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Autore: Hell Storm    21/11/2018    2 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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SCONTRO TOSSICO

Che lo spettacolo cominci!

 

 

28/01/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Logan/Oklahoma City/Nucleus/T.O.S./Ufficio di Woden

Ore 19:39

 

35°27'59.8"N 97°31'03.0"O

 

Non capii esattamente cosa accadde. Tutto ciò che ricordai furono dei flashback di ciò che era avvenuto tra l’amputazione del mio avambraccio sinistro e il mio risveglio nell’Auto-Doc Mark IX personale di Woden.

Prima caddi dalla sedia in preda alle convulsioni causate dallo shock. Poi un gruppo di predoni iniziarono a pestarmi fino a che Woden non gli ordinò di smettere. E per finire, vidi lo splendente raccogliere il mio arto mozzato e farlo scivolare fuori dal Pip-Boy. Senza circolazione e segni vitali, la serratura biometrica del congegno si disattivò automaticamente.

Quando ripresi completamente conoscenza, ero ancora dentro all’Auto-Doc. Grazie al suo set di strumenti chirurgici all’avanguardia, il macchinario mi curò le lesioni del pestaggio, ricucì l’arto in pochi minuti e grazie al mix di antidolorifici e farmaci, sia la carne che le ossa si rimarginarono ancor prima del mio risveglio. La grave perdita di sangue mi aveva privato di tutte le mie forze, ma anche in questo caso il macchinario pensò a tutto. Un braccio con una flebo riempì le mie vene con del sangue per le trasfusioni, impedendomi di svenire e morire dissanguata.

Terminata l’operazione la porta si aprì scorrendo lungo il cilindro dell’Auto-Doc e allo stesso tempo, gli stabilizzatori che per tutto il tempo mi avevano sorretta, lasciarono la presa permettendomi così di uscire.

Camminare si rivelò più difficile del previsto e appena feci il quinto passo, crollai a terra. Stando sdraiata sul freddo pavimento di piastrelle, potei constatare che anche il braccio sinistro aveva i suoi problemi. L'anestesia mi aveva fatto perdere tutta la sensibilità e gli effetti dell'emorragia si facevano ancora sentire.

Ero debole e ancora in pericolo. Intorno a me si era radunato un mezzo plotone di predoni armati e minacciosi. Mi chiedevo quale tra di loro fosse il macellaio che utilizzando uno stealth boy si era avvicinato furtivamente alle mie spalle e dopo avermi fregato da sotto il naso le munizioni nella 10mm, aveva anche pensato di mutilarmi.

L’Auto-Doc di Woden scese nel compartimento del pavimento dal quale era sbucato, fino a scomparire definitivamente. L’ex direttore della torre doveva aver speso una bella cifra per quel medico robotico tuttofare. E come se non bastasse gli aveva fatto costruire un compartimento apposito per non occupare spazio nell’ufficio. In un altra situazione avrei fantasticato su dove potesse nascondersi il bar con juke box e la cassaforte nascosta.

-Vediamo chi abbiamo qui.- Disse il Dr Jarvis sbucando dal muro di predoni che mi circondava.

Essendo ancora sotto l’effetto dell’anestesia, avvertii solo una lieve pressione sulla schiena, ma intuì subito che si doveva trattare dell’ago di una siringa.

Iniziai quindi a tremare. Poi le convulsioni vennero sostituite da una sezione di caldo che partendo dal braccio si espanse per tutto il corpo. E quando i nervi e i muscoli della faccia si contrassero capii cosa stava accadendo. Il mio aspetto stava tornando ad essere quello originale.

-Hai visto? Che roba incredibile.- Disse uno dei predoni.

-È proprio rossa.- Continuò un altro.

-Portatela qui.- Ordinò Woden.

Due predoni mi presero per le braccia e con poca gentilezza mi trascinarono fuori dal cerchio. Abbandonata vicino allo splendente, ebbi la conferma dei miei timori. Tutta la squadra Vault era allineata a terra e in manette. Gli unici che mancavano all’appello erano Spectrum e Atom.

-Mio signore, come ha potuto vedere questi eretici devono essere stati trattati con una sostanza, non ancora identificata, che ne ha modificato l’aspetto.- Spiegò il Dr Jarvis. -Il mio solvente per la dissociazione chimica negli organismi ha agito come previsto, però devo ammettere che dietro a questo stratagemma di camuffamento vi sia un esperto di manipolazione genetica.-

-La ringrazio dottore. Le sue osservazioni sono sempre ben accette, ma ora ciò che ci serve è una piccola informazione.- Disse Woden afferrandomi per i capelli e costringendomi a guardare i miei compagni. -Li vedi ragazzina? Bene, perché se adesso non risponderai ad una semplice domanda, loro moriranno davanti ai tuoi occhi.-

Gli altri avevano perso le loro armi e corazze. Bud era rimasto senza armatura atomica, anche se per precauzione un paio di gorilloni lo tenevano inginocchiato a terra, mentre Nick aveva perso la sua uniforme da generale. Mi ero dimenticata che sotto l’uniforme avesse tenuto per tutto il tempo la sua tuta da meccanico.

-Lasciala stare hijo de puta brillante!- Si intromise Nick.

-E tu chi saresti?- Gli chiese divertito Woden.

-Rodriguez. Nick Rodriguez!-

Woden scoppiò a ridere e lasciandomi i capelli si avvicinò al mio amico.

-Però. Non sapevo che avessimo un generale meticcio con noi.- Scherzò lo splendente.

Inutile dire che i predoni nel salone si trattennero dal ridere. Ma Nick non se la prese. Già a otto anni aveva imparato a fregarsene degli insulti di un qualche stronzo bianco a caso.

-Tu invece cosa sei? Un mezzo negro?- Chiese Woden a Bud.

-Sono un navajo, e appena sarò libererò mi farò un paio di mocassini luminosi con la tua pelle.- Poi si rivolse a Tris, che incuriosita dalle minacce di Bud, si era avvicinata. -Devi essere l’orgoglio del tuo popolo.-

Mi accorsi solo in quel momento che Tris aveva i lineamenti di un'indiana. Il perché Woden avesse fatto di una nativa americana il suo braccio destro, non mi era ben chiaro.

-E tu del tuo. Di un po. Era la tua gente quella alla base aerea?-

-Già. È stata una soddisfazione lasciarvi un buco nel terreno come bottino.-

-Non temere. Quando troveremo il resto dei tuoi cari, mi divertirò a guardare i loro corpi mentre i miei uomini li trasformeranno in ornamenti di carne ed ossa per addobbare le nostre sale.-

Bud provò a tirare un potente testata a quella strega di Tris, ma i due energumeni lo costrinsero a stare fermo. Poi Tris impugnò un coltellino a scatto con la lama arroventata da una batteria a fissione attaccata al manico, e dopo averlo avvicinato lentamente alla testa di Bud, iniziò a fargli un bel taglio sulla faccia.

Bud aveva la testa bloccata da uno dei due predoni, ma ciò nonostante non si mosse di un millimetro e non disse niente. Fece solo una piccolo smorfia quando la lama rovente gli passò davanti all’occhio.

Terminato il lavoro, Bud aveva una lunga cicatrice cauterizzata che saltando l’occhio destro, gli aveva segnato il volto dal lato destro della fronte fino a metà della guancia destra. Ma l’indiano non aveva neanche fiatato. Non gliela voleva dare quella soddisfazione.

-Hey, parodia horror di Pocahontas!- Dissi provando a rialzarmi. -Vieni un po qui che così …-

Ma con un semplice gesto di Woden, un predone mi invitò a zittirmi piantandomi uno stivale sulla schiena.

-Arriverà il tuo momento piccola soldatina. Stai tranquilla.-

-Perché non te la vedi con uno della tua stessa razza?!- Disse Isaac a gran voce.

-Ah, giusto. L’asso dei Fondatori.-

Woden si avvicinò poi a Isaac, il quale però non smise di sfidare lo splendente con il suo sguardo.

-Isaac Lee. Pilota dell’aviazione americana Isaac Lee.- Lo corresse Isaac sprezzante.

-Avete sentito ragazzi. Aviazione americana.- I soliti sgherri fecero finta di ridere. -Vedi Isaac, noi siamo l’aviazione americana. Noi siamo la vera America. E uno come te potrebbe farci comodo. Uno come te potrebbe sentirsi a casa solo con quelli della sua razza.-

-Spiacente caccola radioattiva, ma sto bene qui dove sono.-

Woden stette un attimo in silenzio, poi fece una breve risata sinistra.

-Peccato. Perché il vostro amico lo abbiamo dovuto scartare. Non è vero Jack?-

-Prorpio un vero peccato.-

Jackson! Quel viscido voltagabbana fece la sua comparsa nella sala portando in mano una cosa che riuscii ad identificare soltanto quando la fece cadere davanti ad Isaac. Un berretto da aviatore macchiato di sangue.

-NOOO!!!- Urlò il pilota.

-Quella checca gialla comunista non ha smesso di urlare, fino a che non lo abbiamo dato in pasto ai cani.- Lo schernì Jackson.

-Sei morto Jackson!- Lo minacciai.

Alla fine Jackson era arrivato a Dakota City. Ma Baatar e Zack? Che fine avevano fatto loro due?

-È UN FALSO!- Obbiettò Isaac in preda alla disperazione.

-Non so cosa sia stato più divertente. Vendere i selvaggi a White Flat fornendo informazioni via radio all’Orda? Fregare Foster e gli idioti che lo seguivano? O magari usare la testa del vostro muso giallo come punchingball? Tu cosa ne dici Zack?-

-ISAAC!- Urlò il piccolo ghoul facendo anche lui la sua comparsa in quel dramma.

Zack provò a raggiungere il pilota, ma Tris gli si piazzò davanti sovrastandolo con la sua stazza nettamente superiore.

Intimorito, il ragazzino cercò di allontanarsi dalla predona e accortosi di me, corse verso la sottoscritta per nascondersi dallo sguardo di Tris. Per fortuna il predone che prima mi aveva trattenuta aveva mollato la presa, permettendomi di riparare il piccolo ghoul dietro la mia schiena come meglio potevo.

-Hanno ucciso Mr B!- Confermò Zack versando lacrime sulla mia tuta.

-Questa me la pagherai Jackson. É una promessa.-

-Gli affari sono affari bella. E … no, un momento. Con loro c’erano anche un cane e un eyebot. Che fine hanno fatto?!-

-Li stiamo ancora cercando.- Ammise uno dei predoni alle mie spalle.

-Beh dovete trovarli! Del cane non me ne frega un cazzo, ma il robot credo che possa esserci utile. Il nome Spectrum vi dice qualcosa?-

Il Dr Jarvis grugnì e borbottò qualcosa in sottofondo.

-Quel fantoccio robotico non può essere venuto fin qui con loro. E anche se fosse vivo, se ne starebbe in quella sua torre di cristallo dall’altra parte del fiume.-

Scoprii così che oltre a conoscere di persona il Dr Spectrum, Jarvis covava un forte rancore nei confronti del suo “collega”.

-Vi dico che quell’eyebot ai monitor di sorveglianza era sicuramente Spectrum!- Obbiettò adirato Jackson.

-In ogni caso lo troveremo. Ora però torniamo ai veri affari.- Continuò Woden. -La domanda che da tempo non mi lascia neppure un attimo di riposo, e che ora porrò a te in cambio della mia grazia è: Dove si trova Beacon City?-

Quella fu una delle prove più ardue che mi si presentò. Se da un lato potevo provare a mantenere il segreto e condannare tutti noi ad una fine orribile, dall’altro potevo provare a salvare i miei amici mettendo però in pericolo la nostra gente.

-Pensa Rocket! Pensa!-

-Fai con calma, non c’è fretta. Io intanto darò un’occhiata al tuo giocattolo.- Disse Woden facendosi passare il mio Pip-Boy da Tris.

-Spiacente, ma l’ho criptato appena prima di atterrare.-

-Si, ce ne siamo accorti. Ma forse può comunque aiutarci. Lo sapevi che abbiamo recuperato un sacco di dati dalle rovine della città?-

Detto questo, un predone con la tuta da tecnico portò un terminale su un tavolino mobile vicino a Woden.

-Grazie ai vecchi registri abbiamo potuto smascherare molti traditori che si fingevano dei semplici sopravvissuiti alla ricerca di aiuto, ma voi tutti non comparite da nessuna parte. Come se qualcuno vi avesse cancellato dal mondo.-

-Non capisco cosa centri tutto questo.-

Ormai il mio cervello aveva fatto gli straordinari in quell’orribile giornata. Dove voleva andare a parare Woden.

-Per alcuni questi Pip-Boy sono davvero rivoluzionari. Per altri spazzatura RobCo. Per me invece dei veri tesori. Ognuno di loro accompagna un sopravvissuto. Lo guida. Lo supporta. Gli illumina la strada. E di tutto ciò che vede e sente racconta una storia.-

Woden mi aveva quasi stupito con quelle parole. Per un attimo era tornato un essere umano ai miei occhi.

Poi lo splendente guardò sul bordò delle serratura biometrica che fino a qualche minuto fa ospitava il mio braccio.

-Matricola M1.4977VTT-001-000.-

-Oh, cazzo!- Pensai iniziando a sospettare quale fosse l’intento di Woden.

Il tecnico digitò il numero di serie sul terminale e dopo una breve ricerca trovò cosa stava cercando.

-Bingo. Fabbricato il due luglio del duemilasettantasette nello stabilimento sei della Vault-Tec a Kansas City. In dotazione al Sorvegliante dei magazzini governativi e delle attrezzature Vault-Tec Rocket Earp. Speditole il ventuno ottobre a … Boise City.-

-No. Oh Dio. No!-

L’Orda aveva appena scoperto la nostra base. E tutto questo grazie ad un semplice numero seriale inciso in un angolino del mio Pip-Boy. Anche i miei compagni erano rimasti sbigottiti da quella mossa inaspettata.

-Peccato Rocket. Hai perso la tua occasione per salvare la pelle. E ora per te c’è un solo destino. E come lo chiamo da queste parti?- Domandò Woden rivolgendosi ai predoni.

-SCONTRO TOSSICO DELL’ARENA DEL MASSACRO RADIOATTIVO!!!- Esultarono i predoni in un coro di ruggiti e urla.

Poi mi beccai un pugno alla nuca e ricaddi in un coma profondo.

 

 

-Hey Red. Sei sveglia?- Mi chiese Trinity tenendomi sollevata la testa.

-Dove siamo?-

-Non lo sappiamo. Siamo qui da più di mezzora.-

Facendomi aiutare dall’infermiera, mi alzai lentamente e guardandomi attorno capii di essere rinchiusa con i miei compagni dentro ad una cupola di ferro. Beh in verità Nick era rimasto da solo dentro ad una cupola più piccola all’interno della nostra. La sua però era fatta con delle sbarre coperte da delle punte anch’esse di ferro. E in sottofondo si udivano le grida di diverse persone.

-Cosa è successo dopo che sono svenuta?- Chiesi massaggiandomi la testa.

Usando il braccio sinistro, mi accorsi di aver riavuto indietro il Pip-Boy. Peccato che la parte di manica della tuta al di sotto della cicatrice ormai completamente rimarginata era sparita. Mi accorsi anche che il finto numero sulla mia tuta era stato tolto e che il mio cinturone, con tanto di pistola, coltello da combattimento, radio e tutto il resto mi era stato rimesso intorno alla vita. Mancavano soltanto la pistola nuova che avevo comprato al negozio di armi nella T.O.S., tutti i caricatori e i pezzi della mia armatura da combattimento.

-Hai presente l’Oklahoma City’s Arena?- Mi domandò Amelia. -Beh sembra che l’abbiano modificata per i combattimenti a morte e ci abbiano portati per uno spettacolo molto speciale.-

-E ti sei persa la parte in cui ci hanno fatto percorrere la strada tra la T.O.S. fino a qui facendoci passare per il Recinto e in mezzo a tutti i predoni.- Mi informò Earl.

-Ti hanno anche legata ad un altare mobile e usata per far vedere a tutti che lo Sceriffo Rosso non era imprendibile come pensavano.- Continuò Tony.

-E perché mi hanno ridato la mia roba e tolto il numero dalla tutta?- Chiesi controllando la pistola.

-Woden ha voluto dare all’Orda il vero Sceriffo Rosso e i veri Fondatori.- Mi rispose Amelia. -Vuole usarci per fare scena.-

-A noi però hanno rubato le corazze, le armi e dato queste schifezze.- Disse Earl mostrandomi una mazza da baseball con del filo spinato.

-Almeno a voi hanno dato delle armi.- Disse Trinity estraendo dalla tasca del suo camice una bottiglia di Nuka-Cola Dark. -Che dovrei farci con questa? Una bevuta?-

-E la tua pistola da Nuka Girl?- Chiesi a Trinity.

-Me l’hanno trovata addosso. Quella Tris se l’è tenuta.-

-Red ho paura.- Mi disse il piccolo Zack.

Anche lui era stato messo in gabbia con noi.

-Tranquillo piccolo. Adesso ce ne andiamo. Bud come va l’occhio?-

L’indiano stava cercando di piegare le sbarre che separavano Nick da noi, ma il materiale e la conformazione della struttura erano fatti per resistere.

-Rilassati, ha tagliato solo la pelle.- Mi rispose Bud volandosi a guardarmi.

In effetti l’occhio non aveva subito alcun danno. Con un piccolo intervento di chirurgia plastica il volto sarebbe tornato come nuovo.

-Se lo troveremo, sarà comunque meglio mettere del disinfettante.- Suggerì Trinity.

-Dov’è Isaac?- Chiesi cercando nel buio della cupola il nostro pilota.

Dopo lo scatto di quelle che probabilmente dovevano essere le serrature magnetiche, la cupola che ci imprigionava iniziò ad aprirsi in varie sezioni triangolari, che lentamente scesero nei loro rispettivi incassi.

Con un pizzico di apocalisse nucleare e un tocco da degenerati, l’Oklahoma City’s Arena era diventata il macabro e inquinato tempio della lotta. Li dove una volta i giocatori di baseball, basket e gli atleti di varie discipline sportive si sfidavano con attività sane e professionali, giaceva un campo di battaglia disseminato di resti umani, macerie e barili gialli di scorie nucleari. L’erba verde che un tempo veniva trattata con cura dai giardinieri, era stata annientata dalla cenere radioattiva depositatasi nei giorni successivi alle bombe. La piattaforma mobile su cui noi ci trovavamo era quella usata per l’entrata in campo dalla squadra da fuori nei tornei di baseball. L’altra, al centro del campo, era occupata da una gru intenta a girare su se stessa per mostrare al pubblico una massiccia palla demolitrice. A preoccuparmi però, non erano le centinaia di predoni che occupavano gli spalti, ma il fossato tossico che ci divideva dalle mura ai margini del campo. Quella sostanza gialla bioluminescente l’avevo vista per la prima e unica volta il giorno precedente. Il mutatore dell'incrocio non era da quelle parti al momento del nostro arrivo, ma in un ambiente chiuso come quello e con tutta quella roba in giro, cominciai a temere che nell’arena ve ne fosse almeno uno. E forse anche di più.

-Grande! Qui è dove i Lizards hanno vinto le World Seris nel sessantanove!- Esultò Tony.

-E dove oggi noi tireremo le cuoia se non ci facciamo venire in mente un idea.- Gli ricordai.

-Hey ragazzi!- Ci chiamò Isaac. -Appena avete un minuto, mi venite a liberare?!-

Il pilota ghoul era stato legato alla grande catena della palla da demolizione. Sfortunatamente, la nostra piattaforma si trovava troppo lontana dalla zona di passaggio della palla.

-CI STIAMO LAVORANDO!- Gli rispose Tony cercando di sovrastare le urla dei predoni.

-Luridi dannati, puri devoti, gloriosi demoni e leggendari apostoli.- Disse quello che presumibilmente doveva essere lo speaker agli altoparlanti. -Rendiamo omaggio al nostro grande leader! LORD WODEN!-

I riflettori dello stadio si concentrarono sulla tribuna centrale, dalla quale si poteva avere una magnifica vista sul campo di gioco. Su quegli spalti, era stata fatta accomodare l’alta società dell’Orda, la stretta cerchia di Woden e naturalmente il capo in persona. Con la sua veste da ammiraglio e la sua lucentezza, si spostò su un pulpito con alla fine un microfono già pronto in modo tale che tutti lo potessero vedere.

-FIGLI MIEI!!!- Tuonò la sua voce, zittendo l’intera arena.

Come nell’olonastro da noi trovato al Red Oasis, la voce di Woden agli altoparlanti appariva più potente e minacciosa di quanto fosse realmente. Un magnifico trucco della sua propaganda del terrore.

-Figli miei. Quest’oggi, delle spie comuniste hanno attentato alle vite di tutti noi. Ma grazie alla prontezza dei miei uomini hanno fallito.-

Seguì una breve pausa durante la quale il pubblicò esultò gioioso e getto vari rifiuti verso di noi, anche se la maggior parte non superò neppure il fossato tossico. Poi Woden fece tornare il silenzio alzando le braccia.

-Io vi offro … ROCKET EARP! LO SCERIFFO ROSSO!- Seguì il solito coro di urla e insulti. -Lei e i Fondatori, hanno osato mettersi sulla nostra strada e mettere a rischio il nostro lucente futuro. Ma non temete, perché domani, dopo esserci saziati con questo magnifico spettacolo, partiremo alla volta della leggendaria e temuta Beacon City, per epurare questa grande terra dall’ultima traccia di male e garantire la sopravvivenza dell’America.-

E per l’ennesima volta l’Orda gli applaudì.

-Questo è il bue che da del cornuto all’asino.- Ironizzò Earl.

-No. È semplicemente pazzo.- Concluse Bud.

-Prima di dare inizio allo Scontro Tossico, godetevi questo assaggio. Quello che vedete rinchiuso nell’Arena delle Spine, non è un semplice immigrato messicano schedato e quindi indegno, ma è il temutissimo MechaNick!-

Scoprendo quale fosse la reale identità di MechaNick, il pubblico scoppio a ridere e tornò a lanciare sul campo spazzatura. Nick si senti offeso nell’orgoglio.

-È facile prendersela con uno quando si è in mille. Vorrei vedervi tutti al suo posto.- Pensai in riferimento all’ingiustizia alla quale Nick era sottoposto in quello stesso momento.

-KRON! MIO CAMPIONE! Uccidi quell’omuncolo e portami la sua testa! Domani la pianteremo sul cofano del mio mezzo e la mostreremo alla gente di Beacon City.-

Detto questo, al centro della gabbia a cupola di Nick, il pavimento si aprì e dal fondo uscì il predone più grosso e palestrato che avessi mai visto. Una montagna di muscoli lucenti con solo un tanga di cuoio a nascondergli l’argenteria e una maschera di ferro zincato che gli proteggeva il volto. Il guerriero era più alto di Bud e sicuramente più forte. Un colosso per delle persone di statura media come me e Nick. Impugnava una lunga ascia, ricavata da un tombino tagliato a metà e saldato ad un parchimetro arrugginito.

-Quello si fa di Psycho e Buffout per colazione tutti i giorni come minimo.- Affermò Bud con un po di timore.

-Kron si farà un nuovo paio di mutande con la pelle della tua faccia!- Disse il guerriero alzando al cielo la sua arma.

-AAAH!!!-

Nick urlò come una ragazzina e iniziò a correre in torno alla gabbia nel tentativo di sfuggire ai colpi del suo avversario.

-Nick! Sarà anche forte, ma tu sei più veloce di lui! Schiva i suoi colpi e sfiancalo!- Gli consiglio Bud.

-È quello che sto cercando di fare!- Gli rispose il messicano.

In effetti Kron non camminava molto velocemente, ma i suoi colpi erano comunque molto potenti.

-Dobbiamo farlo uscire di li!- Disse Earl tirando dei calci alla gabbia nella speranza di trovare un punto debole.

-MechaNick sembra un po in difficoltà!- Esultò lo speaker. -Magari un piccolo aiuto gli darà una morte più dignitosa.-

Da altre due botole nel pavimento, fecero la loro comparsa due ermi da mischia. Una delle due fu un pugno potenziato, che Nick raccolse subito e si mise alla mano.

-Bene, e adesso vediamo come AH!-

Kron fu più fortunato. Vicino a lui era comparsa una sega mineraria per il taglio della roccia lunga due metri e modificata con un impugnatura ad innesco manuale. Entrambi erano equipaggiamenti prebellici per la demolizione e se usati contro un avversario, potevano fare dei seri danni. Peccato che a Nick toccò quella più piccola. Praticamente un martellino potenziato in confronto alla sega.

Per impugnare meglio la nuova arma, Kron lanciò la sua ascia contro il meccanico facendola roteare orizzontalmente. Nick fu abbastanza svelto da buttarsi a terra poco prima che la lama ricavata dal tombino lo dividesse in due o che il manico lo investisse in pieno petto.

L’ascia si piantò nella sbarre della gabbia, facendo scintille e un boato che per pochi secondi sovrastò il tifo del pubblico.

Ma a Nick non venne dato un attimo di pace. Il colosso ne approfittò per corrergli incontro e smembrarlo con la sua sega a catena dentata. Il meccanico però non si era ancora arreso e rotolando a destra e a sinistra schivò tutti i colpi del suo avversario, che esasperato si abbassò per ruggirgli in piena faccia. Nick non si fece intimorire, anche perché ormai se l’era già fatta addosso, e attivando la sua arma scagliò un potente colpo alla fronte di Kron. Evidentemente però Nick non tese bene il braccio, visto che appena l’ariete del pugno impattò contro la pelle del guerriero, il rinculo dei pistoni pneumatici spinse all’indietro Nick invece che il colosso.

-Oh ma dai!- Esclamai frustrata.

A quel punto Kron rialzò la sua sega fin sopra alla testa e ruggendo come un leone scagliò l’arma contro Nick. Ancora una volta però, il meccanico fu abbastanza veloce da schivare il colpo passandogli in mezzo alle gambe scolpite e scappando dietro di lui. L’arma di Kron invece finì con lo sprofondare nel pavimento della piattaforma ed incastrarcisi.

-Ragazzi! Mi sa che questa è la fine!- Disse Nick avvicinandosi alle sbarre.

Kron stava cercando di estrarre la sua arma dal pavimento. I denti della catena si erano piantati in profondità, dando così a Nick un po di tempo per respirare.

-Avanti fratello! Non puoi arrenderti proprio adesso! Tu sei MechaNick!- Provò ad incoraggiarlo Earl.

-No! Non è vero!- Lo contraddisse Nick iniziando a piangere. -Sono solo un moccioso meticcio dipendente dalla Nuka-Cola che ha passato tutta la sua vita in casa di mamma e a leggere i fumetti. Non sono un eroe.-

Avrei voluto dire qualcosa, ma in quella situazione non sapevo proprio cosa dire. Nick stava per morire e noi non potevamo far altro che stare a guardare.

-Ti sbagli amore mio.- Intervenne Trinity. -Tu sei l’uomo più grande che io abbia mai conosciuto. Ti sei buttato nel vuoto per salvarmi. Hai aiutato i tuoi amici in tantissime occasioni. E il tuo nome è già diventato leggenda.-

Poi l’infermiera asciugò dolcemente le lacrime sulle guance del suo amato. Il gesto fece tornare il sorriso al meccanico. Peccato che la sua situazione non era affatto cambiata.

-E per aiutarti ti ho trovato questa.- Disse Trinity offrendogli la Nuka-Cola Dark.

-Oh, questa si che mi serviva.- Affermò Nick tornando allegro.

Il meccanico agguantò la bottiglia e senza perdere tempo la bevve, come suo solito, in un attimo.

-Wow, questa si che era buona. Ho avvertito anche qualcosina di nuovo oppure …-

Nick non terminò la frase. Restò muto e attonito.

-Ehm, Nick?- Gli chiesi sperando in una risposta.

Intanto Kron, accortosi della situazione, aveva abbandonato la sua arma ancora piantata nella piattaforma e a passo lento iniziò ad avvicinarsi verso Nick.

-Nick?!- Provò a chiamarlo Tony.

Ma lui non rispose. Continuò a restare fermo e a dare le spalle al suo avversario.

-AMORE! FA QUALCOSA!- Continuò Trinity.

-NICK!!!- Lo chiamai io in un ultimo disperato tentativo di risvegliarlo.

Ma ormai era troppo tardi. Kron si era messo esattamente dietro di lui e dopo aver teso i muscoli del braccio, sferrò un micidiale colpo alla testa di Nick.

Incredibilmente però, Nick si spostò di un semplice passo alla sua destra e il pugno di Kron andò a colpire le durissime sbarre della cupola. Stando così vicina al punto d’impatto, potei udire le nocche del guerriero rompersi in diversi punti. Seguì poi l’urlo di dolore di Kron.

-Sporco non americano! Kron te la farà …-

Senza perdersi in chicchere, Nick colpì il ginocchio del guerriero con il suo pugno potenziato, causandogli un dolore altrettanto allucinante e facendolo cadere a terra.

-AHHH … KRON TI …-

La parte più epica fu quando Nick sferrò una rapida serie di potenti cross alla maschera d’acciaio di Kron usando sempre il pugno potenziato e accompagnando ogni colpo con delle urla da vero maestro di arti marziali.

In breve tempo quel brutto muso metallico si trasformò in una lattina di alluminio piegata, e quando questa si staccò e cadde a terra, tutti noi potemmo vedere la faccia di Kron ridotta ad una poltiglia grondante sangue.

-Signore! Lei ha subito una menomazione alla mano destra, una frattura scomposta alla rotula del ginocchio sinistro e danni multipli al viso nonché una possibile commozione celebrale.- Nick si era messo a parlare come un robot. -La prego di arrendersi, altrimenti sarò costretto a passare alle maniere forti.-

Naso rotto, occhio sinistro fuori dall’orbita, fronte lacerata, zigomi spellati, bocca aperta in modo anormale, denti rotti o assenti e sangue dappertutto. Kron era forse già morto, ma la sua superbia no di certo.

-Kunf … ti botterà ...-

Intuendo la mancata resa dell’avversario, Nick fece rialzare Kron solo con il braccio sinistro, e dopo aver caricato nuovamente il braccio, colpì il guerriero agli addominali. L’impatto scaraventò l’ormai morente Kron contro le sbarre che ci separavano, causandogli un’orribile morte dovuta allo schianto e all’infilzamento delle sue carni sulle punte di ferro saldate alle sbarre. Tony, che al momento dell'esecuzione si trovava esattamente dietro a Kron, venne ricoperto dal sangue del predone.

Tutti rimasero attoniti nel vedere come un semplice meccanico avesse ridotto il campione. Il pubblico, lo speaker … io. Nick però manteneva quello sguardo da automa privo di sentimenti.

La piattaforma su cui ci trovavamo iniziò a scendere, permettendoci di riunirci con Nick, dato che la gabbia a cupola rimase ferma al suo posto perché sostenuta da dei sostegni fissi. Anche Kron rimase fermo al suo posto. Il suo cadavere non si sarebbe schiodato tanto facilmente dalle punte di ferro.

-Sei stato incredibile!- Disse Trinity correndo incontro al suo amato e abbracciandolo con tutte le forze.

-Ho semplicemente reagito ad un’aggressione.- Rispose Nick.

-Già, però almeno potevi evitare di spararmelo contro quel bestione.- Fece notare Tony ripulendosi la mimetica dal sangue di Kron come meglio poté.

-Cos’era quella Nuka-Cola?- Domandai sospettosa.

-Me l’aveva data capo Hunt poco prima di partire. Aveva detto di usarla solo in caso di vera emergenza. Quindi l’ho tirata fuori dallo stivale e versata nella bottiglia.-

-Dannazione! Papà mi aveva promesso che non ne avrebbe più fatta!- Disse Bud furibondo.

Quella sostanza era la stessa che la notte di capodanno mi aveva trasformata in una super donna e fatto fare le cose più assurde. Se lo avessi saputo prima, non avrei lasciato che Nick la ingerisse. Non era ancora stata sperimentata a dovere. Ma l’idea di Trinity aveva salvato il meccanico e per il momento non sembrava avergli causato dei danni.

-Però ci ha aiutati.- Gli feci notare. -Ora dobbiamo pensare a come uscire da qui.-

Un attimo prima che la piattaforma raggiungesse il suolo, gli altoparlanti dello stadio gracchiarono. Lo speaker stava per parlare nuovamente.

-A quanto sembra … abbiamo un nuovo campione.- Anche lo speaker non riusciva ancora a crederci. -Credo … si insomma … credo che MechaNick sia …-

-TOGLITI DAI PIEDI!- Intervenne bruscamente Woden al microfono. -Molto bravo signor MechaNick. Direi che non sei un semplice messicano da quattro soldi.-

Woden non era più sugli spalti dei vip. Vedere il campione dell’arena essere massacrato da Nick e la sua gente rimanere scioccata da un simile prodigio, lo aveva costretto ad intervenire.

-Credo che ce l’abbia con te Nick.- Scherzai.

-Ora, voi tutti morirete nel modo più orribile! E tu Rocket assisterai impotente. Liberateli! Tutti! Anche il Kraken!-

-Ma signore?!- Disse qualcuno in sottofondo.

-FATELO!!!-

Dal campo di gioco si aprirono delle fosse e tutti i nostri peggiori incubi iniziarono ad uscire dalle viscere della terra. Ghoul, cani da combattimento, robot impazziti tra i quali anche un costruttore come quello recuperato a White Flat. L’Orda aveva completamente trasformato il campo da gioco in una trappola mortale per i condannati a morte che ci finivano. Quello che però mi fece gelare veramente il sangue, furono le tre figure che sbucarono dal fossato. Dei veri golem gialli e colossali, uscirono a grandi passi dal fiume tossico che ci circondava.

Ciò che seguì fu uno spettacolo anche per noi. I nemici davanti a noi, iniziarono a scannarsi a vicenda. Dubitai che lo spettacolo prevedesse che nemici di così tante diverse fazioni venissero schierate contemporaneamente. I cani attaccavano qualunque cosa a loro portata, i ghoul assalivano in massa i nemici rimasti da soli, i robot sterminavano tutto ciò che non fosse sintetico e i golem assorbivano qualsiasi cosa riuscissero a toccare. Letteralmente!

-Che facciamo Red?!- Mi chiese Earl.

-Ci sto pensando.- Dissi cercando di farmi venire un’idea.

-Propongo di raggiungere la piattaforma con la gru, salvare Isaac e usare la palla demolitrice per aprirci un varco nelle mura.- Intervenne Nick con la sua nuova voce da automa.

Gli altri mi guardarono aspettando un mio ordine.

-Possiamo farcela secondo te?- Chiesi a Nick.

-Solo se partiamo adesso.- Disse indicando la via più diretta e sicura. - Anche eliminando i pochi nemici che ci ritroveremo davanti, la nostra finestra si chiuderà a breve.-

-Bud, Tony e Nick con me ad aprire la strada. Trinity con Zack al centro. Earl e Ami in coda. VIA!-

Con così poco tempo a disposizione, non riuscimmo a prepararci a dovere, ma non avevamo altra scelta. Corremmo come dei dannati verso la gru, mentre i predoni si godevano lo spettacolo e i nemici iniziavano ad interessarsi maggiormente alla nostra presenza.

I primi che ci assalirono furono tre ghoul alla ricerca di una preda. Bud raccolse al volo un lungo tubo, mentre io e Tony ci preparammo a colpire come meglio avremmo potuto. Ma la violenza non fu necessaria visto che Nick ci superò veloce come un ghepardo e lanciando le sue urla di battaglia, mise ko tutti e tre i ghoul sul nostro cammino ancor prima che potessimo raggiungerli.

-Seguitemi!- Ci incitò Nick.

Sarà stata la pozione del vecchio Hunt, ma quella roba aveva trasformato Nick in un superuomo. E io che invece l’avevo usata per divertirmi a capodanno.

Nick continuò ad aprirci la strada fino alla gru, colpendo a suon di calci e pugni cani, ghoul e perfino robot. Dovetti solo schivare le braccia di un protectron infermiere armato di defibrillatore e le pinze meccaniche di un assaultron che aveva perso le gambe e si era messo a strisciare.

-Come stiamo andando?- Ci chiese Isaac prossimo a passarci vicini.

La palla demolitrice ci stava per superare, e il mio istinto mi spinse a fare una follia.

-Andate! Forza!- Ordinai dando una spinta ad Amelia. -Raggiungete la gru!-

-Che vuoi fare?!- Mi chiese Earl.

-Giocare d’anticipo!-

Isaac stava per passare sopra di noi a circa due metri e mezzo dalle nostre teste, ma io avevo intravisto con la coda dell’occhio una pila di rifiuti alla mia destra che arrivava all’altezza della palla e stava vicino al suo percorso circolare.

Separatami dal gruppo, corsi verso la pila e arrampicandomici sopra, mi accorsi di aver calcolato male. La pila di spazzatura non era esattamente alta come avevo pensato.

-Red!- Mi chiamò Isaac.

-Resisti!-

Prima che la palla mi raggiungesse, mi preparai per spiccare il salto e ad aggrapparmi come meglio potessi. Il salto doveva riuscire al primo colpo, anche perché ai piedi della pila di rifiuti si era accalcato un branco di ghoul ferali intenzionati a farmi la pelle. I ghoul erano rimasti più numerosi sul campo di battaglia e i numeri erano dalla loro parte, ma i mutatori sarebbero stati i vincitori definitivi dello scontro. La loro capacità di assorbire gli organismi li rendeva inattaccabili negli attacchi corpo a corpo.

Quando la palla mi fu davanti, saltai come una rana in avanti e mi aggrappai con tutte le mie forze. Il salto non fu dei migliori e se non fosse stato per le crepe nel cemento della palla, le mie mani sarebbero scivolate, facendomi cadere in mezzo ai nemici. Con un piccolo sforzo riuscii a tirarmi su e a raggiungere Isaac.

-Mia cara principessa, il tuo cavaliere è qui per salvarti.- Scherzai aggrappandomi alla grossa catena alla quale Isaac era stato legato.

-Senti! Piantala e REGGITI!!!-

L’avvertimento di Isaac arrivò troppo tardi. La palla demolitrice urtò qualcosa e per poco non caddi. A salvarmi fu la mia presa salda e le catene che tenevano Isaac legato come un salame a quella più grande.

-Che diavolo era quello?!- Chiesi rialzandomi per la seconda volta e aggrappandomi meglio.

-Quello!- Disse Isaac indicando con la testa uno dei mutatori.

Il mutatore che avevamo colpito, era quello dalle fattezze umane. La creatura alta quattro metri e altrettanto massiccia era stata messa al tappeto dalla palla demolitrice, ma ciò non bastò a fermarlo e subito si rialzò per tornare all’attacco.

A preoccuparmi fu però la sostanza bollente e giallastra che era rimasta sul cemento della palla.

-Miseria! Quei cosi sudano acido!- Commentai guardando la corrosione in atto.

-Forse è grazie a quello che scompongono le loro prede dopo l’assorbimento.- Ipotizzò Isaac. -Ora però che ne diresti se mi liberassi?-

-Non so come tagliare le catene.-

-Cosa?! Perché sei venuta se non sai come tagliarle?!- Protestò il ghoul.

-Non posso prevedere il futuro genio!- Gli risposi. -Ci vorrebbe una fiamma ossidrica.-

-Allora sono lo scienziato che fa al caso vostro.- Intervenne il Dr Spectrum alla radio di Isaac.

Quegli idioti dei predoni non avevano pensato di guardargli nella tasca interna della tuta da pilota.

-Doc! Sei tu?!- Chiesi impugnando la radio.

-Io e Atom siamo nella torre ad est, appena sotto gli spalti. Ci vedete?-

Alle finestre di una delle sei torri a bordo campo vidi delle luci blu ad intermittenza. L’eyebot e il cane dovevano essere la dentro.

-Okay vi ho visti. Come facciamo a recuperarvi?-

-Ci penso io.- Disse Nick alla radio. -Ho disattivato i comandi automatici di questa YR20 e ora posso comandarla.-

Detto questo, la gru aumentò di velocità e il braccio si inclinò per permetterci di raggiungere la torre a bordo campo.

-Rallenta Nick. Più adagio.-

Arrivati nelle vicinanze della torre mi rallegrai vedendo che lo scienziato e il cane erano ancora vivi. Ma la nostra improvvisazione non passò inosservata.

-Cosa stanno facendo? Perché la gru si muove così?!- Tuonò Woden agli altoparlanti. -Spegnetela!-

-Tranquilla. Questa ha un’alimentazione tutta sua.- Mi informò Nick.

Prima che arrivassimo abbastanza vicini, Doc sparò uno dei suoi proiettili laser dietro di se.

-Ci hanno trovati! Vai Atom vai!-

Ubbidendo da bravo cane, Atom spiccò un piccolo salto verso la palla demolitrice e con il mio aiuto andò a rintanarsi tra le gambe di Isaac e la catena della palla.

Spectrum non ebbe alcun problema a saltare, dato che i suoi movimenti si basavano sul volo, ma prima di uscire dalla torre sparò una raffica di proiettili laser dietro di se.

-Portaci via Nick!- Ordinai alla radio appena agguantai l’eyebot per una delle sue antenne.

Mentre la gru iniziava a farci scende, il Dr Spectrum usò la sua arma ad energia per fondere le catene che imprigionavano Isaac.

-Meno male che non vi hanno presi.- Disse Isaac tenendo il viso lontano dalle scintille.

-Quando hanno dato l’allarme ero già collegato alla loro rete, ma sono solo riuscito ad salvare Atom. Voi piuttosto siete tutti vivi?-

-Si, solo che adesso siamo bloccati qui. Hai un’idea per farci scappare Doc?- Chiesi osservando il terreno sottostante.

-Potremmo usare l’oscillatore di Tesla. Sono riuscito ad agganciarlo ad una trave portante di questo posto.-

-Hey rallenta. Se l’arena crolla potrebbe farlo anche la piattaforma della gru, e noi finiremmo a fare compagnia a quei cosi.- Fece notare Isaac indicando i tre mutatori dopo essersi liberato le braccia.

I tre mutatori avevano finito di mietere le loro vittime sul campo di battaglia. Tutto ciò che restava degli altri avversari erano le carcasse di metallo fuso dei robot che gli avevano dato battaglia. Neppure il costruttore era riuscito a resistere contro i loro potenti acidi.

La nostra unica difesa era l’altezza della piattaforma sulla quale la gru poggiava e per fortuna nessuno dei mutatori era abbastanza alto da raggiungerla.

-E se usassi l’oscillatore per spaventare i predoni?- Domandò Spectrum dopo aver spento l’arma.

-Che intendi?- Gli chiesi.

-Se ho fatto bene i calcoli, potrei attivare l’oscillatore per far tremare la struttura quel tanto che basta per far credere che si tratti di un terremoto. In questo modo i predoni dell’Orda fuggirebbero, dando così a noi il tempo di raggiungere gli spalti con la gru e svignarcela.-

-Dimentichi che il Nucleus è circondato dai ghoul e che l’unico modo per andarsene è usare la monorotaia alla T.O.S.. E che a sua volta è raggiungibile solo tramite il Recinto e i ponti che li collegano.- Gli ricordò Isaac.

-Sono riuscito ad esaminare l’esterno del lato sudest dell’arena e in quel punto i ghoul non sono presenti. Si sono tutti concentrati nei pressi della vecchia entrata a nord e nel resto del Nucleus.-

-Quindi facciamo scappare i predoni, raggiungiamo gli spalti, ci caliamo dalle mura nel posto meno caldo e poi ce ne andiamo via da qui?- Chiesi riassumendo il piano.

-Non possiamo andarcene dalla città senza un mezzo di trasporto, ma potremmo provare a rintracciare i ribelli. Loro potrebbero aiutarci e noi potremmo aiutare loro.-

Il piano di Doc non era affatto male, tranne che per il finale. Correre per le strade della città non sarebbe stato affatto facile. Specialmente senza un buon armamento. E nessuno ci garantiva che i ribelli o quello che erano ci avrebbe aiutati. Però era anche la nostra unica opzione.

-Va bene. Informiamo gli altri. Tu Doc preparati ad attivare l’oscillatore.-

Giunti nei pressi della piattaforma, provai una grande soddisfazione nel vedere che i miei amici erano sopravvissuti a quell'inferno. Il mio unico dispiacere, era il fato che Baatar non ce l’avesse fatta. Ciò nonostante, Woden e tutti i suoi sgherri l’avrebbero pagata.

Il primo a scendere dalla palla fu Atom, più che contento di tornare con le zampe su una struttura stabile e tra le braccia di Zack. Seguirono poi Spectrum e Isaac, mentre io mi persi un momento a guardare i tre mutatori sottostanti. Quei mostri avevano già corroso parte dei sostegni della piattaforma e se non ce ne fossimo andati in fretta, di sicuro gli avremmo fatto da dessert. I bracci tentacoli di quello più grosso, presumibilmente il Kraken, erano a meno di mezzo metro da noi.

Ma proprio quando stavo per saltare anch’io dalla palla demolitrice, i motori della gru scattarono di colpo, allontanando la palla e me dalla piattaforma.

-Nick! Cosa succede?!- Chiesi tenendo con una mano la radio e con l’altra la grande catena.

-Hanno riavviato il sistema di guida periferica. Da qui non posso fare granché a parte far scendere o salire la palla e accendere o spegnere le luci.-

Poi la gru tornò a girare su se stessa come prima, solo che dopo un paio di giri aumentò notevolmente la sua velocità.

-Si! Proprio così! Fate crollare l’intera piattaforma!- Esultò Woden agli altoparlanti.

-Doc? Cosa vuole fare?-

-I mutanti sotto di noi hanno liquefatto parte dei sostegni. A questa velocità la piattaforma collasserà su se stessa in breve tempo, facendoci crollare con essa. Noi da qui possiamo solo attivare il blocco di emergenza, ma di sicuro loro lo riattiveranno subito. Cosa vuoi che faccia?-

Il mio corpo era sottoposto alla forza centrifuga che la rotazione della torre esercitava su di me, ma ciò non mi impedì di escogitare uno dei miei soliti, pericolosi e bizzarri piani ideati nelle situazioni più disperate.

-Ascoltami bene Doc! Quando ti d’ho il segnale attiva l’oscillatore, blocca la gru e fai scendere la palla abbastanza da farle colpire le prime cinque file degli spalti!-

-Ne sei sicura?! Se la palla si scontra con…-

-Preparati!- Ordinai.

La gru fece altri tre giri prima che mi convincessi a … suicidarmi. Questo mi diede il tempo di estrarre le mie manette da agente dal cinturone e usarle per agganciarmi il braccio destro alla catena. Tanto per essere sicura di non essere sbalzata via.

Le probabilità di colpire l’area dei vip erano scarse, ma almeno avrei fatto venire a quegli snobboni feticisti amanti della violenza un bell’infarto.

-ORA!!!- Dissi quando la palla si trovò nella posizione giusta.

Il blocco improvviso del sistema di rotazione della gru spedì me e la palla proprio dove volevo. Le tribune dei vip si avvicinarono sempre più e quando la palla iniziò a salire invece che a scendere, Doc fece allungare la catena della palla di altri quindici metri o giù di li. La palla andò a schiantarsi contro la decima fila di poltrone sopra alla prima fila. Per poco non mi slogai la spalla e il gomito del braccio ammanettato, ma ai nobili seduti sulle poltrone di almeno tre file andò anche peggio.

Prima che le guardie e tutti gli altri presenti potessero anche solo scappare o spararmi, la pesante catena della palla trascinò verso il basso la sfera di cemento armato, trascinando e schiacciando chiunque non fosse stato abbastanza svelto da spostarsi.

Cercando di stare in equilibrio sulla palla, vidi che almeno una quindicina di persone finì col perdere la vita sotto la palla demolitrice, ma tra tutti loro, c’era una sola persona che volevo vedere morta. Woden, ancora scioccato da ciò che ero riuscita a fare, aveva iniziato a farsi da parte soltanto quando la palla fu a soli tre metri da lui. Fu soltanto grazie al mio filtrante MKIII che riuscì ad essere abbastanza veloce da agguantare il suo mantello da re e a trascinarlo via con me.

-DOVE VUOI ANDARE?!- Dissi afferrando saldamente il suo mantello con la mano libera.

-TRIS AIUTAMI!!!- Urlò Woden disperato.

Ma ne l’indiana li vicina, ne nessun’altra delle sue guardie del corpo riuscì a fare qualcosa.

Appena la palla fece crollare anche il pulpito dal quale Woden aveva dato inizio al massacro, per lui non ci fu più niente da fare. L’unica cosa che gli impediva di precipitare nell’arena era la forza della mia mano e i ganci del suo mantello.

-AHHH! TI PREGO! NON MI LASCIARE! SCUSAMI SE TI HO FATTO DEL MALE!!!- Mi implorò il ghoul splendente.

-Buffo come basti un'acrobazia suicida per far piangere il più potente tra i mostri.- Pensai.

Quando la palla passò vicino alla piattaforma su cui si trovavano i miei amici, iniziai ad avvertire il rombo del terremoto artificiale creato dall’oscillatore. Anche i predoni sugli spalti se ne accorsero, ma non scapparono subito. Almeno non prima di vedere il gran finale.

-QUANDO ARRIVI ALL’INFERNO!!!- Urlai.-DI CHE HAI SFIDATO I FONDATORI!!!-

Subito dopo, l’asciai andare il mantello di Woden e con esso, cadde anche lo splendente.

-NOOO! ROCKET!!!- Strillò quel verme allontanandosi sempre di più da me.

Woden cadde proprio dove volevo. Nel fossato tossico. Non ebbi molto da poter ammirare. Woden sparì in un attimo e la palla iniziò a tornare indietro.

A quel punto il caos era già scoppiato. I predoni dell’Orda caddero nel panico. Forse non tanto per la morte di colui che veneravano come un dio, ma per le scosse sismiche che dal nulla avevano iniziato a far tremare tutta la Dakota City’s Arena.

Le prime a crollare furono un paio di colonne ai margini dell’arena, poi toccò ad alcune sezioni degli spalti, fino a che anche la piattaforma della nostra gru non iniziò ad inclinarsi.

-Ehm, Doc? Forse è arrivato il momento di spegnere l’oscillatore?- Domandai alla radio mentre una delle torri dei proiettori in cima alle mura iniziò a cadere lentamente sugli spalti.

-L’ho spento già da un po, ma temo di aver sbagliato i calcoli!-

-Come hai detto?!- Chiesi esterrefatta.

-Ok! Si! Lo so! Anch’io posso sbagliare i calcoli!- Mi rispose seccato lo scienziato. -La prossima volta provaci tu a posizionare un emettitore di vibrazioni regolandone la frequenza senza sbagliare lo scarto dell’effetto diapason!-

-RED! SOTTO DI TE!- Mi urlò Bud dalla piattaforma.

-COSA?!- Chiesi sporgendomi dalla catena per guardare in basso. -Oh, ma fate sul serio!-

Sotto di me, i tre mutatori si erano organizzati per farmi la pelle. I due più piccoli si erano fusi con il Kraken per ingigantirsi e riuscire ad arrivare a noi con i suoi tentacoli acidi. Un biologo avrebbe detto che l’unione cellulare faceva la forza. Io invece non riuscii a capire perché quel incubo mutante stesse puntando a me invece che alla piattaforma come prima. Poi capii che il braccio della gru si stava inclinando verso il suolo.

-RAGAZZI! TIRATEMI SU!- Urlai capendo di essere ancora in pericolo.

I miei compagni azionarono l’argano della catena e la palla iniziò a salire portandomi lontana dal Kraken. Peccato che la gru non smise di inclinarsi dal lato del braccio. La corrosione dei sostegni della piattaforma, unita alle scosse dell’oscillatore, avevano già segnato il destino della gru e di chiunque ci si trovasse sopra.

-Red. Sto per sganciare la palla. Tieniti stretta alla catena.- Mi avvisò Nick alla radio.

-Aspetta Nick!-

Nick però non mi ascoltò e il sigillo magnetico che teneva la palla agganciata alla catena si aprì. Lo scatto della catena non fu un colpo di frusta, ma l’improvvisa assenza della palla fecce scattare l’argano della catena, e io mi ritrovai in breve tempo a più di cinquanta metri da terra. Se Nick non avesse fermato preventivamente i motori della gru, mi sarei schiantata contro la bobina di catene che avvolgeva l’argano.

Il peggio non fu quando guardai verso il basso e venni colta da un attacco di vertigini. Il peggio accadde quando il contrappeso della gru fece alzare quasi a centottanta gradi il braccio sulla cui punta io ero rimasta aggrappata, portandomi più in alto delle mura degli spalti e offrendomi un’agghiacciante spettacolo della città a settanta metri da terra.

-CHE STATE FACENDO!? NICK!!!- Chiesi alla radio e tremando come una foglia.

-Perdonami Red. Ho dovuto farlo per impedire che il braccio ci facesse inclinare dal lato sbagliato. Ora rilassati e preparati a saltare.-

Le parole di Nick suonavano vuote per me. A quell’altezza il vento era troppo forte per farmi star ferma e lo scenario della città avvolta nelle nubi rosso sangue peggiorava solo la situazione. A parte tenermi stretta alla catena e mantenere i piedi saldi al sigillo sotto di me, potevo soltanto ponderare un mio personale progetto per l’immediato futuro.

-Uccidere Nick! Uccider Nick! Uccidere Nick!-

I miei pensieri vennero però interrotti da delle sinistre e potenti scosse provenienti dal basso. La piattaforma della gru stava per cedere.

La gru iniziò ad inclinarsi inesorabilmente verso il lato sudest, cioè esattamente da dove noi saremmo dovuti scappare. Io però mi sarei sfracellata contro gli spalti o ovunque la punta del braccio sarebbe andata a colpire.

-Le vedi quelle corde che penzolano dalle mura?- Mi chiese Nick. -Quando te lo dico, salta e aggrappati ad una di quelle. Il contrappeso farà rallentare la gru e ti darà un po di tempo.-

Dalle mura dell’arena erano state fatte calare delle lunghe corde a scopo decorativo. Se la gru mi ci avesse portata abbastanza vicina, mi ci sarei potuta aggrappare e usarle per calarmi sugli spalti senza dovermici schiantare. Il problema era che di tentativi ne avevo uno soltanto.

Intanto la gru continuava ad accelerare la sua caduta e le scosse dovute ai cedimenti dei supporti non mi aiutavano a trovare il coraggio per saltare.

Quando la gru si trovò a quarantacinque gradi, io mi ero già preparata per saltare, anche se una vocina nella mia testa mi diceva che ormai per me era finita.

-Sei pronta?- Mi chiese Nick alla radio mentre la gru iniziava a rallentare la caduta. -Tre, due …-

Con il cuore in gola e una ventina di metri tra me e i seggiolini della fila più in alto, ero pronta a buttarmi nel vuoto.

-Salta.-

Tra me e la corda più vicina c’erano solo tre metri, ma per me furono come tre chilometri. E quando le mie mani ci si avvinghiarono attorno ad essa mi accorsi che la corda era in realtà una fredda catena con macchie di ruggine alla quale tenersi si rivelò piuttosto complicato, e i primi quattro metri li feci scivolando lungo gli anelli di metallo.

Per qualche secondo riuscii a fermarmi, ma i sostegni della piattaforma cedettero di colpo e la gru piombò completamente sugli spalti sottostanti. La scossa fece tremare anche la parete dalla quale la catena era stata fatta calare e ciò bastò a farmi scivolare in modo sconnesso e turbolento.

Appena la nube di polvere sollevata dalla gru mi avvolse chiusi gli occhi e in preda al panico persi le presa. La sensazione di cadere mi causò un potente ed immediato shock che per poco non mi fece svenire. A farmi perdere i sensi fu l’impatto con il suolo.

 

-Red. Red. Red.- Mi chiamava qualcuno nell’oscurità. -ROCKET!-

Mi svegliai di colpo spaventata dai miei stessi incubi. Ma guardandomi intorno non vidi altro che i seggiolini degli spalti più in basso e il braccio della gru accasciatosi a pochi passi alla mia sinistra. Il tutto era avvolto nel silenzio tombale e da una coltre di polvere di calcestruzzo che limitava la mia visuale ai primi sei o sette metri. Il seggiolino di legno con lo schienale dove ero atterrata aveva attutito l’impatto e ad un primo esame potei constatare di non essermi rotta niente.

-Ah. Dio ti ringrazi.-

Poi dal nulla qualcosa mi agguantò per le spalle e mi tirò in su. Io, presa alla sprovvista, ebbi l’ennesima infarto della giornata.

-AHHH!-

-Non c’è di che.- Mi rispose Nick.

   
 
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