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Autore: MEBsSoul    20/11/2018    2 recensioni
John si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva.
"Sono gay". Questo non doveva neanche pensarlo.
-
Lui non piaceva a nessuno, doveva essere lui ad adattarsi agli altri, perché non va bene che un ragazzo faccia il saccente, non va bene che un ragazzo trovi vera soddisfazione solo nel risolvere crimini, specie gli omicidi. Quindi meglio tentare una terapia che starsene con le mani in mano.
-
-So come potrei batterlo, ma ho bisogno della tua conferma.-
Non dovette pensarci molto.
-È più facile di come sembra. Non devi dargli uno schema.-
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 2

 

John e Greg stavano tranquillamente studiando insieme, beandosi della tranquillità della loro camera, la luce del primo pomeriggio che si intrufolava dalla finestra, quando John fece un'osservazione apparentemente ovvia, ma che per lui meritava la giusta attenzione.

-Certo che siamo stati proprio fortunati.- Greg lo guardò confuso, visto che stavano facendo algebra e lui non era proprio sicuro di poterla ritenere una fortuna.

-Contento tu...- rispose, lanciando un'occhiata perplessa al libro pieno zeppo di formule che avrebbe tranquillamente accomunato al greco antico.

-Ma no, parlavo della stanza. Ti immagini come saremmo stati se ci avessero messi separati?-

-Oh Dio, non farmici pensare.- alla sola idea, il volto di Greg divenne il ritratto del terrore.

-Insomma, quante probabilità avevamo? Pochissime, e invece siamo capitati insieme. È stata una fortuna.- ripetè John sorridendo, sorriso ricambiato da Greg, che non avrebbe potuto essere più d'accordo.

Tornarono a studiare, un po' più motivati grazie a quel pensiero, quando la porta della stanza si aprì con un tonfo, facendoli sobbalzare e mostrando un Philip Anderson che aveva tutta l'aria di non aver dormito per almeno una settimana.

-Non lo reggo più!- esclamò, decisamente senza farsi capire.

-Sai, Phil, il dono della veggenza per ora mi manca. Di che stai parlando?- chiese Greg, già alzando gli occhi al cielo per la solita esagerata drammaticità del ragazzo. Era un loro amico, più suo che di John, ma a volte neanche lui riusciva tanto a sopportarlo.

-Di quello psicopatico di Holmes!- i due compagni di stanza continuarono a non capire.

-Sherlock Holmes, quello nuovo che mi hanno affibbiato!- John spalancò gli occhi. Sherlock. Dopo il primo giorno di scuola, l'aveva incrociato di nuove pochissime volte, tranne che alle lezioni di scienze. Da come le persone ne parlavano, non era la compagnia migliore che ci potesse essere, ma John continuava a sentire il bisogno di conoscerlo, di parlarci perlomeno una volta.

-È completamente pazzo, passa le giornate a fare esperimenti, la notte suona il violino e neanche ve lo dico cosa tiene nel minifrigo!- a John non potè che scappare un piccolo sorriso. L'idea di Philip che si ritrovava praticamente nel proprio inferno personale era esilarante.

-Oh per favore, che ci metterà mai? Pezzi di corpi umani?- il volto di Philip sbiancò all'improvviso, dando la risposta senza neanche muoversi. John e Greg si guardarono, non sapendo se avessero intuito la cosa giusta e, soprattutto, non volendolo.
Giusto il tempo di far passare qualche secondo che scoppiarono a ridere.

-Andiamo, non puoi essere serio.- esclamò Greg, sperando che Philip fosse definitivamente impazzito.

-Ragazzi, non sono mai stato così serio, questo è da manicomio! Venite a vedere.- il ragazzo stava già andando, ma si fermò vedendo che gli altri due erano rimasti comodamente seduti.

-Phil, abbiamo davvero un sacco di compiti e...- provò a dire Greg, ma Philip lo interruppe subito con una faccia disperata-

-Vi prego! Solo cinque minuti!- era talmente infantile che temettero si potesse mettere a piangere pur di convincerli. Per evitare lo spiacevole spettacolo, non così improbabile come si potrebbe pensare,  i due accettarono. Anche se, in realtà, John era stato convinto al solo sentire "Sherlock Holmes".

***

Arrivati nella "camera degli incubi di Philip Anderson", ciò che John e Greg videro furono solamente gli strumenti di un ragazzo appassionato della chimica e della musica. Niente cadaveri o robe simili.

-A me sembra tutto normale.- commentò John, che avrebbe voluto già andarsene, se non fosse stato per la speranza di veder sbucare da qualche parte una certa persona.

-Lui non c'è?- chiese infatti, con la sua migliore voce disinteressata.

-No, è uscito da scuola a fare non voglio sapere cosa. E no, non è tutto a posto! Guardate.- Philip si avvicinò al minifrigo e lo aprì con estrema cautela, come se potesse esplodere con un movimento brusco.

Ed in effetti sì, quello che c'era lì dentro era al quanto agghiacciante. John era un ragazzo difficilmente impressionabile, ma vedere un posto in cui dovrebbe esserci del cibo riempito, invece, con un barattolo di bulbi oculari, un sacchetto di dita mozzate e chissà cos'altro nella camera di un adolescente riuscì a fargli salire qualche brivido. Ma questo potè solo far aumentare la sua curiosità nei confronti di Sherlock, aveva ancora più voglia di capire chi era e sì, insomma, sapere anche perché diamine teneva robe del genere nel frigo.

Agli occhi spalancati e i corpi paralizzati dei due ragazzi, Philip si sentì finalmente compreso.

-Visto? Psicopatico, proprio come vi ho detto!-

-Le cose impara a dirle una volta conosciutone il significato, Anderson.- una voce gelida irruppe nella camera, seguita da una figura che, semplificando l'effetto che faceva, sembrava uno schizzo nero nell'angolo di un foglio bianco. La sua rigidità, il cappotto col bavero alzato, il tono irremovibile. Era tutto estremamente fuori luogo, eppure, se si fosse preso Sherlock soltanto, senza niente attorno... John sarebbe solamente riuscito a vederlo perfetto.

-Holmes, il mini-frigo è di entrambi! E anche fosse solo tuo, non saresti comunque autorizzato a metterci dei cadaveri!- Philip sembrava sull'orlo di una crisi di nervi e John non potè fare a meno di essere divertito dalla cosa. Philip aveva una mente estremamente chiusa, non aveva fantasia e quella degli altri lo spaventava, per John vederlo costretto a rapportarsi con qualcuno che era il suo esatto opposto e che metteva seriamente alla prova la sua pazienza era un balsamo per gli occhi.

-Pezzi di cadaveri, Anderson. Ragiona, dei corpi interi non ci entrerebbero mai.- la voglia di John di conoscere meglio Sherlock cresceva sempre più -Comunque, se il mini-frigo fosse di sola mia proprietà, potrei metterci tutto ciò che voglio. E non credere che le tue cose siano poi tanto migliori, non è che sia particolarmente piacevole ritrovarsi malamente nascoste riviste porno nei cassetti.- Philip non si era mai sentito tanto vicino al compiere un omicidio. Sherlock era come un poltergeist in quella stanza: si burlava di lui, a parole e lasciando il caos ad ogni passo fatto lì dentro, lo stava facendo arrivare a chiedere persino aiuto ad altri.

-Ah, adesso ti metti anche a rovistare tra le cose degli altri?- Philip stava decisamente perdendo la testa, molto più del solito.

-Ripeto, malamente nascoste.- ormai John si tratteneva dal ridere a stento. Approfittò di un momento particolarmente sclerotico di Philip per avvicinarsi a Sherlock e dirgli finalmente qualcosa.

-Ti prego, continua a farlo impazzire così.- gli sussurrò a un orecchio, appoggiandogli una mano sul braccio e sorridendo nel tentativo di fare subito una buona impressione. L'occhiata gelida e il suo quasi immediato distacco che ricevette in cambio distrussero ogni suo buon proposito, bloccandolo per qualche secondo sul posto. Decisamente una reazione stizzita era l'ultima cosa che si aspettava.

-Uscite. Devo stare da solo.- John neanche ci provò a ribattere, tanto era rimasto deluso.  Non gli sembrava di aver fatto niente che potesse averlo infastidito, anzi, era stato decisamente amichevole per aver appena visto dei resti umani nella sua stanza. Stava per andarsene insieme a Greg, quando Philip se ne uscì con una pazzia delle sue.

-Non muovetevi! Dobbiamo parlare e sistemare questa... Questa cosa.- e lo sguardo che lanciò ai due amici non prometteva decisamente nulla di buono. Stava tentando di apparire irremovibile sulla decisione che aveva preso, ma dai suoi occhi traspariva inevitabilmente la disperata richiesta d'aiuto che stava lanciando. Aveva lasciato un attimo di suspense, tanto per non smentire il suo essere terribilmente melodrammatico, ma Sherlock prese la parola prima che potesse finire.

-Non lo faranno, Anderson. Sono amici, migliori amici e, per quanto il concetto d'amicizia mi sia ostico, persino io so che non ti accontenteranno mai.- aveva parlato dandogli le spalle, seduto alla scrivania e lo sguardo fisso a un microscopio, ma quando non sentì arrivare nessuna reazione alle sue parole, nemmeno da Philip, alzò gli occhi al cielo e si girò per dare spiegazioni.

-Anderson non vuole più condividere la stanza con me. E vuole chiedere a uno di voi due di prendere il suo posto.-

   
 
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