Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: RedelNord    25/11/2018    2 recensioni
E se Robb Stark si fosse alleato con Daenerys durante la sua guerra? E se i Karstark non lo avessero abbandonato? E se Arya avesse preso parte alla riconquista del Nord? The North Remembers è un'avventura di calibro epico che vi trascinerà in una delle storie più amate di tutti i tempi e ve la farà vivere come nessun altro potrà fare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow, Robb Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~“Sei stranamente quieto, lord Tully. Come ti senti?” “Più o meno come mi sentivo al Mulino di Pietra appena prima che i corni da guerra si mettessero a suonare”. Edmure aveva risposto senza esitazione a Lothar. Questi si fece una risata e disse: “speriamo che il tuo matrimonio abbia lo stesso felice esito, mio lord.”  “E che gli dèi ci proteggano se non dovesse essere così.” Disse lady Catelyn.

 - No. Che gli dei ci proteggano se dovesse essere così - pensò Mik tra se e se. Era convinto che ci fosse qualcosa sotto la trattativa con i Frey, qualcosa di pericoloso. Mik si allontanò da quel piccolo gruppo con cui aveva cavalcato dalla partenza da Delta delle Acque, e si diresse verso il re. Robb Stark stava cavalcando solo, in mezzo alla colonna di uomini, cavalli e carri che aveva lasciato la roccaforte di casa Tully, con lui solo Vento Grigio. “Il morale dei soldati non è dei migliori maestà”. Azzardò Mik, “una volta ricongiunta l'alleanza con i Frey, le cose torneranno a posto.” Disse Robb con aria distaccata, come perso nella sua mente in chissà quali pensieri. “Credete che sia stata una buona idea dividersi da Roose Bolton e lasciarlo proseguire per una strada più rapida?” Chiese Mik.  “Siamo in molti comunque, non dobbiamo temere attacchi.” Disse Robb sicuro di se sempre con lo sguardo rivolto in avanti.  “Non intendevo questo signore” disse allora Mik.  Robb si girò la testa verso di lui e gli lanciò un'occhiata interrogativa: “cosa allora?”  “Vi ho già espresso la mia opinione su lord Bolton vero?” Robb rivolse di nuovo il suo sguardo in avanti e disse: “si lo hai fatto. Perciò non serve che me lo ripeti.”  Mik allora si zittì. Il sole era coperto dalle nuvole ma la sua chiara luce illuminava comunque quella placida mattina autunnale. La colonna stava seguendo il corso del Forca Blu quando Ross si avvicinò a Mik.  “Allora che ti ha detto?” Mik sapeva di chi stava parlando il suo amico: “lui ha completa fiducia nella riuscita di questa missione.” Mik abbassò lo sguardo senza aggiungere parola, “ma tu no, non è così?” Chiese Ross sbilanciandosi dalla sella un tantino in avanti per avvicinarsi di più a Mik. “No” disse questi: “so per certo che i Frey hanno un piano, e qualunque cosa sia noi tutti faremo meglio a stare in guardia.” Ross parve perplesso: “perché i Frey dovrebbero tramare contro il re?” Mik lo guardò
ma fu Ross a parlare ancora: “i Frey non potrebbero mai rinunciare a questa alleanza, perché rinunciare al dominare sulle Terre dei Fiumi. Cosa gli importa di che donna dovrà sposare Edmure?, di far avvenire le nozze al più presto?, di ospitarci?, cosa gliene importa?” Mik stava per ribattere ma Ross continuò: “perché rischiare un rifiuto di lord Edmure portando la trattativa a questi punti?” Mik rifletté subito su quelle parole ma più ci pensava e più trovava da pensarci sopra. Ross allora parlo: “Mik ti senti bene?” L'uomo annuì piano ma in cuor suo non stava affatto bene.


Raggiunsero Vecchie Pietre dopo altri otto giorni di pioggia quasi ininterrotta, e posero l'accampamento sulla collina da cui si dominava il Forca Blu, all'interno di una fortezza in rovina degli antichi re dei Fiumi. Le fondazioni si ostivano a spuntare dalle erbacce, vestigia di sale e manieri, ma da molto tempo le genti del posto portavano via quelle pietre per costruire stalle, templi e torri di guardia. Eppure, al centro di quello che un tempo era stato il cortile di una fortezza, seminascosto  dall'erba scura alta fino al petto di un uomo a da alberi di frassino, torreggiava ancora un grande sepolcro istoriato.
Sul coperchio della tomba erano state scolpite le sembianze dell'uomo che giaceva all'interno. Nulla di ciò che poteva essere stato riconoscibile allora era riconoscibile ora: quell'uomo era stato corroso dal tempo, dalle piogge e dai venti. Nulla rimaneva di quell'uomo, nemmeno la memoria. Fu là che Mik trovò Robb, immobile e austero nelle tenebre incombenti, con Vento Grigio al suo fianco. La pioggia era cessata. Il giovane re del Nord era a capo scoperto.

 “Chi giaceva qui?” Chiese a Mik. Passarono parecchi istanti : “Non lo so” rispose questi; “a Karhold le tombe hanno un nome.” Calò il silenzio.

 Mik poteva sentire i rumori dell'accampamento. Gli uomini parlavo tra loro radunati intorno ai falò, i cavalli nitrivano irrequieti e pestavano gli zoccoli, i mastri ferrai sistemavano le armi: affilandole, pulendole, lucidandole e temprandole. Passarono alcuni secondi che a Mik parvero secoli, un pensiero lo assillava quel giorno, ma non ebbe il tempo di rifletterci sopra:

 “Cosa sono io Mik?” Chiese il re del nord con aria distaccata,  quasi persa.  Mik si girò verso di lui: il re gli dava le spalle così Mik si avvicinò e gli si affiancò. Robb Stark era stretto a se stesso e fissava la tomba con uno sguardo vacuo.  “Siamo stati creati a immagine degli dèi Mik, vuol dire... Che anche loro combattono l'uno contro l'altro?” Una brezza leggera passo lì e Mik la sentì percorrergli la schiena facendogli rizzare i capelli.

Robb proseguì senza scomporsi: “Perché siamo qui? Qual'è il nostro scopo? Noi possiamo essere di più? O siamo semplici, inutili e insignificanti esseri?” Calò il silenzio, adesso non si sentivano più neanche i rumori dell'accampamento, un'ombra si mosse dietro Mik, questi si voltò: era Vento Grigio. Il metalupo avanzò verso il suo padrone. Gli si avvicinò, e cercò di richiamare la sua attenzione guaendo ma il re del nord non mosse un muscolo. Restò esattamente dov'era. Allora Vento Grigio gli si sedette a fianco, aspettando. “Ogni uomo può essere un dio Mik.”

Il giovane Karstark guardò con aria sconcertata il re: “come?” chiese. “Possiamo dare e togliere la vita esattamente come loro.” “Possiamo creare e distruggere esattamente come loro.”  Robb Stark raccolse un insetto che stava camminando tra l'erba: lo tenne tra il pollice e l'indice della mano sinistra e disse: “e possiamo provare sentimenti.”

Mik cercò di capire cosa centrasse l'insetto, ma anche cosa centrasse quella conversazione in un contesto come quello. “A volte la dignità degli uomini è più bassa di quella di un insetto. Allora perché gli dèi ci hanno dato la capacità di provare emozioni, di creare, di distruggere, di dare, o togliere. Se molto spesso la nostra dignità è più bassa di quella di un insetto.” Il re del nord si girò verso Mik e lo guardò con aria interrogativa. Mik fece un profondo respiro e poi parlo: “sono domande a cui nessuno sa dare risposta signore.”  Robb allora lasciò cadere l'insetto e chiese: “non esiste alcun dio Mik. E ogni giorno me ne convinco sempre di più. Siamo solo degli insetti più grandi e più intelligenti.” Di nuovo ci fu silenzio. Mik non era d'accordo con quello che aveva detto il re ma non gli interessava minimamente farglielo sapere.

“Nessuno sa chi ha potere.” Il re del nord aveva detto questa frase con un'intonazione di voce diversa: più grave del normale e decisamente più bassa. “Il potere è qualcosa di strano Mik. Il potere è un'invenzione, il re... O la regina. Chi ha stabilito che loro hanno potere?

Chi ha stabilito che deve essere il principe ad ereditare il trono? Chi ha stabilito che la parola del re è legge?” Mik ebbe moto di riflettere abbastanza a lungo su quelle parole, e doveva dire che l'avevano toccato nel profondo. Allora tutto era relativo, le cose hanno un loro significato perché gli uomini glielo attribuiscono. Tuttavia era una cosa pericolosa farlo sapere alla gente.  Vero che così la gente avrebbe potuto ribellarsi al Trono di Spade, dopotutto loro erano molti e i seguaci di Joffrey pochi e quando i molti smettono di temere i pochi...

Però in quel modo la gente avrebbe potuto pensare che anche Robb non aveva alcuna autorità per governare. “Questo non va fatto sapere alla gente.” Disse Mik con decisione. Robb Stark si girò verso di lui: aveva uno sguardo rilassato, privo di emozioni: “anarchia?” chiese sollevando un sopracciglio ma rimanendo sempre impassibile; non era una domanda da uno che non sa la risposta e tenta a caso,il re sapeva già che la risposta era quella. “Si” disse Mik incisivamente. Robb rivolse lo sguardo verso il suo metalupo: gli gratto piano l'orecchio e disse sempre rivolto verso l'animale:  “ ed è così male?”

Mik non volle rispondere e se anche avesse voluto non ebbe il tempo perché il re se ne andò, scendendo l'altura verso l'accampamento.  Scese anche Mik e si diresse verso un ammucchiamento di soldati che si trovavano nella zona dei Cerwyn. Erano intorno ad un tavolo e stavano giocando a braccio di ferro, tra di loro c'era anche Harry che stava organizzando delle scommesse sugli incontri. Mik gli si avvicinò: “hai guadagnato già qualcosa?” Harry lo guardò: era visibilmente ubriaco fradicio: “no abbiamo appena cominciato!” Disse gridando. “Perché non partecipi anche tu?”

Mik sorrise e scosse la testa: “la forza me la tengo per lo Sterminatore di re.” Tutti gli uomini che stavano attorno ad Harry si misero a ridere, ma lui li fece tacere e gridò ancora più forte: “amici! Sta sera Mik Karstark ci farà l'onore di partecipare.” Tutti i soldati incitavano Mik che era frastornato ma nel contempo divertito: Harry era sempre riuscito a farlo ridere. “Lo so, lo so che sembra meno forte di una puttanella Dorniana.” Questa esclamazione fece letteralmente rotolare dalle risate i soldati, anche loro ubriachi. “Ma io l'ho visto combattere.” Harry sembrava davvero voglioso di far partecipare Mik a qualche incontro, lui tutto sommato l'avrebbe anche fatto ma non quella sera.


“Vi assicuro che fa fuori Mostro al primo colpo!” Mik si girò verso Harry che lo teneva amichevolmente con una mano sulla spalla: “Harry io non ho tempo...” Ma non fece in tempo a finire la frase che venne preso ,da tutti gli uomini, e portato al tavolo degli incontri. Venne fatto sedere e attendere: “forza Mik vogliamo vederti rompere il braccio a quello schifoso!” Gridò Harry poi il suo tono si addolcì in una supplica: “Andiamo amico... Un incontro solo.” Mik allora sorrise, dopotutto perché spezzare così il cuore dell'amico. Harry continuava a guardarlo supplichevole, Mik allora sorrise divertito e disse: “e va bene. Ma uno solo.” Harry gridò di gioia e saltò indietro ma nel farlo colpì un altro soldato, Mik non riuscì a trattenere una fragorosa risata. Guardò meglio dove si trovava: era la zona Cerwyn e quindi l'ascia nera adornava tutti gli scudi, i vessilli e le divise che si trovavano lì ovviamente c'era anche qualche intruso tra loro ma dopotutto gli uomini si muovevano. Sul tavolo dove si tenevano gli incontri non c'era assolutamente nulla, tranne due paia di vecchi e sgualciti guanti di cuoio probabilmente usati in caso di mani troppo scivolose.

Mik si girò indietro e, sempre rimanendo seduto chiese ad Harry, che intanto aveva appena finito di raccogliere le scommesse, “Chi è il mio avversario?” Harry si alzò da terra con in mano la pergamena delle quote e dei nomi, fece per rispondere a Mik quando la sua attenzione fu catturata da un movimento in mezzo a dei cespugli vicino alla tenda della cucina da campo. Mik allora si girò e vide un uomo alto e muscoloso: a torso nudo e con una lunga barba bionda raccolta in due trecce che gli scendevano fino ai capezzoli. Harry si avvicinò a Mik, che era rimasto pietrificato, e sussurrò: “quello.”

Mik si girò verso il suo amico per ribattere, ma Harry fu più svelto: “ho scommesso dieci cervi d'argento su di te. E contro tutti. E hanno scommesso in dodici, quindi ne vincerei centododici. E contando che tu sei dato dieci a uno ne vinco milleduecento. In conclusione se lo fai fuori accumulo una fortuna che Tywin  Lannister è un poveraccio a confronto. Detto questo diede due colpetti sulla spalla dell'amico e indietreggiò: “avete scommesso tutti? Nessuno rilancia?” Mostro squadrò Mik da testa a piedi poi si sedette e mise il braccio destro appoggiato  sul tavolo pronto per l'incontro. Mik deglutì e fece lo stesso ma con molta meno disinvoltura. Mostro prese la mano di Mik pronto a cominciare l'incontro.

E lì fu tutto più rapido di quanto chiunque non si sarebbe mai aspettato: Mostro stava spingendo al massimo, Mik allora sentendosi urlare incitamenti di ogni sorta da Harry sfoderò il suo asso nella manica, o meglio il suo ago nella manica. L'aveva lasciato lì quando si era ricucito la giacca e così lo lasciò scorrere giù dal suo polso, se lo infilò tra le dita e lo conficcò nel palmo della mano destra di Mostro che urlò dal dolore e dovette cedere alla poca ma comunque sufficiente forza di Mik.

Harry fece i salti di gioia corse verso il suo amico, lo abbracciò e lo baciò sulla guancia ripetutamente. Per tutta quella sera Harry e Mik si divertirono assieme: nella zona degli Umber parteciparono alla gara della birra e ne bevvero così tanta che non solo vinsero ma ne vomitarono metà.

Nella zona Karstark: Mik fu portato in trionfo dai suoi uomini e si divertì cantando e  ballando con loro. Nella zona Manderly combatté nel torneo di pugilato e vinse anche quello.  Nella zona Glover invece si teneva la gara di tiro con l'arco. Mik con tutto quello che aveva bevuto ci vedeva storto ma in ogni caso non era mai stato bravo al tiro con l'arco. Infatti conficco una freccia nelle natiche di un cavallo. Era la diciassettesima, le altre sedici le aveva tirate o in cielo o per terra. Fatto sta che si ritrovò a scappare da un cavallo ferito ed inferocito con il suo padrone sopra, ancora più inferocito. Alla fine ormai spolpo si buttò con Harry su un cumulo di fieno lì si addormentò e sognò.

Era a casa. Si stava muovendo tra corridoi e stanze ma conosceva quel posto, quella era Karhold, era a casa. Continuò a muoversi, e a forza di camminare si ritrovò in una stanza piccola ma solata ed accogliente. C'era una grande tavola ovale, le sedie erano vuote e lui si trovava sulla porta alla destra infondo, di che vede la stanza dal posto del patriarca. E sopra di esso eccolo: il ritratto della famiglia, il loro ritratto. Al centro era raffigurato un uomo alto austero e inflessibile, alla sua sinistra: sua moglie, avvolta in un mantello bianco e con uno sguardo malinconico. Poi al lato destro dell'uomo i suoi tre figli.

 Il più anziano. Era una copia più giovane di suo padre: anche lui alto con il volto serio e la spada sotto le mani poste l'una sopra l'altra ed entrambe sopra il piccolo sole di ferro che adornava il fondo dell'impugnatura.

Brandon Karstark. Morto a causa di un'epidemia dieci anni prima.

Il secondo figlio. Tale e quale alla madre era il più bello nella sua pregiata pelliccia di orso. Sotto il fratello maggiore e con un'aria da principino viziato di qualche storiella popolare.

Rudolf Karstark. Morto durante un'insurrezione dei contadini di quelle zone. Tassati all'inverosimile in quel periodo.

Il terzo figlio. Un ragazzino di poco più di dieci anni sorridente con la sua piccola spada di legno in mano. Eccolo lì. Sottovalutato da suo padre, mal considerato dalla madre. E ignorato dai fratelli. Eppure lui sorrideva. Forse perché era certo che un giorno sarebbe stato lui ad onorare il nome della sua famiglia.

Mikarion Karstark. Unico della sua famiglia rimasto fedele al re del nord. Ora in guerra in una terra straniera.   

Mik si svegliò e si ritrovò appoggiato su un cumulo di fieno nel mezzo della zona Mormot. Non sapeva nemmeno come c'era finito lì, in realtà ricordava pochissimo della sera prima. Accanto a lui appoggiato al cumulo c'era Harry che russava rumorosamente, Mik non lo svegliò e si alzò pian piano. Era sporco di vino, vomito, cibo e sterco di cavallo, puzzava in modo schifoso e si accorse che anche Harry era nelle stesse condizioni; anzi lui presentava anche parecchi lividi e tutti visibili visto che era completamente nudo. Mik allora lo prese, se lo caricò sulla spalla e tornò nella Ufficiali: dove si trovava la sua tenda. Li fece svegliare Harry che notando subito di essere a nudo non solo di vestiti ma anche di soldi si disperò. Fecero un bagno e Mik diede ad Harry alcuni suoi vestiti. Il figlio di Arthor Karstark indossò l'abito che era stato di suo fratello Brandon, ovvero la giacca nera imbottita di pelo di pantera ombra, le brache nere di lana, il mantello nero bordato di pelliccia anche questa tinta di nero e i guanti in cuoio: corti  neri. Lo si sarebbe potuto scambiare per un Guardiano della Notte se non ci fosse stato un grande sole bianco  ad adornare la sua giacca sul petto.

Mentre si stava allacciando il fodero della spada che teneva sempre sulla schiena entrò qualcuno nella tenda. “Siete voi Mikarion Karstark?” Aveva parlato un uomo basso che teneva una lettera in mano. “Si!” Disse Mik avvicinandosi a lui. “Questa è per me?” Chiese indicando la lettera. “Si” rispose l'uomo che gliela porse e se ne andò subito dopo. Mik la aprì togliendo il sigillo bianco con il sole dei Karstark in ceralacca posto per chiudere la busta. La lettera diceva così:

Non passa giorno senza che ti pensi amore. Qui la vita è monotona e a me non piace stare qui ad aspettare che ti accada qualcosa. Harrion è irrequieto e non fa che chiedere di te, vuole parlarti così come lo voglio io. Alys è solo spaventata. Non per la guerra ma per suo fratello, si confida con me: dice che Harrion non sta bene e che si comporta in modo strano. Teme anche per suo zio: ormai suo unico riferimento. Tuo padre Arthor diventa sempre più paranoico ogni giorno che passa. Ti prego Mik fai attenzione, non voglio perderti. Non voglio più svegliarmi alla mattina e non vederti accanto a me. Mi manchi amore, mi mancano le tue carezze, la tua voce, la tua presenza. Se deve andare così io non lo accetto e sono pronta a prendere le armi ed a seguirti in guerra. O meglio lo avrei fatto se non fossi già madre.

Hai un figlio Mik e voglio che sia tu a scegliere il nome. Non ho mai visto niente di più bello, è un maschio e diventerà bello e forte come te. Ti prego amore torna. Torna per me, torna per lui, torna per noi.

Anne Forrester Karstark

Era come se Mik non avesse nemmeno letto le cose sulla paranoia su suo padre su suo cugino. Era padre! Era felicissimo e si sarebbe messo a gridare come un matto se l'uomo di prima no fosse venuto a disturbarlo ancora. “Il re vuole vedervi signore.”

Mik raggiante come non mai si recò alla tenda del re con un sorriso che tutti notarono.

Una volta entrato vide Robb seduto al suo tavolo. “Come mai così splendente Sole Bianco?” “Sono padre sire!” Disse Mik contenuto ma non troppo. Robb Stark sorrise “be allora mi complimento con te, come si chiama l'avete deciso?” “Robb!” Gridò Mik. Il re del nord lo guardò perplesso: “si?” “No, no no” si affrettò a correggere Mik .

“Il bambino si chiama Robb, voglio chiamarlo così.” Il re allora chino il capo piano: “te ne sono grato Mik.” “ Cosa posso fare per voi sire?” Chiese Mik dopo aver recuperato la sua nota serietà.

“Di a tutti che ci rimettiamo in marcia per Torri Gemelle. E tu...”
“ Io cosa signore?”
“Quando avremo finito con i Frey tu partirai per Essos” e detto questo gli consegnò la lettera da dare a Daenerys. Mik uscì ma fuori si sentì male: la gioia che aveva in corpo era sparita... Sentiva dei dardi sibilare nell'aria ma nessuno ne stava scoccando. Sentì dei cani latrare forte ma non ce n'erano nelle vicinanze. E sentì un bambino piangere ma lì di bambini non ce n'erano.

 

 


Eccoci qua con l'episodio 4!!! Allora prima di tutto vi ringrazio per la vostra immensa pazienza e fatemi dire che ne avete proprio tanta! Insomma volevo ringraziare tutti voi per il supporto, per i commenti le visualizzazioni e tutto il resto. Un ringraziamento speciale a: Beliver98. A HssDimples. E a Mary Raven.

The North Remembers però non finisce qui io vi aspetto. Non preoccupatevi di scrivermi se volete insultarmi fatelo pure e noi ci vediamo.... presto? Eh si perché per Natale vi farò una sorpresa ciao ciao!!!     

   
 
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