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Autore: T612    22/11/2018    1 recensioni
1956, Russia, base operativa del KGB.
La nascita della leggenda della Vedova Nera e il Soldato d'Inverno all'ombra del Cremlino.
Ufficialmente gli eventi di quell'anno non si sono mai verificati, ufficiosamente gli eventi di quell'anno sono stati cruciali.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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7 novembre

La luce le ferisce gli occhi, continua a sbattere le palpebre cercando di stabilizzare il soffitto in movimento, la testa che pulsa e pesa come un macigno. Le serve qualche minuto per tornare consapevole di tutte le parti del suo corpo, degli arti doloranti, delle dita che formicolano fastidiosamente. 
Con fatica immane riesce a voltare la testa notando la figura di Alexei addormentata sulla poltroncina di fianco al suo letto, prova a chiamarlo con un gracidio orribile della voce, ma riesce ad ottenere comunque l’effetto sperato.
-Natasha, finalmente! -la preoccupazione palpabile nella voce, mentre le stringe la mano convulsamente.
-Natasha? -il mal di testa non le permette di ragionare lucidamente, si riconosce in quel nome, ma avverte qualcosa di strano. 
-È il tuo nome… Natasha Romanoff. Hai sbattuto la testa durante l’allenamento, hai una commozione cerebrale. 
Vorrebbe credergli ma c’è qualcosa di strano nel modo in cui lui le parla, nel modo in cui la guarda… sembra si stia impegnando a scandire nitidamente tutte le parole, a farle entrare in testa i concetti più basilari che a lei in quel momento sfuggono.
-Dove mi trovo? 
-In infermeria. -il tono ovvio della voce, l’ennesimo concetto basilare che le sfugge… dai recessi del suo cervello scatta un campanello d’allarme, la paura le attanaglia improvvisamente le viscere, mentre un vago ricordo la informa che dall’infermeria non se ne esce vivi.
-Come ci sono finita qui?
-Te l’ho detto, hai sbattuto la testa durante l’allenamento…
Le sue parole vengono stroncate dall’entrata di Ivan Petrovich, la preoccupazione fatta persona mentre la raggiunge alla sponda del letto accarezzandole il volto. 
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò che percepisce, ma non riesce ad identificare il problema, il mal di testa le rende quel semplice compito impossibile. Ha come l’impressione che le sue sinapsi navighino nel vuoto, riesce a ricollegare i concetti solo con un aiuto esterno… come il suo nome o il perché si trovasse lì.
-Natasha, finalmente stai bene. -il patrigno le bacia la fronte stringendola in un abbraccio amorevole. -C’è stato un incidente con uno degli allenatori, sei caduta e hai sbattuto la testa… devi essere confusa.
-Dmitri?
-No, un soldato del Generale Karpov, non sarà più un problema… promesso.
Le viene istintivo portarsi le mani alle tempie, sente i neuroni del suo cervello fremere e scontrarsi, le informazioni che si riordinano mandando in tilt tutto il sistema… c’è qualcosa di strano, di profondamente sbagliato.
-Perché sono in infermeria? -non si sente bene, sente il battito del suo cuore che le frantuma i timpani, il dolore alla testa che amplifica le fitte ad ogni parte del suo corpo.
-C’è stato un incidente durante l’allenamento, te l’ho detto. -la rimbecca Ivan mentre armeggia con la cassettiera di fianco al suo letto, estraendone una siringa con un liquido indecifrabile, per poi conficcarle l’ago nella vena del braccio. -È morfina, riposa Natasha.
Il dolore si attenua gradualmente, il mal di testa si placa, ma non riesce ad addormentarsi… riesce ancora a percepire le voci nella stanza, ma il suo corpo non le permette di tenere le palpebre aperte.
-Ha funzionato? Vi ha creduto? -la voce del Generale Karpov giunge nitida alle sue orecchie, il suo cervello sta annegando in balia dell’antidolorifico, è troppo stanca per interrogarsi sulla sua presenza nell’infermeria.
-È uno spreco. -ribatte la voce del patrigno, si deve essere seduto sulla poltroncina di fianco al suo letto.
-Sai benissimo che è una precauzione necessaria. Gli americani e i tedeschi hanno le loro armi, i loro super soldati, le loro armi segrete, ma noi russi… noi russi non abbiamo nulla, a parte le ragazze e il nostro inverno.
-Noi russi… queste storie raccontale a qualcun altro. Hai dato l’approvazione al progetto Stanza Rossa e sei qui su mia richiesta… -il tono di Ivan ribolle di rabbia e risentimento, come se si fosse astenuto dal commentare per troppo tempo. -… Lei era la punta di diamante del progetto, ora per colpa tua è stata danneggiata irreversibilmente.
-Non mia… la mia arma era difettosa.
-Ma fammi il favore, è difettosa! In tutti questi anni non siete riusciti a trovare un modo per controllarlo, un codice di sicurezza per impedire che disattivi il servizio...
-Non osare, sai benissimo di chi stiamo parlando, hai letto il suo fascicolo. -ribatte con veemenza Karpov. -Al momento è rinchiuso nella cella di sicurezza, continuiamo ad azzerarlo, ma è caparbio… sono due notti che parla in inglese e continua a ripetere il nome di Natalia nel sonno. 
Il cervello della ragazza si illumina come un albero di Natale udendo il suo nome, il suo vero nome. 
-Non è un problema mio Karpov, ho altre complicazioni a cui pensare ora… complicazioni come lei.
Natalia percepisce la porta dell’infermeria sbattere all’uscita del Generale, seguito qualche secondo dopo dai passi strascicati del patrigno. 
Sa che le stanno mentendo, nei meandri del Cremlino c’è qualcuno che la chiama nel sonno ed hanno evitato accuratamente di informarla in merito, ma se vuole uscire viva da quel posto e trovare quel qualcuno deve sottostare al loro gioco… le sue sinapsi recise stanno ancora navigando nel vuoto, le mancano troppe informazioni per capire di chi stiano parlando, ma sa che è importante, terribilmente fondamentale.
Precipita in un sonno agitato, sogna di brancolare nel buio mentre qualcuno urla a pieni polmoni. Nei recessi della sua mente sa a chi appartengono quelle grida, ma il suo cervello non riesce a ricollegare quella voce ad un volto.




Commento dalla regia:
Qualche delucidazione è d’obbligo, quindi diamo ufficialmente inizio al momento “Super quark”.
Stando alle mie conoscenze fumettistiche, nel 1956 il KGB/HYDRA/chi ne fa le veci non aveva ancora collaudato il sofisticato reset mentale che si vede in “The Winter Soldier” (e film seguenti), il “codice di sicurezza” contenuto nel libro rosso che si vede in “Civil War” è un’invenzione successiva. Nel caso specifico di Natasha il reset mentale doveva essere il meno “invasivo” possibile, in quanto non è semplicemente una macchina ma una spia, il che porta ad escamotage come le procedure di deprivazione sensoriale e la distruzione dei ponti sinaptici, per poi ricollegare i ricordi falsi a delle basi veritiere… la pecca è che se riemerge un dettaglio vero in mezzo alla bugia, si provoca il ricordo scatenante che si sviluppa come un “domino mentale”, processo che richiede tempo ma azzera tutto il lavoro fatto in precedenza (vedi Bucky alla fine di TWS). 
Per quanto riguarda il sodalizio tra capi dell’HYDRA e capi del KGB, vorrei far presente che nei fumetti Teschio Rosso non viene catapultato a Vormir come si vede in “Infinity War”, dopo la Seconda Guerra Mondiale crea contatti con le organizzazioni criminali di mezzo mondo.
Detto questo, qualunque commento/opinione/etc è ben gradito,
_T




Edit: 24/09/2019
   
 
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