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Autore: katris jackson    20/11/2018    0 recensioni
immaginiamo che Gin Ichimaru non sia morto nello scontro con Aizen, immaginiamo che lui e Matsumoto abbiano la possibilità di vivere una storia d'amore, vediamo cosa succede...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Kurosaki Ichigo, Rangiku Matsumoto, Renji Abarai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Valigia
 “Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
e ti è toccato partire bambina
con una piccola valigia di cartone
che hai cominciato a riempire”
  • Per una volta Ichimaru-kun, sei riuscito a fare le cose a modo.- mormorò tra se Hitsugaya mentre guardava dalla cima della collina i due piccioncini coccolarsi nella penombra azzurra della prima sera.
Toshiro non era mai stato particolarmente entusiasta della storia tra Ichimaru e Rangiku, non perché si sentisse in diritto di intromettersi nei loro affari privati, ma perché non sopportava di restare a guardare mentre quei due si facevano inutilmente del male, ferendo se stessi e l’altro, punendosi e vendicandosi, incapaci di affrontare il passato e di riappropriarsi del presente. Inoltre Hitsugaya non stravedeva per Ichimaru, anzi, per lui il meccanismo chimico che guidava l’alchimia tra quei due era rimasto un mistero; però nel profondo, seppellito lì dove nemmeno lui avrebbe potuto estirparlo,  conservava per Rangiku un affetto fraterno e un rispetto regale. Quella donnona tutta curve che mostrava un carattere sprezzante, aveva fatto breccia nello spirito di Toshiro in maniera del tutto singolare ed era diventata per lui, a dispetto delle caratteristiche fisiche, una sorellina, una bimba senza casa e senza affetti, una gattina grata per aver ricevuto un riparo, bisognosa di protezione e di coccole. E dato che Toshiro decisamente non ci sapeva fare con queste ultime, aveva deciso di assicurarle il resto: un posto da chiamare casa e uno scudo che, anche quando il mondo le fosse crollato addosso,  le avrebbe assicurato protezione. Ichimaru era arrivato, o per meglio dire tornato, per darle quello che Toshiro non sarebbe stato in grado di darle nemmeno se avesse voluto, quel qualcosa che nemmeno il fratello più amorevole avrebbe potuto rimpiazzare: l’Amore.
 Ed era un amore così timido il loro da fare intenerire anche il cuore adamantino del ragazzo di ghiaccio; ogni volta che aveva occasione di vederli così, mentre si rubavano sguardi languidi e goffe dimostrazioni d’affetto, non riusciva a evitare di farsi strappare un sorriso, una lacrima di tenerezza riusciva a stillare dal suo cuore cristallizzato e dentro di se…  per una frazione di tempo infinitesimale,  anche lui sospirava sognando il calore di un abbraccio.
“Rangiku-san, sarai felice adesso?”, si chiese ancora Hitsugaya incapace di soffocare quella vena di apprensione che non gli permetteva di rilassarsi, di pensare lucidamente e di prefigurarsi l’esito degli eventi. Lui, certamente, aveva fatto la sua parte, loro sembravano contenti ma… ma il passato gli aveva insegnato, che del futuro non bisogna mai fidarsi.
Quando  Rangiku era arrivata nella sua brigata aveva già vissuto troppo, mano a mano che Toshiro aveva scoperto la sua storia si era stupito di come lei avesse conservato tanta delicatezza nonostante tutto. Era come se Rangiku avesse riposto la sua rabbia, il suo odio, la sua disperazione in una valigia che si trascinava dietro, nell’ombra, nascondendola gelosamente, e con essa quelle parti della sua storia che desiderava cambiare,  i ricordi che avrebbe voluto disintegrare; costruendosi una facciata con tutto ciò che invece desiderava essere, scegliendo dal mondo i suoi aspetti più rosei e restituendogli un po’ di marcio per volta. Toshiro la ammirava in silenzio, e pretendeva da lei la forza e il coraggio per completare il suo progetto, e da se stesso l’impegno per non lasciarla mai da sola a portare la valigia, finché non l’avesse svuotata.
  • SUGOOOOIIII TOSHIRO-KUUUN!- qualcuno gridava correndo verso di lui lungo il fianco opposto della collina. La calma serafica di Hitsugaya si increspò, un’onda di nervosismo lo strappò ai pensieri.
  • VOLETE TAPPARVI QUELLE FOGNE O PREFERITE CHE VI SURGELI LE CORDE VOCALI?!!- sbottò Toshiro vedendo la cricca dei suoi… conoscenti avvicinarsi a lui generando un frenetico trambusto.
  • Dai Toshiro-kun, il piano è riuscito a meraviglia! Puoi anche levarti lo stecco che hai su per il culo ogni tanto… ghiacciolino!- lo derise Ichigo con un mezzo sorriso di sfida.
  • …ti ho detto di non chiamarmi per nome Kurosaki… non mettermi alla prova!- intimò senza scomporsi ulteriormente.- Andiamo via, prima che roviniate tutto quanto con una delle vostre scenate tragicomiche!
Ripercorsero il sentiero all’indietro e scesero dalla collina, si rifugiarono all’emporio di Urahara dove Toshiro si augurò che, con un buon tè e un libro, sarebbe riuscito a calmare i propri nervi.
“Due foglie di quella radura che non c'era già più
rossetti finti ed un astuccio di gemme
e la valigia ha cominciato a pesare
dovevi ancora partire”


Era quasi mezzanotte quando Rangiku e Gin si fecero vedere all’emporio, i loro amici erano sparsi qui e li: qualcuno riposava già, altri discutevano con una lucidità un po’ ingannata da due bicchierini di sake; su una stuoia lontano dai rumori, Toshiro leggeva  un libro con scarsa attenzione.
  • Dammi un secondo…- sussurrò Rangiku a Gin mentre si avvicinava al suo capitano.
Si congedò educatamente dalla stretta di mano del suo uomo al quale, in quel momento, Rangiku avrebbe potuto chiedere di tutto, si rendeva conto che lui la guardava come se non avesse nient’altro al mondo a cui prestare attenzione, e lei si sentiva così bene da non ricordare di essersi mai sentita diversamente.
Si accostò al capitano e gli circondò il collo e le spalle  abbracciandolo da dietro, lui sussultò impercettibilmente.
  • Grazie di tutto taicho…
  • Rangiku-san…- per la prima volta da quando lo conosceva, a Rangiku sembrò che  al capitano mancassero le parole, il calore dell’emozione sembrava emanare dal suo corpo.- …l’ho fatto perché te lo meriti Rangiku-san, e nel caso in cui quell’imbecille non sappia fare il proprio dovere, sappi che io sarò lì, pronto a fare il mio!- concluse poi lui, duro come sempre.
  • Lo so.- disse lei stringendolo di più, lasciandosi scappare due lacrime.- Lo so che tu ci sei…
Toshiro lo sentì. Quelle due lacrime che Rangiku aveva versato avevano il peso della sua valigia, erano piene degli sforzi che lei aveva fatto per trascinarsela dietro e quello, quel momento così intimo come nessuno che loro due avessero mai condiviso, era il momento in cui Rangiku gli stava di chiedendo di prendere la valigia, riguardare tutta la vita che ci aveva stipato dentro e poi portarla via, svuotarla per lei, perché lei non ne faceva più niente, né dei ricordi né delle amarezze, di tutto quello che aveva ancora da smaltire Rangiku non voleva più sentire parlare. Gli ultimi grammi di marciume che aveva da riscattare, Rangiku li stava affidando a lui, perché se ne prendesse cura e le dicesse che poteva andare avanti.
Toshiro analizzò mentalmente il contenuto della valigia:  rivide una bambina nella radura, una bambina che aveva già abbastanza materiale per odiare il mondo, la vide crescere con qualcuno simile a lei, la vide diventare forte, diventare donna e poi diventare una signorina, bella e appariscente, con un arsenale per stendere gli uomini… in ogni situazione. La vide soffrire e morire infinite volte, e poi la vide sulla riva di quel fiume, risorta… prese tutti quei ricordi, meno quest’ultimo, e disse:
  • Non ti preoccupare Rangiku-san…
E dentro una voce chiese “Rangiku, sarai felice adesso?”.
 
“E sole, pioggia, neve, tempesta
sulla valigia e nella tua testa
e gambe per andare
e bocca per baciare”


Hitsugaya si svegliò e si sentì come se avesse dormito sotto un treno. Aveva la tachicardia, il mal di testa e un fastidio diffuso in tutto il corpo e nello spirito.
  • Hai un aspetto terrificante Hitsugaya-kun!- lo salutò Kisuke mentre gli offriva un tè al tavolo della colazione.
  • Ti ringrazio per il tatto… non ho dormito bene sul tuo letto di merda.
  • Forse non hai dormito bene con i tuoi pensieri.- disse lui con il suo tono stupidamente ironico, che faceva a pugni con la sua saggezza.- Anche io trovo faticoso trovare una posizione comoda con la testa poggiata sulle preoccupazioni e la coscienza pesante che incombe sullo stomaco.
  • La mia coscienza non ha nulla da rimproverarmi…- ribatté Hitsugaya  nervoso.
  • Ma tu temi che ce l’abbia invece, non è così?
  • Credi che io abbia fatto un errore benedicendo l’unione di quei due? Ichimaru e Rangiku intendo, insomma quell’uomo è un traditore recidivo io… faccio bene a fidarmi di lui?- chiese esausto Hitsugaya.
  • Io non sono la tua coscienza Hitsugaya-kun, queste domande non devi farle a me. Ma se vuoi comunque che dica la mia, da quel che ho potuto vedere Ichimaru ha sempre fatto carte false per il bene di una sola persona… forse in questo suo istinto possiamo confidare.
Tutto il resto si svolse in un silenzio cordiale e riflessivo, Toshiro dovette concedere che Ichimaru si era venduto soltanto per, a suo modo, proteggere Rangiku… forse era davvero questa l’unica cosa su cui contare. E poi si rimproverò, per non aver fatto affidamento su un’altra cosa: la resilienza di Rangiku, la capacità che lei aveva avuto di amare quell’uomo per tutta la vita, ricoprendosi di cicatrici, ma affrontando il combattimento senza che gli equilibri si sbilanciassero. Rangiku non si era fatta travolgere, non era succube del suo amore, ma ad esso non poteva rinunciare, e anche se questo Hitsugaya non riusciva a capirlo, lui si fidava, si fidava di lei e della sua capacità di stupire tutti, persino se stessa.
Accettò, ridendo di se stesso, le proprie angosce per il futuro della sua amica, di sua sorella; e si rasserenò ricordando la tenacia con cui Rangiku, da che la conosceva, amando moriva e amando rinasceva senza avere paura, ed era un coraggio che il ragazzo di ghiaccio non possedeva.
“E gli occhi han preso il colore del cielo
a furia di guardarlo
e con quegli occhi ciò che vedevi
nessuno può saperlo”


L’arnese infernale con cui gli umani comunicavano emise un suono disturbante, Toshiro controllò chi e cosa gli avesse scritto, il testo del messaggio diceva: “Ho assolutamente bisogno di incontrarti! Vediamoci al parco alle 3p.m.-Rangiku”.
Staccò il naso dal libro e uscì dall’emporio. L’autunno era entrato nel suo vivo, il cielo plumbeo era rivestito da un soffice manto di nubi che promettevano pioggia, il vento soffiava severo facendo danzare le foglie in piccoli tornado dai colori ambrati, era tagliente e profumava di umidità; tutto era adornato con colori caldi, in disarmonia con l’effettiva temperatura. Hitsugaya si rifugiò in un cappotto color crema e si barricò fino al naso dietro uno sciarpone a quadri arancione, sfidò quel clima ostile che annunciava la sua stagione preferita e si diresse verso il parco di Karakura.
Matsumoto attendeva composta, seduta su una panchina riparata sotto le fronde purpuree di un acero, sorridendo nascosta dietro il bavero di pelliccia del suo cappotto, mostrando un’aria molto curata ed elegante insolitamente matura, suggerita dalla sua nuova acconciatura che le tratteneva i capelli sulla nuca in una crocchia studiatamente arruffata.
  • Hitsugaya-kun, sei in anticipo! Sono contenta che sia venuto con così poco preavviso.- disse lei sorridendo.
  • Come mai questa fretta? Cosa volevi dirmi Matsumoto?
  • Ecco io… volevo chiederti qualcosa…- disse lei arrossendo e distogliendo lo sguardo.
  • Sentiamo!- solo allora Hitsugaya si rese conto del suo tono vagamente seccato, si sentì in colpa per essere stato così freddo, e ancora di più per il modo tenero con cui lo sguardo di Rangiku era passato dalla timida eccitazione alla delusione.- Scusami. Non volevo essere scontroso.- si sedette accanto a lei e provò a sembrare più sciolto. – Allora, quale notizia è talmente importante da richiedere una riunione di emergenza dei vertici della decima brigata?- disse con ironia.
  • Io e Gin abbiamo deciso, ci sposeremo il giorno del solstizio invernale, qui a Karakura. Sulla piana ad est della città c’è una splendida tenuta, intima ma elegante, nel parco c’è un piccolo tempio e abbastanza spazio per festeggiare insieme a tutti i nostri amici.
  • Ma è fantastico, Matsumoto-san.- Hitsugaya si sforzò di non far trasparire quel velo di dubbio che ancora lo tormentava. Sfoggiò un’espressione compunta e ascoltò.
  • Si… lo penso anche io… ma ci saranno molte cose da fare, tutto dovrà essere organizzato e avrò bisogno di una grossa mano.
  • Non preoccuparti – sospirò lui – di qualsiasi cosa avrai bisogno puoi contare sul mio aiuto, è scontato.
  • No no, Hitsugaya-kun! – disse lei ridacchiando melodiosamente. – Non ti chiederei mai di aiutarmi a scegliere composizioni floreali e gonne di tulle, conosco qualche personaggio che sarà sicuramente più entusiasta di darmi una mano con queste stupidaggini. La richiesta che ho da fare a te è più, come dire, ufficiale!
Gli occhi di Rangiku splendevano velati di emozione, Toshiro si sentì sollevato al pensiero di non dover scrutare la scala cromatica del rosa per scegliere la perfetta tonalità dei confetti, ma per un secondo fu confuso su quello che lei gli stava chiedendo. Poi capì, fece un mezzo sorriso e disse solenne:
  • Sarei onorato di essere il tuo testimone Rangiku-san!
  • In realtà, Hitsugaya-kun, non era questo che volevamo chiederti.- la voce tagliente di Ichimaru lo raggiunse alle spalle portando con se un brivido di disagio che gli fece vibrare le viscere. Toshiro si voltò e se lo ritrovò davanti, avvolto in un montone grigio perla, reggeva dei bicchieri per il tè da asporto.
  • Scusate  per l’assenza, ero andato a recuperare qualcosa di caldo.- continuò Ichimaru sorridendo ingenuamente. Si accomodò accanto a Rangiku, offrì un bicchiere a Toshiro e uno a lei, poi le prese una mano e continuò. – Non credo di averti ringraziato abbastanza per il tuo aiuto HItsugaya-kun, è stato bello da parte tua. Inoltre io e Rangiku ci chiedevamo se…
  • Vorresti ufficiare alle nostre nozze? Vorresti celebrarle tu, in qualità di garante della nostra unione?- tagliò corto lei sputando fuori la domanda d’un fiato.
Toshiro era spiazzato, non sapeva se sentirsi onorato, felice, oppure ancora più responsabile, ancora più insicuro e apprensivo. Ma erano gli occhi di Matsumoto ad avere la parola in quel momento, erano così luminosi, carichi di un’energia calda e splendente che stava scaldando il vento, illuminando il cielo, rinfoltendo le fronde; quegli occhi trasparenti attraverso cui l’anima cristallina della sua amica si affacciava senza timore, lo stavano implorando, bruciavano di attesa e lo pregavano di esaudire i loro desideri,  gli chiedevano disperatamente di essere perfetto, di rendere tutto perfetto. E lui non aveva il coraggio di tradirli, non poteva deluderli, quegli occhi avevano aspettato troppo per vedere un cielo sereno, e lui non avrebbe portato le nuvole.
  • Certo Rangiku-san, ne sarei onorato.
Lei sorrise e lo soffocò in un abbraccio. Anche Ichimaru sorrise e Toshiro si stupì perché non gli sembrò un sorriso finto, né beffardo, né furbo, nè ironico, né malizioso, né maligno. Era un sorriso.
 “Chi lo avrebbe mai detto!” pensò “Anche i serpenti sorridono”, poi si concentrò sul cuore di Rangiku, che martellava sul suo petto come un tamburo da guerra “Rangiku, sarai felice adesso?” si chiese.
“Ti apro io la valigia mentre tu resti li
e piano piano ti faccio vedere
c'erano solo quattro farfalle
un po' più dure a morire”
 
Toshiro adesso doveva meditare. Aveva accettato la proposta di Matsumoto su due piedi, lasciandosi commuovere dal suo entusiasmo, ma non avrebbe fatto un altro passo senza riflettere. Voleva, doveva, essere sicuro di fare la scelta giusta; non voleva, non doveva, fare un passo falso e rischiare di fare qualcosa solo perché l’entusiasmo generale lo aveva spinto ad acconsentire.
 Ichimaru era davvero cambiato? Adesso era l’uomo giusto per Rangiku? Lo era mai stato? L’amava? Le avrebbe dato ciò di cui aveva bisogno? Sarebbe stato in grado di essere l’uomo che lei meritava?
Toshiro voleva una risposta… allora si decise a fare la domanda… al diretto interessato.
Si presentò a casa di Ichimaru quella stessa sera, quando sapeva che Matsumoto sarebbe uscita per incontrare Inoue, bussò al campanello e se lo ritrovò davanti nei panni del prefetto uomo comune.
  • Buonasera. Scusa per l’intrusione.- mormorò acido Toshiro, non lo faceva apposta era solo a disagio.
  • Non preoccuparti, mi aspettavo una tua visita… prima o poi.
  • Posso entrare?
 Ichimaru lo invitò dentro, lo fece accomodare nel salotto della sua casa lussuosa e si sedette di fronte a lui.
  • Avanti spara, sono pronto a tutto!- disse il serpente, con l’aria più arrendevole che riuscì a sfoggiare.
  • Perché vuoi sposare Matsumoto? Ho bisogno di saperlo. Se la tua risposta non sarà sufficiente, cambieranno molte cose.- rispose il ragazzo di ghiaccio impassibile.
Ichimaru sospirò come se fosse esausto, si sfregò le mani sulle cosce e, spalancando gli occhi, puntò lo sguardo sull’interlocutore.
  • Voglio sposarla perché lei è l’unica a non avermi fatto questa domanda. L’unica persona nella mia memoria che si è fidata di me anche quando io dubitavo di me stesso, che si è dannata pur di comprendermi e di amarmi, senza considerare il prezzo da pagare. Perché ci si sposa, Hitsugaya? Per suggellare un patto. Come quello che abbiamo fatto noi quando abbiamo deciso di darci tregua, e per suggellarlo ci siamo stretti la mano. Un patto come quello che abbiamo fatto io e Rangiku il giorno che l’ho incontrata, e se questo è vero lei mi ha sposato in quel momento, io ci ho impiegato un’eternità a capirlo ma, adesso che l’ho fatto, voglio renderlo ufficiale nel modo più eclatante possibile. Questo matrimonio è la celebrazione dell’amore che lei è stata in grado di darmi e della stupidità con cui io l’ho gestito. Ma è anche l’inizio, l’inizio del resto della mia vita, che ho messo in pausa quando è iniziato il piano di Aizen. Lo so che non ti fidi di me, e questo dimostra il tuo valore come amico, ma so anche che mi lascerai amarla, perché questo dimostrerebbe il tuo valore come uomo. Non avere paura per lei, è l’unica in grado di controllarmi, questo è un potere che nessun’altro ha mai avuto e avrà mai su di me.
Toshiro si immerse in un silenzio incredulo che dall’esterno deve averlo fatto sembrare un idiota. Ma la sua mente stava lavorando, stava pensando che forse queste cose avrebbe dovuto capirle da se, forse ,conoscendo  Matsumoto avrebbe dovuto intuire il motivo per cui lei voleva sposarlo.  
  • Adesso mi sento un po' stupido ad aver fatto questa scenata…- disse Toshiro con un mezzo sorriso amaro.-  Non ti offendere, ma non esiste nulla che tu possa dire che mi faccia fidare di te.
Ichimaru fece una risatina pacata - Lo so, non avevo dubbi.
  • Però mi hai fatto ricordare una cosa importante, non ho bisogno di fidarmi di te. Il motivo per cui tu vuoi sposare Rangiku-san non mi interessa, potresti benissimo ingannarmi, ma io sono quasi certo del motivo per cui lei abbia accettato.
  • E quale sarebbe?
  • Perché tu la rendi ciò che è. L’amore per te, per quanto immaturo è ciò che ha spinto Matsumoto a darsi da fare, a lavorare sodo, a diventare forte, persino a diventare una shinigami: la Matsumoto che io conosco, a cui voglio bene e che ammiro è il frutto della tua influenza. Il veleno del tuo morso nel suo organismo non ha avuto un effetto tossico anzi, lo ha rinforzato, lei possiede anticorpi per sconfiggere i tuoi demoni. Questo vuol dire che Matsumoto avrà sempre in pugno la parte migliore di te, e questo mi basta per dormire sonni tranquilli.
Ichimaru sorrise di nuovo, chiuse gli occhi e si distese sulla poltrona.
  • Adesso devo andare.- disse Hitsugaya alzandosi e porgendo cordialmente la mano a Gin.- Ci vedremo spesso d’ora in poi.
  • Lo spero!- rispose Gin cordiale.
  • Alla prossima allora…
Toshiro uscì dalla casa quando stava ormai iniziando a piovere, si tirò su il cappuccio e si coccolò al suono ritmico e dolce della pioggia. Si sentiva libero dalla sensazione di ansia che in quei giorni aveva fatto galoppare i suoi pensieri in campi di incertezza e sconforto. Aprendo mentalmente, ancora una volta, la valigia di Rangiku, non ci trovò nulla dentro, se non quattro piccoli ricordi leggeri: il giorno in cui aveva incontrato Ichimaru e aveva deciso di ricominciare la propria vita, il giorno in cui aveva incontrato Toshiro, e lo aveva eletto proprio migliore amico a sua insaputa; il giorno in cui aveva deciso di lottare contro Ichimaru nonostante lo amasse, dimostrando il coraggio di fare la cosa giusta; e il giorno in cui aveva capito che lui l’amava, giorno che aveva aspettato per troppo tempo, ma senza perdere la fiducia.
“Adesso sarai felice Ranguku-san, me lo sento” pensò sorridendo.
“Sole pioggia neve tempesta
sui tuoi capelli su quello che hai visto
e braccia per tenere e fianchi per ballare”
   
 
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