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Autore: Stephaniee    22/11/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter five
Falling down again

 

14 Febbraio

anno 2015

 

La sessione invernale era andata male. In compenso però, ero riuscita a passare al primo colpo con un solo errore la teoria della patente. Adesso tutto stava nel fissare le guide ed imparare e guidare. Ma fino a che non sarebbe arrivato il foglio rosa in scuola guida, avevo le meni legate. Più cercavo di studiare più la mia testa si distraeva. Il pensiero era sempre lo stesso: Luke.

C’era stato un altro incontro a gennaio in occasione del suo compleanno, si era svolto esattamente con lo stesso copione.
Io cercavo di fare del mio meglio, non lo cercavo mai nonostante mi mancasse, certo, ormai mi ero abituata alla sua assenza, ma purtroppo almeno una volta al giorno occupava i miei pensieri. Lui non era d’aiuto per niente: era sempre lui a cercarmi o a propormi di vederci ed io ero debole e troppo coinvolta per dire di no, l’unica cosa che riuscivo a fare era respingere ogni contatto fisico con lui.

La situazione era ai confini della realtà: io innamorata di lui che lo respingevo, lui fidanzato con un’altra che faceva l’idiota.
Perfettamente cosciente di quanto quella situazione poteva essere tossica, ero spaccata a metà: una parte di me voleva vederlo e sentirlo, l’altra sperava che una mattina lui si svegliasse e si dimenticasse per sempre di Kat Spencer.

La sessione invernale era stata una tragedia, avevo dato cinque esami ma soltanto due erano andati a buon fine, tuttavia non mi importava, avrei perseverato e continuato a studiare Piterson o meno.
Non era lui che nei giorni successivo al nostro incontro aveva sperato in un messaggio, non era lui che aveva di nuovo pianto a letto, in silenzio senza farsi sentire. Non era a lui che la fame passava ogni volta che in università incrociavo Val.

Ero io però a dargli il potere di fare tutto questo e qualcosa doveva cambiare prima di subito.

Questo San Valentino non sarebbe stata la festa degli innamorati, o almeno non per me.
Per me sarebbe stato l’inizio di una nuova vita.

 

 

Pasqua

anno 2015

 

Mi legai il grembiule in vita, pronta ad affrontare questo nuovo turno al pub. Era la domenica di Pasqua, ma noi eravamo aperti. Sicuramente le persone provate dai pranzi luculliani avrebbero fatto un giro per fuggire dalle famiglie numerose.
Come la primavera, anche io rifiorivo dopo un lungo e rigido inverno. Mi ero buttata sulla patente, sul lavoro e sullo studio in università. Il tutto contornato da nuove amicizie.
Da Natale Rory aveva iniziato a frequentarsi con una ragazza Margi, che mi era piaciuta subito e che già conoscevo di vista dai tempi del liceo. Vedevo spesso loro due in università insieme a Julia e pranzavamo insieme.
Emma frequentava spesso il pub dove lavoravo e da qualche tempo il mio datore di lavoro aveva deciso di assumere anche lei, lavorare insieme si era rivelato molto divertente e un occasione per vederci di più. Il locale aveva cominciato a radunare molti ragazzi della mia età e avevamo conosciuto Francy. Era una di quelle persone che ti colpiscono a prima vista e non solo per gli occhi verdi da gatta, per fortuna completamente diversi dal verde di Piterson. Aveva un modo di fare accomodante, gentile e una risata contagiosa.

Potevo affermare di aver ristabilito un minimo di equilibrio nella mia vita, pensavo ancora a Luke ogni giorno e nonostante non lo avrei mai ammesso ad anima viva, ero ancora innamorata di lui.

 

"Se credete che si può smettere di amare qualcuno soltanto non vedendosi più, be’ vi sbagliate alla grande. Se amate qualcuno, e lo amate davvero, l’amore va avanti, non muta e non cambia. Si annida in una piccola parte del vostro cuore e per quanto potete schiacciarlo in un angolo lui rimarrà sempre lì con la sua fiammella accesa, pronta a divampare se alimentata."

 

Ma potevo affermare con certezza che meno lo vedevo e meglio stavo.
Infatti.

Le ultime parole famose.

 

Ciao, disturbo?”

 

Ogni volta che appariva il numero di Luke sul mio telefono il mondo si fermava per qualche secondo.

 

Ciao, sono a lavoro dimmi”
Nulla, è che oggi ero a fare il pranzo di Pasqua vicino a casa tua e ti ho pensato. A che ora stacchi?”

Oggi chiudiamo a mezzanotte, è Pasqua”
Capisco… va be’ niente allora magari faccio un salto a salutarti durante la serata”
Come vuoi, io sono qui”
Va bene a presto”

Dopo aver servito due clienti mi fiondo in cucina da Emma.

Emma” avevo la voce più alta di un ottava e stavo già iniziando ad agitarmi
Dimmi”

Verrà qui”
Ma chi? Oddio… no ti prego”

 

Emma rimase a fissarmi, vedevo la preoccupazione nei suoi occhi e anche un pochino di curiosità.

 

Ma che cosa vuole?”
Tu lo sai?”

 

Per fortuna la mole di gente ci impedì di proseguire il nostro discorso, Emma era occupata a preparare panini, piadine o toast per quei coraggiosi che avevano fame, mentre io cercavo di servire da bere il più velocemente possibile. Ogni volta che la porta si apriva il mio cuore mancava un battito e con tutta la gente che entrava ed usciva dal locale rischiavo seriamente di andare in arresto cardiaco. In tutto ciò ero conciata malissimo, era normale durante il lavoro al bancone sporcarsi tra birre e super alcolici dunque non dovevo essere un bel vedere. Però in fondo al cuore io ci speravo che lui varcasse quella porta e che venisse ancora una volta lui da me, non mi importava delle sue motivazioni, erano una dimostrazione di qualcosa.

E alla fiammella nascosta nel mio cuore, bastava per divampare.

 

Il turno si era svolto senza troppi intoppi. Mi stavo occupando della chiusura e mentre Emma puliva la cucina io pulivo tutta la sala, compresi i pavimenti. Per fortuna era una festività dunque forse per l’una entrambe saremmo state a casa sotto la doccia.

 

Non potevo dire di essere triste, ma sicuramente ero delusa. E arrabbiata.
Non aveva nessun diritto di scrivermi, obbligarmi alla sua presenza e poi non presentarsi. Il mio cuore aveva fatto gli straordinari tutta la sera per colpa sua e come un’idiota avevo fissato la porta ogni volta che si apriva nella speranza di vederlo comparire.
Io ed Emma stavamo camminando verso le nostre abitazioni, eravamo arrivate all’incrocio dove ci salutavamo poichè le nostre strade si dividevano. Avevamo insultato Piterson per tutto il tragitto.

 

 

Il getto della doccia sulle pelle era sempre un toccasana dopo i turni al pub. Erano in grado di rimetterti al mondo.

Cercai di fare il più piano possibile, anche se i miei sapevano che quando tornavo dal pub avevo la necessità di farmi la doccia e di conseguenza di utilizzare il phon.

Finalmente mi sentivo lavata e pulita, indossai il pigiama pronta per andare a dormire quando il mio telefono vibrò.

 

Sono quasi sotto casa tua, immagino che il turno sia finito”

 

Sopravvivere a queste altalene di emozioni era veramente difficile. Non appena il mio cuore smetteva di sperare lui compariva come il prezzemolo.

 

Mi misi velocemente una tuta e scesi.

Quella sera ero talmente stanca che non mi importava apparire bella ai suoi occhi, e già questo era un traguardo personale.

Mi aveva visto in tutti i modi non si sarebbe di certo scandalizzato.

Non potevo però impedire al mio cuore di capitolare ogni volta che incontravo i suoi occhi verdi.

 

Ciao”
Ciao”

 

E di colpo mi sentì catapultata indietro nel tempo.

   
 
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