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Autore: EcateC    25/11/2018    8 recensioni
Estate 1947, Silente non ha pace. Dopo l’epico duello del 1945 che l’ha visto vincitore contro un noto mago oscuro, incombe sul mondo magico una nuova e pericolosissima minaccia: Lord Voldemort. La sua ascesa lenta ma inesorabile diventa per Albus un pretesto per far visita a un prigioniero, chiuso nella fortezza di Nurmengard, e per alleviare una dolorosa nostalgia, chiusa nel suo cuore.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Voldemort e Grindelwald.

I maghi oscuri più potenti ed efferati che la storia del Mondo Magico abbia mai conosciuto. Due personalità contrapposte ma speculari, assetate di potere e accecate dal proprio ego, che hanno votato la loro vita a irraggiungibili scopi e a machiavelliche ambizioni.

E Silente li aveva conosciuti entrambi.

Prima Grindelwald e poi Voldemort, egli aveva compreso cosa significava la ricerca spasmodica della gloria, il bisogno di essere ricordati, di compiere prodezze e di essere notati. Enormi basilischi di fuoco per uno, aquile d’energia simili a draghi per l’altro… Sia Gellert che Tom erano erano affetti da questa strana e letale teatralità.

Certo erano molto diversi l’uno dall’altro. Voldemort era semplicemente terrificante, spietato, apertamente ostile e letale. Mentre Grindelwald fingeva gentilezza, empatia e complicità. I baci e le carezze che elargiva riuscivano a convincere chiunque, perfino Albus Silente, che dei maghi era stato il più potente.

Grindelwald incantava, Voldemort intimoriva. Due modi diversi per ottenere all’incirca le stesse cose.

Solo che c’era una radicale differenza tra loro, e non atteneva al semplice fatto che uno si faceva dare del voi e l’altro si faceva chiamare “amico”. Lord Voldemort aveva un’amante dall’animo oscuro e crudele, scelta scrupolosamente tra le tenebre delle sue conoscenze, Gellert Grindelwald invece si era legato a un eroe del mondo magico, e questa unione indissolubile influenzò inevitabilmente il suo estro oscuro, al punto da annullarlo.

 

 




 

Godric's Hollow, 1899.



 

-Oh, Albus, posso presentarti mio nipote Gellert? Non parla molto bene l’inglese perchè viene dalla Germania, ma un po’ lo sta imparando, vero caro?-

Il giovane Gellert rivolse a sua prozia Bathilda un sorriso lento e tirato, e poi spostò gli occhi eterocromi su Albus, che distolse subito lo sguardo.

-Lo puoi aiutare?- continuò la donna -Non si è fatto molti amici qui a Godric’s Hollow-

-Naturalmente. Per quanto si fermerà?- domandò Albus, sentendosi ancora osservato.

-Sicuramente per tutta l’estate, forse anche di più. Devi sapere che…-

Ma Albus cessò di ascoltarla, pur involontariamente.

Lo sconosciuto lo stava fissando, ancora.

Il Grifondoro iniziò a sentire l’imbarazzo accrescere, e con esso venne il rossore a tingergli le gote. Spostò il peso da una gamba all’altra, cercando di ignorare lo sguardo insistente di quel bellissimo ragazzo dalla fisionomia dura. Albus allora racimolò il coraggio e lo guardò a sua volta, male, in segno di sfida.

“Che hai da guardare, che vuoi?” gli sussurravano i suoi occhi azzurri e imbarazzati. Ma Grindelwald accennò un sorriso compiaciuto e fece comparire dal nulla una mela verde, addentandola.

-… E purtroppo è stato espulso dall'istituto di Durmstrang. Ma non giudicarlo, non è un ragazzo cattivo-

-Immagino. E si mette a fissare tutte le persone che incontra, per caso?-

Bathilda Bath aggrottò le sopracciglia e guardò il nipote, che era voltato verso la finestra e pareva il ritratto dell’innocenza.

-Non capisco cosa intendi, Albus-

-Lasci stare, non fa niente- esclamò quest’ultimo, guardando irritato il coetaneo dal riflesso del vetro… Ma… Era un sorriso quello che gli stava rivolgendo?

-Bene, vi lascio da soli così vi conoscete un po’- disse in conclusione Bathilda, beccandosi un’occhiata ansiosa dal più timido dei due -Vi preparo un sorbetto al limone? Gellert li ama particolarmente-

-Sì, grazie- disse Albus, per nulla entusiasta all’idea di restare solo con lui.

No, non gli aveva sorriso. Magari era stata solo una sua impressione, magari quel tizio stava solo facendo lo strafottente, dato che gli veniva così bene.

Ma non doveva farsi intimidire, lui era Albus Silente, un nobile spirito di Grifondoro, doveva affrontare ogni impresa a testa alta.

-C I A O- scandì lentamente e a voce alta, cercando di darsi un tono -M i  c h i a m o  A l b u s-

Ma Gellert gli rise in faccia.

-Hai per caso un ritardo mentale?- lo schernì, la sua voce aveva un suono duro e schioccante come una frusta.

Il Grifondoro arrossì violentemente, sentendosi un perfetto idiota -Tua zia… Tua zia ha appena detto che non parli l’inglese!-

-Invece lo parlo- esclamò divertito -Dico a lei di no così chiude la bocca-

-Ah, ma… Non è molto gentile da parte tua-

-E chi ha detto che sono ghentile?- gli chiese, avvicinandosi.

-Nessuno- gli rispose Albus, piccato -Tuttavia è buona norma esserlo, soprattutto con chi ci ospita-

Gellert rise di nuovo e gli ficcò la mela morsicata in bocca -Così chiudi la bocca anche te, Albus-

E prima che il giovane dai capelli castani potesse reagire, o quanto meno togliersi il frutto dalle labbra, quel Grindelwald era scomparso.

 

***

 

-Ma non capisci? Saremo forti, i più forti del mondo!-

Il giovane Silente ormai respirava a fatica -Gell, non lo so. Non so se è una buona idea, davvero non so se…-

-Shh, non pensare, non parlare- la voce suadente di Grindelwald era come una dolce nenia -Tu sei il mio migliore amico, no?-

-Sì, lo sono- rispose subito l’altro, abbacinato.

-Io mi fido ti de, Albus- disse il biondo, massaggiandogli le spalle -E Tu? Ti fidi di me?-

-Più di chiunque altro-

Grindelwald gli fece un sorriso ampio e gli stampò un bacio sulla guancia.

-E allora andiamo. Per il Bene Superiore?-

-Per il Bene Superiore- confermò.

 


 


Tempo presente,  estate del 1947

 



-Ormai siamo quasi arrivati, professor Silente!-

-Grazie, Stan, ottimo lavoro-

La foresta viaggiava sotto di loro, sembrava un immenso mare nero.

Albus Silente l’osservava dalla carrozza in volo, trainata dai Thestral di Hogwarts. D’altronde l’unico modo per raggiungere la prigione di Nurmengard era via aereo, essendo inibita per motivi di sicurezza sia la materializzazione che qualsiasi altro mezzo di comunicazione magica, quali passaporte o metropolvere. Utilizzarli era troppo rischioso, Grindelwald si era dimostrato fin troppo abile nel trovare vie di fuga.

Quando la carrozza lasciò la terra per librarsi sopra al mare aperto, verso l’isola che ospitava la torre tetra e minacciosa della prigione, la tensione di Albus iniziò a crescere.

Non vedeva Gellert da quasi due anni, per la precisione da quando lo aveva sconfitto a duello, privandolo della sua leggendaria bacchetta di Sambuco. Anche in quell’occasione Gellert era riuscito a stupirlo, gli aveva accennato una sorta di inchino e l’aveva invitato a finirlo, dimostrando di saper accettare la morte con estrema semplicità.

Ma naturalmente il professore non l’aveva esaudito: non sarebbero state le sue mani a porre fine alla vita del suo compagno.

“Non posso combattere contro Grindelwald”

Lo aveva detto e ripetuto agli Auror, ai colleghi, agli amici e perfino agli studenti. Quella triste filastrocca l’aveva recitata quasi ogni giorno perché tutti i suoi conoscenti, amici e non, si erano sentiti autorizzati a interpellarlo e a pretendere da lui chissà quale gesta eroica. Perché lui era Albus Silente, perché lui era forte, abile, l’unico mago abbastanza potente da tenergli testa, l’unico capace di fermarlo, l’unico… L’unico che si sarebbe gettato volentieri in un burrone, piuttosto che fargli del male.

Albus si era rifiutato tante volte di affrontare Grindelwald, ma sapeva dentro di lui che il suo nobile spirito di Grifondoro avrebbe prevalso, che il suo amore, purtroppo, andava fermato.

Nurmengard comunque era una fortezza sinistra, color nero lucente e di difficile accesso, costruita su una roccia altrettanto nera. Proprio come Azkaban, anche questa prigione era situata in un'isola, solo che e al momento era riservata a un unico e solo prigioniero, considerato talmente pericoloso dalla comunità magica da meritarsi, addirittura, una fortezza personalizzata. 

Albus lo raggiunse e lo vide in una cella grande, a sedere scomposto di fronte a un’ampia vetrata rinforzata da sbarre magiche, con gli occhi vacui e fissi verso l’orizzonte. Il campo di magia che lo circondava sembrava una bolla di sapone, invisibile a occhi inesperti, ma ben presente e tangibile. Silente vedeva fin troppo chiaramente quel campo di forza inespugnabile, d’altronde l’aveva creato lui.

Silente si avvicinò verso il prigioniero col cuore in gola e l’animo a pezzi. Gellert era dimagrito, notò con dispiacere, ed era talmente pallido che la sua carnagione era diventata  dello stesso colore chiarissimo dei capelli, ormai lunghi fino alle spalle.

-Mi è giunta voce che ti diverti a importunare le guardie- gli disse, fingendo una leggerezza con aveva -Lo sai che non è una buona idea inimicarsi quelli che ti portano il cibo?-

Ma Gellert non gli rispose. Non gli rivolse nemmeno uno sguardo, a dire il vero; continuava a fissare il vuoto di fronte a sé con un’immobilità disumana, ignorando l’ex amante senza particolare difficoltà. Se non fosse stato per gli occhi aperti, a parere babbano sarebbe sembrato anche un cadavere.

-Ho bisogno del tuo aiuto- gli disse comunque Silente, certo che quella sorta di ameba lo stesse ascoltando. Una mosca, che si avventurò troppo vicino al campo di forza che lo circondava, al contatto finì polverizzata.

-C’è un mago che mi preoccupa più di ogni altro. È giovane e ancora poco conosciuto ma temo che stia tramando qualcosa di terribile. Ho cercato di persuaderlo…-

-Persuaderlo!- ridacchiò Grindelwald, ammutolendolo -Persuaderlo!- ripeté beffardo, ridendoci sopra.

Albus sorrise appena, averlo indotto a parlargli era già qualcosa.

-Pensi ancora che le mie capacità suasorie siano inattendibili, non è vero?- gli domandò, ricordando almeno dieci episodi in cui aveva cercato di convincerlo del contrario -Ma sai, ora pare che io sia diventato una voce autorevole. La gente arriva da ogni parte del mondo con la pretesa di ricevere da me delle risposte illuminanti, solo che io non ne ho, non ne ho mai avute. Io le cerco in te- gli confessò Silente con semplicità, continuando a parlare pur avendo un interlocutore voltato di schiena e assorto in chissà quali elucubrazioni -Mi manchi in maniera insopportabile-

-Albus Silente- esclamò Gellert, assorto -Preside della Scuola di Magia e Stregoneria Hogwarts, Ordine di Merlino, Prima Classe…-

-Gellert- Albus pronunciò il suo nome come se fosse una preghiera, in pena

-…Giudice capo del Wizengamot, membro supremo della Confederazione Internazionale dei maghi e presidente della Corte…-

-Pensi che io sia felice?- lo interruppe Silente -Mi credi soddisfatto?-

-La soddisfazione è un sentimento così volubile e soggettivo- gli rispose il mago oscuro -Tu hai ottenuto tutto ciò che volevi, tra cui la mia bacchetta, che custodisci così gelosamente sotto il tuo mantello-

-Te la ridarei, se potessi- gli disse Silente, sincero -E sai bene che non ho ottenuto nulla di ciò che volevo realmente-

-Le tue bugie non sono mai state convincenti-

-Perché non sono mai state bugie- replicò lui, prendendo al contempo una decisione azzardata. Stando ben attento a non sguainare la sua nuova bacchetta di Sambuco, Albus aprì la porta della cella. Il potentissimo incantesimo di reclusione si rivelò, mostrandosi in tutta la sua inespugnabile magnificenza. Era una sorta di involucro di pura energia magica che rendeva la porta indistruttibile e la cella inaccessibile, isolando il carcerato da qualsiasi contatto con l’esterno. Silente stesso aveva realizzato quella fattura, e probabilmente lui era l’unico al mondo in grado di scioglierla, fatta eccezione per Lord Voldemort, quando si presentò nella fortezza sessant’anni dopo.

Si richiuse la porta alle spalle e si voltò: la protezione magica riprese subito a funzionare.

-Bel trucchetto, vero?- gli domandò con un sorriso triste.

-Mi ha impressionato maggiormente lo snaso di Newt Scamander- gli rispose Gellert, atono.

Albus si sedette di fronte a lui. Grindelwald era disarmato e bloccato nella sua bolla di energia che gli consentiva un spazio di movimento assai limitato, ma malgrado queste accortezze, incuteva comunque timore ed emanava il suo antico fascino magnetico.

-Ho bisogno del tuo acume, Gell- iniziò Albus, cercando di non emozionarsi troppo a quel nomignolo -Lord Voldemort cela dei segreti che non riesco a comprendere. Ha un’oscurità profonda, diversa, non so come spiegarti. Ma la cosa che mi ha turbato maggiormente è che questa oscurità cresce col passare del tempo, e muta, facendo mutare anche il suo aspetto. L’unica cosa che posso dirti e che credo sia determinante, è che Voldemort teme la morte più di qualsiasi altra cosa- a quella rivelazione, lo sguardo di Gellert fece un impercettibile guizzo verso di lui, per poi tornare subito verso la finestra.

-Ha fatto della morte la sua malattia- terminò Albus, guardandolo speranzoso. Grindelwald continuava a guardare fuori, perso nella foschia dell’orizzonte. Dopo qualche tempo di intenso e concentrato silenzio, egli parlò.

-Albus-

-Dimmi-

-Sai quanto tempo impiega un volatile di medie dimensioni nel suo tragitto da qui alla terraferma?-

Albus lo fissò, concentrato -Non lo so, Gell-

-E un pesce?- continuò Grindelwald -Quanto tempo impiega un pesce nel percorrere lo stesso identico tragitto?-

-Più tempo del volatile, presumo…- rispose Silente, che si stava arrovellando il cervello nella speranza di trovare qualche geniale intuizione sottesa alle sue domande.

-Beh, non è detto- replicò l’altro -Se il pesce è un siluro e l’uccello è ferito, in balia di un vento fortunale, arriva prima il pesce-

Albus annuì, con la bocca semi aperta -Sì, ma… Non capisco cosa c’entri questo con quello che ti ho chiesto-

-Niente- gli rispose Gellert, alzando serenamente le spalle -Me lo domando da quando sono qui-

Dopo un primo attimo di smarrimento totale, al preside di Hogwarts venne voglia di ridere. Ebbene, c’era ancora qualcosa del dispettoso e geniale ragazzo che aveva conosciuto un tempo. Forse anche più di qualcosa.

-Ho dovuto lottare contro me stesso per venire qui- lo informò divertito, per nulla arrabbiato

-E allora fai in modo che questo struggimento interiore sia valso a qualcosa-

Albus smise di ridere e lo guardò. Non era ancora un Legilimens vero e proprio, stava perfezionando questa complessa tecnica di telepatia diretta, tuttavia riuscì a capire, per una volta, cosa l’imperscrutabile Grindelwald intendesse.

-Sai che non posso-

-No, tu puoi tirarmi fuori da qui e puoi prestarmi quella carrozza che hai posteggiato nel lato ovest dell'isola- socchiuse gli occhi -È trainata da quattro Thestral giovani e robusti, ciò implica che occorrono all’incirca tredici minuti per raggiungere la costa opposta e altri nove per arrivare al mio castello. Esclusi i dodici secondi necessari per freddare il cocchiere, naturalmente-

Silente non si lasciò impressionare, erano trascorsi i tempi in cui rimaneva incantato di fronte alle sue multiformi genialità -Tu quindi sai quanto tempo impiegano un volatile e un pesce ad arrivare sulla terraferma?-

-A parità di condizioni, ventotto minuti e poco meno di un’ora- gli fece un sorriso sghembo -Lo stesso tempo che occorreva a te per… -

Non terminò la frase, solo lo guardò con quei suoi occhi ammaliatori e menzogneri, riuscendo a risultare un irresistibile seduttore anche in quello stato detentivo.

-Tirami fuori da qui, Al- lo supplicò Gellert dolcemente, cogliendo al volo quell’attimo romantico -Sei il mio migliore amico, no?-

-No, non lo sono- lo confutò Silente con serietà -Sai che sono molto di più-

Detto questo, penetrò con una mano il campo di forza che lo rinchiudeva e, tremante, gli sfiorò viso magro e barbuto di biondo.

-Tu mi hai ucciso- constatò tristemente il mago oscuro, per farlo sentire in colpa.

-Non dire così. Ho ucciso anche me stesso- replicò Albus, con voce rotta -Sai cosa vedo nello Specchio delle Brame? Te, Gellert, vedo te e non riesco a distaccarmi-

A quella frase, Grindelwald gli sorrise pazientemente e scosse la testa -È inutile rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere- gli disse, colpendolo -Non perderti in quello specchio, non vivere nei ricordi di una vita immaginaria… Io sono qui e ti amo, non ho mai smesso-

Il cuore di Albus fece un tuffo e i suoi occhi azzurri luccicarono per le lacrime, trattenute da troppo tempo. Si sporse verso di lui e con il timore irresoluto di chi agisce verso l’ignoto, lo baciò sulle labbra. Il contatto agognato gli provocò un forte tremito, sentì la bocca di lui schiudersi sulla sua e ad Albus venne naturale afferragli la nuca e spingersi contro di lui per azzerare ogni distanza, e sentirlo vicino, tutto suo.

Il suo introvabile, incomprensibile, Gellert. Si lasciò distendere su quella panca dura, sotto di lui come ai vecchi tempi, accecato per la voglia di averlo e acceso dalle sue carezze.

Cosa fare, a quel punto? Fare l’amore in una cella controllata a vista dai guardiani? Due uomini poi, negli anni quaranta… La gente avrebbe gridato prima allo scandalo che al tradimento. Albus si sentì afferrare i fianchi, sollevarsi, percepì le labbra di lui sul collo, nel pomo d’Adamo e la sua mente instancabile si annebbiò, finalmente.

Sarebbe bello terminare qui il racconto senza aggiungere altro che particolari romantici, felici. Purtroppo, la natura opportunista e malvagia del mago oscuro non consente un finale di questo tipo, perché Gellert, tra il piacere di baciare e accarezzare il suo amore storico, congegnò e mise in atto un disegno astuto e astrattamente infallibile.

Insinuò la mano sinistra sotto il mantello di Albus e mascherò sotto le forme di una carezza ardita ciò che, di fatto, si rivelò un tradimento. Cautamente, con le labbra sulle sue e l’altra mano intenta a stimolarlo, gli sfilò dal fodero la bacchetta di Sambuco. Sarebbe stato un piano perfetto, se Albus Silente non fosse stato previdente.

La bacchetta sottratta infatti si volatilizzò, si ridusse in fumo, scomparendo dalle sue dita e Grindelwald, forse per la prima volta nella sua vita, fu colto in contropiede. Colse subito lo sguardo deluso dell’altro, che ricambiò con occhi pentiti.

-Albus- lo supplicò, dopoché questi lo aveva allontanato bruscamente -Al, aspetta…-

-Non cambi mai- gli disse Silente, dispiaciuto -Addio, Gellert-

La differenza principale tra Voldemort e Grindelwald, quindi, non risiede tanto nel loro modo d’essere o nelle armi psicologiche che usavano per combattere, quanto nel modo diverso che avevano di amare e di concepire l’amore. Voldemort lo rifiutava e lo negava, con l'inevitabile mortificazione della propria amata, Grindelwald invece lo aveva accettato e si era lasciato condizionare dal suo influsso benefico.

-Horcrux- esclamò infatti il mago oscuro, forse per fare ammenda, forse per chiedergli scusa. Albus si irrigidì e si voltò di scatto, guardandolo con il trasporto incredulo di chi ha appena avuto un’illuminazione. 

-Grazie- gli sussurrò, prima di andarsene.

-Tornerai?- gli chiese Grindelwald all’ultimo momento, ma Albus non gli rispose.

Ma in fondo al suo cuore, Silente sapeva che avrebbe potuto contare su di lui, sempre.

 

 

 

 

 

“Dicono che nei suoi ultimi anni sia stato preso dal rimorso, solo nella sua cella a Nurmengard. Spero che sia vero. Mi piacerebbe pensare che abbia compreso l'orrore e l’indegnità di ciò che aveva fatto. Forse quella bugia detta a Voldemort è stata il suo tentativo di fare ammenda… Di evitare che Voldemort si impossessasse del Dono…
"...O di evitare che entrasse a profanare la sua tomba”  suggerì Harry e Silente si asciugò gli occhi


Harry Potter e i Doni della Morte, cap. 35

 

 

 

 

 
Note
Ciao, cari amici! :)
E così la Gellert mania ha conquistato anche me. Le performance di Johnny Depp e Jude Law mi sono davvero piaciute tantissimo, e dato che la Grindeldore mi ha sempre stuzzicato abbastanza, dopo che l’ho vista al cinema così ben impersonata è scoppiato l’amore!
Comunque in questa storia ho fatto qualcosa di azzardato e bizzarro, ma questa idea mi piaceva troppo perché mi consentiva di riunire la parte “d’azione” con quella amorosa, e soprattutto di dare a questa coppia un epilogo alternativo al finale amarognolo che tutti conosciamo. Ho pensato che Silente, preoccupato per il Voldemort degli esordi, fosse andato a chiedere consiglio all’unico mago da lui reputato un suo pari, il quale, come avete visto, alla fine lo ha illuminato. Infatti mi sono domandata come avesse fatto Albus a pensare agli Horcrux, e oggi mi sono voluta dare questa risposta. D’altronde chi meglio di un mago oscuro può indovinare il modus operandi di un altro mago oscuro? Solo che Gellert, da bravo cattivone ammaliatore, ha cercato di sedurlo e ingannarlo per fuggire… Ma Silente non è uno stupido, si era preparato :)
È folle, poco coerente coi libri? Lo chiedo perché non mi sento molto obiettiva…
Niente, spero che vi sia piaciuta e che questo Gellert sia stato all'altezza di quello strafigo del film ;)
   
 
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