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Autore: little_psycho    25/11/2018    1 recensioni
{Oneshot ● Guarnita di tristezza e spruzzata d’angst ● Young!Joichiro&Gin&Azami ● ’cause why the hell not?}
Sono ancora giovani, c’è ancora tempo, non tutto è perduto.
«Forse tornerà, Dojima. È il suo ultimo anno, no? Per noi.»
«Non penso proprio, Nakamura.»
Nakiri, lo corregge una voce rabbiosa nella sua testa ancora piena di occhi ambrati e capelli ingestibili.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azami Nakamura, Doujima Gin, Yukihira Jouichirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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|| Al vertice


 
Al vertice c’era stata tanta gente –  Gin, Joichiro, sua moglie, lui.
Ma era durato troppo poco, acqua che scivola fra le dita, anni che erano diventati giorni.
E avrebbe passato tutta la vita per poterci ritornare, il potere che circola insieme al sangue, la voglia matta di poter ripescare Joichiro dal buco in cui si era cacciato e farlo sedere su un trono vicino al suo.
Lo aveva ammirato, venerato, era sempre stato qualcosa di troppo alto da concepire.
Quasi avrebbe voluto mettergli un guinzaglio, quando se n’era andato – scappato. Avrebbe voluto fare tante cose (urlare, piangere, strattonarlo per il grembiule e pregarlo – sì, era o non era una divinità? - di restare, di non demolire lo scheletro del loro futuro.)
Ma l’aveva fatto. Con quel suo sorriso bellissimo e impudico, con un’alzata di spalle, lo aveva rovinato.
 Si era rovinato, perché Azami sapeva di potersi ricostruire, ma lui? Si sarebbe perso, il sentiero che aveva costruito nella landa desolata solo polvere. La lanterna che usava per guidarli solo un fuocherello alimentato da stupidi (forse, o forse no, ma come avrebbe fatto a capirlo?) sogni adolescenziali. 
Sono ancora giovani, c’è ancora tempo, non tutto è perduto.
«Forse tornerà, Dojima. È il suo ultimo anno, no? Per noi.»
«Non penso proprio, Nakamura.»
Nakiri, lo corregge una voce rabbiosa nella sua testa ancora piena di occhi ambrati e capelli ingestibili.
 

 
Cos’era rimasto della loro gioventù? Ci doveva essere di più di un paio di elmetti bianchi, dei trofei polverosi nel Dormitorio, più di quel manipolo di ricordi agrodolci.
E forse ci sarebbe anche stato altro, se solo Joichiro non avesse perso la retta via. Avrebbe preferito anche la malinconia che resta quando tutto scompare – a significare che almeno c’era stato un “tutto” che sarebbe mancato.
Rimanevano degli occhi pulsanti e neri, un ragazzino rosso e scalmanato e una biondina dallo sguardo perso (Gin è l’unico che non era cresciuto, non nel vero senso del termine, il pensiero incessante di non voler andare avanti se Joichiro avesse voluto tornare indietro) e l’inerzia del suo lavoro sterile.
Un tassello mancante che aleggiava su loro due, su chi era rimasto a sorreggere quel tutto che pesava come una sentenza di morte. Gli ultimi anni così marci – Azami e la sua corsa al potere, lui e la sua rabbia repressa.
 Si erano uniti, solo per guardarsi intraprendere strade diverse.
 Una foto ingiallita – in cui lui non guardava neanche l’obbiettivo, il monito perenne del suo menefreghismo – la testimonianza che c’erano stati, giovani, al vertice del loro piccolo mondo, liberi e scostanti.
Guarda la porta dell’aula, una pergamena in mano e un sapore che sa tanto di delusione sulla punta della lingua. 
«Avevi ragione, Gin.»
Una voce tesa, una quasi impercettibile stretta sulla spalla e una candida mascella contratta – non vuole sentire, non vuole vedere, non vuole accettare.
«Me lo aspettavo, Azami.»
In fondo Joichiro non era il tipo che restava. Nemmeno per voi.
 

 
Ti sei fatto male, Joichiro? A sbattere contro quel muro di aspettative e occhiate adoranti (la divinità guerriera, il secondo Eletto – Azami lo guardava e lo faceva sentire sporco, non ne era degno.)
Quei cinquanta ragazzi soltanto l’ennesimo sfoggio della sua grandezza. Si era spinto sempre più al limite, sempre più vicino alla perfezione (la divinità guerriera, il secondo Eletto – non lo dimenticare mai), un passo più vicino alla fine.
Sarebbe potuto essere primo, certo. Sarebbe potuto diventare ancora più inafferrabile, ancora più divino – avrebbe potuto annegare i suoi diciassette anni in un ristorante a tre stelle, pezzi della sua non-adolescenza a marcire negli angoli.
Ma dove sarebbe finito, dopo? Dopo aver bruciato le tappe, dopo essersi dimenticato chi era (da quando non lo chiamavano con il suo nome? Da quando era diventato qualcun altro e aveva dimenticato se stesso – la divinità guerriera, una testa calda, il secondo Eletto, un ragazzo con sogni troppo grandi.)
Sì, si era fatto male. Si era spezzato, sgretolato, aveva cucinato e non si era riconosciuto (chi era la divinità guerriera, chi era il secondo Eletto? Non potevano essere lui, no, quando lo erano diventati?), era scappato e li aveva lasciati indietro, quei due.
La prova che gli serviva: se fossero stati lui l’avrebbero seguito, invece erano rimasti alla Tōtsuki, bloccati sulla bocca degli studenti, incapaci di prendere vita.
Era andato via, libero da quella divisa che era diventata una camicia di forza e da Azami e Gin, che erano diventati i suoi demoni.
 Lasciati senza neanche un addio, la flebile speranza che dà un finale aperto.
Davvero stava cercando se stesso? O forse lo stava soltanto riesumando della macerie dell’Elite 10? Lo avrebbe trovato, comunque. E se così non fosse stato ne avrebbe costruito un altro – magari qualcuno con una famiglia, un ristorante senza pretese (perché ormai aveva capito cosa poteva fare la gloria) e con degli scheletri nell’armadio, sì, dei ricordi da non dover recuperare.
 Era stato il migliore – era salito al vertice – ma quella posizione gli aveva dato solo una maggiore altezza da cui cadere.
Adesso si doveva rialzare.
 
 
 
 
 
 


Notes
Questo fandom ha bisogno di più fan fiction, assolutamente. Questo è il mio modo di dare un piccolo contributo. Mi è piaciuto scrivere questa storia, perché l’episodio – vorrei tanto dire di aver letto il volume corrispondente, sigh – flashback è stato fantastico e mi sono fiondata subito a scrivere questa cosuccia. All’inizio dovevano essere drabble, ma poi mi sono resa conto che volevo scrivere troppo, quindi...
Per non parlare del fatto che sembro essere entrata in una crisi mistica, dato che sto sfornando solo storie (di dubbia qualità, su questo non ci piove) e penso che dovrei darmi una regolata!
Sarei davvero interessata alla vostra opinione in merito – anche perché ho paura di aver reso Joichiro –
ma come diavolo si dovrebbe scrivere, per la cronaca? – OOC.
Con affetto
little_psycho ♥
   
 
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