Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: PitViperOfDoom    20/11/2018    1 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note traduttrice: Grazie ad uno sforzo combinato mio e della mia mirabilante beta posso aggiornare anche Pit dopo poco tempo. Non solo, ma per YUTS abbiamo altri capitoli già pronti in saccoccia da gettarvi in pasto; cercherò però di razionarli perchè il periodo attuale - e soprattutto quello a venire - è tremendamente impegnativo per me e per _Senpai_ . 
Come al solito, vi prego di farmi sapere che ne pensate. Buona lettura!

 
Capitolo 4



Izuku non era estraneo alla paura.

Anzi, ne era un esperto. Respirava nonostante il cuore che batteva all’impazzata, mangiava nonostante le farfalle nello stomaco e dormiva nonostante le porte scricchiolanti e lamenti nei muri. Quando la paura bussava alla porta lui la accoglieva come se fosse un’irritante coinquilina e andava avanti con la sua giornata.

Ma nonostante questo, quando lo sguardo di Bakugou scavò un buco nella sua nuca, volle scappare. Quando Bakugou lo seguì fuori, volle nascondersi. Quando Bakugou lo afferrò per la spalla e lo sbatté contro un muro, volle raggomitolarsi e aspettare che se ne andasse. Ma non poteva, non con Bakugou che lo teneva in piedi. Quindi Izuku si sentì congelare di nuovo. Rei cercò di strappargli Bakugou di dosso, ma non funzionò. Non funzionava mai. I suoni intorno a lui sembravano stranamente ovattati, come se avesse dei tappi per le orecchie, ma non abbastanza da bloccare quello che Bakugou stava dicendo.
“Che cazzo di dannatissimo trucco hai usato per passare l’esame? Rispondimi, stupida merda!”

Izuku non rispose. Non poteva, non con la lingua pietrificata. Tutto quello che poteva fare era fissare stupidamente la faccia di Bakugou. Non succederà. Non lo farà. Non c’è modo che possa farlo anche se volesse. E non lo farà. Tutto quello che farà sarà urlarmi addosso come fa sempre. Non succederà. No.
“-stai ascoltando, cazzo? Dovevo essere io il primo della nostra schifosa scuola a entrare nella Yūei! E tu hai sputtanato tutto!”

Izuku lo fissò, silenzioso e immobile e assente come una TV statica. Non lo farà di nuovo. Non succederà. La presa di Bakugou sulla sua spalla era abbastanza stretta da lasciare dei lividi, proprio come il fantasma della spiaggia; la spiaggia dove si era allenato, dove aveva sanguinato e vomitato e sudato per sei mesi fino al giorno dell’esame. Il mantra scemò e la frustrazione fece nascere dei nuovi pensieri nella sua testa. Non è stato un trucco. Sono stato io. Me lo sono guadagnato. L’ha detto All Might. Tu non c’entri. Non è stato un trucco.

“Ti avevo detto di andartene da un’altra parte, bastardo!” Bakugou lo scosse malamente e la nuca di Izuku sbatté contro il muro alle sue spalle.

I miei amici fanno più paura di te.

Izuku incrociò nuovamente il suo sguardo, gli occhi spalancati, i suoi sensi ovattati.

“Ti fa sentire grande?” chiese.
Bakugou fu il primo a sbattere le palpebre.
“Cosa-“
“Ti fa sentire grande ferire qualcuno che non reagisce?”
Bakugou assottigliò gli occhi. Le sue labbra si arricciarono, mostrando i suoi denti digrignati. “Di che cazzo stai parlando-“

“Ti fa sentire forte picchiare bambini che non hanno quirk?” una parte di lui, una piccola parte, gli sta urlando di tacere prima di irritarlo abbastanza da farsi colpire. Ma cosa farebbe? È solo un pugno. Tutto quello che può fare è lasciare un livido o farlo sanguinare. “Ti fa sentire coraggioso quando hanno paura di te?”
“Chiudi quella cazzo di bocca.” Ringhiò Bakugou, e Izuku vide scintille e fumo nella mano stretta sulla sua spalla.

La cosa peggiore che potrebbe fare è ucciderti per sbaglio.

“Dovrai farlo.” Disse Izuku senza pensare.
“Dovrà fare cosa?” sputò Bakugou.
“Uccidermi. Se vuoi fermarmi.” All Might sorrideva per ingannare la paura che lo attanagliava, quindi Izuku sorrise a Bakugou. “Se non lo fai, andrò alla Yūei.” Guardò i suoi occhi nello stesso modo in cui aveva guardato i fanali di un treno in arrivo. “O vuoi solamente vedermi piangere, Bakugou? Ti farebbe sentire grande?”

Bakugou lasciò la presa.

Fu strano. Per un momento fu come se non avesse nemmeno notato di averlo fatto. Ma lo fece, e sembrò quasi sorpreso quando accadde.

Le gambe di Izuku si mossero di nuovo e scivolò via dal muro, fuori dalla sua portata. Non corse. Camminò, e Bakugou non lo seguì.
 
----------------------------------
 
Era in momenti come quelli Izuku si rendeva dolorosamente conto di quanto inutile fosse il suo quirk.

Non One For All – One For All era strepitoso e fantastico e esattamente quello che gli serviva per diventare un pro hero. Perlomeno, lo sarebbe diventato una volta capito come usarlo senza obliterare del tutto le sue braccia e gambe. Era un’abitudine che voleva eliminare il prima possibile.
Ma non c’era ancora riuscito, il che era un problema visto che la prima lezione del primo giorno si rivelò essere una valutazione dei quirk, e sarebbe stato espulso se avesse totalizzato un punteggio troppo basso. Visto che non era interessato a concludere il suo primo giorno di scuola con un viaggio all’ospedale, si sarebbe dovuto arrangiare con quello che aveva prima di One For All.

Da quando era diventato abbastanza grande e sufficientemente conscio per riflettere riguardo al suo quirk, Izuku aveva imparato ad accettare che vedere fantasmi non lo avrebbe aiutato a correre veloce, saltare in alto o fare più squat. Quindi sperava che i sei mesi di estenuante allenamento avrebbero contato qualcosa e lo avrebbero aiutato a evitare l’espulsione il primo giorno.

Il campo atletico della scuola era animato da molte conversazioni, e non solo da parte dei suoi compagni di classe più chiacchieroni. C’erano fantasmi lì, non necessariamente legati al posto o infestanti qualcuno, ma semplicemente passando e guardando il mondo attorno a loro. Mentre Izuku rimbalzava sui talloni e aspettava che il test cominciasse, lanciò per caso un’occhiata e vide Rei in piedi vicino al bordocampo, pallida e smunta contro il verde prillante del prato, che lo guardava tramite uno spiraglio dei suoi capelli come se lo stesse spiando da dietro una tenda.

Izuku controllò intorno a sé per assicurarsi che nessuno lo notasse e le lanciò un piccolo sorriso agitando la mano. Lei si illuminò, alzando la testa quel poco che bastava perché altri capelli si allontanassero dal suo viso, saltellando un pochino mentre rispondeva al saluto.
“Ehi, avete visto? Ha appena salutato?” Izuku andò quasi in panico, ma si rilassò quando il proprietario della voce si scoprì essere un altro fantasma che fluttuava casualmente di lì, un adolescente con un buco nella tempia che ancora sgocciolava sangue. “Ehi, bimba. Sbaglio o quel ragazzo ti ha appena salutato?” lei annuì vigorosamente. “Porca vacca. Può… Può vederci?”
Oh, perché no. Izuku incrociò lo sguardo con il fantasma, sorrise e gli fece un occhiolino. La faccia del ragazzo si illuminò come se fosse la sera di Capodanno.

Le notizie giravano velocemente tra i morti. Prima che se ne rendesse conto, Izuku aveva accumulato un piccolo pubblico a bordocampo. Rei era sempre lì davanti, guardando con premura mentre il test cominciava.
Voleva fare una bella figura davanti a loro, lo voleva davvero. In fin dei conti, sarebbe dovuto riuscirci. Sei mesi di allenamento non erano proprio un nonnulla, giusto? Aveva mangiato bene, rinforzando il suo corpo in quasi ogni momento disponibile, sviluppando la sua resistenza a livelli che non avrebbe mai osato immaginare prima. Ma per ogni test, ogni gara, ogni valutazione di ogni abilità atletica immaginabile esistente, c’era sempre qualcuno di più bravo. C’era sempre qualcuno, o più di uno, o più di due o tre i cui quirk erano perfetti per vanificare i suoi sforzi. La velocità di Iida gli permetteva di dominare lo sprint. Per la manipolazione gravitazionale di Uraraka il salto in lungo era uno scherzo. Satou si buttava nelle flessioni come un assatanato (tanto per dire).
Izuku, d’altra parte, aveva una… curva tifosi che nessun altro poteva vedere.

Era…

Beh, non era un nonnulla.

“Ehi amico, stai andando alla grande!”
“Sì, andiamo, ragazzo, vai a testa alta! Sei più veloce di quanto io sia mai stato anche quando avevo dei polmoni!”
“Non ti arrendere!”
“Hai visto gli altri due? Gli hai fatto mangiare la polvere! Continua così!”

Rei saltellava su e giù, anche se i suoi piedi non toccarono effettivamente mai il terreno. I suoi capelli si attorcigliarono grazie ad un vento invisibile, rivelando dei buchi neri al posto degli occhi, e i suoi suoni d’incoraggiamento sembravano i richiami di un Nazgûl, ma era comunque una bella sensazione. Le voci dei morti soffocavano le derisioni di Bakugou e gli permettevano di concentrarsi su qualcosa che non fosse lo sguardo glaciale di Aizawa.
A dispetto di se stesso, Izuku sorrise. Il suo potere non era adatto al lavoro da hero, ma era perfetto per non sentirsi soli ogni tanto.

Nonostante tutto, il suo stomaco si rigirò come un calzino quando raccolse la palla per il test di lancio. Le prove erano quasi terminate. Forse quello di cui aveva bisogno era dare fondo a tutto quello che aveva, solo per una volta. Non aveva avuto l’occasione di mostrare il suo quirk (il suo secondo quirk, per essere precisi) e non era sicuro che il resto dei test fosse adatto per usare One For All. Forse, se si fosse rotto qualcosa in quel momento, sarebbe andato comunque bene. Forse tutto quello che doveva dare era catturare l’attenzione di Aizawa e dimostrare che almeno poteva fare qualcosa. Era questo il punto della valutazione dei quirk, giusto? Mostrargli dov’era in termini di forza?

Valeva almeno la pena di fare un tentativo. E ciò significava che quella era l’unica strategia a cui Izuku fosse riuscito a pensare.
Una dose di One For All e sarebbe stato fuori gioco, ma almeno avrebbe lasciato un qualche tipo di impressione.

I fantasmi verseggiarono rumorosamente mentre il suo braccio pulsava di energia. Izuku si caricò per il lanciò, si concentrò sul tifo e-
 
 

Silenzio.
Izuku stava per mollare il braccio per effettuare il lancio quando le voci che lo incoraggiavano svanirono all’improvviso. Quella sensazione ovattata nelle orecchie gli fecero alzare la testa, scansionando il bordocampo per capire cosa avesse zittito i fantasmi, e si ritrovò a fissare un campo vuoto. I fantasmi erano spariti e Rei – la sua terrificante e muta migliore amica, che non aveva mai lasciato il suo fianco da quando aveva compiuto sette anni – non si vedeva da nessuna parte. Le uniche persone che rimanevano a guardare erano i suoi compagni di classe in carne e ossa, ed erano in diciannove più il loro insegnante ma il campo di atletica sembrava improvvisamente così vuoto.

Lo shock del silenzio, di quell’improvvisa e assoluta sensazione di solitudine, ruppe la concentrazione di Izuku. Perse la presa su One For All, il che sballò il peso del lancio. La palla si librò in aria per circa venti metri prima di rimbalzare pietosamente sul terreno.

Per un istante, il panico lo sopraffece con talmente tanta forza e violenza che non riuscì a reagire, a parte uno sguardo spento. I fantasmi se n’erano andati? Perché avrebbero dovuto farlo? Non avevano semplicemente perso interesse e deciso di andarsene, erano spariti nel bel mezzo di urla e incoraggiamenti. E perché Rei avrebbe dovuto andarsene? Che gli fosse successo qualcosa? Poteva succedere qualcosa a dei fantasmi?

“Ho cancellato il tuo quirk.” La voce di Aizawa saettò attraverso il suo muto e sordo stupore, e Izuku si spaventò come un coniglio, non riuscendo a camuffare un piccolo suono sorpreso. Qualcuno tra i suoi compagni ridacchiò.
“C-cosa?” il suo cuore batté all’impazzata e percepì vagamente il dolore pulsante nel suo petto e il peso sul suo stomaco come nientemeno che paura.

(Non era strano che fosse terrorizzato dall’assenza di fantasmi?)

Aizawa cominciava a sembrare lui stesso un fantasma, con quel viso pallido, gli occhi cerchiati di rosso e i capelli scuri sollevati come se mossi da un vento invisibile. Izuku assimilò la sciarpa, gli occhialoni e lo strano quirk, e la realizzazione di chi fosse veramente il suo insegnante lo colpì in pieno.
“Non hai idea di come usare il tuo quirk decentemente, vero?” disse freddamente Eraserhead, avanzando. La sua sciarpa ondeggiava intorno a lui come se avesse una vita propria. “Cos’è, credevi che qualcuno ti avrebbe salvato se ti fossi menomato di nuovo?”

Pessima idea pessima idea sarebbe stato meglio attenersi al piano originale-

La sciarpa si avvolse intorno a lui, strattonandolo in avanti, e una nuova dose di paura gli fece vedere bianco per un momento. L’istinto di attacco o fuga entrò in azione, e mentre la voce di Aizawa scemava in secondo piano, sopraffatta dalle pulsazioni nelle sue orecchie, Izuku riuscì a guardare in basso verso le sue mani. Provò a contrarre il suo dito e fu ricompensato da una scintilla di One For All nella sua falange.

Ha cancellato il mio quirk, realizzò nonostante il rombo nelle sue orecchie. Ma ha cancellato quello sbagliato.

“Accettalo, Midoriya Izuku.” La voce di Aizawa, piatta e fredda lo trascinò via dal suo attacco di panico e nuovamente nel presente. “Con un potere del genere, non diventerai mai un hero.”
Passò un momento, poi i capelli di Aizawa caddero di nuovo sulla sua faccia, le orecchie di Izuku schioccarono mentre le voci dei morti ritornavano e oh wow, ecco dov’era andata.

Rei non stava più guardando da bordocampo. La sua faccia non era più bianca, i suoi occhi non erano più neri. Era come se i colori si fossero scambiati: la sua intera forma, dalla sua pelle alla sua camicia da notte fino ai suoi capelli era di quel nero che inghiottiva anche la luce senza riflettere nulla. L’unico pallore rimasto era nell’inquietante luce opaca che filtrava fuori dai suoi occhi e dalla sua bocca (una bocca non dovrebbe essere fatta così, le labbra non dovrebbero allargarsi così tanto, delle dolci bambine non dovrebbero possedere zanne che si ergevano come spine nere contro la luce). La sciarpa del professore era nulla in confronto a come si contorcevano i suoi capelli mentre schioccavano come fruste e strisciavano intorno alle braccia e alla gola del suo insegnante, e le sue dita si allungavano e curvavano in duri e sottili artigli che scattavano verso di lui. La sua bocca strappò e si aprì, lunga come quella di un coccodrillo, e diede sfogo alla sua furia a pochi centimetri dalla faccia di Aizawa. Le orecchie di Izuku dolevano per le sue urla e la sua rabbia lo schiacciò come un ferro rovente.

Aizawa sbatté gli occhi. “C’è qualche problema?”
“Mi lasci andare,” si fece scappare Izuku prima di riuscire a fermarsi. Aizawa inarcò un sopracciglio. “Voglio dire, uhm. Per favore? Dovrebbe, cosicché… io possa… tirare. La palla.”

Aizawa sembrò annoiato, ma fece come richiesto e si girò per tornare a guardare da bordocampo. Non fu finché la sciarpa fu a lunga distanza da Izuku che Rei lanciò un ultimo grido, graffiò la nuca di Aizawa e si fece indietro. L’oscurità svanì, e una pallida bambina fu nuovamente al fianco di Izuku.

Non riusciva a smettere di tremare.

Si era fatto scoprire? Che Aizawa avesse capito? Come diavolo avrebbe fatto a cavarsela questa volta? Forse non sarebbe stato così male. Forse All Might si sarebbe fatto avanti per lui. Forse invece di essere espulso sarebbe stato trasferito in una sezione differente. Gli sarebbe andato. Sarebbe-

Delle dita fredde si chiusero intorno alla sua mano libera. Izuku sussultò per la sorpresa e guardò giù per vedere la sua amica stringergli la mano nelle sue, guardandolo dal basso con grandi occhi colmi di preoccupazione. Emise una sorta di suono mormorato, come un distante ronzio di insetti.
Il tremore si fermò. Izuku prese un respiro profondo, riuscì a sorridere e provò, più furtivamente che poté, a stringerle le mani per rassicurarla.
Doveva essere stato pauroso anche per lei, quando improvvisamente non poteva più vederla.

Lanciò un’occhiata a bordocampo e trovò la folla di fantasmi proprio dov’era prima, tutti che guardavano e aspettavano trepidanti. Nessuno di loro se n’era andato.

Beh. Qualsiasi fosse il risultato, poteva anche mostrargli qualcosa che valeva la pena di essere visto. Le dita di Izuku si arricciarono intorno alla palla, e riportò alla mente come aveva richiamato la scintilla di One For All sulla punta del suo dito. Un’idea iniziò a formarsi nella sua mente, e avrebbe potuto essere abbastanza folle da funzionare.

Poteva finire il resto dei test anche solo con nove dita, giusto?

 
----------------------------------------------


Era passato molto tempo da quando Nana aveva camminato per l’ultima volta per i corridoi della Yūei. La sensazione era di nostalgia, una nostalgia quasi dolorosa, ed era quello e quello soltanto che rendeva sopportabile l’aver lasciato il fianco di Toshi.

Sin dalla battaglia con All For One sei anni prima, sin da quando il suo fedele successore era arrivato a un soffio dal fare la sua stessa fine, Nana rimaneva accanto a Toshi il più possibile. Era facile; non necessitava né di dormire né di mangiare cibo di nessun tipo, e esisteva da talmente tanto che pazientare era una bazzecola. Solitamente allontanarsi da lui le causava una costante e crescente sensazione di panico che non poteva essere calmata da niente se non ritornare di corsa da lui, controllando e assicurandosi per certo che non fosse morto mentre lei non c’era.

Sembrava così disperatamente fragile in quel momento. Era un uomo adulto, ovviamente, stagionato e indurito dagli anni passati a lavorare come hero, ma non importava quanto tempo passasse, parte di lei non lo avrebbe mai visto come nient’altro che il l’adolescente goffo e meravigliato che era quando lo aveva scorto per la prima volta.
E oh, com’era cresciuto; si era persino guadagnato un pupillo.

Ma per ora, la Yūei era sicura. Non si era sentita così calma e a suo agio dall’ultima volta in cui aveva messo piede nel suo cimitero e aveva guardato la terra sotto la quale era stata sepolta. La Yūei sapeva di casa e, per la prima volta dopo tanti anni, Nana si sentì tranquilla al pensiero di allontanarsi da Toshi. Non c’era nulla di pericoloso nell’intrufolarsi a guardare Aizawa tenere la prima lezione dell’anno. Quindi fluttuò per la scuola per conto suo, sbirciando nelle classi e nei laboratori, esplorando quella scuola che era stata sua.
Era diversa in molti aspetti e in molti altri non era cambiata affatto.

Perse la cognizione del tempo e, prima che se ne rendesse conto, la giornata era giunta al termine e lei aveva finito per bighellonare nell’infermeria. Forse Toshi non se n’era ancora andato – o almeno, così sperava. In ogni caso avrebbe potuto raggiungerlo facilmente. Nana si girò per andarsene proprio mentre la porta dell’infermeria si apriva e chiudeva.

“Oh! Uhm, mi scusi…” disse una voce dietro di lei; ma lei era troppo concentrata a orecchiare una conversazione che non la riguardava.
Dei rapidi suoni di passi la seguirono. “A-aspetti! Uhm, signora?”

Una bambina le bloccò la strada, e se Nana avesse avuto dei piedi li avrebbe puntati per terra per frenare. Era la piccola fantasma, l’inquietante bambina dai capelli scuri che seguiva fedelmente l’ombra di Midoriya Izuku. Stava sorridendo, ed era tutta denti.

“Mi scusi,” disse di nuovo la voce ormai familiare, e Nana guardò indietro per vedere cosa stesse causando tutto quel subbuglio-

- e incrociò in pieno gli occhi di Midoriya.

Nel momento in cui lo guardò, il suo viso si illuminò di un sorriso costellato da lentiggini. Le parlò.

“Buongiorno.”

Nana urlò, facendo esplodere una delle luci dei pannelli fluorescenti sul soffitto. Senza volerlo, si ritrovò catapultata alla fine del corridoio in un battito di ciglia, lontanissima da lui. La bambina fantasma rise, ed era lo stesso suono dello statico di una televisione rotta.

“M-mi dispiace!” Midoriya la raggiunse con una corsetta. “Mi dispiace. Non volevo spaventarla. Sta bene?”

“Ebbuh,” fu la prima parola che Nana Shimura disse allo studente del suo successore.

Il suo sorriso si addolcì e controllò i dintorni un paio di volte prima di rivolgerle di nuovo la parola. “Succede spesso. Mi dispiace di non averle parlato prima; è solo che questi ultimi mesi sono stati molto impegnativi e lei era sempre vicina ad All Might, quindi è stata una combinazione del mio essere stanco e distratto unito al fatto di non trovare mai l’occasione giusta. Ma sono contento di averla trovata ora.” Allungò la mano. “Piacere di conoscerla! Sono Midoriya Izuku, ma, uh, credo che lei lo sappia già. Qual è il suo nome?”

Nana lo fissò per un’altra quindicina di secondi prima di riuscire a trovare di nuovo la sua voce. “È- Uhm, io sono- è Shimura. Shimura Nana. Cosa-“
“Ha bisogno di aiuto con qualcosa?”

Qualsiasi cosa Nana si aspettasse di sentirsi dire non era quella. “Prego?”
“Ha bisogno di aiuto?” Ripeté Midoriya, lasciando cadere di nuovo la mano lungo il fianco. “Va bene in ogni caso, è solo che, sa, di solito io. Offro. Voglio dire, ha bisogno che io consegni un messaggio? O trovi qualcosa? O è… a posto?”
“Avrei davvero bisogno di una spiegazione, direi.” Disse Nana con un fil di voce. “Uhm. Come?

Midoriya aprì la bocca per rispondere, poi gettò uno sguardo all’infermeria. “Non qui. Non credo sia sicuro. Le va bene se ci spostassimo fuori?”
Per un istante Nana stava per dire di sì, assolutamente, andiamo fuori e spiegami tutto per filo e per segno per cortesia, ma poi si ricordò di che ore fossero e del suo dovere autoimposto. “Sai cosa, tienilo a mente, io devo tornare da- da All Might.” Dannazione, pensò. Dannazione, dannazione, dannazione, quante volte aveva chiamato Toshi per nome davanti al ragazzo? “Ora devo andare, ma più tardi, più tardi sicuramente faremo un, un discorso. Di qualche tipo.”

“Certo!” Midoriya le sorrise. “Forse potremmo parlare domani, signora Shimura? Cercherò di stare alla larga dall’infermeria così ne avremo l’occasione. Buona serata, allora.” E poi se ne trotterellò via, senza un pensiero al mondo, con una bambina fantasma dai capelli tutti sfilacciati alle calcagna.

Guardò la sua ritirata rimanendo a bocca aperta anche ben dopo che se n’era andato.

“Che cazzo.”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: PitViperOfDoom