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Autore: k_Gio_    29/11/2018    3 recensioni
In mezzo all'oceano succedono cose strane, si impartiscono lezioni di vita e si fanno incontri inaspettati.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A piccoli passi


La stanza era immersa nel buio più completo. Le tende erano state tirate affinchè non trapelasse nemmeno un barlume di luce. Erano tre giorni che quella stanza versava in quella situazione. Emma era rannicchiata sotto le coperte, in posizione fetale, da altrettano tempo. Non aveva voluto vedere la luce del sole da quel terribile giorno, e a niente erano valse le proposte di Anna e Killian di fare passeggiate o qualsiasi altra cosa che potesse distrarla.

Elsa taceva, le dispiaceva come non mai per quell'incidente, aveva sbagliato un'altra volta. Non era stata in grado di salvare la sua amica. Non poteva biasimarla se non aveva voglia di vedere nessuno o uscire dalla sua stanza. Lei si era costruita un castello di ghiaccio per isolarsi dal mondo esterno e da chi la considerava solo un mostro. Non poteva che comprenderla e parlarle a cuore aperto. E le aveva parlato, le aveva detto che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe capito che ad aver sbagliato non era stata lei, ma quell'essere che ora marciva in una cella.
Emma l'aveva ascoltata e le aveva promesso che sarebbe uscita di lì e che presto se ne sarebbe andata altorve per non crearle altro disturbo. Elsa aveva scosso la testa per fermarla. Era sua ospite e la colpa casomai era la sua per aver permesso ad un essere tanto instabile di avvicinarsi così tanto a quella che ora reputava parte della famiglia, quasi una sorella. Non l'avrebbe mai cacciata, voleva solo che stesse bene.
Killian riprovò a farla alzare dal letto o quantomeno farla parlare un po'.
«Dormi sirenetta?» parlò dolcemente infrangendo quel silenzio quasi religioso.
«Sì»
«Non avevo mai parlato con una sonnambula sai» disse sorridendo e avvicinandosi al letto per poi coricarsi dietro di lei e poggiando la schiena alla testiera.
Posò la mano sulla sua spalla, carezzandola da sopra la coperta.
«Emma dovresti uscire un po', non ti fa bene rimanere a letto e al buio. Ti si atrofizzeranno le gambe e non potrai più camminare e sarai costretta a rimanere in questo letto per sempre»
«Stai mentendo»
Lui sorrise di nuovo «E' vero. Ma dovresti alzarti, sei rimasta troppo a lungo qui dentro.»
La sentì rannicchiarsi sotto la coperta.
«Sono inguardabile, non riesco a guardarmi allo specchio. Sono un mostro» rivelò in un bisbiglio.

«Emma ti ricordo che fino a qualche tempo fa eri una sirena che uccideva gli uomini. Non saranno i tuoi capelli corti a fare di te un mostro. Lo sei a prescindere»
«Non voglio ridere Killian. Sono arrabbiata»
«E chi vuole farti ridere, tesoro. Sono la persona più antipatica del mondo. Lo hai detto tu che non sono divertente, non ricordi?»
«Infatti è così. È vero»
Lasciò che la stanza rimpiombasse nel silenzio. Continuò ad accerazzarla, senza malizia, voleva solo che sapesse che lui c'era se voleva parlare. Sentiva il suo bisogno di doverla proteggere mischiato ad un sentimento di rabbia verso se stesso che non lo abbandonava, la frustrazione per non essere riuscito a fermare quello che era accaduto. Si sentiva in colpa perchè lui avrebbe potuto fermarla ma invece l'aveva lasciata fare, per dimostrarle che avrebbe avuto torto. Era stato un idiota totale, si sarebbe odiato ancora di più se non fosse riuscito ad interrompere quella violenza a carico di Emma. Aveva tradito la sua fiducia.
Iniziò a canticchiare una melodia dolce, qualcosa che non pensava di ricordare ma che il suo inconscio aveva trattenuto per lui.
«Pensi di cantare meglio di una sirena?» lo riprese lei.
«In effetti no» smise di cantare non smettendo di stringerla.
«Penso che non uscirò di qui finchè non ricresceranno.» era afflitta. Non voleva che la vedessero così, nessuno doveva vederla così. Nemmeno lei riusciva a guardarsi allo specchio. Era un'umiliazione per una sirena non avere i capelli lunghi. Era quasi peggiore della maledizione che le aveva imposto Regina.
«Dovrai aspettare un bel po' allora. Ma non ce n'è bisogno Emma perchè sei bella anche così»

Emma ebbe un tuffo al cuore.
Quando la situazione si era stabilizzata, ovvero dopo che Killian aveva iniziato a percuotere con tutta la violenza di cui disponeva per distruggere Vince per poi essere fermato dalle guardie che avevano portato il degenerato in gabbia, solo allora si erano dedicati completamente ad Emma che inerme giaceva tra le braccia di Anna.
Avevano continuato a parlarle dicendole che sarebbe andato tutto bene e che poteva stare tranquilla. Ma nessuna rassicurazione era riuscita a portarla fuori dal suo stato catatonico.Elsa, Anna e Killian si erano scambiati sguardi eloquenti dopo aver visto come erano ridotti i capelli della sirena. Dovevano renderli presentabili e questo significava tagliarli per poterli pareggiare.
Si era fatta piccola piccola mentre sentiva altre ciocche di capelli abbandonarla per sempre. Non aveva voluto guardare. Avrebbe visto un mostro nello specchio.
Quando capì che non avrebbero tagliato oltre si era alzata correndo via da loro. Il solo pensiero che anche gli altri la vedessero così, che lui la vedesse così, l'aveva spinta a nascondersi, per una puerile paura che gli altri, che lui, potessero non trovarla bella come prima.
E forse ora lui non era nemmeno sincero, magari voleva solo che lei si alzasse per non averla sulla coscienza in caso fosse morta di stenti.

«Non mentire, pirata.» la voce le si incrinò «Sono stata così stupida Killian, cosa credevo? È perché faccio sempre di testa mia che mi succedono queste cose. Sono stata solo una sciocca.»
«Emma non è colpa tua. Hai solo creduto che fosse amore, non c'è niente di sbagliato in questo» pesava dire certe cose, si era accorto d'amarla proprio quando la gelosia gli si era insinuata dentro come un animale che salta all'attacco quando la preda è più distratta. Da vigliacco aveva taciuto quelle voci che gli intimavano di tenerla d'occhio, facendo il minimo indispensabile, di dirle che si sarebbe fatta male a credere a quel miraggio e invece ce l'aveva spinta lui stesso nelle fauci del mostro. Era stato un completo disastro.
«Stanotte rimani qui?» . In realtà non sapeva che ora fosse, poteva essere mattina come mezzanotte.
«Non vado da nessuna parte»
«Continua a cantare per favore»



Mentre Killian cercava di rincuorare la sua sirena, dalla riva fecero capolino tre teste che puntavano dritto verso il porto di Arendelle.
«Regina come faremo a trovare Emma? Non credo la trovermo qui al porto» Belle era dubbiosa sull'intera faccenda.
Regina le aveva fatte preparare in fretta e furia, dando ordini sul da farsi. Ma entrambe erano felici che a breve avrebbero rivisto la loro amica ma nessuna delle due riusciva a capacitarsi su come sarebbero riuscite in quell'impresa con quelle code.
«Avete trovato quello che vi avevo chiesto di recuperare?» domandò Regina trascurando le loro perplessità.
«Ruby ha nascosto tutto dietro a quelle rocce» indicò Belle.
«Muoviamoci»
Il luogo era abbastanza riparato, occhi curiosi non sarebbero riusciti a vederle. Controllarono che non ci fosse effettivamente nessuno e solo allora, dopo essere strisciate sulla sabbia ed essersi ban nascoste, Regina tirò fuori da un sacchetto che aveva portato con sé tre bracciali.
Le due sirene presero quei gioielli inaspettati rimanendo in attesa di una spiegazione. Il sospetto si insinuò nelle loro menti.
«E questi servirebbero a...?» domandò Ruby.
«Questi, Ruby» esordì Regina con uno sguardo che avrebbe fatto impallidire il più temibile dei giganti, «sono il nostro mezzo per camminare e confonderci tra questa marmaglia di bibedi». Solo l'idea di dover tornare ad interagire con quegli esseri abietti le faceva torcere lo stomaco. Ne avrebbe fatto volentieri a meno ma no, doveva andare a recuperare quella sirena indisciplinata quale era Emma. Avrebbe dovuto impartire a quelle giovani sirene nuove lezioni di disciplina. Non sarebbe tornata a recuperarne altre, questo era certo.

Intanto Ruby e Belle erano rimaste attonite da quella scoperta. Come era possibile?
Belle non riuscì a frenare la lingua «Regina, come li hai avuti? Da dove vengono...Da quanto li hai?»
«Non vi riguarda, sappiate solo che funzionano se è questo che vi preoccupa. In ogni caso non rimarremo a lungo in queste terra, non fatevi distrarre da futili gingilli, cercate di non dare nell'occhio e di interagire il meno possibile con queste creature che sono alla base della catena alimentare» disse sprezzante. «Ora,» disse infilandosi il bracciale magico al polso «indossateli e vestitevi. Troviamo Emma e riportiamola a casa».




Si susseguirono giorni incerti, pieni di dubbi e incertezze che fecero vacillare tutti. Emma poco a poco ritrovò quella voglia di vivere che sembrava essersi spenta categoricamente. Un po' merito di Killian, un po' il profondo affetto che le sorelle di Arendelle nutrivano per lei, la spronarono a scendere dal letto.
Le imposte finalmente aperte lasciavano al calore del sole di entrare e riscaldare gli animi.
Emma se ne stava davanti al davanzale a guardare fuori, lontano, fino a dove l'occhio riusciva a spingersi. Con la mente rusciva a vedere Adie con i suoi nipoti, che giocavano e ridevano. Riusciva a sentire il profumo del mare che la inebriava fino a farle male. Sentiva il ciarlare del popolo, animato da battute, risa e canzoni sguaiate o intonate a seconda dell'esigenza.
Lei voleva partecipare a tutto ciò. Le mancava tutto quel movimento. Qualcosa che non avrebbe mai scoperto se non si fosse trovata in quella situazione.
Si strinse nella sua veste da camera più per sentirsi protetta anziché per la fresca brezza di quella mattinata in cui aveva deciso di rialzarsi.
Bussarono alla porta e instintivamente portò le mani ai capelli per portarli dietro, in modo che si notassero il meno possibile. La frustrazione per non riuscire nel suo intento la fece sbuffare.
«Emma ti ho por... Emma! Ti sei alzata» disse sollevato Killian una volta entrato e trovatosi di fronte a quella scena. Non che non ci sperasse più ma vederlo con i propri occhi lo sollevò da un peso pesante come un macigno. La vide sorridere mesta, gli occhi che rifuggivano il suo sguardo.
Per non crearle ulteriore disagio il pirata tornò al vassoio che teneva tra le mani «Ti ho portato la colazione ma se preferisci andiamo di là da Anna ed Elsa e»
«No, grazie, mangerò qui. Magari dopo le raggiungiamo» lo fermò con tono pacato avvicinadosi al tavolino su cui intanto Killian aveva posato il vassoio.
«Sì, certo, hai tutto il tempo» e si accomodò di fronte a lei scrutandola di sottecchi mentre lei mangiava in silenzio.
«Se continui a fissarmi così ti lancerò qualcosa, pirata»
Killian sorrise più apertamente «Finalmente. Mi stavo preoccupando! Mi chiedevo che fine avesse fatto la mia sirena scorbutica» .
«La sirena scorbutica sta per lanciarti qualcosa di bollente addosso» disse lei di rimando mentre nascondeva il sorriso dietro la tazza fumante.
«Sono contento di rivederla»
«Non se ne è mai andata mi pare»
«Sai cosa intendo» . Emma annuì puntando lo sguardo fuori dalla finestra, assaporando la libertà che le suscitava l'orizzonte.
Nonostante tutto, quei brutti momenti in cui aveva pensato al peggio in quei giorni, ora erano passati. I silenzi a cui aveva sottoposto se stessa e coloro che le volevano bene erano acqua passata. Ogni tanto si era ritrovata ad essere più taciturna del solito, la sua mente aveva vagato per mete ignote ma alla fine si era sempre ritrovata al fianco di qualcuno di quella nuova famiglia che la circondava e che non la faceva sentire sola.
«In ogni caso mi è mancata»
Emma fu scossa da una sensazione di frustrazione. Il volto si scurì. Dovevano parlare.
«Killian, dobbiamo guardare in faccia la realtà.»
Il pirata la guardò spaesato. «A che proposito?»
«Tu, io...noi...questo insomma» disse gesticolando non sapendo nemmeno lei come continuare quel discorso. Sapeva che lui l'avrebbe presa male.
«Io continuo a non capire.» confessò lui sempre più perplesso.
Emma prese fiato, posando la tazza e concentrandosi sulle parole da dire.
«Killian, io non ti sono mancata»
«Pensavo avessi capito in che sen»
«Ascoltami» disse soltanto facendo saettare il suo sguardo verso gli occhi blu di lui. Killian sospirò e si abbandonò contro lo schienale della sedia. Con un gesto della mano la invitò a continuare.
«Allora, Tu pensi di provare qualcosa per me, hai provato questo senso di..preoccupazione? Vogliamo chiamarlo così? Solo perchè il mio essere sirena influisce su chi mi sta intorno. è una specie di potere. Ma non è vero nulla.» lo guardava con quei suoi grandi occhi verdi che luccicavano per l'emozione di averlo sentito preoccupato per lei. Ci aveva pensato e ripensato in quei giorni e sebbene provasse dei sentimenti per lui, ormai non lo nascondeva più a se stessa, aveva deciso di essere sincera almeno su questo punto con lui. E nonostante fosse lusingata da quel sentimento sapeva che non era veramente vero. E le faceva più male di quanto non avesse immaginato.
Lui la guardava talmente profondamente che se non fosse stata sicura di quanto aveva appena detto si sarebbe rimangiata tutto. Il cuore iniziò a batterle più velocemente quando lo vide alzarsi e posizionarsi accanto a lei. Non aveva smesso di guardarla nemmeno per un istante.
Solo quando lei abbassò lo sguardo per paura di cedere alle lacrime, Killian sorrise. Le prese il volto, la mano buona che le carezzava dolcemente la guancia. Aspettò che lei rialzasse lo sguardo per poi chinare la testa e lasciare un tiepido bacio sulla fronte. «Questa è la sciocchezza più assurda che potevi inventarti tesoro»
Emma avvampò scostandolo quel poco che bastava per non sentire il suo fiato caldo sulla pelle.
«Sono seria! Ogni sirena ce l'ha! E tutti cadono in trappola proprio per questo».
Killian aveva incrociato le braccia e l'ascoltava divertito. Non voleva riderle in faccia perché sarebbe stato poco galante ma la conversazione lo divertiva come, forse, non avrebbe dovuto fare. Annuiva e sorrideva ironico.
«Dannazione Jones! Io volevo fare un discorso serio, volevo mostrarti la realtà dei fatti ma tu non mi stai ascoltando» disse alzandosi e allontandosi da lui. Era arrabbiata, voleva essere sincera e quell'idiota invece di sentirsi raggirato la derideva pensando che farneticasse.
Killian gettò la testa all'indietro e chiuse gli occhi. Inspirò e si alzò per raggiungerla.
«Emma, credi davvero che se avessi avuto un potere del genere non lo avrei sfruttato a mio vantaggio? Credi che saremmo rimasti qui a palazzo per così tanto tempo senza derubare l'intero castello? Hai capito che sono un pirata e che sfrutto ogni cosa a mio vantaggio» continuò lui con quello sorriso sghembo e il sopracciglio alzato che faceva cadere tutte ai suoi piedi.
A quelle parole lei si voltò e il rossore che vide sul suo volto era dettato dalla rabbia e non, come prima, dall'imbarazzo.
«Che stai dicendo?!»
«Quello che ho detto.» scrollò le spalle indifferente «Come tu hai detto poco fa, il potere di cui parli è proprio delle sirene» sorrise di nuovo guardando in basso «e tu non lo sei da un po'».
Emma sempre più rossa strabuzzò gli occhi.
Killian riconobbe di aver osato troppo. Forse doveva far passare ancora un po' di tempo prima di scherzare su un argomento così delicato. Ma ormai aveva parlato quindi tanto valeva aspettare e comportarsi di conseguenza.
Quella rabbia che si era alimentata in Emma in quei pochi istanti tutta d'un tratto scivolò via. Fluì fuori da lei lasciando posto all'idea di una possibiltà che ora non era poi tutta da escludere.
La faccia perplessa di Emma non accennava a lasciarsi convincere del tutto dalle parole di Killian, nonostante il dubbio non poteva farne a meno di non fidarsi.
«Io...io no. Non è possibile. No, Killian...io non capisco...» ed in quel momento Killian temette che potesse ricadere nel baratro.
«Avanti non è poi così terr»
«No Killian, non è possibile. Ora canto e ti dimostrerò che non è possibile» non fece in tempo di intonare nemmeno una nota che la mano di lui andò chiuderle la bocca. Lo guardò in tralice mentre si alzava una risata da parte del pirata.
«Sei davvero incredibile! Sul serio non mi credi? Non ti fidi a tal punto? Puoi cantare quanto vuoi ma non credo che cambierà qualcosa.» le si fece più vicino togliendole la mano dalle labbra e sfioandole le ciocche di capelli che le sfioravano la guancia.
«Non sei solo un bel faccino Emma. Non lo sei mai stata».
Emma si morse il labbro inferiore. Poteva credere a quelle parole? Poteva credere di essere davvero importante per lui? Che quel sentimento fosse...vero.
E il corpo di lei si fece più vicino a quello di lui. Lui non si sarebbe mosso, il loro primo bacio bruciava ancora sebbene tutto quello che poi era successo avesse fatto passare in secondo piano tutto il resto. Ma non avrebbe fatto nessun passo verso di lei, era Emma che doveva capire cosa voleva, ma sul serio questa volta. Lui non si sarebbe fatto prendere in giro di nuovo. Perché lui teneva a lei ma amava anche se stesso e non si sarebbe lasciato calpestare.
Emma si accostò maggiormente a Killian, voleva sentire quel calore che aveva provato quell'unica volta in cui le loro labbra si erano incontrate. Voleva di nuovo quel contatto.
«Quindi...» bisbigliò per non credere troppo alle parole che sarebbero potute uscire «quindi tu ci tieni a me...?»
Le sue mani corsero al volto di lui, leggere, sfiorando la barba sulle guance e poi arrivare a toccargli i capelli...era ad un passo dal risentirlo su di sè ma la porta si aprì. Nessuno dei due aveva sentito bussare.
«Oh Emma!!! Sono così felice di vederti in piedi! Non che non fossi felice di vederti anche a letto...aspetta no, è uscita male. Ma sono così contenta di trovarti così! Anche il tuo colorito è migliore!» Anna si era lasciata trasportare dalle emozioni e l'aveva abbracciata quasi stritolandola.
Killian appena sentita la voce di Anna, aveva prontamente levato le mani di Emma dal suo volto mettendo una distanza, seppur minima, tra loro.
«Vi lascio sole» esordì allora lanciandole uno sguardo eloquente. Emma lo fissò finchè non aveva oltrepassato la porta. Avrebbe voluto sentire la sua risposta.
Poco più tardi anche Elsa le aveva raggiunte e anche lei fu sollevata dal vederla nuovamente in sé.
«Io volevo ringraziare entrambe per quello che avete fatto per me. Forse non mi meritavo tutto il vostro aiuto. Però sono felice di avervi incontrate»
«Oh Emma...mi farai piangere» disse Anna tirando su con il naso.
«Mi dispiace per quello che è accaduto Emma, ma sarei felice se tu volessi rimanere qui ancora per un po'. Ci piacerebbe che potessi vivere serenamente qui a palazzo senza stress inutili.»
«Grazie Elsa». Si scambiarono uno sguardo di sincero affetto.
«Bene, e ora,» disse Elsa tornando in sé e mettendo da parte il sentimentalismo «lavati e vestiti che andiamo a fare una passeggiata prima che mi richiamino a sbrigare qualche pratica burocratica.»



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Hola a todossss!
Allora, spendo due paroline in merito al capitolo. Come avrete notato non mi sono soffermata su quella che poteva essere la violenza fisica in sé bensì su quello che a mio dire potrebbe essere più penoso per una sirena. Credo che i capelli siano il tallone d'Achille per queste creature. E se per voi non è così amici come prima :'D
Visto e considerando che non volevo cadere nel troppo pesante o deciso per questa via, che sia verosimile o meno poi me lo direte voi ma si continua, ancora per poco, su questa strada.
Alla prossima!
Gio
  
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