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Autore: MartyFire    20/11/2018    1 recensioni
Questa storia racconta di come Roy e Riza scopriranno che il loro rapporto va oltre al rispetto e al semplice affetto, infatti scopriranno di amarsi. La storia incomincia da dove gli episodi di Fullmetal Alchemist Brotherhood finiscono.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il terzo giorno di osservazione e sarebbero rientrati alla base quella sera stessa.
“Che noia!” si lamentò nuovamente Sanga dopo essersi seduto sul tetto dell’edificio provvisorio dell’esercito accanto al fratello.
“Effettivamente non è successo niente di particolare, ma per noi è una buona cosa, significa che il crollo non ha destato particolare preoccupazione” pensò Kumal continuando a seguire con lo sguardo l’alchimista che era intervenuto ad aiutare gli operai, forse andava a visionare personalmente la progressione dei lavori.
“Si sta dirigendo verso i cantieri” disse per poi alzarsi e saltare semplicemente verso terra, facendo una capriola per attutire la caduta.
Sanga non accennò a muoversi finché con un veloce gesto della mano bloccò un pugnale che il fratello gli aveva lanciato per richiamarlo; con uno sbadiglio si alzò e guardò in basso.
“L’edificio deve essere alto circa 30 metri, una persona normale morirebbe” pensò mentre vedeva Kumal incrociare le braccia irritato.
“Noi non siamo persone comuni” sussurrò sorridendo per poi saltare e raggiungere il fratello.
 
Roy e Jean erano appena entrati nel capannone adibito a mensa per gli operai, quando vennero accolti da un uomo piuttosto alto e muscoloso, la pelle abbronzata dal sole faceva risaltare i suoi allegri occhi verdi.
“Benvenuti Generale Mustang e Tenente Havoc. Io sono Elias il capo cantiere” si presentò stringendo la mano di entrambi.
“La ringrazio dell’invito Elias” rispose cordialmente Roy.
“Non sia così formale Generale, mi dia pure del tu, infondo ho solo qualche anno più di lei” disse ridendo Elias.
A prima vista il suo fisico e la corta barba castana che l’altro portava gli avevano fatto pensare che fosse più vecchio, ma osservandolo meglio il moro si rese conto che effettivamente non poteva essere molto più grande di lui.
“Vale lo stesso per me allora, dammi pure del tu” rispose Roy con un sorriso, Elias non era nell’esercito e ormai a lui capitava sempre più raramente di incontrare persone della sua età visto il grado di Generale.
“Perfetto unitevi a noi” disse Elias guidandoli verso un tavolo dove i due riconobbero gli operai che avevano aiutato il giorno del crollo.
 
Nel frattempo Riza aveva raggiunto il limite.
“Rebecca adesso basta!” disse a voce alta massaggiandosi le tempie.
L’evento era talmente raro che la bruna si fermò all’istante, era circa mezz’ora che camminava avanti e indietro blaterando sul perché dovesse dichiararsi a Roy. A nulla era servito ignorarla, aveva anche provato a scappare andando a farsi una doccia, ma l’amica l’aveva seguita e aveva continuato ad urlarle attraverso la porta del bagno.
“Riza, lo so che sono pesante, ma devi capire che non puoi continuare ad ignorare i tuoi sentimenti per proteggere gli altri” disse mettendole una mano sulla spalla.
“Non posso rischiare di perderlo o di rovinare il nostro rapporto” le spiegò nuovamente la bionda.
In quel momento Rebecca era talmente stanca di cercare di convincerla che per poco non le confessò che Roy l’amava e l’avrebbe ricambiata, ma non spettava a lei farlo e decise che aveva fatto tutto quello che poteva, ora stava a quei due.
“Va bene, non tirerò più fuori l’argomento, ma voglio che tu mi prometta che se avrai un’occasione non te la lascerai sfuggire per nulla al mondo” si arrese con un sospiro la bruna.
Riza ci pensò un momento, non era da lei fare una promessa a cuor leggero, ma se non avesse accettato non l’avrebbe lasciata stare, così annuì stancamente verso l’amica.
“Bene e ora andiamo a prendere i nostri uomini” si riprese subito Rebecca per poi dirigersi ridendo verso la porta.
“Non mi lascerà mai in pace” pensò Riza alzando gli occhi al cielo, poi sorridendo la seguì.
 
La scena che accolse Riza e Rebecca era surreale: ormai nel tendone non erano rimasti molti operai, ma di quelli ancora presenti la metà era a torso nudo e si sfidava in combattimenti corpo a corpo oppure a braccio di ferro, mentre gli altri li incitavano a gran voce. Non fu difficile capire la causa di tutto quel trambusto, bastava dare un occhiata ai boccali e alle bottiglie vuote di birra sui tavoli.
Riza non ci mise molto ad individuare Havoc e Roy: il primo stava sostenendo una sfida a braccio di ferro con un uomo il doppio di lui, ma sembrava tenergli testa; mentre il secondo stava lottando con un uomo alto e dalla pelle molto abbronzata, ma più che un combattimento tra uomini adulti sembrava una lotta tra bambini troppo cresciuti, i colpi non erano precisi e i due ridevano mentre cercavano di atterrare l’altro.
“Non male Riza, hai scelto proprio bene” le sussurrò all’orecchio Rebecca mentre osservava il fisico allenato di Mustang, risvegliandola dalla sua incredulità.
“Non è il momento di scherzare. Tu pensa a recuperare Havoc e io mi occuperò di Roy. Ci vediamo domani mattina, se non verrò arrestata per omicidio” disse freddamente la bionda prima di avviarsi verso il moro, che a causa di un placcaggio violento dell’avversario si era schiantato insieme a lui su un tavolo, rompendolo.
I due ora stavano ridendo sfiniti mentre un paio di operai li aiutavano ad alzarsi.
“Generale Roy Mustang” disse Riza attirando l’attenzione di tutti verso di lei.
Al moro corsero dei brividi ghiacciati lungo tutta la schiena; l’istinto di sopravvivenza lo fece girare lentamente verso la bionda e quando la vide alzò le mani davanti a sé in segno di resa. A quel gesto Elias e tutti gli operai si misero a ridere, ma uno sguardo di Riza bastò a riportare il silenzio.
“Dovremmo rientrare, la prego di rivestirsi e di riparare il tavolo” affermò semplicemente prima di voltarsi ed incamminarsi verso l’uscita.
“Beh Roy, a quanto pare la serata è finita e tu sei nei guai. Ci vediamo lunedì per discutere della progressione dei lavori” gli disse ridendo Elias dandogli una pacca sulla schiena per poi allontanarsi con i rimanenti operai.
Il moro non aspettò oltre, si rimise la camicia velocemente senza riallacciarla e una volta unite le mani le posò sui frammenti di tavolo per ricomporlo. Una volta finito si sbrigò a seguire la sua sottoposta che lo attendeva a braccia incrociate.
Non parlarono fino a che non entrarono nella loro abitazione.
“Riza io…” cercò di dire il moro, ma fu subito interrotto da un sospiro della bionda.
“Cosa avresti fatto se ti avesse visto qualche soldato? Un Generale non può comportarsi così.” gli disse semplicemente lei guardandolo. Non era particolarmente arrabbiata, era solo rimasta sorpresa dal comportamento di Roy.
“Hai ragione, mi dispiace” disse lui guardandola negli occhi.
Seguì un breve silenzio, mentre si osservavano a vicenda.
“Che cosa hai fatto al labbro?” gli chiese Riza dopo aver visto che il taglio era recente, ma non sanguinava.
“Dopo il poligono io e Havoc ci siamo allenati nel combattimento corpo a corpo” spiegò piano Roy, temendo un’altra ramanzina.
“Chi ha vinto?” chiese invece Riza curiosa.
Il moro non si aspettava di certo quella domanda e per un momento fu tentato di mentire, ma probabilmente lei l’avrebbe capito.
“Un pareggio” ammise sconsolato.
In quel momento Riza si accorse di un’altra cosa, Roy aveva la camicia completamente aperta ed era a solo un passo da lei. Per la prima volta si ritrovò a fissare nel dettaglio il suo torace: gli sembrava di vedere ogni suo muscolo e cicatrice per la prima volta, eppure li conosceva a memoria, inoltre lui dormiva sempre a torso nudo, non capiva cosa ci fosse di diverso. Poi salì con lo sguardo e trovò i suoi occhi neri che la guardavano, curiosi del suo silenzio.
“Ovviamente c’è qualcosa di diverso, ho capito di amarlo” pensò Riza, fino a quel momento se n’era dimenticata.
Sentì il calore salirle al volto, mentre arrossiva e vide gli occhi di lui passare da curiosi a sorpresi.
“Riza stai bene?” domandò quindi Roy mentre allungava una mano verso il volto di lei.
“Si sto bene” si riscosse la bionda spostandosi per non farsi toccare.
A quel gesto il moro rimase un po' deluso, ma prima che potesse farle un’altra domanda lei lo anticipò.
“Buonanotte Roy” gli disse dirigendosi poi velocemente verso la sua stanza, lasciandolo confuso e ancora con il braccio steso in mezzo al salotto.
Dopo qualche minuto di immobilità, mentre cercava una qualunque ragione per il comportamento Riza, la stanchezza e l’inizio del mal di testa dovuto a tutto quello che aveva bevuto, lo convinsero ad andare a letto, rimandando al giorno dopo tutte le domande.
 
Nessuno dei due si era accorto che due uomini dagli occhi rossi li stavano seguendo.
“Sa usare l’alchimia senza formule, dobbiamo subito avvisare il Comandante Kanso” disse Kumal allontanandosi dalla casa.
“Non preoccuparti, in caso di bisogno abbiamo già un possibile ostaggio” aggiunse Sanga con un ghigno, mentre seguiva il fratello.
Nella mente il rossore di lei e la delusione di lui.


  
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