Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: ValeriaLupin    21/11/2018    2 recensioni
Raccolta di one-shot ispirate da canzoni, interviste, sguardi, riflessioni, fantasie.
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1. Love you (even) when I am drunk
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«Le due e quaranta» gli rispose. Mika lo guardò confuso poi riportò l'attenzione sul suo cellulare e notò che in effetti l'orario era scritto anche lì, come sempre.
Perché Andy lo chiamava a quell'ora? Sentì una morsa allo stomaco che, questa volta, poco riguardava tutto l'alcol che aveva ingurgitato.
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2. Over my shoulder
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«Ragazzi» lo sentì dire poi ai suoi amici «mai toccare la ragazza del frocio». Il tremolio d'astio nella voce di quel ragazzo suonava come un presagio. Gli fece entrare un gelo nelle ossa che aveva assaggiato già tante volte.
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3. Ocean eyes
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Quale magia possedevano quegli occhi per poter leggere così a fondo nello sguardo di un altro uomo? Come poteva somigliare all'atto di dipingere quel suo modo di esprimersi?
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4. Invisible
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Dopo anni, scopriva che nulla era cambiato: giocava ancora a nascondino, questa volta con i sentimenti, e pareva fosse destinato a vincere.
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5. Make you happy
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S’imbatté, fra mille di quelle memorie delicate, in una più fragile delle altre: un segreto.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Make you happy

 

Se ne stava all’uscio della porta come un cane abbandonato, un rifiuto.
 
Ma era stato lui ad abbandonarlo.
 
Il sole primaverile di Londra che penetrava dalle finestre gli ricordava quanto tempo fosse passato. Quanti mesi avesse vissuto lontano da casa, da Andy.
Non riusciva a ricordare come quel nome scivolasse fuori dalle sue labbra, come danzasse sulla sua lingua, eppure aveva popolato ogni suo pensiero, ogni suo sogno o incubo, ogni sua canzone. Era l’unico abitante della sua musica.
Il coraggio di partire e lasciarsi tutto alle spalle lo aveva perso una volta atterrato a Montreal. Come se solo il gesto di fuggire fosse stato il suo reale intento: non era scappato, si era solo cercato in qualcun altro. Lontano e senza meta vera, solo un’anima da riconquistare.
Aveva trovato ad attenderlo i suoi più grandi incubi: la solitudine e l’assenza. Quando restava solo, i suoi pensieri lo pugnalavano, cadeva in turbini neri da cui era difficile uscire intatto. Quell’assenza si presentava a lui come una compagna velenosa; Andy era lì, non lo lasciava mai davvero solo. Questo lo aveva salvato. Era assurdo come solo il ricordo di un amore, di una fiamma ancora viva avesse potuto donargli tanta forza.
Della sua presenza era stato assuefatto per anni, così in quei giorni di solo ricordo, come un cocainomane privato della sua droga, si era sentito morire di un’atroce astinenza. Sopravviveva di piccole dosi, ma non bastavano a disintossicarlo: ne era affamato. Tanto da avvertire fitte allo stomaco e tremiti fantasma.
Ora la sua droga era lì, oltre quella porta, ma il coraggio lo aveva perso oltreoceano e gli occhi gli ardevano di colpa. Voleva vederlo, annegare di nuovo in quei suoi occhi d’oceano, voleva sentire la sua voce calda come un tè davanti al fuoco, desiderava con tutto se stesso poter avvertire nuovamente quella sua fragranza di scogli marini, l’odore della sua pelle, candida come sabbia di spiagge greche. Avrebbe voluto sfiorarla almeno con un dito, affondare poi le mani nei suoi capelli biondi.
Ma non ci sarebbe stato nulla di questo. Ci sarebbero state urla e addii.
Volle crederci per un secondo, credere che tutto sarebbe tornato al suo posto. Che era stato via solo qualche giorno e tutto era stato un sogno. Solo per questo, dopo interminabili minuti, ebbe la forza di bussare.
«Chi è?» sentì quella carezza ovattata e quasi le corse incontro. Si avvicinò alla porta posando una guancia sul legno freddo, gli occhi che si riempivano di lacrime, la voce scomparsa assieme al respiro. Avvertì qualche rumore oltre l’ingresso e immaginò che Andy stesse guardando dallo spioncino, ma lui non vi era visibile da quella posizione.
Il ragazzo biondo sbuffò, forse convinto di essersi sbagliato. Mika soffiò una risata leggera come il volo di una farfalla ferita e pianse in silenzio, ascoltando i passi dell’uomo che non aveva mai smesso di amare allontanarsi da lui.
Doveva aspettarselo però, Andy aveva sempre avuto la capacità di avvertire l’energia altrui. Era una di quelle magie che possedeva come un umile segreto. Si svelava solo con il tempo e, se sapevi dargliene lo spazio, ti abbagliava e ti lasciava cieco a brancolare nel buio, guidato solo dal suo respiro.
Mika non sapeva descrivere in modo più calzante la sua personalità, ma forse è sufficiente dire che tornò lentamente indietro, silenzioso quasi quanto le lacrime di Michael, e con voce più chiara e delicata sussurrò qualche parola, sulla porta. Come a soffiargliele nell’orecchio.
«C’è qualcuno?» mormorò e il pianto di Mika abbandonò il suo silenzio, sputò il suo respiro a scatti. «Chi sei?» la voce di Andy pareva diventare sempre più carezzevole, un filo appena giungeva oltre lo spessore della porta, ma bastava ad avvertirne il tepore, come se il suo fiato l’avesse raggiunto sul collo. Rabbrividì e si coprì il volto con le mani per la vergogna.
 
Come poteva ripresentarsi a casa sua senza neanche il coraggio di palesarsi per piangere sulla sua porta?
Con quale diritto poteva anche solo sperare che Andy lo avrebbe consolato.
 
 
«Sto per aprire la porta» lo ammonì Andy, un po’ di preoccupazione macchiava la sua voce mentre il suono della maniglia abbassata raggiungeva le orecchie di Mika. Ne fu come risvegliato. Raggiunse la sua voce, lì dove si era confinata, e ebbe l’impressione di parlare per la prima volta.
«No, ti prego» lo implorò, sentì un respiro trattenuto oltre quella barriera «Scusa». La parola si ruppe nel mezzo e lui credette di rompersi assieme a lei. Si scusava perché piangeva sulla sua porta, ma in qualche modo anche per quei mesi lontano da lui.
«Che ci fai qui?» ogni sfumatura di preoccupazione era scivolata via e c’era solo durezza. Nonostante il tono così basso da non poterlo quasi udire.
«Scusa» ripeté più forte, con più decisione e più dolore.
Andy sospirò.
«Vattene…» fu tentato di aggiungere il suo nome, ma non ne ebbe la forza e lasciò la frase sensibilmente troncata. Mika se ne accorse e si morse un labbro.
Tremava: sentiva freddo dentro. La sua voce lo feriva, ma non era abbastanza, ne voleva ancora di lui. Voleva anche i suoi occhi a trafiggerlo. «Non posso» mormorò roco.
«Io non ho niente da dirti» rispose atono e si allontanò senza più tornare indietro.
Le lacrime che parevano non dargli tregua, si sedette a terra, la schiena contro il legno dove aveva abbandonato anche la testa, il volto verso il soffitto. Lo sguardo perso a rincorrere quei mille scalini, ringraziò il Dio che gli aveva fatto trovare il portone del condominio aperto e gli aveva permesso di sentire la voce di Andy pura, anche più bella di quanto la ricordasse.
Era accasciato sullo zerbino con ferite aperte negli occhi e parole prigioniere delle sue labbra. Si trovò a pensare che avrebbe preferito squarciarsi totalmente gli occhi e poterlo toccare anche solo con lo sguardo. Quando le lacrime divennero troppe, si limitò a sognarlo in un sonno bagnato e allucinogeno.
Si svegliò quando sentì la porta muoversi dietro di lui. Il sole primaverile era quasi scomparso, ne restava una tenue traccia, ma le ombre improvvisamente erano più lunghe. Mika ebbe paura che potessero raggiungerlo e inchiodarlo nel buio.
«Come immaginavo» alzò lo sguardo al suono della sua voce rassegnata e si lasciò morire nello sguardo freddo di Andreas. «Torna a casa, è tardi» ordinò, uscendo con in mano una busta dell’immondizia.
Mika non aveva abbastanza forza nelle gambe per seguirlo mentre scendeva le scale. Si limitò a farlo con uno sguardo ormai arido. Quando il biondo ricomparve sul pianerottolo e lo vide ancora lì, gli lasciò uno sguardo impaziente e fece per rientrare, poi si fermò.
«Sarò chiaro con te» annunciò severo «Mi fa piacere che tu sappia di esserti comportato da stronzo, ma non credo che tu possa pretendere di essere perdonato. Non lo farò, punto»
Le labbra di Mika tremarono, quasi lasciarono fuggire qualche parola. Ciò che faceva più male era quel punto finale.
«Spero vivamente che tu ti senta una merda» aggiunse, la voce improvvisamente carica di rancore «Sei venuto a chiedermi scusa piangendo per sentirti in pace con te stesso?»
Mika scosse il capo violentemente, sconvolto dalle conclusioni cui era giunto.
«Be’, non ti scuso proprio un cazzo!» riprese, arrabbiato «Meriti di sentirti in colpa…».
«Non è per questo, ti dico!» lo interruppe, cercando di schiarirsi la voce rasposa. Aveva ancora sulle guance i segni delle lacrime, ma ora il suo viso era asciutto. «Sono qui perché…»
«Perché?» lo incalzò, innervosito Andy.
«Non voglio buttare tutto quello che abbiamo costruito insieme» sospirò Mika, alzandosi in piedi a fatica.
«L’hai già fatto» ribatté lui «Devi andare avanti con la tua vita, io sto cercando di fare lo stesso».
Mika pensò a quante volte avesse provato a dimenticarlo e scosse la testa. Non era servito a nulla.
«So di non meritare una seconda possibilità, ma se credi ancora in noi, in quello che ci lega…» iniziò Mika, mettendosi più dritto.
«Non c’è niente più a legarci, non c’è nessun noi» scattò lui, il tono nonostante tutto moderato «Tu l’hai distrutto»
Mika capì che voleva ferirlo dal modo in cui osservava la sua reazione, ma non per questo nelle sue parole si nascondeva meno dolore e verità.
«I sentimenti» mormorò l’altro «Quelli non si possono distruggere»
«Ma possono cambiare» ribatté, freddo. Il gelo raggiunse il cuore di Mika e vi si annidò, lasciandogli un’impronta sul viso. Notò che Andy la colse e i suoi occhi d’oceano sgusciarono via dai propri.
Ci fu un silenzio interminabile, irreale. Andy non lo guardava. D’improvviso avvertì Melachi abbaiare dentro l’appartamento, la porta semiaperta lasciò sgusciare fuori il cane e Andy non la trattenne quando si avvicinò a Mika, festante.
Non era il momento adatto, forse, ma la cagnolina gli era mancata davvero tanto. Si accucciò ad accoglierla fra le sue braccia e le accarezzò il pelo caramellato, morbido. Melachi le leccò la guancia e il collo, facendogli scivolare dalle labbra una lieve risata. Un po’ affettuosa, un po’ amara. «Mi sei mancata» soffiò alla golden, coccolandola e ricevendo la coda dell’animale in piena faccia; si muoveva frenetica, tanto era felice di ritrovare il suo padrone dopo tutto quel tempo.
Poi la realtà scoppiò quella bolla di pura gioia. Senza neanche un motivo, entrò in quell’istante e lo macchiò un poco di consapevolezza. Mika si alzò, triste di non poterla tenere ancora stretta a sé, scorgendo come una luce improvvisa un lieve sorriso sulle labbra di Andy. Sparì così veloce che Mika si convinse di averlo solo immaginato.
Il biondo richiamò Melachi che ancora scorrazzava fra loro, la fece rientrare in casa, chiudendo la porta abbastanza perché lei non potesse uscire ancora.
Mika si sentiva stanco, privo di forze. Sorrise appena a Andy, un sorriso coperto di parole. Il volto del greco era serio, ma le lesse tutte.
«Addio» disse e aprì la porta per rientrare nel suo appartamento.
«Combatterò per te» proferì Mika, guardandolo dritto negli occhi, quasi stesse dando voce a una promessa. Prima ancora che la sorpresa si facesse strada sul volto di Andy, il ricciolo era andato via. Lo aveva oltrepassato con passo deciso e occhi luminosi come fari.
Andreas riconosceva quello sguardo, era lo sguardo di un obbiettivo e, solo per quell’istante, si permise di considerarsi vinto, esitando ancora un po’ sull’uscio solo per respirare un’ultima volta il profumo che il ragazzo si era lasciato dietro.
 
****
 
Fece ritorno a casa, la loro casa, piena dei loro ricordi, ovunque si voltasse la sua impronta era visibile. Gettò un urlo di frustrazione e quello fu l’ultimo suono che si propagò nella casa per molto tempo.
Passò i giorni seguenti a pulire ogni angolo della villetta, nel silenzio più assoluto si aggirava nei corridoi vuoti, cercando persino di muovere i mobili senza produrre rumore, perché nulla disturbasse il macchinare dei suoi pensieri. Non gettò nulla, neanche uno di quei piccoli ricordi di lui, spine di rose disseminate ovunque.
 
Si sarebbe odiato se l’avesse fatto. D’altronde ogni cosa sapeva di lui in un modo che non era nemmeno possibile, ma che lo toccava nel profondo.
Qualunque cosa sfiorasse, lo faceva sanguinare.
 
S’imbatté, fra mille di quelle memorie delicate, in una più fragile delle altre: un segreto.
Era una rubrica verde bosco cui non aveva fatto mai veramente caso, se n’era stata chiusa nel cassetto del comodino a nascondere riflessioni buie, parole prive di vita. Non c’erano scritti numeri di telefono in quelle pagine, ma costellazioni di poesie.
Erano solo frasi gettate di tanto in tanto sui fogli, senza seguire le linee, con colori spesso diversi, ma parevano scritte da un qualche poeta ermetico. Parlavano di lui, parlavano con lui.
 
“Maybe you can’t hear me,
But I feel like screaming when you’re near me”
 
 
Capì immediatamente quando quelle parole erano state pensate e riversate sul foglio. Avevano smesso di parlare e qualcosa era cambiato. Mika era diventato tossico per chiunque gli fosse vicino.
Voltò pagine su pagine, sporche o candide. Poi un’altra frase lo colpì.
 
“If I said I’m upbeat, I’d be lying,
Show me what your hiding”
 
Non seppe cosa lo aveva spinto a scrivere quella manciata di frasi in rima, proprio quando lui ne aveva persa la capacità.
Proprio Andy che sempre aveva preferito esprimersi con i gesti piuttosto che con le parole, che si diceva incapace di usarle nel modo più giusto. Una volta Andreas gli aveva confessato di ritenere ci fosse qualcosa nei sentimenti che, se taciuti, li rendeva più potenti.
Era una rivelazione che aveva amato e amava profondamente, ma non poteva restare indifferente di fronte alla bellezza che stava leggendo.
Ne trovò un’altra subito sotto uno squarcio di penna nera. La pagina si era aperta e l’inchiostro aveva marchiato anche quella sottostante.
 
Can’t you see the love around you?
You know, you’re stupid not to notice it”
 
Quella frase era intrisa di rabbia e di amore a un tempo. Aveva lasciato un solco con la punta della penna, più profondo del dovuto. Mika riuscì ad avvertire tutto il peso di quei giorni in cui si era convinto di vivere una vita che non fosse sua. I litigi, la sua indifferenza, quella sua stupida voglia di fuggire.
Erano frasi di una semplicità disarmante, racchiudevano in esse una comprensione perfetta di ciò che stava provando negli ultimi giorni. Erano frasi che Andy avrebbe tranquillamente potuto rivolgergli quando gli erano balenate in mente, non fosse per la paura di essere inghiottito dal grigiore in cui Mika stesso era caduto.
Capì solo in quel momento che aveva cominciato a minare il loro rapporto da prima della sua fuga a Montreal, quando non parlava, si allontanava e fingeva malessere, lo incolpava di quella monotonia e gli chiudeva a chiave ogni porta.
Sorrise amaramente. Lasciando vagare i suoi occhi nocciola sulla frase seguente.
 
«All I wanna do is make you happy» lesse a voce alta, poi ancora e ancora e ancora.
 
Una melodia si fece largo fra i suoi pensieri e in poche falcate raggiunse il piano, cominciando a pigiare i tasti con dolcezza e rapidità.
Fu tutto estremamente naturale. Le frasi di Andy si incastrarono alla perfezione nelle sue e aveva chiaro in mente ciò che voleva dire. Lo scrisse con tanta furia da farsi dolere la mano.
 
“All I wanna do is make you happy
Whatchya gonna do? I am not over you”.






 
Note: Ok, lo so, avevo detto che avrei postato il momento fra Mika e la madre proposto da SaraPenny che ringrazio molto perché mi ha ispirato e mi lascia a ogni capitolo una recensione molto bella <3 però mentre lo stavo scrivendo, mi è venuto in mente questo. Spero che dalla lettura si sia capito più o meno il momento in cui è ambientato, dovrebbe essere chiaro, spero di essere stata comprensibile :) 
Qui c'è tanta fantasia, davvero poco di ripreso dalla realtà dei fatti: l'unica cosa che mi ha fatto immaginare l'origine di Make you happy in questo modo è che so che quando rilasciò la canzone disse che non si trattava del primo singolo, ma solo di una canzone che amava e a cui teneva molto. Non so perché, ma questo ne è il risultato. Spero vi sia piaciuto!
Grazie di aver letto, a tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite e seguite <3 Grazie mille a chi recensisce e mi farebbe tanto piacere che anche tu, sì, tu che leggi, lasciassi un piccolo commento, se ti va :)
Grazie ancora e bacioni! :*


ps. Il prossimo capitolo sarà basato sul suggerimento di SaraPenny, il capitolo è quasi terminato in realtà, forse potrò pubblicarlo già questo finesettimana!
   
 
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