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Autore: DhakiraHijikatasouji    28/11/2018    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
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Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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Fotografia

Quella mattina Tom era davvero in ritardo. Era rimasto sveglio quasi tutta la notte a pensare al conflitto che aveva avuto con il padre di Bill. Poi erano passati giorni e non lo aveva visto più a scuola. Che gliel'avessero cambiata? Fatto sta che non aveva per niente sentito a sveglia e adesso si ritrovava a correre a rompicollo per le scale. Spalancò la porta per uscire, quando Simone lo fermò.

- Tesoro- Il figlio si voltò. - Non fare cose avventate per favore, e ricordati che oggi pomeriggio hai un impegno, perciò non fissare nulla con i tuoi amici- Tom annuì di fretta e si precipitò fuori.

***

Il banco suo era l'unico vuoto della classe quando entrò e la prof gli intimò di sedersi senza chiedere nulla in merito al suo ritardo. Beh, non è che arrivasse in ritardo tutti i giorni, quindi una volta ci poteva pure stare. Si guardò indietro una volta seduto e sorrise a vedere la figura incappucciata china sul banco. Era tornato a scuola allora, ne era davvero felice. Dopo gli avrebbe parlato, si promise. Dopo l'ora di inglese ci sarebbe stata quella di educazione fisica. Ne avrebbe approfittato negli spogliatoi.
Quando la campanella suonò fu il primo ad alzarsi, Bill fu l'ultimo e non se ne impressionò per niente.

- Adesso che abbiamo?- Gli chiese inaspettatamente il moro.

- Ginnastica- Bill annuì piano, non prendendo nessuna sacca con le scarpe e tutto l'occorrente, come invece stavano facendo gli altri. - Ehm...il prof ci aspetta direttamente giù. Se non conosci la strada, segui me- Bill sorrise e gli andò dietro fino ad arrivare all'immensa palestra. Il professore li raggiunse squadrandoli entrambi.

- Chi è Trümper dei due?- Bill alzò la mano. - Benissimo, lei è esonerato, giusto?- Annuì. - Ok, allora si metta pure in panchina, lei Kaulitz raggiunga il resto della classe- Tom lo salutò con un cenno della mano e fece come il professore gli aveva detto. L'ora di ginnastica non fu una liberazione come al solito, Tom si riempì di un sacco di domande. Perché Bill era esonerato? Stava poco bene? Beh, forse era in un periodo di convalescenza, siccome era stato assente per qualche giorno. La ricreazione la passarono negli spogliatoi, ma Tom trovò qualche minuto per rimanere solo con Bill, che era lì anche se non doveva cambiarsi.

- Perché sei qui?-

- Per farti compagnia- Rispose tranquillamente girellando un po' per la stanza.

- Perché sei stato assente in questi giorni?-

- Motivi familiari-

- Ma te la cavi sempre con questa scusa tu?- Bill sbuffò divertito ma non rispose. - E con tuo padre? Tutto a posto?-

- Ti odia-

- Perfetto- Tom fece spallucce e Bill rise.

- E a te va bene?-

- Certo, tanto che può farmi? Non ti sto facendo niente di male...e poi...- Si alzò una volta finito di allacciarsi le scarpe e si avvicinò a lui. Bill indietreggiò di qualche passo ricordando le parole del suo genitore. Non doveva stare troppo con Tom. - Se ti proponessi di venire a casa mia questo pomeriggio?- Ecco, non poteva dire cosa migliore. Bill distolse lo sguardo dal suo viso e sospirò.

- Non potrei-

- No? Tuo padre, vero?-

- E chi altri, sennò?-

- E perché devi dirgli che vieni da me? Chessò, inventatene una..che vai da un altro amico..-

- Beh, ci sarebbe Andreas, anche se lui non è proprio un mio amico, è più un conoscente di famiglia essendo che mio padre conosce il suo-

- Se puoi usarlo come scusa, fallo- Bill non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Si morse lievemente il labbro.

- Va bene-

***

- Da Andreas?- Domandò Christine, la madre di Bill, mentre era in cucina a lavare i piatti del pranzo appena fatto. - E perché da lui?- Bill fece spallucce.

- Così, per passare un pomeriggio e magari farmi un amico essendo che non ne ho nemmeno uno-

- Ma sai almeno dove abita?- No, non lo sapeva e neanche gli importava, ma doveva fare buon viso a cattivo gioco. Sorrise più convinto e annuì. - Beh, allora se è quello che vuoi, lo sai che per me va bene. Solo perché lo conosce tuo padre, quindi sicuramente è un bravo ragazzo, e poi alla tua età dovresti averne di amici. A che ora avresti pensato di andarci?- Tom non gli aveva dato un orario, perciò si alzò da tavola.

- Anche adesso, ciao mamy- Si era sporto e le aveva lasciato un bacio sulla guancia prima di uscire. Christine notò l'insolita felicità di suo figlio, e si illuse che l'amicizia portava a questo e ne era contenta. Non vedeva mai Bill sorridere, o almeno non lo faceva da un sacco di tempo e gli mancava. Lasciò andare una lacrima che si asciugò subito.

- Christine, non emozionarti troppo- Si disse ridendo nervosamente. Avrebbe voluto gridare se i vicini non l'avrebbero poi presa per pazza.

***

Toc toc.

Qualcuno aveva bussato alla porta. Tom dovette lasciare perdere quello che stava facendo e andare ad aprire. Sorrise a trovarsi Bill con le mani dietro la schiena ad attenderlo facendo strane mossettine con i fianchi. Doveva essere quello chiamato "nervosismo".

- Bill?- Quello smise di ondeggiare e si fermò di colpo sussultando avendo notato che qualcuno era venuto ad aprirgli.

- Oh, ciao Tom- Il rasta si discostò lasciandolo passare. Bill entrò un po' titubante e si sorprese a vedere la casa di Tom che era più piccola della sua, ma già l'atmosfera che si respirava era un'altra. - Non è la casa dei fantasmi almeno- Sussurrò a sé stesso levandosi il giubbotto di pelle.

- Lascia, faccio io- Tom lo raggiunse prendendoglielo di mano e attaccandolo all'attaccapanni vicino alla porta. - Allora? Tutto a posto con i tuoi genitori? Ti hanno creduto?-

- L'ho detto solo a mia madre, e anche se un po' stranita, alla fine ha accettato, quindi...- Tom si sedette al tavolo invitando Bill a fare lo stesso. Stettero un po' ad osservarsi negli occhi, fino a quando il rasta parve risvegliarsi.

- Oh, che sbadato! Vuoi qualcosa da bere?- Bill smise di rigirarsi i pollici per prestargli attenzione. Scosse la testa.

- No, grazie- Voleva tanto chiedergli perché era lì, ma ad un certo punto i suoi pensieri furono interrotti da un pianto. Un pianto di bambino. - Hai un bambino in casa?- Tom annuì semplicemente alzandosi con un sospiro fiacco. Bill ebbe l'istinto di seguirlo dopo un po' che il pianto persisteva e Tom non tornava. Seguì il rumore fino a giungere alla stanza del ragazzo che stava tenendo una bambina in braccio, che avrà avuto più o meno un anno. La stava cullando sussurrandole di dormire e parole dolcissime. - E' la tua sorellina?-

- No, è la figlia di un'amica di mia madre. Delle volte non può starle dietro siccome è spesso fuori casa per lavoro e quindi la affidava prima a mia madre. Io osservandola ho imparato tante cose, così mia madre un bel giorno mi disse di prendermene cura io-

- E perché tua madre avrebbe dovuto insegnarti le cose riguardanti i neonati?-

- Nel caso mettessi incinta una- Rispose con tutta la calma del mondo continuando a cullare la piccola. - A proposito, lei si chiama Kelly- Bill si riprese dalla perplessità e si sedette accanto a Tom facendo piano per non innervosire la bambina che li stava osservando curiosa.

- Dove la fai dormire?-

- Sul mio letto- Bill solo in quel momento notò i cuscini di Tom messi ai lati del letto con solo un piccolo solco dove la piccola poteva riposare senza rischiare di cadere di sotto. - Ha dormito per ben tre ore prima che arrivassi, avrà fame-

- Ok, posso fare qualcosa? Qualunque, basta che chiedi- Tom ci pensò un attimo. Non voleva dare nessun incarico a Bill, o almeno niente che avesse potuto compromettere anche erroneamente.

- Tienimela mentre faccio il latte, ok?- Bill annuì e protese le braccia per prendere Kelly con tutta la delicatezza del mondo e se l'appoggiò al petto. A primo attrito la bimba lo osservò stranita. Aveva proprio quell'espressione da: "chi sei tu? Posso fidarmi?" E Bill non poté fare a meno di sorridere.

- Ciao piccola, mi presento: io sono Bill, e sono un amico di Tom. Me lo fai un sorriso?- Chiese battendo le ciglia a mo' di diva patentata, ma quell'espressione buffa fece sorridere Kelly. - Sì, amore, ma che bella che sei!- Le fece il sollettico sul pancino e Kelly si afferrò un piede stringendoselo in mano mentre rideva della risata grassa dei bambini. Bill non si accorse di essere sotto lo sguardo intenerito di Tom, che ancora non si era alzato, ma aveva pensato bene di prendere la sua Nikon e utilizzarla come si deve, prima di riporla nel cassetto del comodino come se nulla fosse successo.

- Allora io vado- Nel mentre si dirigeva in cucina, pensò alla foto che aveva scattato e sperò che fosse uscita bene. Non l'aveva nemmeno controllata. Mise il latte sul fuoco prendendo i biscotti e il biberon dal borsone che la madre di Kelly gli aveva lasciato. Mentre aspettava non poté fare a meno di pensare a Bill con in braccio la piccola. Sembrava così...materno. Solo a pensarci arrossì. Cioè...uno come Bill quante volte poteva capitarti di conoscerlo nell'arco della vita? Era speciale, e lo era soprattutto per lui. Ripensò a quando aveva detto quelle cose sotto casa sua nonostante c'era suo padre che ai momenti si vedeva gli avrebbe volentieri caricato un pugno in pieno viso. Rise incontrollatamente. Era stato epico, stupendo e...ed era per questo che lo aveva fatto? Per sentirsi fico? Per dimostrare qualcosa a qualcuno? No, se l'era sentita e basta. Quando era tornato indietro, non era tanto per l'anello, era solo per rivedere il suo viso. Voleva che gli sorridesse un'ultima volta prima del domani, come una specie di bacio della buonanotte. E quando lo aveva abbracciato sotto la pioggia aveva avvertito il suo profumo dolce e avrebbe scommesso che le sue labbra in quel momento sapevano ancora di gelato. Era impossibile non innamorarsi di lui...
Sussultò. Cosa aveva appena pensato?

- Tom? Io credo sia pronto adesso- Si voltò di scatto. Bill stava guardando il latte arrivato al punto di ebollizione. Teneva Kelly in braccio che si ciucciava un pugnetto, segno che era affamata. Tom fece alla svelta a mettere il latte nel biberon e controllò che non fosse troppo caldo. Aspettò il tempo necessario, poi invitò Bill a mettersi in salotto con lui sul comodo divano bordeaux. - Posso..?- Chiese Bill con gli occhi brillanti, esattamente quando aveva visto il camioncino con i gelati. Tom gli passò il biberon e Bill porse la tettarella a Kelly, la quale aprì la bocca subito prendendo a ciucciare forte. - Piano...piano amore, così, brava- Tom sorrise lievemente, guardando un po' Bill e un po' le sue mani intrecciate. Si inumidì nervosamente le labbra con la lingua facendo fatica a mantenere quel silenzio.

- Bill- Il moro si voltò ancora con quel sorriso in viso. - Cosa intendeva tuo padre quella sera? Perché mi ha cacciato?- Gli dispiaceva vedere il sorriso svanire lentamente, ma voleva chiederglielo da un po'. - Bill, non avere paura di parlarmi. C'è qualcosa che devo sapere?- Bill rimase un po' impacciato, ma distese le labbra in un calmo sorriso, forse cercando di essere credibile.

- Non preoccuparti, mio padre deve averti giudicato dall'aspetto. Oggi gli ho detto che sei un ragazzo a posto, e forse ha cambiato idea. E poi fin da quando ero piccolo è sempre stato iperprotettivo. Sai, soffrivo di bullismo alle elementari-

- Davvero?- Tom strabuzzò gli occhi.

- Sì, delle marachelle, delle prese in giro. A volte è incredibile, non sai cosa può uscire dalla bocca dei marmocchi- Tolse il biberon vuoto dalla bocca di Kelly e la sollevò davanti a sé. - Ma questa piccola principessina sarà fortissima da grande, non si farà mettere i piedi in testa da nessuno!- Le diede un bacetto sulla guancia mettendola giù sul tappeto guardandola camminare ancora un po' traballante e incerta, però ce la faceva. Infine cadde a sedere e cominciò a tirare i fili di lana giocherellando. - Quando la guardo mi vengono in mente tante cose. Chissà cosa la vita potrebbe riservare a questa splendida bambina? Io le auguro tutto il bene del mondo- Tom lo ascoltava, e più lo faceva, più sembrava che Bill avesse preso Kelly come se fosse sua figlia. Bill aveva amato Kelly dalla prima volta che l'aveva vista, e avrebbe tanto voluto chiedergli se per lui avesse provato lo stesso...
Oh dio santo! Ma che aveva oggi?! Kelly era una bambina, era facile innamorarsene! Ma...cazzo, c'era ancora quel "ma" che lo tormentava! - Tom, però devo chiederti un favore- Si fece tutto orecchi. - Non rischiare più come quella sera. Mio padre con la sua iperprotettività potrebbe causarti danno ed io non voglio, non me lo perdonerei mai, chiaro?- Come poteva chiedergli questo? Se lo aveva fatto, non ci aveva nemmeno ragionato! In quel momento voleva solo..

- In quel momento volevo solo vederti ancora- Disse senza accorgersene, assorto nei suoi pensieri e fermando le parole di Bill che sgranò gli occhi, non essendo sicuro di aver capito bene.

- Come? Tom...-

- No, lascia perdere, non ho detto niente- Stette per alzarsi, ma Bill lo tenne per la felpa.

- Tom, non avere paura-

- Io non ho paura-

- Io sì! Ne ho molta invece- Disse serio. Tom si risedette.

- E perché hai paura?- Gli accarezzò il viso. Bill non rispose in un primo momento, fissando la mano di Tom sopra la sua guancia. Era così fredda...e lui era così accaldato..
Sospirò di sollievo mentalmente.

- Per lo stesso motivo per il quale i miei battiti cardiaci sono aumentati da 60 a 120 al minuto...oh Tom, sono così spaventato! Non ho mai provato una sensazione simile e mi sembra di impazzire!- Avrebbe tanto voluto dire, ma non ce la fece. Aveva caldo, tanto caldo. Aprì gli occhi e si ritrovò quelli di Tom ad un centimetro di distanza. - Tom..cosa vuoi fare?- Il rasta si stava man mano avvicinando. Sentiva il suo respiro sulle labbra. La mano di Tom scivolò dal suo viso al suo petto.

- Batte davvero forte-

- Potrei davvero sentirmi male in questo momento se non ti allontani- Pensò leggermente impaurito da quello che stava succedendo. Stava perdendo il controllo di sé stesso. - Tom...- Non riuscì ad andare avanti che per la prima volta qualcosa glielo impedì. Non era però la prima volta che gli mancava il respiro, ma come mai era così piacevole? Il piercing di Tom gli provocava un certo solletico mentre lo baciava. Nessuno lo aveva mai baciato. Le sue labbra erano vergini fino a quel momento. Bill chiuse gli occhi lasciandosi andare. In quell'istante aveva dimenticato tutto, perfino Kelly che stava ancora giocando indisturbata. Si staccarono solo quando sentirono che l'aria era diventata indispensabile. Si osservarono negli occhi con il fiato pesante. - E' sempre così?-

- No...non è mai così- Tom appoggiò la sua fronte a quella di Bill. - Proprio no- Aggiunse. Le labbra di Bill erano decisamente tutt'altra cosa. Nessuna delle ragazze che aveva baciato gli aveva fatto provare tale sentire. Aveva percepito un miscuglio di sensazioni troppo omogeneo per dare un nome.

- Tom, stai sbagliando- Disse improvvisamente Bill, sapendo bene quello che diceva. Non voleva che Tom si innamorasse di lui. Ma Tom era stanco di dover interpretare quelle frasi in codice. Gli prese il viso tra le mani.

- Allora baciami ancora, mi piace sbagliare- Tom rimase fermo aspettando che lo assecondasse. Bill gli accarezzò piano le guance accostandosi lentamente.

- Anche a me piace sbagliare quando non ho nulla da perdere- Disse prima di unire le loro labbra una seconda volta, cercando di essere possessivo. Provava qualcosa per Tom, un qualcosa di indescrivibile. Non lo avrebbe mai fatto se non avesse completamente perso la testa. Il cancro doveva avergli dato al cervello.

Era la prima volta, però, che trovava piacevoli gli effetti di quella malattia.
   
 
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