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Autore: BALTO97    26/11/2018    3 recensioni
la fenice è una creature che rinasce dalle sue ceneri , simbolo universale di rinascita e bellezza
chissà se l'amore tra Jensen e jared emulerà questo magnifico essere rinascendo dalle sue ceneri
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo, Amelia fu svegliata da suono della porta della stanza che si chiudeva e la voce del moro che le dava il buongiorno.

“Ti ho portato il caffè” disse Jared porgendogli la tazza di cartone fumante.

La ragazza sorrise grata prendendo la tazza e un sorso della bevanda calda , sussultò quando sentì il sapore e si sforzò di non sputarla.

“Ma c’è il latte” esclamò 

“Si” rispose con un’alzata di spalle “ti è sempre piaciuto il latte” 

Amelia scosse la testa.

“No! Io detesto il latte nel caffè , le poche volta che lo abbiamo bevuto insieme l’ho sempre preso doppio” 

In quel momento vide un lampo illuminare il viso del ragazzo, come se avesse appena avuto un’illuminazione.

“Scusa … scusa mi sono confuso” si giustificò evitando il suo sguardo sentendosi in colpa, rosso in viso.

Non ci volle molto ad Amelia per capire … non dovette chiedersi con chi Jared si era confuso , nemmeno chiedersi a chi piaceva il caffè macchiato.

Sospirando la donna si appoggiò alla spalliera del letto. Sperava davvero di non dover affrontare questo discorso … ma le parole delle sua amica Abby gli tornare in mente insieme a tanti dubbi e paure.

“Jared” sussurrò tenendogli gli occhi bassi “tu ci tieni a me ?” 

Il minore , alquanto sorpreso da quella domanda , si sedette davanti alla ragazza.

“Perché me lo stai chiedendo ?”

La donna sospirò pesantemente.

“Jared so che per te è un periodo difficile … che sei confuso e non sai quello che vuoi e lo capisco davvero … ma sono passate settimane , usciamo insieme quasi tutte le sere e , insomma … stiamo bene” affermò.

Jared capì dove voleva andare a parere e , nonostante si fosse reso conto che Amelia provava qualcosa per lui , sperava che questo discorso non arrivasse mai.

“io … io credo di provare qualcosa per te Jay. E questo mi spaventa” ammise Amelia.

“Perché ?” chiese avvicinandosi di più.

Amelia si strinse le braccia al petto come se volessi scaldarsi,o proteggere , da qualcosa.

“ Jared io … io 3 anni fa mi sarei dovuta sposare” 

Jared sconvolto strabuzzò gli occhi. 

“Si chiamava … si chiama Don! Ci siamo messi insieme al liceo… abbiamo fatto l’università insieme e dopo 4 anni di convivenza abbiamo deciso di sposarci …
Il giorno del matrimonio ero molto felice , mi sentiva al settimo cielo , insomma finalmente stavo coronando il sogno di ogni ragazza di sposare l’amore della mia vita … non mi aspettava affatto che sarebbe finita così” iniziò a raccontare triste.

“Mentre camminavo verso l’altare mi accorsi che le espressioni dei miei invitati non erano affatto gioiose ma quasi malinconiche , come se mi stessero compatendo” ricordò con rammarico.

“Arrivata in cima vidi Don, non indossava l’abito che avevamo scelto insieme e , con le lacrime agli occhi , disse che stavamo commettendo un errore … all’inizio credeva che fosse legato all’agitazione del matrimonio ma non era così , aveva davvero smesso di amarmi” 

“Mi dispiace tanto” mormorò Jared, gli occhi lucidi.

“Il giorno dopo presi il primo volo per Vancouver lasciandomi la mia vecchia vita alle spalle cercando di costruirmene una nuova qui . e sai quel’è la cosa buffa?”domandò ironica passandosi una mano tra i capelli mossi.

“Io c’ero riuscita! Dopo 3 anni finalmente ero felice! Avevo ritrovato la sicurezza e la passione per il mio lavoro … insomma mi era tornata la gioia di vivere .Poi sei mesi fa sono tornata nel Maine per il ringraziamento e li … ho scoperto che non solo Don si è sposato ma è anche diventato padre! So che è egoistico da parte mia … ma la prima cosa che ho pensato è perché a lei e non a me? Perché Don aveva scelto lei e non me!” affermò battendo un pugno sul materasso immaginandosi di colpire chissà chi.

“Da quel giorno la mia vita è nuovamente crollata … sono tornata qui e mi sono chiusa in me stessa.. ho smesso di uscire e vedere le mie amiche … poi una sera in locale, al bancone, ho visto un ragazzo alto due metri con una birra in mano e lo sguardo malinconico” esclamò sorridendo.

“Jared ti prego non pensare che io sia stronza o altro … so che ti ho detto di fare le cose con calma ma ho bisogno di sapere se tieni davvero a quello che c’è , o ci potrebbe essere, tra noi …” 

Il moro sospirò passandosi una mano sul viso, colpito dalla storia della ragazza. “Amelia, sarò sincero … anche io provo qualcosa per te e
capisco che sei spaventata all’idea che io ti possa ferire e , credimi , è l’ultima cosa che voglio ma …” tentennò veramente insicuro su come affrontare l’argomento 

“Ok jared , va bene” lo rassicurò la donna. “Hai ragione ti serve del tempo e lo capisco … promettimi solo che inizierai a pensare seriamente all’eventualità di avere un futuro insieme”

Jared annuì, ma lo fece solo per porre fine a quel discorso. La verità era che si sentiva terribilmente confuso e spaventato.

Insomma quella stessa notte mentre facevano sesso aveva pensato a Jensen e sebbene fosse conscio di provare qualcosa per entrambi sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento si scegliere.

“Adesso devo andare al lavoro” esclamò alzandosi e raccogliendo la sua giacca.

La donna lo salutò attirandolo a sé per salutarlo con un bacio passionale e bagnato. 
Jared se lo godette , fino a quando nella sua testa il sapere delle labbra di Amelia si trasformò in quello più soave di Jensen.

Si sentì uno schifo … ma non riuscì a staccarsi, non sapeva quale scherzo sadico gli stesse facendo la sua mente: sapeva solo che era da tempo che non sentiva quel sapere che, cazzo , se gli era mancato! 

Immaginandosi delle labbra carnose approfondì il bacio.
Non fece caso al senso di vuoto e colpa che provò quando riaprì gli occhi e vide che quella labbra che aveva immaginato non erano lì.

Quella giornata di lavoro pareva non finire mai.
Forse a causa degli insopportabili clienti che volevano a tutti i costi che le loro pratiche passassero per prime, per la segretaria che sembrava sbagliare apposta a portargli i documenti e le fatture, oppure perché non faceva altro che pensare e ripensare al discorso di Amelia sul voler approfondire la loro relazione.

Ovviamente il pensiero che anche la donna provava dei sentimenti per lui era bello e gli faceva piacere … ma anche paura.

All’inizio l’idea di uscire con qualcuno per capire se provava qualcosa per Jensen gli sembrava una buona idea, ma adesso si sentiva ancora più confuso . 


Tornata a casa, fece appena in tempo a scendere della macchina che iniziò a sentire della musica provenire dall’interno della casa .

Confuso aprì la porta e rimase letteralmente incantato davanti a quello spettacolo 

La canzone Rebel Rebel di David Bowie usciva a tutto volume dall’impianto stereo e jensen, in Boxer grigi e maglietta stava cucinando qualcosa mentre si muoveva a tempo di musica, muoveva i fianchi, ondeggiava scuotendo la testa e usava il cucchiaio sporco di glassa come se fosse un microfono.

Jared restò fermo immobile appoggiato allo stipite della porta a osservarlo ripensando all’inizio della loro storia al mattino, al pomeriggio o la sera rincasando dal lavoro si imbatteva in Jensen che danzava sulle note di una vecchia canzone, con in mano un cucchiaio o una spazzola ballando e saltando come se fosse ad un concerto.

Jared, guardandolo, pensò che non solo fosse uno spasso da guardare ma anche adorabile.

Il biondo, muovendo per fare una giravolta tenendo il ritmo sussultò quando vide il moro sulla porta intendo a fissarlo con un sorriso. 

“Jar … Jared” spaventato per poco non fece cadere la ciotola con l’impasto mentre prendeva il telecomando e abbassava il volume della musica con l’altro mano. 

“Io .. io stavo … la musica e io …” cercò di spiegare evidentemente imbarazzato.

“Cercavi di imitare Bowie ? il tuo abbigliamento non sembra proprio adatto ad un palco” 

Il biondo sorrise passandosi una mano sulla maglietta.

“Cosa cucini?” chiese jared avvicinandosi.

“Due uova stavano per scadere così ho decise di fare la torta di mele con …” 

”...Noci e miele” finì per lui Jared osservando gli ingredienti sul tavolo.

Il biondo annuì poi, con calma, tornò verso il banco da lavoro e ricominciò a lavorare.

Non si aspettava certo che il più piccolo lo raggiungesse.

“90 grammi di zucchero vero ?” chiese Jared prendendo la bilancia.
“100 … ne metto sempre qualcosa in più” sussurrò il maggiore.

Cucinarono insieme con in sottofondo Bowie , cercarono di evitare di guardarsi ma non poterono evitare di lanciarsi degli sguardi veloci mentre erano sicuri che l’altro guardasse altrove.

Jared era intento a stendere la pasta quando qualcosa catturò la sua attenzione.
“Ahi !” 

Si girò e vide il biondo che si teneva la mano con una smorfia dolorosa sul viso. 
“Che hai ?” chiese preoccupato.

“Una scheggia” rispose Jensen aprendo l’acqua del rubinetto e mettendosi sotto la mano. “Stupido tagliere” esclamò.

“Non è la prima volta , quel tagliere è vecchio dovremmo buttarlo” disse Jared avvicinandosi.

“No …” brontolò il biondo massaggiandosi il la mano. “Lo abbiamo preso al parco di Yellowstone … mi piace” 

Jared scosse la testa sorridendo. Qual vecchio pezzo di legno con su disegnata una zampa d’orso, poteva anche cadere a pezzi ma il maggiore non se ne sarebbe mai liberato.

Ero lo stesso per tutti gli altri oggetti , anche piccoli , che avevano preso durante i loro viaggi o gite.

“Che palle non vuole uscire !” borbottò jensen cercando di far uscire la piccola scheggia di legno che si intravedeva sottopelle.

“Aspetta , così non concludi niente” 

Jared si mise dietro il corpo di Jensen e gli prese la mano poi una piccola pinzetta che tenevano nel cassetto.
“Un minuto di pazienza e … eccola” sussurrò mostrando la spina intrappolata tra le due estremità della pinzetta.

“Grazie”mormorò Jensen.

“Prego” rispose sottovoce l’altro restando fermo dov’era, con il corpo a meno di qualche centimetro da quello di Jensen, con la mano che stringeva ancora la sua e il viso così poco distante che Jared poteva sentire il dolce profumo dello suo shampoo misto a quello pungente del dopobarba e quello del gel che gli illuminava i capelli facendoli brillare.

Forse avrebbero dovuto staccarsi, sciogliersi da quella sorta di abbraccio ma non lo fecero, restarono così, fermi immobili.

“Jared” sussurrò il biondo voltandosi appena così da poterlo vedere meglio e, quando i loro occhi si congiunsero, ipnotizzarono l’uno nell’altro come stregati si persero incapaci di dire una parola, pensare razionalmente o impedire alle loro labbra di avvicinarsi … avvicinarsi … avvicinarsi sempre di più 

Così vicine da poter percepire il respiro caldo dell’altro … quasi da potersi sfiorare … assaporare …. Baciare...Fondersi di nuovo....

Biiiip biiiip biiip squillò il telefono di Jensen. 

Riscossosi, il biondo, scosse la testa prendendo il telefono dal ripiano e vide che era Ty.

“Io … io devo andare...” disse liberandosi da quell’abbraccio e scomparendo in corridoio mentre rispondeva al telefono.
   
 
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