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Autore: angelo_nero    29/11/2018    6 recensioni
[Attenzione! Possibilità di spoiler per chi non ha seguito/ segue DB Super]
Dal primo capitolo:
"Guerrieri, la maggior parte, con grande forza combattiva e dall’enorme potenziale, amministrati da un Lord potente quanto pazzo, astuto quanto sadico, che desiderava l’intero universo ai propri piedi pur non muovendo un dito. Un tiranno che non si faceva scrupoli ad eliminare chi gli era d’intralcio. Fu egli stesso a sterminare la razza a lui più fedele temendo una loro possibile rivolta, i Saiyan, spazzandola via assieme al pianeta che portava il nome del loro sovrano. Non ne rimaneva che una manciata di questi guerrieri, di cui ancora meno purosangue, e un buco buio lì dove risiedeva il pianeta. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Fissava con il visino corrucciato quella strana vasca verticale. Il naso spiaccicato contro il vetro e le mani appoggiate ai lati della testa. Non sapeva perchè la sua mamma fosse stata chiusa lì dentro, immersa in un liquido scuro e con una maschera per l’ossigeno sul viso. Sembrava addormentata.
Si voltò cercando con lo sguardo la figura paterna all’interno della stanza. Lo trovò appena fuori l’uscio che discuteva sottovoce con un altro Saiyan in quella lingua che lei non conosceva. Rimase per un po’ a guardarlo attendendo in silenzio, studiandone i movimenti cercando di capire di cosa parlassero dai suoi gesti. Si stancò presto però di quel gioco noioso, così gli si avvicinò con calma. Si fermò appena dietro di lui e sbirciò prima il volto del padre, contratto nella solita espressione severa, poi quella del suo interlocutore. Non capiva una parola di quello che si stavano dicendo così richiamò il genitore tirandogli la gamba del pantalone, distraendolo dalla conversazione.
Vegeta abbassò lo sguardo sulla sua bambina incrociandone gli occhioni blu continuando ad ascoltare il Saiyan di fronte a sè. La vide corrucciare lo sguardo e gonfiare le guance indispettita mentre tornava a tirare con forza la stoffa dei pantaloni. Distolse lo sguardo da lei e tornò a concentrarsi sul suo interlocutore.
Bra si rese conto di non essere al centro dell’attenzione del padre, perciò gli fece una linguaccia e tornò a vegliare sulla madre. Si sedette a terra appoggiando la schiena alla strana vasca. Si guardò attorno nel silenzio di quella stanza che puzzava di disinfettante, cercando qualcosa con cui intrattenersi in attesa che uno dei due genitori potesse darle attenzione. Il suono della macchina alle sue spalle era appena un sottofondo quando adocchiò, appoggiato su un tavolo pieno di cianfrusaglie e attrezzi medici a lei sconosciuti, una figura familiare. Si alzò avvicinandosi al tavolo per lei decisamente troppo alto. Si mise in punta di piedi sbirciando oltre il bordo. I suoi occhi s’illuminarono e sul suo visino si aprì un sorriso, allungò una mano e prese il coniglietto di peluche che aveva lasciato cadere quando era stata rapita. Se lo strinse al petto inspirando il profumo di pulito che emanava, sembrava essere stato appena lavato. Fu felice di aver ritrovato il suo amato giocattolo, ci teneva molto. Tornò a guardare la madre incosciente stringendo il peluche al petto. Si chiese se stesse bene.
Vegeta le arrivò alle spalle pochi secondi dopo e rimase a guardare insieme a lei Bulma.
Bra alzò lo sguardo su di lui. - Papà, perchè la mamma è qui dentro?-
-Tua madre è cocciuta e non mi ascolta. Ha voluto fare di testa sua e questo è il risultato.- le rispose.
Vegeta non era il tipo che distingueva il parlare con gli adulti dal farlo con i bambini, usava lo stesso sarcasmo e sottile cinismo senza pensare che il suo interlocutore potesse essere troppo piccolo per coglierlo.
Bra battè le palpebre confusa. Adorava il suo papà, gli voleva tanto bene ma a volte parlava troppo difficile per lei.
-La mamma si è fatta male? Per questo deve stare lì dentro?-
Ma Bra era una bambina intelligente per la sua età, la degna figlia sua e di quel genio di sua moglie, quindi arrivò da sola alle proprie conclusioni. E lui non potè far altro che annuire guardandola in quegli occhioni blu che lo fissavano in attesa di un assenso. Notò che tra le braccia aveva quel coniglietto di peluche che si portava ovunque, primo e unico regalo che le avesse mai fatto. Quella vista lo rincuorò, senza un reale motivo.
Forse perchè era un’immagine familiare, che gli ricordava la quiete di casa.
Guardò la donna incosciente rinchiusa nella vasca di rigenerazione chiedendosi quanto ci sarebbe voluto per far sì che si risvegliasse. Decise che la sua presenza lì non avrebbe modificato la situazione ma, invece di girare i tacchi ed andarsene, si andò a sedere su una delle poche sedie presenti all’interno. Chiuse gli occhi e incrociò le braccia al petto.
Possibile che Bulma si dovesse sempre mettere nei guai? Si era raccomandato di stargli vicino e invece lei partiva all’esplorazione! Non si sarebbe mai perdonato se l’avesse persa. Aggrottò le sopracciglia pur mantenendo gli occhi chiusi a quel pensiero.
Il pericolo che aleggiava sulle loro teste era molto più grande di quel che pensasse. Non che il fatto che fosse un “discepolo di Ardos” o quello che era lo preoccupasse, sembravano più le parole di un fanatico fuori di testa che crede un po’ troppo alle leggende. Quello che lo faceva pensare era che non aveva la minima idea di chi fosse ‘sto tizio, nè dove si trovasse. Sembrava agire nell’ombra mandando avanti i suoi seguaci - più idioti di lui tra l’altro - a compiere il lavoro sporco. Vegeta si chiese fin dove si sarebbe spinto prima che riuscisse a capirci qualcosa.
Bra, che giocava con il suo coniglietto in piedi davanti la vasca, si voltò per guardare il padre. Non gli aveva parlato gran che da quando erano tornati a palazzo, si era risvegliata tra le sue braccia e ricordava poco e niente di quanto successo prima che si addormentasse di nuovo mentre la portavano via da quel luogo di prigionia. Le mancava il suo papà, voleva stargli vicino. In silenzio si avvicinò a lui arrampicandosi sulla sedia al suo fianco mettendocisi seduta. Rimase in silenzio per un po’ limitandosi a lanciargli qualche occhiata fugace.
-Che c’è, Bra?- le chiese all’ennesima volta che si sentì i suoi occhi addosso.
Bra sussultò impercettibilmente, presa alla sprovvista da quella domanda e dalla sua voce. La piccola indugiò un po’ e Vegeta aprì finalmente gli occhi senza però guardarla.
-Papà, come hai fatto a trovarmi? In quel posto non si sentono le auree.- chiese la bambina incuriosita giocherellando con le orecchie del peluche.
Vegeta le lanciò un’occhiata dubbiosa mentre rifletteva sugli avvenimenti del giorno precedente. Alzò un sopracciglio prestando finalmente attenzione alla figlia.
-Hai alzato la tua. Sono riuscito a localizzarti e a trovarti. Non ti ricordi?-
Bra si voltò ad osservare gli occhi scuri del genitore, sempre severi sempre attenti. Arricciò il naso ripensando agli eventi di qualche ora prima, non ricordava molto di quanto accaduto prima di svenire. Il tizio l’aveva picchiata forte e lei aveva tentato inutilmente di difendersi. L’ultima cosa che la sua mente annebbiata ricordava era tanta rabbia e un orgoglio ferito.
-Ricordo di essermi arrabbiata tanto, perchè l’uomo cattivo mi ha picchiato. E ricordo una luce.- rivelò la bambina tornando a prestare attenzione al coniglietto di pezza tra le sue braccia. Torturò le orecchie arrotolandole su se stesse e sulle sue manine.
- Una luce?- chiese Vegeta osservandola giocare con l’amico inanimato.
Bra annuì senza staccare gli occhi dal giocattolo. Iniziò a dondolare le gambe avanti e indietro, seduta su quella sedia troppo grande per lei.
-Sì, una grande luce dorata. E calda.-
Le sopracciglia del Saiyan purosangue si alzarono di poco stupite da quella rivelazione semplice. La sua mente iniziò a formulare delle ipotesi che mai avrebbe pensato di attribuire a sua figlia.
-Oh.- disse la piccola come se avesse appena ricordato qualcosa, attirando l’attenzione del genitore su di lei. - Quella luce ha spazzato via i due uomini cattivi. Ricordo di aver gridato tanto e mi sono sentita fortissima.-
Quel piccolo dettaglio diede modo al Re di confermare la teoria che gli girava per la testa, per quanto assurda potesse sembrargli. Il picco d’energia improvviso scomparso con la stessa velocità con la quale era apparso, i due Saiyan ritrovati uno senza sensi e l’altro senza vita in un posto in cui erano in compagnia soltanto della principessa e la rivelazione di Bra nell’aver visto una luce dorata, calda e molto forte che aveva spazzato via i suoi aguzzini, l’avevano portato a un’unica conclusione.
Aggrottò le sopracciglia rendendosi conto dell’assurdità della cosa però non potevano esserci altre spiegazioni plausibili a quella serie di eventi particolari. Guardò sua figlia che gli sedeva accanto giocare con il suo amato peluche, spensierata e inconscia di quanto fosse accaduto. Aveva un aspetto così terrestre che se non fosse per quella coda marroncina che le spuntava dai pantaloncini avrebbe faticato a trovare dei tratti Saiyan in lei. Certo, i suoi poteri per quanto acerbi erano la chiara prova che nel suo sangue scorressero i geni di quella razza guerriera, e anche il taglio degli occhi decisamente squadrato riportava alle sue radici aliene. Per il resto Bra sembrava in tutto e per tutto una bambina umana e il suo disinteresse per il combattimento l’aveva portato lontano dall’immaginare che sua figlia potesse raggiungere, nonostante avesse tutte le carte in regola, lo stadio di Super Saiyan.
Si alzò dalla propria sedia e si piazzò davanti alla bambina che portava in metà suo codice genetico anche i propri geni. Bra lo guardò interrogativa mentre lui si abbassava per poterla guardare negli occhi.
-Bra, tu sai di non essere una bambina come le altre?- iniziò. Non era da lui tergiversare e girare attorno alle cose, però voleva che sua figlia potesse comprendere appieno le proprie parole.
Bra battè le palpebre interessata alle parole del padre. -Sì, tu e la mamma mi dite spesso che sono una Saiyan. Una principessa guerriera.-
Il Re accennò un sorriso: sveglia la bambina.
-E sai cos’è un Super Saiyan?-
Bra scosse la testa non sapendo la natura né il significato di tale parola. Inchiodò il proprio sguardo azzurro in quello del padre, le avevano sempre insegnato a guardare negli occhi la persona con cui parlava. Per rispetto.
-È questo.- disse prima di trasformarsi di fronte a lei.
Le iridi della bambina riflessero la luce proveniente da Vegeta e sul suo visino si dipinse un’espressione di pura ammirazione. Non era la prima volta che vedeva il suo papà cambiare aspetto, sapeva che lo faceva per aumentare la sua forza in combattimento ma non ne conosceva il nome. Quella luce sprigionata le causò una specie di deja-vù mentre delle immagini non molto nitide apparvero e scomparvero nella sua testa. Come dei flash.
-È questa la luce che ho visto! Eri tu papà quindi!- disse con la felicità stampata in viso.
Vegeta scosse la testa e sciolse la trasformazione. -No. Eri tu. Ti sei trasformata in Super Saiyan e hai spazzato via quei due.-
-Io? Ma non ne sono capace.- rispose
A Vegeta venne da ridere di fronte a tanta innocenza. Lui ci aveva messo anni versando sangue e sudore. Invece a sua figlia era bastato uno scatto d’ira.
-Non é questione di esserne capace o no. È una cosa innata. Bisogna solo trovare la leva giusta.- le spiegò.
Bra ascoltò con attenzione le parole del padre incamerando tutte quelle informazioni a lei sconosciute.
Vegeta continuò. -Non pensavo potesse accadere, almeno non così presto. Te ne avrei parlato prima altrimenti.- disse passandosi una mano tra i capelli, era dura per lui spiegare qualcosa a una bambina che non aveva neanche le basi per affrontare un combattimento. - Ascoltami Bra, devi imparare a controllarla, altrimenti rischi di far del male a qualcuno la prossima volta che ti trasformi involontariamente. Perciò, - si fermò un secondo, diamine non avrebbe mai pensato di doverlo fare. - Che ne dici di allenarti d’ora in poi?-
Gli occhi di Bra s’illuminarono e Vegeta se ne stupì, non credeva che potesse essere anche sono minimamente interessata al combattimento. Credeva di dover insistere affinché lei accettasse e invece sembrava voler provare quella nuova esperienza di buon grado.
-Come fate tu e Trunks?- chiese in fibrillazione.
Vegeta annuì e Bra gli si gettò addosso spingendolo a sedersi per terra per non perdere l’equilibrio. Okay, di certo non si aspettava una reazione del genere. Quella bambina era tutta matta.
Un suono prolungato avvertì padre e figlia che la vasca di rigenerazione aveva terminato il proprio compito. Vegeta si alzò da terra dirigendosi verso il pannello che controllava il funzionamento del macchinario. Premette un paio di pulsanti e l’acqua scura curativa iniziò a defluire. Si avvicinò alla vasca e attese il risveglio della compagna.
Bulma aprì lentamente gli occhi quando ormai l’acqua era quasi completamente sfociata nello scarico ai suoi piedi. Aveva una maschera dell’ossigeno sul viso che si staccò non appena cercò di aprire bocca. Si sentiva un po’ intontita dal lungo sonno, perciò quando mise un piede fuori dalla vasca scivolò e perse l’equilibrio. Sarebbe caduta a terra se le braccia pronte del marito non l’avessero presa al volo. Alzò gli occhi su di lui ma ci mise qualche secondo a metterlo a fuoco.
-Vegeta!- esclamò quando lo riconobbe. - Grazie.- disse poi perdendosi nei suoi occhi scuri.
Vegeta non fiatò aiutandola a mettersi in piedi, quando fu sicuro che non sarebbe caduta da ferma si allontanò.
Bulma si strinse nelle braccia non appena recuperata la stabilità sulle proprie gambe, rendendosi conto di essere seminuda e bagnata dalla testa ai piedi in una stanza affatto riscaldata. Si guardò attorno tremante cercando di rammentare che stanza fosse quella in cui si trovava.
-Mamma!-
Bra le corse incontro e Bulma l’accolse tra le proprie braccia con gioia.
-Ehy piccola mia! Come stai?- le chiese accarezzandole la guancia visibilmente contusa. Aveva assunto un colore violaceo e la donna si chiese se sentisse dolore.
-Io sto bene! Tu come stai? Papà mi ha detto che ti sei fatta male!- esclamò preoccupata la bambina.
-Sto bene, Bra.- le disse sorridendole. Le voltò il viso dalla parte opposta verificando lo stato dell’altra guancia e del labbro inferiore, che aveva smesso di sanguinare ma era un po’ gonfio. - Ti fa male?-
Bra fece una smorfia quando la mano della madre le sfiorò la guancia offesa. -Non molto.-
-Smettila di preoccuparti per lei, due ore e quei lividi scompariranno. Pensa a te piuttosto.- la sgridò il compagno porgendole un asciugamano.
Bulma alzò gli occhi su di lui incrociando il suo sguardo severo. Prese l’asciugamano ringraziandolo silenziosamente e se lo poggiò sulle spalle trovandolo morbido e profumato oltre che grande il doppio di lei. Un calore piacevole l’avvolse subito facendole tirare un sospiro di sollievo.
-Mamma lo sai che papà vuole allenarmi?- sentenziò Bra con un sorriso da orecchio a orecchio.
-Papà vuole fare cosa?- mormorò stupita sicura di aver capito male.
-Vuole allenarmi. Come fa con Trunks. Ha detto che devo imparare a controllarmi o faccio casini.- spiegò la bambina.
Bulma spostò lo sguardo sul marito che se ne stava con le braccia incrociate a pochi passi da lei e fissava la figlia senza espressione. Vegeta non aveva mai espresso il desiderio di allenare la secondogenita nè le era mai sembrato che l’uno o l’altra ci stesse pensando. Quindi perché proprio adesso voleva mettere in riga i poteri di Bra?
-Sa trasformarsi in Super Saiyan.- disse facendo ruotare gli occhi su di lei, rimanendo impassibile nonostante la sua palese sorpresa.
-Sa fare cosa!?-
Vegeta alzò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia al petto.
-La botta ti ha fatto diventare sorda?-
Bulma lo fulminò con lo sguardo e lui accennò un ghigno divertito. Non sapeva se voleva picchiarlo o baciarlo. Le stranezze dell’amore.
-Intendevo dire che è strana come cosa.- borbottò fissandolo trucemente.
Vegeta alzò un sopracciglio e sciolse la posa conserta delle braccia. Si avvicinò poi alla figlia abbassandosi alla sua altezza. Prese la coda e la mostrò alla moglie.
-È una Saiyan. È mia figlia. Cosa ci sarebbe di strano?-
Bulma sbuffò, suo marito sapeva essere un idiota quando voleva e intelligentissimo quando gli andava. Mise le mani sui fianchi in posa battagliera.
-Non ha alcuna nozione di combattimento, non si è mai allenata. Come è possibile che sia capace di trasformarsi se non sa neanche tirare un pugno?- specificò.
Vegeta lasciò andare la coda della bambina e tornò in posa eretta, senza smettere di guardare la consorte che, a quanto pare, o aveva perso qualche neurone nell’incidente, e quindi non ci arrivava, o stava facendo finta di niente.
-Chi ha detto che le due cose vanno di pari passo?- le domandò .
Bulma ci pensò qualche istante prima di rispondergli.
-Beh tutti voi l’avete fatto dopo tanti allenamenti. Pensavo che uno fosse conseguente all’altro.- disse.
Vegeta inclinò la testa di lato, spostò il peso su una gamba e mise la mano sul fianco opposto guardando la moglie come se fosse scema. Aveva seriamente perso qualche neurone.
-L’unica cosa da cui dipende la trasformazione è la rabbia. Allenamenti o non allenamenti senza un cuore calmo colmo di rabbia non si ottiene nulla.- le spiegò come si faceva ai bambini.
-Oh.- disse soltanto lei.
-Oh?- le fece il verso lui. Poi diede le spalle ad entrambe uscendo dalla stanza. - Il tuo cervello perde colpi. Faresti meglio a farti una doccia e riposare.-
Bulma fulminò la sua schiena con lo sguardo risentita per quella mancanza di fiducia nel suo cervello geniale. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Tornò a prestare attenzione alla sua piccola fotocopia che la fissava curiosa. Sospirò prendendola per mano e seguendo il compagno fuori dalla stanza.
Il palazzo era avvolto in un tetro silenzio dovuto a chissà quale evento o ordine del Re. Soltanto il rumore insistente delle gocce di pioggia che battevano contro i vetri davano un tocco di vita a quei lunghi corridoi muti. Forse era semplicemente troppo grande, il posto, per poter avvertire la vitalità di altri angoli. Bulma sapeva che nessuno stava mai fermo su quel pianeta, sembravano tutti pieni di energie inesauribili.
Però in quel momento l’edificio sembrava quasi dormiente e lei non seppe spiegarsene il motivo.
Bra espresse in desiderio di tornare a giocare, magari in compagnia di altri Saiyan della sua età e Bulma lanciò uno sguardo al compagno che, pochi passi avanti a loro, si espresse in un’alzata di spalle indifferente. Sorrise alla sua bambina, allora, accordandole il permesso di allontanarsi e tornare ad attività più adatte alla sua età. La bambina abbracciò la madre con forza poi corse giù dalle scale che si intravedevano in fondo al corridoio, sparendo dalla vista dei genitori.
Bulma si avvicinò quindi al compagno pensieroso e gli sfiorò la mano per manifestare la propria presenza al suo fianco. Vegeta a mala pena la guardò con la coda dell’occhio rimanendo con la testa da un’altra parte ma lasciandole intrecciare le dita con le proprie. L’azzurra si chiese cosa portasse mentalmente lontano da lei il marito. Forse aveva a che fare con quanto successo a Bra e su quello che gli aveva detto il Saiyan trovato a farle la guardia.
Vegeta aprì la porta della loro stanza cedendo però il passo alla consorte che, dopo un primo momento di meraviglia per quel gesto inusuale, lo sorpassò entrando nella stanza. Lasciò cadere il telo a terra buttandosi poi a peso morto sul morbido materasso mentre Vegeta chiuse la porta alle sue spalle. Avvertì il suo sguardo addosso e si costrinse a tirarsi su, poggiandosi sui gomiti. Lo guardò interrogativa mentre lui sembrava non voler spostare le sue iridi da lei.
-Come stai?-
Bulma credette di aver sentito male. Battè le palpebre stupita e si chiese se avesse battuto la testa nel periodo in cui fosse stata incosciente o si fosse impazzito.
-Bene. Un po’ intontita, forse a causa della roba che c’era dentro quel liquido, ma bene.- gli rispose guardandosi un po’ attorno. -Quanto ho dormito?-
- Un giorno.-
- Intero?-
Vegeta annuì e Bulma capì il motivo di quella sensazione, dormire per ventiquattro ore consecutive era parecchio. Però fisicamente si sentiva in forma, come nuova. La vasca di rigenerazione faceva seriamente miracoli e non solo sui Saiyan. Lo seguì con lo sguardo quando lui le si avvicinò, sedendosi poi al suo fianco. Si guardarono in silenzio e lui le spostò delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Le si avvicinò lentamente, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso, quasi avesse paura di farle male o di un suo rifiuto. A Bulma venne inizialmente da ridere per quel comportamento così attento, pacato, quasi spaventato. Sorrise a quel pensiero. Poi finalmente il suo uomo decise di eliminare quella distanza, regalandole uno dei suoi baci da mozzare il fiato e l’azzurra potè avvertire tutta la tensione che lo avvolgeva scivolare via mano a mano che il contatto si approfondiva.
Le aveva suggerito molto sarcasticamente di riposare e avrebbe voluto farsi una doccia per togliersi quel liquido in cui era stata immersa di dosso. Ma quando se lo ritrovò sopra, che sembrava volerla spogliare con gli occhi, optò per un tipo di riposo molto più piacevole per entrambi. Si lasciò togliere i pochi indumenti bagnati che la coprivano, ricambiando il favore spogliandolo con la stessa urgenza di sentirlo a stretto contatto. Le loro labbra non si staccarono se non per permettere di sfilarsi i vestiti, avevano bisogno di quel contatto -più lui che lei- di sentirsi l’altro addosso. Bulma baciò gli addominali scolpiti, uno alla volta percorrendo il suo fisico con lentezza lasciandosi dietro una scia umida.
Il Saiyan ribaltò la situazione non appena lei arrivò a sfiorargli l’inguine, facendola stendere sotto di sè. Le bacio il collo scendendo con calma sui seni, sui quali due capezzoli turgidi sembravano chiamarlo. La fece sospirare mordendone uno per poi passarci la lingua sopra. Proseguì la sua esplorazione prendendo a baciare il ventre piatto, con cura maniacale, soffermandosi più del dovuto. Lì dentro erano cresciuti entrambi i loro bambini, partendo da nient’altro che un paio di cellule. Avevano trascorso nove mesi all’interno del grembo materno -fragile, accogliente, caldo, sicuro, terrestre- prima di venire alla luce -forti, violenti, animaleschi, Saiyan- tra le grida materne e la preoccupazione paterna. Era grato a quel ventre, a lei, per quello che gli avevano dato la possibilità di creare dopo anni di distruzione. Lasciò un ultimo bacio appena sotto l’ombelico prima di spostare l’attenzione sulle lunghe gambe. Baciò l’interno coscia scendendo fino all’incavo del ginocchio e risalì, fece la stessa cosa con l’altra gamba. Sorrise malizioso alla donna che lo guardava dall’alto e che si contorceva sotto le sue mani. Poi sparì dietro il monte di venere e l’azzurra non potè far altro che buttare la testa all’indietro e lasciarlo fare.Quando finalmente l’uomo decise di darle tregua e regalarle un’orgasmo, approfittò del suo stato di confusione post-appagamento per entrare in lei di colpo strappandole un gemito.
Adorava sentirlo dentro di sè, avere il suo corpo sudato premuto contro il proprio, il suo fiato corto sulla pelle e le sue labbra sulle proprie. Cercò di lasciare la sua bocca il meno possibile, infilò una mano tra i suoi capelli godendosi le sensazioni che quel contatto le donava. Con l’altra mano gli accarezzò la schiena arrivando a sfiorare la cicatrice della coda.
Lui sobbalzò emettendo un ringhio ma non si staccò da lei anzi, approfondì il contatto velocizzando le spinte con le quali affondava al suo interno. Catturò le sue mani e le bloccò ai lati della sua testa stringendole tra le proprie.
Fecero l’amore per ore dimenticando momentaneamente tutti i problemi che dovevano affrontare. Volevano dedicarsi soltanto a loro e basta, senza pensare ad altro.


-Mamma! Come stai?-
Bulma vide il primogenito correrle incontro e fermarsi a pochi passi da lei con la faccia preoccupata. Gli scompiglió i capelli in un gesto affettuoso prima di lasciargli un bacio sulla guancia che il ragazzino non gradì molto pur senza proteste.
-Sto bene, tesoro. Grazie.-
Trunks si rilassò visibilmente e mostrò alla madre il suo sorriso migliore. Era felice che stesse bene, sua madre per lui era uno dei due punti fermi della sua vita e vederla ko non gli piaceva affatto sopratutto per motivi che sarebbero potuti essere evitati. Sbirciò oltre la sua figura cercando l’altro punto fermo della sua esistenza, trovandolo appoggiato al muro di fronte con gli occhi chiusi e le braccia conserte. Davanti a lui  Napa e Radish sembravano intenti a litigare per qualcosa di stupido, si chiese quanto il padre avrebbe ancora sopportato prima di espandere la propria aura e sbatterli a terra.
-Oniichan!- urlò Bra saltando al collo del fratello. -Lo sai che papà vuole allenarmi? Ha detto che devo imparare a controllare la mia forza.-
Trunks alzò un sopracciglio guardando negli occhi la sorella che sembrava entusiasta della cosa. Non sapeva bene come prendere la notizia, da una parte era geloso degli allenamenti con il padre, li vedeva come uno dei pochi momenti in cui poteva relazionarsi con lui da solo, ma dall’altra ne era contento sia perché avrebbe potuto condividere gli estenuanti allenamenti con la sorella, e forse dimezzare la fatica finché lei non sarebbe stata abbastanza forte da competere con loro, sia perché così il padre avrebbe additato lei come “mocciosa incompetente” quando sbagliava qualcosa. Sorrise alla sorella in modo sadico.
-Ma davvero? Che bella notizia!- esclamò mentre nei suoi occhi una luce malvagia di accendeva facendo rabbrividire la bambina che aveva in braccio.
-Trunks, mi fai paura.- gli disse fissandolo negli occhi.
Il ragazzino allargò il suo ghigno avvicinandosi di più al viso della sorella, nei suoi occhi si accese una luce strana e Bra non poté far altro che provare a divincolarsi per sfuggirgli.
-Tu dici, sorellina?- sibiló ad un centimetro dalla sua faccia.
Bra spalancò gli occhioni blu e si divincoló finché il fratello non la lasciò andare. Appena messa a terra andò a rifugiarsi dietro la madre esibendosi poi in una linguaccia.
Trunks ridacchiò e si avvicinò a lei facendole intendere di non avere buone intenzioni. La piccola tentó di sfuggirgli stringendosi di più alla madre ma lui la raggiunse costringendola a staccarsi e fuggire via, gridando divertita. Trunks le corse dietro sotto lo sguardo materno che scuoteva la testa divertita.
Bulma si voltò a guardare il marito che, con non si sa quale pazienza, continuava ad ascoltare i due Saiyan davanti a lui vaneggiare si qualcosa di poco chiaro. Incrociò i suoi occhi e si chiese quanto ancora avrebbe sopportato prima di scoppiare.
-Mia Signora, sono felice di constatare il vostro ottimo stato di salute.- esclamò una voce alle sue spalle.
Bulma si girò, stupita dal sentire una voce sconosciuta parlare la sua lingua, incrociando gli occhi neri di Alistair il Saiyan anziano -che poi tanto anziano non era, dannato sangue Saiyan- che li aveva incoronati legittimi sovrani del pianeta e con il quale Vegeta sembrava avere uno strano rapporta di fiducia. Gli sorrise felice di vedere una faccia conosciuta.
-Alistair! Che piacere rivederti.- gli disse l’azzurra attirando l’attenzione dei tre Saiyan alle sue spalle.
Alistair abbozzò un sorriso e chinó la testa.
-Il piacere è tutto mio, mia Regina. Ho saputo del rapimento della principessa e del vostro piccolo incidente, sono accorso appena ho potuto.- disse spostando lo sguardo sul Re, ancora appoggiato alla parete apparentemente indifferente.
Bulma ricambió il sorriso tirando forse un po’ troppo gli angoli della bocca pur di far sembrare naturale l'espressione, ottenendo però l’effetto contrario e renderlo più falso di quanto volesse.
Ma Alistair sembrò non farci caso, poco avvezzo nel riconoscere quel tipo di particolari. Piuttosto mantenne gli occhi sul sovrano che aveva impercettibilmente aggrottato le sopracciglia.
Vegeta, che aveva smesso di prestare attenzione ai due Saiyan di fronte a lui già da un po’, si staccò dalla parete e affiancò la moglie in una sorta di sostegno indiretto.
-Sto bene e anche Bra è in ottima forma. Ti ringrazio per l’interessamento.- gli rispose Bulma lanciando un’occhiata di sottecchi al compagno.
-Ottima notizia.- proclamò.- Sire, il pianeta Azur ha effettuato il proprio pagamento per i soldati richiesti. Hanno detto che vorrebbero tenere la guardia per altri due o tre mesi.- cambió discorso poi rivolgendosi a Vegeta che l’osservava serio.
-Non avevano detto di voler un periodo di prova di dieci giorni?-
Alistair si limitò ad un’alzata di spalle.
-A quanto pare non ce ne sarà bisogno. Sono rimasti piacevolmente soddisfatti dalla loro reazione al pericolo.-
Vegeta fece schioccare la lingua sul palato prima di accennare un ghigno soddisfatto.
-Bene.- disse spostando lo sguardo altrove.
Alistair sorrise un poco: -Di questo passo nel giro di un anno o due rientreremo nei costi e potremmo anche guadagnarci, non è fantastico mio Signore?-
Il sovrano fece una smorfia non esattamente entusiasta e lanciò un’occhiata alla donna dai capelli azzurri di fianco a lui.
Un anno o due? Non avevano intenzione di rimanere lì così a lungo, anzi non avevano proprio alcuna intenzione di rimanere. Soprattutto dopo gli ultimi eventi. Mettere in pericolo la propria famiglia era l’ultima cosa che voleva.
Tutta colpa di quei due idioti che non sapevano cosa farsene dei soldi. Vegeta lanciò uno sguardo di fuoco a Radish e Napa che rabbrividirono consapevoli.
Il capellone fece un passo avanti, sfidando la morte, cercando di mettere una toppa.
-Su, Vegeta, non è il caso di esagerare. I guadagni stanno lievitando e il piano della terrestre - disse indicando Bulma - funziona alla grande. Cosa c’è da preoccuparsi?-
-Se aveste tenuto a bada le vostre manie di sperperamento non saremmo in questa situazione.- gli rispose il sovrano stizzito. -Invece sono bloccato su questo pianeta per chissà quanto tempo per colpa vostra. Chi diavolo vi ha dato il permesso per mettere il vostro culo sul mio trono poi!- sbottò alla fine.
Radish deglutì a corto di idee per rispondere alla legittima domanda del suo interlocutore. Aprì bocca un paio di volte ma non ne uscì nulla e si chiese se Napa avesse ragione nel dire che il suo unico neurone funzionava una volta sì e dieci no. Cosa diamine doveva dire a Vegeta?
Non lo sapeva. Quindi sparò a caso la prima cosa che gli passò in mente.
-È colpa tua che sei rimasto sulla Terra tutti questi anni! Dovevi preoccuparti del tuo popolo non di moltiplicarti su quello stupido pianeta!- esclamò Radish. -Qualcuno doveva pur prendere in mano la situazione! Vero Napa?- disse convinto incrociando le braccia al petto.
Scese il silenzio più completo tra i presenti, nessuno ebbe il coraggio di dire alcun che per far notare al Saiyan dalla chioma fluente che, in effetti, stava dicendo un sacco di stupidagini.
Bulma se lo guardò piuttosto stranita, avrebbe potuto giurare che, ai tempi in cui approdò sulla Terra con l’intento di dare una lezione al fratello, le era sembrato assai più sveglio. Invece era un perfetto idiota, probabilmente aveva perso la consegna del cervello ai tempi.
Vegeta invece, che lo conosceva fin troppo bene e che sapeva che l’unico cervello che possedeva era nei pantaloni, lo fissò con un sopracciglio alzato incassando le accuse senza capo né coda senza dargli troppa importanza.
Trunks e Bra passarono in mezzo agli adulti, ridendo e rincorrendosi. La più piccola tentò di nascondersi dietro al padre ma il fratello le si buttò addosso, mancandola per un pelo. La mezzosangue ridendo si era scansata quel poco che bastava per far abbracciare il nulla al maggiore.
Vegeta osservò i figli giocare meditando su cosa rispondere all’altro Saiyan.
-Indipendentemente da dove fossi io, le vostre mani sarebbero dovute rimanere lontane dal mio trono. E tra l’altro,- disse abbassandosi a prendere dalla maglietta la figlioletta, staccandola dalle proprie gambe e consegnandola al ragazzino dai capelli glicine. Bra però si ancorò al suo braccio manco fosse un ramo penzolante su un fosso pieno di coccodrilli. - fino a un mese fa questo pianeta neanche esisteva. Era stato spazzato via da Freezer.-
Trunks cominciò a fare espressioni terrificanti alla sorella, minacciandola sottovoce di atroci torture. La bambina si strinse maggiormente al braccio del padre che però riuscì a scrollarsela di dosso e rilegarla alle cure del suo “carnefice”. Bra sgusciò via dall’abbraccio fraterno non appena lui le regalò un malefico sorriso, correndo poi a perdifiato il più lontano possibile da lui.
Radish si ritrovò a fissare il vuoto in cerca di una qualsivoglia risposta di senso compiuto da dare all’ex compagno di squadra. Passarono diversi istanti in cui regnò il più completo silenzio, in attesa di un segno di vita da parte del fratello di Goku. Soltanto l’acuta voce di Bra che rideva, supplicando al contempo il fratello maggiore di starle lontana, riempiva l’ambiente circostante. Il capellone fissò il pavimento arrendendosi alla propria stupidità.
L’arrivo di una seconda persona, una guerriera di prima classe, spezzò quell’imbarazzante quanto comico momento.
-Vostra Maestà- disse rivolgendosi ad entrambi i sovrani. -Radish. Napa.- aggiunse con una smorfia disgustata.
-Ehy, Calliope! Quanto tempo.- esclamò il pelato ghignando.
La guerriera lo ignorò, fregandosene altamente di tutto ciò a cui stava alludendo, preferendo concentrarsi sulla regina. Le fece un leggero inchino in segno di rispetto prima di ricominciare a parlare.
-La mia squadra ed io abbiamo bisogno di parlarvi. In privato.- disse lanciando un’occhiata ai presenti.
Bulma, momentaneamente sprovvista del suo rilevatore, non aveva capito ciò che le era stato detto perciò chiese aiuto con lo sguardo al marito che, pur riluttante, tradusse quanto le era stato detto.
-Vogliono parlarti.- tagliò corto il Re.
-E di cosa?- chiese l’azzurra.
Vegeta scrollò le spalle: non poteva saperlo.
La Regina si guardò attorno come alla ricerca di qualcosa ed attese qualche attimo. Bra, seguita da Trunks, le passò davanti veloce come fulmini ma lei riuscì ugualmente ad afferrarli, entrambi, dalla maglietta. Lanciò la più piccola al compagno e spinse il primogenito nella stessa direzione.
Vegeta prese al volo la principessa ed impedì al maggiore di rovinare a terra afferrandolo appena in tempo. Poi rivolse uno sguardo interrogativo alla consorte che stava calzando il rilevatore portatole da una seconda guerriera.
-Occupati di loro mentre sono impegnata. Impedisci a Trunks di uccidere sua sorella e a Bra di farlo impazzire.- sentenziò prima di voltare le spalle a tutti e seguire la guerriera nei lunghi corridoi.
Il sovrano seguì con lo sguardo la figura longilinea della moglie fin quando non sparì oltre la fine del corridoio. Nappa e Radish, alle sue spalle, sghignazzarono.
-Cosa avete da ridere?-
-La terrestre ti ha mollato i mocciosi e tu non hai fiatato. Manco fossi la loro balia o il suo schiavetto.- ridacchiò Nappa.
Il Saiyan reale si limitò a lanciare loro un’occhiataccia prima di posare la più piccola a terra e lasciar andare il maggiore. Li guardò entrambi con il solito cipiglio severo ricevendo in cambio due luminosi sorrisi, che gli sciolsero il cuore. Sbuffò per evitare di esternare tale sentimento e si incamminò dalla parte opposta del corridoio.
-Andiamo, mocciosi. Vi farò fare qualcosa di costruttivo che sfogherà le vostre energie.- sentenziò.
I due mezzosangue si guardarono l’un l’altro prima di affrettarsi a seguire il padre. Trunks gongolava pregustando il momento in cui la principessina di casa, durante gli allenamenti, sarebbe stata trattata con la stessa durezza che il padre usava con lui. Era un sadico? Sì, forse anche troppo per i soli quattordici anni che aveva. Sua madre gli diceva spesso che iniziava ad assomigliare sempre di più al padre man mano che cresceva. E ciò gli piaceva assai, un po’ meno alla genitrice.


Bulma, dall’altro lato dell’enorme palazzo, nell’ala adibita agli allenamenti, sentì fischiare l’orecchio sospettando che qualcuno la stesse pensando. Mandò un paio di maledizioni al marito mentre provava a liberarsi del fastidio massaggiandosi il padiglione auricolare.
-Vostra Maestà,- iniziò la Saiyan che la precedeva. -Volevo informarvi che vorremmo che voi iniziaste ad allenarci per rinforzare il vostro fisico.-
-Cosa?- esclamò.
-Crediamo che un allenamento fatto su misura per voi, e quindi uno sviluppo di capacità combattive seppur minime, sia un ottimo modo per farsi accettare da "ribelli" che non vi credono adatta al vostro ruolo.- continuò guardando dritto davanti a sè.
Bulma fissava la schiena della guerriera senza proferir parola, incapace di mettere insieme tali informazioni e crederle reali.
-Oltre a ciò,- continuò Calliope. - Potrete avere una sorta di indipendenza nella protezione della vostra persona.-
-Ma io non saprei dove iniziare. Poi voi siete tutti ultra forti, come potrei anche solo provare a proteggermi da sola?- chiese la scienziata più curiosa che intimorita.
Calliope aprì la porta che dava sul campo d’allenamento esterno e un forte odore di terra bagnata inondò le narici della Regina.
I nuvoloni carichi di pioggia ricoprivano il cielo rosso dando un’aria ancora più tetra a quel pianeta così inospitale. Bulma fu percorsa da un brivido di freddo che non seppe attribuire alla temperatura esterna. Si guardò attorno per qualche secondo senza accorgersi che Calliope l’avesse preceduta: la terra bagnata divenuta ormai fango era l’unica cosa naturale in quel campo d’addestramento. Cupole trasparenti come il vetro ma resistenti come l’acciaio ricoprivano e dividevano le varie sezioni, dando così ad ogni gruppo il proprio spazio. Una struttura in ferro si ergeva al di sopra delle cupole racchiudendole in un ambiente in un certo senso privato.
- Mia Signora, statemi vicina per favore..- sentenziò la guerriera da lontano.
Bulma la raggiunse quasi correndo e, senza mai smettere di guardarsi attorno, proseguirono il loro percorso.
Avvicinandosi alle cupole, la donna terrestre poteva avvertire chiaramente l’odore di sangue mischiato a quello di terra e sudore provenire dai guerrieri all’interno. Storse appena il naso chiedendosi se i Saiyan conoscessero il sapone.
-Queste strutture sono indistruttibili dall'interno ma permetto alla pioggia, al caldo e al vento di entrare. Se si scatenasse una tempesta i combattenti non sarebbero al riparo.- spiegò alla donna al suo fianco più che mai interessata. -Filtrano anche le onde bluez, impedendo una trasformazione involontaria.-
L’azzurra rimase affascinata da tale tecnologia e si chiese chi ne fosse l’artefice, desiderava ardentemente fare un giro nei laboratori del palazzo e accumulare conoscenze aliene.
Sussultò quando una coppia di guerrieri sbattè contro la parete esterna della cupola. In quel momento potè osservare le espressioni estasiate dei combattenti, quasi eccitate. Sapeva bene che i Saiyan provavano un piacere fisico e mentale per lo scontro pari quasi a quello sessuale. Aveva visto espressioni simili stampate in faccia a Vegeta o addirittura a Trunks durante gli allenamenti intensivi con i Son, era inquietante ed affascinante allo stesso tempo. I Saiyan erano macchine da guerra nati per scontrarsi e diventare sempre più forti, senza alcun tipo di limite.
Osservò le varie cupole ove si svolgevano gli incontri più disparati e intensi con più attenzione. Provò a seguirne i movimenti ma alcuni era troppo veloci persino per il rilevatore che faticava a captare le energie presenti. Pensò di provare a modificarne qualche componente per renderlo più prestante mentre premeva ripetutamente il tasto laterale. Finalmente sul vetrino rosso apparve il cerchio giallo con l’indicazione di dove si trovasse l’energia. Ne seguì la direzione fin quando non entrò nel suo campo visivo una giovane coppia di guerrieri, un ragazzo e una ragazza, di massimo venticinque anni che, al contrario degli altri, si scontravano ad una velocità quasi umana. Bulma rimase incantata da quei movimenti lenti e precisi ma altrettanto violenti e forti. Vide la ragazza liberarsi da una presa con movimenti felini mentre il compagno tentava di tenerla ferma prendendola dai capelli. Lui avvicinò il volto al collo di lei inspirando con forza e lei gli artigliò la faccia cercando di staccarlo. Riuscì ad invertire le posizioni, la guerriera, mettendosi a cavalcioni sul compagno e picchiandolo in volto. Ma la sua supremazia durò poco: il ragazzo la sbattè faccia a terra sdraiandosi poi sopra il suo corpo, schiacciandola con il proprio peso. Le tirò i capelli costringendola a tirare la testa indietro e si leccò le labbra. Fu però costretto a lasciarla andare quando una sfera d’energia gli sfiorò la faccia, distraendosi e dando modo all’altra di tirargli un calcio sullo sterno.
L’azzurra riuscì finalmente a distogliere lo sguardo tra i due quando la carica elettrica creatosi iniziò a svanire. Battè le palpebre confusa da tale stile di combattimento: aveva sempre visto i Saiyan massacrarsi di botte, rompendo le ossa al proprio avversario in cerca di vittoria rischiando di morire in ogni scontro. Ma quei due sembravano essere sul punto di accoppiarsi e non di combattere fino alla morte.
Espose il dubbio a Calliope che per poco non scoppiò a ridere. Quando ritrovò il proprio contegno la Saiyan le rispose.
-Per i Saiyan la linea di demarcazione tra sesso e combattimento è molto sottile. Capita che nel bel mezzo di uno scontro si accoppino o che si mettano a lottare per accoppiarsi..- spiegò scrollando le spalle.
Bulma non fiatò. Rimase in silenzio ad osservare gli scontri all’interno delle cupole seguendo Calliope fuori da quel posto.
La Saiyan aprì una porta metallica che conduceva all’ennesimo lungo e asettico corridoio, che spinse nuovamente Bulma a pensare di dover arredare quel posto così triste. La guerriera cedette il passo alla Regina di fronte a una seconda porta, identica alla precedente solo più piccola. L’azzurra la guardò non capendo.
-Il medaglione, mia Signora. Ponetelo nella fessura e la porta si aprirà.-
Bulma fece come le era stato detto e poggiando la gemma blu nell’apposita conca, la porta si aprì con un suono metallico che le ricordò la Camera Gravitazionale. Una forte luce al neon bianca le ferì lo sguardo abituato alla semi-oscurità esterna. Quando le sue pupille si furuno abituate alla nuova illuminazione, Bulma riuscì a scorgere altri combattenti ma in numero molto ridotto. Sembrava una sala privata dove solo pochi eletti potevano accedervi. Il resto della squadra, che si occupava della sua protezione, si fece largo arrivando a non più di un metro dalla sovrana. Chinarono il capo in segno di rispetto.
L’azzurra le guardò un po’ stranita, doveva ancora farci l’abitudine a quel tipo di trattamento. Calliope le si mise di fronte, riprendendo il proprio posto a capo delle guerriere.
-Saremo noi ad allenarci. In questa sala d'allenamento non accessibile.- disse guardandosi poi intorno. -Faremo in modo che non ci sia nessuno al momento del vostro allenamento, ve lo posso garantire.- concluse tornando a guardare la Regina.
Bulma ricambiò lo sguardo di Calliope un po’ titubante: una parte di lei era tentata di accettare la proposta, sarebbe stato ottimo per il suo ruolo di Regina terrestre, ma dall’altra temeva di non essere all’altezza di tutto ciò e quindi di far scendere ancor di più la stima del popolo nei suoi confronti.
-Va bene, accetto.-
Non le piaceva l'idea di dover subire passivamente il corso degli eventi, se quello poteva darle una marcia in più come sovrana era disposta a provare. Cosa aveva da perdere? Di certo le guerriere non avrebbero fatto sul serio ma era sicura che si sarebbero impegnate per renderle gli allenamenti non esattamente una passeggiata. Accennò una smorfia un po’ spaventata: temeva un po’ per la propria incolumità.
Sul viso di Calliope si fece largo un ghigno soddisfatto.
-Perfetto! Iniziaremo gli allenamenti domattina!-


La giornata scorreva noiosa, seduta sul grande trono Bulma giocherellava con il braccialetto che portava al polso in attesa che accadesse qualcosa di sostanzioso. Sbadigliò chiedendosi il perchè di tutta quella quiete nonostante i disordini degli ultimi giorni. Spostò lo sguardo alla propria destra osservando annoiata Vegeta seduto accanto a lei discutere di qualcosa nella sua lingua natia, inveendo di tanto in tanto contro l’interlocutore al di là del rilevatore. Aggrottò le sopracciglia pensando che come al solito lui borbottava in quella strana lingua tagliandola fuori, inutili le sue richieste di insegnarle qualcosa in più. Testardo come un mulo. Lo vide sfilarsi il rilevatore borbottando qualcosa di poco comprensibile, non doveva essere stata una conversazione piacevole.
Bulma rimase ad osservarlo per un po’ finchè lui, sentendosi i suoi occhi addosso peggio di un fucile puntato, non si voltò con un’espressione tra il confuso e l’arrabbiato. La donna, allora, si alzò dal proprio posto e si andò ad accomodare sulle gambe del compagno.
-Ma che…!?- esclamò il Saiyan.
Lei gli passò le braccia attorno al collo impedendogli qualsiasi modo di fuga, incatenò i loro sguardi e gli mostrò la faccia da cucciolo migliore che riuscisse a fare. Vegeta se la guardò stralunato: che diavolo voleva!?
-Che c’è?-
-Mi annoio.-
Il Saiyan alzò gli occhi al cielo sistemandosela meglio in grembo. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce ma gli piaceva averla così vicina.
-E cosa vorresti da me?- le rispose.
Bulma alzò le spalle e si andò ad accoccolare sul suo petto posando una mano all’altezza del suo cuore. Poggiò la testa nell’incavo tra il collo e la spalla ed inspirò a pieni polmoni il suo odore: le piaceva da morire, sapeva di uomo e di pulito, di guerra e di libertà. Di Saiyan, di Vegeta. Strofinò il naso sul suo collo provocandogli un leggero brivido, sorrise contro la sua pelle quando l’avvertì sussultare. Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal suo battito che avvertiva forte e chiaro sotto il palmo e da quel profumo di cui non si sarebbe mai stancata.
Passarono diversi minuti avvolti nel silenzio di quell’immenso palazzo, dalla parte opposta poteva starsi scatenando una rissa e loro non l’avrebbero sentito. Rimasero abbracciati senza dirsi una parola, godendo l’uno del calore dell’altra. Vegeta la strinse più a sè quando la sentì rabbrividire a causa del freddo.
-In questo schifo di palazzo si congela, possibile che non abbiate il riscaldamento? Super attrezzati per viaggiare da un pianeta a un altro ma niente per non morire assiderati?- sbottò la donna stringendosi di più al marito.
-Qui nessuno ha bisogno del riscaldamento. Per i Saiyan questa è una temperatura ideale, sei solo tu, fragile terrestre, ad aver freddo.- specificò il sovrano guardando però altrove.
Bulma sbuffò. -Voi scimmioni avete una temperatura media di 38 gradi, ci credo che non avete mai freddo! Persino Bra e Trunks che sono mezzosangue hanno ripreso questa tua caratteristica.-
Il Saiyan alzò le spalle, poco interessato al discorso. Lui non sentiva freddo ed era ovvio che anche i suoi figli avessero ereditato anche quella piccola cosa. Ma sapeva che la sua compagna di vita invece tremava come una foglia appena la temperatura scendeva sotto i venti gradi.
-Puoi sempre costruirlo. Sei un genio, no?-
La donna sbuffò nuovamente. -Se potessi accedere ai progetti di questo posto, magari.-
Il Saiyan non le rispose e tra di loro scese nuovamente il silenzio mentre il cervello dell’azzurra iniziava a macchinare metodi per costruire un impianto di riscaldamento decente in quell’enorme palazzo. Non sarebbe stato difficile ma sarebbe stato lungo. Chissà se avevano già un impianto d’areazione o qualcosa di simile, si sarebbe potuta collegare a quello e apportare le dovute modifiche. Se veramente le sarebbe toccato rimanere lì per almeno un anno, quantomeno esigeva che il proprio alloggio fosse a una temperatura gradevole. A costo di far patire le temperature desertiche all’intera popolazione Saiyan, dannati scimmioni.
Vegeta non si chiese cosa stesse macchinando il geniale cervello della consorte nemmeno quando la sentì imprecare sottovoce contro l’intera razza Saiyan. Sapeva benissimo che Bulma era bella quanto pazza. Semplicemente evitò di far caso ai suoi borbottii estraniandosi dal contesto o sarebbe impazzito a starle appresso.
-Pensi che riusciremo a gestire questa situazione?- proruppe all’improvviso la donna.
Vegeta aggrottò le sopracciglia rimanendo con lo sguardo puntato sulle enormi finestre della sala del trono.
-Probabilmente sì.- le rispose. -Se fosse veramente così drammatica di certo non sarebbe tutto così tranquillo.-
Vegeta non era il tipo che ti indora la pillola, che pensa che andrà tutto bene persino quando sta per esplodere tutto, ma nemmeno il tipo catastrofico che annuncia la fine del mondo al primo temporale. Era semplicemente realistico, se credeva che le cose si sarebbero risolte, lo diceva. Se pensava che sarebbero morti tutti, uguale. Lui, che aveva una mentalità di uno stratega, di un combattente, analizzava la situazione e tirava le proprie conclusioni sulle basi di ciò che conosceva. Niente di più niente di meno. E Bulma ringraziava questo suo modo di essere ogni volta che la situazione volgeva al peggio, era sicuramente la persona che se avesse detto che c’era un modo per uscirne di certo non lo faceva per rassicurare gli altri ma perchè lo pensava veramente. Quindi si potè permettere il lusso di tirare un sospiro di sollievo con la consapevolezza che non le stava mentendo e che le cose sembravano peggiori di quanto in realtà non fossero.
Il guerriero reale non aveva ancora idea di cosa li aspettasse nè di cosa, o chi, ci fosse dietro a tutto quel trambusto però era abbastanza sicuro che non ci fosse molto da temere. Probabilmente il mandante dei rapitori di sua figlia voleva tastare il terreno per evitare un suicidio. Intelligente senza dubbio ma troppo cauto per qualcuno che si professa messia del Dio della guerra. Forse non era così forte come diceva di essere, forse era tutta una messa in scena per fomentare gli animi dei guerrieri più ignoranti e lasciar fare a loro il lavoro.Di una cosa però era sicuro: non avrebbe permesso che si avvicinasse alla sua famiglia una seconda volta, per nessun motivo. Piuttosto li avrebbe sorvegliati notte e giorno.
-Comunque sia finché ci sarai tu al nostro fianco non abbiamo nulla da temere.- disse lei tranquillamente quasi con indifferenza.
Era una cosa abbastanza scontata ma aveva sul Saiyan un effetto non indifferente: sapere che la sua famiglia contava su di lui e che si sentiva al sicuro se era con loro gli scaldava l’anima.
Fece una smorfia, si era rammollito in una maniera che mai avrebbe creduto. Stupidi sentimenti terrestri, avevano intaccato il suo orgoglio divorando quella corazza che si era creato facendosi largo nel suo cuore. Ed era tutta colpa sua, di quella donna geniale quanto assurda che lo fissava, seduta sulle sue gambe, con quei due occhi azzurri che tanto gli piacevano.
Si era rammollito? Sì. Gli dispiaceva? No. Decisamente no.
Bulma lo guardava in attesa di un movimento, a volte passavano minuti interi senza che lui facesse altro che fissarla con la sua solita espressione corrucciata. Si chiese cosa gli passasse per la testa, nonostante tanti anni insieme molte volte quel Saiyan rimaneva un mistero per lei.
Lo vide avvicinarsi e, senza neanche rendersene conto, si ritrovò le sue labbra premute contro le proprie. Non se lo aspettava, non nel posto più esposto dell’interno palazzo, ma contraccambiò il contatto con piacere.
Qualcuno si schiarì la voce a pochi passi da loro interrompendo quel momento d’intimità tanto prezioso quanto inaspettato.
Vegeta interruppe il bacio fulminando con lo sguardo il Saiyan che li aveva disturbati, il quale sussultò spaventato non capendo, però, il motivo di tale ammonimento. Scrollò la testa, il guerriero, mentre il Re tornava composto sulla propria sedia e la Regina lasciava il posto sulle sue gambe per andare a sedergli accanto.
-Che vuoi?- tuonò il sovrano aggrottando ancor più del solito lo sguardo.
Il Saiyan piegò il busto in avanti in un inchino, non osò alzare lo sguardo.
-Mi duole disturbarvi, Sire, ma il comandante della squadra esplorativa beta è appena tornato.- disse il soldato.
Vegeta incrociò le braccia al petto.
-E…?- lo incalzò.
Vide il guerriero deglutire prima di rispondere. Fissava il pavimento, nessuno aveva il permesso -e il coraggio- di guardarlo negli occhi, a meno che non fosse stato il Re stesso ad imporlo.
-E, citando le sue parole, la conquista del pianeta Saad è appena iniziata ma sarà una passeggiata.-
Vegeta non si mosse, non un movimento anche impercettibile scosse la sua persona. Fissò in silenzio il suo interlocutore che di tutto ciò era solo un portavoce. Sul suo viso la solita espressione seria e indecifrabile.
-Conquista?- chiese atono.
-Sì, vostra Maestà.-
Il Re indugiò nel proprio silenzio lasciando in attesa il guerriero davanti a sé. Nessuno fiatò, nemmeno la Regina che faceva saltare lo sguardo dal marito al Saiyan di fronte sbuffando. Già si annoiava di suo, ci mancava solo che il compagno si mettesse a giocare al gatto col topo.
Vegeta afferrò il calice di vino poggiato su un tavolino poco lontano, fece volteggiare il liquido cremisi un paio di volte prima di prenderne un sorso, senza staccare mai lo sguardo dal suo interlocutore. Bulma iniziò a pensare che si stesse atteggiando un po’ troppo, il potere gli dava alla testa.
Alzò gli occhi al cielo, la donna, e accavallò le lunghe gambe, lasciate scoperte dall’abito con cui era stata incoronata -e che probabilmente i Saiyan vedeva come una rivisitazione più elegante delle loro divise- e poggiò la testa sulla mano.
-Non mi sembra che ci sia un’operazione di conquista in corso, quanto più di alleanza. Non è così, mio Re?- disse lei spostando alla fine lo sguardo sul compagno.
Il viso del Saiyan reale rimase immobile mentre annuiva leggermente.
Bulma tornò a guardare il portavoce.
-Chi gli ha dato tale permesso?- chiese fermamente.
Il guerriero aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di dare una risposta alla Regina terrestre. Non aveva idea del perchè si fosse messo a conquistare pianeti invece di stringere alleanze se i sovrani non ne sapevano niente.
Bulma fissò il guerriero, ancora chino con lo sguardo rivolto verso il pavimento, tentare invano di trovare una risposta. Provò pena per lui, alla fine non ne sapeva nulla al di fuori di ciò che gli avevano detto.
-Alza la testa, per favore, preferisco essere guardata mentre parlo a qualcuno.- sentenziò accorgendosi solo in quel momento di quanto quell’atteggiamento così remissivo e rispettoso le desse, alla lunga, sui nervi.
Vegeta le lanciò un’occhiata ma non protestò lasciando a lei le redini della situazione. Bulma aveva una parlantina che, nella maggior parte dei casi, risultava fastidiosa e petulante ma era anche in grado di usarla per scopi diversi dal vaneggiare. E lui poteva anche non preoccuparsi di ciò che avrebbe detto nè di come lo avrebbe fatto, la sua donna sapeva come destreggiarsi. Perciò si limitò ad ascoltare.
Il Saiyan ubbidì alzando finalmente i propri occhi neri, tipici di tutta la razza Saiyan, su quelli azzurri della Regina.
-Mia Signora, io non ne ho idea. Sto soltanto riferendo ciò che mi è stato detto.- rispose risoluto.
Bulma fece schioccare la lingua sul palato riflettendo bene su ciò che poteva dire.
-Allora perchè non mi chiami il diretto interessato? Glielo chiederò di persona, lui avrà una risposta.- ordinò sotto forma di richiesta.
Il guerriero abbassò nuovamente la testa per un secondo e, tornando poi in posizione eretta, si congedò.
-Ai vostri ordini, Maestà.- disse prima di uscire dalla sala.
Bulma lo seguì con lo sguardo, fin quando le porte della sala del trono non furono chiuse alle sue spalle. Continuò a fissare l’uscio chiuso riflettendo su quanto era stato loro detto: perchè un comandante dovrebbe prendere tale decisione senza chiedere il permesso? O era completamente pazzo o semplicemente stupido, perchè ad andare contro la corona ci avrebbe rimesso solo lui. Okay le manie di conquista, l’abitudine al distruggere tutto indipendentemente dal dove, cosa, come e quando e l’incapacità, innata, di autocontrollarsi dei Saiyan, ma arrivare a disubbidire agli ordini reali era un’altra storia. Più passava il tempo in mezzo a quel branco di scimmioni più si rendeva conto di quanto fossero assurdamente impulsivi.
Spostò lo sguardo sul marito, che sorseggiava indolentemente il vino dal calice senza alcun apparente interesse nel resto, osservandolo a lungo studiandone i tratti marcati.
-Che c’è?- borbottò lui facendo saettare lo sguardo nella sua direzione.
Bulma gli sorrise e si appoggiò al bracciolo del trono fissandolo con aria trasognante.
-Niente, mi piace guardarti.- gli rispose.
Vegeta alzò un sopracciglio dubbioso, quella donna era tutta matta. Indugiò per qualche secondo sul rilevatore rosso che le copriva un occhio, pensieroso. Le donava quel coso anche se le dava un’aria strana. Tornò a sorseggiare la sua preziosa bevanda spostando lo sguardo lontano da lei.
Bulma tornò ad appoggiarsi allo schienale senza staccare gli occhi dal suo principe dagli occhi scuri.
-Calliope e le altre vogliono che io mi alleni.- disse la donna.
Il Saiyan sputò tutto ciò che stava bevendo, scioccato a quella rivelazione inaspettata. Tossì qualche istante per evitare di strozzarsi prima di far saettare lo sguardo su di lei.
-Cosa?- esclamò senza trattenere lo stupore.
La donna smise di guardarlo concentrandosi invece sul paesaggio al di fuori di una delle grandi finestre. Un sorrisetto aleggiava sulle sue labbra morbide, definite appena da un leggero rossetto nude.
-Calliope e lei altre…-
-So cosa hai detto!- sbottò lui passandosi il dorso della mano sulla bocca. -Non avrai accettato.-
-E invece sì.-
L’espressione assunta dal Saiyan era pura incredulità, senza filtri, senza barriere. Probabilmente quella era la faccia più vera che gli avesse mai visto fare. Si trattenne dal ridere quando si voltò per osservarlo, era così divertente vedere il suo viso generalmente contratto nella solita espressione seriosa fissarla scioccato. Si limitò a un sorrisino.
-Cosa… Perchè hai deciso di fare una cosa del genere!?- le urlò.
-Perchè non avrei dovuto? Sono la Regina di un popolo di guerrieri e non conosco neanche le basi del combattimento se non per sentito dire.- gli rispose tornando a guardare fuori.
L’espressione del Re tornò accigliata, in parte dubbiosa su quanto affermato dalla consorte. Che bisogno aveva di imparare a combattere se c’era lui, o al massimo Trunks, che potevano proteggerla? Che senso aveva affermare di volerlo fare perchè Regina di una razza guerriera? Aveva ben altri doti che poteva sfruttare per farsi rispettare.
-Tu sei fuori di testa.- le disse quasi ridendo.
Bulma continuò a non guardarlo preferendo concentrarsi sui due Saiyan al di là della vetrata che avevano iniziato a discutere di chissà cosa.
Sapeva benissimo fin dall’inizio che non sarebbe stato contento di quella novità ma non le importava, non sarebbe stato il diniego di suo marito ad impedirle di fare ciò che voleva. Era convinta che quel piccolo dettaglio avrebbe portato grossi cambiamenti nel modo in cui la vedevano gli altri Saiyan. Doveva farlo o nessuno l’avrebbe mai rispettata veramente.
-Mi dissero la stessa cosa quando decisi di mettere al mondo tuo figlio.- gli ricordò.
Vegeta si vide messo all’angolo, ogni volta che le diceva qualcosa di simile lei gli ricordava che di “pericoloso”, “stupido” e “fuori di testa” era anche tutto ciò che aveva fatto con e per lui. Borbottando qualcosa di incomprensibile si appoggiò allo schienale incrociando le braccia, rimuginando su quanto detto e sulla testardagine della moglie.
Le pesanti porte della sala del trono si aprirono, interrompendo momentaneamente il battibecco tra moglie e marito.
Scortato da due guardie, un guerriero sui quarant’anni attraversò la sala fermandosi a pochi metri dalle due sedute regali. Tutti e tre chinarono il capo di fronte ai sovrani ma, mentre le due guardie si congedarono ripercorrendo i propri passi fino a chiudersi il portone alle spalle, solo il comandante rimase in quella posizione.
-Vostra Maestà, mi avete fatto chiamare?- chiese.
Bulma aggrottò lo sopracciglia: perchè diavolo non alzava la testa prima di porle una domanda?
-Sei tu il comandante della squadra beta assegnata al pianeta Saad?- chiese conferma lei.
-Sì, vostra Altezza. Mi chiamo Denethor.- sentenziò tenendo lo sguardo basso.
-Alza la testa, Denethor, la Regina vuole essere guardata in faccia mentre le si parla.- disse Vegeta, con ancora il broncio, anticipando la consorte.
Denethor alzò lo sguardo, posandolo prima sul Re poi sulla Regina. Si respirava un po’ di tensione nell’aria e il Re non sembrava molto di buon umore. Decise di non farci caso, non erano affari suoi dopotutto.
-Mia Regina, la mia squadra ha per caso leso alla vostra persona in quelche modo?M- chiese il comandante incuriosito da quel richiamo.
-Non esattamente.- iniziò Bulma. -Si può sapere perchè avete attaccato il pianeta Saad?-
Il comandante, dopo un momento di smarrimento per il distacco della lingua usata dalla Regina rispetto alla traduzione del rilevatore, fece un ghigno orgoglioso.
-L'avete saputo? Non è stato difficile, la popolazione è composta principalmente da civili, il Re ha la sua piccola guardia personale ma nulla di che.- raccontò fieramente il guerriero, gli occhi gli brillavano ad ogni parola. -Ovviamente ci siamo limitati a spaventarli un po', lasciando che la conquista vera e propria sia affidati a voi Sire.- concluse chinandosi teatralmente di fronte al Re.
Vegeta non fece una piega, riprese a far volteggiare il liquido rosso scuro all'interno del bicchiere di vetro apparentemente indifferente alla conversazione. Voleva lasciare il tutto nelle mani di Bulma, facendo sì che il comandante un po’ troppo libertino capisse che l'autorità della Regina valesse quanto la sua.
Bulma al contrario non mantenne la stessa fredda compostezza del marito, anzi fece risaltare il proprio caratterino tutt'altro che mansueto scattando in piedi.
-Come diavolo ti è saltato in mente di fare una cosa del genere!- sbottò facendo sussultare e indietreggiare di un passo Denethor. -Gli ordini erano chiari: missione di esplorazione volta all’instaurazione di un rapporto di alleanza con la popolazione del pianeta! E tu, non so se per stupidità o presunzione, hai ignorato completamente la cosa facendo di testa tua!-
Vegeta se la rideva sotto i baffi alla vista del Saiyan visibilmente spaventato dal tono aggressivo della donna, sprovvista di qualsiasi forza fisica ma dotata di una forza d’animo niente male. Sorseggiò il vino godendosi l’ilarità della scena assurda.
Bulma si lasciò cadere sulla sontuosa seduta con un sospiro rassegnato mentre Denethor cercava di ritrovare la compostezza dovuta alla situazione. Si schiarì la voce, il guerriero, mentre drizzava la schiena assumendo una posizione rigida e composta.
La Regina incrociò le braccia al petto attendendo una spiegazione da parte del comandante.
- Mia Signora, la mia non è stata affatto presunzione. Ho solo pensato che per il nostro popolo fosse meglio iniziare un'operazione di conquista, piuttosto che cercare di diventare loro... alleati.- si giustificò storcendo il naso sull’ultima parola.
-Beh pensavi male.- sbottò la donna. -Non mi interessa cosa credi tu, gli ordini qui li do io e sei obbligato ad eseguirli che tu lo voglia o no. In caso contrario puoi anche andare a vivere su un altro pianeta.-
L’espressione sul viso della Regina non ammetteva repliche. Le sopracciglia aggrottate, la bocca piegata in una smorfia per niente convinta e le braccia incrociate sotto al seno. Schiena dritta e sguardo fisso sul proprio interlocutore, nonostante il rilevatore captasse una forza molto vicina allo zero il comandante riscontrò una grande forza in lei. Ne ebbe timore.
-Ma vostra Altezza...- protestò il guerriero.
-Niente “ma”! Sei fortunato che ti lasci in vita, ora sparisci dalla mia vista prima che cambi idea.- lo minacciò Bulma alterata mentre al suo fianco Vegeta osservava il tutto con un ghigno divertito stampato in faccia. La sua donna aveva le palle.
Denethor s’inchinò prima di voltarsi ed uscire dalla sala il più in fretta possibile, quasi con la coda tra le gambe.
Bulma, che ribolliva di rabbia per l’affronto subito, borbottava sottovoce qualcosa riguardo alla poco inclinazione dei Saiyan ad obbedire a ciò che gli si dice e attribuendo il carattere libertino dei propri figli alla parte di loro che apparteneva a quella razza guerriera. Insomma, se esisteva la monarchia su quel pianeta significava che nessuno aveva diritto di cambiare le regole come più gli piaceva. Eppure quel tizio era riuscito a far esattamente l’opposto di ciò che gli avevano detto di fare.
-Smettila di rimuginare.- le disse Vegeta porgendole il bicchiere ancora colmo di vino.
Bulma gli lanciò un’occhiata fugace, studiando il suo ghigno divertito mentre le passava il calice. Afferrò il bicchiere e se lo portò alle labbra, prendendone ben più di un sorso.
Il Saiyan si alzò dal proprio posto mettendo nuovamente il rilevatore all'orecchio. Si voltò per osservare la moglie che ancora borbottava e inveiva sottovoce, poi fece qualche passo in avanti, scendendo i pochi gradini che rialzavano i troni dal pavimento della sala.
-Perché ha dovuto fare di testa sua? Possibile che la mia autorità non valga niente per quell’idiota?- si lamentò prendendo un altro lungo sorso di vino.
-Lascia perdere, se dovessi starti a scervellare per ogni persona che disubbidisce ai tuoi ordini non ne verresti mai a capo.- le consigliò il Re.
-E cosa dovrei fare, lasciar correre?- gli chiese irritata.
-Punire.-
L’azzurra si bloccò, fissando la schiena del marito a pochi passi da lei. Non aveva mai pensato a quella possibilità.  Non era il tipo di cose che le sembrava giusto fare, le punizioni non portavano mai a niente, soprattutto quelle corporali.
Vegeta, d’altro canto, sentendosi fissato si voltò a guardarla.
-Cosa? Siamo un popolo di guerrieri non di pacifici coltivatori. Se sbagli vieni punito, o ucciso.- disse il sovrano senza che la sua espressione facesse trapelare nulla. - È così che funziona qui.-
Poi le voltò nuovamente le spalle dirigendosi fuori dalla sala. A suo parere Bulma ancora non aveva ben capito come funzionassero le cose su quel pianeta, né che avesse a che fare con gente molto diversa dai terrestri. Su Vegeta-sei nessuno si faceva scrupolo ad ammazzarti se non eseguivi l’ordine di un tuo superiore, chiunque tu sia. Perciò la donna doveva mettersi in testa che, per quanto potesse portare una ventata d’aria fresca, c’erano cose che non potevano cambiare. E prima lo avrebbe capito meglio sarebbe stato per lei. Doveva smetterla di pensarla “alla terrestre” e mettersi nei panni di una Regina Saiyan, accettando che, a volte, la violenza per loro funzionava meglio di qualsiasi altra cosa.
-Dove stai andando?- esclamò lei alzandosi in piedi pronta a seguirlo.
-A dare l’ordine di preparare le navicelle.- disse aprendo le porte.
-Le navicelle? E perchè?- chiese lei confusa.
Vegeta premette il tasto sul rilevatore.
- Vostra Maestà?- rispose una voce dall’altra parte.
- Shu, contatta Napa e Radihs. Digli di far in modo che Trunks e Bra indossino le loro divise e che si presentino sul ponte di lancio numero 4 il prima possibile.- ordinò, indugiando un po’ sull’uscio della porta per permettere alla consorte di ascoltare la conversazione.
-Subito, vostra Altezza.-
-Shu.- disse nuovamente il Saiyan con i capelli a fiamma, voltandosi per osservare l’espressione interrogativa e smarrita della donna che aveva sposato. -Preparati anche tu, andiamo a far visita al pianeta Saad-
-Cosa?- esclamò l’azzurra.
Vegeta premette di nuovo il pulsante laterale e gettò il rilevatore da un lato, attraversò la porta prima di parlare nuovamente.
-Muoviti o ti lascio qui.-
Bulma, il cui cervello si era un secondo assentato per capire cosa il marito avesse intenzione di fare, tornò con i piedi per terra e raggiunse il compagno correndogli dietro. I due soldati a guardia della sala chiusero le porte alle sue spalle, sbarrando l’entrata a chiunque non fosse autorizzato.
L’azzurra fu tentata di togliersi le costose scarpe quando Vegeta, invece di rallentare, aumentò il passo costringendola a quasi corrergli dietro. Cosa non facile quando hai ai piedi un paio di scarpe tacco dodici. Percorsero l’infinito corridoio che portava al portone principale e, quando fu aperto, la Regina si pentì di non indossare una felpa.
Vegeta invece non fece una piega e proseguì verso il punto in cui tutte le navicelle partivano e arrivavano. Il primo ponte di lancio era gremito di gente e il rumore assordante di navicelle in partenza gli ricordava la sua infanzia disastrata. Storse il naso mentre tristi ricordi gli tornavano alla mente, avrebbe preferito dimenticare. Sorpassò un gruppo di guerrieri che, alla sua vista, si inchinarono di trenta gradi, in segno di rispetto, ma lui ci fece poco caso. Tallonato dalla moglie raggiunse finalmente il ponte numero 4 e, ad attenderli, trovò un anziano signore, molto avanti con gli anni e ormai fuori dai combattimenti.
-Sire, che piacere vedervi.- asserì inchinandosi.
Vegeta gli diede poco retta, incrociando le braccia al petto mentre Bulma lo raggiunse. Una folata di vento scompigliò i capelli di entrambi, le temperature erano scese di parecchi gradi a causa delle continue piogge di quegli ultimi giorni . La donna si abbracciò stronfinandosi le braccia fredde con le mani, tentando invano di darsi calore.
-Che freddo qui fuori.- borbottò tremante.
Il Saiyan di fianco a lei le lanciò un’occhiata, represse la voglia di abbracciarla e di passarle il proprio calore e si concentrò sull’anziano guerriero davanti a sè.
-È pronta?- chiese criptico.
Il Saiyan annuì e passò al sovrano un contenitore sigillato. Vegeta lo aprì tirandone fuori il contenuto e schiaffandolo malamente in mano alla consorte, che lo guardò malissimo.
-Metti questa. Così non ti lamenterai più del freddo.- le disse indicandole la stanza poco più avanti, invitandola a cambiarsi immediatamente.
La donna fissò prima gli indumenti che aveva tra le mani poi il Saiyan che aveva sposato con troppe domande e nessuna risposta. Non provò neanche a chiedere al marito, già non parlava di suo, figuriamoci davanti a qualcun altro. Borbottando fece quanto le era stato chiesto, dando però una spallata al marito prima di allontanarsi.
Vegeta quella botta neanche la sentì ma comprese il significato di quel gesto. Alle sue spalle decine di navicelle tondeggianti monoposto partivano e tornavano da chissà quali pianeti e galassie lontane. Era un suono a cui era stato costretto ad abituarsi per gran parte della sua vita. Stando sulla Terra, però, aveva iniziato a dimenticarlo -sul pianeta blu era assai raro che qualcuno partisse per lo spazio- fino a rimuoverlo completamente dalla propria testa. A risentirlo gli saliva addosso una malinconia spiacevole, e non perchè gli mancasse quella vita, quanto più perchè gli ricordavano un brutto periodo che, per quanto si sforzasse, gli era impossibile da dimenticare. Aggrottò le sopracciglia tornando con la mente ai ricordi di un sè poco più di un bambino, strappato dalle braccia materne troppo presto e buttato in una gelida stanza di metallo senza alcuna possibilità di opporsi. Suo padre se ne era lavato le mani, affidando il compito di crescerlo ad un tiranno che di tutto gli importava tranne che del piccolo principe.
-Papà!- urlò una vocina poco lontana.
Vegeta si voltò, cacciando via quei pensieri deprimenti per poter incontrare gli occhioni blu della sua bambina.
Bra esibiva un orgoglioso e luminoso sorriso mentre correva incontro al padre. Si fermò di fronte a lui, fece una giravolta su se stessa, contenta del nuovo “abito” che aveva indosso, attendendo l’approvazione paterna.
L’uomo accennò un sorriso mentre Trunks, seguito da Radish e Napa, li raggiungeva con calma. Negli occhi del suo primogenito potè vedere quella scintilla di fierezza che Bulma diceva di ricordargli lui stesso, Trunks si stava facendo grande e il sangue Saiyan in lui ribolliva di fronte alla possibilità di scontrarsi con qualcuno di forte. Probabilmente era silenziosamente grato al genitore per aver scelto di portarli con loro.
-Dove andiamo?- chiese il glicine guardandosi attorno.
-A rimediare agli errori di qualche idiota.-
Trunks fissò il padre senza aver compreso bene ciò che volesse dirgli ma non gli importò. Alzò le spalle indifferente mentre davanti a loro una porta si aprì, rivelando la figura materna calzata in una battle suit blu con tanto di corazza.
La donna lanciò un’occhiata di fuoco al marito, che la fissava imperturbabile nella sua compostezza, poi fece qualche passo avanti.
-Vi dona, mia Signora.-borbottò in imbarazzo l’anziano guerriero.
Bulma gli fece un sorriso riconoscente poi spostò lo sguardo sul compagno, ingessato nella solita posa a braccia conserte, al cui fianco la loro figlioletta fissava incantata la madre.
-Vuoi aggiungere qualcosa?- gli chiese sapendo già che non avrebbe aperto bocca.
Vegeta la squadrò da capo a piedi: la tuta le aderiva addosso come una seconda pelle, mettendo in risalto i fianchi generosi e la vita stretta. Persino la corazza, che tendenzialmente andava a comprimere il seno delle guerriere, su di lei sembrava abbracciarlo con delicatezza. Le voltò le spalle senza dire una parola e precedere tutti in direzione delle navicelle monoposto a loro designate.
Bulma sospirò rassegnata, quell’uomo non si sarebbe mai espresso a parole però era sicura che l’avesse guardata con occhi pieni di desiderio. Lo seguì, affiancando entrambi i figli e seguita da Napa e Radish che avevano due facce stravolte.
-Che vi è successo?- chiese curiosa Bulma.
-È successo che questi piccoli demoni sono inarrestabili!- sbottò Radish. -La mocciosetta ha corso per l’intero palazzo a una velocità pazzesca e Trunks…-
-Principe Trunks.- lo corresse il glicine con una punta di rimprovero.
Radish gli lanciò un’occhiataccia ma Trunks, risoluto e un po’ sadico, incrociò le braccia al petto e lo fissò in attesa un ghigno strafottente stampato sulle labbra. Tutto suo padre.
Radish ringhiò prima di continuare.
-Il principe Trunks ha rifiutato di fare qualsiasi cosa dicendo che nessuno poteva dargli ordini.-
A Bulma venne da ridere, quel ragazzino appena entrato nell’adolescenza si comportava sempre più spesso come il padre assumendo lo stesso tono e la stessa posa. Si divertiva a dare ordini ai due ex tirapiedi paterni e a farsi rispettare asserendo di essere un principe. Lo guardò per qualche secondo finchè lui non si voltò e le regalò un sorriso a trentadue denti.
Il ponte numero 4 non era chissà quanto grande ma ospitava una quantità ingente di navicelle. La combriccola si fermò davanti a quelle designate per quel viaggio fuori programma. Ad aspettarli vi era Shu, in piedi davanti a una delle navicelle che li osservava in attesa. S’inchinò di fronte ai reali, alzando poi subito la testa per incrociare lo sguardo d’ossidiana del Re e quello zaffiro della Regina.
Appoggiati su un tavolo di metallo inchiodato al pavimento accanto a una delle postazioni di lancio, vi erano dei rilevatori con il vetrino rosso. Vegeta ne prese un paio, porgendone uno per uno ai propri figli.
-Questi vi serviranno per capire le lingue esterne.- disse loro.
Bra fissò lo strano aggeggio, che aveva visto addosso al padre molto spesso ultimamente, incuriosita. Non sapeva come calzarlo, sapeva solamente che andava appoggiato all’orecchio. Armeggiò un po’ prima di comprendere che non ci sarebbe riuscito da sola.
-Da’ qua.-
Per fortuna in suo soccorso arrivò Vegeta che, molto più abile nel maneggiare quegli strumenti, si abbassò quel che bastava per arrivare comodamente al viso della bambina. Gli tolse il rilevatore dalle mani e la aiutò ad indossarlo, spiegandole come stringerlo e fissarlo all’orecchio, oltre che a come farlo funzionare.Lanciò un’occhiata al figlio maggiore, assicurandosi che avesse calzato correttamente il rilevatore./
I tre Saiyan al servizio diretto del Re fissarono la scena sorpresi, non si era mai visto un sovrano occuparsi personalmente della cura dei propri figli, era cosa nuova per loro.
Quando il sovrano si alzò, indossò anche lui uno dei tanti, più per estetica, in quanto faceva parte della divisa che portava, che per necessità. Vegeta conosceva molto bene parecchie lingue, soprattutto quella comune parlata in un po’ tutto l’universo.
-Shu ti affido il controllo del viaggio di Trunks e Bra, dovrai monitorare le loro navicelle e far in modo che seguano la rotta. Farò la stessa cosa anche io.- ordinò guardando il guerriero di terza classe.
Fece ruotare gli occhi sui due idioti che si portava dietro da troppo tempo chiedendosi se la loro presenza fosse strettamente necessaria.
-Voi due evitate di fare casini.- borbottò in loro direzione.
Napa e Radish si risentirono per essere stati declassati in quella maniera ma preferirono non protestare.
Vegeta si assicurò che sia Trunks che Bra, fossero correttamente impostati sulla rotta con il pilota automatico. Spiegò al maggiore cosa fare in caso di avaria o di necessità, sperando che non ne avesse bisogno. Si assicurò che Bra non toccasse niente per tutto il viaggio impostando la navicella in modo che, non appena si fosse chiuso il portello, rilascasse il gas soporifero che usavano nei lunghi spostamenti. Almeno non avrebbero rischiato. Prima di entrare nella propria, il Saiyan lanciò uno sguardo alla propria donna che stava studiando e smanettando con i comandi sicuro che sapesse dove mettere le mani. Bulma gli sorrise caparbia, fremeva dall’impazienza di raggiungere il pianeta Saad.
Il Re si accomodò al proprio posto, avviò il pilota automatico ed attese che la navicella si chiudesse. La sua fu la prima a partire, seguita a ruota da tutte le altre.
Il viaggio durò meno di quattro ore, Vegeta passò il tempo a rimuginare su quanto accaduto in quei pochi giorni in cui era stato eletto Re. Evento che mai avrebbe pensato potesse accadere, ancora non si spiegava come faceva il pianeta Vegeta-sei ad essere nuovamente integro e tutti i suoi abitanti vivi. Per il momento la questione fu messa da parte, in quanto l’urgenza di scoprire chi tramasse alle loro spalle era decisamente più impellente.
Un suono proveniente dal rilevatore lo distrasse dai propri pensieri. Spinse il pulsante laterale, rispondendo alla chiamata.
-Papà?-
Vegeta si rilassò sullo schienale quando la voce del figlio gli arrivò alle orecchie.
-Che c’è, Trunks?-
-Dove siamo diretti?- chiese il ragazzino senza giri di parole.
-Sul pianeta Saad.- rispose il genitore.
-Come mai questo viaggio improvviso?-
Il Saiyan fece schioccare la lingua sul palato fissando il panorama al di fuori dell’oblò curvo davanti a sè.
-Perchè è stato attaccato da una squadra Saiyan, senza autorizzazione.-
Ci fu qualche attimo di silenzio, durante il quale Trunks rimuginò su quanto comunicatogli. Si guardò attorno in quella claustrofobica navicella monoposto chiedendosi come facessero a sopportare tale spazio angusto per mesi consecutivi.
-È lo stesso tipo di navicella con cui sei arrivato sulla Terra?- chiese il mezzosangue cambiando discorso.
-Già.- rispose atono perdendosi in ricordi lontani.
-Quanto tempo è passato?-

Vegeta si chiese per quale motivo il figlio fosse così interessato a quegli insignificanti dettagli. Gli aveva raccontato più o meno tutto del proprio passato, anche ciò che avrebbe preferito non dirgli ma credeva fosse suo diritto sapere chi fosse suo padre. Dall’esplosione di Vegeta sei all’arrivo sulla Terra, dalla cocente sconfitta dai parte dei terrestri agli eventi di Namek. Gli aveva accennato qualcosa anche del periodo pre e post Cell Game, quando lui era ancora troppo piccolo per ricordare.
Fece due calcoli veloce a mente prima di rispondergli.
-Vent’anni fa, all’incirca.- gli rispose tornando con la mente a quel lontano giorno in cui, assieme a Napa, aveva messo piede per la prima volta su quel pianeta azzurro. -Trunks.-
-Sì?-
-Sei spaventato?-
Trunks sussultò preso alla sprovvista da tale domanda diretta. Si fissò le mani calzate nei candidi guanti della battle suite. Odiava ammettere di temere qualcosa, non lo trovava utile nè adatto alla razza di guerrieri che rappresentava. Però una parte di lui era umana e se persino suo padre lo aveva notato, che senso aveva continuare a negare a se stesso di essere teso come una corda di violino per quella situazione? Sospirò ed annuì, come se il genitore potesse vederlo.
-Un po’.- confessò sottovoce.
-Per cosa?- indagò il genitore.
Trunks continuò a fissarsi le mani con la testa altrove, un po’ in imbarazzo nel parlare di cosa provasse con il padre. Però sapeva che lui poteva capirlo e che di certo non l’avrebbe giudicato per avere paura di qualcosa.
-Per…- iniziò indugiando sulla scelta delle parole. -...Questa situazione. Ho sentito anche io le parole di quel Saiyan, c’è qualcuno che si crede un emissario di Ados e non so se credergli o meno.- buttò fuori d’un fiato stringendo le mani a pugno.
Vegeta rimase in silenzio ad ascoltare lo sfogo del figlio, Trunks aveva ereditato da lui anche quel (brutto?) vizio di tenersi tutto dentro ed evitare di buttar fuori le emozioni. Ma se per il purosangue le emozioni che non riusciva a tirar fuori erano quelle positive, per il ragazzo ibrido erano quelle negative. Paura compresa. Solitamente capiva che qualcosa non andava guardandolo semplicemente in faccia, il più delle volte borbottava sommessamente o calciava qualcosa.
-Io non capisco…- continuò il ragazzino passandosi una mano fra i corti capelli lilla, alzò lo sguardo sul vetro dell’oblò e ci si specchiò all’interno. - Tutto questo perchè siamo diversi? Perchè siamo terrestri? Perchè il nostro sangue non è puro?
-Non tutti sono di larghe vedute.- gli rispose quasi assente il padre.
-Sì ma… Diamine!- sbottò Trunks tirando un calcio alla parte bassa della navicella. -Sono un Saiyan anch’io e il colore dei miei occhi non conta un cazzo! Sono più forte della maggior parte degli adulti di qualsiasi classe eppure… eppure c’è qualcuno a cui non vado a genio solo perchè ho dei colori diversi da quelli dei purosangue! E questo mi fa una rabbia.- si piegò su se stesso, quasi mettendo la testa tra le ginocchia e lasciò che le braccia gli circondassero il capo mollemente, trattenendo la voglia di distruggere tutto.
Vegeta rimase in silenzio, fissò il proprio riflesso sul vetro davanti a sè perso nei propri pensieri. Suo figlio non aveva tutti i torti ad essere in collera con chi lo voleva morto soltanto per i colori che portava addosso. Lui e la maggior parte dei Saiyan andavano oltre le apparenze, poco importava se la tua forza era grande, ma per qualcuno l’essere governati da chi non apparteneva completamente alla razza, o non vi apparteneva affatto, era uno smacco troppo grande da dover mandare giù.
I colori scuri della sua razza si confondevano con il nero profondo dello spazio infinito, non gli era mai fregato nulla dell’estetica, anche se era stato lui stesso a sottolineare a denti stretti che i Saiyan hanno tutti occhi e capelli neri quando, per la prima volta, Mirai Trunks si era presentato a loro dal futuro.  Alzò gli occhi sul tetto della capsula spaziale: e in contrasto con i propri colori cupi era arrivata lei, Bulma, con tutto quell’azzurro che gli aveva dato alla testa.
-Trunks non devi dare peso a ciò che dicono gli altri.- parlò finalmente dopo parecchi minuti passati a rimuginare.
-E come faccio?- borbottò il ragazzino con la testa seppellita tra le gambe e le mani tra i capelli. -C’è qualcuno nell’ombra che trama di uccidermi, di uccidere Bra e la mamma. Solo perchè non siamo Saiyan.-
-Tu sei un Saiyan, Trunks.- sentenziò l’adulto indurendo lo sguardo e spostandolo dal proprio riflesso.- Sei mio figlio, sei il principe dell’intera razza Saiyan. I colori che porti addosso non sminuiscono il tuo essere un guerriero, anzi lo esaltano. Non tutti sono capaci di guardare oltre le apparenze, Trunks, e se non riesci a farti scivolare addosso i loro giudizi dimostrargli che si sbagliano. Dimostra di essere Saiyan quanto loro, se non di più, di essere degno di portare quel simbolo sull’armatura e tieni alta la testa.-
Il ragazzino dagli occhi azzurri rimase incantato dalle parole del padre, dure eppure così incoraggianti. Sapeva di avere tutto il suo appoggio e di potersi fidare nel confidarsi, si capivano. Era orgoglioso, Vegeta, di averlo come figlio e non solo per la sua immensa forza fisica.
Alzò la testa, Trunks, smettendo di nascondersi da quelle critiche che sentiva pesargli addosso peggio di un macigno. Sorrise con sguardo determinato tornando a stringere i pugni, con determinazione sta volta. Ma suo padre non aveva finito il discorso.
-Sai cosa significa il tuo nome, vero?-
-Sì. “Principe guerriero”.-
Il Saiyan maggiore sorrise leggermente, Trunks non si lasciava sfuggire neanche un dettaglio. Tale e quale a sua madre.
-Ti abbiamo messo quel nome perchè sapevamo che l’avresti onorato e portato con orgoglio.- gli rivelò tornando con i pensieri a quando il figlio era ancora in fasce e poco gli interessava di lui. Però Bulma aveva insistito affinché scegliesse lui il nome per il loro primogenito, sapeva che per la cultura Saiyan, e soprattutto per un reale, fosse importante. A quel punto l’uomo, che a malapena aveva poggiato le proprie iridi sul bambino dagli occhi azzurri e i capelli glicine, si era fermato a studiare il piccolo e morbido volto del figlio mormorando appena il nome che a suo parere gli donava di più.
Trunks rimaneva sempre un po’ stupito quando il padre parlava al plurale, parlando anche per la madre che, sapeva, la pensava allo stesso modo. Era raro che succedesse e lui ne rimaneva affascinato ogni volta.
Tornò a pensare a quanto rivelato dal genitore capendo che doveva comportarsi da Saiyan, da guerriero, se voleva che andassero oltre il suo aspetto. Quando si era trasformato in Super Saiyan durante lo scontro con Napa, erano rimasti tutti ammutoliti e l’avevano guardato con il rispetto e l’ammirazione dovuta.
-Sai, Trunks.- iniziò Vegeta.
Trunks tornò a prestare attenzione alla voce del padre proveniente dal rilevatore, non sapendo che aspettarsi. Entrambi non erano grandi oratori, preferivano far parlare i gesti e gli sguardi più che le parole e i momenti in cui erano riusciti ad esprimersi con la voce erano veramente pochi se si prendono in considerazione solo i discorsi più lunghi di dieci parole ciascuno.
Il sovrano fissò lo spazio infinito distendersi al di fuori della navicella, perso in chissà quali pensieri.
-Sono felice che tu e Bra abbiate ripreso da vostra madre, fisicamente parlando, piuttosto che da me.- gli disse passandosi una mano tra i capelli nervoso, parlare era sempre difficile. -Guardare il cielo mi ricorda voi.-
E nessuna parola in più uscì dalla bocca del sovrano che, in imbarazzo per la confessione spassionata al figlio, si sentì sollevato dal trovarsi solo in quell’angusto spazio e non davanti a Trunks. Spostò ugualmente lo sguardo mentre un leggero rossore gli imporporava le guance. Tentò di coprirlo passandosi una mano sul viso, parlare dei propri sentimenti per lui era molto complicato.
Trunks rimase immobile, con un’espressione stupita stampata in faccia, sconvolto e commosso da tale confessione da parte del genitore. Sorrise timidamente con gli occhi lucidi, ringraziandolo silenziosamente. Negli anni aveva sviluppato un buon rapporto con il proprio padre, sapeva che lui gli voleva bene. Dopo gli eventi disastrosi di Majin Bu glielo aveva dimostrato più spesso e lui non poteva chiedere di meglio. Era il suo eroe e non l’avrebbe cambiato per niente al mondo.
Un suono proveniente dal pannello di controllo di entrambe le navicelle, distrasse padre e figlio dalla conversazione avvertendoli dell'imminente atterraggio sul pianeta Saad.
Le capsule tondeggianti monoposto attraversarono l'atmosfera ad una velocità impressionante e colpirono il terreno con tanta forza da creare enormi crateri.
Radish fu il primo ad uscire fuori lamentandosi del brusco atterraggio e dell’odore non esattamente gradevole che si respirava su quel pianeta.
Napa lo ribeccò dandogli della femminuccia mentre anche Bulma e Vegeta, seguiti dal figlio maggiore, misero piede sul terreno sconosciuto. E se Bulma si guardò attorno affascinata dal nuovo luogo nel quale erano approdati, il Saiyan osservò quel posto quasi schifato dando le spalle al panorama il prima possibile per dedicarsi al “recupero” della figlia minore, ancora nel bel mezzo del sonno. La prese in braccio e rifiutò il tentativo della consorte di tenerla al suo posto, lanciò uno sguardo d’intesa al primogenito ma non fiatò.
-Muoviamoci, prima andiamo prima torniamo.- sentenziò dirigendosi verso la costruzione più imponente.
Il sovrano di Saad li attese poco fuori le mura che circondavano il palazzo, con un’aria tutt’altro che amichevole. L’alieno aveva un aspetto umanoide, a parte la pelle gialla e le lunghe zanne che uscivano fuori dalla bocca. Gli occhi cremisi scintillavano di rabbia e Vegeta si preparò a subirsi una strigliata in lingua comune.
Shu si schiarì la voce.
-I sovrani del pianeta Vegeta-sei: Re Vegeta, Regina Bulma, principe Trunks e principessa Bra.- disse parlando in lingua comune.
Il sovrano dalle lunghe zanne arricciò il labbro superiore, affatto contento della presenza di quei reali sul proprio pianeta. Ringhiò rabbioso facendo un passo avanti e accigliando ancor di più lo sguardo fiammeggiante.
-Che razza di sovrani siete che non riuscite a tenere a bada i vostri soldati!- sbottò rivolgendosi loro senza alcun rispetto.
Si avvicinò a passo pesante a Vegeta e Bulma, la quale si rifuggiò spaventata dietro il compagno che, al contrario, fissava lo fissava senza espressione. Il sovrano di Saad prese il Saiyan dalla maglietta e se lo portò a un centimetro dalla faccia, gli ringhiò in faccia e lo scosse un paio di volte.
I tre Saiyan alle spalle del Re si misero in posizione di guardia, pronti a scattare in qualsiasi momento in sua protezione. Egli però li guardò appena e non mosse un muscolo.
-Mi era stato detto che avremmo parlato per una possibile alleanza.- disse infuriato. -Invece i tuoi uomini hanno attaccato la popolazione senza preavviso!-
Vegeta piantò le proprie iridi scure in quelle cremisi dell’altro, fece una smorfia poco convinta ed afferrò in una morsa il polso gialla dell’altro. Odiava chi invadeva il suo spazio personale.
-Sono venuto proprio per questo, per porgervi formalmente le mie scuse per quanto avvenuto.- iniziò con tono pacato. -Non avevamo idea del fatto che la squadra avesse deciso di testa propria, ignorando i nostri ordini.-
Chiedere scusa era qualcosa di inconcepibile per lui, soprattutto se non era il diretto interessato. Eppure se voleva sperare di mantenere buoni rapporti con quel pianeta doveva necessariamente abbassarsi a tale gesto. Serrò la presa sull’arto dell’altro invitandolo con lo sguardo a togliergli le mani di dosso. Non era per niente di buon umore dopo gli ultimi eventi, il comandante di una squadra aveva ben pensato di fare come più gli aggradava e chiedere perdono non rientrava nelle sue corde, sto tizio che lo prendeva dalla maglietta con fare provocatorio non aiutava.
Strinse la presa fin quando il sovrano di Saad mollò la presa e si massaggiò il polso dolorante.
-Non me ne faccio niente delle tue scuse! Hanno ucciso un decimo della popolazione e distrutto una torre del mio palazzo!- sbottò pelle gialla. -Pretendo un risarcimento in denaro e la vostra più completa disponibilità.-
Vegeta lo fissò incuriosito e fece per aprire bocca ma Bulma, ripreso coraggio, lo precedette.
-Abbiamo chiesto scusa di persona affrontando un lungo viaggio, mi pare abbastanza.- intervenì la donna posando una mano sul fianco.
L’alieno accennò un ghigno divertito alla vista della figura della terrestre. Incrociò le braccia al petto e drizzò la schiena.
-Allora è vero quello che si dice, il Re del pianeta Vegeta-sei ha sposato una terrestre. Razza abitante ai confini dell’universo, con una forza combattiva vicina allo zero e un’intelligenza ancor più scarsa dato che stanno distruggendo il loro pianeta con le loro mani.- disse affatto cordiale ridacchiando appena. Poi spostò lo sguardo sulla bambina che Vegeta teneva tra le braccia, che gli sputò in faccia. Ringhiò ripulendosi dalla sua saliva. -Eredi mezzosangue, niente di più deplorevole per un sovrano. Ma dopotutto tra esseri di scarsa intelligenza ci si comprende.-
Sia Vegeta e Bulma sia i tre Saiyan alle loro spalle colsero in pieno la frecciatina: i Saiyan erano spesso additati come esseri di poco intelletto a causa dell’enorme potenza fisica di cui erano dotati. A nessuno di loro piaceva che gli si desse dello stupido soltanto perchè prediligevano l’uso della forza a tutto il resto. Okay, non erano stati delle cime a capire che Freezer li voleva solo schiavizzare però non erano neanche tanto idioti come si pensava. Soprattutto Vegeta, che era scaltro e ragionava prima di fare le cose. Forse troppo, dato che Whis gli ripeteva sempre che pensava troppo prima di colpire.
Moglie e marito si scambiarono uno sguardo perplesso chiedendosi se fosse il caso di chiudere lì le trattative per una collaborazione. Bulma osservò con la coda dell’occhio l’alieno dalla pelle giallognola, sembrava malaticcio, senza però emettere alcun suono.
-Dopotutto scimmie senza cervello siete e tali rimarrete. Non voglio avere niente a che fare con voi, potete tornatevene sul vostro pianeta.- disse l’alieno ridendo di gusto e voltando le spalle alla famigliola.
Vegeta fece schioccare la lingua sul palato prima di rivolgersi al figlio, facendogli cenno di avvicinarsi. Gli sussurrò qualcosa nella loro lingua natia all’orecchio, tanto piano che neanche Bra riuscì a sentirli. Il ragazzino però assunse un’espressione che tanto ricordò a Bulma Vegeta stesso e non era mai un buon segno. Scrollò le spalle rinunciando alla possibilità di far ragionare quei due testoni decindendo di lasciarli fare.
Trunks distese un braccio davanti a sè e lanciò un fascio d’energia contro l’alieno che gli dava le spalle, tramortendolo. Sogghignò quando lo vide cadere a terra privo di sensi.
-Ottimo lavoro.- gli disse il padre scompigliandogli i capelli glicine.
Vegeta sfilò dalla cinta dei uno dei soldati del pianeta una paio di manette, le mise attorno ai polsi dell’alieno tramortito sotto lo sguardo compiaciuto di Radish, Napa e Shu e quello rassegnato di Bulma. Lo tirò su di peso lanciandolo poi a Shu, che lo prese al volo pur mantenendolo a distanza.
-Sarà nostro prigioniero. Portatelo su Vegeta-sei e sbattetelo in qualche cella.- disse il sovrano.
-Signor sì, signore!- esclamarono in coro i tre Saiyan.
Vegeta tornò a prestare attenzione al gruppetto davanti a loro, aggrottando le sopracciglia indurendo lo sguardo. Le guardie, sprovviste della presenza del loro Re, sobbalzarono spaventate e non si opposero quando il Saiyan li sorpassò e si affacciò all’interno del palazzo.
-Questo posto diventerà la nostra base su questo pianeta. Provvederemo a renderla agibile e pronta a tale scopo.-  sentenziò l’uomo voltando le spalle alle guardie. -Dichiaro ufficialmente la conquista del pianeta Saad, compiuta.-
I tre Saiyan si espressero in un grido entusiasta di fronte alla sentenza del loro Re. Egli tornò dalla propria famiglia a testa alta, osservò il figlio maggiore sorridergli orgoglioso e la consorte guardarlo con una punta di rimprovero per il modo in cui aveva deciso di agire. Scrollò le spalle, Vegeta, regalandole un ghigno soddisfatto incastonando le proprie iridi scure con quelle chiarissime di lei. Poi tornò a guardare Trunks.
-Trunks, ti affido il comando di questo pianeta.- gli disse facendogli illuminare gli occhi.
-Dici davvero papà?- disse entusiasta.
-Ovviamente.-
Trunks sfoderò allora un sorriso che chiunque avrebbe definito troppo inquietante per la sua età. Tutti tranne i suoi genitori, loro sapevano che tale espressione -come molte altre che apparivano sul volto del loro bambino- erano una normale inclinazione del suo carattere. Complice il mix esplosivo di geni che lo aveva creato.
Bulma si voltò a guardare il marito che invece era concentrato sul figlio e sull’improvvisa manifestazione del suo voler comandare ad ogni costo.
-Non credi sia un po’ troppo?- gli chiese incrociando le braccia al petto.
Vegeta la guardò appena facendo ruotare le iridi scure verso di lei. Le riportò poi sul primogenito che si stava dilettando nel far rispettare la propria autorità.
-È abbastanza in gamba da poter tenere sotto controlla la situazione.- disse tornando a guardarla, stavolta voltando anche il viso e non solo gli occhi. -Ma se dovesse aver problemi sa che può contare su di me.-
Bulma gli sorrise fermandosi a fissare poi il viso incuriosito della bimba che il marito teneva tra le braccia. Posò la testa sulla spalla di lui spostando la propria attenzione sul ragazzino che, incurante di tutto, iniziava a dare ordini a destra e a manca quasi fosse un gioco.
-I padri normali regalano ai propri figli vestiti o videogiochi o biglietti per concerti e partite. Tu gli regali un intero pianeta.-
-Ma io non sono normale.- ribattè l’uomo senza scostarsi di un millimetro.
Bulma gli sorrise spostando appena il capo per poterlo guardare negli occhi. Occhi scuri, neri come pece, così freddi e distanti all’esterno ma con un fuoco che arde all’interno. Occhi pieni di parole non dette, sentimenti celati e vecchi dolori. Occhi che nascondono il mondo al loro interno. Occhi che la guardano con amore. E lei amava quegli occhi.
-Lo so, è per questo che ti ho sposato.- gli disse.
Il Saiyan voltò la testa dalla parte opposta per celare il proprio imbarazzo di fronte a parole così sentite. Si scostò da lei, borbottando qualcosa sui sentimenti terrestri e i loro stupidi effetti su di lui facendo ridacchiare Bulma.
-Andiamocene! Questo pianeta mi ha stancato!- sbraitò tornando verso le navicelle.
Radish guardò Shu, che alzò le spalle: il Re sarebbe rimasto un mistero irrisolto per tutti loro.





AngoloAutrice:
*spunta fuori da dietro la porta timorosa.*
Ehm, si sono passati parecchi mesi dall'ultimo aggiornamento e chiedo immensamente scusa per questo inconveniente! Ma la fantasia (e il tempo) mi hanno abbandonato, then sono riuscita a pubblicare solo ora. 
Prometto che non accadrà più.
Cinzia_vegeta non uccidermi please.
Alla prossima,
angelo_nero

 
  
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