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Autore: Anonima Italiana    28/11/2018    10 recensioni
La mia versione della storia di Ade e Persefone, una storia dark con molti momenti di luce.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Persefone, Zeus
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Tornato nel suo Regno Sotterraneo, Ade si chiuse nelle sue stanze. Aveva bisogno di riposarsi e riprendersi dalla tempesta di emozioni contrastanti che la gita sulla Terra gli aveva procurato quel giorno.
Non era certo la prima volta che capitava, nonostante non amasse particolarmente lasciare il suo regno per quelli altrui.
Ma quel giorno…tutto era stato diverso.
Quel giorno non era salito sulla Terra a causa di qualche dovere  come regnante dell’oltretomba, ma spinto da un interesse di ben altro tipo; qualcosa che finora conosceva  bene ma solo per averlo visto negli umani e persino negli altri dei. Quella specie di smania che univa uomini e donne combinandoli, accoppiandoli in modo che affidassero a un gioco la gioia e il dolore; cosa che spesso causava loro anche sofferenza, dolore, e delusione, ma di cui a quanto pare non potevano farne a meno. Quella cosa che chiamavano “amore”.
Lui era il Dio senza amore, condannato alla solitudine nel momento in cui era stato destinato  a governare il regno dell’Oltretomba. Lui era il cattivo, quello che perfino i suoi fratelli e sorelle scansavano quando era costretto a presentarsi sull’Olimpo per qualche consesso. Tutto ciò che lui toccava moriva,nel suo regno non cresceva nulla e viveva solo l’eterno dolore.

Eppure, molto spesso si era sorpreso a considerare quanto la sua immagine pubblica non corrispondesse al quello che lui sentiva di essere veramente. Quella cosa che chiamavano amore, per esempio…lui, nonostante non l’avesse mai provata, né tantomeno suscitata in qualcuno, era quasi sicuro di averne capito l’importanza e di averne più rispetto di molti di quelli che vedeva, soprattutto fra i suoi pari. Vedeva i suoi fratelli e sorelle tradire continuamente i consorti che si erano scelti, incorrendo nelle loro ire, generando figli di cui poi non si sarebbero occupati, scatenando rabbia e sofferenze di ogni tipo. Come era possibile che non potessero fare a meno di calpestare i sentimenti della persona che dicevano di amare, che avrebbe dovuto essere la più importante della loro vita? Era davvero amore, quello?

L’Amore…di nuovo il suo pensiero corse alla giovane donna per cui quella mattina era salito sulla Terra, e che da tempo occupava i suoi pensieri. L’aveva vista la prima volta in un giorno di sole, mentre faceva il bagno nel lago  e da allora non era più riuscito a togliersela dalla testa; era tornato a spiarla più e più volte, e ogni volta quando tornava negli Inferi sentiva uno struggimento sempre più forte, e una sempre più forte voglia di risalire in superficie solo per cercarla.
Non era solo la sua bellezza ad attrarlo; era proprio tutto l’insieme, la luce e la gioia che emanavano dai suoi gesti, dalle sue risate, dai suoi occhi; la dolcezza con cui l’aveva vista rivolgersi alle altre creature, dal piccolo uccello con l’ala spezzata alle amiche ninfe a cui intrecciava fiori nei capelli ripetendo che belle creature fossero, perfino ai fiori di cui strappava delicatamente lo stelo prima di coglierli, quasi non volesse farli soffrire. Si era accorto che la sua sola vista da lontano gli dava una gioia immotivata e mai conosciuta, e che avrebbe desiderato ricevere anche una sola volta una millesima parte di quelle attenzioni ; proprio lui, abituato allo scorrere di giorni solitari tutti uguali, all’oscurità e al silenzio del suo Regno.

Perché doveva essere così?

Perché anche lui non poteva avere una compagna con cui condividere le fatiche e l’enormità del suo Regno?

Davvero non poteva mai cambiare nulla, in tutto ciò?

No, non era vero che non poteva cambiare nulla. Poco prima su quel prato terrestre, era successo qualcosa di straordinario mai accaduto prima.

La giovane fanciulla si era accorta di lui, ma invece di scappare impaurita, si era avvicinata curiosa e amichevole; senza paura, lo aveva guardato negli occhi con quei suoi occhi così azzurri che potevano essere benissimo due pezzetti di cielo, gli aveva sorriso e- questa era la cosa ancora più incredibile- gli aveva porto un fiore regalandoglielo.

Un regalo! Per lui!
Mai nessuno aveva fatto qualcosa di simile, per Ade.
Tolse il fiore bianco dalle pieghe del mantello in cui l’aveva riposto. A contatto con il regno dei morti, il fiore stava già avizzendo molto più rapidamente di quanto avrebbe fatto sulla terra.
Ade sorrise, gli accarezzò piano i petali e lo sfiorò con un lieve bacio. Nella sua mente si stava formando un’idea, e forse tra poco anche il suo lugubre regno sarebbe stato ravvivato almeno un poco dalla luce e dal calore, e lui non sarebbe stato più solo…


N.B: la frase "Quella specie di smania che univa uomini e donne combinandoli, accoppiandoli in modo che affidassero a un gioco la gioia e il dolore" è una citazione dalla canzone "Un chimico" di Fabrizio De Andrè.
   
 
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