal loro nascondiglio, era sempre lei a fare i discorsi di incitamento contro le lamentele di Green e di Silver, oppure faceva battute strane che, per fortuna, nessuno capiva. Non sapeva bene perché sia entrata nella Resistenza. Aveva doti ammalianti, Blue: recitava, era capace di sedurre e di ingannare. Era un'esperta ladra. Con l'aiuto di Yellow, si era infiltrata nell'ufficio di Archer e gli aveva sottratto alcuni documenti. Era una bella donna, dagli occhi azzurri e i capelli castani.

Green era uno scienziato (anche grazie ai tirocini svolti nel laboratorio di suo nonno), era anche un buon ingegnere, chimico, architetto, rubacuori, intellettuale, poeta e soprattutto modesto. Era un esperto di computer e apparecchiature tecnologiche. Si era occupato di intercettare alcune telefonate del Team Rocket. Conosceva dall'infanzia Yellow, Blue e il membro fondatore.

Il membro fondatore della Resistenza era un personaggio piuttosto misterioso. Da quando era arrivato a Goldenrod City non aveva spiccato parola, e non aveva emesso un suono. Alcuni giorni della settimana digiunava e, nei momenti in cui i suoi occhi rossi si posavano su Crystal, ella rabbrividiva. Aveva uno sguardo penetrante che pareva poterle scrutare l'anima. Blue le aveva confidato che Red aveva viaggiato per tutta Kanto e aveva smantellato il Team Rocket come nessun altro avrebbe fatto. Successivamente si era ritirato per tre anni sul Monte Argento, per meditare e stare lontano dai media. Aveva i capelli corvini, il corpo scolpito, il viso pallido. Aveva fondato con Green, Blue e Yellow la resistenza, promettendo di intervenire nel caso il Team Rocket sarebbe tornato. Esistono numerose leggende su di lui: alcune dicono che possa vedere il futuro, altre che si sia alleato con delle divinità. Tuttavia, Red sembrava un semplice ragazzo. Nessun nome avrebbe potuto descriverlo meglio.

Sentì Gold rientrare dal campo, poggiare il cappello sul tavolo e raggiungerla da dietro.

"Ciao tesoro" Le diede un bacio sulla testa e si sedette accanto a lei.

"Com'è andata la perquisizione?" Le chiese passandosi una mano tra i capelli corvini. Crystal sorrise leggermente: gli occhi di Gold erano premurosi e rassicuranti; lo aveva sempre trovato affascinante, di aspetto. Quando erano bambini non poteva dire lo stesso del suo carattere, un po' infantile ancora oggi.

"Bene e male. Le reclute non hanno trovato nulla, ma il Generale ha intuito che stiamo nascondendo i membri della Resistenza. Ha detto che non denuncerà nulla semplicemente perché tiene molto a mia sorella. Capisci? Lyra ci ha tradito. Secondo me ha una relazione segreta con quell'uomo. E' incredibile. Non bastavano solo le ragazzine, no, ora anche mia sorella! Come ha potuto farlo?" Crystal, dopo il suo sfogo, si prese il viso tra le mani.

Gold stette in silenzio.

"Parlerò io a Lyra" Disse dopo un po', "oggi stesso".

Si fece una doccia fredda (non perché ne avesse voglia, ma per risparmiare sulla bolletta dell'acqua calda), e prese la bicicletta di Crystal. La fantastica moto di Gold era accuratamente nascosta nel garage, lontano dagli occhi di contadini affamati o reclute e Generali Rocket. La avrebbe usata solo in caso di emergenze estreme.

Non avvisò Lyra del suo arrivo: se ciò che gli aveva riferito Crystal era vero, voleva coglierli sulla scena del crimine.

Irruppe in casa sua con le chiavi che Lyra teneva nascoste sotto lo zerbino, nel caso avesse dimenticato o perso le sue. Li colse in salotto, Lyra che leggeva un libro per lui. Entrambi seduti su delle poltroncine, uno di fronte all'altra; Proton Sherwood aveva gli occhi chiusi, completamente rilassato dalla voce soave di Lyra.

Sentendo dei passi pesanti, Lyra si fermò e Proton aprì gli occhi: Gold li guardava, con un misto di rabbia e incredulità nelle iridi dorate.

"Possiamo parlare? Da soli, se possibile" Disse Gold con voce dura, guardando torvo all'altro ragazzo.

"Certo" Rispose Lyra con voce flebile. Raggiunsero la cucina in silenzio, e poi Gold parlò.

Disse: "Quindi quello che insinuava Crystal è vero, tu e quel... quel farabutto avete una relazione. Ti credevo una persona migliore".

"Noi... noi non stiamo insieme. Siamo amici" Lyra sapeva di dire una bugia. Magari per il Generale non lo era, ma lei lo vedeva come più di un amico.

"Ah, certo. Siccome quello che ho visto poco fa è sicuramente segno di un'amicizia superficiale" Sprezzò Gold.

"Ho letto anche per te, in passato" Sottolineò Lyra.

"Ma io dico, Lyra. Tutte le persone in questa città, in questo Paese, proprio un Rocket ti sei andata a pescare! Un Generale, per di più!"

"Gold, Proton è diverso dagli altri Rocket. Lui è sensibile e... non è cattivo. Anzi, è molto educato. E non crede nei valori del Team Rocket, lui è..." Lyra fu interrotta dalla risata spudorata e schifata di Gold.

"Dio, Lyra. Ti sei proprio lasciata abbindolare da quell'essere. Ma perché non capisci che è sbagliato, che tu e lui siete troppo diversi, che io e tua sorella siamo furiosi perché non solo stai con quell'essere, ma ci hai mentito, fin dal primo giorno! Ci sei cascata come tutte le ragazzine ingenue!" Urlò Gold.

"Perché non capisci che è un essere umano pure lui, come lo sono io? Dopo tanti mesi in silenzio, senza nessuno che mi facesse compagnia, con te e Crystal sempre a lavorare, e non è una critica, finalmente ora ho qualcuno con cui parlare, confidarmi, come puoi dirmi che è sbagliato essere umani? E ti ripeto che non stiamo insieme. Se vi ho mentito, era solo perché sapevo che avreste avuto questa reazione" Replicò Lyra stringendo il pugno.

"Ho capito, ti ha già portata a letto! Sono bastate un paio di frasi sdolcinate tipo 'non ho mai conosciuto una come te', 'io sono diverso dagli altri Rocket' e altra robaccia simile?" Lyra si sentì estremamente offesa da quel commento.

"Non mi ha mai detto cose del genere! E non stiamo insieme. Poi, anche se stessimo insieme, cosa ci sarebbe di male?"

"Ti dico che è ingiusto, un tradimento alla nostra regione. Non dovresti nemmeno respirare nel momento in cui senti i suoi passi rimbombare. Quel tizio ti ha proprio fatto il lavaggio del cervello..." Lyra non lo volle più sentire, tuttavia non poteva sbatterlo fuori di casa. Stette in silenzio, ascoltando le sue ragioni della sua sgridata.

"Volevamo proteggerti, e invece..." Lyra lo interruppe con una risata sarcastica.

In un sussurro, disse: "Se avessi voluto proteggermi non staresti qui a sparare 'ste cavolate e ad urlarmi addosso, ma mi difenderesti dai pericoli veri. E io credo ancora nella Resistenza, negli eserciti delle altre regioni, ma nessuno, e dico nessuno, ci sta aiutando o incoraggiando in questo momento".

Gold se ne andò. Lyra uscì finalmente dalla cucina, affranta. Si morse il labbro inferiore per non piangere, così forte che stava per sanguinare. Proton la raggiunse quasi correndo e la abbracciò si slancio. Probabilmente aveva sentito tutto.

"Mi dispiace, Lyra... è colpa mia se..." Sussurrò Proton, ma Lyra scosse la testa nel suo petto.

"Hai fatto solo bene. D'ora in poi avrebbero dovuto saperlo, inoltre se avessi continuato a tenergli nascosta la nostra amicizia - anzi, la nostra splendida amicizia, di cui non mi pento un solo secondo - avrebbero avuto una reazione peggiore" Disse Lyra.

Proton stette in silenzio e le accarezzò dolcemente la nuca. Gli faceva male sapere che quello che c'era tra di loro non era altro che amicizia, ma gli faceva più male sapere che Lyra stava soffrendo, tra le sue stesse braccia, per colpa sua.

D'altra parte Lyra non avrebbe mai trovato posto più sicuro che le sue forti braccia, che la stringevano in modo protettivo. Si sentiva bene e male a un tempo: bene perché era al sicuro, immersa col naso nel profumo maschile di Proton; male perché era stata insultata da quello che era il suo migliore amico, si sentiva male per quello che pensavano ora lui e Crystal. Però, Gold e Crystal parlavano dei Rocket come se non fossero degli esseri umani, come se fossero solamente delle macchine. Certo, individui come il loro capo, Archer, non dovrebbero nemmeno esistere ed essere rispettati a tal punto. Eppure aveva scoperto che molti Rocket (un esempio stesso era Proton, o anche Petrel) avevano una vita, uno scopo, delle emozioni, dietro la divisa nera. E Lyra non li stava giustificando, anzi, trovava ripugnanti alcune loro azioni e quello che stavano facendo a lei e ai suoi concittadini, privandoli della maggior parte dei diritti, sfruttandoli. Tra pochi giorni il Visconte Berlitz e sua figlia sarebbero stati giustiziati. Le prime esecuzioni da quando erano arrivati a Goldenrod City.

Ma Lyra, nonostante tutte le brutture del mondo, della storia, nonostante le azioni spregiudicate che l'uomo accanto a lei doveva aver svolto per essere stato nominato Generale, vicino a lui non poteva fare a meno che provare un'emozione sconosciuta: l'amore.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Soul_light04