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Autore: G RAFFA uwetta    25/11/2018    0 recensioni
Voldemort, stanco degli insuccessi dei suoi Mangiamorte, affida alla sua fedele Nagini un compito: uccidere Harry Potter. Da qui, si intrecceranno le vite di molti e Harry, a sue spese, farà i conti con una realtà ben diversa da come l'aveva vissuta finora.
"L'invidia è il sentimento più radicato in ognuno di noi, trama a nostra insaputa e quando ne veniamo travolti ormai è già troppo tardi per rimediare."
Accenni Drarry e presenza di OOC.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Il morso del diavolo

Cap. 25 – Un duro confronto

Harry osservò stralunato la porta d’ingresso di casa Black, puntiglioso, cercò possibili cambiamenti nel colore e nella sostanza ma sapeva bene che stava solo procrastinando; quindi stava fermo lì, un po’ chino su se stesso e con l’espressione da beota stampata in faccia, poco convinto di entrare. Sapeva che il rimorso lo avrebbe assalito a tradimento, quindi attese quieto, sull’ultimo gradino, con la mano già sulla maniglia, che i ricordi di Sirius lo travolgessero come cavalli imbizzarriti, lasciando che la rabbia verso se stesso, Voldemort e il destino avverso, lo investisse in pieno. Stanco, appoggiò la fronte contro il legno freddo e attese che il diluvio di emozioni si placasse prima di aprire silenziosamente l’uscio, per non disturbare il quadro raffigurante la madre di Sirius, e inoltrarsi nel corridoio buio evitando appena in tempo un portaombrelli dall’inquietante forma a zampa di Troll. Poi, proseguì spedito fino alla porta della cucina, da sotto la quale, si allungavano tremolanti delle ombre, segno evidente che erano presenti molte persone, che macchiavano la striscia di luce. Ad un passo dall’uscio, distinse chiaramente i loro sommessi borbottii e un timore lo colse: “Mi accetteranno di nuovo?” si chiese titubante, mentre apriva uno spiraglio per sbirciare dentro. Tuttavia, per lui non faceva ormai nessuna differenza.

A capo tavola, Silente sedeva pensieroso davanti a una tazza di tè fumante; intorno a lui, persone che non aveva mai visto prima, parlottavano tra loro cercando di coinvolgere il vecchio preside. Remus e Tonks, appoggiati entrambi contro il lavello dall’altra parte della stanza, intrattenevano una intima conversazione scambiandosi, di tanto in tanto, un’affettuosa carezza; poco distanti, in un angolo buio, Mundungus e Moody stavano litigano per un oggetto lucido dalla forma particolare. Tra tutti loro si aggirava un’indaffarata Molly che distribuiva biscotti appena sfornati, mentre il marito la seguiva reggendo una brocca di succo di zucca. Fu proprio il padre di Ron a scorgere per primo la figura silenziosa di Harry che si intravvedeva sull’uscio.

Harry? disse incerto con un filo di voce. Sei proprio tu?

Al suono di quel nome tutti i presenti si congelarono all’istante assumendo ridicole posizioni mentre scrutavano sorpresi la figura che, guardinga, avanzava all’interno della stanza; uno scalpitio di passi e, in men che non si dica, Harry fu travolto da quel fiume in piena che era la signora Weasley.

Oh, Harry caro, quanto siamo stati in pena. Sei davvero tu, fatti toccare, ma guardati ci hai fatti proprio preoccupare, sai. Dove sei stato finora? Si sono presi cura di te? Mi sembri troppo magro, aspetta che riesca a tenerti con me per una settimana e vedrai. Oh caro, che felicità! Sono sicura che il mio Ron sarà felice di sapere che stai bene. Ci sei mancato. Fatti abbracciare, disse tutto d’un fiato, troppo emozionata per riuscire a controllarsi, mentre se lo stringeva addosso facendo sprofondare il volto paonazzo di Harry, nell’abbondante seno.

Molly cara, credo che non giovi molto a Harry se lo stritoli così, e poi anche altri aspettano con ansia di riabbracciarlo, suggerì il marito, trattenendo a stento la gioia mentre dava leggeri buffetti sulla spalla del ragazzo; furtivamente si asciugò una lacrima.

Sì certo, scusate, piagnucolò Molly scostandosi a fatica da quello che amava come un figlio. Ecco, ecco, mi faccio da parte, contenti?

Tutti nella stanza risero con discrezione davanti all’entusiasmo della Signora Weasley; poi fu il turno di Remus, con la sua aria sempre così dimessa, ad abbracciarlo stretto e sussurrandogli, con voce commossa, tutto il proprio affetto mai scemato. Il licantropo, guardandolo dritto negli occhi, gli confessò felice che stava per costruirsi una famiglia con Tonks e, inoltre, con un pizzico di timore, asserì che, se voleva, poteva considerarsene un membro onorario. Harry gli sorrise imbarazzato ma non fece in tempo a rispondere perché anche gli altri lo vollero salutare chi con una battuta, chi con una stretta di mano, chi con una pacca sulla spalla. Il Grifone, mentre veniva strattonato dai membri dell’Ordine della Fenice, mantenne un’espressione serena che non si estese mai agli occhi perché troppo occupati ad osservare il preside.

Vedo che non hai avuto difficoltà a trovare l’entrata, esclamò Silente; Harry si chiese se era una nota sardonica quella che avvertiva nella voce del preside.

Non capisco che intendete dire, signore, disse con finta ingenuità Harry. È forse cambiato qualcosa dall’ultima volta che sono stato qui? Bella domanda, vero?” Sogghignò nella propria testa battendo un immaginario “cinque” con se stesso; imbarazzati, tutti gli adulti sfuggirono lo sguardo, divenuto improvvisamente penetrante, di quel ragazzo così misterioso.

No, Harry, si affrettò a intervenire Tonks incespicando sulle proprie parole. Cosa vai a pensare! Piton ci ha riferito cosa ti è successo, temevamo per la tua vita e così...

Davvero? L’interruppe vagamente perplesso Harry. Lusingato di tanto interesse, infatti fuori dalla casa di Severus c’era la fila per entrare a farmi visita. Sprezzante, Harry pensò che c’era una certa soddisfazione nel veder arrossire gli adulti.

Però anche tu avresti potuto mandare un gufo. gli fece notare uno dei Weasley, forse Charlie. “Curioso,” pensò distrattamente Harry, “come è possibile che tra parenti stretti spesso i pensieri e le parole pronunciate, anche a distanza, risultassero sempre gli stessi.

Quando? Prima o dopo essere uscito dal coma? chiese irritato, inchiodando lo sguardo negli occhi chiari del giovane uomo. Forse ti è sfuggito che in quel mese sono rimasto inchiodato nel letto per riprendermi dal morso di Nagini.

Suvvia, lasciamolo respirare! si intromise Molly evitando così la lite che si stava addensando nell’aria. Harry caro, vieni a sederti qui che sarai stanco. Lo esortò la donna indicandogli la sedia vicino al Preside. Bravo, ora raccontaci, concluse mettendosi comoda a propria volta lì accanto. Harry, ubbidiente, si sedette mentre guardava interrogativamente Silente: in quel momento, capì che nessuno sapeva esattamente cosa aveva passato. “Ma perché non dirlo? A che gioco stai giocando?” Perso in quei pensieri si accorse troppo tardi che la donna non aveva smesso di parlare. Sono felice che sei tornato, caro. Gli elargì una carezza che riportò Harry al presente. Così riprenderai il posto di Prescelto e Ron non correrà più inutili pericoli.

Prego? chiese basito, mentre un ingombrante silenzio calò nella stanza.



Note dell’Autrice: grazie a chiunque legge e leggerà, a chiunque apprezzi la mia storia e soprattutto a chi commenta. Buona lettura.

   
 
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