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Autore: Stephaniee    27/11/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter nine
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Gennaio 2017
 

Non riuscivo a tenere in mano la tazza del caffè. Quella mattina il cielo era stranamente sereno, nonostante fossimo in pieno inverno. Mi trovavo al bar di fronte l’università in attesa di incontrare il presidente del dipartimento di lingue per sostenere un colloquio. Avevo preso una decisione importante: in autunno avevo partecipato al bando per l’Erasmus Traineeship e nonostante mi mancassero ancora diversi esami, ero stata presa con tanto di borsa di studio.
Le meta che avevo scelto era l’Olanda. Precisamente una cittadina a venti minuti da Amsterdam.

 

Ero agitata da morire e temevo di fare una pessima figura. Continuavo a ripetermi nella mente la presentazione che avevo dovuto stilare per quel colloquio.
Vorrei cogliere questa opportunità per imparare a scrivere e tradurre. Credo che sia la giusta esperienza per il mio titolo di studi...”

E oltretutto avevo bisogno di staccare dalla mia realtà, perché stavo rischiando di soffocare. Avevo bisogno di un nuovo inizio, di nuovi stimoli mentali per continuare la mia vita.  Non avevo idea di come la gente potesse continuare a vivere e a raggiungere obbiettivi senza progredire: si adagiavano nella loro zona di comfort e non avevano più il coraggio di uscire.

Io ero terrorizzata invece da rimanere incastrata in una vita mediocre.

Ero io stupida a volere la follia costante, a volermi sentire viva sempre, ogni minuto della mia vita? Ed era vero che volevo scappare, perché era il termine corretto. Stavo scappando dalle situazioni da cui non riuscivo ad uscire e per quanto non ne andassi fiera, sapevo che non c’era altro modo per troncare i legami.

Le mie amiche erano state super felici quando scoprì di essere stata presa. Francy mi aveva informato subito che sarebbe venuta a trovarmi, io ero in agitazione perché da quel momento avrei dovuto prenotare i voli, trovare un appartamento e sistemare tutta la parte burocratica dell’università.

L’ultimo step era questo colloquio, e doveva andare bene.
Tracannai il caffè d’un fiato e mi diressi verso il dipartimento.
Era quasi arrivato il mio turno.

 

 

Quando arrivò la mail dal dipartimento il terrore di dover rinunciare al mio viaggio mi fece venire la tachicardia.

Con la presente le comunichiamo di essere risultata idonea al programma Erasmus Traineeship...”

Era ufficiale. Me ne sarei andata per tre mesi. Incominciai a saltare come una pazza per tutta la casa, i miei genitori erano contenti per me, anche se in quel momento realizzai che forse la mancanza più grande sarebbero stati loro.

Sarei partita l’8 febbraio.

Avevo prenotato il volo di andata e quello di ritorno, sarei tornata il 2 maggio. Non ero mai stata così tanto tempo lontana da casa, ma non ero per niente spaventate, francamente non vedevo l’ora. Avevo un mese di tempo per sistemare tutto alla perfezione, appartamento, informazioni utili, tragitti vari. Mia madre aveva deciso di partire con me e rimanere un paio di giorni per visitare Utrecht. Era una cittadina abbastanza grande, dotata di diverse linee interne di autobus e due stazioni dei treni. Il luogo di lavoro sarebbe stato in una zona chiamata Overvecht. Così le mie ricerche dell’appartamento si erano concentrate tra quella zona della città e il centro storico.

Nel frattempo organizzavo la mia festa d’addio, si trattava giusto di un aperitivo, niente di particolare. Nel frattempo facevo i conti con le “voci” che giravano molto velocemente. Persone che non mi rivolgevano parola da mesi o addirittura anni, di colpo erano interessati a sapere cosa andassi a fare in Olanda e perché.

Mancava solo una persona all’appello, ma sapevo che il suo interesse per il mio viaggio sarebbe arrivato presto.

 

 

Quel pomeriggio avrei visto le ragazze per una cioccolata calda. Mi diressi verso il bar con il mio vecchio iPod e la mia vecchia musica, mi faceva sorridere quando il casuale selezionava certe canzoni, a volte sembrava conoscermi davvero.
Francy era ancora alle prese con la sua pseudo-relazione che aveva alti e bassi, più bassi che alti al momento, mentre Emma si era trovata incastrata in quella che aveva l’aria di rimanere una frequentazione per molto tempo. Io in amore ero sfigata, ma anche le mie amiche non scherzavano. La mia situazione sentimentale in quel periodo lasciava parecchio a desiderare, avevo troncato anche i miei incontri di solo sesso e qualsiasi tentativo di frequentazione iniziassi era destinato ad incontrare il paragone con lui e non ne riuscivo a venire a capo. Neanche dopo tutto quel tempo.

Più volte mi ero trovata a domandarmi se si potesse amare una persona a distanza ed io ero la prova vivente che la distanza di corpi non separava.

Certo, non si piangeva più ma ero lontana dal poter dire di essere pronta ad amare di nuovo, perché non era così.

 

Sei pronta per stasera?” la voce di Francy mi destò dai miei pensieri
Direi di si, quindi andiamo a ballare?”

Questa sera saremmo state solo noi tre, e saremmo andate a ballare nel locale dove suonava un amico di Nick. Non avevamo la certezza ci fosse anche lui, ma almeno potevamo contare su un entrata gratis. Mi piaceva molto passare i miei pomeriggi con le amiche al bar, era quasi terapeutico avere qualcuno con cui poter parlare di tutto come facevamo noi. Forse a volte addirittura scendevamo troppo nei dettagli e chissà chi ci sentiva cosa pensava, anche se a noi non fregava nulla del pensiero degli altri.

Come ci vestiamo?”

E grazie alla domanda di Emma passammo il resto del tempo a parlare di come ci saremmo vestite.

 

 

Il momento di riflessione post-doccia doveva essere annoverato tra i diritti fondamentali dell’uomo. Mentre continuavo i miei pensieri di assoluta profondità e di un certo spessore, mi arrivò un messaggio.
Un messaggio che avevo previsto e messo in conto, ma alla quale non ero pronta e non lo ero mai.

 

Ciao Kat”

 

Ero certa che prima o poi la mia partenza gli sarebbe giunta all’orecchio e che non avrebbe resistito.

Ciao Luke, dimmi”
No niente, tutto bene?”
Tutto bene grazie, tu?”
Meno male… Ho saputo che parti, ma è vero?”
Si. Parto l’8 febbraio.”
Che bello! Ma quindi Erasmus? Mi piacerebbe vederti prima che tu parta”
Vedremo di organizzare” perchè vuoi vedermi Piterson?
Sisi certo, io ci sono sicuramente il 6. Prima ho degli esami.”

Giusto, allora vada per il 6. Spero di non avere nessun inconveniente”
Sei felice?”

Dio solo sa quante volte avevo modificato la risposta a questo ultimo messaggio. Non ero mai stata capace di ammettere che non ero felice da diverso tempo.

 

Si, moltissimo.”
Bene allora, che fai stasera?”

Mi stavo preparando per andare a ballare. Tu?”
Credo nulla, casa e riposo.”
Una certa anzianità ormai”
Decisamente si. Kat ti lascio alla tua serata, ciao a presto”
Ciao”

 

E la conversazione in un modo o nell’altro era sempre lui a chiuderla. Sempre lui tagliava la comunicazione perché ogni volta io mi dimostravo incapace di farlo.
Sei una stupida Kat.

Ma andando via avrei mandato via anche lui.

 

 

Eravamo appena arrivate al locale, questa volta non avevamo nessuna intenzione di ubriacarci ma soltanto di divertirci prima della mia partenza.
Alla fine, per gioia di Francy c’era anche Nick in discoteca ed io ed Emma passammo la serata con loro.
Verso metà serata mentre rientravo dalla zona fumatori il mio sguardo si posò su un ragazzo. Era alto, capelli scuri, ma ciò che mi colpì fu il viso: aveva un viso con dei lineamenti dolci e allo stesso tempo però la mandibola ben delineata, labbra carnose e un naso alla francese che ricordava molto il mio.
Per la prima volta uno sconosciuto mi smosse qualcosa dentro, una sensazione che ormai avevo dimenticato si fece strada nel mio stomaco. Lo guardai un paio di volte e il suo sguardo ad un certo punto incontrò il mio: aveva due occhi color nocciola, certo non erano verde bosco come quelli di Piterson, ma ricordavano il caramello e a me il caramello faceva senz’altro gola.
Inaspettatamente si avvicinò al mio orecchio per farsi sentire nella confusione:

Hai due occhi veramente enormi, sono belli”

Grazie” il suo viso era parecchio vicino al mio e potevo sentire il suo profumo. Era un tipico profumo da uomo, legnoso, molto avvolgente.
Più mi stava vicino più mi capacitavo di quanto forse assurdamente bello.

Sono qui solo di passaggio” urlò al mio orecchio ad un certo punto. Non capì in che senso ma mentre stavo per chiederglielo mi disse che era lì per un compleanno dunque ci scambiammo i numeri e si presentò: si chiamava Jake.

 

Quella sera quando arrivai a casa cercai Jake su Facebook e la cosa che trovai mi lasciò senza parole.
Abitava a Londra. In quel momento capì il senso della sua frase.

   
 
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