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Autore: ohmyrose    21/11/2018    2 recensioni
Gli occhi della ragazza, stancamente, si sollevarono verso le figure che stavano urlando, o forse stavano addirittura litigando, proprio dinnanzi a sé. L'algamatolite che le stringeva i polsi e le caviglie la stava privando delle forze e questo non faceva altro che renderla sempre più debole, però, davanti a tutta quella gente giunta li per lei, non riuscì proprio a non esprimersi.
«E voi che diamine volete da me? »
Fu l'unica domanda che Lyra rivolse guardando uno ad uno i presenti nella sua cella. Alcuni sembravano sorpresi, altri sembravano ammaliati, altri ancora confusi, ma a parlare fu solamente uno, il tipo che aveva inquadrato come Mugiwara no Rufy.
«Siamo qui per salvarti, alleata. »
«Non è la tua alleata.» ringhiò Eustass Kidd.
«E non sarete voi a salvarla, imbecilli.» aggiunse il ragazzo con i capelli blu.
Adesso la storia si stava complicando più del previsto.
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FF ambientata post saga di WCI con protagonisti i Mugiwara ed ovviamente i loro alleati, parte delle Supernove, la Germa 66 e l'armata rivoluzionaria. La protagonista è Lyra Rowan, ricercata, ladra e tanto altro da scoprire su di lei. [oc]
All'interno presenti varie ed eventuali ship.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eustass Kidd, Famiglia Vinsmoke, Mugiwara, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Rotta per Kuar 

 

Thousand Sunny durante la navigazione

C’era stato un tempo in cui aveva pensato che le cose sarebbero potute andare bene.
C’era stato un tempo in cui Trafalgar D. Law pensava che i suoi piani fossero i migliori di sempre per riuscire a scalare la vetta e raggiungere i suoi obiettivi.
C’era stato un tempo in cui le alleanze sarebbero state fondamentali per riuscire a sovvertire gli equilibri precari che vertevano sul mondo attuale.
Lui avrebbe sconvolto tutto, o almeno questo era quanto ogni notte sognava. Voleva disperatamente che gli equilibri del mondo non restassero gli stessi, e come lui anche molti altri la pensavano in quel modo.

La sua vita non era mai stata tanto movimentata da quando era divenuto un pirata. Certo, le avventure anche prima di incappare nell’arcipelago di Sabody non erano state poche, e testimoni erano i suoi compagni inseparabili, ma da allora era come se le cose avessero preso una piega diversa.
Più intensa e pericolosa.

Vi erano stati gli scontri di Marineford a dare inizio ad i cambiamenti, poiché con la morte del vecchio ed onorevole Barbabianca le cose erano andate di male in peggio. E lui, in quel frangente di eventi successivi alla sua morte ed a quella di Pugno di Fuoco Ace, alla fine pure lui doveva darsi da fare in qualche maniera. I piani di Law affondavano le proprie radici ad i tempi della sua entrata nella Flotta dei Sette, perché in qualche maniera doveva evitare che anche la Marina lo ricercasse e soprattutto doveva avvicinarsi, in modo non sospetto, a Doflamingo.
Lui era la prima vittima, colui la cui testa sarebbe dovuta cadere subito, e così era stato, anche se con parecchie difficoltà.

Distruggere la sua fabbrica e soprattutto vedere i piani del Fenicottero andare in fumo era quanto di meglio avesse pronosticato, anche se in verità il suo sogno sarebbe stato quello di vedere Doflamingo schiacciato dal suo primo alleato, Kaido dalle Cento bestie. Un imperatore che sfogava la propria rabbia su un Flottaro era un ottimo movente ed un’ottima distrazione, per gli alleati, così da riuscire ad annientare due piccioni con una fava. Ma ovviamente i suoi piani, per quanto ingegnosi e pieni di macchinazioni fossero avevano pur sempre dei punti deboli. La vera sconfitta era stata ad opera di Mugiwara no Rufy, che dal canto suo non aveva perso l’entusiasmo neanche per un momento, perfino quando Law aveva dato tutto per spacciato.
Il debito che aveva nei confronti di Corazon era stato pagato e la vendetta portata a termine, anche se non sarebbe mai potuto ritenere soddisfatto a pieno perché ancora non aveva visto scorrere, per davvero, il sangue di Doflamingo.
Eppure adesso eccoli li, a veleggiare per mare, insieme alla ciurma di Mugiwara, i più impensabili compagni di viaggio di sempre. Non li tollerava, questa era una certezza per Law, anzi, se ne avesse avuto la possibilità li avrebbe eliminati uno ad uno perché tutti, in quella ciurma, sapevano redensi fastidiosi. Perfino chi, come Nico Robin, possedeva un po’ più di cervello. Ma quelli erano i suoi compagni attuali e Mugiwara in persona non faceva altro che additarli come “amici”.
Ma lui che cosa ne sapeva della vera amicizia? Poteva dire di provare un simile sentimento verso Bepo o Penguin, considerato che si conoscevano da anni, ma era davvero loro amico?
Secondo Rufy sì, loro erano amici.
Secondo Law no, erano semplicemente alleati.

Probabilmente non lo avrebbe mai convinto del contrario, ma poco importava perché dopo l’alleanza per buttare giù Kaido le cose sarebbero cambiate.
Ecco il punto centrale dei pensieri di Trafalgar Law. Al momento non riusciva a smettere di pensare ad un modo per riuscire, davvero, a mettere alle strette il possente imperatore. Le strade con i samurai s’erano separate prima ancora di metter piede su Wano, così da dar loro il tempo necessario per studiare il luogo. Sicuramente avrebbero attirato meno l’attenzione i vecchi conterranei piuttosto che tutti quei pirati. Era ovvio che Kaido sorvegliasse le coste di Wano in maniera considerevole, quindi uno sbarco di massa avrebbe dato nell’occhio più di un arrivo nel cuore della notte con delle scialuppe d’emergenza.
Loro, invece, dopo aver finalmente incontrato il resto della ciurma scappata, per miracolo, dalle grinfie di Big Mom e del suo diabolico tea party, si stavano dirigendo, usando le doti della Navigatrice Nami, verso l’isola più impensabile di sempre.
Kuar.
Ne aveva sentito parlare spesso, poiché quell’isola era famosa per i suoi immensi casinò e l’opulenza che emanava quel posto. Ma altrettanto famosi, a Kuar, erano le prigioni. I livelli di sicurezza, sicuramente meno eccessivi rispetto a quelli di Impel Down, erano conosciuti in tutto il nuovo mondo, e chiunque fosse beccato a rubare od anche solo a barare nei casinò più grandi veniva gettato in quelle prigioni. Si diceva che li dentro fossero andati persi migliaia di uomini e donne che avevano provato a barare, ma ovviamente erano tutte dicerie. Od almeno, questo era ciò che Law aveva sempre pensato, almeno fino a quando non era apparso l’articolo sul giornale.
Era questo che teneva in mano mentre alla massima velocità la Sunny dei Mugiwara si stava dirigendo verso Kuar, perché non avrebbe mai immaginato che una simile cosa sarebbe potuta accadere.
Gli occhi di ghiaccio del Chirurgo della Morte s’abbassarono a leggere, per l’ennesima volta, il trafiletto che era spuntato un paio di giorni prima sul giornale, rendendolo particolarmente inquieto.

“Notizia dell’ultim’ora.
Le famose prigioni di Kuar, all’alba di stamane, sono liete di annunciare al mondo intero la cattura dell’ennesimo elemento deciso a sfidare la sorte dell’isola. Si tratta della Supernova Lyra Rowan, conosciuta per i suoi infiniti furti e la taglia di ben duecentoventi milioni di berry. Appartenente alla Peggiore generazione, Lyra Rowan è stata catturata dalle guardie che si occuperanno presto di affidarla alla giustizia della Marina.
E’ in arrivo per lei, infatti, un convoglio di marines pronti a scortare la giovane supernova presso Impel Down, la sua nuova casa.
O forse la marina, guidata dal nuovo Grand’ammiraglio Akainu, vorrà fare di lei un caso esemplare come fu due anni fa per Portuguese D. Ace?
Nessuno lo sa con certezza, ma noi continueremo ad osservare la vicenda con particolare interesse.”

Ovviamente un simile articolo non poteva che essere firmato da Morgans, uno dei più famosi scrittori dell’intero mondo. La sua penna era affilata tanto quanto lo era la propria spada. Nessuno meglio di lui riusciva a rigirare la frittata semplicemente usando le parole, era un vero dono, che però in quel caso aveva solo incrementato la convinzione popolare che Lyra Rowan sarebbe stata giustiziata da Akainu in persona.
E questo Law non lo poteva accettare perché lei, il Ladro per eccellenza, era fondamentale per riuscire ad affrontare Kaido. Senza l’unione e l’alleanza con lei non avrebbero concluso nulla, ecco perché per l’ennesima volta i piano di Law erano andati a farsi benedire e doveva apportare dei cambiamenti che lo vedevano, appunto, sulla rotta per Kuar.
Quando aveva proposto la questione ad i Mugiwara, ovviamente, nessuno di loro aveva avuto da ridire trovando l’idea pressoché divertente, anche se non si rendevano cont del pericolo che incorrevano nell’andare fino a Kuar per riprendersi quell’alleata. Law aveva conosciuto Lyra durante gli eventi di Sabody, dai quali lei aveva cercato di tenersi in disparte, ed alla fine si erano incontrati di nuovo quando durante uno dei suoi primi incarichi da Flottaro l’aveva beccata a rubare un gruppo di pirati che Law avrebbe dovuto arrestare. Solo successivamente, durante il rapporto, i Cinque Astri della Saggezza lo ripresero per non aver provato a catturare anche lei. Ma Law, per quanto potesse far parte della Flotta, non aveva intenzione di metter i bastoni fra le ruote ad i propri possibili alleati, perché lui li aveva già scelti nel momento stesso in cui li aveva incontrati a Sabody.
Per la prima volta Law si sentì davvero in dovere di aiutare una persona che neanche conosceva bene, e tutto perché era necessaria al piano.

Maledizione, perché Lyra si era fatta catturare? E dire che di solito riusciva sempre a scappare illesa. Però, almeno, questa volta sapeva dove cercarla, perché a quello sarebbe stato un problema.
Una manata, che lo colpì in piena schiena, rischiò di fargli cadere quel giornale che custodiva tanto gelosamente da un paio di giorni, semplicemente per cercare di capire qualche dettaglio in più sull’isola. Aveva incaricato Nico Robin, Usopp e Tony Chopper di fare delle ricerche su quell’isola e su quelle prigioni perché lui non voleva applicare il metodo usato da Rufy ad Impel Down, ovvero “colpisci tutto fin quando non trovi ciò che stavi cercando”.
No.
Quello era da escludere a priori anche perché non potevano perdere tempo considerato che anche loro avrebbero rischiato parecchio facendosi vedere li.
«Ohi, Torao! » richiamò la sua attenzione il capitano corvino che era l’artefice del colpo sulla schiena. «Vuoi mangiare? Sanji ha appena preparato la colazione. »
Probabilmente Trafalgar avrebbe avuto un tic nervoso all’occhio per due semplici motivi: primo, odiava essere toccato senza che fosse davvero necessario; secondo, in quella ciurma non facevano altro che prenderla alla leggera.
Come potevano davvero voler fare colazione quando la situazione era tanto pericolosa? Ma se proprio doveva essere onesto, dopo aver sentito i loro racconti sul Tea party, Law si doveva stupire ben poco.
«No—… » cercò di tagliar corto il chirurgo.
«Andiamo!!! Non hai mangiato niente dall’altro ieri e Robin ha detto che ti ha visto bere almeno sei tazze di caffè. »
Perché ci si era messa anche Nico Robin? Probabilmente perché anche lei, come tutti gli altri, credeva che Law avesse bisogno di uno stile di vita più salutare, fatto da pasti regolari, sonno regolare e soprattutto minori dosi di caffè. Ecco, quello era difficile, perché senza caffè Law sarebbe crollato.
«Non è necessario—… »
«Ma Sanji ti ha fatto gli onigiri che ti piacciono tanto. »
Maledizione. Adesso anche il cuoco iniziava a conoscerlo abbastanza da sapere il suo rifiuto eterno per il pane e la passione per il riso. Così, nonostante la sua mente fosse proiettata altrove, magari poteva permettersi di mettere qualcosa sotto i denti.
«D’accordo, ma facciamo in fretta. »
«E perché mai? » lo incalzò Rufy col suo miglior sorriso di sempre, quello che Law avrebbe volentieri preso a calci. «Ancora c’è tempo prima di arrivare a Kuar e poi dobbiamo metterci in forze se dobbiamo tirare fuori la nostra alleata. »
«Non è detto che sarà nostra alleata. » precisò Law sospirando profondamente.
«Secondo me invece accetterà—… e poi se tu ti fidi di lei allora anche io mi fiderò di lei. »
Come poteva non arrivarci che ancora quell’alleanza non era definitiva?
«Io non—… non so se fidarmi di lei, ma dobbiamo provarci perché senza l’aiuto del ladro non possiamo portare avanti il nostro piano per buttare giù Kaido. »
«Lo avevo immaginato, per questo mi fido di te, ormai dovresti averlo capito! Siamo amici e gli amici fanno questo. » urlò Rufy afferrandolo per un braccio, con la sua solita poca delicatezza, prima di iniziare a correre verso la cucina alla disperata ricerca della propria colazione.
Niente da fare, i Mugiwara erano una vera e propria maledizione per Law e la sua quiete personale perché ovviamente Rufy non gli diede neanche il tempo di replicare qualcosa del tipo “non siamo amici” o anche “non toccarmi” che si era ritrovato seduto a tavola, circondato da quello zotico di Roronoa e da Tony Chopper, mentre fra quelle mura di legno della Sunny si stava consumando un’allegra colazione fatta di urla, risate e musica.
Perché anche la musica, su quella nave, non mancava mai.
Solamente quando Sanji Vinsmoke, con la sigaretta in bocca ed un piatto in mano, gli porse gli onigiri, che tanto apprezzava, Law distolse lo sguardo, digrignando i denti ed afferrandone uno.
«Se non mangi la tua mente non funziona bene, Law, dovresti saperlo.» lo apostrofò il biondo reale con aria saccente, anche se aveva effettivamente ragione. «E tu, Testa d’alga, togli subito i piedi da sopra il tavolo o giuro che ti spacco in testa qualcosa.» ed ecco che tutta la calma di Sanji venne meno quando il suo sguardo incontrò quello di uno Zoro mezzo addormentato che s’ingozzava di tutto ciò che aveva dinnanzi a sé.

Probabilmente quello era solamente l’inizio dell’ennesima rumorosa giornata prima dell’arrivo sull’isola di Kuar.

 

Non molto lontano dall’isola di Kuar

Una nave scura e piena di uomini che andavano correndo avanti ed indietro si stava avvicinando inesorabilmente nelle acque territoriali di Kuar. Si trattava di un’isola tropicale, quindi il clima era parecchio caldo e temperato a differenza delle precedenti isole su cui il pirata dai capelli scarlatti era stato. Odiava dover cambiare rotta tanto improvvisamente, anche perché quel fottuto cambio di rotta lo avrebbe portato decisamente troppo lontano dal suo obiettivo.
La bestia rossa odiava tutto quello che stava facendo.
Generalmente agiva d’impulso senza pensare alle conseguenze, almeno fino a quando non era arrivata la catastrofica sconfitta nella terra di Wano. Basil ed Apoo avrebbero pagato per averlo tradito e quella era stata la prova, per Eustass Kidd, che gli alleati andavano scelti in maniera molto più meticolosa e non scegliendo i primi due che gli erano passati a tiro. Perché per quanto gli costasse ammetterlo abbattere Kaido sarebbe stato fottutamente impossibile vista la sua mostruosa forza. Anzi, aveva perso semplicemente un braccio che facilmente era stato rimpiazzato da una protesi metallica, ovviamente, e tutto ciò non aveva fatto altro che far aumentare sempre di più la voglia di rabbia e vendetta che difficilmente lo avrebbe abbandonato.

Perfino Killer, che in quel caso aveva annuito con enfasti, si era ritrovato d’accordo nello scegliere il loro nuovo alleato, qualcuno più facilmente da controllare e soprattutto qualcuno che non lo avrebbe tradito per paura, perché tutto si poteva dire tranne che quella ladruncola avesse paura se era disposta a rischiare tutto semplicemente per un maledettissimo casinò.
La cabina di Eustass Kidd era un vero casino ed a lui non importava affatto, tanto quella era una zona privata dove nessuno senza il suo permesso poteva entrare. Il letto fin troppo grande era sfatto e le pellicce mescolate con le lenzuola coprivano in parte il corpo semi nudo del pirata che se ne stava disteso a fissare il tetto. Non ne poteva più della navigazione, forse perché stavano scappando come animali e lui non accettava una simile cosa, infatti avrebbe tanto voluto poter fare altro mentre attendevano di giungere fino a destinazione.
Sì, quello che ci voleva al momento era una bella scopata in modo tale da potersi distrarre ed allo stesso tempo sfogare facendo provare alla fortunata qualcosa di incredibile. Ma no, purtroppo i desideri di Kidd di essere in compagnia, al momento, erano stati distrutti perché non avevano tempo e dovevano raggiungere Kuar il prima possibile, o forse era meglio dire prima che la Marina entrasse in gioco. Non aveva idea di quanto tempo sarebbe prima che i fottuti marines avrebbero fatto irruzione per portarsi la ladra via da quelle prigioni, per questo motivo loro non dovevano perdere tempo. Dovevano sbrigarsi, ergo, Kidd non aveva avuto modo di andarsene in giro a rimorchiare qualche bella fanciulla su qualche altra isola.
Un forte bussare spasmodico alla propria porta gli fece aprire gli occhi ambrati prima di trarre un profondo sospiro ed allora urlò, certo che si trattasse unicamente di Killer, poiché il biondo era l’unico a possedere il permesso per disturbarlo.
«Che cazzo vuoi? » domandò con voce roca il rosso, prima di sollevare appena il viso.
La porta si aprì scricchiolando, cosa che Kidd apprezzava perché voleva essere sempre all’erta quando qualcuno entrava nella sua cabina, ed ovviamente la figura mascherata di Killer non tardò a farsi avanti.
«Kidd—… siamo appena entrati nelle acque territoriali di Kuar, pensavo volessi saperlo! » esclamò il biondo con tono piatto.
«Già—… finalmente stiamo arrivando. Sbrighiamoci così portiamo a termine questa questione in fretta. »
Il vice capitano annuì ma con immensa sorpresa di kidd rimase sulla soglia della porta, forse perché stava esitando. Ormai lo conosceva fin troppo bene per non accorgersi di certi dettagli.
«Che altro c’è? Parla! »
«Sai—… sei proprio sicuro di quello che stiamo facendo? »
Ecco svelato l’arcano, che però fece in parte infastidire la bestia rossa, che si mise a sedere, lasciando scivolare le lenzuola sul proprio petto nudo e poi guardò con insistenza il suo vice.
«Stai forse dubitando di me? »
«No, Kidd, non potrei mai dubitare di te, lo sai. Solo che—… vale davvero la pena rischiare tutto questo per lei? »
«Ascoltami bene, Killer—… » mormorò Kidd a denti stretti mentre si rimetteva faticosamente in piedi e col braccio a propria disposizione afferrò al volo il lenzuolo bianco tanto da potersi coprire dalla vita in giù. Dormire vestito era fuori discussione per Kidd, che allora si mosse lentamente verso Killer, assottigliando lo sguardo. «L’ultima volta che mi hai proposto dei fottuti alleati ci ho rimesso un braccio oltre che ad aver perso contro Kaido. Si sono rivelati dei fottuti traditori, quindi adesso sceglierò io l’alleato che preferisco e fra tutti ho deciso che voglio lei perché quella ragazza ci aiuterà a sconfiggere il Drago. »
Ogni parola di Kidd fu ben ponderata, sapeva bene di poter parlare in quei termini con Killer, tanto da non intimorirlo, perché chiunque dinnanzi a lui sarebbe scappato. Il biondo, invece, annuì impercettibilmente portando le braccia all’altezza del petto.
«Direi che è più che giusto solo che—… se è davvero così brava come mai è stata presa? »
«E che cazzo ne so?! Anche ad i migliori capita. »
«La stai difendendo? » lo incalzò il biondo sempre più confuso o forse lo stava solo prendendo in giro.
«Eh? Ma vaffanculo, io non difendo nessuno. La stiamo andando a prendere perché liberandola lei sarà in debito con me e quindi è giusto così. »
Probabilmente Kidd sbraitò più del previsto, rischiando di far cadere il sottile lenzuolo che lo avrebbe messo a nudo, ma tanto simile pudore lui non lo possedeva per davvero.
«E va bene, lo sai che io ti seguirò sempre, però spero davvero che questo piano funzioni, anche perché per lei dovremo vedercela con la Marina se non arriveremo in tempo. »
«Arriveremo in tempo, non preoccuparti, Killer, ho tutto sotto controllo—… e poi dopo aver preso Lyra Rowan avrò bisogno di una meravigliosa—… »
«Scopata? »
«Bevuta! Andiamo, perché sono così prevedibile? » ghignò il rosso lasciandosi sfuggire una risata divertita prima di allontanarsi dal proprio vice, dirigendosi verso uno degli oblò della cabina, semplicemente per poter guardare il mare all’esterno.
«Perché io e te siamo come fratelli Kidd, ricordalo capitano. » lo schermì il biondo, che rise insieme a lui prima di congedarsi per svolgere tutti i noiosi compiti che sarebbero toccati allo stesso Kidd, ma che al momento non aveva voglia di fare, tipo tracciare la miglior rotta per arrivare a Kuar indisturbati.
E così, rimasto solo nella propria cabina, con gli occhi ambrati fissi sul mare, Kidd non vedeva l’ora di andare a fare un po’ di casino in quelle maledette prigioni. Magari avrebbe liberato un po’ di gente solo per il gusto di far andare un’isola nel panico. Già immaginava tutti quei ricconi a correre ed urlare per via dell’evasione migliore della storia, e nel mentre, lui, si sarebbe portato via il ladro assoluto che l’intero mondo bramava.
Sì, quel piano non poteva andare storto, anche perché era come se sentisse che la fortuna stesse iniziando a girare dalla propria parte.

 

Intanto sul Regno della Germa 66

Le grosse lumache su cui viaggiavano le immense navi della Germa 66 si muovevano alla massima velocità seguendo la rotta che era stata impostata dai principi. Non si erano più fermati da quando avevano abbandonato, per miracolo, il territorio dell’imperatrice Big Mom e questo non aveva fatto altro che creare problemi. Per colpa di quella donna erano stati costretti a rinunciare al proprio posto nel Reveire, abdicando al caos delle forze pirata e quello era stato il più grande errore che il loro stupido padre avesse potuto commettere. Ormai i tre ragazzi, che avevano miseramente visto i piani di Judge Vinsmoke andare in fumo, avevano deciso di lasciarlo marcire nella sua immorale consapevolezza di aver sbagliato. Non era più lui il Re della Germa, adesso ne esistevano ben tre ed erano loro a governare sulla nazione più tecnologica di sempre. Avrebbero fatto ciò che sapevano fare meglio, ovvero i mercenari, senza occuparsi di quello che il padre pensava. Si sarebbero arricchiti al punto tale da riuscire a creare una nuova armata tanto forte da poter schiacciare quella dell’imperatrice.
Ichiji era in cerca di riscatto.
Niji era in cerca di vendetta.

Yonji era in cerca di fama.
Reiju, invece, aveva trovato la libertà.

Ognuno di loro stava cercando qualcosa e perfino Reiju, che finalmente si era sentita libera dalle oppressioni di un padre che aveva plasmato i figli a dovere, aveva accettato di aiutare i fratelli nella loro impresa. In fondo che altro avrebbe potuto fare lei che sapeva solamente combattere? Era nata per questo e per ciò sarebbe morta, ne era certa, ma quanto meno in questo caso la scelta era stata sua e non dettata da un superiore. Perfino i suoi fratellini sembravano più consapevoli di quanto il mondo fosse pronto a prendersi gioco di loro, i perfetti guerrieri e mercenari, ed allora avrebbero fatto più attenzione e non sarebbero stati ciechi dinnanzi a tali ovvietà.
Avevano quasi perso la vita nello scontro con Big Mom, che aveva dimostrato di essere una vera imperatrice, dalla forza incommensurabile, e per tale motivo adesso il loro piano era semplicemente uno: migliorare le loro tecnologie, rafforzare l’armata e poi tornare a farla fuori. E per farlo avevano bisogno di immensi fondi che sarebbero arrivati, probabilmente, dalla loro nuova missione.
Quando Ichiji li aveva riuniti per esporre loro i fatti, tutti quanti avevano fissato confusi l’assegno che era stato recapitato dal paggetto del Re di Eos, una florida isola a sfondo tecnologico con cui spesso e volentieri avevano collaborato in passato. Reiju era certa di non aver mai visto tutti quei soldi in vita sua in ben quattro valigette, insomma erano davvero tantissimi berry e tutto questo per una missione che a prima vista sembrava assolutamente stupida. Probabilmente con quella cifra avrebbero potuto rimettere a nuovo il laboratorio, pronti a riprendere la produzione di cloni ed armi. Insomma era una mossa vincente, anche perché era accaduto tutto in fretta e furia.
Prima ancora che la notizia venisse resa pubblica sul giornale era giunto in prossimità del castello della Germa un rappresentante del regno di Eos, che accompagnava il Re, un uomo vecchio e dallo sguardo losco che non sembrava intenzionato ad andarsene senza una risposta positiva. Si erano riuniti i quattro fratelli, avevano discusso, e quella era la svolta che li avrebbe nuovamente portati in cima a tutto.
Si trattava di una missione semplice, da quel che aveva capito, infatti dovevano semplicemente recuperare una prigioniera per poi portarla ad Eos. E probabilmente, tutti i soldi che il Re gli stava offrendo, erano dovuti alla riservatezza massima ed ad evitare le domande impertinenti. Eppure, Reiju, non aveva potuto che domandarsi perché un Re potesse volere una pirata che adesso si trovava in prigione. Era una domanda più che lecita ma prima ancora che la potesse fare i suoi fratelli l’avevano bloccata, impedendole così di mandare a monte tutto, perché quell’uomo, il Re, non sembrava esattamente incline alle domande.
Così eccoli li, sulla rotta per Kuar, mentre finiva di prepararsi perché il loro piano per catturare quella pirata appartenente alla Peggiore Generazione, non era poi così semplice come inizialmente avessero pensato. Infatti, l’idea di arrivare con le raid suits pronti alla battaglia era sinonimo di suicidio, dunque come poter aggirare il problema?
Semplice, fingendosi dei clienti, come era già capitato parecchie volte. Non era la prima volta, infatti, che Reiju ed i suoi fratelli facevano tappa su Kuar per visitare i loro casinò. Vi era di tutto su quell’isola, insomma, era una sorta di parco divertimenti per ricchi e facoltosi, proprio come lo erano loro quattro. Ed era in quel modo che sarebbero entrati senza destare sospetti e soprattutto senza creare troppa confusione tanto da attirare l’attenzione.
Non doveva mancare troppo all’arrivo sull’isola e loro non dovevano commettere errori, quindi si erano riuniti nel salone centrale per ripassare il piano. Reiju se n’era rimasta in piedi dinnanzi la finestra, intenta a fissare il giardino del proprio castello, rigoglioso come non mai, mentre gli altri erano seduti in cerchio. Ichiji aveva occupato la poltrona centrale, accavallando le gambe, Niji si era disteso sul divano, in maniera decisamente poco composta mentre si rigirava fra le mani la taglia della supernova, e Yonji, invece, stava tornando con un piatto pieno di dolci masticando rumorosamente ed ingozzandosi.
Potevano anche aver visto in faccia la morte ma erano sempre gli stessi.
«Hai finito di strafogarti? » ad irrompere il silenzio, molto poco delicatamente, fu Niji che lanciò uno sguardo di sbieco a suo fratello Yonji, colpevole di avergli fatto perdere tempo.
«Avevo fame. Anche tu poco fa mangiavi cioccolato, non rompere. » rispose il verdino andandosi a sedere a tavola col suo piatto colmo di leccornie.
«Concentriamoci—… dunque, ripassiamo il piano, Reiju, vuoi illuminarci tu? » le domandò, con assoluta calma il fratello dai capelli rossi prima di indicarla, invitandola a parlare.
Reiju, in tutta risposta, si voltò verso di loro e sorrise leggermente.
«Il nostro arrivo è stato autorizzato dall’isola di Kuar, quindi possiamo attraccare al porto con le nostre navi, od almeno non tutte. Ovviamente quando il Signor Taylor, il proprietario di tutti i casinò dell’isola ha saputo del nostro arrivo, ci ha già invitati al Blue Moon come ospiti speciali, quindi lo possiamo intrattenere durante la festa che sta organizzando. » commentò Reiju, ricordandosi ogni minuzioso dettaglio che avevano elaborato insieme. «Due di noi, ovvero io ed Ichiji, intratterremo Taylor e gli invitati, mentre Niji e Yonji andranno via senza farsi vedere, scendendo al piano terra usando la porta di servizio. Da li troveranno l’ingresso per le prigioni di Kuar, che si estendono sotto il Blue Moon, e poi troveranno il nostro obiettivo e lo porteranno fuori. »
E così si concludeva il piano perfetto che avevano stabilito tutti insieme e che la stessa Reiju aveva approvato fin dal principio, perché avevano usato la logica.
«Fantastico. Niji, vuoi aggiungere qualcosa? » lo incalzò Ichiji puntando un dito contro il ragazzo dai capelli blu, che stancamente abbassò la taglia e li guardò.
«Io e quel maiale facciamo attenzione, ci trasformiamo solo se strettamente necessario, portiamo via di li la ragazza e quando abbiamo fatto vi contattiamo col lumacofono. Il punto di ritrovo sarà l’uscita sul retro del Blue Moon, quello che usano le spogliarelliste—… e poi torneremo velocemente alle navi, presumibilmente volando. O forse ho dimenticato qualche punto? »
«Oh, cavolo anche io volevo godermi la festa al Blue Moon, sono sempre piene di donne bellissime e buon cibo—… non voglio andare nelle prigioni. »  si lamentò Yonji a bocca piena.
«Peccato che tu non sai intrattenere la gente, ma li fai scappare mentre io e Reiju siamo perfetti. » lo rimproverò Ichiji che si voltò a guardare la sorella annuendo impercettibilmente.
«Taylor avrà occhi solo per noi. » commentò la principessa dai capelli rosa sorridendo.
«Avrà occhi solo per te, sorellina, l’ultima volta che ho visto Taylor era circondato da donne, quindi metti un vestito ben scollato, non si sa mai. »
Ovviamente quella battuta fu ad opera del ragazzo dai capelli blu, che ghignò divertito insieme agli altri due, facendo imbarazzare la giovane Reiju, che guardò altrove annoiata.
«Sto scherzando se solo alzerà un dito su di te sarà l’ultima cosa che avrà fatto. » s’affrettò ad aggiungere Niji, con tanto di Ichiji e Yonji che annuivano freneticamente.
«Ci penserò io a tenerti sotto controllo—…  in ogni caso il piano sarà perfetto e così, una volta portata a termine questa missione, faremo rotta verso Eos e concluderemo il tutto. » tagliò corto Ichiji che aveva già tutto sotto controllo, come se quel piano non potesse essere migliore di così.
«Sai—… » lo interruppe Niji. «E’ un vero peccato dover consegnare questa bella ragazza a quel vecchio. Chissà cosa le farà. Magari è solo un vecchio bastardo viziato che vuole solo approfittarsi di lei. »
«Perché, tu non vorresti farlo? Cioè io la rapirei per me! » s’aggiunse ovviamente Yonji, ed allora Reiju si ritrovò immersa nell’ennesima schifosa discussione maschilista, tanto che fulminò tutti quanti. «La rapirei ma—… non ne approfitterei mai, non sono così pessimo come state pensando

«Insomma—… » gli fece eco Ichiji. «Bella o no non sta a noi decidere cosa le succederà una volta riportata ad Eos. »
«Purtroppo—… » sospirò Reiju scuotendo il capo. «Intanto cerchiamo di tirarla fuori da li, poi vediamo cosa succederà. »
Non poté che concludersi così la discussione fra fratelli, che però aveva messo in chiaro una cosa: nessuno di loro era pienamente convinto di ciò che sarebbe accaduto dopo la missione, anche perché era la prima volta che dovevano prendere qualcuno. Di solito venivano pagati per vincere guerre e non per rapire persone, anche se erano tantissimi soldi. In ogni caso, al momento, il loro destino ed il loro futuro, purtroppo, derivava dal denaro quindi tirarsi indietro giunti a questo punto non era possibile.

 

Prigione di Kuar

I lamenti continui erano il classico suono che riecheggiava nei grandi corridoi sotterranei dell’isola. Qualcuno, ogni tanto, ulrava, forse per paura o forse per disperazione, ma lei no. Era rimasta muta fin da quando non le avevano messo addosso le manette e le catene di algamatolite che l’avevano mandata a terra immediatamente. Non riusciva a muoversi, era un vero schifo perché sentiva tutte le proprie forze esser portate via. Ogni tanto qualche guardia scendeva per prendersi gioco di lei e Lyra rispondeva semplicemente guardandoli male o mandandoli a quel paese.
Era la sua fine, ne era certa, anche perché da quel che aveva capito fra non molto sarebbe giunta perfino la Marina a riprendersela.
Già di per sé l’idea di essere finita in catene era quanto di più imbarazzante potesse esistere, anche perché non l’aveva neanche messo in considerazione di poter essere presa. Poi, se si aggiungeva che adesso la Marina stava andando da lei questa definitivamente la sua fine. Nessuno sfuggiva alla mano del Cane Rosso e quella di Akainu, probabilmente, non vedeva l’ora di richiudersi intorno alla sua stessa gola, stroncando così un potenziale problema, come in fondo tutti i pirati rappresentavano per lui un problema.
E Lyra era spacciata.
Aveva riflettuto a lungo, durante le nottate insonni in cella, a come sarebbe stata da adesso in avanti la sua vita. Niente più libertà. Niente più furti. Niente più fughe e soprattutto niente più vendetta. Forse la cosa peggiore era l’idea della propria vendetta che andava pian piano sfumando e che l’aveva condotta fin li. Si era ripromessa più e più volte di non farsi abbattere da quei sentimenti, ma non c’era riuscita. Ed adesso non aveva neanche più la forza di riuscire a parlare.
Se ne stava seduta con la schiena poggiata contro il muro, gli occhi socchiusi, il viso sporco di sangue e sporcizia, i capelli un tempo lucenti, adesso erano di un biondo spento. I vestiti erano in parte strappati per via della colluttazione avuta durante la sua fuga ed una ferita non indifferente alla gamba non le permetteva neanche di mettersi in piedi. Aveva le catene alle mani ed ad i piedi, il modo perfetto per metter fuori gioco un fruttato come lei.
Non erano riusciti a prenderla in posti impensabili come a Sabody, quando se l’era vista brutta contro un ammiraglio, ed invece in un maledetto casinò erano riusciti ad atterrarla mentre provava a fuggire.
Che stupidaggine e tutto per dei diamanti che neanche le interessavano davvero.
Il rumore di passi, inattesi, si fece sempre più vicino, mentre dietro di sé sembravano lasciare il silenzio, segno che doveva essere qualche guardia scesa fin laggiù per controllare qualcosa. Lyra non si sorprese neanche un poco quando i passi s’arrestarono proprio dinnanzi la sua cella, ed una voce acuta catturò la sua attenzione.
«Rowan Lyra, li ladro per antonomasia. E’ un vero piacere vedere che finalmente quel tuo caratterino è stato temprato dall’algamatolite. »
Gli occhi scuri e stanchi di Lyra si sollevarono verso la direzione della voce e si ritrovò finalmente faccia a faccia con il bastardo che l’aveva catturata mettendola fuori gioco con quelle sue tecniche di combattimento paragonabili a quelli del Governo. Doveva aver avuto un addestramento diverso dalle altre guardie, di questo Lyra ne era davvero sicura, ed infatti, per farlo arrabbiare, cercò di rivolgergli un ghigno nella speranza di non mostrarsi eccessivamente spezzata da quella prigionia.
«A proposito, sono venuto fin qui per guardarti mentre ti annunciavo che la Marina è a meno di due giorni di navigazione da qui. E’ la tua fine, ladruncola, perché dicono che sulla nave ci sia anche il vecchio Garp. Scommetto che sarà entusiasta di portarti da Akainu—… sai, forse vogliono giustiziarti. »
Ma Lyra, a discapito di quanto la guardia si era aspettata, rimase in silenzio a fissarlo con aria decisamente poco incline al voler parlare. Non si sorprese, però, per quelle minacce, anzi era da troppe ore che non scendevano a minacciarla in quella maniera, ma ormai non avevano più armi contro di lei, non potevano farle male anche perché lei non aveva niente da perdere in tutta quella faccenda.
«Non m’importa. » sibilò a denti stretti lei, distogliendo lo sguardo ed allora la guardia rise con gusto, dopo le parole di Lyra, rischiando addirittura di ridere con le lacrime agli occhi. Ma lei sembrò non farci caso, lo lasciò fare fino a quando l’uomo, stanco, non si allontanò da lei, lasciando che le voci tormentate degli altri prigionieri non iniziassero nuovamente il loro coro di suppliche e lamenti.
Non le importava, questo era vero, ma era altrettanto vero che non voleva morire.
E purtroppo, ormai la morte pareva imminente visto che la Marina era sulle sue tracce.
Quella sarebbe stata la sua fine e lei non attendeva altro.

   
 
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