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Autore: LysandraBlack    21/11/2018    3 recensioni
Aenor Mahariel, Geralt Amell, Kallian Tabris, Elissa Cousland, Natia Brosca e Duran Aeducan.
Chi erano prima di diventare gli Eroi del Quinto Flagello?
Dieci drabble ciascuno, di cento parole esatte, per raccontare qualcosa in più sul loro passato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anders, Custode, Mabari, Merrill
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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NATIA BROSCA

 

«Sei inutile quanto quel buono a nulla di tuo padre!»

La bambina, appena quattro anni, abbassa la testa, gli occhi che pizzicano mentre cerca di trattenere le lacrime. Se scoppiasse a piangere, Kalah non si limiterebbe soltanto ad insultarla. Il ricordo dello schiaffone di qualche giorno prima le brucia ancora sullo zigomo, dove una crosta marrone spicca sulla pelle pallida e malaticcia cosparsa di lentiggini e fuliggine.

«Mi dispiace madre, domani andrò nella piazza del mercato...»

La madre volta lo sguardo. «Sarà meglio. Non azzardarti a tornare con meno di tre pezzi di rame, dovessi mendicare fino a notte fonda!»

 

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Il coltellino gratta sulla pietra del muro, incidendo segni incerti a formare un disegno. Impiega buona parte della giornata, lo stomaco che brontola per i morsi della fame. Due sorelle, per mano, vestite come le ricche nobili che a volte vedono al mercato.

È la sorella la prima a tornare. Natia le mostra fiera la sua opera, ma Rica scuote la testa. «Se mamma lo scopre...»

Non fa in tempo a nasconderlo, che Kalah spalanca la porta.

Quella sera, non riesce a mangiare nulla, il sapore del sangue ancora in bocca. Si passa la lingua sulla gengiva.

Solo tre denti.
 

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Rica ha riempito la vasca di acqua calda, il vapore si alza fino al soffitto pieno di muffa, riscaldando la stanzetta angusta. Natia si spoglia lentamente, ripiegando con cura la tunica rattoppata in più punti.

Si immerge il più possibile, cercando di sfregarsi di dosso muffa, polvere e sudore.

È fortunata, è ancora abbastanza piccola da infilarsi nei canali di areazione più stretti, sono quelli più difficili da pulire e vengono pagati meglio.

Dieci pezzi di rame alla settimana.

Infila la testa sott'acqua, chiudendo gli occhi. Il silenzio l'avvolge.

Attende, finchè le brucia il petto, poi riemerge di scatto.

Inspira.

 

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Il profumo della carne arrostita allo spiedo è irresistibile.

Fissa con insistenza la bancarella, i nug sul fuoco che grondano grasso. Lo stomaco brontola prepotentemente, fino al punto che non resiste più.

Approfitta dell'orario di punta del mercato per scivolare invisibile alle spalle del nano, aspettando che si distragga con un cliente. Appena quello si volta a cercare il resto in una sacchetta di pelle colma di monete, Natia allunga una mano, afferrando uno degli spiedi più piccoli.

«Hei, al ladro!» Urlano i due, chiamando allarmati le guardie, ma lei è già lontana, sparita tra i vicoli bui dei bassifondi.

 

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Il pugno le arriva dritto sul naso.

Sente l'osso spezzarsi, la vista che le si oscura per un attimo. Barcolla, un fiotto di sangue sul viso, ma si costringe a digrignare i denti.

Stringe il piccolo coltello che tiene nascosto nella manica, gettandosi sul nano a testa bassa.

Rica urla di nuovo, ancora a terra dove è stata spinta, i vestiti strappati.

Cadono in un groviglio di arti, ma dura solo pochi istanti.

Quando Natia si rialza, è coperta di sangue. Il manico del coltello spunta dalla gola dell'assalitore.

Ha solo otto anni, eppure è riuscita a proteggere sua sorella.

 

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«Ho sentito che hai fatto fuori il vecchio Sal.»

Natia alza lo sguardo, il cuore perde un battito. Il nano di fronte a lei lavora col Carta e tutti sanno che non è il caso di mettersi contro quella gente.

«Voleva abusare di mia sorella.»

L'altro sorride malevolo. «Sal stava con Beraht. Ora, tu e tua sorella avete un debito nei suoi confronti. Sangue o oro...»

«Il Carta ottiene sempre la sua parte.» Recita Natia alzandosi da terra, senza altra scelta. China il capo.

«Non fare quella faccia, straccio, pochi possono dire di aver attirato l'attenzione di Beraht così giovani.»

 

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Il suo nuovo compagno si accascia a terra, invitandola a fare lo stesso.

Hanno ripulito un intero magazzino, da cima a fondo, respirando polvere e muffa per ore ed ore.

«Vuoi?»

Si volta. L'altro le porge una bottiglia, così simile a quelle che sua madre beve fino a svenire sul pavimento. La guarda con diffidenza, senza muoversi.

«Fai come vuoi.» Lui ne assaggia un po', piegandosi poi in un attacco di tosse.

Natia scoppia a ridere, strappandogliela di mano. Storce la bocca, disgustata, ma beve di nuovo.

Il nano scoppia a ridere sguaiatamente. «Sono Leske, comunque.»

Le sta già simpatico.

 

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Ha le mani ancora sporche di sangue, mentre spalanca la porta di casa e scivola all'interno, le quattro monete d'argento ben nascoste in tasca avvolte da una pezza di stoffa.

La madre, accasciata sulla panca, la guarda storto. «Spero tu ti sia ricordata di portarmi qualcosa.»

Natia la squadra con disgusto, appoggiando una bottiglia sul tavolo. «Strozzatici.»

Kalah la stappa avidamente, annusandone il contenuto. Lo sguardo le cade sul sangue sopra di essa. «E i soldi?»

«Fattela bastare, è più di quello che meriti.»

La sente reprimere un singhiozzo. «No, aspetta, scusa...-»

Sbatte la porta dietro di sé con violenza.

 

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Leske le passa la bottiglia, il liquore che si mischia al muschio che stanno masticando.

Natia sorride, beata, mentre osserva l'espressione instupidita dell'altro. «Questa roba è ottima.»

«O siamo troppo andati per renderci conto che fa schifo...»

Beve altri due sorsi, osservando la Città della Polvere sotto di loro. Quando si volta di nuovo, il viso di Leske è pericolosamente vicino al proprio.

Non è un bacio delicato.

Le mani di lui le afferrano i fianchi magri mentre lei lotta con la fibbia della sua cintura.

Dopo restano a fissare il soffitto, mezzi nudi.

Natia lo guarda, ridacchiando. «Pensavo peggio.»

 

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Rica lascia una scia profumata dietro di sé, i capelli ancora raccolti in un'acconciatura elaborata, la voce suadente mentre intona una melodia ripiegando il vestito elegante.

A Natia non è sfuggito lo sguardo di Leske, puntato sulla sorella da quando sono entrati. Lo afferra per un braccio, spingendolo verso la porta. «Muoviti, siamo in ritardo.»

«Non vi fermate per cena?» Chiede Rica, speranzosa. «Ultimamente passiamo così poco tempo insieme, Natia...»

«Abbiamo da fare. Qualcuno deve portare i soldi a casa.» Risponde asciutta. L'espressione ferita della sorella la fa sentire subito in colpa. «Domani sera?»

L'altra sorride, annuendo. «Ci conto, sorellina!»
















 

  
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